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Educazione CIVICA Plinio il Vecchio, eroe del pensiero e dell’umanità

Educazione CIVICA

Plinio il Vecchio, eroe del pensiero e dell’umanità

Nella pagina che riportiamo il filosofo francese Michel Onfray, cogliendo nell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. un’allegoria della vita umana, innalza a Plinio il Vecchio un commosso elogio, esaltandone in crescendo l’eroica tensione conoscitiva e l’esemplare moralità filantropica, spinte fino al più nobile e dignitoso sacrificio di sé.

Plinio il Vecchio, che di filosofia se ne intendeva, in particolare di stoicismo, incarna fin nelle più ordinarie parti della propria esistenza quotidiana il significato di vita filosofica. Di fronte a una catastrofe – e tutti quanti abbiamo capito che l’eruzione del Vesuvio è un’allegoria – ci sono tre modi di comportarsi. Il primo è quello della gente che scappa, che strilla, che grida, che si lamenta, che si strappa i capelli, che vorrebbe morire per timore della morte ma che poi invece non muore a causa del proprio sfrenato amore per la vita; questa gente riporta tutto alla propria persona e ha già risolto il rapporto con il lutto altrui, tanto da essere pronta a passare sul corpo degli anziani, dei malati, dei bambini e delle donne per salvare una vita che è comunque destinata a perdersi e non vale già più granché, perché la storia è ormai scritta e non rimane che viverla: il Vesuvio deve esplodere e il Vesuvio esplode. È la logica dell’animale braccato che salta alla gola del proprio simile pensando che così facendo riuscirà a sfuggire al proprio destino quando è invece proprio comportandosi in questa maniera che lo compirà; è anche il modo di comportarsi dell’insetto, dello scarabeo stercorario, del cervo volante. Il secondo è quello di Plinio il Giovane che, con la catastrofe in corso, cerca di leggere Tito Livio senza però riuscirci. Vorrebbe essere un filosofo ma non è all’altezza. Del resto, come rimproverarglielo? Ha solo diciassette anni, è l’età magica in cui cominciano solo a entrare in campo quelle qualità che permetteranno o impediranno di condurre una vita diversa da quella della pulce o dello scarafaggio… Di fronte al pericolo delle ceneri che minacciano di bruciare tutto e che gli si avventano addosso, lui subisce, si ferma, si siede; aspetta la morte e si consola pensando che sia un po’ meno insopportabile perché tutti gli altri stanno esattamente nella sua stessa situazione, precipitati nel fuoco. […] È la logica del mollusco che si avvinghia alla roccia sperando che nessuna onda sia in grado di staccarlo. È una vita senza grandezza, una vita modesta, una vita misera. Non va però condannata; nessuno è tenuto a essere un eroe, nemmeno ad averci provato. Per meritare lodi, basta non aver aggiunto altra miseria al mondo. Il terzo modo di comportarsi è ovviamente quello di Plinio il Vecchio. Guerriero e filosofo, marinaio e naturalista, scrittore e uomo d’azione, fa fronte alla catastrofe e vi si lancia contro per vederla da vicino,

Resti del cranio di Pompei oggi ritenuto di Plinio il Vecchio. Roma, Museo dell’Accademia di Storia dell’Arte Sanitaria.

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