2 minute read

T 1 Vantaggi della scuola pubblica (Institutio oratoria I, 2, 17-22) IT

PROFILO STORICO

T 1

Institutio oratoria I, 2, 17-22 ITALIANO

Studio privato e scuola pubblica Una delle prime questioni affrontate nell’Institutio oratoria è se sia più utile lo studio privato, svolto cioè in casa sotto la guida di un precettore, o quello pubblico. Quintiliano si schiera apertamente per la seconda soluzione: la scuola pubblica favorisce la vita di relazione e fonda amicizie destinate a durare per tutta la vita; il confronto costante con altri compagni tiene desta l’intelligenza e favorisce l’emulazione.

PERCORSO ANTOLOGICO Vantaggi della scuola pubblica

È più utile un’educazione condotta domi atque intra privatos parietes, cioè in casa (in questo senso l’autore parla di «scuola privata») oppure in una scuola pubblica? Quintiliano prende decisamente posizione per il modello della scuola pubblica, perché abitua i giovani a stare insieme, a confrontarsi, dando il meglio di sé e superandosi in un gioco di reciproca emulazione. Lo studio privato e solitario, al contrario, deprime l’intelligenza e mortifica l’ambizione, talora alimentando una sterile presunzione (parr. 18-19). La scuola pubblica appare insomma a Quintiliano come una piccola comunità all’interno della quale si apprendono le regole della vita civile.

[17] Ora che abbiamo confutato le obiezioni che si fanno alla scuola pubblica, esprimeremo il nostro punto di vista. [18] Prima di tutto, il futuro oratore, che è destinato a vivere una vita di relazione con molta gente e ad esporsi continuamente in società, si abitui fin da ragazzo a non esser timido in pubblico e a non intristire nella solitudine di una vita umbratile. Il pensiero va sempre tenuto sveglio e teso, mentre, se si apparta, langue e, tenendosi nell’ombra, arrugginisce; oppure, al contrario, si gonfia di vuota e superba sicumera: perché è naturale che troppo conceda a sé chi non si vuol paragonare a nessuno. [19] Poi, però, quando uno così abituato deve mostrare in pubblico i frutti dei suoi studi non ci vede in pieno giorno e inciampa in cose per lui del tutto nuove, come deve fatalmente accadere a chi avrà imparato a fare in solitudine quanto dovrà fare tra la folla. [20] Non parlo delle amicizie, le quali, basate su vincoli, vorrei dire, religiosi, durano saldamente fino alla vecchiaia: infatti, essere iniziati ai medesimi riti religiosi non costituisce un legame più indissolubile che essere iniziati ai medesimi studi. Dove il futuro oratore acquisterà il cosiddetto senso comune, se si sarà appartato dagli scambievoli rapporti, che sono naturali non solo agli uomini, ma anche agli esseri privi di ragione e di parola? [21] Si aggiunga il fatto che, a casa sua, egli può apprendere solo quanto sarà insegnato a lui; nella scuola, anche quanto sarà insegnato agli altri. Sentirà ogni giorno molte cose approvare, altre correggere, gli sarà un’utile lezione il rimprovero della pigrizia, l’elogio della diligenza, [22] la lode ne susciterà l’emulazione, si convincerà che è vergognoso restare indietro a un suo pari e che dà soddisfazione l’aver superato i migliori. Tutto ciò accende di entusiasmo l’animo, ed è vero che l’ambizione, malgrado sia un difetto, è tuttavia spesso uno stimolo alle virtù.

(trad. di R. Faranda e P. Pecchiura)

This article is from: