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Il Satyricon nel tempo

Il Satyriconnel TEMPO

In età imperiale Per motivi moralistici, il Satyricon fu trascurato dalla cultura ufficiale ed escluso dal canale scolastico: nessuno lo cita prima di Terenziano Mauro, metrologo vissuto in un’età compresa tra la fine del II e gli inizi del IV secolo; continuò tuttavia a essere diffuso almeno fino al V secolo, quando ancora lo lodano autorevoli personaggi come il grammatico Fulgenzio e il poeta Sidonio Apollinare (che colloca Petronio fra i maggiori scrittori della latinità).

Sparizioni e ritrovamenti Con lo sfalda-

mento dell’impero e della cultura pagana, l’opera subì mutilazioni e interpolazioni: poca cosa dovettero essere le parti ancora note nel XII secolo. Né ebbero seguito le scoperte di Poggio Bracciolini, che nel 1423 annuncia di aver ritrovato due manoscritti petroniani, in uno dei quali è forse contenuto anche l’episodio della Cena Trimalchionis: i due manoscritti spariscono dalla circolazione, e le prime stampe dell’opera, alla fine del secolo, si limitano a miseri estratti. Soltanto nel XVII secolo, con la scoperta a Traù, in Dalmazia, di un codice contenente la Cena Trimalchionis, ha inizio la fortuna moderna dell’opera, che influenza profondamente il romanzo picaresco spagnolo e il romanzo libertino del Settecento francese.

Fortuna moderna del Satyricon Lo

stesso Parini, nel Giorno, allude all’enorme diffusione del Satyricon nei salotti culturali dell’epoca: «... a lui declama i versi/ del dilicato cortigian d’Augusto/ o di quel che tra Venere e Lieo/ pinse Trimalcion. La moda impone/ ch’Arbitro o Flacco a un bello spirto ingombri/ spesso le tasche» (Il Mezzogiorno, 926-933). Nel secondo Ottocento, la fortuna di Petronio fu vasta negli ambienti naturalisti e decadenti: Des Esseintes, il maniacale e raffinato protagonista di Controcorrente di Huysmans (1884), esalta il Satyricon in polemico contrasto con i tradizionali maestri della classicità [Documenti e testimonianze ONLINE], scorgendo nell’opera latina «singolari parentele», «curiose analogie» con i romanzi di scuola verista e naturalista, che ambivano a riprodurre delle tranches de vie ritagliate dal mondo reale. Le qualità della narrazione petroniana (acutezza dell’osservazione; distaccata oggettività del racconto; sospensione del giudizio morale; stile pluristratificato, che attinge ai dialetti e alla lingua quotidiana; studio dei costumi sociali, con particolare attenzione per gli strati più bassi della popolazione) sono in larga misura le stesse, infatti, che caratterizzano l’esperienza del naturalismo francese. Alla narrativa di indirizzo decadente, della quale Controcorrente di Huysmans è uno dei maggiori esempi, vanno invece riferiti il tema della fine di un mondo («una civiltà decrepita, un impero che si va sfasciando») e l’ideale estetizzante di una «lingua da orafo». Anche Dorian Gray, protagonista del celebre romanzo di Oscar Wilde (1891), guarda a Petronio come a un modello di vita gaudente e estetizzante. Sienkiewicz lo inserisce nel suo fortunato Quo vadis? (1894), facendone il simbolo della crisi morale del mondo imperiale. Marcel Schwob dedica a Petronio una delle sue Vite immaginarie (1896). Da Flaubert a Joyce, buona parte degli esperimenti narrativi del romanzo moderno vanno ricondotti al modello del Satyricon. Quale epigrafe alla Waste Land («La terra desolata», 1922) Eliot sceglie un passo dalla Cena Trimalchionis (Sat. 48). Negli anni Sessanta del secolo scorso, l’interesse nei confronti di Petronio è testimoniato da una virtuosistica rielaborazione di Sanguineti (Il giuoco del Satyricon. Un’imitazione da Petronio) e da un celebre film di Fellini (1969).

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