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Ambiguità prospettica del Satyricon: le discussioni letterarie

Coppa d’argento rinvenuta a Boscoreale con figure di scheletri, a monito della brevità della vita, I secolo d.C. Parigi, Musée du Louvre.

e alla varietà delle voci che animano il romanzo. I personaggi sono caratterizzati dall’interno, per mezzo delle loro parole e dei loro comportamenti: il dialogo fissa la loro cultura, l’educazione, l’indole, gli stati d’animo, dunque anche i giudizi che essi esprimono nei confronti della realtà circostante. Manca in ogni caso un personaggio che detenga una visione globale, positiva e coerente, dei fatti, o che possa essere considerato portavoce dell’autore. Come ha osservato Auerbach, la dispersione delle prospettive e la dimensione esclusivamente soggettiva delle singole esperienze conferisce paradossalmente forza realistica alla narrazione, trasmette cioè al lettore la sensazione di assistere in presa diretta, e senza deformazioni moralistiche, alla rappresentazione obiettiva e concreta di un mondo e di una società. La figura di Trimalchione È del resto noto come gran parte del fascino del

Satyricon risieda nella capacità di cogliere la natura ambigua e contraddittoria degli eventi, l’insensatezza a volte ridicola e mostruosa dei comportamenti umani. La figura di Trimalchione ne è l’esempio più felice: nella medesima sequenza può citare

Seneca (et servi homines sunt), dettare un’epigrafe funebre dove proclama orgogliosamente di non aver mai ascoltato un filosofo (nec unquam philosophum audivit), maltrattare impunemente i servi per una leggerezza. Eppure il personaggio sfugge a una definizione univoca: miscuglio di istrionismo accattivante e di ridicole stramberie, di sordidezze plebee e di istintiva vitalità, rex convivii dispotico ed eccentrico, Trimalchione monopolizza la scena soggiogando i malcapitati ospiti al pari dei lettori. Petronio non si limita a farne una

Ambiguità prospettica del Satyricon: le discussioni letterarie

▰ La disputa sulla decadenza

dell’oratoria Significativi, nell’ambiguo dipanarsi delle sequenze narrative del romanzo, sono gli episodi che si svolgono nella scuola di retorica (1-4 [T1]) e nella pinacoteca (83). Nel primo, il retore Agamennone e lo studente Encolpio disputano sulle ragioni che hanno causato la decadenza dell’oratoria: le singole argomentazioni sembrano annullarsi vicendevolmente, inghiottite nell’imbuto imprevedibile del romanzo, senza che una di esse prevalga sull’altra o beneficii, almeno apparentemente, della simpatia dell’autore. ▰ Il Bellum civile e la polemica antilucanea Ancor

Bellum civile e recitato, sulla via di Crotone, da Eumolpo. Il vecchio poeta ha appena sostenuto la necessità dell’apparato mitologico nel tessuto del poema epico [T6 ONLINE]: i suoi princìpi sembrerebbero dunque in polemica con quelli che presiedono alla composizione del Bellum civile di Lucano, tanto più che l’esemplificazione si propone di affrontare il medesimo soggetto. I quasi trecento versi del Bellum civile recitati da Eumolpo contengono tuttavia, accanto a moduli virgiliani, anche echi della poesia lucanea. Ci troveremmo dunque dinanzi a un esempio della raffinata ironia che l’autore esercita nei confronti dei suoi personaggi: Eumolpo parla da tradizionalista (è a favore dell’epos virgiliano) ma di fatto subisce l’influsso della nuova scuola. La contaminazione non pregiudica d’altronde la polemica antilucanea, che appartiene nella narrazione ad Eumolpo e potrebbe (come non potrebbe) appartenere all’autore.

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