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7 La Naturalis historia di Plinio il Vecchio

Il perfetto agricoltore Columella scrive la sua opera con intenti pratici ed economici: la villa di cui parla è un’azienda che deve innanzitutto rendere ed essere produttiva. Non meno importanti appaiono tuttavia le ragioni etico-sociali connesse a quelle economiche: l’attività agricola è l’unica degna di un uomo libero; il lavoro dei campi irrobustisce i corpi e rafforza pristinum morem virilemque vitam («il costume antico e il vivere virile»). Considerato quasi alla stregua di un filosofo, il perfetto agricoltore di Columella presenta profonde analogie con l’oratore e l’architetto ideali teorizzati da Cicerone e da Vitruvio: è una figura enciclopedica, che deve possedere nozioni pratiche e teoriche, sapere di scienze naturali, di geografia, di astronomia, di meteorologia, oltre che naturalmente di veterinaria e di agraria. È soprattutto un uomo autorevole, che esercita il suo ruolo con umanità e con dignità, instaurando rapporti privilegiati e patriarcali con i propri sottoposti. L’esposizione e lo stile Columella è un uomo colto e di buone letture, in grado di citare convenientemente le sue fonti, sia greche sia latine. La materia viene esposta con diligenza e con scrupolo; il tono è piacevole e garbato; il linguaggio semplice e scorrevole. Le parti più accurate, secondo tradizione, sono le prefazioni, dove non mancano reminiscenze letterarie e ornamentazioni retoriche; nelle parti tecniche, lo stile è funzionale all’argomento, privo di complicazioni, chiaro ed esatto.

La vita Gaio Plinio Secondo, detto Plinio il Vecchio per distinguerlo dal nipote

Plinio il Giovane, nasce fra il 23 e il 24 d.C. a Como (Novum Comum), nella Gallia

Transpadana, da una ricca famiglia del ceto equestre. Fra il 45 e il 58 presta servizio militare in Germania, dove conosce il futuro imperatore Tito. Nel 58 si ritira a vita privata, probabilmente per incompatibilità con i nuovi orientamenti politici del regime neroniano. Nella guerra civile seguìta alla morte di Nerone, si schiera dalla parte di Vespasiano, che negli anni successivi gli affida una serie di importanti incarichi amministrativi nelle Spagne, in Africa e nella Gallia Narbonese. Nel 76

Plinio è a Roma, fra i consiglieri del princeps. Nel 79, mentre si trova al comando della flotta militare di Capo Miseno, ha luogo l’eruzione del Vesuvio, che avrebbe per sempre distrutte e seppellite le città di Pompei, Ercolano e Stabia: mosso dal desiderio di indagare lo straordinario fenomeno e insieme dalla necessità di portare soccorso ai cittadini in pericolo, Plinio muore all’età di cinquantacinque anni, forse per asfissia, più probabilmente per collasso cardiaco causato dall’affaticamento e dall’intensità del calore. Un alacre e leale funzionario dell’impero Assieme a Quintiliano, Plinio il

Vecchio è lo scrittore che meglio rappresenta l’età dei Flavi, caratterizzata da un ritorno all’ordine e da una visione burocratica e amministrativa dello Stato romano [cap. 6.1]. Anche Plinio si incarica di mettere ordine nel campo del sapere universale, applicandosi al lavoro letterario con la stessa alacrità e diligenza di cui aveva dato prova come funzionario imperiale, e di cui parlano tutte le fonti, in particolare una lettera del nipote, Plinio il Giovane, che sottolinea l’incredibile studium

e la summa vigilantia dello zio [Documenti e testimonianze ONLINE].

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