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Leggere un TESTO CRITICO Soggettivismo e obiettività: un’illusione di vita concreta nello «specchio doppio» della narrazione (E. Auerbach

nonici della vita romana, quelli che si ritrovano anche negli epigrammi satirici di Marziale: arene, scuole di retorica, pinacoteche, piazze di mercato, postriboli, templi, sordidi vicoli, squallide locande di ventura, conviti. Problemi sociali dell’epoca Lo sguardo di Petronio è sempre lucido e affilato, e non manca di toccare i grandi problemi sociali del suo tempo: la crisi dell’agricoltura (causata dall’avanzare del latifondo), le carestie (attribuite agli edili disonesti), il sovraffollamento delle città, l’emergere di ceti sociali nuovi (i potentissimi liberti) a danno dell’antica classe dirigente aristocratica e senatoria, la corruzione sociale e morale dell’impero. Pluralità delle voci e realismo della narrazione Risulta tuttavia difficile stabilire quale sia l’atteggiamento dell’autore nei confronti di questa formicolante materia: non certo quello di uno scrittore satirico che voglia denunciare o giudicare dall’alto di una superiore visione morale. Petronio non prende mai posizione in merito agli avvenimenti, abbandonando ogni eventuale giudizio alla pluralità

Leggere un TESTO CRITICO

Soggettivismo e obiettività: un’illusione di vita concreta nello «specchio doppio» della narrazione

Erich Auerbach è l’autore di Mimesis, un’opera sotto ogni aspetto eccezionale, che per campioni testuali traccia una storia della letteratura occidentale da Omero a Virginia Woolf, incentrata sui diversi modi di rappresentazione della realtà. Il secondo capitolo (Fortunata), dedicato a uno squarcio della Cena Trimalchionis, mette in luce il particolarissimo realismo petroniano: un potente effetto di oggettività che scaturisce dalla soggettività più estrema.

Quella che ci viene presentata non è la cerchia di Trimalchione come realtà obiettiva, ma invece come immagine soggettiva, quale si forma nel capo di quel vicino di tavola, che però di quella cerchia fa parte. Petronio non dice: – È così; – lascia invece che un soggetto, il quale non coincide né con lui né col finto narratore Encolpio, proietti il suo sguardo sulla tavolata, un procedimento assai artificioso, un espediente di prospettiva, una specie di specchio doppio che nell’antica letteratura conservataci costituisce non oserei dire un unicum, ma tuttavia un caso rarissimo. [...] Qui si tratta del soggettivismo più spinto, che viene maggiormente accentuato dal linguaggio individuale da una parte, e per intenzione d’obiettività dall’altra, dato che l’intenzione mira, per mezzo del procedimento soggettivo, alla descrizione obiettiva dei commensali, compreso colui che parla. Il procedimento conduce a un’illusione di vita più sensibile e concreta, in quanto, descrivendo il vicino di tavola la compagnia a cui egli stesso appartiene, il punto di vista vien portato dentro all’immagine, e questa ne guadagna in profondità così da sembrare che da uno dei suoi luoghi esca la luce da cui è illuminata.

(E. Auerbach, Fortunata, in Mimesis. Il realismo nella letteratura occidentale, I, Einaudi, Torino 1984, pp. 32-33)

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