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Bibliografia essenziale 115 Sintesi

B� Sulla Naturalis historia di Plinio, si vedano gli splendiBibliografiaessenziale di saggi premessi all’edizione einaudiana dell’opera: I. Calvino, Il cielo, l’uomo, l’elefante (poi in Perché leggere i classici, Mondadori, Milano 1995); G.B. Conte, L’inventario del mondo (poi in Generi e lettori, Milano 1991, pp. 95-144). Sulla vita e l’opera di Plinio si veda anche L. Picchi, Plinio il Vecchio. L’eredità di un illustre comasco scrittore, naturalista, ammiraglio, NodoLibri, Como 2018 (con un ampio apparato sulla fortuna dell’autore). Significativi, e di carattere più specifico, i saggi contenuti nel volume Il sapere degli antichi, a cura di M. Vegetti, Bollati Boringhieri, Torino 1992, e in particolare: Macchina e artificio di G.A. Ferrari (pp. 163-179);

Medico e malattia di P. Manuli (pp. 229-245); Animali e piante di Geoffrey E.R. Lloyd (pp. 246-261). Un panorama complessivo, che va da Catone il

Vecchio ai trattati del V secolo d.C. si trova in P. Parroni,

Scienza e produzione letteraria, in AA.VV., Lo spazio letterario di Roma antica, I, Salerno editrice, Roma 1989, pp. 469505. � Per i singoli autori, si consigliano le seguenti edizioni con traduzione in lingua italiana:

Celso, Della medicina, a cura di A. Del Lungo, Sansoni,

Firenze 1985; Apicio, L’arte culinaria. Manuale di gastronomia classica, a cura di G. Carazzali, Bompiani, Milano 2003; Apicio, Antica cucina romana, a cura di F. Introna, Milano, Rusconi 2018; Scribonio Largo, Ricette mediche, a cura di L. Mantovanelli, Sargon, Padova 2012; Columella, L’arte dell’agricoltura, trad. di R. Calzecchi Onesti, con introduzione e note di C. Carena, Millenni Einaudi, Torino 1977; Plinio il Vecchio, Storia naturale, a cura di G.B. Conte, con la collaborazione di A. Barchiesi e G. Ranucci, 5 voll. in 6 tomi, Millenni Einaudi, Torino 1982-1988; Frontino, Gli stratagemmi, a cura di F. Galli, Argo, Lecce 1999; Frontino, Gli acquedotti di Roma, a cura di F. Galli, Argo, Lecce 2014.

SSaperi specialistici e cultura enciclopedica nella prima età imperiale Sintesi

La nuova richiesta di sapere tecnico-scientifico già avvertita in età augustea riceve un impulso ancora maggiore nel I secolo d.C., in seguito all’espansione e all’accresciuta prosperità economica dell’impero. Si verifica un ampliamento degli orizzonti sociali e dei ceti alfabetizzati; l’amministrazione della macchina statale esige la formazione di figure professionali specializzate; si realizzano importanti opere pubbliche; si intensificano i viaggi per mare e per terra.

Le opere prodotte per soddisfare questi diversi bisogni appaiono diseguali nel valore come nell’impostazione. Troviamo sbrigativi compendi accanto a trattati più impegnativi ed ambiziosi. Spesso la dimensione scientifica si mescola con il gusto dei mirabilia (come accade in Plinio il Vecchio); il pragmatismo e l’eclettismo tipicamente romani fanno prevalere il procedimento compilatorio. Raramente gli autori mostrano di preoccuparsi dello stile: la svalutazione delle discipline pratiche relega ai margini del sistema letterario antico la prosa tecnica e manualistica.

Due sono i modelli che si confrontano: il manuale specialistico di derivazione greca (quello di Columella sull’agricoltura, di Scribonio Largo sulla medicina, di Pomponio Mela sulla geografia, di Frontino sull’arte militare, sull’agrimensura e sugli acquedotti romani, di Apicio sulla gastronomia) e l’impianto enciclopedico (Celso, Plinio il Vecchio), caratteristico della cultura latina.

La più importante fra queste opere è indubbiamente la Naturalis historia di Plinio il Vecchio, una grande enciclopedia del mondo naturale pubblicata intorno al 77-78 d.C. e integralmente pervenuta nonostante l’immensa mole (37 libri). L’autore ricapitola tutte le cognizioni allora accessibili, nel proposito di salvare un’enorme messe di informazioni inevitabilmente destinata a scomparire: a lui solo dobbiamo la conoscenza di un ingente patrimonio folclorico, artistico, scientifico e tecnologico altrimenti perduto. Plinio, sospinto da un’insaziabile curiositas, accumula i dati raccolti senza preoccuparsi dell’attendibilità delle fonti né di seguire un principio ordinatore o un indirizzo filosofico preciso, animato dal gusto dei mirabilia e attratto dai fenomeni più straordinari e bizzarri. Compila un grande «inventario del mondo» da una prospettiva non scientifica, senza discostarsi tuttavia dal pragmatismo romano, nella volontà di essere concretamente utile. Ininterrotta la fortuna dell’opera, trasmessa da un gran numero di manoscritti, dall’antichità al Medioevo all’età umanistica; esaurito in epoca moderna l’interesse “scientifico” nei confronti del testo, ne nasceva un altro, di carattere culturale, etnologico e folclorico, al quale si sarebbe aggiunto anche quello, di natura più sofisticata, del lettore innamorato di meraviglie e di storie fantastiche.

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