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Le Satire II-VI di Persio: i temi trattati
cisione delle descrizioni. Il susseguirsi dei singoli quadri, il passaggio da un tema all’altro non sono tuttavia sfumati e armoniosi ma improvvisi al punto da risultare a volte oscuri: non a caso gli editori moderni attribuiscono diversamente alcune battute dei dialoghi, per la difficoltà di compartire con chiarezza il succedersi dei singoli quadri. Confronto con Orazio satiro e mutamento del destinatario Tranne pochi accenni [T9; T10 ONLINE], mancano gli spunti autobiografici presenti nella poesia oraziana. Persio non si svela nelle sue debolezze, non sorride bonariamente dei vizi, propri o altrui, ma si investe fino in fondo di un ruolo ammonitore: suo compito è quello di denunciare il vizio, di smascherare le false apparenze e di avviare sul cammino della virtù. Se Orazio stabiliva una complicità con i propri lettori, Persio si pone su un piano diverso: all’ironia sorniona di Orazio, che non si atteggia mai a maestro, semmai a condiscepolo del proprio lettore, Persio sostituisce la moralità intransigente di un predicatore che aggredisce con asprezza i suoi uditori, li irride, li strapazza con irosa rudezza.
Mutato è del resto il destinatario del suo messaggio: non più il gruppo selezionato e ristretto degli amici, come in Orazio, ma un pubblico generico e anonimo, con il quale non è possibile intrattenere alcun rapporto confidenziale e che risulta, almeno apparentemente, refrattario al cambiamento auspicato dal poeta satirico.
La società umana ritratta nelle Satire di Persio appare come un universo sordo a ogni richiamo morale, nel quale i vizi e le brutture sono fatalmente destinati a sovrastare i discorsi sul bene e sulla virtù. Il poeta, nel suo slancio polemico e aggressivo contro un mondo degenerato, rinuncia anche a un atteggiamento di elegante distacco dalla propria materia, si fa anzi rusticus, o meglio semipaganus, come si legge nel prologo in choliambi [T3], irridendo ai virtuosismi formali degli scrittori contemporanei, tesi solo a compiacere le richieste di un pubblico fatuo e snervato.
Le Satire II-VI di Persio: i temi trattati
▰ La satira II Nella seconda satira (75 vv.) il tema è quello delle pratiche religiose. Vengono condannate tanto le preghiere empie ed ipocrite quanto le sciocche superstizioni popolari: gli dèi non prestano attenzione alle stolte richieste, ma solo a un cuore dove alberghino «purezza di pensieri segreti e animo imbevuto di nobile onestà» (vv. 73-74). ▰ La satira III Nella terza satira (118 vv.), un giovane si rivolge in veste di pedagogo a un amico che ancora dorme, verso le undici del mattino, dopo una notte spesa in dissolutezze. Il tema è quello dell’educazione e della necessità di studi severi: non dobbiamo abbandonarci a una vita futile e oziosa, ma affidarci per tempo alle cure della filosofia, che è la sola medicina dell’anima [T8]. ▰ La satira IV Nella quarta satira (52 vv.) vengono criticati coloro che per pura ambizione aspirano a svolgere un ruolo politico. Solo chi conosce veramente se stesso, secondo l’antico monito socratico, può pretendere di guidare gli altri uomini ed evitare di cadere vittima delle passioni. ▰ La satira V La quinta satira (191 vv.), dedicata al maestro Anneo Cornuto, esordisce con una sezione proemiale di carattere ancora una volta programmatico e letterario [T9]. Segue la trattazione, centrata sul tema della libertas. La vera libertà non dipende dallo stato giuridico del singolo (schiavo o cittadino) né dalle condizioni materiali di vita, ma consiste nel vivere secondo ragione, nell’indipendenza interiore e nell’affrancamento dai vizi (avaritia e luxuria in particolare). ▰ La satira VI La sesta ed ultima satira (80 vv.), dedicata all’amico poeta Cesio Basso [T10 ONLINE], è rimasta incompiuta, probabilmente per la morte del poeta. Il tema è quello delle ricchezze: si condannano l’avarizia e la prodigalità (ma questo secondo aspetto è solo annunciato, non svolto) e si esalta l’ideale classico di misura.