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T 6 Contro l’epica storica (Satyricon 118) IT 227 ONLINE T 7 Un’ambigua dichiarazione di poetica (Satyricon 132, 15) LAT IT 227 ONLINE T 8 Una suasoria antropofagica (Satyricon 141) LAT IT

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Satyricon 141 LATINO ITALIANO Contro l’epica storica Satyricon 118

Un’ambigua dichiarazione di poetica Satyricon 132, 15

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Una suasoria antropofagica

È l’ultimo frammento del romanzo che possediamo. Dopo la morte di Eumolpo, coloro che aspirano a ereditare sono costretti per testamento a mangiare pubblicamente il suo cadavere fatto a pezzi e cucinato. Uno di essi s’incarica di convincere i compagni ad affrontare la prova. Il discorso assume la forma di una grottesca suasoria, con i necessari riferimenti a noti episodi storici. In altri passi del romanzo Petronio si era servito di elementi del mito classico, abbassati parodisticamente per sottolineare con un impietoso confronto il degrado della realtà contemporanea; qui, analogamente, il riferimento agli eventi gloriosi della storia romana ha la funzione di denunciare lo squallore e la volgarità del presente. L’ossessione del denaro e della ricchezza, leitmotiv costante dell’opera, si veste delle sue forme più ignobili e impressionanti.

«De stomachi tui recusatione non habeo quod timeam. Sequetur imperium, si promiseris illi pro unius horae fastidio multorum bonorum pensationem. Operi modo oculos, et finge te non humana viscera, sed centies sestertium comesse. Accedit huc, quod aliqua inveniemus blandimenta, quibus saporem mutemus. Neque enim ulla caro per se placet, sed arte quadam corrumpitur, et stomacho conciliatur averso. Quod si exemplis vis quoque probari consilium, Saguntini oppressi ab Hannibale humanas edere carnes, nec hereditatem expectabant. Petelini idem fecerunt in ultima fame, nec quicquam aliud in hac epulatione captabant, nisi tantum ne esurirent. Cum esset Numantia1 a Scipione capta, inventae sunt matres, quae liberorum suorum tenerent semesa in sinu corpora».

«Quanto alla ripugnanza del tuo stomaco non ho alcun timore. Ti obbedirà facilissimamente se gli prometterai, per un’ora di nausea, un compenso di infiniti beni. Chiudi gli occhi e fa conto di trangugiarti non visceri umani ma un bel milione di sesterzi. Aggiungi che troveremo dei buoni intingoli per migliorare il sapore. Nessuna carne è buona di per sé ma solo per l’arte con cui è cucinata e conciliata alla naturale ripugnanza dello stomaco. E se poi vuoi qualche esempio storico per rafforzare la tua decisione, ricòrdati che i saguntini, assediati da Annibale, si nutrirono di carne umana, e quei poveri diavoli non aspettavano alcuna eredità. I petelini, ridotti agli estremi, fecero altrettanto: e non si guadagnavano altro che di non morir di fame. E, quando Numanzia1 fu espugnata da Scipione, si trovarono delle madri che stringevano al seno i corpi semidivorati dei loro fanciulli...».

(trad. di U. Dettore)

1. Saguntini... Petelini... Numantia:

episodi notissimi della storia romana. L’iberica Sagunto e Petelia, città dei Bruttii a una ventina di chilometri da Crotone, furono entrambe espugnate da Annibale durante la seconda guerra punica dopo una coraggiosa e ostinata difesa; Numanzia si arrese a Scipione Emiliano nel 133 a.C., dopo un assedio di quindici mesi.

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