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T 4 Il dissidio interiore di Medea (Argonautica VII, 305-326) IT

T 4

Argonautica VII, 305-326 ITALIANO

Il dissidio interiore di Medea

Siamo di fronte a una svolta cruciale della vicenda: Medea, in procinto di lasciare la reggia paterna per incontrarsi con l’amato Giasone presso il tempio di Ecate, onde prestargli l’aiuto dei suoi filtri magici, senza i quali l’eroe non potrà superare le tremende prove che lo attendono, ondeggia a lungo, delirante e sconvolta (come la Didone virgiliana), fra opposti pensieri e risoluzioni, lacerata dal dissidio fra i doveri imposti dalla pietas familiare e la passione per lo straniero. Ora, fanciulla inesperta in preda alla violenza dei turbamenti d’amore, vorrebbe resistere e serbare il pudor verginale; ora appare sospinta da un disperato desiderio di morte; ora prende il sopravvento in lei la maga, misteriosamente posseduta da «un qualche nume» (v. 323), depositaria di una potenza oscura e terribile.

305 La fanciulla, lasciata sola, ha paura e si guarda intorno dappertutto e non riesce a lasciare la reggia.

D’altronde la incalza l’amore crudele, il pensiero di Giasone destinato a morire e le parole udite più gravi si fanno nel suo cuore.

Che fare? Vede se stessa scellerata tradire il padre per un uomo 310 straniero e si prospetta la fama dei suoi misfatti e col suo pianto stanca i celesti, stanca gli dèi degli inferi; batte la terra e tra le mani adunche emette rochi suoni, invocando Dite e la signora della notte, che finalmente le vengano in aiuto con la morte e facciano perire al tempo stesso 315 l’uomo che l’ha resa folle; ora chiede furiosa all’assente Pelia perché voglia mandare in rovina il giovane, spinto da tanto odio.

Spesso decide di promettere il suo aiuto allo sventurato, poi si pente e si risolve piuttosto a morire con lui; e proclama di non volersi assoggettare per sempre a una turpe 320 passione, che mai con le sue forze darà aiuto ad uno sconosciuto; e rimane prostrata su0l letto, quando ancora le sembra di sentire un richiamo e, spinte le imposte, le porte cigolano.

Poi, quando avverte d’essere preda d’un qualche nume, e che ogni senso di pudore che prima la frenava s’è dissolto, 325 allora entra nel vano segreto della stanza, cercando quali magie conosca più efficaci per aiutare il re della nave emonia.

(trad. di D. Medici)

313. la signora della notte: Ecate o Proserpina, sposa di Dite (detto anche Ade o Plutone), dio degli inferi. 315. Pelia: lo zio di Giasone, che ha imposto all’eroe la conquista del vello d’oro. 326. per aiutare il re: Giasone, che Medea ha deciso di aiutare con i suoi filtri magici; – nave emonia: la nave Argo, venuta dall’Emonia, nome poetico della Tessaglia.

T 5

La traversata delle Alpi Punica III, 477-534

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