3 minute read

Sintesi

SIl Satyricon di Petronio Sintesi

 Sono stati tramandati fino a noi degli estratti di un romanzo in prosa e in versi intitolato Satyricon e attribuito a un Petronio Arbitro. La datazione dell’opera e l’identificazione dell’autore sono state a lungo discusse. Prevale oggi la tesi che l’autore sia l’omonimo personaggio di cui parla Tacito negli Annales, un eccentrico e raffinato gaudente dell’epoca di Nerone, elegantiae arbiter presso la corte imperiale, costretto al suicidio durante la repressione della congiura pisoniana. Il Satyricon sarebbe dunque stato composto negli anni 63-65 d.C.

 I frammenti superstiti sono stati ordinati dagli editori in 141 brevi capitoli. La narrazione è condotta in prima persona dal protagonista Encolpio, ma nella storia principale si inseriscono “ad incastro” quattro novelle, affidate a voci narranti diverse.

 Il materiale narrativo in nostro possesso si articola in cinque blocchi: 1) le avventure in una Graeca urbs della Campania dei tre protagonisti: Encolpio, studente ed esteta squattrinato, il suo amasio Gìtone, ed Ascilto, un avventuriero anch’egli invaghito del bellissimo efebo, che si aggirano nei bassifondi e vivono di espedienti; 2) la Cena Trimalchionis, il frammento più ampio: Encolpio, Ascilto e Gìtone, in compagnia del retore Agamennone, sono invitati nella sfarzosa domus di Trimalchione, un liberto immensamente ricco, dispotico e volgare, che offre a un eterogeneo gruppo di ospiti un interminabile banchetto, trionfo del cattivo gusto e dell’esibizionismo più sfrenato, in cui si susseguono elaboratissime portate a sorpresa tra le straordinarie performances del padrone di casa e dissonanti conversazioni a più voci, finché i nostri tre eroi riescono a darsi alla fuga; 3) nuove avventure nella Graeca urbs, durante le quali al posto di Ascilto, che scompare dalla scena, subentra l’anziano poeta Eumolpo; 4) l’episodio sulla nave di Lica e Trifena, con scene di travestimento, agnizione, tempesta e naufragio; 5) il fortunoso arrivo a Crotone, dove gli abitanti si dividono in due categorie, i ricchi senza figli e i cacciatori di eredità. Eumolpo, che si è finto un ricco possidente, detta un testamento in base al quale erediteranno le sue (inesistenti) fortune coloro che si ciberanno del suo cadavere. Alla morte del vecchio poeta un crotoniate si adopera in una grottesca suasoria per convincere gli aspiranti ad accettare la sconcertante clausola testamentaria.

 Controversa anche l’individuazione dei modelli e del genere cui ascrivere il Satyricon. Nell’opera si intersecano elementi del romanzo greco antico, dell’epos avventuroso, della fabula Milesia, del mimo, della satira esametrica e della satira menippea. In particolare, il romanzo di Petronio si presenta come un rovesciamento parodistico (secondo la nota tecnica dell’abbassamento comico del mito) del romanzo greco e insieme dell’Odissea omerica, cui è accomunato dal motivo conduttore del viaggio, che tuttavia qui si rivela un labirintico, inquietante vagabondare a vuoto. Il richiamo alla Milesia è palese nelle insertae fabulae, tra cui la celebre novella della matrona di Efeso. Alla satira esametrica rinviano il realismo della rappresentazione e il tono arguto e spregiudicato del narratore; ma l’autore, nel suo lucido distacco, si astiene da qualsiasi giudizio e/o finalità morale. La forma prosimetrica,la varietà dei registri stilistici, il gusto per la parodia, la mescolanza di elementi realistici e fantastici indicano nella satira menippea il genere cui probabilmente il Satyricon più si avvicina.

 Difficile stabilire quale sia l’atteggiamento dell’autore, misteriosamente inafferrabile: i personaggi sono caratterizzati dall’interno, e la pluralità delle voci non permette di riconoscere in alcuno di essi un portavoce dell’autore, che si cela lasciando parlare i fatti e i comportamenti umani, ma cogliendone al tempo stesso l’ambiguità e l’insensatezza.

 La scrittura del Satyricon si distingue per due caratteristiche essenziali: il pluristilismo (senza precedenti, neppure nella commedia o nella satura) e il «realismo mimetico»: ogni personaggio è caratterizzato dal linguaggio che usa, e che per di più varia secondo il contesto in cui si trova ad agire.

This article is from: