Missione Compiuta PLUS Letture 4

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Letture
civica
mentale Compiti noti e non noti
Linguistica Life Skills
tematici Tipologie testuali PLUS Il piacere di apprendere Gruppo Editoriale ELi Oltre l’insegnamento Educ Ability
Educazione
Visione
Logica
Percorsi
Letture
civica
mentale Compiti noti e non noti
Linguistica Life Skills
tematici Tipologie testuali PLUS Il piacere di apprendere Gruppo Editoriale ELi Oltre l’insegnamento Educ Ability
Educazione
Visione
Logica
Percorsi

QUAL È LA DI QUESTO TESTO?

Farti assaporare il PIACERE DELLA LETTURA per AIUTARTI a

CONOS C ERE CRESC ERE e

Prima parte del testo

Qui troverai brani che presentano diversi modi di raccontare:

• LE TIPOLOGIE TESTUALI;

• I GENERI LETTERARI.

Seconda parte del testo

Qui troverai brani su argomenti che fanno parte del tuo mondo e dei tuoi interessi.

Imparerai a:

• COMPRENDERE ciò che leggi;

• RIFLETTERE e guardare dentro di te.

UN AIUTO PER CRESCERE!

Quali sono gli aiuti per crescere?

• Un PERCORSO per la COMPRENSIONE DEL TESTO

• Tanti stimoli per RIFLETTERE

LETTURA CRITICA

per imparare a ESPRIMERE le tue OPINIONI

per mettere in gioco le tue DIVERSE INTELLIGENZE

EDUCAZIONE

CIVICA

per diventare un bravo cittaDINO e una brava cittaDINA

ISIONE MENTALE V V

per RAPPRESENTARE nella MENTE e imparare meglio

LIFE SKILLS

per utilizzare CIÒ CHE SAI e CIÒ CHE SEI

MINDFULNESS

per STARE BENE con TE e con gli ALTRI

OMPITO NON NOTO C C

per utilizzare le tue COMPETENZE in SITUAZIONI NUOVE

A GIUGNO POTRAI COSÌ DIRE:

RitornareSCUOLA a

8 Bibot va a scuola

9 Per una scuola che assomigli al mondo

10 Camelia e...

11 ... Milo

12 Ricomincia la scuola

13 Un genio nell’astuccio

14 Un bambino “da sistemare”

16 Un nuovo compagno

17 Voglio una scuola

Tipologie testuali

18 Testo narrativo

UN TESTO REALISTICO

20 Maestra, chiudi un occhio!

UN TESTO FANTASTICO

21 Dal diario del numero 7

TESTO REALISTICO

22 La mia scuola americana

24 Paese che vai... scuola che trovi!

TESTO FANTASTICO

26 La Scuola con la S maiuscola

27 Folletti a scuola

TESTO REALISTICO

28 Nella biblioteca della scuola

29 Studiare? Sì, ma...

30 MAPPA IL TESTO NARRATIVO

31 La maestra “spiona”

32 Testo descrittivo

UN TESTO DESCRITTIVO

34 Il primo temporale di Serafino

TESTO DESCRITTIVO

Ambienti

36 Il babbo e io al mercato

37 Dalla mia finestra

Persone

38 Un cameriere molto originale

39 Valentina e Simona Animali

40 Il Grifone

41 Le foche • La mia foca

Oggetti

42 Il pentolino e il fornelletto

43 Vacanze ai Caraibi

44 Nell’ufficio della preside

45 MAPPA IL TESTO DESCRITTIVO

46 Vi presento Sherlock Holmes

48 Trova chi ho visto!

50

UN RACCONTO D’AVVENTURA

52 ROBIN HOOD GENERE AVVENTURA

54 I Filibustieri ai Caraibi

55 Gulliver a Lilliput

56 Achab e Moby Dick

57 L’avventura della balena bianca

58 Nelle terre selvagge

59 Nel forte abbandonato

Avventura Mito

GENERE MITO

60 La cattura di Cerbero

61 La cintura di Ippolita

62 La lotta per il regno

63 MAPPA AVVENTURA • MITO

64 Ulisse e la sfida di Eolo

66 Fa ntasy

GENERE AUTOBIOGRAFIA

89 Come sono diventata una scrittrice

90 Come sono diventato uno scrittore

91 MAPPA BIOGRAFIA • AUTOBIOGRAFIA

92 Io, Charles Darwin • Charles Darwin (1809-1882)

94 Diario Lettera

UN RACCONTO FANTASY

68 HARRY POTTER

70 Oltre la porta di luce

71 La sorpresa dell’armadio

72 Le Terre di Incanto in pericolo • Le Guardiane di Incanto

73 Aspettando l’eclissi

74 Non tutto è perduto

76 La Quercia Fatata

77 MAPPA IL RACCONTO FANTASY

78 In viaggio per liberare l’Isola

80 Entra nel mondo del fantasy

82 Biografia Autobiografia

UN TESTO BIOGRAFICO

IL MONDO CHE VORREI

84 Ryan Hickman • 2009 (USA)

85 Beatrice Vio • 1997 (Venezia)

GENERE BIOGRAFIA

86 Clive Granger

87 Samantha Cristoforetti

88 Ipazia

DIARIO PERSONALE

96 INFORMA RAGAZZI!

GENERE DIARIO

98 2 maggio • 12 maggio • 23 maggio

99 2 marzo • Martedì, 7 ottobre

100 6 luglio

GENERE LETTERA

102 Lettera a Babbo Natale

103 Lettera alla Befana

104 Da: corvonero@sottotetto.it

105 MAPPA DIARIO PERSONALE • LETTERA

106

INDICE
Il
108 Carta e penna 110 Testo teatrale UN TESTO TEATRALE 112 ALLA RICERCA DELLA MEMORIA PERDUTA 114 Alla stazione di King’s Cross 115 Stazione di King’s Cross 116 Per soldi o per amore? 118 Il Re dei Sogni 120 A chi tocca apparecchiare? 121 MAPPA IL TESTO TEATRALE 122 Incredibile... oppure vero?
diario di Giulio

124 Testo informativoespositivo

VOGLIO LA LUNA

126 Luna scientifica

UN TESTO INFORMATIVOESPOSITIVO

127 Luna mitica • Luna avventurosa

128 Le Olimpiadi

130 Che cos’è un dinosauro?

132 L’effetto serra

134 Scoperto un lago sotterraneo su Marte

135 MAPPA IL TESTO INFORMATIVOESPOSITIVO

136 Un cervello straordinario

138 Testo poetico

UN TETO POETICO

I SENTIMENTI DEI BAMBINI

140 Paura

141 Piedi allegri • Mi sento solo

142 LA POESIA • Sono triste, e allora? •

Se penso un cielo

143 LA RIMA • Rima per le rime •

Filastrocca della rima sciocca

144 VERSI COME MUSICA

La locomotiva • Ululava l’ululupo • Bi

146 VERSI COME DISEGNI

147 LA SIMILITUDINE • Umori del cuore • Il cielo è...

148 LA FILASTROCCA • La pigrizia si svegliò • M’hanno detto che sul tetto

149 NONSENSE e LIMERICK

Trecentotré trentine •

Un’anziana signora di Praga

150 IMMAGINI IN VERSI

Una strana bottega • Il mio giardino • Voce nascosta

151 IO E LA POESIA

Rima dei nati per leggere •

Per mare coi delfini

152 MAPPA IL TESTO POETICO

153 La luna

Percorsi tematici

154 Crescere con le LIFE SKILLS

155 CORAGGIO PRENDERE DECISIONI POESIE CHE PARLANO DI CORAGGIO O PAURA

156 Parole confinanti

157 Il coraggio e la paura

158 Nel corridoio della scuola

159 La tigre bianca

160 Il salto più alto

162 Il sette

164 In un inferno di fuoco

166 LIFE SKILLS in AZIONE PRENDERE DECISIONI

167 SOGNO PENSIERO CREATIVO

UN TESTO CHE PARLA DI SOGNI

168 I due sognatori

170 L’acchiappasogni

171 La Fata del Sonno

172 I sogni in cielo

174 Un bambino difficile?

175 Il coraggio di sognare

176 L’astronave dei sogni

178 I sogni volano in alto

180 LIFE SKILLS in AZIONE PENSIERO CREATIVO

181 ESPERIENZE AUTOCONSAPEVOLEZZA

UN TESTO CHE RACCONTA UN’ESPERIENZA

182 Un risotto molto speciale

184 Dal dentista

185 Voglio un cane

186 Il bicchiere di aranciata

188 Vieni con noi al forte!

INDICE

189 Le bugie hanno le gambe corte

190 Quando vivevo in India

191 Un cagnolino di peluche

192 Sotto le bombe

194 LIFE SKILLS in AZIONE AUTOCONSAPEVOLEZZA

195 AMICIZIA EMPATIA

196 Spilungo-Frankie

198 La mia amica Chiara

199 Il mio amico Simone

200 La tristorabbiezza

202 La rana e il topo

204 Sono speciale! (a volte)

205 Il mio amico ideale

206 È mio amico, ma...

207 Avere un amico

UN TESTO CHE PARLA DI AMICIZIA

208 LIFE SKILLS in AZIONE EMPATIA

209 EMOZIONI

e SENTIMENTI GESTIONE DELLE EMOZIONI UN TESTO CHE PARLA DI EMOZIONI

210 Odio il teatro

212 H come Happy

213 T come Tristezza • Tristezza

214 Uno scoiattolo nella pancia

216 Sono timida

217 Rabbia birabbia

218 Mi è venuto da piangere

219 Il pianto è una cosa sana

220 Il gioco dei contrari

222 LIFE SKILLS in AZIONE GESTIONE DELLE EMOZIONI

223 CURIOSITÀ SENSO CRITICO

UN TESTO CHE PARLA DI CURIOSITÀ

231 Curiosità

232 Galileo Galilei

233 Margherita Hack

234 LIFE SKILLS in AZIONE SENSO CRITICO

224 Curiosando tra la sabbia

226 La scatola arrugginita

228 Sono curioso: che cosa farò?

230 Il giovane esploratore

235 CRESCERE CON... L’EDUCAZIONE CIVICA

236 La scuola: un diritto o un dovere?

238 Referendum per il campo da calcio

239 Democrazia

240 Ricicla i rifiuti

242 Mestiere da donna

244 Dieci giorni senza schermi

246 Parole appuntite, parole piumate

247 LE STAGIONI

248 Notte di novembre

249 20 novembre GIORNATA

EDUCAZIONE

MONDIALE DELL’INFANZIA CIVICA

Filastrocca dei diritti dei bambini

250 I mille colori dell’autunno

251 La festa delle foglie

252 Notte di gelo

253 27 gennaio GIORNATA DELLA MEMORIA CIVICA

EDUCAZIONE 27 Gennaio

254 La tempesta di neve

255 I capricci dell’inverno

256 Caro Babbo Natale...

257 Il carbone, una tradizione sbagliata

258 Ho visto la primavera

259 22 marzo GIORNATA

MONDIALE DELL’ACQUA CIVICA

EDUCAZIONE Acqua

260 La bacchetta magica della primavera

261 Sì, vieni Primavera!

262 Ho l’estate tra le mani

263 30 luglio GIORNATA INTERNAZIONALE DELL’AMICIZIA CIVICA

EDUCAZIONE Parlami, amico

264 Ricominciamo

INDICE

RitornareSCUOLA a

BIBOT VA A SCUOLA

A Bibot, alieno del pianeta Zot, andare a scuola piace un tot. Le scuole del pianeta sono bellissime e cambiano ogni giorno d’aspetto.

Quindi non sai mai cosa aspettarti.

Ieri la scuola di Bibot era una nave pirata. L’altro ieri, un castello. Oggi è una fattoria enorme: ogni aula è una stalla con tre Volamucche, due Caciocavalli, tre Lampogalline e sei Elettropulcini. – Bambinot – dice la maestra, – state attenti un tot! C’è da dare da mangiare agli Elettropulcini, mungere i Caciocavalli e spazzolare le ali delle Volamucche.

Bibot e i suoi amici si danno da fare: Zuzot nutre gli Elettropulcini con sassi fosforescenti, Mat munge i Caciocavalli, Zizat spazzola le ali delle Volamucche.

Gli Elettropulcini splendono, Mat distribuisce caciottine di Caciocavalli per merenda, Bibot sella le Volamucche per una cavalcata.

– Bravi un tot! – dice la maestra.

Come a Bibot, anche la tua scuola potrà trasformarsi ogni giorno in qualcosa di diverso e di interessante.

Prova a immaginarla!

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Storie brevi, molto brevi, molto molto brevi, Edizioni EL

PER UNA SCUOLA CHE ASSOMIGLI

AL MONDO

Nel mondo ci sono le terre ed i cieli

Non sono divisi in scaffali

Nel mondo ci sono le fiabe e le arti

Non sono divise in reparti

Nel mondo c’è un nido che è la tua classe

Uscendo non trovi le casse

Nel mondo ci sono maestri un po’ maghi

Ci sono, non solo se paghi

Nel mondo il sapere che vuoi si conquista

Nel supermercato si acquista

E allora rispondi con una parola

Com’è che la vuoi la tua scuola?

CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ
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RitornareSCUOLA a

colore dei capelli. E… ho voglia di fare matematica!

Arrivata l’ora giusta per uscire di casa, il papà le chiese:

– Pronta?

Camelia guizzò verso la porta. – Prontissima!

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All’angolo della strada la aspettava il suo migliore amico Milo.

A differenza di lei, Milo non aveva l’aria molto felice. Si guardava attorno sospettoso e faceva dei giri su se stes so come se avesse paura che qualcuno gli piombasse alle spalle. Il solito fifone sospettoso!

– Va tutto bene? – gli chiese Camelia, con voce frizzante.

– Per niente – le rispose lui, con un filo di voce.

Ma con Milo andava sempre così dai tempi della scuola materna e dunque non c’era niente di cui stupirsi.

L’edificio della scuola distava cinque minuti l’anno prece dente, ma quest’anno sembrava essersi avvicinato di un minuto, almeno stando a quanto segnava l’orologio di Milo.

– Oh mamma. Non si sarà accorciata la strada? – chiese Milo, dopo aver guardato di nuovo l’orologio.

– Sta’ tranquillo, ti si sono solo allungate un po’ le gambe –ribatté Camelia.

Ma non c’era tempo per approfondire l’argomento, perché videro in lontananza i loro compagni di scuola.

– Manchiamo solo noi, andiamo! – urlò Camelia.

– Se proprio non possiamo evitarlo… – le fece eco Milo.

11 RitornareSCUOLA a

l’ A r t e di... LEGGERE

LEGGERE: ISTRUZIONI PER L’USO

Molti dicono che “leggere è bello”. Ma sarà proprio vero? La lettura permette di conoscere mondi nuovi e ti sembrerà di poterli vedere e toccare. Ma per gustare la lettura occorre “leggere bene”. Questo libro ti aiuterà a fare “gli allenamenti” per questo piacevole sport.

La lettura deve essere scorrevole perché le incertezze ti obbligano a soffermarti troppo su una parola.

CODING

• Leggi a voce alta.

• Cerca di non leggere una parola per volta, ma gruppi di parole uniti dal significato.

• Segna con una crocetta le parole che hai letto con incertezza.

• Rileggi le parole in cui hai trovato difficoltà.

Nella prima parte del testo troverai segni ∂ che indicano gruppi di parole da leggere insieme per capirne bene il significato.

RICOMINCIA LA SCUOLA

Le vacanze sono finite∂. Stamattina ricomincia la scuola∂ Maria è contenta∂. La scuola è una cosa buona∂ perché si può giocare con le amiche∂. Maria ha preparato la cartella∂. Dentro ci mette un pallone∂, due quaderni∂, la corda per saltare∂ , il libro di matematica∂, una Barbie∂, un astuccio∂, due braccialetti∂ , un raccoglitore ad anelli∂, il coniglio di peluche∂, un righello. Cavoli, non ci sta più niente! Ci sono ancora un sacco di cose da prendere: i dolcetti al cioccolato, i pattini, le caramelle alla fragola. Allora tira fuori le cose meno importanti: i quaderni, il libro di matematica, l’astuccio, il raccoglitore, il righello. Ma per quanto stia lì a pigiare, i pattini proprio non entrano. Allora telefona a Giulia, la sua migliore amica. – Giulia, devi venire a giocare a casa mia. Oggi non posso venire a scuola. La mia cartella è troppo piccola.

Bernard Friot, Ricette per racconti a testa in giù, Editrice Il Castoro
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Leggere bene vuol dire farlo con la giusta intonazione ed espressione.

CODING

Rispetta sempre:

• i segni di punteggiatura, che indicano durata delle pause e giusta intonazione,

• i verbi, che ti aiutano a creare un’atmosfera coinvolgente.

Maria Vago, Pizza, pidocchi e un genio nell’astuccio, La Spiga Edizioni

UN GENIO NELL’ASTUCCIO

Anna e Bruno sono nella stessa classe. Però non sono amici, perché Bruno sa rispondere a tutte le domande e Anna è un po’ invidiosa.

– Sei proprio antipatico! – gli dice Anna durante l’intervallo.

– Sai sempre tutto. Mi spieghi come fai?

– Ho un genio nell’astuccio! – Non è vero!!!

– Sì, invece, è lui che mi suggerisce. – Come fa a stare lì dentro?

– È pic-co-lis-si-mo. Però se vuole diventa GRANDISSIMO.

– Io domani glielo prendo! – esclama.

Il giorno dopo Anna, apre l’astuccio di Bruno. Dentro non c’è nessun genio. “Ma forse è invisibile” pensa Bruno è assente. “Quel vigliacco!” borbotta Anna. “Senza il suo astuccio non ha il coraggio di venire a scuola!”.

– Ricordati che sono io adesso la tua padrona! Devi ubbidirmi! –sussurra Anna dentro l’astuccio. – Hai capito?

E infatti Anna alza la mano prima ancora che la maestra abbia finito di parlare. Poi però non sa che cosa dire. Nessun genio la aiuta. In quel momento entra Bruno, che era andato a fare gli esami del sangue. – Nel tuo astuccio non c’è nessun genio. Bugiardo! – gli dice Anna.

– Ho inventato tutto – ammette a bassa voce Bruno. – Però se vuoi possiamo fare i compiti insieme.

EDUCAZIONE

CIVICA

Ad Anna, Bruno è molto antipatico. Alla fine, però, diventano amici perché imparano a lavorare insieme. Se un compagno o una compagna ti è antipatico/a, pensi di poter fare uno sforzo per cambiare idea?

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RitornareSCUOLA a

UN BAMBINO “DA SISTEMARE”

Se avete come amico un tipo di nove anni o anche dieci che:

si tuffa nei fumetti mentre tutti gli altri si lambiccano il a volte fischietta mentre la maestra corregge i compiti… allora ecco… avete vicino a voi un bambino “da sistemare”. L’ho scoperto oggi. La mamma, dopo essere andata nel pomeriggio a scuola a parlare con la maestra, è tornata a casa con quella parola. Non l’ha però detta apertamente a

– La maestra mi ha detto che Massimo è intelligente, ma La cosa lì per lì non ha suscitato in me alcuna reazione. Stavo scartando le buste delle figurine degli animali e speravo di non avere il doppione dell’ornitorinco perché quello non riuscivo a piazzarlo con nessuno: sembrava che tutti avessero l’ornitorinco, compresa Gemma che ne aveva tre. Però adesso ci sto ripensando. Vado in bagno per lavarmi i denti, quando sento mamma dire a gran voce a papà: – Ancora non hai sistemato la persiana? Ma non avevi detto che oggi, cadesse il mondo, l’avresti aggiustata?

“Cadesse il mondo” è una frase tipica di papà, una di quelle cose che ripete sempre e che mi fanno ridere. Ma in questo momento no perché, cadesse il mondo, secondo le maestre e secondo la mamma, io sono da sistemare. Quindi devo avere qualcosa di rotto da qualche parte, come la persiana.

Lascio perdere spazzolino e dentifricio e vado nella mia camera. Lì il buio non c’è mai, per via di una piccola lampada.

La mia camera è il posto ideale per avere le idee migliori.

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E allora mi metto a pensare. Non ho ossa rotte, quello no. Una volta Michele, durante l’allenamento di calcio, è caduto male e si è rotto un braccio. Il giorno dopo Michele è venuto a scuola con il gesso. Quindi non ho braccia rotte, né gambe, né testa. Allora quel qualcosa da sistemare deve essere den tro di me e non fuori. Questo è davvero preoccu pante. Se una cosa sta fuori, la puoi vedere, toccare. Ma se qualcosa si rompe dentro di te, come si fa?

Sento rumore e non riesco a dormire, allora vado in soggiorno, dove vedo papà armeggiare con chio di e cacciavite. Sta sistemando la persiana e forse dopo sistemerà anche me!

Chiodi e cacciavite per Massimo… bambino “da si stemare”!

C OMPRENSIONE C

Indica se le affermazioni sono vere o false.

• La maestra non è affatto contenta del comportamento di Massimo.

• La maestra pensa che Massimo possa migliorare il suo comportamento.

• A Massimo non importa per niente del giudizio della maestra.

• I genitori sono molto arrabbiati con Massimo.

ISIONE MENTALE V V

Quale tra questi animali è un ornitorinco?

15 RitornareSCUOLA a

RitornareSCUOLA a

UN NUOVO COMPAGNO

Lui non ha cambiato solo quartiere, non ha cambiato solo città, ha cambiato addirittura continente. Ma ci pensate?

Si chiama Ravi, arriva dall’India, è in Italia da un mese.

Il primo giorno di scuola non capiva una sola parola. Lo credo bene. Come se in Italia non ci fosse da mangiare e la mia famiglia fosse costretta a portarmi in un altro con-

Oppure come se in Italia ci fosse una guerra feroce e la mia famiglia mi portasse in un altro continente dove c’è la

L’anno scorso la maestra, per farci capire cosa provano quei bambini, ha fatto un esperimento con noi. Ci ha detto di chiudere gli occhi e di ascoltare in silenzio per mezz’ora.

Ci ha fatto sentire una registrazione. Era una classe di un paese dell’Africa. Parlava la maestra, parlavano i bambini. Noi naturalmente non capivamo niente della loro lingua. Niente di niente. Non capivamo una parola. – Ora immaginate – ci ha detto Violetta, – di essere voi quel bambino straniero che non capisce niente, solo, in una classe straniera. Che cosa provereste?

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E tu, come vorresti la tua scuola? Scrivilo su un foglietto e incollalo sulla prima pagina del tuo quaderno o del diario.

Ora inizia il tuo percorso per CONOSCERE e per CRESCERE

BUON ANNO SCOLASTICO

17 RitornareSCUOLA a

Testo narrat ivo

Quelle che, semplicemente, chiamiamo “storie” sono testi narrativi. Che cosa fa una storia? Racconta “qualcosa” che è accaduto a “qualcuno”, in “qualche luogo”, in un “certo tempo”.

Ci sono testi che fanno volare con la fantasia: fiabe, racconti magici, avventure di alieni.

Ci sono testi che fanno conoscere la realtà: storie di bambine e bambini come te, del passato e del presente, di sentimenti e di emozioni.

Spunti per discutere

DELL’UNITÀ
CONTENUTI DIGITALI
18

Un testo narrativo racconta fatti realistici o immaginari.

Nei racconti fantastici i personaggi, i luoghi, i fatti sono frutto della fantasia e difficilmente si trovano situazioni simili nella realtà.

Nei racconti realistici o verosimili spesso i personaggi, i luoghi, le situazioni sono inventati dall’autore/autrice, ma si possono incontrare nella realtà.

SCOPO

NARRATORE ELEMENTI

Raccontare una storia per appassionare chi legge

Un argomento che può essere:

• realistico;

• fantastico.

Il narratore può essere:

• esterno, se narra in terza persona;

• interno, se narra in prima persona.

I personaggi:

• protagonista;

• personaggi principali;

• personaggi secondari.

Il tempo: determinato o indeterminato.

Il luogo: reale o immaginario.

Introduzione • svolgimento • conclusione.

Il testo narrativo è formato da sequenze:

• narrative;

• descrittive;

• dialogiche;

• riflessive

STRUTTURA CONTENUTO
19 MAPPA

Il piacere di... LEGGERE UN TESTO REALISTICO

Maestra, chiudi un occhio!

Per mille sconfitte al cubo! La maestra Flora oggi mi ha portato il compito di matematica. Non c’era nemmeno un segno rosso, per cui ho pensato: “Ce l’ho fatta! Sono a galla: ho preso la mia prima sufficienza!”.

MIND FULNESS

Il protagonista è rimasto molto male per il risultato negativo del suo compito.

Se dovesse capitare anche a te, non ti demoralizzare.

Cerca di capire quali possono essere state le cause del tuo insuccesso. La prossima volta, di sicuro, riuscirai a fare meglio!

Poi però ho girato il foglio e l’ho vista: la mia ennesima insufficienza in matematica galleggiava lì, sul foglio. Nemmeno questa volta la maestra Flora era riuscita a capire la profondità, l’originalità, l’essenza della mia risposta. Eppure mi ero impegnato tantissimo. Quell’insufficienza, messa lì, rosso su bianco, mi sembrava una ferita sanguinante. E cosa fa uno studente ferito sopra un foglio a quadretti? Riflette, sbadiglia, si addormenta. Esattamente quello che ho fatto io. Certo la colpa era anche di Carciofo, il mio gatto, che mi aveva tirato giù dal letto un’ora in anticipo, ma la maestra aveva una parte di responsabilità.

E gliel’ho fatto notare quando, dopo avermi chiamato alla cattedra con il diario, ha scritto alla mamma: “Suo figlio Leonardo oggi si è addormentato in aula e bla bla bla”.

Mi chiedo perché la maestra Flora non ha chiuso un occhio anche lei. Anzi: tutti e due. Né io né il resto dei compagni avremmo avuto niente da ridire.

Emanuela Da Ros, Odio la matematica, Nuove Edizioni Romane
20

Dal diario del numero 7

Oggi al lavoro ho incontrato quello scemo dell’8.

Si dà tante arie perché il 2 si fa in 4 per lui. Vanitoso com’è, si divide con questo e con quello.

Io invece sono diverso, mi divido solo per 1 e per me stesso. Sono così, che ci posso fare? E lui, ogni volta che mi vede, fa sempre quelle battute cretine.

Anche stamattina eravamo vicini in una divisione.

Io mi facevo i fatti miei e lui mi fa: – Ti puoi spostare un po’? Sei sempre così spigoloso.

Io gli ho detto: – Spostati tu, ciccione.

Lui mi guarda e mi dice: – Ok, basta così, siamo pari… ... ah tu no, scusa, ah ah ah! Lo odio.

Oltretutto, mentre la divisione andava avanti, mi hanno messo quel ridicolo cappellino in testa. Mi hanno abbassato e ho anche dovuto lasciargli un resto, così quando hanno abbassato anche lui, è diventato un 18.

Li ho sentiti ridacchiare insieme, lui e l’1, laggiù in fondo. Mentre io sono rimasto attaccato allo zero che sì è un numero rispettabile, ma non è di grande compagnia.

Ti è piaciuto questo racconto?

Lo hai trovato divertente?

Esprimi il tuo gradimento.

Susanna Mattiangeli, Appunti, cose private, storie vere e inventate di Matita HB, Editrice Il Castoro
LETTURA CRITICA 21 UN TESTO
FANTASTICO

La mia scuola americana

Era una scuola tutta di vetro vicino a New York.

C’erano dei corridoi molto ampi e luminosissimi. Ricordo che la prima volta che mi ci portarono non riuscivo a pensare che quella fosse proprio una scuola. Le larghe vetrate molto basse davano su di un immenso prato verde. Il primo giorno che mi iscrissero, in America, mi sentivo tanto infelice. Nella solita scuoletta del mio rione, buia, vecchia, ma così simpatica, avevo lasciato i miei compagni. Il direttore, pelato, mi accompagnò nella mia classe attraverso i lunghi corridoi, e su ogni pannello colorato vedevo disegnati tanti cuori rossi, verdi, viola, neri e pensavo: “A casa mia i cuori sono sempre rossi”.

Ma poi c’era scritto “San Valentino”, “Il giorno di San Valentino”, “Vuoi essere il mio Valentino?”, “Vuoi essere la mia Valentina?”.

“Mi sa” pensavo “che qui son tutti scemi”. Ma mi sentivo così sperduto che avrei voluto allungare la mano e infilarla nella mano del direttore. Forse con la mia maestra l’avrei potuto fare. Ma lì, con quel signore che mi trattava con tanto garbo come se fossi stato un grande, era proprio impossibile. Mi ricordavo l’ostilità, le risatine e le gomitate con le quali avevamo, l’anno prima, accolto un bambino che, a metà dell’anno scolastico, aveva cambiato scuola. Gli avevamo fatto un sacco di dispetti.

Quale monumento si trova a New York? OMPITO

Lucia Tumiati, Saltafrontiera, Giunti Junior
NON
C C 22 narrativo Testo TESTO REALISTICO
NOTO

– Lo sai che cos’è il giorno di San Valentino? – mi chiedeva intanto il direttore.

– No, Sir.

– È un giorno dedicato ai ragazzi. A chi si vuol bene e per cui si ha simpatia, si regala un cuore.

– Yes, Sir.

Il direttore si fermò. Sul pannello vicino alla classe dove dovevo entrare c’erano decine di cuori. Su ogni cuore c’era scritto: Giorgio, vuoi essere il mio Valentino?

Ho guardato il direttore con immenso stupore e lui ha sorriso, dicendomi: – È per te.

Sono entrato in classe: “Hip, hip, hip, hurrà!” strillavano i ragazzi. E io lì come uno scemo che piangevo senza saper che dire.

Loro non capivano che tanta amicizia potesse far piangere e io non capivo come si potesse essere così amici senza neppure conoscerci.

E non capivano che piangevo non perché desiderassi la mia vecchia scuola, ma perché la nostalgia delle vecchie care cose di scuola era stata battuta dal loro riso semplice e stupito.

A NALISI A

SCOPRI quali sono le caratteristiche del testo narrativo

Il NARRATORE di questo testo, cioè la persona che racconta i fatti è: un’autrice che parla di un bambino. un bambino che narra ciò che gli è successo.

Lo SCOPO, cioè il motivo per cui l’autrice ha scritto questo testo, è raccontare un avvenimento, farci immaginare un luogo e comunicarci emozioni.

Sei d’accordo? Sì. No.

Il CONTENUTO di un testo narrativo può essere realistico o fantastico. In questo caso è

La STRUTTURA, cioè il modo in cui sono narrati i fatti, permette di comprendere la TRAMA, che è l’insieme dei fatti.

Per introdurre i fatti l’autore ti comunica subito di che cosa parlerà. Poi il racconto si sviluppa e, pian piano, ti fa entrare nell’argomento. Conclude in modo chiaro.

Il testo narrativo può essere diviso in sequenze, cioè in parti brevi.

Il luogo, il tempo, il personaggio sono gli ELEMENTI DEL TESTO che ti hanno permesso di capire se ciò che è narrato può essere realmente accaduto o se è solo fantasia.

23 TESTO REALISTICO narrativo Testo

Paese che vai... scuola che trovi!

Quando Paolo partì per il Giappone con i genitori, perché la mamma e il papà erano giornalisti e avrebbero scritto articoli da Tokyo, la nonna gli regalò nove paia di pantofole.

Il viaggio in aereo fu pieno di domande ai genitori: – Come sarà la mia scuola? Come saranno i miei nuovi amici? Come sarà la nostra nuova casa?

La casa era bellissima: di legno, a due piani, con il giardino.

Le pareti che dividevano le camere erano di carta, scorrevoli.

C’era la stanza del tatami, dove il pavimento era ricoperto di stuoie di paglia di riso intrecciata.

Ma la cosa che più stupì Paolo, quando giunse davanti alla porta della sua nuova casa, fu che all’ingresso occorreva togliersi le scarpe e indossare le pantofole.

Un bel paio di pantofole da sfilare però per accedere alla stanza del tatami, dove nessun tipo di calzatura era ammesso.

La padrona di casa disse: – Usciti dalla stanza del tatami occorre di nuovo indossare le pantofole da casa. Giunti al gabinetto bisogna togliere le pantofole da casa e indossare quelle da gabinetto. Paolo chiese: – Come mai? Perché?

– Pulizia significa bellezza! – rispose la padrona di casa – Anche a scuola indosserai le pantofole.

– Le pantofole da scuola? – sottolineò Paolo.

24 narrativo Testo TESTO REALISTICO
Emanuela Nava, I bambini del mondo, Einaudi Ragazzi

A scuola i suoi maestri e i suoi compagni lo accolsero con inchini e sorrisi.

All’entrata Paolo indossò le pantofole.

I maestri e i compagni parlarono, ma soprattutto a gesti, perché Paolo non era ancora in grado di comprendere ogni parola.

Lo condussero in uno sgabuzzino dove erano custoditi scope e stracci e mimarono i movimenti che si compiono quando si lavano i vetri, si spazza il pavimento, si spolverano i banchi.

Per un attimo Paolo pensò che si trattasse di uno scherzo o addirittura di una prova da superare per essere accolti nella classe.

Un insegnante spiegò: – Oggi è il giorno delle pulizie. In Giappone non sono i bidelli a pulire le aule, ma i maestri e i bambini che in quella stessa aula trascorrono molte ore del giorno. Paolo vide che anche i maestri e i bambini delle altre classi stavano raccogliendo scope e stracci. Entrarono tutti insieme nell’aula. Maestri e bambini iniziarono a occuparsi di tutto con gioia. Cantavano mentre strofinavano, lucidavano, spazzolavano.

A NALISI A

SCOPRI quali sono i tipi di sequenze del testo narrativo.

In un testo il racconto dei fatti può avvenire in modi diversi. Per questo si possono individuare diversi tipi di sequenze, cioè parti brevi del racconto

Sequenza narrativa: racconta un fatto che accade nel racconto.

Sequenza descrittiva: descrive un personaggio, un luogo o una situazione.

Sequenza dialogica: riporta i dialoghi che avvengono tra i personaggi.

Sequenza riflessiva: riporta i commenti, le riflessioni dell’autrice/autore o di un personaggio.

Colora le barre, utilizzando i colori giusti, per evidenziare la sequenza descrittiva, la sequenza riflessiva, le tre sequenze dialogiche, le sequenze narrative

ISIONE MENTALE V

Osserva e memorizza la posizione geografica del Giappone.

V
25 narrativo Testo TESTO REALISTICO

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo narrativo

Il contenuto del racconto è: fantastico. realistico.

Il narratore è il protagonista del racconto?

Sì. No.

La Scuola con la S maiuscola

Quell’estate, scavarono una grande buca, gettarono le fondamenta e costruirono una scuola.

Gli insegnanti arrivarono, così come i bambini.

Una bambina piccola con le lentiggini non voleva proprio saperne di entrare.

“Devo essere proprio orribile” pensò la Scuola, e sospirò.

La Scuola osservò i bambini più piccoli seduti in cerchio sopra uno dei suoi tappeti.

– Quando è il vostro turno, direte il vostro nome – li invitò la maestra.

Era il turno della bambina con le lentiggini, ma non disse nulla. Rimase in silenzio a fissarsi le scarpe.

– Non mi piace la scuola – sussurrò la bambina.

“Be’, magari nemmeno tu piaci a lei…” pensò la Scuola.

Più tardi i bambini disegnarono usando pastelli e glitter. La bambina con le lentiggini disegnò la scuola.

“È proprio uguale a me” pensò la Scuola. “Tranne che per i brillantini. È come se mi conoscesse da sempre…”.

– Mi dai il tuo disegno? – chiese la maestra alla bambina. – Non dirlo agli altri, ma secondo me è il più bello!

La Scuola pensò che la maestra aveva ragione. La bambina con le lentiggini sorrise quando la maestra appese il suo disegno sulla bacheca con una puntina.

– Ahi! – disse la Scuola, ma non le fece male sul serio. Alle tre in punto, i genitori riabbracciarono i bambini. – È stato un grande giorno per te – disse il Custode.

– Potresti… – iniziò a dire la Scuola. – Potresti farli ritornare anche domani? Soprattutto quella bambina con le lentiggini.

Adam Rex, Un grande giorno per la scuola, Giunti Editore
26 narrativo Testo TESTO FANTASTICO

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo narrativo

Folletti a scuola

Il professor Allock si schiarì rumorosamente la gola e in

l’ A r t e di... LEGGERE

L’asterisco * divide il brano in due parti. Leggete a coppie, come se foste due attori o attrici, dando espressione e intonazione. Nella prima parte dovrete sottolineare l’incalzare delle azioni dei folletti.

Si chinò per raccogliere una grossa gabbia coperta da un panno e la posò sulla cattedra.

– Devo chiedervi di non gridare – disse Allock abbassando la voce. – Potrebbe aizzarli. Mentre la classe tratteneva il respiro, Allock tolse la co-

Disse in tono drammatico: – Folletti della Cornovaglia! Vediamo che cosa siete capaci di farne! – e aprì la gab-

Ci fu un pandemonio. I folletti schizzavano in tutte le direzioni. Due di loro afferrarono Neville per le orecchie e lo sollevarono in aria. Molti si fiondarono contro le finestre, innaffiando di vetri rotti quelli dell’ultima fila. Altri si impegnarono a distruggere la classe. Afferrarono calamai e spruzzarono inchiostro dappertutto, afferrarono borse e libri e li scaraventarono fuori dalle

Nel giro di pochi minuti metà della classe si riparava

– Su muovetevi, radunateli! In fondo sono solo folletti –

Brandì la bacchetta magica e ruggì: – Peskipiksi

Non accadde nulla. La campanella suonò e ci fu un

Allock vide Harry, Ron e Hermione che avevano quasi raggiunto la porta e disse: – Bene, affido a voi il com-

27 narrativo Testo TESTO FANTASTICO

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo narrativo

In questo brano l’introduzione presenta:

una situazione. un luogo.

La conclusione: invita chi legge a riflettere. spiega come termina l’episodio. Una parte del racconto è in stampato maiuscolo perché: è una parte importante. sono le parole della protagonista. indicano che la protagonista parla a voce alta.

Nella biblioteca della scuola

Il primo giorno di scuola la Maestra ha portato la classe a fare un giro della scuola e ognuno ha dovuto scegliersi un compagno per la fila. La mia compagna era Lucilla e ci siamo date la mano.

Davanti a noi c’era quel bambino che potrei pic chiare anche con una mano sola e il suo compa gno era Giovanni.

Il primo posto che abbiamo visto è stata la bi blioteca. I libri sono la cosa che più mi piace al mondo.

– AH, CI SONO TRILIONI DI LIBRI QUI! MI PIACE QUESTO POSTO! – ho gridato.

La bibliotecaria mi si è avvicinata per dirmi di ab bassare la voce.

– Certo, solo che… A me piacciono tantissimo i libri con le figure. Mia mamma dice che quando diventerò grande mi piaceranno anche quelli con le parole, e anche i broccoli.

Il bambino che potrei picchiare con una mano sola ha detto: – Sssssh!

Gli ho mostrato il pugno e lui si è voltato. Dopo la biblioteca siamo andati alla mensa, che è il posto dove i bambini mangiano il pranzo. – Ummm… – ho detto. – Che profumino! Sento odore di polpette al sugo!

Giovanni si è tappato il naso. – Sai una cosa?... Puzzi! – ha detto. Lucilla si è messa a ridere, perciò ho smesso di darle la mano.

Barbara Park, Giulia B. e il primo giorno di scuola, Mondadori
28 narrativo Testo TESTO REALISTICO

Leggere un brano con dialoghi (sequenze dialogiche) insieme a una compagna o un compagno aiuta a dare espressività alla lettura.

CODING

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo narrativo.

Il contenuto di questo brano è il colloquio tra

Il luogo è

I personaggi sono

Il testo è realistico o fantastico? ................................

STUDIARE? SÌ, MA…

– Buongiorno, maestro Angelo. Come va a scuola Valentina?

– Devo contenerla un po’, signora Castelli.

– Oh, no. È curiosa. Non la smette mai di fare domande.

– Ah, lo fa anche a casa. Dev’essere un “difetto” di famiglia.

– Ma non lo considero un “difetto”. Anzi, mi auguro che conta-

– Comunque, studia volentieri?

– Studia e impara. Ma è selettiva.

– Studia soprattutto ciò che le piace e trascura un po’ ciò che non le interessa. A ogni modo, ciò che conta è che sua figlia conservi il gusto di imparare. Io provo a far innamorare i miei

– E ci riesce bene. Valentina non ha mai finto di star male per non venire a scuola. Ricorda quella volta che volle essere accompagnata in classe con la febbre? Speriamo che continui così anche alle medie e alle superiori.

– Valentina è orgogliosa. Sono sicuro che si impegnerà al massimo anche quando sarà più grande. Immagino che lei e suo marito siate fieri di lei.

Angelo Petrosino, Aiuto, ho un debito in mate!, Piemme
29 l’ A r t e di... LEGGERE

MAPPA • ORGANIZZARE LE CONOSCENZE

Il TESTO NARRATIVO è il racconto di fatti reali o immaginari.

Nel racconto realistico fatti, personaggi e luoghi appartengono alla realtà.

Nel racconto fantastico fatti, personaggi e luoghi sono frutto della fantasia.

SCOPO

Raccontare una storia per appassionare chi legge.

ELEMENTI

Personaggi, tempo e luogo.

IL TESTO NARRATIVO

CONTENUTO

Realistico o .

STRUTTURA

Introduzione, , .

NARRATORE

Il narratore può essere:

• esterno: narra in terza persona;

• interno: narra in ............................... persona.

ISIONE MENTALE V V

Un castello e una bambina possono essere elementi sia di un racconto realistico sia di un racconto fantastico Colora la cornice della situazione che può essere solo di fantasia.

QUADERNO DI SCRITTURA E RIASSUNTO, pp. 20-35
30 narrativo
Testo

VERIFICA

La maestra “spiona”

Come ogni mattina, prima di entrare, la maestra Giuditta sbirciò in quarta A dalla porta socchiusa.

Eh, sì. Le piaceva spiare i suoi ragazzi. Coglierne le espressioni e catturarne i gesti. Così facendo aveva scoperto molte cose su di loro.

Quel lunedì mattina di settembre c’erano proprio tutti. A cominciare dalle gemelle Anna e Lisa. Ai genitori bastava pronunciare un unico nome, Annalisa, ed entrambe accorrevano. Quanto fiato risparmiato!

Dietro di loro, vicino alla finestra, c’era Francesco. Aveva una paura terribile dell’acqua. Al mare o in piscina il livello massimo delle sue immersioni era le ginocchia. Era convinto che, ficcando la testa sott’acqua, quest’ultima sarebbe penetrata dalle orecchie nel cervello, con chissà quali conseguenze!

Cinzia disegnava cuori in una pagina del suo diario.

Federico, come sempre, era concentrato a battere il record sul suo videogame. Caterina, che sognava a occhi aperti e viveva nel suo mondo pieno di colori.

Giuditta si soffermò a guardare la dolcezza del suo sguardo.

Un urlo proveniente dall’aula la riportò alla realtà. Entrò con passo da bersagliere. I ragazzi la salutarono in coro.

Posò il registro sulla cattedra: il brusio non accennava a diminuire quindi lanciò il solito fischio da marinaio. Era il segnale dell’attenzione.

A NALIZZO A

1 Riconosci la struttura del testo colorando la barra in questo modo: introduzione, svolgimento, conclusione.

2 Riconosci gli elementi del testo: il luogo è ................................................., il tempo è determinato perché , il personaggio principale è , gli altri personaggi sono

CHE COSA SO?

Ho riconosciuto il contenuto, la struttura, gli elementi di questo testo narrativo?

Sì. No. In parte.

COME STO?

C OMPRENDO C

1 Il contenuto di questo testo è realistico perché

Sono riuscito/a a stare tranquillo/a?

Molto. Abbastanza. Poco.

Giancarlo Oliani, Alla ricerca della memoria perduta, La Spiga Edizioni
31

Testo descrit tivo

Molto probabilmente alcuni anni fa hai letto la fiaba di Cappuccetto Rosso. Era un libro con le illustrazioni, vero? Ma come ha fatto, chi illustra, a rappresentare così bene i personaggi, con i loro movimenti e le loro emozioni, e i luoghi? Chi ha fatto i disegni ha seguito le descrizioni dell’autore.

E perché l’autore ha aggiunto le descrizioni alla narrazione?

Semplice! Per aiutare chi legge a immaginare i personaggi e i loro sentimenti, i luoghi e le loro caratteristiche. Grazie alle descrizioni, puoi addirittura sentire il profumo e i suoni del bosco, la voce del lupo, della nonna e di Cappuccetto Rosso.

Spunti per discutere

CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ
32

Il testo descrittivo rappresenta, per mezzo delle parole, le immagini di persone , animali , oggetti e ambienti .

SCOPO

CONTENUTO

Rappresentare la realtà e “farla vedere” a chi legge.

Descrizione di:

• persone, animali (aspetto fisico, abitudini, carattere…);

• paesaggi, sentimenti, oggetti.

ELEMENTI

Dati oggettivi: chi scrive descrive in modo preciso senza esprimere giudizi o impressioni. La descrizione è oggettiva.

Dati soggettivi: chi scrive esprime le sue emozioni, impressioni, sensazioni.

La descrizione è soggettiva.

STRUTTURA

La descrizione utilizza:

• dati sensoriali (visivi, uditivi, olfattivi, gustativi, tattili), se presenta la realtà percepita attraverso i cinque sensi;

• dati dinamici, se descrive un oggetto in movimento;

• similitudini e paragoni, se raffronta una persona, una cosa, una qualità o una sensazione con una simile.

33 MAPPA

Il piacere di... ASCOLTARE UN TESTO DESCRITTIVO

Ascolta il testo letto dall’insegnante. Poi rileggilo in autonomia.

MIND FULNESS

I suoni della natura a volte rilassano, a volte spaventano, a volte incuriosiscono.

Se senti intorno a te suoni della natura che ti spaventano, rilassati cercando di capire da che cosa sono causati. Se segnalano veramente un pericolo, rispetta le regole di prevenzione e cerca l’aiuto di una persona adulta.

Angelo Petrosino, Le avventure del passero Serafino, Einaudi Ragazzi

Il primo temporale di Serafino

Al passero Serafino piaceva osservare i bambini dell’asilo mentre giocavano, si rincorrevano, si scambiavano le merende. Lo stava facendo anche quella mattina, quando il cielo si velò all’improvviso e un vento impetuoso cominciò a scuotere i rami e a sollevare la polvere nel cortile.

Le maestre si alzarono di scatto dalle sedie e gridarono: – Tutti dentro. Sta per scoppiare un temporale!

In pochi secondi i bambini sciamarono nell’edificio strillando e la porta d’ingresso si chiuse con violenza alle loro spalle.

Serafino non aveva mai assistito a un vero e proprio temporale. Ma il vento che squassava l’albero e il sordo brontolio del tuono sempre più vicino lo spinsero a rientrare in fretta nel nido. I rami vibrarono come corde e rischiò più volte di cadere e di essere travolto dal vento. Finalmente si infilò nel nido e vi si rannicchiò.

Quasi subito cominciò a piovere. Era una pioggia a scrosci, sferzante, che staccava a manciate le foglie dai rami. I lampi illuminavano l’albero e sembrava che volessero incendiarlo.

34

I tuoni, invece, erano come delle esplosioni che stordivano e facevano balzare il cuore in gola.

Serafino mise il capo sotto un’ala e chiuse gli occhi.

Ma poco dopo la pioggia si trasformò in grandine. Chicchi grandi come l’uovo dal quale era nato si infilavano tra foglia e foglia e riuscivano a spezzare i rami più sottili.

A un certo punto, uno di quei chicchi penetrò nel nido. Serafino ebbe un sussulto e rimase paralizzato. Si riebbe subito, però, e spinse fuori con il becco l’uovo di ghiaccio che aveva cominciato a sciogliersi.

Per fortuna il temporale si placò e pochi minuti dopo ricomparve il sole.

Il cortile era coperto di foglie, ma non si era allagato.

Una maestra aprì la porta d’ingresso e disse: – Bambini, venite a vedere.

I bambini uscirono timidamente nel cortile.

– Quante foglie.

– C’è una lumaca laggiù.

– Adesso lo scivolo è lavato e pulito.

– Guardate, l’arcobaleno!

I bambini alzarono gli occhi verso l’arco colorato ed esclamarono in coro: – Oh!

Poi rientrarono.

Serafino fece capolino dal nido. Il nido era ancora protetto da una folta barriera di foglie.

Ti è piaciuto questo racconto?

Sei riuscito/a a immaginare, “vedere”, “sentire” il temporale?

CHE

35

Durante la lettura dell’insegnante, se non capisco il significato di alcune parole: alzo la mano. cerco di dedurre il significato. mi confondo. COSA SO?
LETTURA CRITICA

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del testo descrittivo

Questa è la descrizione di un AMBIENTE ed è: soggettiva, cioè il narratore inserisce commenti e sensazioni personali. oggettiva, cioè il narratore non esprime giudizi o impressioni personali.

Il narratore descrive il luogo in modo:

generale (senza soffermarsi sui particolari). particolareggiato (si sofferma sui particolari).

Il narratore:

utilizza dati dinamici (descrive un soggetto in movimento).

non utilizza dati dinamici non descrive un soggetto in movimento).

Il babbo e io al mercato

Il babbo camminava saltellando, proprio come chi è molto incuriosito.

Ai margini della strada c’erano tante case. Piccole celle-negozio che ingombravano il marciapiede con le loro mercanzie. Tutto sembrava strano, anche i meloni e le banane, anche le tazze e i vasi variopinti e i cesti di vimini, le pile di ciambelle e di focacce, i teli di cotone sgargianti, le stoffe di seta ricamate d’oro e d’argento, i legni laccati, le collane di semi.

Tutto traboccava dalle piccole celle e stava appeso a dei pali sopra la nostra testa, per la strada, mentre i mercanti restavano seduti sui tappeti all’interno. Nag camminava come un principe fra la sua gente, leggero, trionfante. E noi dietro, affascinati. Labirinti di stradine e catapecchie fiancheggiavano la strada principale, varie bestie da cortile sul marciapiede quasi inesistente e più di una volta capannelli di gente con carretti e tricicli fermi, per lasciar passare una mucca che qui è sacra e intoccabile.

Lucia Tumiati, Saltafrontiera, Giunti Junior
36 AMBIENTI descrittivo Testo

Dalla mia finestra

Dalle finestre della cucina vedo un capannone dove entrano ed escono grossi camion. Io mi diverto, a volte, a stare a guardare il viavai perché è un po’ come stare davanti alla tv. Osservando bene ho visto che sopra la bocca del portico, c’è una lunga fessura e dalla mia casa sembra nera. Dev’essere il buio che c’è dietro. Chissà cosa trasportano quei camion?

Adesso è primavera e sono arrivate le rondini. Guardando ho visto che molte di loro entrano attraverso quella striscia nera sopra al bandone. Mi piace osservare quello che accade. Le vedo entrare e uscire indaffarate, a volte sento i loro strillini, come sono allegri! Certo hanno fatto i nidi dentro al capannone, devono essere in tante. Un giorno che stavo guardando proprio lì ho visto un gatto rosso appostato davanti al bandone chiuso.

“Aspetterà un topo” ho pensato. Ma il gatto era sempre là fermo. Dopo tanto tempo, ho visto una scena incredibile. D’improvviso dalla fessura nera sono uscite delle rondini e si sono avventate contro il gatto rosso, mettendolo in fuga.

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo descrittivo.

Questa descrizione è soggettiva o oggettiva?

Sottolinea le parti in cui il narratore utilizza dati dinamici, cioè descrive il movimento dei camion e delle rondini.

Lucia Tumiati, La pace è bella, Giunti Junior
37 AMBIENTI descrittivo Testo

A NALISI A

SCOPRI come si descrive una PERSONA

La descrizione di una PERSONA, per essere completa, deve comprendere: aspetto fisico, abbigliamento, carattere e comportamento.

Per “farci vedere” il cameriere, l’autrice descrive: aspetto fisico, abbigliamento, carattere, comportamento. solo l’aspetto fisico.

Questa descrizione è: soggettiva oggettiva.

Un cameriere molto originale

Rocco ha una tavola calda a Firenze.

È una persona semplice; è spiritoso e amichevole.

È il classico tipo che si metterebbe a raccontare tutte le sue cose e i suoi problemi al primo mercante che grida girando per le strade.

Spesso vado a mangiare da lui e mi dà subito una pacca sulla spalla in segno di affetto.

Serve velocemente i clienti, chiacchiera con tutti, quando parla in fiorentino stretto con i parenti non si capisce una parola.

È abbastanza magro, ha dei baffettini grigi, la testa un po’ pelata e due occhi neri molto espressivi. Non si può dire che vesta chic o elegante, ha quasi sempre un brutto gilè marrone sopra una felpa scura e dei semplici pantaloni. Ai piedi calza un paio di calzettoni color verdognolo marcio e due scarpe che non incastrano proprio con il resto del vestito.

È molto cordiale con tutti, tanto che quando la mia mamma compra qualcosa da lui mi regala sempre un latte alla portoghese, una specie di budino.

È tenero e spesso ha paura di dire stupidaggini. Ha circa cinquant’anni, ma sembra quasi un ragazzino di vent’anni, si muove agilmente, parla di cose spiritose.

Alice Sturiale, Il libro di Alice, Rizzoli
38 descrittivo Testo PERSONE

Valentina e Simona

Mia sorella Valentina ha cinque anni più di me e si crede la più bella del mondo, anche se dice in continuazione “che mostro che sono”. Secondo me ha ragione, ma quando glielo dico io diventa blu dalla rabbia e si mette subito a strillare. Non capisco perché se lo vuole dire da sola!

Sta in bagno delle ore a provarsi i trucchi della mamma. Valentina ha un’amica del cuore, che si chiama Simona. Simona sta sempre a toccarsi i capelli e a buttarseli indietro, e se uno le sta vicino, paf!, in faccia. E poi questa Simona ha paura di tutto: dei criceti, delle cavie, delle mosche, dei ragni e anche delle lumache; insomma è peggio di Valentina. Quando viene a casa, Simona e Valentina si chiudono in camera e dicono che devono studiare, ma non è vero. Loro parlano di ragazzi e tengono un diario segreto. Parlano dei ragazzi, parlano degli attori della Tv e poi ricominciano a parlare dei ragazzi. Io un giorno sono stata un’ora ad ascoltare e quasi quasi mi addormentavo dalla noia.

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo descrittivo

Questa descrizione è soggettiva o oggettiva?

Riesci a capire quale di queste due ragazze è Simona?

Sì. No.

Perché non riesci a riconoscerla?

Quale aspetto della descrizione di Simona (aspetto fisico, carattere…) manca nel testo?

Angela Nanetti, Veronica ovvero “i gatti sono talmente imprebedibili”, Edizioni EL
39 descrittivo Testo PERSONE

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici della descrizione di un ANIMALE

Le parti evidenziate sono similitudini e paragoni perché l’autrice per descrivere il Grifone: descrive altri animali. richiama alla mente caratteristiche di altri animali.

La parte sottolineata in descrive:

gli aspetti fisici il carattere e le abitudini

La parte sottolineata in descrive:

gli aspetti fisici. il carattere e le abitudini

Il Grifone

Il Grifone è un animale fiero e nobile, metà leone e metà aquila. Il corpo e la coda sono identici a quelli di un leone, solo più grandi, mentre la testa e le ali sono come quelle di un’aquila. Le sue orecchie appuntite ricordano quelle di un cane. Il suo colore è variabile: alcuni Grifoni sono blu, con piume rosso-rosate sul petto e ali bianche dalla punta azzurrina, mentre il corpo è fulvo come quello di un leone

I Grifoni vivono in regioni montuose disabitate o in paesi desertici, e fanno il nido su rocce scoscese, da cui scendono in picchiata in cerca di cibo

Un solo Grifone è più forte di un centinaio di aquile e riesce ad afferrare facilmente un paio di cavalli o due buoi aggiogati. Alcuni Grifoni prestano servizio agli déi, così come i cavalli con gli uomini.

I lunghi artigli del Grifone sembrano le corna di un bue. Si scuriscono a contatto del veleno, ed è per questa ragione che sono così ricercati.

Questi animali sono così fieri e vigili che è praticamente impossibile catturarli o ucciderli.

Occasionalmente, capita che qualche persona si imbatta in uno di loro che si è ferito. Se la persona è abbastanza coraggiosa da curarlo, il grifone, riconoscente, si strapperà un artiglio e glielo regalerà.

Questo è un giogo:

Sapresti dire con parole tue che cosa significa ”due buoi aggiogati”?

Alison Lurie, Lo zoo della fantasia, Mondadori
OMPITO NON NOTO C C 40 descrittivo Testo ANIMALI

dal Web e focusjunior.it

Le foche

Le foche sono mammiferi adattati alla vita acquatica, con un corpo allungato, rivestito da uno spesso strato adiposo ricoperto da un fitto pelo corto, vellutato, impermeabile all’acqua. Hanno la testa piccola e leggermente appiattita e orecchie prive di padiglione auricolare esterno. Il muso è provvisto di baffi lunghi e robusti detti vibrisse. Gli arti anteriori sono trasformati in pinne mentre quelli posteriori costituiscono un’unica pinna posteriore. Sulla terraferma sono lente e goffe, a causa del corpo tozzo e delle zampe posteriori fuse insie me, che rendono la loro andatura un buffo mix di scivolate e movimenti a zig-zag. Ma quando nuo tano si muovono con agilità in acque gelide e co perte dai ghiacci.

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo descrittivo In entrambi i testi si descrive: solo l’aspetto fisico. solo le abitudini. l’aspetto fisico e le abitudini.

In quale dei due testi il linguaggio è:

• tecnico e preciso?

• ricco di aggettivi che esprimono opinioni e sensazioni?

Rowena Farre, Il cucciolo del mare, Longanesi

La mia foca

Lora aveva occhi grandi e lucidi, di un bel blu nerastro, con lunghe ciglia. Erano umidi e dolci, bellissimi ed espressivi come lo sono sempre gli occhi delle foche. Un suo sguardo bastava a farmi correre a riempire la sua bottiglia di latte e olio, oppure mi faceva capire che desiderava essere presa in braccio, cosa che divenne complicata quando, da adulta, pesava 300 libbre (136 chili!) ed era alta un metro e mezzo.

Aveva un udito finissimo, e adorava la musica: si metteva in ascolto con un’espressione gioiosa. Talvolta poi accompagnava la melodia con un repertorio di sbuffamenti, fischi e strani miagolii, dondolandosi con tutto il corpo.

41 descrittivo Testo ANIMALI

Il pentolino e il fornelletto

Si trattava di un fornellino di terracotta, dall’aspetto molto raffinato.

ANALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici della descrizione di un OGGETTO

Nel testo sono stati sottolineati i dati oggettivi relativi a:

MATERIALE COLORE

FORMA

RUMORE ODORE

Colora il quadretto con il colore giusto.

A che cosa sono paragonati i pezzetti di carbone?

La carbonella vi bruciava con grande energia: guardando sotto il pentolino si intravvedevano i pezzetti di carbone, di un rosso vivo, come tanti tuorli d’uovo.

Sul fornellino vi era un pesante pentolino di terracotta rossa, con il corpo spesso e il beccuccio stretto.

Il decotto, la bevanda fatta di radici e foglie di piante immerse nell’acqua, stava bollendo.

Il coperchio traballava per via del vapore, che lo faceva saltare ritmicamente

Sbuffo dopo sbuffo il vapore si disperdeva nella stanzetta, riempiendola di un gradevole profumo intenso

Il fornelletto di terracotta trasmetteva a Sang Sang un profondo senso di calore, quando si sedeva a osservare le nuvolette di vapore azzurrino che si alzavano verso l’alto.

Quando fu l’ora, Weng Youju versò il decotto in un’ampia scodella.

Aggiunse poi un po’ di acqua fredda nel pentolino e si accinse a preparare la seconda dose di decotto.

Cao Wenxuan, La scuola dal tetto di paglia, Giunti
42 descrittivo Testo OGGETTI

Rivista “Argonauti explorers”, n. 18

Vacanze ai Caraibi

Dal finestrino del piccolo aereo, le isole San Blas sembrano una manciata di lenticchie galleggianti sul blu del Mar dei Caraibi. La pista di atterraggio è una sottile striscia grigia di asfalto.

Arriviamo alle nostre “cabanas”, le casette di legno su palafitte che ci ospiteranno.

La pioggia tamburella sul tetto. Ma quando c’è il sole la sabbia appare bianchissima e lucente e il mare assume incredibili sfumature verdi e azzurre.

L’umidità filtra tra le canne di bambù e, passando una mano sulle pareti, sentiamo il fresco sotto le nostre dita. L’odore dell’umidità si unisce al profumo dei pesci alla griglia e alle banane fritte che mangeremo per pranzo.

È il giorno di Natale. Il proprietario delle “cabanas” ci offre alcuni dolcetti tipici, per noi un po’ troppo dolci.

All’improvviso un pappagallino di tanti colori si appollaia sulla mia spalla.

Il proprietario ci dice come sia bella la sua isola e soave il profumo che viene dalle piante della montagna in aprile.

NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo descrittivo.

Nel brano c’è una similitudine: sottolineala.

L’autore per descrivere utilizza dati sensoriali, cioè quelli che percepisce attraverso i cinque sensi.

Indica i diversi sensi utilizzati nelle parti sottolineate. Poi completa.

Non sono stati sottolineati i dati relativi al senso della

Questi dati sono però presenti nel testo?

Sì. No.

.....................................................................
43 descrittivo Testo OGGETTI
A

l’ A r t e di...

Nella lettura di una frase puoi dedurre in anticipo la fine di alcune parole.

CODING

• Osserva il testo a colpo d’occhio. Alcune parole sono incomplete: c’è solo l’inizio.

• Leggi il testo. Quando incontrerai le parole incomplete, per completarne la lettura aiutati con quelle che le precedono o le seguono.

• Rileggi il testo senza incertezze.

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo descrittivo.

Questo brano descrive:

• un ambiente. Quale?

• una persona. Chi?

Sottolinea la similitudine che descrive come si sentiva il bambino quando era osservato dalla preside.

Andrew Clements, Il club dei perdenti, Rizzoli

NELL’UFFICIO DELLA PRESIDE

Alec entrò nell’ufficio della preside. La sedia di fronte alla scrivania era identica a quelle del corrid : plastica rossa con le gambe di metal nero. Alec ripensò a quanto gli sembrava grande in prima e quanta paura, quanta tremarella aveva avuto le prime volte. Oggi la sedia era perfetta per lui, che si sentiva a casa, dopo essere entrato in quell’uffi tante volte. La presi era sempre uguale: capelli rosso-castano lunghi fin quasi sulle spalle, giacca e camicetta. E portava sempre una coll di piccole perle. Faceva quella solita cosa con i gomiti sulla scrivania e le mani unite. Sembrava che stesse pregando. E forse era così. Portava occhi senza montatura, con lenti spessiss che facevano sembrare i suoi occhi castani enormi. Quando lo guardava in quel modo, Alec si sentiva come un insetto sotto la lente di ingrand Sapeva benissimo che non era il caso di sorridere, né di parl per primo. Così aspettò.

L’attesa durò solo dieci secondi, ma gli sembrò eterna. Poi la preside Vance separò le mani e incrociò le braccia sulla scriv . Parlò lentamente e a voce molto bassa.

“Alec, Alec, Alec, che dobbiamo fare?”. Quando pronunciò la parola “fare”, inarcò con forza le sopracci . Alec tranquillo non era, ma neppure terrorizzato.

44
LEGGERE

Il TESTO DESCRITTIVO rappresenta con le parole immagini di oggetti, animali, persone e ambienti.

SCOPO

Rappresentare la realtà con le parole.

IL TESTO DESCRITTIVO

ELEMENTI

Dati oggettivi

Il narratore utilizza solo dati oggettivi e non esprime un giudizio o un’impressione (descrizione ).

Dati soggettivi

Il narratore accompagna la descrizione con le sue impressioni ed emozioni (descrizione ).

ISIONE MENTALE V V

Se vuoi descrivere bene una persona, un animale, un oggetto o un ambiente devi prima visualizzarlo nella tua mente, come una foto con tanti particolari.

CONTENUTO

Descrizione di: • paesaggi, sentimenti, oggetti; • , (aspetto fisico, abitudini, carattere…).

STRUTTURA

Descrizione della realtà percepita dai cinque . Uso di similitudini e .................................... . Dati dinamici: descrizione di un soggetto in

QUADERNO DI SCRITTURA E RIASSUNTO, pp. 36-49
45
• ORGANIZZARE LE
descrittivo Testo
MAPPA
CONOSCENZE

VERIFICA

Vi presento Sherlock Holmes

Voglio parlarvi di un uomo singolare. Per molti anni io, il dottor John Watson, condivisi con questo signore un appartamento a Londra, in Baker Street 221 B. Era un alloggio di modeste dimensioni, ma elegante e ben curato.

Quando lui arrivò, però, il salotto si trasformò in una giungla di oggetti, libri e strumenti di ogni foggia.

Del resto il mio compagno di appartamento era il consulente investigativo più stimato d’Inghilterra.

Perché il signor Sherlock Holmes (questo era il suo nome) non era un investigatore come gli altri. Non sembrava un segugio. Non consumava la suola delle scarpe inseguendo criminali per la città, intimando “altolà!” o frugando tra i cassetti in cerca di prove. No. Lui interrogava la realtà. Le cose. Le tracce. Un grappolo di impronte, un pelo di barba, una stringa slacciata.

Tutto ciò che agli altri appariva insignificante e banale, agli occhi di Sherlock Holmes acquistava un’importanza clamorosa.

- Le cose più piccole sono le più importanti - diceva.

Alto, magro e dinoccolato, senza barba né baffi, sembrava un galantuomo più che un segugio del crimine. Nessuno poteva sospettare che, sotto le maniche di lana pregiata della sua giacca, si nascondevano mani ossute e forti.

Voleva sapere tutto di tutto, Holmes. Leggeva e studiava fino a consumarsi la vista. Spesso era impossibile capire cosa pensasse, dietro quei suoi occhi aguzzi come spilli.

Abile spadaccino e pugile scattante, era anche un genio del travestimento. Sapeva diventare chiunque, Holmes.

Così era Holmes. Un uomo eccezionale e curioso, ma anche egoista e altezzoso.

Qualcuno lo detestava, molti lo ammiravano. Quanto a me, non passa giorno senza che ricordi quanto straordinario fosse il mio amico Sherlock Holmes, investigatore privato.

Sarah Rossi, da Arthur Conan Doyle, Sherlock Holmes e il mastino dei Baskerville, Edizioni EL
46

A NALIZZO A

1 In questo brano vi sono molte sequenze descrittive che riguardano: solo una persona. una persona e un ambiente.

2 La descrizione della persona è: soggettiva. oggettiva.

3 Sottolinea nel testo le parti relative alla descrizione dell’ambiente.

4 Nella descrizione di Sherlock Holmes puoi trovare: solo l’aspetto fisico. solo le abitudini e il carattere. le abitudini, il carattere e l’aspetto fisico.

5 Per descrivere l’investigatore vengono usate due similitudini. Per dire com’è, l’investigatore viene paragonato a un: segugio. galantuomo.

Per dire come non è, viene paragonato con un: segugio. galantuomo.

C OMPRENDO C

1 Sottolinea nel testo le risposte alle domande. Dove vive Sherlock Holmes? Vive da solo? Qual è la sua attività?

VISIONE MENTALE

Individua e poi scrivi i due particolari in base ai quali si può dire che quello rappresentato a fianco non è Sherlock Holmes.

OMPITO NON NOTO C C

L’autore descrive anche le opinioni altrui su Sherlock Holmes. Queste descrizioni aiutano: a capire meglio il personaggio. a immaginare l’aspetto fisico del personaggio.

CHE COSA SO?

Ho analizzato le sequenze descrittive: bene. abbastanza bene. con incertezza.

COME STO?

Sono riuscito/a a stare tranquillo/a?

Molto. Abbastanza. Poco.

V
47
VERIFICA

Trova chi ho visto!

Ecco il primo gioco-quesito.

Un passero, un gabbiano, un piccione e una cornacchia sono appollaiati sui rami di un albero e osservano dall’alto ciò che avviene in un parco. Scrivi accanto a ciascun uccello la lettera che corrisponde alla descrizione e il numero che corrisponde alla persona o all’animale descritti.

A

È un signore non giovanissimo, di corporatura robusta, anzi sovrappeso.

I suoi capelli ricci incorniciano il viso paffutello. Ha i baffi e un pizzetto sul mento.

Ciao! Siamo le autrici del tuo testo. Ti facciamo una confidenza: da piccole abbiamo giocato tanto! Giochi di movimento, ma anche di… parole! Gioca anche tu con le parole… usando la logica! Non esiste gioco che non utilizzi la logica.

DA COME SI COMPORTA HO CAPITO COM’È IL SUO CARATTERE.

B

Deve essere davvero simpatica. Ha chiamato tutti i bambini organizzando un gioco. Ha aiutato anche una bambina che aveva una gamba ingessata. Con i piccoli è stata eccezionale. Li ha fatti sentire importanti e parte del gruppo.

UTILIZZANDO I DATI SENSORIALI, TI DO UNA PERFETTA DESCRIZIONE.
9
48
5 6
11 12 13

LA MIA DESCRIZIONE NON È OGGETTIVA. HO OSSERVATO IL SUO COMPORTAMENTO E MI SEMBRA COSÌ. C

Mi sono avvicinato dopo che è uscito dal laghetto. Il suo lungo pelo puzzava un pochino. Si è agitato per scuotere l’acqua. Quando mi ha visto ha abbaiato. Mi sono avvicinato e l’ho sfiorato con una zampetta. Mi sono accorto che aveva il pelo ruvido e irsuto.

TI DESCRIVO IL SUO ASPETTO FISICO.

LO TROVERAI SUBITO.

Se ne sta da solo anche se gli amici lo hanno chiamato per fare il bagno nel laghetto. Ha risposto in modo scortese. Deve avere davvero un carattere scontroso.

D
1 2 3
4 7 8
SOLUZIONE: A4, B1, C9, D11 49
10

Avvent u ra Mit o

Ti piace guardare un film in cui il protagonista affronta pericoli e ne esce sempre in modo vittorioso?

Se cerchi queste imprese in un libro, leggi un racconto d’avventura.

I racconti d’avventura tengono con il fiato sospeso perché parlano di “persone normali” che si ritrovano in situazioni strane e le affrontano con astuzia e coraggio.

Anche i miti sono racconti di avventura. Ma i personaggi sono eroi mitologici o divinità.

Le loro sono imprese straordinarie impossibili per i comuni mortali.

Spunti per discutere

CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ
50

Il racconto d’avventura narra le vicende di personaggi coraggiosi che affrontano situazioni pericolose. Nel mito i personaggi coraggiosi sono divinità o eroi mitologici .

Avventura

Raccontare avventure pericolose. SCOPO

CONTENUTO

Mi t o

Raccontare le imprese di eroi e divinità.

Imprese di eroi mitologici o di divinità.

Il narratore può essere:

• interno: narra in prima persona;

• esterno: narra in terza persona.

Protagonista: un personaggio coraggioso e audace.

Tempo: presente o passato. Luoghi: ambienti selvaggi che presentano insidie.

NARRATORE

Il narratore è esterno: narra in terza persona.

ELEMENTI

Introduzione: presenta i personaggi e i luoghi. Svolgimento: ricco di colpi di scena e di suspense. Conclusione: quasi sempre a lieto fine.

STRUTTURA

Personaggi:

• divinità;

• eroi dotati di poteri sovraumani.

Tempo: indeterminato. Luoghi: imprecisati o indeterminati.

Introduzione: presenta l’eroe e le sue caratteristiche.

Svolgimento: narrazione delle imprese dell’eroe. Conclusione: la situazione si presenta cambiata per l’intervento di divinità o per le azioni straordinarie del protagonista.

Avventure sorprendenti, ricche di azioni e colpi di scena, vissute da personaggi coraggiosi. MAPPA 51

Il piacere di... LEGGERE UN RACCONTO D’AVVENTURA

ROBIN HOOD

Robin Hood e gli Allegri Compari della foresta di Sherwood combattono coraggiosamente contro il malvagio principe Giovanni e lo sceriffo di Nottingham, che opprimono la popolazione con tasse e soprusi. Quindi Robin e i suoi amici sono costretti a dedicarsi a… rubare ai ricchi per dare ai poveri! Riusciranno gli Allegri Compari a mettere fuori gioco i nemici della loro terra?

La battaglia di Robin Hood

Lo sceriffo di Nottingham non aveva badato a spese. Quel giorno aveva chiamato tutti gli uomini disponibili, aveva fornito loro le armi e, divisi in piccole squadre, li aveva mandati nella foresta. L’obiettivo era semplice: stanare e catturare Robin Hood e i suoi compagni. Le pattuglie si sparpagliarono per il bosco alla ricerca del rifugio degli Allegri Compari, il gruppo di Robin Hood. E non ci volle molto prima che la vedetta li scorgesse in lontananza.

Quel mattino toccava ad Alan stare sull’albero per avvistare i nemici in avvicinamento. Il ragazzo notò strani movimenti ai margini della vegetazione e, tirato fuori il cannocchiale, capì che cosa stava succedendo. Alan si precipitò giù dall’albero e subito intorno a lui si radunò una decina di uomini, tra i quali lo stesso Robin Hood.

– Guardie armate… – ansimò Alan. – Sono… sono sicuramente qui per noi! Sono venuti a prenderci!

Tra gli uomini presenti, terrorizzati a quell’idea, ci fu qualche istante di confusione.

– Siamo perduti! – disse uno.

Ma Robin riprese il controllo della situazione: – Dobbiamo combattere, oggi più che mai!

52

Dobbiamo farlo non solo per noi, ma per tutta Nottingham!

– Combattiamo! – urlarono tutti in coro. Quando arrivarono, però, le guardie erano ancora più numerose e armate del previsto.

In piedi sul rifugio, Robin e Little John scagliavano frecce tutto intorno cercando di rallentare le truppe in avvicinamento, mentre gli uomini a terra erano impegnati nello scontro corpo a corpo.

Lo sceriffo di Nottingham, al riparo dietro alle sue guardie, continuava a dare ordini: – Attaccate! Avanzate! Catturate! – urlava senza sosta.

Lo scontro infuriava e gli Allegri Compari se la stavano vedendo brutta.

Le guardie dello sceriffo si strinsero intorno al rifugio, accerchiando Robin Hood e i suoi uomini.

– Questa volta hanno vinto loro… – disse Little John, mentre i nemici si avvicinavano con le armi in pugno.

– O forse no! – disse Alan. – Forse una speranza ce l’abbiamo ancora! Robin, John, il ponte!

Il ponte era un vecchio passaggio sospeso che portava dal rifugio fino alla sommità di una parete di roccia vicina.

– Andate! Noi li rallenteremo!

– Ma così vi prenderanno! – disse Robin.

– Ma voi ci verrete a salvare! – esclamò Alan.

Alan si gettò contro le guardie, imitato dagli amici che erano con lui. Robin si guardò indietro, ma poi, sotto la spinta di Little John, si decise a percorrere il ponte e a fare perdere le proprie tracce.

Fu uno scontro eroico, al termine del quale gli Allegri Compari furono fatti prigionieri.

Ma Robin e John erano liberi e non avrebbero rinunciato a lottare.

53

genere

AVVENTURA

L ESSICO L

Moschettone: grosso fucile

Filibustieri: pirati del Mar dei Caraibi

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del genere avventura

I racconti di avventura si svolgono spesso in luoghi pericolosi e insidiosi

Sottolinea nel testo le parole che, nell’introduzione, ti indicano la pericolosità del luogo.

Nei racconti d’avventura vi sono sorprese, imprevisti, incontri straordinari

L’evento pericoloso e straordinario è: l’assalto di nemici armati di frecce. l’assalto a nemici armati di frecce.

Come i Filibustieri superano la situazione pericolosa? Sparando fucilate in continuazione. Tagliando le liane.

I Filibustieri ai Caraibi

Erano giunti in un passaggio intricato e oscuro, quando si vide il Catalano abbassarsi bruscamente e gettarsi dietro il tronco di un albero. Si udì un leggero sibilo. Poi una sottile freccia attraversò le fronde degli alberi conficcandosi in un ramo che si trovava ad altezza d’uomo.

– Giù – gridò il Catalano e fece rimbombare il suo moschettone

Quattro o cinque lunghe frecce passarono sibilando sopra i Filibustieri nel momento in cui questi si precipitavano a terra.

– Temi che ci assaltino ancora? – gli chiese il Corsaro Nero.

– Sì! – rispose il Catalano. – Non abbandoniamo questi alberi. Le frecce dei Caraibi sono avvelenate.

– Non possiamo rimanere qui eternamente. Marciamo sparando fucilate a destra e a manca – suggerì Wan Stiller.

– Buona idea! – rispose il Corsaro Nero. A turno scaricarono i loro fucili, uno a destra e l’altro a sinistra.

Il Corsaro Nero apriva la via tagliando le liane che impedivano il passo.

Quel rombare furioso produsse un certo effetto sui nemici, che non osarono mostrarsi.

Emilio Salgari, Il Corsaro Nero, Newton Compton
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Gulliver a Lilliput

Mi chiamo Lemule Gulliver. Fin da bambino ho sempre avuto una grande passione: viaggiare. Sono diventato medico di bordo. Ho visitato paesi misteriosi e incontrato creature incredibili. Come quella volta a Lilliput…

La nave era diretta verso i Mari del Sud: incominciò a imbarcare acqua e sul viso di tutti si disegnò un’espressione di terrore.

L’uragano con grande violenza ci scaraventò in mare. L’unica cosa che potevo fare era nuotare. Le forze mi abbandonarono. Quando mi svegliai vidi sabbia ovunque. – Sono salvo! – gridai felice. Poi, esausto, mi riaddormentai.

– HANGUL MISAK! – questo grido mi svegliò. Provai a stiracchiarmi, ma qualcosa mi bloccava. – Ooooooh! – un boato di stupore e paura accompagnò il mio tentativo. Non era una voce. Sembravano cento, mille vocine insieme. Cercai di alzarmi, ma il mio corpo era costretto a terra da sottilissimi fili, simili alla tela di un ragno…

Ancora intontito, mi voltai e rimasi di stucco: ero circondato da una miriade di uomini e donne in miniatura armate di archi e frecce. Mi stropicciai gli occhi e vidi un ometto con una divisa verde scuro che mi puntava contro la sua spada e gridava:

– AJUMITAL!

Pensai che non fosse niente di buono e… avevo ragione! Una nuvola di piccole frecce volava verso il mio viso.

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del genere avventura.

Chi è il protagonista?

È un personaggio fantastico o realistico?

Gli altri personaggi sono: fantastici. realistici.

Il protagonista si trova in una situazione: di estremo pericolo. sconosciuta e strana.

Quali sono gli eventi imprevisti?

Indica con X (sono due). Il naufragio della nave. Il risveglio del protagonista sulla spiaggia.

La presenza di strane piccole persone.

55
genere
AVVENTURA

genere

AVVENTURA

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere avventura.

Quali sono i due personaggi principali, avversari tra loro?

Achab e Moby Dick

Chi crea una situazione di pericolo per i marinai?

La struttura narrativa del testo di avventura crea momenti di suspense, situazioni che tengono chi legge “con il fiato sospeso”.

Rileggi le parti evidenziate per capire come si crea la suspense

L ESSICO L

Lancia è una parola che ha più significati. Nel testo è una piccola barca che si trova a bordo delle navi e serve anche per il salvataggio in caso di pericolo. Quali altri significati può avere la parola lancia?

Anni fa, quando ero giovane, mi imbarcai su una baleniera, il Pequod.

Un giorno il capitano Achab ci disse che avremmo dato la caccia a Moby Dick, una gigantesca balena bianca. – È lei che mi ha strappato la gamba e io le darò la caccia fino all’inferno! – disse Achab.

Una mattina Achab avvistò Moby Dick. Le lance furono messe in acqua e il capitano guidò l’assalto. Ma la balena bianca si immerse e scomparve. Risalì a sorpresa sotto la lancia di Achab, ne afferrò la prua con le grandi mascelle e la distrusse.

La caccia continuò il giorno successivo, ma la balena bianca riuscì a capovolgere di nuovo le lance e a sfuggire alla cattura.

Al terzo giorno di caccia, Achab riuscì a colpire la balena bianca con il suo rampone, ma Moby Dick urtò con forza la lancia e i marinai furono scagliati in mare. Poi si gettò contro il Pequod, e con la fronte aprì uno squarcio nella prua della nave.

Subito si capì che il Pequod era condannato. Io, Ishamel, fui l’unico a salvarmi: mi aggrappai a un pezzo di legno e sdraiato là sopra andai alla deriva per un giorno e una notte, in mezzo ai pescecani. Finalmente arrivò una nave che mi raccolse e mi salvò.

Herman Melville, raccontato da Stefano Bordiglioni, Moby Dick, Edizioni EL
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L’avventura della balena bianca

– Balena a prua! – gridò l’uomo, e la nave si lanciò su di me. Vedevo avvicinarsi i balenieri. Un fulmine rischiarò il cielo e vidi degli uomini sul ponte. – Balena a dritta! È enorme! – La loro voce era piena di odio. Ormai li avevo addosso. Provai un dolore terribile. L’arpione mi si era conficcato nel dorso e l’unica cosa che potevo fare era immergermi. Discesi nell’acqua scuotendomi per liberarmi di quel palo che mi lacerava la carne, ma erano sforzi vani.

I balenieri che mi avevano arpionato si stavano avvicinando con imbarcazioni piccole. Mi immersi vicinissimo a una scialuppa. Poi risalii e con una testata la spezzai in due. Gli uomini caddero in acqua fra urla di terrore e io li colpii con furiosi colpi di coda.

Mi allontanai. Riemersi. Non badai al dolore: a una a una distrussi tutte le scialuppe. I balenieri gridavano aggrappati ai relitti delle imbarcazioni.

Mi riempii i polmoni d’aria e puntai contro la nave grande. Al primo assalto provocai una grossa falla nello scafo. Gli uomini misero in acqua l’ultima scialuppa che avevano a disposizione. Poi la nave cominciò ad affondare. La scialuppa che avevano calato in acqua si stava allontanando. Li lasciai andare.

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere avventura

Chi è il protagonista?

Chi crea una situazione di pericolo per Moby Dick?

Rileggi le parti evidenziate per capire come si crea la suspense.

ESSICO

Prua: la parte anteriore della barca

Dritta: lato destro della barca, stando rivolti verso la prua

LETTURA CRITICA

Rileggi in maniera critica i brani di queste due pagine. Raccontano lo stesso episodio da punti di vista differenti: quello di un baleniere e quello della balena.

Luis Sepúlveda, Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa, Guanda
...........................................................................
L
L
57
genere
AVVENTURA

AVVENTURA

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere avventura

Qual è l’espediente più efficace che il narratore usa per creare suspense?

La descrizione di un ambiente particolarmente pericoloso.

La minuziosa descrizione dell’elemento che spaventa il protagonista. Le reazioni del protagonista.

Sottolinea:

• in le parti che indicano lo stato di paura del protagonista,

• in le parti che indicano la pericolosità dell’orso

LETTURA CRITICA

Questa storia ha un lieto fine. In un racconto di avventura ti aspetti un lieto fine?

Sì. No.

Nelle terre selvagge

In seguito alla caduta del suo aereo Brian si ritrovò da solo nelle selvagge terre del nord del Canada.

Vagava in un fitto bosco quando udì un rumore alle spalle. Si voltò e vide l’orso.

Non riuscì a fare niente, a pensare a niente. La lingua gli si attaccò al palato.

Gli occhi erano fissi sull’orso. Era nero, a sei-sette metri da lui e grosso. No, enorme. Una volta ne aveva visto uno allo zoo. Questo era selvatico, molto più grande e soprattutto gli stava davanti. E vicino.

L’orso era mezzo alzato sulle zampe posteriori e stava osservando Brian. Poi si abbassò e si spostò leggermente verso sinistra, mangiando bacche mentre si muoveva, annusandole e alzandole.

Poi, nel giro di qualche secondo sparì. Brian restò immobile. Gli occhi erano sbarrati.

Alla fine emise un suono: – Nnnggghhh. Non significava nulla. Era solo un verso di paura.

L’orso era riuscito ad arrivargli a cinque o sei metri e volendo se lo sarebbe mangiato, senza dargli la possibilità di fare niente per difendersi. Niente.

E a metà di quel suono le gambe fecero qualcosa che Brian non aveva detto loro di fare.

Si misero a correre nella direzione opposta all’orso, verso il rifugio.

Gary Paulsen, Nelle terre selvagge, Piemme
58
genere

Nel forte abbandonato

Ieri ho avuto un’avventura... quasi mortale. Siamo arrivati al forte abbandonato: non c’era nessuno; dentro c’era puzzo di umido... Nelle mura si aprivano i passaggi segreti che permettevano ai soldati di uscire in caso di pericolo. Eleonora ha proposto di esplorarne uno. Io ero molto titubante.

Federico ci ha mostrato il cartello: ATTENZIONE, PERICOLO! VIETATO INTRODURSI ALL’INTERNO. Ma Eleonora si è avviata pimpante e tutti, per non essere da meno, le siamo andati dietro. Ce ne siamo pentiti subito. Il buio era completo. Non sapevamo più dove eravamo. A turno abbiamo aperto il cellulare per farci un po’ di luce col display. Ci trovavamo in uno slargo e davanti a noi si aprivano tre gallerie: quale prendere? Nessuno si ricordava più da dove eravamo arrivati. Mi venivano i sudori freddi. C’eravamo persi. Erano passate più di due ore da quando eravamo lì sotto, come ci dicevano silenziosi i display dei nostri telefonini. Alla fine Leonardo ha detto:

– Ragazzi, al mio tre gridiamo tutti insieme aiuto! Uno... due... tre... AIUTOOO!

Ci siamo messi a urlare.

Si è sentito un rotolare di sassi... Poi, per fortuna, è spuntato un omone con una torcia potentissima che ha detto: – Non avete visto i cartelli?

Poi ci ha detto di seguirlo, e noi dietro a capo basso. Niente mi è sembrato più bello dell’aria pura.

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere avventura. Indica con X (sono due) gli espedienti più efficaci che il narratore usa per creare suspense

La descrizione di particolari inquietanti nell’ambiente. La presenza di cartelli che indicano il pericolo. Le sensazioni dei ragazzi.

LETTURA CRITICA

Nel racconto della pagina precedente Brian si trova in una situazione pericolosa perché interviene un fatto che non poteva prevedere. In questo racconto, invece, da che cosa è determinata l’avventura dei ragazzi?

.......................................................................................................
59
genere
AVVENTURA

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del mito

Ercole è un eroe mitologico perché:

è figlio di un dio.

è molto forte.

Quale prova pericolosa deve affrontare Ercole?

La cattura di Cerbero

Cerbero, gran cane nero con tre teste, era il guardiano del Regno dei Morti. Euristeo, il re di Micene, sfidò Ercole intimandogli di catturare il bestione.

Nella sua avventura Ercole si scontra con un nemico: realistico. fantastico

La conclusione è un lieto

fine per:

l’intervento di una divinità. le azioni straordinarie del protagonista.

Era un’impresa quasi impossibile anche per un eroe della grandezza di Ercole, figlio del dio Zeus. Ercole scese nel Regno dei Morti e si liberò dei guardiani che cercarono di ostacolarlo. Alla fine riuscì a raggiungere il trono di Ade, il re dei morti, che lo guardò beffardo e gli disse: – So perché sei qui, Ercole. Cerbero è tuo a un patto: non dovrai usare né la clava né l’arco e le frecce per addomesticare il mio cucciolino!

Ercole non si perse d’animo e affrontò il mostro a mani nude. Cerbero era incatenato e, alla vista dell’eroe, scattò inferocito. Il suo ringhio, moltiplicato per le tre teste, era spaventoso.

Ma Ercole non perse tempo a cercare di calmarlo: semplicemente lo afferrò per la gola e strinse, strinse. Cerbero cercò di ferirlo con un colpo della coda, ma Ercole era protetto dalla sua fedele pelle di leone e non subì nemmeno una scalfittura. E alla fine Cerbero si arrese. Aveva un nuovo padrone. E lo seguì docile come un agnello su su, verso la luce. Marciò al suo fianco, legato a una catena di diamanti, fino alla corte di Euristeo, che dovette accettarlo in dono, anche se non sapeva proprio dove mettere quel cucciolone così ingombrante e così poco presentabile.

Beatrice Masini, Ercole e le 12 fatiche, Bompiani
60 MITO genere

Beatrice Masini, Ercole e le 12 fatiche, Bompiani

La cintura di Ippolita

Il re Euristeo aveva una figlia, Admeta, che si comportava come tutte le principesse: era capricciosa, annoiata, scontenta, esigente.

Un giorno Admeta andò da suo padre e gli disse: – Io voglio: la cintura d’oro di Ippolita.

Euristeo ammutolì. Ippolita era la regina delle Amazzoni, un popolo di imbattibili donne guerriere. Non c’era valoroso soldato pari a loro nelle arti della battaglia.

– Direi che è una faccenda da Ercole, questa.

Detto fatto, Ercole partì con una schiera di eroici volontari.

Quando giunsero alla foce del fiume Termodonte, gli eroi furono accolti da grida festose.

Ippolita si fece avanti: – Benvenuti a voi! E benvenuto a te, Ercole, figlio del dio Zeus.

Fu Ippolita stessa a promettere che avrebbe regalato a Ercole la cintura d’oro.

Ma prima che l’eroe potesse ripartire assieme ai suoi compagni, la dea Era, moglie di Zeus, decise di complicargli la vita. Prese le sembianze di un’Amazzone e girò per la città dicendo a tutte che lo straniero voleva rapire Ippolita. Infuriate, le Amazzoni assalirono le navi.

Si avventarono sugli stranieri, che sembravano perduti. Ercole, per fermarle, uccise Ippolita e le sfilò la cintura che gli era stata promessa. Poi, afferrate le temibili armi della regina, cominciò a menare colpi tra le guerriere decise a vendicare la loro signora. Riuscì però a levare l’àncora per tornare in tutta fretta a corte, con un regalino luccicante per la vanitosa figlia di Euristeo.

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del mito.

Quali parole ti fanno capire che Ercole è un eroe mitologico?

Sottolinea in le frasi che servono a creare suspense

In questo mito l’introduzione: presenta l’eroe. presenta la situazione in cui interverrà l’eroe.

.......................................................................
61 MITO genere

La lotta per il regno

Horus, il dio falco, decise di sfidare lo zio, il malvagio e astuto dio Seth, per la conquista del trono d’Egitto. Seth propose a Horus una gara: dovevano trasformarsi in ippopotami e immergersi nel Nilo. Chi fosse riemerso per primo avrebbe perso il trono.

Iside, la madre di Horus, temeva per la vita del figlio, sospettando che il malvagio Seth avrebbe cercato di ucciderlo.

Scagliò allora nel Nilo un arpione nella speranza di colpire Seth, ma fu Horus a balzare invece fuori dall’acqua.

– Madre, – urlò – hai colpito me, tuo figlio!

ANALISI A

RICONOSCI il mito

L’avventura di Horus e Seth è: affrontare una situazione pericolosa. sfidarsi in imprese impossibili per gli umani.

Quali elementi di questo racconto ti fanno capire che è un mito?

Iside recuperò l’arpione e lo lanciò di nuovo nel fiume, colpendo questa volta Seth.

– Amata sorella, – urlò subdolamente Seth – non fare del male al tuo caro fratello.

Seth lanciò a Horus una nuova sfida: una corsa sul Nilo a bordo di barche di pietra.

Questa volta Horus mostrò tutta la sua astuzia!

Egli sapeva che la pietra non galleggia sull’acqua, costruì perciò una barca di legno e la rivestì di calcare perché sembrasse di pietra.

Seth, scioccamente, fabbricò la propria ricavandola dalla cima di una montagna. Per il peso, la sua barca affondò.

In preda all’ira, Seth si trasformò allora in ippopotamo e si avventò contro la nave di Horus.

Ma gli altri dèi, per porre fine al conflitto, si affrettarono a incoronare Horus faraone di tutto l’Egitto.

Sarah Quie, Miti e civiltà degli antichi Egizi, De Agostini Ragazzi
62 MITO genere

MAPPA • ORGANIZZARE LE CONOSCENZE

Il RACCONTO DI narra vicende di personaggi coraggiosi. Nel MITO questi personaggi coraggiosi sono divinità o eroi.

AVVENTURA MITO

SCOPO

Raccontare le imprese di divinità e Raccontare coinvolgenti e pericolose.

Avventure di coraggiosi.

Il narratore può essere:

• esterno (narra in persona);

• (narra in prima persona).

Protagonista: un personaggio coraggioso e audace.

Tempo: presente o . Luoghi: ambienti selvaggi, insidiosi, pericolosi.

CONTENUTO

Le imprese di , eroi mitologici.

NARRATORE

Il narratore è : narra in terza persona.

ELEMENTI

I personaggi: divinità, eroi con poteri sovrumani.

: indeterminato.

: imprecisati o determinati.

Introduzione: presenta personaggi e luogo. : ricco di colpi di scena, suspense. : quasi sempre a lieto fine.

STRUTTURA

: presenta l’eroe e le sue caratteristiche.

: si trattano i fatti e le imprese.

: la situazione cambia per l’intervento di divinità o per le azioni del protagonista.

QUADERNO DI SCRITTURA E RIASSUNTO, pp. 50-56
AVVENTURA MITO e 63

VERIFICA

Ulisse e la sfida di Eolo

Il re dei viaggi e delle bugie, Ulisse, cercando Itaca, la sua isola, con le sue navi giunse all’isola Eolia. Qui regnava Eolo, a cui gli dèi avevano affidato la custodia dei venti.

– Che posso fare perché tu creda al mio valore? – domandò Ulisse.

– Entra con la tua sola nave in quella baia: io giocherò un po’ con i miei venti e vedremo allora come sai governare! Così, Ulisse entrò nella baia di forma circolare.

Eolo e i suoi figli maschi si erano seduti lungo la sponda. Tutti aveva no un vaso tra le mani e lo tenevano chiuso con un coperchio d’oro.

Eolo gridò: – Se la tua nave toccherà terra, anche solo di striscio, io non ti darò ospitalità. Se invece riuscirai a mantenerla nel bagnato, accoglierò te e la tua gente.

Eolo tolse il coperchio d’oro al suo vaso e ne uscì un forte vento che spostò la nave di traverso. Ulisse manovrò in modo che la nave tor nasse verso il centro della baia.

Eolo rimise il coperchio al suo vaso e fece cenno a uno dei suoi figlio li. Quello aprì il vaso e un vento nuovo fece sbandare la nave. Ulisse non fece a tempo a riprendere il controllo che Eolo fece ces sare quel vento e ne scatenò due dalla sponda di fronte. Ulisse gridava, dava ordini ai rematori, si aggrappava alle vele per correggere la rotta. Intanto Eolo faceva scoprire e ricoprire i vasi ai suoi figli, scatenando venti sempre diversi, due e anche tre alla volta. Come un cervo minacciato e spaventato da levrieri, la nave gira va, sbandava e lottava. Più di una volta prua o timone arrivarono a sfiorare il fondale: ma prima che toccassero, Ulisse riusciva a mano vrare e a spingere la nave verso il centro della baia. Tre ore durò la battaglia. Al tramonto, Eolo fece un ampio gesto pacato, e tutti i figli posarono il coperchio sui vasi: il vento si placò. Al centro, la nave rimase immobile. Ulisse e i suoi si sdraiarono sul ponte, distrutti dalla fatica, e una brezza leggera li spinse sulla spiaggia.

Roberto Piumini, Il re dei viaggi Ulisse, Nuove Edizioni Romane
64

A NALIZZO A

1 Riconosci la struttura del testo colorando la barra laterale: introduzione, svolgimento, conclusione.

2 Riconosci gli elementi del testo.

VERIFICA

• Il protagonista è ; gli altri personaggi sono

• Il luogo è

• Il tempo è: determinato. indeterminato.

3 Riconosci chi è il narratore. Il narratore è: esterno. interno.

4 Riconosci il contenuto del testo.

Qual è l’evento pericoloso che deve affrontare il protagonista?

5 I momenti di suspense sono tanti e sono creati dallo scatenarsi dei venti e dalle azioni di Ulisse per vincerne la forza. Sottolinea almeno una frase che indica un momento di suspense.

C OMPRENDO C

1 L’idea principale è: la sfida tra Eolo e Ulisse. l’arrivo di Ulisse a Eolia.

2 Dove doveva entrare Ulisse con la sua nave?

3 Dove erano contenuti i venti?

4 Che cosa non doveva fare la nave di Ulisse perché Eolo ospitasse Ulisse e la sua gente?

5 Queste informazioni sono esplicite o implicite?

6 Sottolinea nel testo la similitudine con la quale l’autore descrive il movimento della nave.

CHE COSA SO?

Ho riconosciuto il contenuto, la struttura, gli elementi di questo racconto di avventura-mito?

Sì. No. In parte.

COME

STO?

Sono riuscito/a a stare tranquillo/a?

Molto. Abbastanza. Poco.

65

Fanta sy

I protagonisti del fantasy sono personaggi fantastici con missioni da compiere per portare la pace o per vincere le forze del Male.

Nel racconto fantasy i personaggi spesso passano dal mondo reale al mondo fantastico

Vivono così in un mondo parallelo in cui incontrano le forze del Male alle quali si devono opporre le forze del Bene

I racconti fantasy hanno elementi comuni con le fiabe:

• il protagonista che deve superare le difficoltà;

• la presenza di personaggi cattivi;

• la magia;

• il conflitto tra il Bene e il Male.

Spunti per discutere

DELL’UNITÀ
CONTENUTI DIGITALI
66

Il racconto fantasy narra vicende fantastiche in cui si scontrano il Bene e il Male .

Appassionare chi legge e stimolare la sua fantasia. SCOPO

CONTENUTO

Vicende eroiche e fantastiche, lotta tra le forze del Bene e le forze del Male, uso della magia

NARRATORE

Il narratore può essere:

• esterno: narra in terza persona;

• interno: narra in prima persona.

ELEMENTI

Il protagonista: eroe/eroina che, anche con mezzi magici, sconfigge i malvagi.

Altri personaggi:

• personaggi reali o stravaganti;

• personaggi immaginari (folletti, elfi, troll, gnomi, maghi, streghe).

Tempo: imprecisato.

Luoghi: indefiniti e immaginari; spesso vi è un passaggio dal mondo reale a luoghi fantastici.

STRUTTURA

Introduzione: presentazione dei personaggi o della situazione iniziale.

Svolgimento: entrano in azione gli antagonisti; il protagonista deve superare pericoli e difficoltà.

Conclusione: le forze del Bene sconfiggono le forze del Male.

67 MAPPA

Il piacere di... LEGGERE

HARRY POTTER

La scrittrice, in una serie di sei libri, ci narra la storia della vita di Harry Potter.

Questo brano è tratto dal quarto volume.

Harry Potter è un mago. È in una fase particolare della sua vita. I suoi sogni lo tormentano perché lo mettono in contatto con Voldemort, il più perfido mago della storia.

Harry però riuscirà a utilizzare i suoi sogni per sconfiggere il Male

Un sogno premonitore

Harry giaceva sulla schiena, il respiro affannoso, come se avesse corso. Si era svegliato da un sogno molto vivido con il viso nascosto tra le mani. La vecchia cicatrice a forma di saetta sulla sua fronte scottava sotto le dita, come se qualcuno gli avesse appena premuto un filo incandescente sulla pelle.

Si alzò a sedere, una mano ancora sulla fronte, l’altra tesa nel buio a cercare gli occhiali sul comodino. Li inforcò e mise lentamente a fuoco la stanza, illuminata dal debole chiarore che filtrava dalla strada, attraverso le tende.

Harry sfiorò la cicatrice con le dita. Faceva ancora male. Accese la lampada, scivolò fuori dal letto, attraversò la stanza, aprì l’armadio e si guardò nello specchio all’interno dello sportello.

Un ragazzo smilzo di quattordici anni ricambiò lo sguardo, i verdi occhi brillanti perplessi sotto i capelli neri spettinati.

Esaminò più da vicino la cicatrice a forma di saetta del suo riflesso. Sembrava normale, ma bruciava ancora.

Harry cercò di ricordare che cosa stava sognando quando si era svegliato. Sembrava così reale… c’erano

68
UN RACCONTO FANTASY

due persone che conosceva, e una che non co nosceva… si concentrò intensamente, accigliato, sforzandosi di ricordare…

L’immagine di una stanza nell’oscurità affiorò nel la sua mente… c’era un serpente su un tappeto… un ometto di nome Peter, detto Codaliscia… e una voce fredda, acuta… la voce di Voldemort. Il solo pensiero fece sentire Harry come se un cu betto di ghiaccio gli fosse scivolato nello stomaco. Chiuse gli occhi con forza e cercò di ricordare l’aspetto di Voldemort, ma fu impossibile… tut to quello che Harry sapeva era che nel momento in cui la poltrona di Voldemort era stata girata, e lui, Harry, aveva visto che cosa vi era seduto, uno spasmo di terrore lo aveva svegliato… o era stato il dolore alla cicatrice?

E chi era il vecchio? Perché di sicuro nel suo so gno c’era un vecchio, Harry lo aveva visto cadere a terra. Ma tutto stava diventando confuso. Harry si coprì il viso per non vedere la camera, cercando di restare aggrappato all’immagine di quella stanza appena illuminata, ma era come voler trattenere l’acqua con le mani; e più cercava di fermarli, più i dettagli scivolavano via… Voldemort e Codaliscia progettavano di uccidere qualcuno… lui!

Harry sollevò il viso dalle mani, aprì gli occhi e si guardò intorno, come se si aspettasse di vedere qualcosa d’insolito. A dire il vero c’era una quan tità straordinaria di cose insolite in quella stanza: un grosso calderone, un manico di scopa, abiti neri e svariati libri di incantesimi.

Harry, irrequieto, tornò verso il letto e vi si sedette, ripensando al sogno che lo aveva turbato.

69

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del genere fantasy.

Nei racconti fantasy i protagonisti lottano contro il Male per il trionfo del Bene

Chi è il protagonista che deve lottare contro il Male?

I luoghi in cui sono ambientati i racconti fantasy sono mondi immaginari, talvolta completamente separati dal mondo della vita quotidiana. Sono luoghi che vengono raggiunti attraverso passaggi magici.

Da chi era abitato il mondo del Male?

In quale modo Arthur passa dal suo mondo a quello del Male?

Oltre la porta di luce

Arthur alza leggermente lo sguardo e scopre cinque ombre, immense, smisurate. È pietrificato, sbigottito, ma trova la forza di accendere la torcia e di illuminare il guerriero.

Il guerriero gli sorride: – Non c’è un minuto da perdere!

– Voi… voi non venite con me? - chiede Arthur.

– Può passare soltanto una persona, e tu ci sembri la scelta migliore per combattere Emme… il Malvagio – gli risponde il capo.

– Malthazard? – chiede il bambino, ricordando il disegno del libro del nonno.

Istantaneamente i cinque guerrieri si mettono il dito davanti alle labbra, per reclamare il silenzio.

– Quando sarai dall’altra parte, non pronunciare mai, mai, mai... il suo nome. Porta sfortuna.

– D’accordo. Dirò solo Emme… il Malvagio! – ripeté Arthur, sempre più preoccupato.

– Tuo nonno era andato dai Minimei per combattere proprio lui, e ora tocca a te l’onore di portare a termine la sua battaglia – dichiara con solennità il guerriero.

– È tempo di andare, Arthur – aggiunge il guerriero, accompagnandolo al centro del tappeto e dandogli le ultime istruzioni.

Il ragazzino prende il foglietto con mano tremante e lo legge, e la pendola suona il primo rintocco della mezzanotte.

– La porta di luce è aperta! – annuncia con fierezza il capo dei guerrieri. – Adesso puoi partire. Il passaggio dura solo pochi minuti!

Luc Besson, Arthur e il popolo dei Minimei, Mondadori
70 FANTASY genere

La sorpresa dell’armadio

La villa era piena di sorprese, un vero labirinto. Peter, Susan, Edmund e Lucy trovarono una stanza in cui c’era soltanto un grosso armadio.

“Perché non provare ad aprire l’armadio?”, pensava Lucy. Inaspettatamente la porta dell’armadio si aprì con facilità. Dentro c’erano appesi alcuni cappotti. Senza pensarci due volte, Lucy entrò.

Scoprì che là dentro si poteva proseguire oltre. Era buio, e Lucy teneva le braccia in avanti per non sbattere contro la parete di fondo dell’armadio. Fece un passo, poi un altro e un altro ancora.

A un tratto avvertì uno scricchiolio sotto i piedi. Quando si chinò, le sembrò di sfiorare con le dita una specie di pappa farinosa e fredda. Di colpo, qualcosa le grattò il viso: qualcosa di duro, ruvido e pungente.

A quel punto scorse una luce davanti a sé. Non vicino, dove in teoria doveva esserci il fondo dell’armadio, ma un bel po’ più in là. E intanto il freddo le pioveva addosso in candidi fiocchi.

Un attimo dopo si ritrovò nel bel mezzo di un bosco ammantato di neve, fra cristalli di ghiaccio che danzavano nell’aria. Era buio.

Un po’ di paura l’aveva, ma la curiosità e l’eccitazione ebbero il sopravvento.

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del genere fantasy.

I personaggi sono: fantastici. realistici.

Il passaggio dal mondo reale al mondo fantasy avviene:

per opera di un personaggio magico. in modo inaspettato.

Sottolinea nel testo:

• in le parole che ti fanno capire dove avviene il passaggio,

• in il luogo fantasy.

71 FANTASY genere

Le Terre di Incanto in pericolo

Narra la leggenda che, in un tempo molto lontano, le rigogliose Terre di Incanto, dove oggi sorge l’Accademia Reale, accolsero un potente mago in fuga da un’oscura minaccia.

Era il Mago dell’Alba, che per difendere il suo grande potere dalle

Forze Oscure scelse di nasconderlo nella natura.

Da allora il suo potere è diventato il Potere di Incanto e riposa come un magico segreto in ogni foglia, in ogni goccia d’acqua.

Le Guardiane di Incanto

Ma al sorgere di ogni nuovo attacco, il Potere di Incanto si risveglia e sceglie CINQUE GUARDIANE dal cuore puro e dall’animo coraggioso.

Ora una nuova minaccia si è risvegliata: il malvagio Egor ha deciso di attaccare Incanto, e cinque principesse devono rispondere alla chiamata del destino. Sono le nuove Guardiane di Incanto e insieme a cinque ANIMALI MAGICI dovranno proteggere a ogni costo la pace e l’armonia del loro mondo. Sono cinque principesse e sono sorelle. Da loro dipende il destino di Incanto e dell’intero Regno della Fantasia.

72 FANTASY genere
Tea Stilton, Incanto – La notte dell’eclissi, Piemme

Aspettando l’eclissi

Le cinque sorelle erano felici. Mancava solo un giorno all’attesissima eclissi di luna, quando tutti i principi e le principesse dell’Accademia Reale di Incanto avrebbero partecipato al Ballo dell’eclissi, la grande festa danzante dedicata alla luna e alle sue antiche, misteriose leggende.

Una delle più famose raccontava che, durante la notte di eclissi, le forze della natura erano più vive e potenti che mai e potevano accadere eventi straordinari, ma spesso anche funesti. Al termine della festa della vigilia le sorelle si augurarono la buonanotte e spensero la luce, ma Kalea non riusciva a prendere sonno. Aveva avvertito un oscuro presentimento. Quando finalmente chiuse gli occhi, le sue sorelle si erano già addormentate da tempo.

Nessuna di loro si accorse del perfido corvo, malvagio e minaccioso, che, leggero come un soffio, entrò dalla finestra e si posò sul pavimento.

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere fantasy.

Qual è il luogo fantasy in cui si svolge la vicenda?

Chi è il personaggio malvagio?

Chi lotta contro il malvagio?

Il Mago dell’Alba appartiene alla Forze del Bene o alle Forze del Male?

A volte i personaggi del racconto fantasy, buoni o cattivi, hanno uno o più aiutanti.

Chi o che cosa sono gli aiutanti delle cinque Guardiane di Incanto?

Chi è l’aiutante del personaggio malvagio?

Questo è un testo misto, cioè alcune informazioni possono essere ricavate dalle immagini. Osservando le immagini scrivi il nome della Guardiana, il nome del suo animale e che cosa ama fare.

Guardiana di Incanto Animale
.......................................................... ........................................ ................................................................................... 73 FANTASY genere
Che cosa le piace

L ESSICO L

L’attendente è un soldato che: è al servizio di un generale. aspetta di combattere.

Non tutto è perduto

La battaglia infuriava ormai da giorni tra l’Esercito Oscuro e l’Esercito della Magia.

Ailos, il giovane Generale a capo dell’Esercito della Magia, in groppa al suo unicorno alato guidava con determinazione i suoi alleati, che ormai erano rimasti davvero in pochi.

– Dobbiamo resistere! – gridò Ailos, sollevando davanti al viso la sua spada di cristallo. – Dobbiamo impedire a ogni costo che le creature del Male raggiungano la Cittadella dei Maghi!

Il Generale gridava con tutto il fiato che aveva in gola per sovrastare le urla e i ruggiti dei nemici.

– Esercito della Magia! Andiamo avanti a combattere per la salvezza del nostro mondo!

In quell’istante, tre Avvoltoi del Buio volarono sopra di lui, pronti a colpirlo.

Ailos abbatté il primo con un preciso fendente, facendolo svanire in uno sbuffo di fumo nero. Poi trafisse il secondo e schivò prontamente gli artigli del terzo.

Nel frattempo Ilian, il giovane mago attendente di Ailos, lottava contro due Mannari, cercando di tenerli a distanza con la lancia. Attorno a loro, Fate e Cavalieri combattevano con coraggio.

– Sono in troppi! – gridò Ilian – Non ce la faremo mai! Dobbiamo ritirarci!

Il giovane attendente aveva ragione, e Ailos lo sapeva bene. Le terribili creature dell’Esercito Oscuro sembravano inarrestabili.

Geronimo Stilton, Il segreto del lupo, Piemme
74 FANTASY genere

Le Fate, i Cavalieri e i Maghi li affrontavano con determinazione e coraggio. Ormai l’unica soluzione era battere in ritirata, nel tentativo di difendere l’Accademia di Magia prima che fosse tardi per tutti loro.

Ailos vide due Fate delle Lande soccombere sotto l’attacco di un Dragone Nero, e in quel momento sentì di avere fallito.

– Ritirata!!! – gridò, con il cuore che gli batteva forte nel petto. – Corriamo a rifugiarci dentro le mura della Cittadella dei Maghi!

In quel preciso istante, il fruscio di due ali immense che attraversavano il cielo gli fece sollevare gli occhi verso le nuvole. Ailos trattenne il fiato.

Un corpo gigantesco, ricoperto di squame scure come la notte, volteggiava su quel che restava dell’Esercito della Magia. Era avvolto da un fumo nero denso e opprimente. Aveva denti appuntiti come spine, artigli affilati e taglienti come lame e fauci che sprizzavano scintille. La sua sagoma mostruosa oscurò il cielo e rimase sospesa, pronta ad attaccare.

– Ci siamo! – gridò Ailos – Il Drago Nero attacca il Reame dei Maghi!

Poi il drago spalancò le fauci e una sfera di fuoco avvolse tutti quanti.

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere fantasy.

La caratteristica del genere fantasy è la vittoria del Bene sul Male

Questo brano è tratto da un libro fantasy. Da che cosa capisci che non è il finale del libro, ma solo una parte della vicenda?

L’autore presenta personaggi positivi e personaggi negativi.

Sottolinea nel testo:

• in i personaggi del Male,

• in i personaggi del Bene

I personaggi negativi sono accostati: al buio e all’oscurità. alla magia.

I personaggi positivi sono accostati: al buio e all’oscurità. alla magia.

75 FANTASY genere

La Quercia Fatata

Fairy Oak era un villaggio delizioso.

ANALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere fantasy

In questo racconto personaggi

fantastici e realistici: lottano tra loro. convivono.

Il tempo: è chiaramente indicato. non è chiaramente indicato.

Il luogo di Fairy Oak è: assolutamente fantastico. realistico.

I personaggi sono: solo fantastici. realistici e fantastici. Sottolinea le parti in cui si parla del Male.

Il racconto ha un lieto fine. Quale?

Fairy Oak era l’unico posto, di tutti i mondi reali e incantati, dove umani e creature magiche vivevano insieme, in armonia. Streghe, fate, maghi abitavano le case di Fairy Oak come normali cittadini.

I Magici, come loro stessi usavano chiamarsi, erano stati gli indiscussi padroni di quelle terre molto prima degli Umani Senza Poteri. E quando questi arrivarono, invece di combatterli, li aiutarono a stabilirsi. Il capo dei Magici indicò al capo dei Nonmagici una valle tranquilla che degradava verso il mare.

Era un posto da sogno. E, infatti, qualcuno l’aveva già scelto a sua dimora: una quercia! Magici e Nonmagici costruirono intorno a lei il villaggio e lo chiamarono Fairy Oak, che significa appunto “Quercia Fatata”. Gli anni passarono. L’alleanza si trasformò in amicizia e i due popoli diventarono presto uno solo.

Per anni fu uno dei regni più ricchi e felici di tutti i tempi. Fino a quando il Male assoluto prese di mira il regno di Fairy Oak. Un nemico senza volto e senza anima, deciso a distruggere per il piacere di farlo.

Il popolo della Valle si trovò a combatterlo più volte a distanza di molti anni e lo sconfisse sempre.

Elisabetta Gnone, Fairy Oak – Il segreto delle gemelle, De Agostini
76 FANTASY genere

Il RACCONTO narra vicende fantastiche in cui si scontrano il Bene e il Male

CONTENUTO

Appassionare chi legge e stimolare la fantasia

ELEMENTI

Protagonista: eroe buono che, sconfigge i .

Altri personaggi:

• personaggi .......................................... (folletti, elfi, troll, gnomi, maghi, streghe); Tempo: imprecisato.

Luoghi: indefiniti e immaginari; spesso vi è un passaggio dal mondo a luoghi fantastici.

IL RACCONTO FANTASY

Lotta tra le forze del e le forze del , uso della magia

STRUTTURA

Introduzione: presentazione dei o situazione iniziale. Svolgimento: il deve superare pericoli e difficoltà. Conclusione: le forze del sconfiggono le forze del .

NARRATORE

Il narratore può essere:

• esterno;

• .

ISIONE MENTALE V V

Quale genere letterario ti ricordano queste immagini?

Nel fantasy i personaggi cattivi non agiscono solo contro una persona, ma rappresentano la lotta tra forze diverse: il Bene e il Male.

QUADERNO DI SCRITTURA E RIASSUNTO, pp. 57-63
77
• ORGANIZZARE
FANTASY genere
MAPPA
LE CONOSCENZE

VERIFICA

In viaggio per liberare l’Isola

Spica, la giovane elfa, guardava verso l’acqua: c’era qualcosa sulle rocce. Sembrava un grumo di alghe verdi. Ombroso raggiunse Spica. Prodigiosamente dalle acque emerse, lentamente, una donna. Spica sussurrò: – Una fata?

La figura del mare sorrise.

– Il mio nome è Marea e sono la custode dei Mari Orientali. Proteggo ogni creatura che, in rispetto e pace, solchi queste acque. So che tu sei l’elfo Ombroso. Ero curiosa di conoscere il coraggioso cavaliere che ha affrontato Stria, la perfida Regina delle Streghe, e che è ancora destinato a sfidarla per liberare l’Isola.

– Come mai sei qui? – domandò la ragazza.

La fata rise fragorosamente, come il suono delle onde sugli scogli.

– Sono qui perché questo è il mio mare. Certo, non mi mostro a tutti coloro che lo attraversano... Ma voi siete diversi. Io sono colei che, da quando l’Isola è caduta sotto il dominio delle streghe, ha vegliato perché nessuno

vi giungesse né vi posasse piede... Io sono colei che sola può aiutarvi.

Ombroso domandò: – Dicci dell’Isola, per favore. Che cosa ci aspetta?

Gli occhi di Marea divennero neri e turbinosi come un gorgo. La sua voce prese il suono del mare in tempesta.

– La rovina l’ha travolta da quando sono giunte le streghe. Il Male è ormai sul punto di trascinarla nei profondi abissi... Se il vostro fato vi conduce proprio in quel luogo non vi impedirò di raggiungerla... Una volta che sarete su quel suolo, nessuno potrà aiutarvi. Però posso fare una cosa per voi!

La fata sorrise e mosse la mano verde alga.

Un’ondata lievemente più potente delle altre bagnò lo scoglio, liberando dalle mucillagini una grossa conchiglia a spirale.

– Una conchiglia? – domandò Ombroso, chinandosi a prenderla.

– Una delle mie amate conchiglie, sì. È il Richiamo dei Mari. Suonalo quando non saprai dove dirigere i tuoi passi. Anche se io fossi lontana, l’acqua che a me obbedisce obbedirà anche a questo richiamo e il mare vi mostrerà vie che solo lui conosce.

78

VERIFICA

A NALIZZO A

1 Riconosci la struttura del fantasy. Nell’introduzione il narratore presenta: un personaggio.

la situazione pericolosa che il protagonista deve superare. il mondo fantastico in cui avvengono le vicende.

2 Riconosci gli elementi del testo.

• Quali sono i personaggi che dovranno sconfiggere il Male?

• Sono personaggi fantastici o realistici?

• Qual è il luogo in pericolo a causa delle forze del Male?

3 Riconosci il contenuto del testo.

• Quali sono le forze del Male di cui parla la fata?

• Quale oggetto magico dovranno usare i due elfi in caso di pericolo?

4 In questo racconto quali tra gli elementi del fantasy sono presenti? Indica con tre X. La lotta tra il Bene e il Male. Personaggi fantastici. Luoghi immaginari. Il passaggio dal mondo reale al mondo fantastico.

C OMPRENDO C

1 Chi è Marea?

2 Marea dice: “La rovina l’ha travolta…”. A chi o a che cosa si riferisce?

Alla conchiglia. A se stessa. All’Isola.

3 Chi andrà in loro aiuto se Ombroso e Spica suoneranno la conchiglia?

Marea. La conchiglia. Il mare.

ESSICO L

Il fato è: il destino. il passato. un sogno.

Le mucillagini sono: alghe. conchiglie. pesci.

CHE COSA SO?

Ho riconosciuto la struttura, il contenuto e gli elementi di questo testo fantasy?

Sì. No. In parte.

OMPITO NON NOTO

In questo testo la parola “Marea” è un nome proprio. Come nome comune appartiene al campo semantico del mare. Sai spiegare che cos’è?

COME STO?

Sono riuscito/a a stare tranquillo/a?

Molto. Abbastanza. Poco.

C
C L
79

Entra nel mondo del fantasy

Ecco il secondo gioco-quesito!

Conosci gli anagrammi? Devi giocare con le parole!

Le lettere si spostano e la parola… si trasforma!

Esempio: RAMO ROMA

Per ogni parola scrivi il suo anagramma. Difficile? No, ti diamo un aiuto. Dopo riporta le lettere scritte nelle caselle colorate e ti troverai nel mondo del fantasy.

F A R A O N I

LA SIGNORA CHE VENDE IL PANE.

O Z I E

QUELLE ALLA FINESTRA NON SONO QUELLE DEL CAMPEGGIO.

IL FRATELLO DELLA MAMMA O DEL PAPÀ.

IL FRUTTO DI BIANCANEVE.

L I C A

È ARRIVATA NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE.

GIALLO
O N I L E
UN AGRUME
E ASPRO.
L
N T E
P
L E
SOLUZIONE: LE FORZE DEL MALE 80
LO GUARDI DAGLI SCOGLI O DALLA SPIAGGIA. R E M A ASSOMIGLIA A UN CONIGLIO.
E R
SOLUZIONE

Adesso fai un passo avanti nel mondo degli anagrammi. Accanto a ciascuna parola scrivi un suo anagramma. Ogni lettera corrisponde a un numero.

Riporta in questo schema le lettere nelle caselle con il numero corrispondente.

Questa volta incontrerai i personaggi del mondo fantasy.

1 2 3 4 5 6 7 8 2 3 9 3 10 5 10 11 12 2 5 13 3 6 5 2 8 14 5 13 5 15 5
GOLA ROGHI SANO MORE DONO 7 5 9 9 8 4 4 12 8 9 7 12 4 2 5 9 9 10 13 5 14 12 14 3 10 11 12 6 4 2 8 10 11 8 15 8 9 14 5 13 15 5 1 3 2 3 9 9 8 9 5
PORTA FRASE
SOLUZIONE: PRATO, SFERA, LAGO, GHIRO, NASO, REMO, NODO
81
FOLLETTI ELFI TROLL GNOMI MAGHI STREGHE DEL MONDO PARALLELO

Biograf i a Autobiog r afia

Biografia

Bio vita, grafia scrittura.

In un racconto biografico chi scrive racconta gli episodi della vita di un personaggio famoso.

Il racconto è in terza persona.

Autobiografia

Auto sé stesso/a, bio vita, grafia scrittura.

In un racconto autobiografico chi scrive racconta la propria vita. Perciò le autobiografie sono scritte in prima persona.

Nel racconto autobiografico chi scrive fa conoscere sé stesso/a anche attraverso il racconto dei propri sentimenti e delle proprie emozioni.

Spunti per discutere

CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ
82

La biografia narra la vita di una persona o di un personaggio conosciuto.

L’autobiografia è un testo in cui l’autore/l’autrice racconta episodi della sua vita.

Biogr a fia

Far conoscere la vita di un personaggio.

Racconto della vita di un personaggio.

Studioso/a o giornalista. Raccoglie documenti e testimonianze sul personaggio di cui racconta la vita.

Tempo e Luogo: sono quelli in cui è vissuto il personaggio. Hanno importanza le date, perché indicano l’ordine cronologico in cui si sono svolti i fatti.

Autobi o g r a fia

Far conoscere le proprie esperienze personali. SCOPO

CONTENUTO

Un personaggio racconta in prima persona la sua vita.

Il narratore racconta sempre in prima persona.

A volte chi scrive riporta commenti personali.

ELEMENTI

Chi scrive è il/la protagonista. I suoi amici sono personaggi secondari. Tempo e Luogo: sono quelli in cui è vissuto/a il/la protagonista.

STRUTTURA

Oltre agli episodi di vita, chi scrive esprime i suoi pensieri, le sue emozioni, i suoi sentimenti.

NARRATORE
83 MAPPA

Il

piacere di... LEGGERE UN TESTO BIOGRAFICO

IL MONDO CHE VORREI

Le storie di questo libro sono storie vere, a volte drammatiche, a volte divertenti, vissute da ragazze e ragazzi che hanno cercato di rendere il nostro mondo migliore. Ci insegnano che non si nasce “speciali”. Sono le nostre azioni positive a renderci speciali.

Ryan Hickman • 2009 (USA)

Ryan raccoglie bottiglie di plastica. La sua passione così inconsueta comincia a 3 anni, quando il padre lo porta a visitare un impianto di riciclaggio. Di fronte a tutte quelle montagne di bottiglie di plastica e lattine in alluminio, il piccolo Ryan decide che il riciclaggio è il suo futuro. E lo comunica ai genitori, ai vicini, ad amici e amiche.

I telegiornali locali si riempiono delle immagini di questo bambino che se ne va in giro a riempire sacchi più grandi di lui, pieni di bottiglie di plastica.

Nessuna bottiglia deve sfuggirgli. Ben presto il suo giro si allarga agli amici degli amici e ai vicini dei vicini.

Con la motivazione del suo esempio, Ryan rilancia la raccolta differenziata in tutta la zona. Distribuisce sacchi vuoti per la raccolta a tutti coloro che incontra e li convince a impegnarsi per un mondo più pulito. Ogni fine settimana, accompagnato dal padre, il bambino torna all’impianto per la riconversione dei rifiuti, sempre con un furgone carico di bottiglie di plastica.

Ryan ci dimostra quanto sia possibile ottenere, mettendo semplicemente a disposizione del mondo tanta determinazione ed entusiasmo.

Stefano Varanelli, Il mondo che vorrei (storie vere di ragazze e ragazzi in grado di cambiare il mondo), Giunti
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Beatrice Vio • 1997 (Venezia)

Avere 11 anni, addormentarsi con la febbre alta e svegliarsi in ospedale senza braccia e senza gambe. Succede a Beatrice Vio nel 2008, quando viene colpita da una meningite che procura una gravissima infezione al suo organismo.

Per salvarla, i medici sono costretti ad amputare entrambi gli avambracci e le gambe sotto il ginocchio.

Un prezzo veramente alto da pagare quando sei una bambina piena di vita che non potrà più andare a correre nei boschi. Sarebbe perfettamente giustificabile farsi prendere dalla disperazione e perdere ogni entusiasmo e gioia di vivere.

Non è la strada scelta da Beatrice, detta Bebe. Al padre dice che continuerà a fare tutto quello che faceva prima, compresa la sua passione: la scherma.

– Sono diversa dagli altri – dice – ma sai che noia essere tutti uguali.

Nel 2010 disputa la sua prima gara ufficiale. Si impegna così tanto che entra nella Nazionale Italiana di scherma paralimpica.

Nel 2016 arriva in finale alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro e vince una medaglia d’oro. È il premio a una vita che non ha voluto piegarsi alla sfortuna.

Bebe vive la vita di una ragazza della sua età, con entusiasmo ed energia, sempre pronta a battersi per i più deboli, senza mai scoraggiarsi.

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e

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici della biografia

Lo scopo di questo testo è: scrivere un racconto in cui il protagonista è un personaggio famoso. far conoscere gli avvenimenti più importanti della vita del protagonista.

Il tempo è: precisato anche attraverso le date. indeterminato.

Clive Granger

Clive Granger frequentava ancora le elementari quando un insegnante disse alla madre che il figlio non sarebbe mai riuscito in nulla di buono. Questo episodio venne raccontato dallo stesso Granger nella conferenza tenuta quando, nel 2003, gli venne conferito il premio Nobel per l’Economia. Clive William Henry Granger nacque a Swansea, in Galles, il 4 settembre del 1934.

William e Henry erano i nomi dei nonni, mentre Clive era il nome di un cantante che piaceva a sua madre Agnes. Il padre, Edward, lavorava in una fabbrica di conserve e quando venne trasferito a Lincoln, la famiglia lo seguì in blocco. Non fu l’ultimo trasferimento del piccolo Clive. In seguito allo scoppio della Seconda guerra mondiale, il padre si arruolò nell’esercito e la famiglia si trasferì a Cambridge.

Alla fine della guerra, la famiglia Granger si spostò in un’altra città. Nella nuova scuola il talento di Clive per la matematica si sviluppò e divenne evidente. Fu aiutato da una coppia di professori ai quali il giovane mostrerà riconoscenza per tutta la vita. Dati gli ottimi voti, la famiglia decise che Clive, primo della sua famiglia, avrebbe frequentato l’università.

E così fu. La facoltà era – come dubitarne –Matematica.

Dopo essersi laureato, nel 1955, Granger decide di specializzarsi in Statistica, con questa motivazione: – Era una materia della quale conoscevo molto poco.

E in effetti sembra che la vita di Granger sia motivata da questo pensiero: se non lo so, lo voglio sapere.

Marco Malvaldi, La direzione del pensiero - Matematica e filosofia per distinguere cause conseguenze, Raffaello Cortina Editore
86 BIOGR AFIA genere

Elena Favilli, Storie della buonanotte per bambine ribelli –100 donne italiane straordinarie, Mondadori

Samantha Cristoforetti

C’era una volta una bambina che amava trascorrere le giornate esplorando la natura di notte.

Samantha sollevava lo sguardo verso il cielo punteggiato di stelle. Pensava a quanto sarebbe stato bello poterlo esplorare.

Tutto, attorno a lei, sembrava alimentare questo desiderio: le lezioni di Astronomia del suo maestro, i romanzi di avventura e di fantascienza che divorava, e persino la tv, dove la serie “Star Trek” raccontava di esseri umani che viaggiavano alla scoperta del cosmo. Dopo essersi laureata in Ingegneria meccanica, nel 2001 venne ammessa all’Accademia aeronautica e divenne pilota militare.

Conquistato il cielo, Samantha era pronta a fare lo stesso con lo spazio. Fece domanda all’Agenzia Spaziale Europea (ESA) per entrare a far parte del Corpo Astronauti. Fu scelta tra oltre ottomila candidati.

Ce l’aveva fatta, era un’astronauta!

Prima di partire in missione, Samantha si sottopose a un addestramento di tre anni tra Russia, Europa e Stati Uniti per conoscere alla perfezione la Stazione Spaziale Internazionale (ISS), il gigantesco laboratorio orbitante a 400 km dalla Terra in cui avrebbe vissuto e lavorato.

La missione nello spazio fu chiamata “Futura”. È stata raccontata in diretta da Samantha in un blog. “AstroSamantha” è stata la prima donna italiana a essere selezionata come astronauta dall’Agenzia Spaziale Europea, e nel 2022 è stata la prima donna in Europa (e la terza nel mondo) a ricoprire il ruolo di comandante della Stazione Spaziale Internazionale.

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici della biografia In una biografia il narratore è il biografo, cioè colui che scrive la vita del personaggio.

Chi è la biografa di Samantha Cristoforetti?

Quali dati oggettivi sono contenuti in questa biografia?

La laurea conseguita.

Le tappe del percorso fatto per diventare astronauta. La data e il luogo di nascita.

87 BIOGR AFIA genere

Elena Favilli, Francesca Cavallo, Storie della buonanotte per bambine ribelli, Mondadori

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici della biografia

Il tempo:

è chiaramente indicato. si può dedurre da alcune informazioni.

Nella sua struttura, il testo:

contiene commenti e pensieri delle autrici. non contiene commenti e pensieri delle autrici.

Ipazia

C’era una volta, nell’antica città di Alessandria d’Egitto, un’immensa biblioteca. Era la più grande del mondo. Al posto dei libri, l’antica biblioteca custodiva migliaia di rotoli di papiro, tutti vergati a mano dagli scribi.

All’epoca infatti la gente scriveva sui papiri, grandi fogli che si ottenevano da una pianta e che venivano poi ripiegati in rotoli.

Nella biblioteca di Alessandria, un padre e una figlia, Teone e Ipazia, studiavano insieme. Ipazia formulava nuove teorie di geometria e aritmetica. Studiare le piaceva così tanto che ben presto cominciò a scrivere dei libri – cioè dei papiri – tutti suoi. Costruì perfino uno strumento, chiamato astrolabio, per calcolare la posizione del Sole, della Luna e delle stelle.

Ipazia insegnava Astronomia e durante le sue lezioni, che erano molto popolari, si rifiutava di indossare l’abito femminile tradizionale e si vestiva da studiosa, come gli altri insegnanti. Purtroppo tutte le sue opere andarono perdute quando la biblioteca fu distrutta da un incendio, ma, per fortuna, i suoi studenti scrissero di lei e delle sue idee brillanti. Grazie a loro anche noi abbiamo avuto modo di conoscere questo genio. Ipazia diceva:

“Difendi il tuo diritto di pensare, perché anche pensare erroneamente è meglio che non pensare affatto”.

Matematica e Filosofa (370 circa – 8 marzo 415, Alessandria d’Egitto)

88 BIOGR AFIA genere

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici dell’autobiografia

L’autrice narra: in prima persona. in terza persona.

In questo testo Erminia Dell’Oro vuole farsi conoscere. Infatti il contenuto di questo testo autobiografico è: la storia della sua famiglia. la presentazione di se stessa e delle sue origini.

L’ordine della narrazione è: cronologico. non cronologico.

Sottolinea:

• in le frasi in cui l’autrice dà riferimenti di tempo,

• in le frasi in cui l’autrice dà riferimenti di luogo.

Come sono diventata una scrittrice

Cari bambini, mi chiamo Erminia Dell’Oro e sono nata il 4 aprile 1938 ad Asmara, una bellissima piccola città dell’Eritrea, in Africa. Qui si era trasferito da Lecco mio nonno. Sono vissuta per vent’anni tra bambini di culture diverse. Ho cominciato a leggere tanti libri e a scrivere raccontini quando andavo alle elementari; dicevo che volevo fare la scrittrice, ma anche la giornalista o l’esploratrice.

Vivevamo in un paese tranquillo e noi ragazzini avevamo molti spazi per inventarci le avventure.

Con i miei amici e un mio spericolato fratello andavamo a esplorare le grotte e durante le vacanze al mare mio nonno mi portava, di notte, a pescare. Nel Mar Rosso si potevano incontrare anche dei piccoli squali!

Allevavo leprotti orfani con il biberon, avevo due piccoli struzzi, cani, gatti e una tartaruga gigante sulla quale mi sedevo a leggere. Ora vivo a Milano, ma quando posso torno in Eritrea, anche per scrivere sui giornali le storie di questo Paese.

Ho cominciato a fare la scrittrice molti anni fa, scrivevo libri per i grandi. Poi ho scoperto che lo scrivere per bambini è bellissimo, mi permette di andare, con la fantasia, dove voglio, anche tra i dinosauri!

89 AUTOBIOGRAFIA genere

Pinin Carpi, Il Paese dei maghi, Piemme

Come sono diventato

uno scrittore

Mi chiamo Giuseppe Carpi, ma tutti mi chiamano Pinin; Pinin Carpi.

Sono nato a Milano. Maria, la mia mamma, e Aldo, il mio papà, avevano avuto sei figli, e io ero il secondo.

Ricordo che quando ero piccolissimo mia madre diceva contenta a sua sorella che quello strambo bambino (cioè io) si divertiva a raccontare tante storie. Il papà pittore mi ha ritratto anche mentre le raccontavo.

Bè, sono nato e cresciuto in una famiglia di artisti e avevo sognato di dedicarmi un po’ a tutte le arti. Avevo studiato musica, dipingevo, scrivevo, avevo iniziato a studiare Architettura.

Poi mi avevano tolto di lì per farmi fare il soldato: povero me, c’era la guerra, la Seconda guerra mondiale! Ma naturalmente, quando potevo, continuavo a scrivere.

Bè, scrivi e scrivi, ecco che un giorno ho inventato il mio primo romanzo per bambini, “Cion Cion Blu”.

Di figli ne ho avuti cinque. Tutti i miei racconti, romanzi, poesie, canzoncine, commedie, li ho letti sempre a loro, man mano che li inventavo.

Finché un giorno, su un libro, ho pensato di dipingere un acquerello. Subito mi è venuta una smania incredibile di continuare a dipingere e a disegnare.

Che poi dipingere è un po’ come inventare delle storie senza usare le parole. Così ho cominciato a illustrare i miei libri!

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici dell’autobiografia

La narrazione: segue l’ordine cronologico. non segue l’ordine cronologico.

Da questo testo puoi ricavare informazioni su Pinin Carpi e la sua famiglia. Sottolinea:

• in le informazioni che riguardano i componenti della famiglia di Pinin Carpi,

• in le parole che ti fanno capire il tempo e il luogo in cui è vissuto Pinin Carpi.

90
genere
AUTOBIOGRAFIA

MAPPA

La .......................................... narra la vita di una persona o di un personaggio conosciuto.

L’AUTOBIOGRAFIA è un testo in cui l’autore o l’autrice racconta episodi della sua

BIOGRAFIA

Far conoscere .

Racconto della di un personaggio.

AUTOBIOGRAFIA

Far conoscere . SCOPO

CONTENUTO

Il/La biografo/a raccoglie documenti e testimonianze sul personaggio di cui racconta la vita.

Tempo e luogo: sono quelli in cui è vissuto il . Le date indicano l’ordine in cui si sono svolti i fatti.

NARRATORE

Un personaggio racconta la sua .

ELEMENTI

Il narratore racconta sempre in persona.

A volte chi scrive riporta commenti personali.

STRUTTURA

Protagonista: l’ stesso.

Tempo e luogo: sono quelli in cui è vissuto il .

Oltre agli episodi di vita, chi scrive esprime i suoi pensieri, le sue , i suoi .

QUADERNO DI SCRITTURA E RIASSUNTO, pp. 64-69
91
AUTOBIOGRAFIA BIOGR AFIA e
ORGANIZZARE LE CONOSCENZE

VERIFICA

Io, Charles Darwin

Salve a tutti. Sono Charles Robert Darwin. Per i vostri contemporanei sono quello che ha scoperto la selezione naturale. Sono nato a Shrewsbury, in Inghilterra, il 12 febbraio 1809.

Mio padre, Robert Waring Darwin, è un medico stimato e serio.

Spesso si arrabbia con me: dice che non m’interesso di nulla e che sarò una disgrazia per me e per tutta la famiglia.

Sono un ragazzino vivace e curioso, ma per nulla studioso. Ho un hobby: colleziono tutto quello che trovo, ma soprattutto conchiglie e minerali.

Nelle lunghe sere d’inverno, o quando sono confinato in casa per punizione, sfoglio i libri di scienza e di natura della biblioteca di papà.

La mia seconda vita comincia il 27 dicembre 1831, quando salpo con il Beagle. È una piccola nave da guerra. Il nostro compito è fare un viaggio di ricognizione lungo le coste del Perù, del Cile, della Terra del Fuoco, tra le isole del Pacifico. Io sono il naturalista al seguito della spedizione. L’incarico non prevede compensi: sarò senza paga per cinque anni.

Charles Darwin (1809-1882)

L’infanzia di Charles Darwin è quella di un monello che non ama molto la scuola, ma che, invece, si appassiona per ogni genere di collezione: piante, uova, minerali, insetti, conchiglie.

Anche in collegio i suoi studi sono mediocri: – Non ti interessi di niente – gli ripete suo padre, – sarai la vergogna della famiglia.

Charles intraprende gli studi di Medicina, ma li abbandona per dedicarsi ad altri studi.

Diventa amico di un botanico: Henslow, che scopre le qualità di Darwin. Nel 1831, informa il giovane che Fitzroy, un capitano incaricato dal governo britannico di organizzare un viaggio di studio intorno al mondo, cerca un giovane naturalista.

Luca Novelli, Darwin e la vera storia dei dinosauri, Editoriale Scienza René Ponthus, François Tichey, I grandi viaggiatori, Jaca Book
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Darwin accetta e si imbarca per un lungo viaggio di cinque anni.

Una volta ritornato, lavora a una grande opera che metterà in subbuglio il mondo intero. Si tratta di “Dell’origine delle specie attraverso la selezione naturale”, opera che ancor oggi fa consumare molto inchiostro.

Gli scritti di Darwin rivoluzioneranno il mondo scientifico della fine del XIX secolo, che sosteneva che il mondo è stato creato come noi lo conosciamo e non è il risultato di una lenta evoluzione.

Charles Darwin proverà il contrario.

A NALIZZO A

1 Questi due testi trattano lo stesso argomento: la vita del medesimo personaggio famoso. Quale dei due testi è una biografia?

2 In questi due brani (autobiografia e biografia): cambiano le informazioni principali. cambia il modo di raccontare. non cambiano le informazioni principali. non cambia il modo di raccontare.

3 Per analizzare il contenuto, nel secondo brano, colora la barra come indicato: infanzia, studi, attività, importanza della sua opera.

4 Il primo brano ha la forma dell’autobiografia perché: è raccontato in prima persona. è raccontato in terza persona.

OMPRENDO

1 L’espressione figurata “fa consumare molto inchiostro” significa: è un libro di tante pagine. sono stati scritti molti libri su questo argomento.

2 Individua le informazioni esplicite.

• Qual è la professione del padre di Darwin?

• Quale avvenimento cambia la vita di Darwin?

OMPITO NON NOTO

In Scienze hai studiato l’evoluzione della specie. Immagina di essere Darwin: spiega di che cosa si tratta.

CHE COSA SO?

Ho capito la differenza tra biografia e autobiografia?

Sì. No. In parte.

Sono riuscito/a a stare tranquillo/a?

Molto. Abbastanza. Poco.

C
C
C C
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COME STO? VERIFICA

Diari o Letter a

Beh! Se proprio non riusciamo a scrivere un’autobiografia, possiamo parlare di noi e dare sfogo alle nostre emozioni in un diario (possibilmente segreto!) o in una lettera inviata a una persona cara che vive lontano.

Oggi, però, è più facile scrivere una e-mail o un messaggio istantaneo.

Spunti per discutere

CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ
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Il diario personale si scrive per sé stessi, per raccontare momenti della propria vita, sentimenti ed emozioni.

La lettera è un testo scritto per comunicare qualcosa a una persona lontana.

Dia r i o Narrare le proprie esperienze per custodire i ricordi.

Lett e r a per s o nale

SCOPO

Racconto delle esperienze quotidiane, descrizione delle proprie emozioni e sentimenti.

CONTENUTO

Chi narra racconta sempre in prima persona.

Personaggi: chi scrive, i suoi amici e i suoi parenti. Tempo e Luoghi sono quelli in cui l’autore vive.

NARRATORE

ELEMENTI

Linguaggio semplice, spontaneo, colloquiale. Spesso sono presenti modi di dire ed espressioni gergali

Si indica la data del giorno in cui il diario viene scritto.

STRUTTURA

Chiedere o fornire informazioni a persone lontane.

Avanzare reclami o comunicare problemi.

La lettera personale è inviata ad amici e parenti.

La lettera formale è inviata a persone con le quali non si ha confidenza.

Chi narra è la persona che scrive la lettera.

Mittente: chi scrive la lettera. Destinatario: chi riceve la lettera.

Messaggio: che cosa si vuole comunicare.

Data e località da cui viene spedita la lettera.

Formula di apertura in cui si indica il nome del destinatario. Testo, formula di saluto e firma del mittente.

P.S. (post scriptum): aggiunta di ulteriori informazioni.

MAPPA
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Il piacere di... LEGGERE UN DIARIO PERSONALE

INFORMA RAGAZZI!

Una serie di racconti attraverso cui ragazze e ragazzi parlano della loro vita, delle loro esperienze, di come lo sport e le amicizie abbiano cambiato la loro vita. Nel primo racconto Mattia affida al suo diario le emozioni legate alla sua prima gara di nuoto. La presenza costante del suo amico Angelo lo aiuterà ad affrontare le difficoltà.

Nessuno è autorizzato a leggere quanto segue, NESSUNO.

Il diario supersegreto di Mattia

Lunedì 12 marzo (ore 7:20)

Caro diario, questa è la settimana più importante della mia vita. Perché sabato è il mio compleanno e domenica ci sarà la mia prima gara di nuoto!

Non vedo l’ora! Gianni, il mio allenatore, dice che si aspetta grandi cose da me, ma io non so che cosa pensare… spero di fare una bella figura ma ho anche un po’ paura. Adesso devo uscire per andare a scuola e poi ho il terzultimo allenamento prima della gara di domenica. Spero che la maestra non mi interroghi in matematica, perché… sì, insomma, non è che abbia studiato proprio tanto, questo fine settimana.

Mercoledì 14 marzo (ore 14:56)

Mamma è partita questa mattina e a prendermi a scuola è venuto papà.

Papà mi ha portato a casa e ci siamo messi a tavola… solo che aveva preparato un pranzo a base di fritti di tutti i tipi. Questo perché mamma non gli aveva detto degli allenamenti!

Papà lo sa che le patatine fritte sono la cosa che mangio più volentieri in assoluto… ma non quando poi devo andare in piscina. Speriamo bene...

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Mercoledì 14 marzo (ore 19:30)

Gianni è rimasto proprio deluso dei tempi che ho fatto oggi e mi ha detto una cosa bruttissima che non voglio nemmeno scrivere. Oh, cavoli, e va bene, la scrivo. Mi ha detto che non ci avevo messo tanto a finire il percorso. Ci avevo messo troooppoo!

Questo vuol dire che ero proprio appesantito dal pranzo. D’accordo, ora basta: mai più cibo difficile da digerire prima di andare in acqua! Ma ecco, papà mi ha appena chiamato per la cena.

(ore 21:35)

E va bene: ho mangiato anche la peperonata con le salsicce. Ma da domani BASTA!

Giovedì 15 marzo (ore 17:43)

Che giornata! La maestra di matematica mi ha interrogato… Ho risposto a tutte le domande, meno che all’ultima. Eppure avevo studiato così tanto!

Dopo la scuola sono andato a casa di Angelo. Mi ha fatto vedere il costume nuovo.

È bruttissimo! Talmente brutto che non ho avuto il coraggio di dirglielo.

Gli ho detto che secondo me il costume non gli stava tanto male. (Lo so, caro diario, è una bugia!)

Domenica 18 marzo (ore 8:21)

Il giorno della gara! Questo è il giorno più importante della mia vita.

(ore 14:04)

Caro diario, è stata un’esperienza incredibile. Gianni mi ha detto che ero stato bravissimo.

In famiglia erano tutti STRACONTENTI! Scendere in acqua e nuotare è bellissimo, e se dai il massimo non importa se vinci o perdi. Quello che conta è affrontare gli ostacoli e cercare di superarli. In ogni caso io, con l’affetto dei miei genitori e di Angelo, il mio migliore amico, mi sento come se la mia gara la vincessi tutti i giorni.

97

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del diario.

Lo scopo per cui sono state scritte queste pagine di diario è: raccontare un fatto. raccontare un fatto e parlare dei propri sentimenti.

Quale elemento della struttura di questa tipologia ti fa capire che in questo brano sono raccolte più pagine di diario?

La suddivisione in introduzione, svolgimento e conclusione.

Le date che cambiano.

2 maggio

Caro Diario, chi farà la principessa nella recita di fine anno? Naturalmente Chiara. Io ci sono rimasta male. Ci tenevo. Mara invece no, perché dice che la principessa non apre nemmeno la bocca.

È vero: deve solo stare seduta sul suo trono e alzare un paio di volte la mano con gesto annoiato. Però avrà un vestito bellissimo e in testa una corona d’oro. Anche la mia parte non è il massimo. Il viandante! Nemmeno io dirò tanto, ma questo non mi dispiace perché così non devo studiare. Ho già imparato la mia unica battuta: – È ancora lungo il mio cammino. Addio!

12 maggio

Senti questa, caro diario!

La principessa è proprio entrata nella parte. Ci guarda tutti dall’alto in basso. Mi è venuta una bella idea per sistemare la principessa! Ho avuto una specie di illuminazione mentre schiacciavo la pancia dell’oca di gomma che ho ritrovato nel baule dei giochi. Ah! Ah! Ah! Anzi: QUA! QUA! QUA!

23 maggio

Caro Diario, oggi è il giorno della vendetta! Oggi pomeriggio, dopo la prova generale, sono tornata sul palco e ho messo sotto il cuscino l’oca di gomma. Quando domani Chiara ci appoggerà il suo regale sedere, avrà l’occasione di mostrare al pubblico come reagisce una principessa in una situazione imbarazzante! QUA! E il viandante riderà sotto i baffi (me li mettono davvero, finti: pizzicano e puzzano).

Maria Vago, Pizza, pidocchi e un genio nell’astuccio, La Spiga Edizioni
DIA R I O genere 98

2 marzo

Caro diario, che cosa ti posso raccontare oggi? Niente di preciso credo. Però intanto ti comunico che questa faccenda del “caro diario” mi fa un po’ ridere. Ma caro di che? Di prezzo forse? Ti scrivo solo da un paio di giorni e quindi “caro” mi sembra un po’ troppo. Siamo ancora praticamente degli estranei, quindi, anche se mia madre dice che tutte le pagine di un diario personale cominciano così, ho deciso che sostituirò il “caro” con qualcosa di più adatto. Poi, se la nostra collaborazione continua (io scrivo e tu stai zitto), allora forse, in un futuro, magari, vedremo… Insomma, “se son fiori fioriranno e se son rospi rosperanno”, come dice sempre Vincenzo, il mio migliore amico.

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del diario

Indica vero (V) o falso (F). PRIMO BRANO (2 marzo)

Il narratore:

• comunica con il suo diario come se fosse un amico. V F

• usa un linguaggio colloquiale, cioè quello che si usa con le persone con cui si è in confidenza; V F

• non è ancora sicuro di poter scrivere molto sul diario. V F

SECONDO BRANO (martedì 7 ottobre)

La narratrice:

• usa espressioni gergali. V F

• per esprimere il proprio pensiero usa solo parole. V F

Alice Pantermüller, Le (stra)ordinarie (dis)avventure di Carlotta.

Fuori dal gregge, Sassi Junior

Martedì, 7 ottobre

Stamattina sono stata svegliata da un suono stridulo. Sembrava che stessero accoppando qualcuno. Ma questo ormai è all’ordine del giorno, da quando mi occupo di Annibale.

Annibale è il pappagallo della signora Iole, la nostra vicina di casa, che è in ospedale.

Fino a poco tempo fa, mi sarebbe piaciuto un sacco avere un animale: , perciò adesso ho Annibale.

Per tre settimane, almeno. I pappagalli mi strapiacciono, ma purtroppo Annibale grida.

E morde anche! Quello strarompi! Non sono mai andata a scuola tanto volentieri, come da quando ho Annibale.

• esprime anche suoi sentimenti. V F

Stefano Bordiglioni, Diario di Giulio. Top secret, Edizioni EL
99 DIA R I O genere

Bernard

6 luglio

Succede qualcosa. Qualcosa di strano.

Ecco quello che mi sono detto alle 6 e 51, ora in cui LORO mi hanno svegliato.

Posso dire LORO, perché questo diario è ultrasegreto e non cadrà mai nelle mani di qualcuno. SALVO CATASTROFI INTERPLANETARIE.

LORO, sono i miei genitori, padre e madre. Hanno cominciato a litigare alle 6 e 51.

Da tre settimane sono sempre sul punto di innescare zuffe interminabili. Per via delle vacanze. PERCHÉ SONO EDUCATO

Normalmente le vacanze rilassano la gente. Non a casa nostra. In ogni caso, non quest’anno.

La crisi è cominciata un lunedì sera, a cena.

Trascrivo a memoria la discussione:

SUBITO DOPO LA PASTA AL FORNO STRACOTTA.

Mia madre: – Quando andiamo a Salins? Devo avvisare mia madre, sai com’è lei, vuole organizzare tutto per tempo.

A SALINS ABITA NONNA ANNIE.

CI PASSIAMO SEMPRE TRE SETTIMANE DI VACANZA.

Mio padre: – Quando vuoi tu. Il 7 o l’8. L’8 potrebbe essere meglio, è un lunedì, e ci sarà meno traffico.

Mia madre: – L’8? È un giovedì, sono sicurissima.

Mio padre: – L’8 luglio è un lunedì, guarda il calendario.

Mia madre: – Come sarebbe a dire luglio! Noi andiamo in vacanza in agosto!

DIA R I O genere 100
Friot, Il libro delle mie vacanze disastrose e degli scarabocchi, Edizioni Lapis

Mio padre: – Ma che dici? Io ho preso tre settimane in luglio!

Per farla breve: mio padre ha preso le ferie in luglio e mia madre in agosto, e viceversa. Tutti i giorni ricominciano e urlano: “Te l’avevo detto!” e “Tutta colpa tua!”, “Tu non mi ascolti mai” e “Fai sempre di testa tua!”.

Risultato:

IO NON ANDRÒ IN VACANZA! NONNA ANNIE IN LUGLIO

NON CI SARÀ, E MAMMA NON VUOLE ANDARE A SALINS, IN AGOSTO, SENZA MIO PADRE.

Chi fa le spese delle loro liti? Io! Ben Cardin, 11 anni e 237 giorni, un metro e 67 centimetri, peso variabile secondo la quantità di dolci sbafati di nascosto.

PRECISO (PER CHI? ME LO DOMANDO): BEN È

IL MIO VERO NOME, NON UN DIMINUTIVO.

UN GIORNO HO CALCOLATO CHE RISPARMIERÒ

261 PENNE BIRO DURANTE LA MIA VITA, GRAZIE

ALLA BREVITÀ DEL MIO NOME. COMUNQUE, NON SONO SICURISSIMO DEI MIEI CALCOLI.

LIFE SKILLS DIA R I O genere

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del diario

Indica le caratteristiche del diario: è personale.

può essere letto solo da chi lo scrive.

deve essere scritto tutti i giorni. può essere scritto in modo strano e originale. deve essere scritto in modo ordinato.

Sottolinea in la frase che ti fa capire perché questo bambino è sicuro di poter esprimere tutto ciò che pensa.

Questo brano non è scritto come un normale testo. Che cosa lo rende diverso?

Questi espedienti, cioè modi particolari di evidenziare il proprio pensiero, ti fanno capire che il bambino:

• si sta sfogando. Sì. No.

• scrive sempre in fretta. Sì. No.

• si sente libero di esprimere il proprio pensiero. Sì. No.

Secondo te, la possibilità di scrivere non rispettando regole di ordine nella scrittura e nella pagina, usando la pagina bianca come meglio si crede, aiuta a esprimere in modo più libero i propri pensieri e i propri sentimenti? 101

Lettera a Babbo Natale

Caro Babbo Natale, mi chiamo Michele. È un nome che non si usa più. Questo per dire che non ti capiteranno tanti Michele e quindi ti ricorderai più facilmente di me.

Finalmente ho avuto il tuo indirizzo.

Se solo l’avessi saputo prima ti avrei evitato la fatica di leggere telepaticamente le mie lettere. So che per te non è difficile la lettura telepatica perché ci sei abituato, ma avere la lettera dentro la buca è sicuramente più comodo. Tornando al perché ti scrivo, la mia domanda è questa: nella lettera che ti manderò devo metterci tutti i miei desideri, oppure solo quelli più importanti? Tu come ti regoli? Scegli quelli che ti piacciono di più?

Vedi cosa ti resta in magazzino? Tiri a sorte? Non pensare che sia un tipo curioso.

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici della lettera

Nella struttura della lettera c’è sempre:

una formula di apertura, una formula di saluto e il nome di chi scrive Sottolineali con i colori.

Il linguaggio usato da Michele è: abbastanza formale. molto amichevole.

Ti faccio queste domande perché non vorrei più un pigiama felpato. Quello dell’anno scorso aveva degli orsetti gialli. Alla mia età gli orsetti gialli non sono adatti. Se hai solo pigiami di questo genere, potresti evitare di mandarmi un pigiama.

Poi ci sarebbe il discorso dei maglioni. Qui da noi si usano più le felpe con la cerniera. Non preoccuparti, però: nella mia città ci sono molti negozi che vendono felpe, e poi non ne ho così bisogno. Ti prego quindi gentilmente di dirmi quante cose posso chiederti e se devo farti anche dei disegni per farti capire meglio. Non è che non mi fido, ma vorrei toglierti tutti i problemi.

Ti saluto: fammi sapere, mi raccomando! Tuo affezionatissimo Michele

LETT E R A genere 102

Lettera alla Befana

Samarcanda, 17 dicembre.

Carissima signora Befana, come al solito le scriviamo con largo anticipo a causa dei numerosi impegni che ci aspettano nel corso del mese.

Le scriviamo per salutarla, ma anche per avere sue notizie.

Lo scorso fine settimana eravamo a Helsinki per partecipare a un ciclo di conferenze sul tema “Il pacco regalo e le nuove tecnologie” e abbiamo scambiato alcune parole con Babbo Natale che era lì come ospite.

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici della lettera

Chi sono i mittenti di questa lettera?

Chi è il destinatario?

Il sig. Babbo Natale ci ha confidato di averla vista un po’ stanca.

Forse il lavoro è più pesante, ci faccia sapere e cercheremo di fare il possibile per aiutarla.

Inoltre abbiamo pensato di aumentare la cifra che le spediamo tutti gli anni come rimborso spese, sperando che questo le faccia piacere.

Ci rassicuri al più presto.

Le mandiamo tanti cari saluti e una foto del nostro ultimo viaggio in Brasile.

Gaspare, Melchiorre e Baldassarre (i tre re Magi)

Scrivi le parole che ti fanno capire da dove e quando è stata inviata la lettera.

Da questa lettera si capisce che chi scrive vuole bene, è in confidenza, ed è preoccupato per la salute del destinatario. Però è una lettera abbastanza formale e lo si capisce: dall’uso del “lei” per rivolgersi al destinatario. dal fatto che non siano espressi sentimenti e idee personali.

Lo Scaramazze, Io credo che la Befana, Lapis Edizioni
LETT E R A genere 103

Da: corvonero@sottotetto.it A: polliguardiani@pollaio.it Oggetto: Non ci credo ancora!!!

ANALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici della lettera

Nella struttura di questa lettera, il particolare modo in cui è scritto il nome del mittente e del destinatario ti fa capire che è una

Dopo la firma, c’è un P.S., che vuol dire “post scriptum”, cioè aggiunto dopo aver completato la lettera. Serve per: aggiungere una richiesta. esprimere una critica.

Quali altri elementi tipici della struttura

Signori polli, ormai questa storia va avanti da troppo tempo! Che cosa fate durante la guardia di notte?

Giocate a carte? Fate un sonnellino? Non è possibile che non vi siate accorti che c’è una banda di teppisti che impedisce alle brave persone di dormire, perdindirindina! Ogni giorno si ripete la stessa musica, appena cala la notte, incominciano con il chiasso.

Inizia la civetta che urla come una pazza, poi, come se facessero a gara, ci si mette pure il gufo.

Uh di qua, uh di là… non solo non si dorme, ma è una roba da far venire i brividi, dico io.

E quando uno sta riuscendo ad addormentarsi, ecco che sbarcano i pipistrelli. E vola, svolazza e volteggia, ecco un’altra cosa che disturba la quiete e terrorizza i poveri animali onesti.

Signori polli, mi sbaglio o siete voi i responsabili della nostra sicurezza? E allora fate in modo che questa storia finisca una volta per tutte! E poi, vi avverto: se le cose non cambiano in fretta, impugnerò nuovamente la penna per lamentarmi presso i vostri superiori! Insomma!

Il corvo

Philippe Lechermeier, Delphine Perret, Lettere con pelo e piume, Editrice Il Castoro
LETT E R A genere 104

Il PERSONALE si scrive per sé stessi, per raccontare momenti della propria vita, sentimenti ed emozioni.

La ................................. è un testo scritto per comunicare qualcosa a una persona lontana.

DIARIO

PERSONALE LETTERA

Narrare le proprie .

SCOPO

Racconto delle esperienze, , sentimenti.

CONTENUTO

Il narratore racconta sempre in prima .

NARRATORE

Personaggi: l’ , i suoi amici e parenti. Tempo e luoghi: quelli in cui l’ vive.

ELEMENTI

Linguaggio semplice. Spesso sono presenti modi di .

Si indica la ............................... del in cui il diario viene scritto.

STRUTTURA

Chiedere o fornire a persone lontane. Avanzare reclami o comunicare problemi.

La lettera è inviata ad amici e parenti. La lettera è inviata a persone con le quali non si ha confidenza.

Il narratore è la persona che scrive la .

: chi scrive la lettera.

: chi riceve la lettera.

Messaggio: che cosa si vuole comunicare.

Data e località.

Formula di apertura

Testo, formula di saluto e del mittente.

P.S. (“post scriptum”): aggiunta di ulteriori informazioni.

QUADERNO DI SCRITTURA E RIASSUNTO, pp. 70-75
• ORGANIZZARE LE CONOSCENZE 105 DIA R I O LETTE RA e
MAPPA

VERIFICA

Il diario di Giulio

30 marzo

Buonasera diario!

Eccoci al nostro appuntamento quotidiano.

Se non sbaglio, questa è la trentesima volta che ti scrivo e ce l’ho quasi fatta: a mia madre ho promesso che avrei scritto per trentun giorni e trentun giorni saranno.

Dunque, oggi, due cose, una simpatica e una no.

La prima, quella simpatica, è che ho mangiato il primo gelato di quest’anno.

Sono entrato nel bar Arcobaleno, ho sganciato due grassi euro e mi sono fatto preparare da Denis un cono super, con tre gusti. Avrei potuto farlo anche ieri. Ma ieri non c’era questo bel sole di oggi e la voglia di gelato non mi era ancora venuta.

La notizia invece poco simpatica è che la famiglia di Vincenzo, il mio amico, si trasferisce.

Loro vanno a vivere in Lombardia, perché il padre di Vinc è stato promosso direttore di non so bene che cosa dalle parti di Cremona.

Vinc se ne va e a me dispiace da morire: anche se lui è pigro e inaffidabile, è comunque il mio migliore amico e la strada dove abito non sarà più la stessa senza di lui. Anche la mia vita non sarà più la stessa.

Domani arriva il camion dei traslochi e portano via i mobili. Domani Vinc parte e mi sembra quasi che nelle mie giornate ci sarà un buco.

Questa cosa mi dispiace, l’ho già detto.

Però anche mi incuriosisce: dovrò pur metterci qualcos’altro nello spazio vuoto del tempo che una volta passavo in compagnia di Vincenzo.

Chissà che cosa sarà? Un nuovo amico? O magari un’amica?

O addirittura ANNA – GRANDI – OCCHI ?

E se la famiglia di Anna, per qualche misteriosa magia si trasferisse qui, nella casa che Vinc lascia?

Lo so, lo so, diario, sono solo fantasie.

Già me lo immagino: fra un paio di mesi un camion come quello che viene domani scaricherà qui dei mobili di una famiglia “PREMIO ANTIPATIA ”.

106

VERIFICA

Vinc ha detto che mi scrive. Non ci credo troppo: pigro com’è, se prende una penna in mano gli viene la febbre. Be’. Almeno il gelato era buono: pistacchio, limone e nocciola.

Vedo che raggrinzisci le pagine schifato, caro diario. Però a me piace così!

A NALIZZO A

1 Il contenuto di questa pagina di diario ci fa conoscere due avvenimenti che sono accaduti al protagonista. Quali sono?

2 Sottolinea nel testo: in il linguaggio gergale, in le frasi in cui chi scrive si rivolge espressamente al diario.

C OMPRENDO C

1 Trova le informazioni esplicite.

Perché il protagonista non crede che Vinc gli scriverà? Perché Vinc: si ammalerà. non vorrà far fatica. va ad abitare lontano.

Vinc:

si è già trasferito in Lombardia. si trasferirà il giorno dopo. si trasferirà tra un paio di mesi. si sta trasferendo nel giorno in cui il bambino scrive.

2 Trova l’inferenza corretta.

Perché chi scrive definisce la famiglia che arriverà “premio antipatia”?

Perché:

sono persone che conosce già. sicuramente saranno persone antipatiche. prendono il posto della famiglia del suo amico.

3 Metti in relazione le parti del testo

Nel testo si legge “non ci si vedrà più”. “Ci“ si riferisce a: un luogo. due persone. due fatti.

OMPITO NON NOTO C C

Racconta a un compagno o a una compagna qualcosa che ti è accaduto, come se lo raccontassi al tuo diario. Poi scambiatevi i ruoli.

CHE COSA SO?

Ho analizzato e compreso questo particolare tipo di testo narrativo?

Sì. No. In parte.

COME STO?

Sono riuscito/a a stare tranquillo/a?

Molto. Abbastanza. Poco.

107

Carta e penna

Ecco il terzo gioco-quesito!

In classe prima hai imparato a dividere le parole in sillabe.

Ora gioca a trovare la sillaba che serve a legare due parole.

Tutte le sillabe, lette di seguito, formeranno una frase: scrivila.

A quale tipologia testuale ti fa pensare?

SOLUZIONE 1 bu a cia to 2 pa ca ta la 3 stu ri mo mo 5 mu ro to o 4 a cu so so 7 a mo re mo 6 e se tario gio SOLUZIONE: CARO DIARIO SEGRETO 108

E ora, che cosa troverai?

Scrivi il nome degli elementi che vedi. Dividilo in sillabe. Poi riporta la sillaba, come nell’esempio.

Ora scrivi in ordine tutte le sillabe che hai trovato.

È
l’inizio di una
PA GU RO
____________
2a SILLABA GU
____________
3a SILLABA
____________
2a SILLABA 1a SILLABA
____________
2a SILLABA
____________
a SILLABA ____________
a SILLABA ____________ 1 2 3 4 5 6 7 8 SOLUZIONE: CARO AMICO TI SCRIVO
2
a SILLABA
1
2
____________ 109
2a SILLABA

Testo teatr ale

Il testo teatrale (chiamato “copione”) rappresenta una situazione immaginaria o reale attraverso i dialoghi tra i diversi personaggi.

È scritto per essere recitato. Nella recitazione ogni attore e ogni attrice esprime, per mezzo dell’intonazione e dei gesti, i sentimenti e le emozioni del personaggio che interpreta.

Nel “copione” non sono scritte solo le parole che pronunciano gli attori e le attrici, ma anche come si devono comportare e come deve essere la scena.

Il testo teatrale insegna, diverte, fa riflettere.

Spunti per discutere

CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ
110

Il testo teatrale è un testo scritto per essere recitato da attori e attrici in uno spettacolo davanti a un pubblico.

Scrivere storie per allestire uno spettacolo.

CONTENUTO

La narrazione di avvenimenti fantastici, fatti reali, situazioni comiche, eventi tragici

I testi teatrali sono:

• la commedia, che è allegra e divertente;

• il dramma, che racconta vicende dolorose e tristi;

• la tragedia, che racconta episodi di personaggi della storia o mitici e ha un finale tragico.

ELEMENTI

Il protagonista, il personaggio che è al centro dell’azione.

I comprimari, altri personaggi importanti.

I personaggi secondari.

Le comparse che pronunciano poche battute o non recitano affatto.

STRUTTURA

Il copione (il testo da recitare) contiene:

• le battute, cioè le parole che pronunciano i personaggi, e come gli attori e le attrici si devono comportare e recitare;

• la scenografia, cioè le spiegazioni di com’è la scena;

• i suggerimenti per gli attori e le attrici (come si devono muovere e recitare).

SCOPO
111 MAPPA

Il piacere di... ASCOLTARE UN TESTO TEATRALE

ALLA RICERCA DELLA MEMORIA PERDUTA

Giuditta è la maestra della 4a A, una classe davvero speciale. Un giorno Pandemonio, un orrendo mostro, si libera dalle viscere della Terra, si intrufola in un’aula e ruba i ricordi della maestra Giuditta, che perde i sensi. I ragazzi decidono di salvarla e organizzano una pericolosa ricerca della memoria perduta tra case abbandonate, vecchie locomotive e cimiteri. Riuscirà la mitica 4a A a portare a termine la sua missione?

Giancarlo Oliani, Alla ricerca della memoria perduta, La Spiga Edizioni

La locomotiva

In scena: banchi, sedie, la cattedra; sul fondo la finestra; sulla destra la porta.

(i ragazzi entrano in scena: si siedono ai banchi e fingono di chiacchierare tra loro mentre le luci si alzano)

Maestra Giuditta: (entra in classe; c’è confusione, fischia) Buongiorno, ragazzi. Oggi parliamo della memoria.

(tutti si guardano intorno, guardano il soffitto, si grattano la testa)

Giuditta: Ho capito (va verso la porta e grida) Osvaldooo!

Mi porta il materiale, per favore?

Osvaldo, il bidello: (entra in scena con uno scatolone e lo appoggia sulla cattedra) Ecco!

Giuditta: Grazie Osvaldo.

Greta: (curiosa) Maestra che cos’è?

Arianna: (alzandosi) Vedere, vedere.

Camilla: (spingendo) Prima io!

Giuditta: Calma! Il nostro cervello è come questo scatolone. È qui che la memoria vive e lavora. È come una luce

sempre accesa.

Rocco: (sorpreso) Forte!

112

Rosario: (balbettando) Ho paura!

Se perdessi la memoria non riconoscerei i miei amici, la mia mamma, il mio papà…

Giuditta: È vero, la memoria si può anche perdere. (apre lo scatolone e tira fuori altre scatole più piccole) Il nostro cervello è l’insieme di tante scatole. E in fondo, ben nascosta, c’è una piccola cassaforte… è la cassaforte dei nostri sogni.

Tutti i bambini: Ohhhh!

Caterina: E se la perdiamo?

Giuditta: Dobbiamo sperare che qualcuno ce la ritrovi, altrimenti sono guai.

Rosalba: E che cosa c’è nel suo scatolone?

Giuditta: Volete saperlo?

Tutti: Sìììììììì! Siamo curiosi! Siamo molto curiosi.

(si abbassano le luci, la maestra gesticola)

Narratore: La maestra racconta di quando era piccola e della sua prima casa. Suo papà era ferroviere e lei sognava sempre di guidare una locomotiva.

(si alzano le luci)

Federico: Guidare un treno? Maestra, quel sogno non si è mai realizzato!

Giuditta: Come no? Forza, in carrozza!

(la classe si trasforma in un trenino guidato dalla maestra; il treno compie un giro tra il pubblico)

113

TEAT R

A NALISI A

Collega.

evidenzia: evidenzia:

Alla stazione di King’s Cross

La famiglia Potter attraversò la strada verso l’enorme stazione fuligginosa. Due grandi gabbie sbattevano in cima ai carrelli stracolmi; i gufi all’interno gridavano indignati e una bambina con i capelli rossi si trascinava dietro i fratelli.

La famiglia si aprì la strada verso la barriera tra i binari nove e dieci. Harry udì di nuovo la voce di suo figlio Albus, che aveva ripreso la discussione con il fratello James.

– Non voglio! Non voglio essere un Serpeverde!

– James, piantala! – intervenne Ginny, la mamma.

– Io ho detto solo che potrebbe – ribatté James.

– Non c’è niente di male. Potrebbe essere un Serpe…

Ma James colse lo sguardo del padre e tacque.

I cinque Potter si avvicinarono alla barriera. James prese il carrello della madre e cominciò a correre.

Un attimo dopo era sparito.

– Mi scriverete, vero? – chiese subito Albus ai genitori.

– Tutti i giorni, se vuoi – rispose Ginny.

– Non proprio tutti – si affrettò a ribattere Albus,

– James dice che gli altri ricevono lettere una volta al mese.

– L’anno scorso gli scrivevamo tre volte la settimana – precisò Ginny.

– E non devi credere a tutto quello che ti dice su Hogwarts – aggiunse Harry. – A tuo fratello piace scherzare.

Fianco a fianco, spinsero il secondo carrello. Quando arrivarono alla barriera, Albus trattenne il fiato. La famiglia emerse sul binario nove e tre quarti e vide il rosso Espresso per Hogwarts.

Joanne Kathleen Rowling, Harry Potter e i doni della morte, Salani SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del testo teatrale.
114
parti dialogiche parti narrative e descrittive ALE testo

Joanne Kathleen Rowling, Harry Potter e la maledizione dell’erede, Salani

Stazione di King’s Cross

Una stazione affollata, piena di gente. Due grandi gabbie sferragliano in cima a due carrelli pieni di bagagli. I carrelli sono spinti da due ragazzi: JAMES e ALBUS POTTER. La loro madre, GINNY, li segue. HARRY porta la figlia LILY in spalla.

Albus: Papà continua a dirlo.

Harry: James, lascialo stare.

James: Ho detto solo che potrebbe finire in Serpeverde. Ed è poss… (vedendo l’occhiataccia di suo padre) Va bene.

Albus: (guardando la madre) Mi scriverete, vero?

Ginny: Tutti i giorni, se vuoi.

Albus: No. Non tutti i giorni. James dice che gli altri ricevono lettere da casa una volta al mese. Non voglio…

Ginny: L’anno scorso scrivevamo a tuo fratello tre volte alla settimana.

Albus: Cosa? James?

Harry: Non devi credere a tutto quello che ti racconta di Hogwarts. A tuo fratello piace scherzare.

James: (sorridendo) Possiamo andare adesso?

Albus: (guarda suo padre, poi sua madre)

Ginny: Devi solo andare dritto contro il muro tra il binario nove e il binario dieci.

Lily: Non vedo l’ora.

Harry: Non ti fermare e non aver paura, altrimenti sbatterai contro il muro, è molto importante. Meglio farlo di corsa se non sei tranquillo.

Albus: Sono pronto.

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti del testo teatrale.

La parte scritta in è: la scenografia (come deve apparire l’ambiente). la sceneggiatura (le battute che gli attori/le attrici devono recitare).

Le parti scritte in sono: i suggerimenti per gli attori/le attrici. le parole da recitare.

Le parti scritte in sono: la scenografia (come deve apparire l’ambiente). la sceneggiatura (le battute che gli attori/le attrici devono recitare).

115 TEAT R ALE testo

Per soldi o per amore?

ATTO 1

Scena 1

L’avaro: Ho due cantine piene d’oro. Potrei starmene tranquillo, ma mia figlia chi ha scelto per fidanzato? Lino Picco, che non ha un quattrino. Isabella! Isabella!

Isabella: Eccomi papà.

L’avaro: Non devi vedere più quel figlio di un soldo bucato.

Isabella: Ma io voglio sposarlo, papà.

L’avaro: Stupida, sposa un sacco di zecchini, sposa un libretto della Banca.

Isabella: I soldi non parlano, papà, invece Lino Picco mi conta tante belle storie. Io voglio sposarlo, ih! ih! (piange)

Scena 2

Lino Picco: (di nascosto) La povera Isabella piange? Sarà colpa di quel vecchio avaro. Ora lo metto a posto io. (forte) Permesso?

L’avaro: Chi è?

Lino Picco: Un bandito!

L’avaro: (spaventatissimo) Mamma mia! E adesso come faccio? Signor bandito, sono un povero vecchio senza un soldo. Ho soltanto un dente d’oro.

Lino Picco: Non ho bisogno di denti d’oro. Voglio il denaro. (salta dentro dalla finestra; poi piano a Isabella) Isabella, fingi di non conoscermi!

L’avaro: Mi lasci il denaro.

Lino Picco: Però… vedo che hai una bella figlia. Dammi quella.

L’avaro: La prenda pure. Isabella cara, va’ con questo signore che non vuole prendere i soldi del tuo papà.

Isabella: Ma io voglio sposare Lino Picco!

L’avaro: Sente, signor bandito? Ma mi dovrà ubbidire.

Lino Picco: Benissimo, allora qua la mano, e il contratto è fatto.

L’avaro: Ecco. Isabella è sua moglie.

116 TEAT R ALE testo
Gianni Rodari, Fiabe lunghe un sorriso, Einaudi Ragazzi

ATTO 2

Scena 1

(si sente battere alla porta)

L’avaro: Chi è adesso?

Il bandito: Sono un bandito, apri subito la porta.

L’avaro: Ce n’è già qui uno! Signor bandito di fuori, i miei soldi li ho già dati al bandito di dentro.

Il bandito: Se non apri subito la porta la butto giù.

Lino Picco: Apra la porta e lasci fare a me.

L’avaro: Si accomodi, signor bandito di fuori. Il bandito: Dunque, dove sono i soldi?

Lino Picco: In cantina, venga con me: glieli do subito.

(Lino Picco e il bandito escono: si sente gridare, poi Lino Picco torna indietro)

Scena 2

Lino Picco: Ecco fatto, ho rinchiuso il bandito in cantina. Voleva il denaro, adesso ce l’ha.

L’avaro: Grazie, signor bandito numero uno! Vuole il mio dente d’oro?

Lino Picco: Se lo tenga pure, io ho già Isabella. Isabella: Sì, andiamo subito, mio carissimo Lino.

L’avaro: Come hai detto?

Lino Picco: Ha detto bene, io sono Lino Picco.

L’avaro: Ah, sciagurati, mi avete ingannato, ho dato mia figlia in moglie a Lino Picco.

Lino Picco: Se vuole, vado giù ad aprire la cantina. L’avaro: No, no, per carità, andatevene pure tutti e due.

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del testo teatrale. Un testo teatrale, in base al suo contenuto, può essere una commedia, se racconta episodi divertenti, o un dramma se racconta avvenimenti tristi.

Questo testo teatrale è: una commedia. un dramma.

Analizza la struttura di questo testo teatrale.

Il prologo, cioè la parte in cui si espone la situazione iniziale: è raccontata da un narratore. è recitata da un personaggio.

Gli atti servono per: interrompere il racconto. rappresentare gli avvenimenti principali.

Le scene indicano che: cambia il modo di recitare. cambia il luogo o intervengono nuovi personaggi.

117
R ALE testo
A NALISI A
TEAT

La Bella e la Bestia e altre commedie di teatro per ragazzi, Erga Edizioni

Il Re dei Sogni

Foresta millenaria e misteriosa. Alti alberi incutono terrore.

La foresta è ai piedi di alte e impervie montagne.

SCENA PRIMA

Damjan: (il principe, preoccupato) Principessa, dietro questi monti lo scorso anno si è perso il mio amico Kafir.

Chitral: (la principessa, sospettosa) C’è uno strano silenzio.

Sento che qualcuno ci sta guardando. Là, l’hai visto?

Damjan: (incuriosito) Dove? Che cos’è?

Chitral: Là, in cima a quell’albero. (rumori magici)

Damjan: (Damjan e Chitral non riescono più a camminare)

Principessa, i miei piedi! Non riesco a muovermi!

Chitral: Neanch’io! I miei piedi sono di pietra!

È un incantesimo!

Cala il buio in scena.

SCENA SECONDA

Si ode un forte vento, gli alberi sono spariti. Una strana luce illumina la scena.

(entra il Re dei Sogni)

Damjan: (impaurito) Chi siete? Che cosa volete da noi?

Re dei Sogni: (con tono forte e deciso) Io sono il Re dei Sogni. Trasformo in sogni tutte le persone che passano di qua. Ma prima di trasformarvi giocherò una partita con voi. Il gioco è questo: un sogno può vincere un altro sogno. Io dirò il nome di tre sogni. Voi direte il nome di tre sogni. Se vincerò io, vi trasformerò. Se vincerete voi, io diventerò il vostro servo e tutti i sogni saranno liberi. Però attenti: io non ho mai perso. Vediamo un po’, io dico… il Sole!

118 TEAT R ALE testo

(entra danzando, su musica, il Sole e si colloca in un posto preciso del palco)

Damjan: Che cos’è che vince il Sole… Ecco, sì! Io dico: la Notte!

(entra la Notte, lotta danzata con il Sole, risultato: parità)

Re dei Sogni: La Notte vince il Sole, ma il Sole vince la Notte. Sei abile, ragazzo. Mi diverte giocare con te. Adesso io dico: il Denaro!

(come sopra, entra il Denaro)

Damjan: E io dico: la Morte!

(entra la Morte e vince il Denaro)

Re dei Sogni: La Morte vince il Denaro! Sto perdendo. È la prima volta che mi succede. Devo difendermi. Io dico: il Tempo. Il Tempo vince tutto. Questa mano è mia, non posso perdere!

(entra il Tempo, ha in mano una clessidra)

Chitral: Damjan, dammi la tua pietra magica! (Damjan gliela dà) La partita non è finita! (mette la pietra in modo da bloccare la clessidra). Io dico: il Ricordo!

(entra il Ricordo che è Kafir, irrigidito e smunto)

Re dei Sogni: Il Tempo vince tutto, ma il Ricordo vince il Tempo! Ho perso. Ho perso! Non è possibile. Siete liberi. Io sono il vostro servo.

(Chitral e Damjan muovono le gambe; i sogni svaniscono e si allontanano)

Damjan: (felice ed entusiasta, abbraccia Chitral) Abbiamo vinto, principessa! Evviva!

LETTURA CRITICA

Questo brano è un testo teatrale, ma ha alcuni elementi caratteristici di un altro genere letterario che hai conosciuto (magia, tempo indefinito, luoghi fantastici…). Di quale si tratta?

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo teatrale

Le parti scritte in sono la

Che cosa accade nella prima scena?

Perché si passa a una seconda scena?

Sottolinea:

• in le parti che indicano il modo di recitare suggerito agli attori,

• in il modo di muoversi.

119 TEAT R ALE testo

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo teatrale

Chi è la protagonista?

Chi sono i comprimari, cioè gli altri personaggi?

Il teatro ha anche la funzione di far riflettere. Su che cosa invita a riflettere la voce del narratore fuori campo?

Roberto Piumini, Non fare la femminuccia! Abbasso gli stereotipi di genere, Manni Edizioni

A chi tocca apparecchiare?

PRIMA SCENA

Padre: Manuela.

Figlia: Sì, papà?

Padre: La mamma non ti ha detto di apparecchiare la tavola?

Figlia: Sì, lo faccio subito, finisco il capitolo del libro.

Padre: Il capitolo del libro lo puoi finire dopo.

Figlia: Potrebbe apparecchiare Stefano.

Padre: La stai facendo un po’ lunga, Manuela. Anche perché non è la prima volta che te l’abbiamo detto. Non hai fame?

Figlia: Sì, ho fame, papà, però...

Suona il telefono del padre, che si alza e va nell’altra stanza a rispondere.

SECONDA SCENA

Figlia: Mamma.

Madre: Sì, Manu?

Figlia: Prima di cena, papà mi ha sgridata perché non avevo apparecchiato la tavola.

Madre: Sì, ho sentito.

Figlia: Tra l’altro, toccava proprio a Stefano, stasera... Potevi dirglielo tu che...

Madre: Manu bisogna che cominci a capire che una donna, e anche una ragazza, deve stare attenta ai bisogni degli altri, prima che ai suoi passatempi.

Figlia: Vuoi dire ai bisogni dei maschi?

Madre: No, a quelli di tutti, capisci?

Voce fuori campo: Bambine e bambini, vi è piaciuto il contenuto di questa recita? A me no. Voi siete d’accordo con quello che dicono i due adulti?

120
ALE testo
TEAT R

Il TESTO TEATRALE è scritto per essere recitato davanti a un  .

Scrivere storie per allestire uno spettacolo.

ELEMENTI

Il : il personaggio principale.

I comprimari: gli altri personaggi .

I personaggi secondari. Le comparse.

IL TESTO TEATRALE

CONTENUTO

Avvenimenti fantastici, fatti reali, situazioni comiche, eventi tragici

I testi teatrali sono:

• la , che è allegra e divertente;

• il , che racconta vicende dolorose e tristi;

• la tragedia, che racconta episodi di personaggi della storia o mitici e ha un finale tragico.

STRUTTURA

Il copione (testo da recitare) contiene:

• le , cioè le parole che pronunciano i personaggi;

• la , cioè spiegazioni di com’è la scena;

• i suggerimenti per gli attori/le attrici.

ISIONE MENTALE V

Le maschere sono uno dei simboli del teatro.

Queste, in particolare, ti aiutano a ricordare due tipi di testo teatrale dell’antica Grecia che sono presenti ancora adesso nel teatro contemporaneo. Quali sono?

SCOPO
V QUADERNO DI SCRITTURA E RIASSUNTO, pp. 76-81 121
• ORGANIZZARE LE CONOSCENZE TEAT R ALE testo
MAPPA

VERIFICA

Incredibile... oppure vero?

SCENA 1

Narratore: In classe tutti i bambini e le bambine ridono e fanno baccano. Quando arriva il maestro Zuretti grida per ristabilire il silenzio. Ma non fa in tempo a finire la frase che tutti si siedono composti e silenziosi.

Maestro: (gridando) Si… (stupito) lenzio!

Il maestro, a sua volta, si siede.

Maestro: Bravi, grazie e buongiorno!

Tutti i bambini: (in coro) Buongiorno!

Maestro: (apre il registro) Allora, ieri siamo arrivati a pagina…

Tutti i bambini: A pagina 31 del libro.

Un bambino: (alza la mano e tutti gli altri tacciono) E a casa dovevamo imparare a memoria la poesia a pagina 33.

Maestro: (sempre sorpreso) Proprio così! Allora, chi l’ha imparata?

Tutti i bambini alzano la mano.

Maestro: (sorpreso) Ma bene! Benissimo! Chi vuole provare a leggere la poesia?

Berardo e Camilla alzano la mano.

Berardo e Camilla: (insieme) Io!

Berardo: (molto gentilmente) Ah, bene, leggi tu, Camilla.

Camilla: (molto gentilmente) No, non c’è problema. Hai alzato la mano per primo.

Berardo: (sempre molto gentilmente)

Okay, d’accordo, se vuoi io leggo l’inizio e tu la fine.

Camilla: (idem) Ti ringrazio molto!

Berardo: Figurati. (rivolto al maestro) Possiamo fare così?

Maestro: (sempre più stupito) Ehm… Sì… Sì! D’accordo. (riprendendosi)

SCENA 2

Bussano alla porta.

Maestro: Avanti.

La preside entra in classe preoccupata.

Tutti i bambini: (in coro) Buongiorno, signora preside.

La preside: (al maestro, sottovoce) Signor Zuretti, posso parlarle un momento?

Maestro: Sì, certo.

Si avvicinano entrambi al proscenio, di fronte al pubblico.

La preside: (preoccupata) Fanno così anche con lei? Non ci capisco niente!

Maestro: Neppure io! Hanno tutti letto e imparato a memoria il testo, sono educati e gentili! (pausa) Lei mi conosce, non sono il tipo da raccontare storie, ma in questo caso se mi parlassero di… una fiaba… di un incantesimo o di che so io… quasi quasi ci crederei!

Sophie Balazard, Elisabeth Gentet Ravasco, Scenette a scuola 10 testi inediti per bambini attori, Gremese Editore
122

La preside: (preoccupata) Ed è la stessa cosa in tutte le classi! Ma che cosa sta succedendo?

Maestro: Non lo so!

Si girano verso la classe, con le spalle al pubblico, e si scopre che hanno entrambi un grosso pesce d’aprile attaccato alla schiena.

Tutti i bambini: (in coro) PESCE D’APRILE!

A NALIZZO A

1 In base al contenuto, questo testo teatrale è: una commedia. un dramma.

2 Analizza gli elementi

Il protagonista è I comprimari sono

3 Analizza la struttura.

Sottolinea in il prologo.

Da chi è recitato?

C OMPRENDO C

1 Il maestro è sorpreso perché: i bambini e le bambine sono particolarmente rumorosi e allegri. i bambini e le bambine sono gentili e attenti. entra in classe la preside.

OMPITO NON NOTO C C

2 La preside è preoccupata perché: la classe del maestro Zuretti si comporta in modo strano. tutte le classi si comportano in modo strano. pensa sia successo un incantesimo.

Ricorda un particolare divertente o importante avvenuto in classe. Scrivilo o raccontalo in forma di testo teatrale.

CHE COSA SO?

Ho analizzato e compreso questo particolare tipo di testo?

Sì. No. In parte.

COME STO?

Sono riuscito/a a stare tranquillo/a?

Molto. Abbastanza. Poco.

123
VERIFICA

Test o informati voespos itivo

Esporre significa “mettere in mostra”, “offrire alla vista”.

Informare significa “far conoscere”, “comunicare conoscenze”.

Se vuoi informazioni su un argomento, che cosa fai?

Le cerchi in un libro che le “metta in mostra”, cioè te le faccia trovare subito.

Questo tipo di testo si chiama espositivo o informativo.

Una volta, per avere informazioni, si utilizzavano solo enciclopedie, libri, riviste.

Oggi ti viene in aiuto Internet.

Utilizzare Internet non è, però, così facile. Per questo, dovresti sempre farlo con l’aiuto di una persona adulta.

C’è, però, un modo più semplice per ampliare le tue conoscenze: utilizzare bene i tuoi libri di testo e ascoltare le spiegazioni degli/delle insegnanti.

Spunti per discutere

DELL’UNITÀ
CONTENUTI DIGITALI
124

Il testo informativo-espositivo fornisce informazioni su un argomento specifico.

SCOPO

Trasmettere informazioni e notizie

CONTENUTO

Notizie e informazioni su persone, avvenimenti, fenomeni, oggetti...

ELEMENTI

Le informazioni possono essere:

• principali, cioè le più importanti;

• secondarie, che servono ad arricchire le informazioni principali.

Per rendere più facile la comprensione delle informazioni si usa spesso il testo misto, che è accompagnato da:

• fotografie;

• didascalie;

• schemi, grafici;

• disegni;

• mappe, carte tematiche.

STRUTTURA

• Il testo è suddiviso in paragrafi, ciascuno dei quali affronta un aspetto dell’argomento. I paragrafi sono spesso introdotti da sottotitoli.

• Il linguaggio è oggettivo, preciso, con termini specifici dell’argomento esposto.

• Le parole chiave permettono di capire con rapidità di che cosa parla il testo e di ricordare le informazioni.

• Gli argomenti sono trattati con un preciso ordine.

125 MAPPA

Il piacere di...

VOGLIO LA LUNA

Che cos’è la Luna? È uno spettacolo notturno, una divinità celeste, una fonte di ispirazione per poeti e poetesse, per tutti gli artisti e tutte le artiste. Oggetto di studio per gli scienziati e le scienziate e meta di uno straordinario viaggio spaziale. Decolla anche tu verso il cielo e scopri tutto sul nostro unico e prezioso satellite naturale.

Luna scientifica

La teoria più diffusa ipotizza che la Luna si sia formata circa quattro miliardi e mezzo di anni fa, quando anche il nostro Sistema Solare era ancora nella sua infanzia, essendo nato appena cento milioni di anni prima. Secondo questa ipotesi del grande impatto, la Luna si sarebbe formata dopo che un corpo celeste colpì il nostro pianeta come un’enorme palla da biliardo. A questo proiettile spaziale è stato dato il nome di Theia ed era a sua volta un pianeta in formazione, che doveva avere più o meno le dimensioni di Marte.

L’urto deve essere stato tremendo, al punto che Theia fu completamente distrutto.

I suoi materiali, insieme agli strati esterni della crosta terrestre, furono vaporizzati ed espulsi nello spazio. Una parte dei detriti ricadde poi sulla Terra che, essendo ancora in formazione, pian piano riprese la sua forma sferica. Una parte, invece, rimase in orbita attorno al pianeta e, nel corso del tempo, si compattò fino a formare la Luna così come la vediamo oggi.

126
LEGGERE UN TESTO INFORMATIVOESPOSITIVO

Luna mitica

“Che fai tu, luna, in ciel?

Dimmi che fai, silenziosa luna…” sono i versi di una poesia di Giacomo Leopardi. Gli scienziati ormai conoscono molto della Luna, quasi tutto: distanza, dimensioni, composizione, origini, temperatura, tempo di rotazione, che sono informazioni interessantissime, ma nessuno ha ancora capito che faccia lei, in ciel, silenziosa luna.

Luna avventurosa

Il primo equipaggio che “allunò” era composto dal comandante Neil Armstrong, dal pilota del Modulo di Comando Michael Collins e dal pilota del Modulo Lunare Edwin Aldrin.

Il lancio dell’Apollo XI, la navicella spaziale, avvenne il 16 luglio 1969. Da quel momento tutto il mondo restò con il naso all’insù.

L’allunaggio avvenne 4 giorni più tardi, alle ventidue, diciassette minuti e quaranta secondi, il 20 luglio, nel Mare della Tranquillità.

Il primo passo sulla Luna, con la celebre impronta della suola del moonboot di Armstrong nella polvere lunare, ebbe luogo mentre la voce del comandante esclamava: – È un piccolo passo per un uomo, ma un enorme balzo per l’umanità.

La permanenza sulla Luna fu di meno di 22 ore, ma gli astronauti passarono appena due ore e mezza fuori dalla navicella.

Il rientro sulla Terra, con il tuffo nell’Oceano Pacifico avvenne il 24 luglio alle sei e cinquanta del pomeriggio.

127

Le Olimpiadi

L’ORIGINE DELLE OLIMPIADI

Sono trascorsi quasi tremila anni da che qualche greco antico se ne uscì con la bella idea di sfidarsi in uno stadio o su una pista, anziché con lance e spade, scudi ed elmi. Certo, meglio sarebbero stati quattro anni di sport e un mese di battaglia, al posto di quattro anni di guerre e un mese di divertimento.

Da quell’estate dell’anno 776 avanti Cristo la città di Olimpia non è più una località come le altre, bensì quasi il sinonimo di tutti gli sport messi insieme. Non a caso il matematico e astronomo Eratostene, per iniziare a scandire gli anni sul calendario, non alle stelle del cielo guardò, bensì a quelle dello sport, contando come anno zero proprio quello delle prime, primissime Olimpiadi dell’antichità.

LE OLIMPIADI OGGI

I Giochi Olimpici dell’antichità si svolsero per oltre un millennio in quasi trecento edizioni, poi più nulla per secoli e secoli, con la città di Olimpia finita in rovina. Per i primi Giochi Olimpici della modernità bisognò aspettare fino alla primavera del 1896 Voluti questa volta dal barone francese Pierre de Coubertin, si svolsero ad Atene, proprio per ricordare i giochi di duemilaseicentosettantadue anni prima. Tra il 6 e il 15 aprile si disputarono gare di scherma e di tennis, di atletica leggera e di sollevamento pesi, di lotta, di nuoto e di tiro a segno. E lungo le vie della città si corse la maratona.

128 testo
Andrea Valente, Così per sport - storie di imprese, trionfi, inciampi e ruzzoloni, Lapis Edizioni
INFORMATIVO

LA MARATONA IERI

Hai mai pensato che alle prime Olimpiadi dell’antichità, quelle dell’anno 776 avanti Cristo, non era in programma la maratona? La battaglia di Maratona, ebbe luogo quasi trecento anni dopo.

Ed è proprio ricordando quella battaglia che oggi si corre per quaranta e più chilometri, anzi, per ricordare l’impresa del giovane Filippide, che corse fino ad Atene, per annunciare la vittoria.

LA MARATONA OGGI

Se la prima maratona la corse Filippide senza nemmeno saperlo, nei tempi moderni non ci sono stati Giochi Olimpici che non l’abbiano prevista nel programma delle gare.

E sono sempre di più le città, che organizzano ogni anno una corsa di quarantadue chilometri e centonovantacinque centimetri.

La più famosa e popolare è forse quella di New York, alla quale partecipano oggi decine di migliaia di corridori veloci e lenti.

Ma nel 1970, alla partenza della prima edizione, si presentarono solamente centoventisette atleti, che corsero più giri all’interno di Central Park, per non recare disturbo al traffico.

Il bello è che adesso accade il contrario ed è il traffico che si ferma a guardare.

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del testo informativo-espositivo

Lo scopo dell’autore è: raccontare una storia ambientata durante le Olimpiadi. dare informazioni sulle Olimpiadi e sulla loro storia.

In un testo informativo il contenuto serve per: avere informazioni precise e oggettive. conoscere i commenti e le sensazioni dell’autore o dell’autrice.

La struttura del testo informativo spesso presenta differenti paragrafi. Perché?

Per dividere le sequenze narrative da quelle informative.

Per suddividere ed evidenziare le informazioni.

Le parole-chiave servono per evidenziare: le informazioni principali. la cronologia.

Tra gli elementi del testo informativo compaiono spesso le foto.

Le foto:

sono importanti per “vedere” meglio le informazioni date dal testo. servono per abbellire la pagina.

129 testo INFORMATIVO

PTEROSAURO

Che cos’è un dinosauro?

Come si fa a definire un dinosauro? Come fa un paleontologo o una paleontologa a dire: – Ecco, questo è un osso di dinosauro?

I dinosauri hanno tre caratteristiche che li contraddistinguono da tutti gli altri rettili: quando e dove sono vissuti e la disposizione delle zampe.

QUANDO SONO VISSUTI?

I dinosauri sono vissuti in un’era precisa della Preistoria, compresa tra i 225-230 milioni e i 65 milioni di anni fa, cioè nel Mesozoico.

MESOZOICO

Triassico

248-213 milioni di anni fa

Giurassico

213-144 milioni di anni fa

Cretaceo

144-65 milioni di anni fa

Il Mesozoico è un’era suddivisa a sua volta in tre diversi periodi:

il Triassico, il Giurassico, il Cretaceo. Qualunque osso fossile trovato in sedimenti più antichi o più recenti non è di dinosauro.

DOVE VIVEVANO?

I dinosauri erano tutti terrestri. Quindi non volavano, né vivevano nei mari. Erano però capaci di attraversare piccoli specchi d’acqua (come può fare un cane) e lo dimostrano alcune impronte fossili.

I rettili volanti (Pterosauri) e i rettili marini dal collo lunghissimo (Plesiosauri), che spesso si vedono nei libri di Preistoria, non erano dinosauri, ma semplicemente loro cugini.

Le ali dello Pterosauro erano formate da una membrana di pelle, muscoli e altri tessuti estesa dalle caviglie al quarto dito della mano, che era allungato e resistente.

Piero e Alberto Angela, Il pianeta dei dinosauri, Arnoldo Mondadori Editore
130 testo INFORMATIVO

QUAL ERA LA DISPOSIZIONE DELLE ZAMPE?

La particolarità che differenzia davvero i dinosauri da tutti gli altri rettili è la disposizione delle zampe.

I dinosauri (sia bipedi sia quadrupedi) avevano infatti le zampe disposte verticalmente sotto il corpo, come quelle di un elefante: il ventre non toccava mai il terreno, e neanche la coda. Insomma, per capire come si muovessero i dinosauri, bisogna pensare a un elefante, a un rinoceronte o a una mucca, non a un coccodrillo.

Forse il vero fascino dei dinosauri è proprio questo: non sono soltanto animali enormi e terrificanti, sono soprattutto animali “nuovi” che bisogna sforzarsi di immaginare, quasi fossero usciti da un libro di fantascienza. Un fascino, si direbbe, in continua crescita. Oggi come non mai, la ricerca sui dinosauri produce risultati e fornisce dati sulla loro vita quotidiana, alimentando l’immaginazione e la curiosità.

I Plesiosauri vivevano nel mare, nel Mesozoico, come altri rettili marini, gli Ittiosauri. Forse abitavano in acque basse. Avevano quattro zampe simili a pinne.

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del testo informativo-espositivo.

Questo testo informativo ha una particolare struttura

I titoli dei paragrafi sono:

Alcune illustrazioni sono accompagnate da spiegazioni che servono per dare informazioni particolari su un argomento.

Queste spiegazioni si chiamano: didascalie. paragrafi. Alcuni testi informativi espositivi sono accompagnati da grafici o tabelle, che servono a rendere visibili le informazioni.

In questo testo è stata utilizzata la linea del , che appartiene al linguaggio specifico della

PLESIOSAURO 131 testo INFORMATIVO

L’effetto serra

Si tratta di un fenomeno naturale, ma noi umani lo stiamo alterando. In che modo? Immagina una serra e capirai come funziona questo fenomeno.

Il Sole invia energia sotto forma di raggi di luce che attraversano liberamente l’aria. 1

Una parte di questi raggi è riflessa verso lo spazio per l’azione di nubi, neve, ghiacci, deserti. 2 Un’altra parte di raggi, invece, dopo aver scaldato i continenti e gli oceani, viene rinviata verso lo spazio ma resta intrappolata nell’atmosfera da una specie di “coperta” chimica 3 . Questa “coperta” è composta dai gas a effetto serra naturalmente presenti nell’atmosfera come l’anidride carbonica (CO2), il metano e il vapore acqueo 4 . Grazie a loro, la superficie terrestre si riscalda in media fino a circa 15°C 5 , una temperatura che va bene per la vita e per l’uomo. Infatti, se questa coperta chimica atmosferica non ci fosse, la Terra si raffredderebbe troppo e sarebbe interamente ricoperta da ghiacci a una temperatura di -18°C, come un gigantesco freezer.

SOLE ENERGIA SOLARE 1
ENERGIA RI-EMESSA DALLA TERRA VERSO LO SPAZIO 2 ENERGIA INTRAPPOLATA DAI GAS SERRA CHE RISCALDA LA TERRA 3 GAS NATURALI A EFFETTO SERRA CO2 CH H2O 4
ATMOSFERA
132 testo INFORMATIVO
TEMPERATURA MEDIA 15°C, IDEALE PER LA NOSTRA VITA! 5
2

Nell’ultimo secolo però gli uomini, bruciando carbone, petrolio, gas (combustibili fossili), hanno liberato nell’aria miliardi di tonnellate di gas a effetto serra, soprattutto CO2, rendendo più spessa la coperta chimica. Una coperta più spessa trattiene più raggi di quelli necessari in natura e riscalda chi sta sotto, cioè noi! Troppa CO2, infatti, non permette l’uscita dell’energia solare ricevuta dalla Terra e allora il calore resta intrappolato. In questo modo la temperatura della Terra aumenta e l’ambiente soffre per il troppo caldo.

Se l’uomo continua a inquinare così tanto, nei prossimi anni il clima diventerà sempre più difficile da sopportare e l’effetto serra risulterà pericoloso.

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo informativo-espositivo

Le prime righe sono: un paragrafo. un’introduzione.

Quanti sono i paragrafi?

Dai un titolo a ciascun paragrafo, scegliendo tra i seguenti:

Come evitare l’effetto serra

Come si forma l’effetto serra

Dove si riscontra l’effetto serra

Le conseguenze dell’effetto serra

In quale paragrafo si trova la maggior parte delle informazioni scientifiche?

Nel testo si trovano alcuni numeri. Essi servono per: facilitare la lettura. collegare parti dell’illustrazione alle informazioni nel testo.

Questo testo viene considerato un testo misto perché: nel testo compaiono parole e numeri. la parte scritta e la parte grafica sono strettamente collegate.

133 testo INFORMATIVO

Scoperto un lago

sotterraneo su Marte

Modalità della scoperta

A 1500 metri di profondità è stato trovato un lago di acqua salata e liquida su Marte.

Questa scoperta è tutta italiana. Su Marte è stato inviato un radar a bassa frequenza, il cui cuore è stato realizzato proprio in Italia.

Le antenne che penetrano in profondità nel sottosuolo sono state invece realizzate in America.

Il lago salato è stato circoscritto grazie a sali trovati anche in superficie.

NALISI A

RICONOSCI il testo informativo-espositivo.

I testi informativi-espositivi utilizzano un linguaggio preciso, ricco di termini specifici dell’argomento trattato.

In questo testo i termini specifici sono:

Com’è e dove si trova

Lo specchio d’acqua salata è grande circa 20 chilometri quadrati, vicino al Polo Sud di Marte. Il fatto che l’acqua sia stata rilevata in forma liquida potrebbe essere dovuto ai sali trovati, che hanno una funzione di “antigelo”.

Possibilità di vita

I ricercatori affermano che questo specchio d’acqua potrebbe avere i requisiti per la vita. Le ragioni sono che esiste da tempo, che è costituito da acqua liquida, che vi sono dei sali e che il lago è protetto dai raggi cosmici: elementi che potrebbero far pensare a una nicchia biologica.

Le parole-chiave aiutano a mettere in evidenza: le informazioni principali di un testo. i paragrafi.

I titoletti laterali aiutano a distinguere: i paragrafi.

le parole-chiave.

C’è altra acqua su Marte?

Una notizia attesissima che può anche far supporre che non si tratti dell’unico lago presente sul pianeta. Un tempo la superficie di Marte era ricoperta di mari, laghi e fiumi. Il grande dilemma, è quello di capire dove sia finita tutta quell’acqua. Potrebbe essercene altra intrappolata in profondità, ancora da scoprire!

........................................................,
134 testo INFORMATIVO
A

LE CONOSCENZE

Il TESTO INFORMATIVO-ESPOSITIVO fornisce su un argomento specifico

Trasmettere informazioni e notizie.

IL TESTO INFORMATIVOESPOSITIVO

ELEMENTI

Le informazioni possono essere:

• ........................................................ : cioè le più importanti;

• : che servono ad arricchire le informazioni principali.

Il testo misto è accompagnato da:

• fotografie;

• didascalie;

• schemi, grafici;

• disegni;

• mappe, carte tematiche.

ISIONE MENTALE V V

Questo, secondo te, è un testo informativo?

Perché?

CONTENUTO

Notizie e su un argomento.

STRUTTURA

Linguaggio: oggettivo, preciso. Il testo è suddiviso in , ciascuno dei quali affronta un aspetto dell’argomento.

Parole- : permettono di capire di che cosa parla il testo e di ricordare le informazioni. Gli argomenti sono trattati con un preciso .

QUADERNO DI SCRITTURA E RIASSUNTO, pp. 82-89
135
testo INFORMATIVO
MAPPA
ORGANIZZARE

VERIFICA

Un cervello straordinario

Pensa a quello che stai facendo in questo momento. Leggi delle parole su una pagina, le comprendi e rifletti sul loro significato grazie al nostro potentissimo cervello: uno dei più straordinari prodotti dell’evoluzione.

La selezione naturale favorì gli esseri umani più intelligenti, che sapevano usare le mani, trovare soluzioni ai problemi e comunicare i propri pensieri. Con il passare del tempo, il cervello divenne sempre più grande e potente.

In milioni di anni, con l’aumentare delle dimensioni del cervello, anche il cranio umano divenne più grande.

AUSTRALOPITECO

4 – 2 milioni di anni fa

HOMO HABILIS 2,1, - 1,5 milioni di anni fa

HOMO SAPIENS

300 000 – 200 000 anni fa, fino al presente

Evolvendosi, gli esseri viventi sviluppano caratteristiche che li aiutano a sopravvivere, come grossi artigli, spine appuntite o la capacità di volare. La stessa cosa vale per gli esseri umani, ma la nostra caratteristica più utile è l’intelligenza. Ci siamo evoluti per sopravvivere usando l’ingegno e lavorando in gruppo.

La comparsa dell’andatura bipede permise ai primi esseri umani di avere le mani libere per costruire oggetti e usare strumenti.

La capacità di costruire utensili e comunicare le proprie idee diede a questi umani maggiori possibilità di sopravvivenza.

Un cervello più potente ci ha aiutato a costruire strumenti per cacciare, a organizzare la caccia e a procurarci più cibo, e soprattutto carne.

Meravigliosa evoluzione – Il viaggio della vita, Editoriale Scienza
136

VERIFICA

Questa aumentata disponibilità di proteine ed energie ha permesso al cervello di evolversi ancora di più. E con l’evoluzione, alcune aree del cervello sono diventate particolarmente complesse.

A NALIZZO A

La sezione della corteccia motoria primaria che controlla i movimenti delle mani.

L’area di Broca che controlla le parole e il linguaggio.

1 Analizza gli elementi e la struttura del testo espositivo informativo.

• Questo testo è un testo misto perché

• È suddiviso in

Sottolinea in le didascalie che utilizzano un linguaggio specifico delle Scienze.

2 Scrivi i titoli dei paragrafi al posto giusto.

Che cosa ci contraddistingue

Aree specializzate

C OMPRENDO C

1 Trova le informazioni esplicite e implicite

Un cervello in crescita

L’uso degli strumenti

Il lobo frontale, usato per pianificare, capire e immaginare.

Nel testo si parla di “aumentata disponibilità di proteine”. Fra le seguenti frasi sottolinea in che cosa l’ha determinata e in qual è stata la conseguenza. L’evoluzione del cervello. La diversa alimentazione.

La frase “La stessa cosa vale per gli esseri umani” è riferita a: lo sviluppo di caratteristiche particolari. la sopravvivenza. lo stare in gruppo.

L ESSICO L

Aree del cervello significa: parti superficiali del cervello. zone del cervello. dimensioni del cervello. parti misurabili del cervello.

CHE COSA SO?

Ho analizzato e compreso questo testo informativo espositivo?

Sì. No. In parte.

COME STO?

Sono riuscito/a a stare tranquillo/a?

Molto. Abbastanza. Poco.

137

Testo poeti co

Il testo poetico può essere paragonato a un bellissimo testo descrittivo.

I poeti e le poetesse hanno trovato le “parole giuste” per descrivere un paesaggio, un sentimento o un’emozione, un oggetto… qualsiasi cosa.

Così, se una poesia parla del mare, ci sembra di essere su una spiaggia, di sentire il rumore dell’acqua, di avvertire il profumo della salsedine.

Se ci parla di un sentimento o di un’emozione, ci sembra di rivivere la situazione e di capirla meglio.

Perché la poesia ha queste capacità?

Perché le parole sono poche, ma giuste, proprio le più adatte.

Spunti per discutere

CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ
138

La poesia è un testo che usa le parole in modo particolare per descrivere, trasmettere emozioni, comunicare pensieri. La poesia è caratterizzata dal ritmo e dalla musicalità .

SCOPO Poesia: esprimere e suscitare emozioni, sentimenti, impressioni…

Filastrocca, nonsense, limerick: far giocare, contare, divertire…

CONTENUTO

Emozioni, ricordi, momenti di vita, ambienti, oggetti…

STRUTTURA

La poesia è composta da versi, righe più o meno brevi, alla fine delle quali si va a capo.

Più versi formano una strofa: le strofe sono separate tra loro da spazi.

I versi possono essere:

• in rima;

• non in rima

La rima può essere:

• baciata: i versi consecutivi fanno rima… AA BB;

• alternata: il primo verso fa rima con il terzo, il secondo con il quarto … AB AB;

• incrociata: il primo verso fa rima con il quarto, il secondo con il terzo… ABBA;

• incatenata: il primo verso fa rima con il terzo, il secondo non fa rima… ABA.

Nelle poesie si usa la similitudine, cioè un paragone tra elementi che hanno qualcosa in comune.

La musicalità è data da:

• l’onomatopea, che riproduce i suoni della natura o prodotti da persone, animali e oggetti;

• l’allitterazione, attraverso cui si ripete lo stesso suono all’interno o all’inizio delle parole.

139 MAPPA

Il piacere di... LEGGERE

I SENTIMENTI DEI BAMBINI

Nell’introduzione del libro l’autrice scrive:

In queste poesie ho scelto di parlare di sentimenti. In genere alle persone, grandi o piccole che siano, si chiede “Come stai?” e mai “Come ti senti?”. La risposta è quasi sempre “Bene!”.

In genere, però, si è un po’ allegri, un po’ tristi, furiosi, euforici... o magari un bel misto di queste sensazioni in una sola volta

Paura

Quando i mostri azzannano la notte e sputano le stelle tutt’intorno gli alberi neri e il vento fanno a botte per vincere la corsa al nuovo giorno. I rumori diventano giganti, piedi pesanti che battono il sentiero, mentre il buio coi suoi freddi guanti confonde quel che è falso e quel che è vero. La notte fonda, fredda, lunga e scura spaventa bimbi e grandi al suo passaggio solo che i grandi, anche se han paura, fan sempre finta di avere più coraggio.

140
Janna Carioli, I sentimenti dei bambini, Mondadori
UN TESTO POETICO

Piedi allegri

Oggi ho i piedi che ridono

dentro le scarpe nuove. Come mi stanno bene e come ci si muove!

Scarpe di tela rossa coi lacci gialli e bianchi i piedi sono allegri e saltano fra i banchi.

Scarpe suole di gomma scarpe da pentatleta i piedi si rincorrono senza nessuna meta.

Oggi ho i piedi che ballano e ridono contenti

perché i miei piedi allegri hanno perfino i denti!

Mi sento solo

Mi sento solo come un verme solitario, come un cammello quando incontra un dromedario, come una freccia quando vola via dall’arco, come un gorilla nella gabbia del bioparco. Mi sento solo come un punto esclamativo, come un articolo se manca il sostantivo, come un incastro che non sa qual è il suo posto, come un cucciolo abbandonato a ferragosto.

Mi sento solo come un anno bisestile, come una perla che finisce in un porcile, come un pollastro che non conosce il suo destino, mi sento solo come solo può un bambino.

141

LA POESIA

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del testo poetico.

La poesia è un testo che, con un particolare linguaggio, esprime sentimenti, emozioni, pensieri e fa immaginare un ambiente con colori, suoni, profumi.

In quale tra le due poesie il contenuto rappresenta: un sentimento?

un paesaggio?

Roberto Piumini

Sono triste, e allora?

Sono triste, e allora?

Non fate buffe smorfie, sono più tristi ancora. Non fatemi il solletico sotto i piedi o le ascelle: avrete morsi e calci, non risate.

a cura di Mario Lodi POET I CO testo

Sono triste, e allora?

Lasciatemi qui, quieto, con la mia aria triste, con la mia faccia triste e il mio respiro triste: si fanno compagnia, tranquillamente.

Se penso un cielo

Se penso un cielo penso un mare in aria e le nuvole sono la schiuma e i cavalloni un vestito blu scuro ricamato di stelle piccole e lucenti 142

LA RIMA

Rima per le rime

La rima baciata si forma due a due, A verso gatto con topo, asinello con bue A rima

Per la rima alternata bisogna saltare: A

il secondo verso dev’essere scritto, B con pazienza, saper aspettare, A strofa come a maglia, un rovescio e un diritto. B

La rima incrociata è ancora più lenta: A

il secondo verso fa rima col terzo B

il terzo corre, gli sembra uno scherzo B

il quarto aspetta, succhiando una menta A

Voglio fare una rima incatenata, A ma è difficile, è difficile, un vero tormento. B è impossibile, non è giornata! A

Filastrocca della rima sciocca

Se verso in bocca una rima sciocca se ci verso un verso inconcludente mi rimane un gusto che sa di niente

A NALISI A

SCOPRI la struttura del testo poetico

Da quanti versi è composto il testo poetico “Rima per le rime”?

Da quante strofe?

Le strofe hanno tutte lo stesso numero di versi? Sì. No.

Qual è la strofa che ha il minor numero di versi?

Scrivi lo schema ritmico di ciascun tipo di rima, come nell’esempio. baciata AA incrociata alternata incatenata

Da quanti versi è composto il testo poetico “Filastrocca della rima sciocca”?

È suddiviso in strofe? Sì. No.

143 POET I CO testo

l’ A r t e di... LEGGERE

Leggi a voce alta le poesie e sottolinea con il suono della voce le parole che sono onomatopee.

l’onomatopea ti ricorda.

Cri

cri cri

cri cricri

ascoltami sono l’estate.

......................................................................... 144
CO testo
POET I

Bruno Tognolini

Ululava l’ululupo

Ululava l’ululupo

sulla punta di un dirupo sulla punta di una duna ululava all’ululuna.

Bruno Tognolini

Bi

Io sono Bi, e sono qui, sono la bocca

Son la tua bocca quando bacia e quando beve

Io sono il suono ba-ba-ba di filastrocca

Quando le bocche dei poeti sono brave.

Fanno babà, fanno babbeo, fanno babbuccia

Con babbo sole che borbotta sopra il mondo

E con la bocca del bebè che beve e ciuccia

Il biberone della vita fino in fondo.

E babbasone, e babbaleo, e babbuino

E ba-ba-ba... ma tu non hai altro da dire?

Io parlo questa babalingua da bambino

La lingua antica che tu non puoi più capire.

Sono così, sono la Bi, sono un boccone

Io sono bella ballerina e brutta bestia

Nell’alfabeto son la lettera buffone

Se non va bene dammi un bacio e dimmi basta.

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del testo poetico.

In alcune poesie, per sottolineare la musicalità e il ritmo, si trovano parole all’interno o all’inizio delle quali si ripete sempre lo stesso suono. Questo espediente si chiama allitterazione.

Sottolinea le parole che contengono allitterazioni:

• in nella poesia “Ululava l’ululupo”,

• in nella poesia “Bi”.

145
I CO testo
POET

VERSI COME DISEGNI

Mauro Faustinelli

un fiore-stella , cresciutosuunlunghissimo stelo: brilla, prilla, scoppia, sisparpaglia,gocciola s ’ agralla a tnev a lg i o, noc nu oilgabrab ehc ailgabba .

ec c o c h e s ccobai

• eN l c eiol oren otullev

quelleveredal ciel o .

f anno s pa r i r l e s t e l ,el

ellim ellivaf ,olevnaf

•• Da unagocciadelprimofiore ne sboccia un altro, d ’ unaltrocolore e u n a ltro, un a ltro!... ,asor otteloiv , allil , ottutùssal ,allitnics

tnelssi,etnemami

ehc edacir

l a n ev icata

NALISI A A

•••Enoiquaggiù , tutti col naso in aria a guardare la luminaria, etnecsednacni

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del testo poetico.

Alcuni poeti e alcune poetesse dispongono le parole delle loro poesie in modo da formare disegni. Questo espediente si chiama “calligramma”, che è un vocabolo composto da due parole greche: kalos = bellezza e grapho = scrivo. Il calligramma è chiamato anche “poesia figurata”. È scritta anche “per essere guardata”.

Leggendo le parole e la forma che assumono nel disegno, dai un titolo alla poesia.

• • • • T a n et pielocc stellecadenti

ipmaL lusipma , hcs i itna s u s c h i a n t i

eremirpseossop ?oiredisednu diquelputiferio:

è ciò che resta p r i m a c he s ian etnepsettut

146 POET I CO testo

LA SIMILITUDINE

Roberto Piumini

Umori del cuore

Sono contento, di buonumore sette risate mi ballano in cuore.

Sono felice, voglio scoppiare. Come un vulcano che scende nel mare!

Son come un cielo normale, sereno: non sono felice, ma triste nemmeno. Uffa che noia, ma come sarà?

Vorrei far tutto, ma niente mi va.

Io sono triste, però non piango: vorrei andarmene, però rimango.

Che mondo nero, che brutta giornata! Ho il cuore come una spugna strizzata!

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del testo poetico

Il cielo è...

Il cielo è azzurro come l’oceano, è rosso come la lava del vulcano.

Il cielo è grigio come un uomo triste che va velocissimo e piange.

Il cielo all’alba è come un incendio oppure come la nascita di un bambino. Il cielo è nero come un uomo cattivo pieno di rabbia, però in certi momenti della sua vita si illumina come un cielo stellato di sera.

Spesso i poeti e le poetesse per rappresentare un sentimento o una situazione utilizzano la similitudine, confrontando due elementi, facendo paragoni e sottolineando somiglianze.

Nella poesia “Umori del cuore” le similitudini sono tre. Nella poesia “Il cielo è...” il cielo viene descritto solo attraverso similitudini. Sottolinea nelle due poesie le similitudini con colori diversi.

147
CO testo
POET I

LA FILASTROCCA

La pigrizia si svegliò

La pigrizia si svegliò che era quasi mezzodì, pigramente sbadigliò e un solo occhio aprì. I lavori li farò, tanto – disse – restan lì. Pigramente sbadigliò, chiuse l’occhio e ridormì.

A NALISI A

SCOPRI una particolare forma di poesia: la filastrocca

Qual è lo scopo della filastrocca?

Divertire.

Esprimere sentimenti.

La filastrocca utilizza: versi in rima. versi non in rima.

La filastrocca: usa parole molto difficili. ha ritmo e musicalità.

M’hanno detto

che sul tetto

M’hanno detto che sul tetto c’è un gatto molto dotto: ma se è davvero dotto, perché è salito sul tetto?

Ci è salito lui, di fatto, o qualcuno l’ha condotto?

Ci è salito per dispetto, ci è salito per ricatto? Se qualcuno l’ha condotto, molto chiaro è questo fatto: che quel gatto è molto matto perché un vero gatto dotto lo sa bene che da un tetto uno può cader di sotto

148 POET I CO testo

NONSENSE e LIMERICK

Trecentotré trentine

Trecentotré trentine trottando verso Marte, in uno stretto tratto trovaron sette trottole e trentasette trote e tristi protestarono, strepitarono forte, strillando strane strofe: “Preferiamo tre torte”.

A NALISI A

SCOPRI particolari forme di poesia: il nonsense e il limerick.

Un’anziana signora di Praga

Un’anziana signora di Praga si esprimeva in maniera assai vaga. Le chiedevi: “È un babà?”

rispondeva: “Chissà!” quell’anziana Cassandra di Praga.

Il contenuto di queste due poesie: ha un significato particolare. non ha senso, ma è divertente.

La poesia “Trecentotré trentine”

è un nonsense. La poesia

“Un’anziana signora di Praga”

è un particolare nonsense: un limerick.

Il limerick ha questa struttura:

• verso n. 1 descrive il personaggio, da dove proviene, una caratteristica;

• verso n. 2 illustra una strana caratteristica del personaggio;

• verso n. 3 presenta l’azione della piccola storia;

• verso n. 4 continua la storia;

• verso n. 5 riprende le parole del primo verso, aggiungendo un particolare.

149 POET I CO testo

IMMAGINI IN VERSI

Guido Quarzo

Una strana bottega

A Settecuscini c’è una bottega che vende scope e cappelli da strega vende incantesimi e attrezzi per maghi l’azzurro dei principi e il rosso dei draghi. Ci trovi i sogni che fanno i bambini nella bottega di Settecuscini.

A NALISI A

RICONOSCI il testo poetico.

La poesia “Una strana bottega” è un limerick, ma ha una particolarità: quale?

Nella poesia “Il mio giardino” è presente una perché il poeta paragona il suo giardino a

Nella poesia “Voce nascosta” vi è una onomatopea. Che cosa vuole riprodurre?

Mario Lodi

Il mio giardino

Il mio giardino

assomiglia a una tavolozza dai tanti colori mischiati, e ogni persona che passa ne rimane stupita.

a cura di Mario Lodi

Voce nascosta

Un’allodola canta nascosta nel fresco cielo e il vento porta la sua voce:

i ip i cip ciop ip ciap.

150 POET I CO testo

IO E LA POESIA

Rima dei nati per leggere

Leggimi subito, leggimi forte

Dimmi ogni nome che apre le

Chiama ogni cosa, così il mondo viene

Leggimi tutto, leggimi

Dimmi la rosa, dammi la rima

Leggimi in prosa, leggimi prima

A NALISI A

RICONOSCI la struttura. Completa il testo poetico con parole in rima, poi scrivi lo schema ritmico.

Per mare coi delfini

Una mattina andavamo per mare in un battello d’argento e un po’ blu e tutti là insieme felici a cantare. Che belli quei giorni, che c’eri anche Veleggia veloce che arriva il bel vento Naviga, fila sulle onde del  , sopra le onde, poi grida contento e canta e avanti a saltare e ballare.

A NALISI A

RICONOSCI la struttura.

Completa il testo poetico con parole in rima, poi, tracciando una riga, dividi la poesia in due strofe. Infine scrivi lo schema ritmico.

151 POET I CO testo

POET I CO

MAPPA • ORGANIZZARE LE CONOSCENZE

La POESIA è un testo che usa le parole in modo particolare per descrivere, trasmettere , comunicare pensieri.

Poesia:

esprimere e suscitare emozioni, sentimenti, impressioni…

Filastrocca, nonsense, limerick: far giocare, contare, divertire…

IL TESTO POETICO

Emozioni, ricordi, momenti di vita, ambienti, oggetti…

STRUTTURA

: righe più o meno brevi alla fine delle quali si va a capo.

Più versi formano una ;

I versi possono essere:

• in .

• non in rima.

La rima può essere:

• : AABB;

• ......................................................... : ABAB;

• incrociata: ABBA;

• incatenata: ABA.

La similitudine è un tra elementi che hanno qualcosa in comune.

Musicalità:

• l’ riproduce suoni della natura o prodotti da persone, animali e oggetti;

• l’allitterazione, attraverso cui si ripete lo stesso suono.

QUADERNO DI SCRITTURA E RIASSUNTO, pp. 90-95
152
testo

VERIFICA

La luna

Five...

Four...

Three...

Two...

One...

Partenza!

Seduta sul muretto stava la luna con la faccia da bambina.

Mormorava:

“Io sono bella, io sono dolce, sono la luna.

Tutti

mi vengono a cercare”:

La voce della mamma risuona nello spazio:

“È tardi Carolina, ritorna a casa!”

La luna discende dal muretto, s’incammina, scompare fino a domani.

A NALIZZO A

1 Questa poesia è: un calligramma. una filastrocca.

2 I versi sono in rima?

3 Quante sono le strofe?

CHE COSA SO?

Ho avuto difficoltà nell’analisi di questo testo poetico?

Sì. No. In parte.

OMPITO NON NOTO

Scrivi una breve poesia che parli della luna: sono sufficienti anche solo pochi versi. Disegna la sagoma di una luna e trascrivi i tuoi versi lungo il contorno.

COME STO?

Sono riuscito/a a stare tranquillo/a? Molto. Abbastanza. Poco.

C C
153

le LIFE SKILLS Cr escere con

Questa pagina ti dà un segnale:

IL TUO LIBRO CAMBIA Perché?

Con i brani contenuti nella prima parte del tuo libro hai imparato a conoscere le tipologie testuali.

I brani di questa seconda parte ti aiuteranno a crescere.

Per costruire la tua crescita devi imparare a comprendere ciò che leggi, ciò che ti viene detto, ciò che c’è intorno a te. Per questo troverai un percorso di comprensione del testo.

Gli argomenti trattati ti guideranno nel mondo delle LIFE SKILLS , cioè nelle abilità che devi mettere in atto per acquisire fiducia in te stesso/stessa e avere un atteggiamento positivo.

PRENDERE DECISIONI CORAGGIO
DELLE EMOZIONI EMOZIONI e SENTIMENTI SENSO CRITICO CURIOSITÀ 154
PENSIERO CREATIVO SOGNO AUTOCONSAPEVOLEZZA ESPERIENZE EMPATIA AMICIZIA GESTIONE

CORAG GIO

Il coraggio è il contrario della paura?

Non solo!

È coraggioso/a chi affronta un pericolo con decisione, determinazione e consapevolezza, ma...

... è coraggio anche: difendere chi è più debole e viene emarginato o preso in giro; affrontare con educazione e calma chi è prepotente; confrontarsi con gli altri, ascoltarli, dire le nostre ragioni e, se necessario, anche cambiare idea.

LIFE SKILLS

PRENDERE DECISIONI

Quando ti trovi in situazioni che richiedono coraggio, devi sapere prendere la decisione più opportuna. Non è facile… ma hai mai pensato che tutti i giorni prendi decisioni, a volte senza nemmeno averne la consapevolezza?

Giocando, ad esempio, fai delle scelte e devi prendere continuamente decisioni.

CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ 155

Il piacere di... LEGGERE

LETTURA CRITICA

Sottolinea la frase che ti è piaciuta di più.

LIFE SKILLS

Questa poesia parla di atteggiamenti coraggiosi nella vita di tutti i giorni.

Ti sei mai ritrovato/ritrovata in situazioni come quelle indicate dalla poetessa?

Parole confinanti

Sei un duro o un pappamolle?

Il coraggio non è il branco, è l’amico che in silenzio ti difende e sta al tuo fianco. Il coraggio son parole senza tanti paroloni, senza tante vanterie, senza fare gli sbruffoni.

Il coraggio è una fatica che ti fa sentire bene e decidi che la fai anche se non ti conviene.

Il coraggio è stare soli dalla parte di chi perde, il coraggio è dire rosso quando tutti dicon verde. La paura e il coraggio son parole confinanti ma con una torni indietro e con l’altra... vai avanti.

Janna Carioli, I sentimenti dei bambini - spremuta di poesie in agrodolce, Mondadori
156
POESIE CHE PARLANO DI CORAGGIO O PAURA

Il coraggio e la paura

Un uomo aveva, uguali in misura, un po’ di coraggio e un po’ di paura e li teneva, per precauzione, in sacchi distinti di tela marrone.

La paura lui usava sovente, ad ogni occasione, in ogni frangente, mentre il coraggio teneva protetto chiuso bel bello dentro al sacchetto.

Ma poi s’accorse – strana la cosa –che la paura cresceva a iosa ed il coraggio, pur risparmiato, a vista d’occhio appariva calato.

A iosa significa in grande quantità.

MIND FULNESS

Per stare bene e affrontare le difficoltà occorre trovare il giusto equilibrio tra la paura e il coraggio. Non permettere alla paura di crescere a dismisura dentro di te. È necessario invece lasciare spazio al coraggio, che ci aiuta a crescere affrontando le difficoltà.

Maria Loretta Giraldo, Rime per tutto l’anno, Giunti Junior
157
L ESSICO L

LIFE SKILLS

Una mattina nel corridoio della scuola Gigi assiste a un episodio: quale? Se Gigi fosse stato coraggioso, che cosa avrebbe fatto?

OMPRENSIONE C

Le informazioni esplicite sono quelle chiaramente espresse nel testo.

Sottolinea nel testo le frasi che danno queste informazioni esplicite.

• Gigi entra in ritardo a scuola per una visita medica.

• Gigi vede Mariano vicino ai giubbotti.

• Gigi pensa che non sono affari suoi.

Guido

Nel corridoio della scuola

Tutta colpa del medico: che bisogno c’era che gli guardasse le tonsille proprio alle otto di mattina? Non si potevano vedere lo stesso alle tre del pomeriggio? Eppure sembrava proprio che solo alle otto del mattino Gigi potesse spalancare la bocca e farsi cacciare in gola quel dannato bastoncino (che gli faceva pure venir voglia di vomitare).

Così quel giorno entrò a scuola un’ora più tardi. E fu dunque tutta colpa del medico se vide Mariano in corridoio che frugava nelle tasche dei giubbotti appesi fuori dall’aula.

Si guardarono per un attimo, poi Mariano, con ostentata lentezza, entrò nei gabinetti dei maschi.

Gigi rimase in corridoio con una sensazione di vuoto nella pancia: paura.

“Avrà visto che ho visto?” si domandò.

Ma era impossibile che non fosse così.

“Comunque non sono fatti miei” pensò Gigi. Appese il giubbotto all’attaccapanni (svuotò prima le tasche e mise tutto nello zainetto: chiavi, soldi, panino), poi entrò in classe.

“Chissà...” si disse mentre si sedeva al proprio posto, “forse non ha rubato niente”.

In qualsiasi testo trovi tre elementi fondamentali che lo caratterizzano: i personaggi, il luogo, il tempo

• Il protagonista della storia è

• L’altro personaggio della storia è

• Il luogo in cui si svolge la vicenda è

• Il tempo in cui accade è

Quarzo - Anna Vivarelli, Amico di un altro pianeta, Einaudi Ragazzi
C
158 CORAGGIO

La tigre bianca

Un pomeriggio d’estate stavo leggendo a voce alta le gesta di un folle imperatore cinese. Era una favola divertente, ma Nonna anziché sorridere era assorta nei suoi pensieri.

– Mi sembri stanca, continuiamo domani – dissi.

– Prima voglio mostrarti una cosa. Vieni con me. Arrivammo al fiume. Dalle piante di bambù si alzò in volo una nube scura. La nuvola si allargò e distinsi tantissimi falchi.

– Stanno andando a domare la tigre bianca. È il loro compito, è la ragione per cui vivono in questa foresta.

Fece una lunga pausa. – Ognuno di noi ha la sua “tigre” da combattere. La mia è venuta da me molti anni fa sotto forma di malattia. L’ho combattuta come meglio ho potuto. Un giorno anche tu incontrerai la tua “tigre”. Credi sempre in te stessa e non ci sarà tigre che potrà sconfiggerti. Non dimenticare mai che uno stormo di falchi può battere la più forte delle tigri.

Sentii il suo sguardo accarezzarmi il volto. – Nella vita puoi scegliere ciò che vuoi essere. Puoi decidere di essere una tigre potente e aggressiva, una veloce e sfuggente antilope, un topo avido e guardingo. Oppure puoi essere un falco, saggio e libero.

Mi fissò intensamente come si fa con le persone amate prima di partire per un lungo viaggio. – Sii falco.

C OMPRENSIONE C

Le informazioni implicite o inferenze sono informazioni che non sono chiaramente espresse nel testo. Le puoi ricavare mettendo in relazione le informazioni esplicite e le varie parti del testo.

LESSICO L

Guardingo significa: che ha una vista molto acuta. prudente.

Quale inferenza puoi dedurre dalla frase finale “Sii falco”?

La nonna invita la ragazza a essere

La “tigre” della nonna è la sua malattia. Questa è: un’informazione esplicita un’inferenza

Elisa Castiglioni Giudici, La ragazza che legge le nuvole, Editrice Il castoro
159 CORAGGIO

l’ A r t e di... LEGGERE

Individuate e assegnate il ruolo a tutti i personaggi che parlano. Affidate anche a uno o due bambini o bambine il ruolo dI narratore. Poi leggete con espressione il testo.

Il salto più alto

– Moc-cioooso! Moc-ciooo-soo!

Il moccioso in questione si alzò in piedi in mezzo al campo.

– Vieni fuori, vigliacco – gridò. – E ridillo, se hai il coraggio! – Se ho il coraggio? M-o-c-c-i-o-s-o!

La voce si sparse in un baleno: Albin e Stig erano di nuovo sul piede di guerra!

Sì, come tutte le sere. Tra di loro era in corso una gara, una gara che durava da quando i due bambini erano nella culla.

A scuola Albin e Stig erano diventati compagni di banco. Avrebbero dovuto essere amici per la pelle. Ma che amici potevano mai essere se erano sempre così impazienti di gareggiare l’uno contro l’altro? Ognuno dei due doveva essere il migliore. Eh già, era proprio una vita faticosa la loro. Se ora Albin se ne stava appollaiato sull’olmo a gridare “moccioso” a Stig era perché Stig l’aveva battuto nella gara di salto in alto. Ovvio che gli rodesse.

Dalla strada tutti i ragazzini del paese seguivano interes– Sai fare di meglio, Albin – gridò uno degli “albinisti”. – Forza, Stig – urlarono gli “stigomanni”. – Io sono capace di saltare dal tetto della stalla – disse Albin. Ma mentre lo diceva si sentì raggelare. Così si arrampicò sulla scala con gambe tremanti. Rimase in piedi sul tetto della stalla e guardò giù, nel vuoto.

Astrid Lindgren, Greta Grintosa, Iperborea
160 CORAGGIO

Come sembravano piccoli i ragazzi laggiù!

Ecco, ecco… adesso, sì… No, faceva troppa paura!

Allora pure Stig si arrampicò sul tetto.

– Salta, Stig! – urlarono gli stigomanni.

– Stig mangerà la polvere – urlarono gli albinisti.

Stig e Albin chiusero gli occhi e fecero contemporaneamente un passo nel vuoto.

– Ma come diamine avete fatto? – chiese il dottore stupito, dopo aver steccato la gamba destra di Stig e quella sinistra di Albin.

– Due gambe rotte nello stesso giorno!

– Volevamo vedere chi riusciva a fare il salto più alto – farfugliò Stig.

Poi rimasero uno accanto all’altro nei loro letti. In qualche modo però si sbirciavano con la coda dell’occhio, e cominciarono a ridacchiare nonostante la gamba rotta. Poi non riuscirono più a trattenersi. Alla fine Albin chiese:

– Ma che senso aveva poi saltare dal tetto della stalla?

C OMPRENSIONE C

Alcune informazioni sono importanti per capire la trama del racconto.

Queste sono tutte informazioni esplicite Indica con X quelle importanti per capire la trama (sono tre).

Stig e Albin sono in competizione.

I ragazzi del paese si dividono in albinisti e stigomanni.

I protagonisti si sfidano nel “salto dal tetto”.

I protagonisti si infortunano. Il medico è stupito.

Per capire il significato di parole o espressioni a volte devi mettere in relazione alcune parti del testo.

Nel testo si legge “Albin e Stig erano di nuovo sul piede di guerra”. Quali parole nel testo ti spiegano che cosa significa?

“La voce si sparse in un baleno”.

“Tra di loro era in corso una gara, una gara che durava da quando i due bambini erano nella culla”.

161 CORAGGIO

LIFE SKILLS

Avere il coraggio di sbagliare vuol dire mettersi alla prova e capire che si possono affrontare e vincere le proprie paure. Proprio come fa Jordi, il protagonista di questo racconto.

Il sette

Jordi era nato in una famiglia di artisti circensi. Gli piaceva guardare i suoi cugini lanciarsi nel vuoto e afferrare il trapezio-altalena.

Jordi sbagliava spesso: era un bambino.

Ma anche i cugini grandi sbagliavano. Per questo, prima di ogni salto mortale, nel tendone del circo stendevano una rete, perché nessun acrobata, cadendo, si facesse male.

– Non devi avere paura dei tuoi errori, Jordi – gli dicevano i cugini.

Jordi ogni giorno provava e riprovava: aveva iniziato a cinque anni a far volteggiare tre palline. A sei era passato a cinque. Adesso, a otto anni, era pronto per affrontare il sette. Sette birilli da lanciare e rilanciare, senza farli cadere.

E se cadevano, bisognava ricominciare.

Jordi la sera del suo debutto indossava un abito trapunto di lune e stelle, e sui capelli aveva una polvere d’oro.

Quella sera aveva respirato a lungo per vincere l’emozione, aveva stretto il suo orso di pezza, aveva asciugato a lungo le mani, perché gli attrezzi non gli scivolassero dalle dita.

Erano stati i tre cugini a presentare Jordi.

– Signore e Signori, per la prima volta, ecco a voi Jordi! Jordi si inchinò.

Emanuela Nava, Bambini del mondo, Einaudi Ragazzi
162 CORAGGIO

Jordi fece un profondo respiro, tra squilli di trombe e rullio di tamburi.

Il numero era iniziato e tre palline volteggiavano in aria. Dopo il primo applauso, passò a cinque palline e quindi a cinque birilli.

Fu quando cadde il primo birillo che il bambino sentì un tuffo al cuore. Raccolse il birillo. Aveva appena iniziato di nuovo l’esercizio che un altro birillo gli scivolò dalle mani.

Jordi riprovò.

Quando finalmente i cinque birilli volteggiarono in aria senza cadere, decise di inchinarsi e uscire.

Era stanco e avvilito. La sua prima esibizione era stata un disastro, pensava. E gli applausi che udiva non gli davano nessun sollievo.

Fu allora che i cugini all’improvviso gridarono: – Sette, sette!

Jordi doveva terminare il suo numero con l’esercizio del sette.

Jordi, nato e cresciuto in un circo, capì per la prima volta cosa volesse dire avere il coraggio di sbagliare.

Ce ne voleva molto di coraggio per uscire di nuovo e tentare un esercizio che persino durante le prove lo faceva rabbrividire. Ma tornò in pista e dopo due nuovi squilli di trombe lanciò in aria, uno dopo l’altro, i sette birilli. Avvenne il prodigio.

L’esercizio riuscì subito. Non ci fu bisogno di rifarlo.

C OMPRENSIONE C

L’idea principale di un testo è l’argomento centrale del racconto.

Qual è l’idea principale di questo testo?

Parlare di paura, coraggio e sostegno reciproco raccontando: l’esibizione di un giovane artista. la vita nel circo.

Qual è lo scopo dell’autrice?

Far capire che è possibile: diventare abili giocolieri. affrontare con coraggio le proprie paure e difficoltà.

163 CORAGGIO

In un inferno di fuoco

La sigaretta gli cade dalla bocca e l’albergo prende fuoco. In un attimo si scatena l’inferno.

Le persone, si buttano urlando verso l’unica porta.

Si accalcano, si spingono, si pestano, si picchiano. Ognuno cerca di salvarsi la vita prima degli altri. Si sentono le invocazioni di aiuto. In pochi attimi la casa si trasforma in una terribile trappola.

Dario, fuori, scruta ansioso la porta dell’albergo. Esci! Che cosa aspetti!

Ma Ingrid non esce e le fiamme diventano sempre più alte.

Dario corre, disperatamente, verso l’edificio in fiamme, combattendo contro quelli che stanno uscendo.

Appena superata la porta si entra in una specie di tunnel di fumo e di calore, nel quale non si distingue nulla.

– Ingrid! Dove sei?

C’è un’enorme confusione ed è impossibile farsi sentire. Le tavole di legno alle finestre, la benzina, tutto ha contribuito a trasformare l’edificio in una gigantesca scatola di fiammiferi.

Dario non ci vede; procede alla cieca... sente attorno a sé scricchiolii paurosi: la struttura della vecchia casa comincia a cedere.

Si sente urlare ovunque.

– Fuori! Via! Tutti fuori!

EDUCAZIONE

Rileggi le prime righe del racconto.

“Educazione civica” vuol dire anche avere atteggiamenti corretti per prevenire gli incendi. Da solo/sola o in gruppo scrivi quali comportamenti scorretti possono provocare incendi in casa o all’aperto.

CIVICA
164 CORAGGIO

Il ragazzo non si ferma e continua ad andare avanti a tentoni, con la mano sulla bocca, verso la camera, dove aveva lasciato l’amica.

– Ingrid! – chiama. Il calore è insopportabile e i polmoni bruciano. Non riesce quasi a respirare.

Le travi cominciano a crollare e a sbarrare il corridoio.

– Ingrid, rispondimi! – tossisce.

– Dario! – solo un sussurro.

Lui non capisce neanche da dove provenga. Torna indietro. E finalmente sente il suo corpo. È stesa nel corridoio, semisoffocata e accecata dal fumo.

– Appoggiati a me… ti porto fuori.

Dario passa un braccio sotto quello della ragazzina e sostenendola quasi di peso, cerca di raggiungere la porta.

Le fiamme li inseguono, sempre più vicine.

L’uscita, dov’è l’uscita?

La ragazzina sembra svenuta sulle spalle di Dario, che non si arrende e striscia, metro dopo metro, trascinando l’amica. Ansima, accecato dal fumo, stordito dal calore. Finalmente l’aria lo investe ed esce, un attimo prima che la trave della porta gli crolli sulle spalle.

C OMPRENSIONE C

L’idea principale della prima parte del racconto è: la paura di Dario di non riuscire a salvare l’amica. la paura per l’incendio.

L’idea principale della seconda parte del racconto è: la descrizione delle condizioni di Ingrid. il coraggio di Dario.

Comprendi le relazioni tra le parti del testo sottolineando in ciascun periodo, in la causa e in l’effetto.

“C’è un’enorme confusione ed è impossibile farsi sentire”.

“Sente attorno a sé scricchiolii paurosi: la struttura della vecchia casa comincia a cedere”.

165 CORAGGIO

LIFE SKILLS in AZIONE

In queste situazioni, tu quale decisione prenderesti?

Io mi nasconderei: vicino alla tana. lontano dalla tana.

Io:

cercherei di farli smettere.

mi allontanerei da loro.

mi rivolgerei a una persona adulta.

Perché Io: spiegherei che ho paura a salire. mi farei coraggio e salirei.

altro:

PRENDERE DECISIONI nelle situazioni più semplici
importante. È un allenamento che farai giorno per giorno. LIFE SKILLS
Anche
è
DOVE MI NASCONDO? CHE COSA FACCIO?
166
CHE COSA FACCIO?
PRENDERE
DECISIONI

SOG NO

Che cos’è il sogno? Un’avventura bella o brutta vissuta durante il sonno. Queste avventure a volte se ne vanno aprendo gli occhi, a volte rimangono impresse nella memoria. Ma il sogno è anche altro! Cenerentola canta “I sogni son desideri”. Come per Cenerentola, i sogni sono anche una speranza, una meta da raggiungere, un progetto da realizzare. Cenerentola realizza il suo sogno perché non si scoraggia e qualcuno la aiuta. Non scoraggiarsi e accettare il sostegno degli altri aiuta a realizzare i propri sogni.

PENSIERO CREATIVO LIFE SKILLS

Per realizzare i propri sogni a volte occorre un pizzico di fantasia e avere pensiero creativo.

La strada per realizzare i desideri è tutta da inventare!

CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ
167

Il piacere di... ASCOLTARE UN TESTO CHE PARLA DI SOGNI

Ascolta il testo letto dall’insegnante. Poi rileggilo in autonomia.

LETTURA CRITICA

Questo testo ci fa capire che un sogno non deve essere solo un desiderio, ma un traguardo da raggiungere con impegno. Tu che cosa ne pensi?

Gianni Rodari, Il libro degli errori, Einaudi

I due sognatori

C’era una volta un uomo che faceva bellissimi sogni tutte le notti. Poi si alzava e… ma facciamo un esempio. Una mattina il signor Proietti si svegliò e chiamò la moglie:

– Presto, vestiti! Andiamo sul lago, nel nostro nuovo villino. – Villino?

– Insomma, non capisci! Quel villino con un bel portico davanti e un pergolato d’uva in giardino.

– Te lo sei sognato, per caso?

– Appunto, me lo sono sognato. E ora voglio andarci a passare una quindicina di giorni.

La signora Proietti dovette rassegnarsi a fare le valigie. Prima di sera avevano fatto il giro di tutto il lago, ma del villino sognato nessuna traccia.

– Vedi, – disse la signora Proietti – era soltanto un sogno.

– Non capisco, – borbottò il signor Proietti – possibile che abbiano rubato un villino intero?

Un’altra volta il signor Proietti sognò di parlare correntemente in bulgaro. Corse in libreria, comprò due pacchi di libri scritti in bulgaro e cominciò a sfogliarli ansiosamente.

– Strano, – dovette ammettere – non ci capisco una parola.

Il signor Proietti continuò così per anni a scambiare i suoi sogni con la realtà, finché una mattina – dopo aver sognato di volare con l’ombrello – si gettò da una finestra del primo piano appeso al parapioggia di sua moglie e si ruppe una gamba.

168

Guarì dalla frattura della gamba e dalla sua fede nei sogni, contemporaneamente.

Sognava ancora, ma appena sveglio cercava di dimenticare quello che aveva sognato. Sognava anche a occhi aperti, ma appena se ne accorgeva si scuoteva tutto, come fanno i cani quando escono dall’acqua.

Dimagriva, diventava triste, non parlava più con nessuno.

Il figlio del signor Proietti, che al principio della storia era un bambino, crebbe, si fece un bel giovanotto, allegro, studioso, sportivo, ma, per il padre, troppo sognatore.

– Ah, – diceva il ragazzo – come sogno un bel viaggio!

– Svegliati, – lo ammoniva il padre – non fare come me.

Il giovanotto, invece di svegliarsi, fece la valigia e partì e quando tornò aveva girato tutta l’Europa.

– Ah – diceva poi – come sogno di andare sulla luna!

– Svegliati, – gli diceva il padre – non confondere i tuoi sogni con la realtà. Certe confusioni sono pericolose.

Il giovanotto, invece di svegliarsi, continuò a fare confusioni, e ne fece tante che alla fine diventò astronauta, andò sulla luna e anche più lontano.

Il signor Proietti, però, parlando di lui, diceva sempre:

– Un gran bravo figliolo, ma è troppo sognatore.

Se ne accorgerà, se ne accorgerà.

LIFE SKILLS

Il signor Proietti è un sognatore, ma a un certo punto della sua vita rinuncia a sognare perché si accorge che i suoi sogni non si realizzano.

Il figlio del signor Proietti invece non rinuncia ai suoi sogni, ma cerca in ogni modo di realizzarli.

Per realizzare i sogni, cioè per raggiungere traguardi, occorrono competenze. è importante però anche mettersi in relazione con il mondo esterno.

No. In parte. CHE COSA SO? 169
Durante la lettura dell’insegnante faccio attenzione all’intonazione?
Sì.

C OMPRENSIONE C SOGNO

L ESSICO L

La tredicesima è: lo stipendio di un mese che viene pagato in più a Natale.

una tassa sullo stipendio. L’espressione “appropriazione indebita” significa utilizzare qualcosa che non è tuo: sottolinea nel testo le parole che lo spiegano.

L’acchiappasogni

Il suo mestiere era qualcosa di mezzo fra il guardiano notturno e l’accalappiacani. Consisteva nell’andare in giro di notte per la città, mentre tutti dormivano, ad acchiappare i sogni.

Non tutti, però, solo quelli brutti, spaventosi, in modo che la gente potesse dormire tranquilla e la mattina alzarsi riposata. Doveva acchiappare anche quelli smarriti, che non avevano trovato l’indirizzo del destinatario, e, in questo caso, consegnarli all’Ufficio Sogni Smarriti.

Il lavoro era abbastanza faticoso: c’erano sogni che non volevano farsi acchiappare, altri piccoli piccoli che quasi non si vedono, i sogni violenti, che si ribellavano. Comunque lo stipendio era discreto, e per giunta si trattava di un impiego comunale con tredicesima, ferie, più la possibilità di fare carriera: diventare accalappiacani e lavorare solo di giorno.

Ma carriera non ne fece, anzi fu licenziato per disonestà: più precisamente per appropriazione indebita di sogni. Infatti, in seguito a una denuncia anonima, si scoprì che i sogni più belli li rubava per portarli ai suoi figli.

Lui negò sempre, ma resta il fatto che non riuscì a spiegare perché i suoi figli amassero tanto stare a letto a dormire.

Sottolinea nel testo le informazioni esplicite che ti permettono di rispondere alle domande riferite all’acchiappasogni.

Quali sogni acchiappava?

Perché acchiappava i sogni brutti?

Marcello Argilli, Una storia al giorno, De Agostini
Perché non fece carriera? 170

La Fata del Sonno

Di solito si dice che il sonno è una polvere portata in un sacco dal Nano o dal Mago Sabbiolino, che ne tira fuori una manciata e la soffia dolcemente dentro gli occhi dei bambini per costringerli a dormire. Che sia un nano o un mago, quello che fa non è per niente piacevole. Se ti soffiano la sabbia negli occhi brucia un sacco ed è un gran fastidio.

Quindi perché credere a una storia così strana, almeno dal punto di vista di un bambino?

Infatti non ci si deve credere, perché la verità è un’altra. A occuparsi del sonno è una fata. Non si conosce il suo nome, e quindi tanto vale chiamarla semplicemente Fata del Sonno. E il sonno che usa lei non è una polvere: è un impasto magico, fatto di lacrime di neonato (che sono piccole e profumate), camomilla tritata, acqua di rose e miele selvatico, che prepara con molta pazienza tutte le mattine, perché deve esser fresco ogni giorno. Poi, quando cominciano a calare le prime ombre della sera, la Fata del Sonno mette l’impasto in una pentolina, se la appoggia in bilico sulla testa e parte a cavallo di una libellula.

Sceglie le libellule perché volano così veloci e a scatti, che le vedi e dopo un attimo sono già scattate da un’altra parte, e quando le rimetti a fuoco sono già scattate di nuovo. In tutto quello scattare nessuno riesce a far caso alla piccola fata che potrebbe avere sulla schiena.

L ESSICO L

Mettere a fuoco significa: vedere qualcosa in modo distinto e preciso. bruciare da lontano. fermare per pochi secondi.

C OMPRENSIONE C

L’idea principale di questo testo è: raccontare in modo fantastico come il sonno arriva per i bambini. raccontare la storia di una fata e di un mago.

Individua le informazioni esplicite per rispondere alle domande.

• Da che cosa è formato l’impasto magico della fata?

• Quando la fata prepara l’impasto magico?

• Perché la fata cavalca le libellule per spostarsi?

Beatrice Masini, Che fata che sei, Einaudi Ragazzi
171 SOGNO

LESSICO L

S’erano già accaparrati. Potresti sostituire questa espressione con:

avevano già utilizzato. avevano già preso. avevano già visto.

I sogni in cielo

Una volta accadde una cosa straordinaria sopra la città di Roma. I sogni passavano nel cielo, come nuvolette, e chi voleva li poteva acchiappare. Bastava fare un salto, allungare la mano e il sogno preferito si lasciava prendere con grande docilità. E quando uno lo pigliava era suo, e poteva portarselo a casa. I più abili e coraggiosi erano i bambini, ben abituati a zompi e capitomboli. Loro l’avevano capito subito che quei batuffoli morbidi e bianchi che passeggiavano sopra i tetti erano sogni! Non avevano mica perso tempo come i grandi che erano stati lì con il naso in su a dire: “Toh guarda, s’annuvola! E io che ho appena steso la biancheria!”. “E io, che ho già annaffiato l’orto! Se sapevo mi risparmiavo la fatica!”.

Intanto i bambini s’erano già accaparrati tre, quattro sogni ciascuno: c’era chi stringeva il sogno di una pizza con i würstel, chi sventolava il sogno di un robot smontabile e ricostruibile, chi mostrava ai compagni un sogno da cavaliere che uccide il drago.

172 SOGNO

Alcuni, un po’ vergognosi, si tenevano in disparte e nascondevano subito in cartella un sogno di coccole. Ma c’erano anche quelli che agguantavano sogni di un bicchiere d’acqua fresca o di una calda coperta di lana, che mica sono cose così scontate, sapete.

Qualcuno, più ambizioso, azzardava perfino afferrare il sogno di fare la dottoressa da grande, o il maestro, o il poeta o casomai il calciatore.

Quando i grandi capirono di che cosa si trattava, si misero a saltellare anche loro, cercando di non darlo troppo a vedere. Saltavano tutti, anche i più anziani, perché non si smette mica di sognare quando si è vecchi, seppure con qualche acciacco alla schiena.

Chi fosse capitato a Roma in quel momento, avrebbe visto una folla di persone sospese a mezzo metro da terra con le braccia stese a catturare sogni. Quelli un po’ più prepotenti, che non mancano mai, allungavano pure qualche spintone, per paura di restare senza, ma non serviva mica, perché di sogni ce n’era per tutti e per tutti i gusti. Volavano i vigili, i commessi, le professoresse, i ballerini (questi lo facevano con grande stile, bisogna dirlo).

Un evento straordinario!

Qualcuno disse che i sogni passano tutti i giorni per il cielo e basterebbe pigliarli, ma siamo così distratti che non ce ne accorgiamo. E io gli do ragione.

COMPRENSIONE C

Gli elementi del testo sono realistici (R) o fantastici (F)?

Il luogo. I personaggi. I fatti.

Rispondi per evidenziare le informazioni esplicite.

• Che aspetto avevano i sogni che passavano sopra la città?

• Chi furono i primi a capire che i batuffoli bianchi nel cielo erano sogni?

Indica con X l’idea principale I sogni sono difficili da realizzare.

Tutti hanno dei sogni.

I bambini sognano più degli adulti.

173 SOGNO

C OMPRENSIONE C

Unbambino difficile?

Quando Peter Fortune aveva dieci anni, i grandi dicevano che era un bambino difficile. Lui però non capiva in che senso. Non si sentiva per niente difficile.

Fu solo quando era ormai già grande da un pezzo che Peter finalmente capì. La gente lo considerava difficile perché se ne stava sempre zitto.

L’altro problema era che gli piaceva starsene da solo. Non sempre, naturalmente. Ma per lo più gli piaceva prendersi un’ora per stare tranquillo in qualche posto, che so, nella sua stanza, oppure al parco. Gli piaceva stare da solo, e pensare ai suoi pensieri.

A Peter piaceva sognare a occhi aperti. A scuola il problema dei sognatori a occhi aperti è che non c’è nessuno che riesca a vedere le cose fantastiche che vi passano per la testa.

Se un insegnante vedeva Peter assorto a scrutare fuori dalla finestra, o bloccato davanti a un foglio bianco, pensava che si stesse annoiando o che non sapesse la risposta al compito. Ma la realtà era ben diversa.

I genitori di Peter sapevano bene che lui non era stupido, né pigro.

E per fortuna anche alcuni insegnanti della scuola finirono col rendersi conto del fatto che nella sua testa succedevano migliaia di cose interessantissime.

Sottolinea nel testo le informazioni esplicite che rispondono alle seguenti domande.

Chi è il protagonista?

Quali sono i due motivi per cui Peter era considerato un bambino “difficile”?

Che cosa pensava l’insegnante se vedeva Peter assorto?

Riconosci la struttura del testo colorando la barra in questo modo: introduzione e conclusione. Poi rispondi.

La conclusione conferma o cambia quanto detto nell’introduzione?

174 SOGNO

Il coraggio di sognare

Quando si trattava di andare a dormire, a Camilla spariva il coraggio.

Lo cercava sotto al letto.

Lo cercava nel buco del lavandino, perché non si può mai sapere dove si nasconda il coraggio! Eppure era tutto inutile.

– Camilla, se chiudi gli occhi, si apre la porta dei sogni! – le diceva la mamma nel darle il bacio della buonanotte.

A queste parole, però, gli occhi della bambina si spalancavano.

Ebbene sì! Camilla aveva paura… dei sogni!

Cercava con tutte le forze di rimanere sveglia, ma dopo un po’ gli occhi le si chiudevano.

Quella notte Camilla vide un omino piccolo piccolo.

– Buonasera! Chi sei? – chiese Camilla, che era una bambina educata.

– Chi sei tu, piuttosto! Sei in casa mia! – replicò l’omino che, invece, pareva piuttosto sgarbato.

– Mi chiamo Camilla – rispose intimorita la bambina.

– Ah, allora sei tu la noiosina che si lamenta dei sogni che fabbrico con tanto impegno. Io sono Carlo, l’omino dei sogni!

– Cosa stai facendo? – domandò Camilla.

– Cosa pensi che stia facendo? – chiese Carlo, seccato. – I sogni!

– Scusa, ma i miei sogni non sempre sono bellissimi! – precisò la bimba. – Non sono noiosa! Sei tu che mi soffi dei sogni neri che mi fanno paura.

Carlo si grattò il mento. – Scusa – disse – ma non ce l’hai il coraggio.

– Sì ce l’ho, ma di sera lo perdo.

C OMPRENSIONE C

Indica con X per comprendere le informazioni implicite

Carlo dice a Camilla “sei in casa mia” perché: Camilla è beneducata, ma non si è presentata.

vuole confortarla.

Camilla è nel mondo dei sogni.

Noiosina è un diminutivo di “noiosa”. Il vezzeggiativo è L’accrescitivo è

R IFLESSIONE R SULLA LINGUA
175 SOGNO

ESSICO

Quali parole potrebbero sostituire l’espressione al limitare del prato?

Vicino alla casetta.

Dove termina il prato.

In una parte del prato.

L’astronave dei sogni

La mamma e il papà di Marco un giorno decisero di andare a vivere in campagna.

Trovarono una casetta con un grande prato intorno e vecchie querce al limitare del prato.

Il giorno del trasloco, un’anziana signora portò loro le chiavi e disse: – Una leggenda molto antica racconta che quella quercia è magica: chiunque dormirà una notte intera sotto di lei, al mattino vedrà uno dei suoi sogni realizzato. Il giorno del compleanno di Marco i genitori gli chiesero qual era il suo desiderio.

Marco non ci pensò molto e disse: – Vorrei dormire sotto la quercia, così al mattino il mio sogno sarà realizzato!

La mamma e il papà di Marco rimasero un po’ stupiti, ma accettarono. Lo accompagnarono fin sotto la grande quercia e lo lasciarono lì con il suo sacco a pelo e il cuscino mentre la notte cominciava a colorare di scuro le cose.

Finalmente, l’alba arrivò con la sua luce bianca e rosata. La mamma e il papà si precipitarono verso la grande quercia. – Allora, raccontaci… come è andata?

Marco, tranquillo, disse: – Vorrei una bustina di tè. Quando la ebbe in mano, sorrise e disse: – Mamma, papà, devo partire, ma tornerò presto.

– Dove vuoi andare? E perché? – chiese la mamma.

– Adesso che ho la mia astronave, voglio andare a farla volare – rispose Marco mostrando la bustina di tè.

E, senza aspettare risposte, cominciò a camminare lasciando i due genitori a guardare.

E cammina, cammina… arrivò al limitare di un bosco e vide un boscaiolo.

Marco con orgoglio mostrò la sua bustina di tè.

– Vede signor boscaiolo, io vado a far volare la mia astronave!

Loredana Frescura, L’astronave dei sogniStorie e fiabe di Scienza, Editoriale Scienza
L 176 SOGNO
L

– Far volare… la tua astronave… che sciocchezze!

E così dicendo gli strappò la bustina di mano e un lembo di essa si ruppe.

Marco voltò le spalle dicendo: – Non mi importa, anche senza portellone la mia astronave volerà, vedrai che volerà!

Incontrò poi un pescatore e una vecchina: entrambi lo canzonarono e gli strapparono la bustina di tè, lasciandogli solo la cartina vuota. Ma Marco continuò a camminare finché, in mezzo a un campo, vide un grande cappello colorato e sotto il cappello una ragazzina.

– Ciao Marco! Che fantastica astronave hai!

La bambina sorrise e gli fece cenno di seguirla.

Così camminarono, camminarono... fino a raggiungere un posto che Marco riconobbe immediatamente: la grande quercia magica dove i sogni si avverano.

La ragazzina con delicatezza prese quel che era rimasto della bustina di tè, la sistemò con le mani fino a farla diventare un cilindro, poi con cura la appoggiò a terra e… cinque, quattro, tre, due, uno… L’astronave volò portando i sogni di molti perché diventino veri.

La bambina sorrise e disse: – Ora andiamo. Abbiamo altre astronavi sognate da far volare.

Completa con le informazioni esplicite.

• Da chi viene ostacolato Marco? , e

• Da chi viene aiutato?

Per rispondere a questa domanda devi fare delle inferenze. Con quali aggettivi puoi definire Marco? Indica con due X. Pauroso. Tranquillo. Determinato. Disubbidiente.

177 SOGNO
C OMPRENSIONE C

LLAll’unisono in questo contesto significa: che uno solo, parlando, esprime il pensiero di tutti e due. contemporaneamente e con le stesse parole.

I sogni volano in alto

Ogni sera, dopo essersi lavati i denti e messi a letto, Leo e Dino spegnevano la luce, chiudevano gli occhi, si addormentavano e facevano un sogno.

Quella notte non fu diversa dalle altre.

– Ciao, ragazzi, come va? – irruppe nel sonno una vocina.

– E tu chi sei? – chiese Leo, mettendosi a sedere.

– Ma come, ancora non mi avete riconosciuto? Sono Dreamy, il vostro Sogno…

– E che cosa vuol dire? Noi non abbiamo un unico sogno. Ogni notte viviamo avventure diverse… – continuò Dino. – Ah, ma allora mi volete fare perdere tempo? Secondo voi, io sarei un sogno qualsiasi? Non offendetemi, per favore. Davvero non mi riconoscete? Su, dai, fate un piccolo sforzo, altrimenti mi vien voglia di lasciar perdere…

L’essere che era apparso davanti ai loro occhi era piccolo, cicciottello, anzi quasi rotondo, con uno strano marsupio sul ventre simile a quello di un canguro. Aveva due grandi occhi chiari e furbi e sembrava darsi un sacco di arie.

– Lasciar perdere che cosa? – chiesero all’unisono i due fratelli.

– Se non lo sapete voi! Io sono Dreamy il Sogno, quello vero. L’unico, l’inimitabile, il più amato. Ho pochi difetti e innumerevoli qualità. E soprattutto ho fretta. Con me non si deve camminare, bisogna correre. E se non è sufficiente, allora bisogna volare altissimo.

Licia Colò, Alessandro Carta, Leo, Dino e Dreamy alla ricerca della medusa eterna, Fabbri Editori
ESSICO
178 SOGNO

I due bambini si guardarono confusi:

– Scusa, ma perché dovremmo avere fretta di sognare?

E perché dovremmo addirittura volare? – continuò Leo.

– Perché i sogni, quelli veri, quelli come me, sono le ali della mente, e le ali della mente sono quelle che volano più in alto, dove osano le aquile… Ricominciamo: chi sono io? – chiese rivolgendosi a Leo.

– Mmm… un sogno?

– NO! Sono Dreamy, sono Il Sogno. E dimmi Leo, qual è il tuo sogno più grande? Io sono qui per trasformare il vostro sogno in realtà. Dipende solo da voi!

A questo punto Il Sogno tirò fuori dal suo marsupio un sacchettino trasparente pieno di sabbia dorata, anzi a guardarla bene sembrava proprio polvere d’oro, fece tre fischi e una maestosa aquila reale si presentò sul davanzale della finestra.

– Bambini, fidatevi di me. IO SONO IL VOSTRO SOGNO e quest’aquila è l’animale che più di ogni altro vi può far viaggiare, l’animale che vi condurrà in ogni luogo…

I sogni aiutano a sperare in un futuro che ci faccia stare bene. Che cosa sogni per il tuo futuro?

C OMPRENSIONE

Riconosci la struttura del testo sottolineando le due sequenze descrittive che permettono di immaginare il fisico e il carattere di Dreamy. Per rispondere a queste domande devi fare alcune inferenze.

Dreamy si presenta a Leo e Dino per far capire loro che: senza di lui non possono sognare i sogni si possono avverare. ogni notte si fa lo stesso sogno.

Dreamy si definisce “Il Sogno”, con le iniziali maiuscole, perché: sa farsi obbedire da un’aquila. può far fare tanti sogni. trasforma i sogni in realtà.

C
FULNESS 179 SOGNO
MIND

Sei al mare. Sogni di passare una giornata divertentissima in spiaggia. Ma non tutto

fila liscio.

Vuoi fare un castello di sabbia, ma non hai il secchiello per prendere l’acqua?

Che cosa fai?

A Rinunci al gioco.

B Chiedi in prestito un secchiello.

C Utilizzi la borsa impermeabile degli asciugamani.

È ora di fare una partita a biglie. Tu, i tuoi amici e le tue amiche avete costruito il circuito. Ma avete dimenticato le biglie.

A Ti fai accompagnare a casa a prendere le biglie dimenticate.

B Ne compri un pacchetto nuovo.

C Cerchi tappi di bottiglia per sostituire le biglie.

C’è molto sole. Ma il cappello è rimasto in automobile!

E allora?

A Giochi all’ombra.

B Brontoli e “metti il muso”.

C Ne fai uno con un foglio di carta.

LIFE SKILLS

Il sogno di una giornata divertente sembrava irrealizzabile. Ma, se hai risposto sempre C, hai risolto in MODO CREATIVO tutti i problemi.

180
PENSIERO CREATIVO
LIFE SKILLS in AZIONE

ESPERI ENZE

Tutta la nostra vita è fatta di esperienze, cioè di occasioni in cui incontriamo persone, ci mettiamo alla prova, proviamo sentimenti, aumentiamo le nostre conoscenze Le esperienze non possono essere tutte sempre piacevoli. Sicuramente, però, tutte ci aiutano a crescere. Leggere esperienze vissute da altre persone può aiutarci a riflettere.

LIFE SKILLS

AUTOCONSAPEVOLEZZA

Fare esperienze diverse ti aiuta a capire quali sono i tuoi punti di forza e quali sono i tuoi punti di debolezza. Così saprai su che cosa puoi contare e che cosa, invece, devi modificare di te.

CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ
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Il piacere di... LEGGERE

UN TESTO CHE RACCONTA UN’ESPERIENZA

LETTURA CRITICA

Hai trovato l’esperienza di Achille divertente o tragica?

Secondo te, l’autore e l’autrice hanno voluto sottolineare l’importanza di non essere avventati e controllare bene ciò che si usa?

Un risotto molto speciale

Quando il babbo aveva annunciato che sarebbero andati ad abitare a Collerotondo, Achille aveva subito guardato il sito delle varie guide gastronomiche e aveva scoperto con enorme gioia che nel paese c’era un ristorante con una stella Michelin, “La lupa e la luna”. Ogni tanto durante il viaggio lo si sentiva ripetere sommessamente: – ...spaghetti di capesante con mertensia e crumble di pane... Ingredienti sconosciuti, ma al ragazzino sembrava di essere a Masterchef.

Una rapida occhiata al menù del ristorante, specialmente nella sezione “prezzi”, aveva fatto il resto. Il babbo aveva detto: – Sì, magari un giorno ci andiamo – che tradotto dal genitorese significa “Forse quando diventate maggiorenni”. Ma Achille non si era perso d’animo. Si era installato in cucina e, tablet alla mano, aveva preparato un risotto.

Il fratello di Zoe, tempo prima, si era infatti convinto che era un grande chef, e che il mondo dovesse solo scoprirlo.

– E cosa ci hai messo in questo risotto? – aveva chiesto la mamma prima di assaggiare, mentre babbo aveva già mandato giù una generosa forchettata.

– Questo è un risotto con miele di castagno, mantecato al caprino e completato con le due consistenze del rosmarino, olio al rosmarino e rosmarino fresco.

– Non sapevo avessimo il rosmarino in casa.

– Ne abbiamo una siepe in giardino – aveva detto Achille. Gli occhi di babbo si erano portati su Achille.

Marco Malvaldi, Samantha Bruzzone, Chiusi fuori, Mondadori
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182

– Quale siepe dici?

– Quella in fondo al giardino, intorno al pozzo.

– Oh, no!!!

– Alberto? Che... – chiese la mamma.

– Che succede? Succede che quella siepe non è rosmarino, è tasso. È una delle piante più subdole del Mediterraneo.

– Che significa subdole? – aveva chiesto Achille.

– Significa che sembra rosmarino... – aveva iniziato Zoe, e avrebbe continuato dicendo che solo uno senza un briciolo di cervello avrebbe cucinato con una pianta presa a caso dalla siepe. Il babbo si era alzato e aveva preso le chiavi della macchina.

– Significa che adesso venite tutti con me. Zoe, sputa immediatamente quella roba.

E così erano arrivati al pronto soccorso, in fretta e furia a parte una piccola fermata per permettere alla mamma di mettersi alla guida, non senza prima aver aspettato che babbo smettesse di vomitare.

Era stata la prima volta in cui la famiglia Mantelli – babbo Alberto, mamma Patrizia, primogenita Zoe e ultimogenito Achille – era uscita in blocco da quando si erano trasferiti a Collerotondo.

Difficile considerarlo un buon inizio.

LIFE SKILLS

I media possono aiutare a conoscere mestieri particolari, che per molti diventano sogni per il futuro. La voglia di mettersi in gioco è sicuramente positiva.

È importante però, man mano che si cresce, capire quali sono le proprie attitudini.

È altrettanto importante, quando si è convinti della strada che si vuole percorrere, iniziare questo cammino, senza perdersi d’animo.

183

Dal dentista

Una volta la mamma ha portato me, mio fratello Jonas e mia sorellina Lotta dal dentista. Aveva visto che Lotta aveva una piccola carie da otturare.

C OMPRENSIONE C

– Se dal dentista fai la brava, ti regalo una moneta – le ha detto.

Mentre eravamo dentro, la mamma è rimasta in sala d’aspetto.

Prima il dentista ha controllato la bocca a me, ma non avevo carie e così mi ha fatto uscire.

Abbiamo dovuto aspettare un sacco Jonas e Lotta.

– Allora, sei stata brava? – le ha chiesto la mamma.

– Certo.

– Che cos’ha fatto il dentista?

– Ha tolto un dente – ha risposto Lotta.

– E non hai pianto? Ma che brava!

– No, non ho pianto.

– Be’, sei stata proprio una brava bambina – ha detto la mamma. – Ecco la tua moneta.

Lotta l’ha presa e se l’è messa in tasca, tutta contenta.

– Fammi vedere se sanguina – ho detto io.

Lotta ha aperto la bocca, ma non le mancava un dente.

– Non l’ha tolto – ho detto.

– Sì invece… a Jonas – ha risposto lei.

Poi sono usciti Jonas e anche il dentista, che ha indicato Lotta e ha detto: – A questa signorina non ho potuto fare niente, perché si è rifiutata di aprire la bocca.

Lotta ha risposto: – Io non apro la bocca davanti agli sconosciuti.

Trova le informazioni esplicite e implicite

Il narratore è:

il dentista.

uno dei fratelli.

una persona esterna.

Quanti bambini e bambine la mamma accompagna dal dentista?

Chi si accorge che Lotta ha detto una bugia?

Il narratore.

La mamma.

Jonas.

Astrid Lindgren, Lotta Combinaguai, Mondadori
184 ESPERIENZE

Voglio un cane

È una settimana che tengo il muso ai miei genitori.

Oggi è il mio compleanno. Avevo chiesto quello che desidero di più al mondo: un cane.

E per una settimana loro mi hanno spiegato:

> che non abbiamo spazio (intorno alla nostra villetta c’è un grande giardino),

> che sono allergico al pelo degli animali (abbraccio tutti i cani che incontro e non mi è mai scappato uno starnuto),

> che non sapremmo dove lasciarlo (Alice conosce una signora che fa la dog-sitter, cioè la bambinaia per cani),

> che finirei per non occuparmene (come fanno a saperlo PRIMA?).

Risultato: ho messo su il peggior muso della mia vita. Non mi interessano tute, pastelli, puzzle, computer…

VOGLIO UN CANE!

Oggi è il gran giorno. Torno da scuola deciso a non spegnere nemmeno le candeline in segno di protesta. Vedo i miei genitori e mia sorella Paoletta sulla porta.

– Alt! Non entrare. C’è una sorpresa! – dice papà. – Sei pronto? – mi dice mamma.

Annuisco, allora Paoletta spalanca la porta e… … nessuna creatura pelosa a quattro zampe mi corre incontro. Entro e cosa vedo al centro della stanza? Una gabbia con due minuscoli uccelli saltellanti.

– Sono bengalini – mi comunica Paoletta con aria di trionfo. “Pi-Pi-Pi-Pi-Pi” fanno loro.

Nonostante tutto sorrido. Mi piacciono. Non sono un cane, certo, ma si possono toccare e magari accarezzare.

Mando giù la delusione e bacio papà, mamma e perfino Paoletta, continuando a ripetermi che sono felice. Felicissimo.

L ESSICO L

Annuire significa: sorridere. fare sì con la testa. rimanere fermi.

C OMPRENSIONE C

Rispondi per trovare le informazioni implicite

Le parole “…sono felice. Felicissimo” indicano il vero stato d’animo del bambino? Sì. No.

Ivano Benini, Ma un cane è un’altra cosa!, Mondadori
185 ESPERIENZE

l’ A r t e di... LEGGERE

Leggi a voce alta con compagni o compagne. Uno/Una legge la parte narrativa, uno/una le parole della sorella minore, uno/una le parole della sorella maggiore, uno/una le parole della nonna.

Il bicchiere di aranciata

Nonna Marta mi ha sempre stupito. Passa buona parte del suo tempo a sedare le risse tra mia sorella grande Penelope e me. È convinta che tra noi due ci possano essere dei momenti di

Ne diede prova anche una volta in cui la nonna tolse dal frigorifero una bottiglia di aranciata quasi vuota e ci invitò a rinfre-

Avevamo appena finito di piantare un cespuglio di rose ed era

Eravamo soddisfatte e qualcosa di fresco ci stava proprio bene. Dunque nonna Marta ci fece fare merenda con il gelato. Quando stavamo per sparecchiare il tavolo della cucina, la nonna tolse dal frigorifero una bottiglia di aranciata quasi vuota. – Ehi ragazze – disse (la nonna ci chiama “ragazze” e credo che ignori l’uso di “bambine”), appoggiando l’aranciata sul tavolo –

E fu in quel momento che il suo insensato ottimismo entrò in scena, perché prese un solo bicchiere, ci rovesciò dentro tutta la bibita rimasta e disse: – Fate a metà!

Non so se fosse solo che non aveva voglia di lavare due bicchieri o davvero credesse che saremmo sopravvissute a quella prova, fatto sta che disse proprio così: – Fate a metà!

186 ESPERIENZE

Penelope fu più rapida di me a prendere il bicchiere e assicurò: – Stai tranquilla, nonna.

Rivedo la scena come al rallentatore. Il bicchiere era di quelli grandi e alti. Penelope lo portò alle labbra. L’aranciata era così fresca che sul vetro si erano formate delle goccioline di condensa proprio invitanti. Mia sorella prese un lungo sorso e poi un secondo e poi un terzo… Alzai le mani per fermarla e gridai: – Penny! Lei mi tenne lontana puntandomi contro un gomito e intanto continuava a bere. Ormai era sparita più di metà dell’aranciata!

Strillai: – Nonna, guarda!

Troppo tardi.

Tempo che la nonna rientrasse dal giardino, il bicchiere era vuoto sul tavolo e io ero in lacrime e sbraitavo:

– Penelope si è bevuta tutto!

Mia sorella si offese: – Non è che l’ho bevuta tutta. L’ho dovuto fare: la mia metà era quella sotto!

Non riuscii a picchiarla come avrei voluto, perché la nonna mi fermò.

Mi spiace ammettere che non mi consolò per niente vedere mia sorella, per punizione, pulire le mattonelle della cucina.

Se penso a quell’aranciata che non ho bevuto, ho sete ancora adesso!

C OMPRENSIONE C

Individua le inferenze.

La protagonista parla di “insensato ottimismo” perché la nonna: spera che le nipoti vadano d’accordo, ma non succederà mai. è sicura che le nipoti non andranno mai d’accordo.

Metti in relazione le parti del testo.

La frase “dai che la finite!” si riferisce a: la litigata. l’aranciata. la buca per le rose Individua, numerando, l’ordine in cui avvengono i fatti.

Penelope beve l’aranciata.

La nonna offre l’aranciata.

Le sorelle piantano un cespuglio.

La nonna prepara la merenda.

187 ESPERIENZE

Vieni con noi al forte!

Ieri mi ero appena svegliata quando mi sono sentita chiamare a gran voce da Toni. Mi sono affacciata al balcone e lui ha gridato: – Vieni con noi al forte?

È da quando sono in vacanza in questo paesino e frequento Toni e Company che sento parlare di una gita a un vecchio forte militare.

– Cinque minuti e vengo! – ho gridato di rimando.

In fretta e furia ho infilato i jeans, ho preso due panini, un pezzetto di formaggio, una mela e una stecca di cioccolata, e li ho ficcati nello zaino; ho infilato la giacca a vento e ho baciato al volo la mamma. Come al solito si è raccomandata di non cacciarmi in posti pericolosi.

La gita è stata superlativa, il vecchio forte era uno sballo, però ci abbiamo messo una vita ad arrivare. A Eleonora sono venute le vesciche ai piedi; così abbiamo deciso di tornare un’altra volta più attrezzati e partendo un po’ prima.

Il bello è che il forte si può raggiungere comodamente con una jeep! Infatti l’abbiamo trovato invaso da un branco di gitanti; ma noi ci torneremo ancora a piedi (anche perché nessuno di noi ha un fuoristrada).

Così ha deciso per tutti Leonardo, con cui non si discute. Se ne approfitta perché è il più vecchio, e io, che sono l’ultima venuta, non posso certo protestare! Però l’ho battezzato in cuor mio “Gran Capo AugSotuttoio”.

CTrova le informazioni esplicite

Sottolinea nel testo le parole che fanno capire: che la bambina prevede di non tornare a casa per il pranzo, il motivo per cui decidono di tornare partendo prima, perché la bambina non si oppone alla decisione di Leonardo.

OMPRENSIONE
C
188 ESPERIENZE
Vanna Cercenà, Diario allo specchio, Edizioni EL

Annamaria

Le bugie hanno le gambe corte

Ieri ho detto una bugia.

Cecilia piangeva come al solito.

– Cosa è successo, Edo? – mi ha chiesto la mamma.

– È stato un ragno. L’ha morsicata – ho detto.

Cecilia è la mia sorellina e quando piange tutti corrono subito da lei. Ero stato io a rubarle il ciuccio, ma poteva anche essere stato un ragno. Non si sa mai.

– Era un ragno nero molto peloso, aveva gambe lunghe taglienti. Quella bugia mi piaceva tanto.

Così l’ho raccontata anche alla nonna, le ho detto che un ragno verde e marroncino dalle lunghe zampe aveva morso i piedi a Cecilia, per quello piangeva.

La nonna è stata ad ascoltarmi, ma ha visto che avevo in mano il ciuccio di mia sorella.

– Piccolo Edo – mi ha sorriso la nonna – le bugie hanno le gambe corte. Sono andato a letto.

Mi è venuto un sospetto: il ragno, che non era una bugia, stava tornando per mangiarsi tutta quanta la mia sorellina.

E dopo sarebbe venuto anche da me.

Mi è piovuta addosso una paura!

Nel buio si sentivano enormi passi di ragno. Swish, swish. Sono corso da Cecilia. Mi sono infilato nel lettino sotto le coperte accanto a lei: qualcuno doveva pur proteggerla!

C OMPRENSIONE C

Trova le informazioni esplicite e implicite

Il ragno è descritto da Edo sempre nello stesso modo?

Sì. No.

“Il ragno, che non era una bugia…” vuol dire che: Edo ha cominciato a credere alla sua stessa bugia. i parenti hanno visto il ragno.

Nel finale capisci che Edo è:

• coraggioso: Sì. No.

• sbruffone: Sì. No.

Gozzi, Una bugia vera, La Spiga Edizioni
189 ESPERIENZE

L ESSICO L

Con quali parole potresti sostituire monsoni?

Venti caldi e secchi.

Venti carichi di pioggia.

Quando vivevo in India

Quando vivevo in India, ogni giorno mi arrampicavo sull’albero di mango che cresceva dietro la mia casa, e se i frutti erano rossi e maturi, li mangiavo. In India, quando soffiavano i monsoni, correvo a piedi nudi sotto la pioggia e giocavo con le pozzanghere. E se non c’era abbastanza legna per accendere un fuoco, bruciavo la cacca secca della mucca e mi scaldavo. In Italia, i bambini dicono che la cacca fa schifo. Ma forse dicono così perché non sanno che è un ottimo concime per far crescere i pomodori e l’insalata dell’orto.

Quando vivevo in India, vicino alla mia casa c’era un lago grandissimo. Sembrava un mare. Io e gli altri bambini andavamo sempre lì a giocare e a fare il bagno.

A me piaceva nuotare. Mi piaceva anche pescare. Pescavo con i miei amici in un piccolo stagno proprio di fronte a casa. Non pescavo con la canna da pesca, ma con un galleggiante di bambù. Al galleggiante legavo un filo con l’amo, poi aspettavo. Quando il pesce abboccava, il galleggiante s’inclinava un poco. Allora io prendevo un ramo e lo acchiappavo.

Adesso che vivo in Italia, i pesci, con la plastica e la carta d’argento, sembrano nati e cresciuti in un frigorifero del supermercato. E anche il miele sembra che si sia formato da solo dentro un vasetto di vetro.

– La luna che si vede dall’India e dall’Italia è sempre la stessa – mi dice la mia mamma.

Trova le inferenze.

Il bambino racconta ciò che faceva in India perché vuole: solo far capire che cosa faceva in India. comunicare che gli mancano alcune cose che faceva là. solo raccontare le usanze indiane.

C OMPRENSIONE
C
Emanuela Nava, Khurshid Mazzoleni, Sognando l’India, Piemme Junior
190 ESPERIENZE

www.ladige.it

Un cagnolino di peluche

Una bambina di 6 anni stringe forte un cagnolino di peluche. Ci dice che il cagnolino si chiama Teresa. Con l’altra mano tiene vicino il fratellino più piccolo. Entrambi hanno il loro zainetto: di “Cars”, quello di lui. Rosa a scacchi, con la scritta “Principessa”, quello di lei. Le passioni dei bambini sono le stesse ovunque. I due fratelli sono scesi domenica sera dal pullman dopo 45 ore di viaggio. Sono con la loro mamma e guardano tra il timido e lo spaesato le persone che li accolgono e li salutano, in una città che non conoscono. Dopo i saluti affettuosi di questi estranei vanno all’ostello: salgono in camera e Teresa viene messa sul cuscino del nuovo letto.

Lunedì non andranno a scuola: i loro zaini di Cars e di Principessa resteranno in un ostello a 1.572 chilometri di distanza dalla loro classe. Non vedranno il loro papà andare al lavoro. Hanno la “colpa” di essere due bambini ucraini Sono dovuti fuggire in fretta e stare su un autobus per quasi due giorni, ma non per andare in vacanza.

Domenica sera è arrivato il primo pullman dall’Ucraina. A bordo 6 mamme e 10 bambini che saranno ospitati a Trento.

I profughi scendono dal pullman. Occhi lucidi. “Dyakuyu, dyakuyu”, “Grazie, grazie”, ripetono. Sono al sicuro, ma sono stanchi e preoccupati per i loro affetti lontani e per il loro Paese bombardato. È tempo di braccia aperte e occhi lucidi. È tempo di abbracci e di sospiri. Con un pizzico di rabbia, ci si trova la domenica sera ad aspettare dei profughi di guerra.

Dei bimbi che scappano con il loro peluche.

C OMPRENSIONE C

Rispondi per trovare le informazioni implicite. Perché i bambini sono “timidi e spaesati”?

Perché hanno fatto un lungo viaggio.

Perché arrivano in un luogo che non conoscono.

Perché non potranno andare a scuola.

L ESSICO L

Un ostello è: un ristorante. una struttura simile a un albergo. un ufficio del Comune.

LIFE SKILLS

Il testo è tratto da un giornale. Chi ha scritto l’articolo prova rabbia perché nessuno dovrebbe essere costretto a scappare dal proprio Paese a causa della guerra. Tu hai sentito parlare di questo problema?

191 ESPERIENZE

Sotto le bombe

Sono nata da poco nella casa del Vecchio Saggio. Mamma gatta abita con lui da molto tempo ed è diventata saggia anche lei. Ci insegna il linguaggio degli umani. Dice che è molto importante sapere le lingue degli altri, per capirli meglio.

Dormiamo in una cesta nella stanza più grande della casa con le pareti piene di piccole scatole che hanno un buon odore e che il Vecchio Saggio chiama “libri”.

Oggi ho appena finito di succhiare il latte, ammucchiata con i miei fratellini sulla pancia della mamma, quando all’improvviso sento un rumore fortissimo.

Mamma gatta si alza e rizza il pelo facendoci scivolare giù, poi miagola forte e ci spinge verso la porta.

Anche il Vecchio Saggio si è alzato, ma lui non può correre, ci apre solo la porta e grida: – Presto, scappate!

Mamma gatta ci manda giù per le scale e poi ci fa attraversare il vicolo senza che noi capiamo perché. La gente urla ed esce sulla strada.

Vedo la nostra casa cadere giù, mentre si alza un grande fuoco. I miei fratellini schizzano da tutte le parti, non trovo più la mamma.

Scappo senza sapere dove. Sono troppo piccola per correre a lungo e mi fermo senza fiato.

– Mamma, mamma! – miagolo, ma nessuno mi risponde.

Perché lei non mi cerca? È la prima volta che sono sola.

Mi pulisco gli occhi con una zampa e riesco a distinguere un po’ meglio dove sono. Vicino a me, seduta per terra con le spalle appoggiate al muro, vedo una bambina.

192 ESPERIENZE
Vanna Cercenà, Una gatta in fuga, Giunti

La mamma mi ha sempre detto di stare lontana dai piccoli degli umani che a volte fanno i dispetti, ma questa porta un sacco pieno di libri, quindi deve essere amica del Vecchio Saggio. Mi avvicino e lei mi guarda con gli occhi pieni di paura. Io mi faccio coraggio e salto sulla sua pancia. La bambina allunga una mano e mi accarezza la testa.

In quel momento dall’altra parte della strada arriva una donna correndo e la bambina che mi tiene in braccio grida: – Mamma, mamma! – come avevo fatto prima io.

Allora i piccoli umani hanno la mamma come noi!

– Alya! – dice la donna e stringe forte la bambina senza far caso che lì in mezzo ci sono anch’io.

Arriva un uomo. È alto e ha la faccia circondata da un pelo nero.

– Papà! Papà! – chiama forte Alya andandogli incontro e tenendomi sempre stretta.

– Piccola mia! – dice l’uomo – Stai bene? Sei ferita?

– No, ho solo preso una grande paura!

– C’è stata una battaglia nei quartieri fuori dalle mura. Hanno sparato cannonate e lanciato razzi e bombardato. Ma ora è tutto finito, torniamo a casa.

CC OMPRENSIONE

Trova le informazioni esplicite e implicite.

Sottolinea nel testo:

• in come mamma gatta fa capire ai gattini la situazione di pericolo,

• in come la gattina capisce che anche la bambina ha paura,

• in perché la gattina e la bambina sono scappate.

La gattina e la bambina dicono entrambe: “Mamma, mamma!”. In questo modo l’autrice vuole: farci capire che entrambe hanno una mamma. sottolineare che entrambe vivono una brutta esperienza.

La gatta si fida della bambina perché la bambina: è piccola. è spaventata. ha con sé tanti libri, come il Vecchio Saggio.

193 ESPERIENZE

Sono Manuela Giugliano

Essere stata classificata nel 2019 come la calciatrice più forte d’Italia per me è un motivo d’orgoglio che mi spinge a credere sempre di più nei miei sogni e nei miei obiettivi!

Significa passione, sacrificio, determinazione, ma soprat tutto significa umiltà: questi sono i miei punti di forza. La scuola, invece, è sempre stata un mio punto debole. È sempre stato difficile far conciliare lo studio con il calcio. Ma questo non mi ha portata a mollare, semmai a crederci fino alla fine, nonostante i momenti bui.

A voi bambini e bambine mi verrebbe da dire di credere nelle vostre potenzialità e di non mollare mai, superando i punti deboli.

E per ultima cosa… di divertirsi!

Manuela, fin da piccola, sapeva che cosa voleva fare da grande.

Tu hai idea di che cosa vorresti fare da grande?

Se lo sai, qual è il tuo desiderio?

Quale aspetto del tuo carattere può aiutarti a realizzare questo sogno?

Quali difficoltà potresti incontrare?

LIFE SKILLS

Ciascuno/a di noi ha pregi e difetti. La distrazione, la mancanza di costanza nel portare a termine le attività, la difficoltà a fare sacrifici per raggiungere uno scopo, possono ostacolare il raggiungimento di un obiettivo.

Ma… nessuno è perfetto! Se impari a conoscerti, riuscirai anche a superare i tuoi punti deboli.

194 LIFE SKILLS in AZIONE AUTOCONSAPEVOLEZZA

AMIC I ZIA

LIFE SKILLS

Puoi immaginare la tua vita senza un amico o un’amica? Certamente no! Probabilmente quello che pensi tu dell’amicizia è in parte diverso da quello che pensano i tuoi compagni e le tue compagne.

Una cosa, però, è certa: tutti hanno bisogno di un amico o di un’amica per condividere i momenti belli e i momenti brutti. Leggere storie di amicizia ti aiuta a capire come essa possa avere diversi colori.

EMPATIA

La parola empatia deriva dal greco en-pathos, che vuole dire “sentire dentro”.

Pensa a un vero amico o a una vera amica.

Se è felice, sei felice anche tu. Se è triste, lo sei anche tu.

Sai capire se ha bisogno d’aiuto.

Perché ciò accade? Perché entrambi provate empatia, cioè sapete “sentire dentro” ciò che prova l’altro.

CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ
195

Il piacere di... ASCOLTARE

UN TESTO CHE PARLA DI AMICIZIA

Ascolta il testo letto dall’insegnante. Poi rileggilo in autonomia.

Jeremy Strong, Una scuola mostruosa, Sinnos Edizioni

Spilungo-Frankie

Frankie era così alto da superare di un bel po’ tutti i compagni della classe. Era alto e magro. – Spilungo-Frankie! – in classe alcuni lo chiamavano così.

Altri gridavano: – Stecco-lecco!

Poi mettevano le mani a forma di binocolo e facevano finta di guardare Frankie come se avesse avuto la testa sulla luna.

Molly era l’unica che non prendeva in giro Frankie.

Era così minuta da essere più bassa degli altri compagni della classe di una spanna e più. A volte i compagni mettevano le mani a forma di binocolo e facevano finta di guardarla come se fosse all’altro capo del mondo, in Australia. Frankie, ovviamente, era l’unico che non prendeva in giro Molly e non riusciva a capire perché gli altri ragazzi fossero così antipatici. Lui non li prendeva in giro, non diceva che erano bassi e che aveva bisogno del binocolo per vederli da vicino.

Voleva solo che fossero suoi amici. Perché dovevano fare tutto quel chiasso e farlo sentire per forza un tipo strambo? Ma Frankie teneva per sé questi pensieri.

Molly invece usava un metodo diverso. Al contrario di Frankie, sbraitava contro tutti quelli che la prendevano in giro.

196

– Ehi, mutande-puzzolenti! Io NON mi chiamo Mini-Molly – urlava. Oppure: – Non permetterti di chiamarmi MicroMolly!

Ma qualsiasi cosa facessero, sia Molly sia Frankie, i compagni di classe continuavano comunque a prenderli in giro. Alla fine di ogni giornata, Frankie tornava a casa triste quanto un weekend di pioggia.

E Molly tornava a casa sbuffando come una pentola a pressione pronta a esplodere.

Frankie e Molly non erano proprio amici. A Frankie non sembrava una buona idea essere amico di una femmina. Per Molly invece non era importante chi fossero i suoi amici: sarebbe stata contenta di essere amica non solo di un maschio, ma di chiunque, anche di una scimmia. Una scimmia però non ce l’aveva.

Quindi doveva fare amicizia con Frankie.

Capitava che Molly e Frankie tornassero verso casa insieme. La testa di Frankie, lassù in alto, sembrava avvolta da una triste nuvola grigia. Una nuvola gonfia di pioggia.

La testa di Molly, laggiù in basso, sembrava avvolta invece da nubi di tempesta. Nubi squarciate da fulmini e saette.

LETTURA CRITICA

A chi faresti leggere questo racconto per capire come si sta male quando si è presi in giro?

LIFE SKILLS

Molly e Frankie si sentono soli e vorrebbero avere un amico o un’amica.

È importante cercare di provare empatia per chi vive una situazione, cioè mettersi nei suoi panni e comprendere i suoi sentimenti.

Durante la lettura dell’insegnante, ascolto senza lasciarmi distrarre da ciò che accade intorno a me?
CHE COSA SO? 197
Sì. No. In parte.

La mia amica Chiara

Notai Chiara da subito. Teneva testa alle battute dei maschi. Forte!

Rispondeva per prima alle domande da un milione di dollari della maestra. Forte!

Organizzava giochi fantastici nel giardino della scuola. Forte!

Mi piaceva perché non mi guardava come gli altri, con quel misto di: MI FAI UN PO’ PENA. FARÒ IL BUONO CON

TE. COSÌ FARÒ CONTENTA LA MAESTRA.

A lei non importava di quello che facevano gli altri. Mi guardava come per dirmi: MI PIACCIONO LE SFIDE. SEI UNA DA SCOPRIRE.

Questo mi rendeva tranquilla e vicino a lei non mi sentivo giudicata. Era perfetta in quel momento:

1. mi avrebbe aperto la strada parlando al posto mio;

2. la maestra ci faceva lavorare in coppia come se avesse intuito i miei pensieri.

Forse la maestra la proteggeva come faceva con me.

Qualcosa mi diceva che dovevo controllare la maestra: ero sicura nascondesse un terribile segreto che riguardava Chiara.

Era come se la maestra-bussola puntasse sempre l’ago sui quattro punti cardinali:

- a nord c’ero io che non parlavo,

- a sud Sasà che picchiava tutti,

- a est Dami, un bambino che si tappava le orecchie a ogni piccolo rumore,

- e a ovest… Chiara.

Chiara diventò la mia unica amica, quella che mi salvava dalle battute cattive di Giovanna.

C OMPRENSIONE C

Trova le inferenze

La protagonista si sentiva tranquilla e non giudicata da Chiara perché:

Chiara l’accettava così com’era.

Chiara voleva far contenta la maestra.

Che cosa ammira la protagonista in Chiara?

La simpatia.

La sicurezza.

Sabrina Mengoni, Non parlo più, La Spiga Edizioni
198 AMICIZIA

Il mio amico Simone

Io e Simone siamo amici. Stiamo sempre insieme.

Con uno scatolone vuoto abbiamo costruito una nave pirata; è magnifica, sembra il vascello dei 7 mari.

Come veri pirati deprediamo i mercantili e poi nascondiamo il bottino in un’isola deserta.

Un mattino, però, mi sveglio con la luna storta, ma proprio storta. Sono così triste! Simone è partito. È andato in vacanza al mare con i suoi genitori. Chissà come si diverte! Anche senza di me?

Io, invece, sono qui a casa da solo e non mi diverto per niente.

Senza Simone, tutto è così noioso.

Passa il postino e la mamma mi chiama:

– È arrivata una cartolina per te!

Il cuore mi fa un salto nel petto. La cartolina è di Simone.

Allora ha nostalgia di me come io di lui!

Mi viene voglia di saltare, di ballare, e mi metto a cantare:

– Simone è mio amico, Simone è mio amico…

La vita è bella, quando si ha un vero amico… anche se è lontano!

Quando Simone tornerà dalle vacanze, avrà un sacco di sorprese: gli farò vedere come ho imparato a nuotare senza braccioli.

I giorni volano e un pomeriggio suonano alla porta.

È Simone! È tornato finalmente!

– Ciao Giorgio! C’è ancora la nostra nave pirata? – mi chiede Simone.

– Certo, che pensi! – gli rispondo io.

– Vieni, salpiamo per l’isola del tesoro!

C OMPRENSIONE C

Usare le parole con significato figurato vuol dire sostituire il loro significato reale con uno più ampio che riesce a far immaginare (figurare) meglio una situazione.

Sottolinea l’espressione figurata che indica che il protagonista: è triste e di cattivo umore, è contento ed emozionato.

L ESSICO L

Salpare significa: levare l’ancora e lasciare il porto. fermarsi nel porto e gettare l’ancora.

R IFLESSIONE R SULLA LINGUA

Colora il quadratino del nome come indicato: alterato, derivato, composto, falso alterato. scatolone bottino cartolina salvagente

Ivana Jokl, Il mio migliore amico, Nord-Sud Edizioni
199 AMICIZIA

MIND FULNESS

La bambina si calma quando incontra il suo amico.

Tu hai un amico o un’amica del cuore che ti aiuta a superare i momenti difficili?

Scrivi un biglietto per dire a lui e o a lei quanto la sua amicizia è importante per te.

La tristorabbiezza

Mentre ripercorreva la strada verso casa, gli occhi le pizzicavano.

Margherita era offesa. Offesa e arrabbiata.

Offesa, arrabbiata e triste. Forse per tutto questo non bastava più la definizione di “tristorabbiezza”.

Peccato che ogni volta che si arrabbiava troppo le veniva da piangere.

Adesso che non li aveva più davanti, le venivano in mente un sacco di cose che avrebbe potuto dire. Per esempio, sarebbe stato bellissimo se il calcio, anziché alla sedia, lo avesse appioppato a Max. Addirittura fantastico se fosse riuscita a prendere una manciata di terra per tappare la boccaccia di Daniela.

Purtroppo quei due, ormai, se la stavano spassando ridendo alle sue spalle. Non avrebbe più potuto tornare indietro per dare le belle risposte pungenti che le sarebbero venute in mente da lì a un quarto d’ora e nemmeno per mettere in atto una delle cattive azioni alle quali stava pensando. Si sentiva più arrabbiata con Max che con Daniela. Daniela e lei si erano sempre state antipatiche, fin dal primo giorno che si erano viste, in prima elementare.

Quindi, le cose tra loro due erano chiare: non si aspettavano niente di buono l’una dall’altra, solo dispetti.

Annalisa Strada, Allora non scrivo più!, Piemme
200 AMICIZIA

Quello che davvero la feriva era il comportamento di Max: erano stati amici, avevano giocato insieme, si era scambiati regali e segreti. Perché adesso non era più così? Un colpo basso da un amico non te lo aspetti e per questo fa più male.

Margherita camminava a passo spedito. Voleva riuscire a trattenere le lacrime.

Però già una lacrima lasciava dietro di sé una striscia umida che le attraversava la guancia. E, si sa, le lacrime sono come le formiche: è raro che ne esca una sola, di solito si mettono in fila e si inseguono velocissime.

Era triste, ma sentiva che in un angolino cominciava anche a sbocciare il fiore rosso della rabbia pura. Eccola di nuovo: la tristorabbiezza.

Si fermò un attimo. Respirò a fondo, aspettò che gli occhi la smettessero di produrre lacrime e decise di tornare indietro. Aveva ancora tempo per tornare al parchetto, trovare Max e Daniela e usare una delle sue risposte o una delle sue pedate. Tornò indietro a passi lunghi e testa bassa. Con i pugni chiusi lungo i fianchi, stava guardando la punta delle sue scarpe di tela, quando una bicicletta che frenava davanti a lei la costrinse ad alzare la testa.

– Dove vai?

E chi poteva essere se non Paolo?

Le sembrava di aver ritrovato la calma. Paolo era l’unico con cui potesse piangere senza vergognarsi.

C OMPRENSIONE C

Rispondi per trovare le informazioni esplicite

• Perché la protagonista è più arrabbiata con Max che con Daniela?

• Perché la bambina si calma quando le si avvicina Paolo?

Rispondi per trovare le informazioni implicite.

Perché la protagonista viene presa dalla tristorabbiezza?

Perché le pizzicano gli occhi.

Perché vuole risolvere la questione con Max e Daniela. Perché non sa reagire ai comportamenti scorretti dei compagni.

201 AMICIZIA

La rana e il topo

LLESSICO

Le stoppie sono:

gli steli del grano quando sono ancora verdi.

la parte del grano che rimane nel campo dopo la mietitura.

le spighe di grano pronte per essere tagliate.

Un giorno un topino di campagna se ne andava in giro in cerca di qualcosa da mangiare.

A un tratto vide una ranocchia che saltellava in mezzo alle stoppie del grano tagliato.

Era una rana magra e affamata come lui, che cercava di catturare le poche zanzare che volavano su quel campo. Dapprincipio il topo e la rana si osservarono sospettosi, ognuno cercando di capire se l’altro poteva essere un pericolo.

Poi però il topolino sorrise e la rana rispose al suo sorriso.

– Io ho fame, amico topo! – esclamò la rana. – Qui si trova pochissimo da mangiare.

– Anch’io ho fame – disse il topino.

La rana a quel punto fece un balzo e gridò: – Ho un’idea! Uniamo le nostre forze: se andassimo in cerca di cibo insieme ci potremmo aiutare a vicenda.

– Certo, è un’ottima idea! – convenne il topino entusiasta.

– Ci legheremo l’uno all’altra con una corda, così saremo sicuri di non perderci.

E così fecero: trovarono una corda abbastanza lunga e si legarono una da una parte e l’altro dall’altra.

I due si misero al lavoro. Cercavano cibo una di qua e uno di là, e quando la rana lo trovava chiamava il topino e lo divideva con lui. Altrettanto faceva il topo, e in questo modo mangiarono abbastanza. Alla fine della giornata di cibo ne avevano trovato proprio tanto.

Del tutto sazi, decisero di tornare ognuno a casa propria. Passarono vicino allo stagno e la ranocchia, senza pensarci due volte, ci si tuffò dentro. Purtroppo i due erano ancora legati con la corda, così la rana si portò dietro il povero topino, che non sapeva nuotare e stava annegando.

Le più belle favole di Esopo, per i piccoli, raccontate da Roberto Piumini e Stefano Bordiglion), Edizioni EL
202 AMICIZIA

Una poiana che volava sopra di loro fu attratta dal trambusto e pensò di fare un bello spuntino. Si tuffò in picchiata e afferrò con gli artigli il topo portandolo in alto. La rana, all’altro capo della corda, si ritrovò a volare.

Il topino cercò il modo di liberarsi e iniziò a mordere le zampe del grosso predatore. Per il dolore la poiana aprì gli artigli e lasciò andare la sua preda e la rana in fondo alla corda. I due caddero gridando spaventati. Furono fortunati: la corda s’impigliò nei rami di un grosso cespuglio che frenò la loro caduta.

Con il cuore che ancora batteva a mille, i due amici decisero che la prima cosa da fare era slegare quella corda, che li aveva aiutati a trovare il cibo, ma aveva anche rischiato di farli morire.

Una volta liberi, il topino e la rana si abbracciarono da amici.

C OMPRENSIONE C

Questo testo narrativo è:

una fiaba. una favola. un mito.

Trova lo scopo dell’autore: indica SÌ o NO.

L’autore vuole far capire che:

• due individui diversi possono andare d’accordo. Sì. No.

• gli amici devono essere sempre molto vicini. Sì. No.

• aiutandosi si affrontano meglio le difficoltà. Sì. No.

Trova gli elementi del testo.

I protagonisti sono un e una  .

L’altro personaggio è  .

I luoghi in cui si svolge la vicenda sono

Metti in ordine i fatti del racconto, numerando.

Un topo e una rana cercano cibo.

Il topo e la rana si liberano dalla corda.

Si legano l’uno all’altra per cercare cibo insieme.

Soddisfatti per il cibo, decidono di tornare a casa.

La rana si getta nello stagno e trascina con sé il topo.

Una poiana afferra il topo.

Nella caduta la corda che lega i due amici si impiglia in un cespuglio.

Il topo morde le zampe della poiana e si libera.

203 AMICIZIA

Sono speciale! (a volte)

“Si divertono tutti.”

Questa è una delle frasi che odio di più. Perché io, quando tutti si divertono, vorrei scomparire. Infatti:

1. non mi diverto alle feste;

2. non mi diverto nei luna park, dove la maggior parte delle giostre mi fa paura, o mi fa vomitare, o mi annoia;

3. non mi diverto quando devo fare i tornei di tennis, dove non vinco mai. Ma non credo che se vincessi mi divertirei di più;

4. non mi diverto quando mia madre organizza cose divertenti (secondo lei).

C’è sempre qualcuno (di solito mia madre) che mi guarda in modo strano e mi dice: – Si divertono tutti!

Sottinteso: “Perché tu no?”.

E che ne so? È da quando mi ricordo che mi succede. Credevo di non essere del tutto a posto, ero sicurissimo che fosse colpa mia.

Poi Annalaura è diventata la mia migliore amica. Un giorno lei se ne esce con la storia che è stata invitata a una festa e ... che noia le feste! ...

Cavolo, se eravamo già in due a detestare quella roba, non ero poi così strano, ho pensato.

– Credevo di avere qualcosa di grave – le ho comunicato – di non essere come gli altri…

Lei ha spalancato gli occhi, poi ha scosso la testa.

– Infatti hai ragione. Tu non sei come gli altri. Tu sei speciale!

COMPRENSIONE C

Rispondi per trovare le informazioni esplicite.

• Perché il bambino si sente diverso dagli altri?

• Perché il bambino è felice quando conosce Annalaura?

Rifletti sul contenuto di questo testo: indica Sì o NO. Che cosa vuole dirci l’autrice?

• Nessuno è obbligato a essere come tutti gli altri. Sì. No.

• Gli amici devono per forza essere identici a te. Sì. No.

• Bisogna imparare a divertirsi. Sì. No.

Anna Vivarelli, Preferirei chiamarmi Mario, Piemme Junior
204 AMICIZIA

Il mio amico ideale

Vorrei conoscere qualcuno che sia molto originale, che sia saggio e spiritoso: queste sarebbero le principali caratteristiche del mio amico ideale. Questa persona dovrebbe essere sempre vicino a me.

In ogni momento della mia vita avrei bisogno di qualcuno che mi faccia un po’ da supporto, mi dia consigli, mi faccia sorridere se sono triste e mi dia una mano nei momenti in cui sono in difficoltà. Io e questa persona dovremmo sentirci come veri amici, essere sempre disponibili ad aiutarci. Forse vorrei che questa persona fosse un maschio, perché essendo diversa da me probabilmente non potrebbe venirmi a noia!

Dovrebbe avere qualcosa di speciale perché io la senta diversa dagli altri. Non che debba avere un occhio solo o tre gambe, ma diversa nel carattere. Ad esempio mi piacerebbe che avesse una grande vitalità per tirarmi su se ho l’umore a terra. A volte invece che diventi una persona calma per evitare di farmi ec citare troppo, che mi dia una regolata quando sto sbagliando. Se dovessi rendere veramente perfetta questa persona le cose più importanti che dovrei aggiungere al suo carattere sono: dovrebbe avere sempre il sorriso sulle labbra, confi darmi sempre i suoi segreti, non essere bugiarda e sapere suonare uno strumento perché mi piace la musica. Probabilmente una persona del genere l’ho trovata ed è la Cami.

È un testo: narrativo. descrittivo. autobiografico.

l’ A r t e di... LEGGERE

Leggi il testo in modo silenzioso. Questo tipo di lettura ti permette di seguire il tuo ritmo e di fermarti a riflettere sul contenuto del testo e sul suo significato.

Alice Sturiale, Il libro di Alice, Rizzoli Rifletti sul contenuto e sulla forma di questo testo.
C
OMPRENSIONE C
205 AMICIZIA

È mio amico, ma…

Giacomo è il mio migliore amico. Facciamo tutto insieme: scuola, calcio e musica. Sua mamma lavora in ufficio e ogni tanto Giacomo viene da noi a passare il pomeriggio.

Visto che siamo tutti e due figli unici, è quasi come avere un fratello. Ultimamente non vado tanto d’accordo con Giacomo. È per colpa di Juri, quel ragazzo nuovo che è arrivato una settimana dopo l’inizio della scuola e che prima stava in un Paese lontano, anche se suo papà è italiano.

Giacomo dice che è un tipo strano e che non devo fidarmi. Mi fa pena, perché non conosce nessuno e nessuno gli rivolge la parola. Neanche lui però parla con gli altri.

Io due o tre volte sono andato a chiacchierare un po’ con lui durante la ricreazione, ma è stato abbastanza difficile perché rispondeva solo sì o no e non mi aiutava per niente. Però la maestra ci aveva chiesto di fare amicizia e fare amicizia in quinta, quando tutti si conoscono, è una missione impossibile.

Giacomo ha detto che non capiva perché dovevo essere proprio io a fare amicizia e non un altro nostro compagno: certe volte riesce proprio a essere cattivo.

È cattivo anche con me quando è di umore nero: è geloso di tutti e certe volte mi fa venire i nervi.

C OMPRENSIONE C

Trova le informazioni implicite ed esplicite

Metti una X per ciascuna affermazione.

Il protagonista, Juri e Giacomo frequentano la stessa classe.

Juri è nato in un Paese straniero.

Giacomo litiga spesso con Juri.

Giacomo ha un fratello.

Come completeresti il titolo di questo racconto?

È vero È falso Non si può capire

È mio amico, ma… è geloso. a volte mi fa arrabbiare. non capisce Juri.

Motiva la tua scelta.

206 AMICIZIA

Avere un amico

È tanto bello quando si è amici, giocare insieme, sentirsi felici.

Col mio amico è bello parlare aver mille segreti da raccontare e ridere insieme

l’ A r t e di... LEGGERE

In questa poesia i diversi colori indicano diverse emozioni. Leggi prima sottovoce la poesia e poi a voce alta. Con il giusto tono della voce sottolinea le differenti emozioni.

207 AMICIZIA

LIFE SKILLS in AZIONE EMPATIA

Mettiti nei panni di questi bambini e queste bambine per capire che cosa provano e scrivi: paura, rabbia, tristezza, felicità.

Colora in azzurro la frase che esprime empatia, in giallo quella che non la esprime.

Ti arrabbi sempre per niente!

Capisco che cosa provi!

Raccontami quello che ti è successo.

Chiamami quando ti è passata.

A te va sempre tutto bene!

LIFE SKILLS

Quando ti metti nei panni degli altri e riesci a capire i loro stati d’animo, stai meglio anche tu.

Pensa che bello se tutti lo facessero sempre… anche nei tuoi confronti!

Sono felice per te! Sei la solita fifona!
208
Ti do la mano!

EMOZIONI SENTI MENTI e

I sentimenti e le emozioni riempiono il cuore: entrano ed escono.

Sono così diversi, sono così tanti. A volte ci fanno stare bene, a volte ci fanno stare male...

Se imparerai ad aprire la serratura del tuo cuore e a parlare di sentimenti ed emozioni, ti accorgerai che non li provi solo tu!

LIFE SKILLS

GESTIONE DELLE EMOZIONI

Tutti, ogni giorno, proviamo emozioni e sentimenti diversi: rabbia, allegria, tristezza…

Non possiamo sceglierli, ma possiamo e dobbiamo scegliere come comportarci.

Può capitare di provare molta rabbia, però non possiamo certo sfogarla rompendo tutto e lanciando oggetti!

CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ
209

LETTURA CRITICA

Di fronte alla proposta di fare uno spettacolo, i bambini e le bambine della classe hanno avuto reazioni diverse. Questo racconto è riuscito a far capire la differenza tra lo stato d’animo di Anna e quello dei suoi compagni e delle sue compagne?

Odio il teatro

Un giorno la maestra ci disse: – Lunedì, voglio che ognuno di voi faccia un piccolo spettacolo di fronte a tutta la classe. – Tutti?

– Uno spettacolo?

– Ma di che tipo?

– Qualsiasi cosa – rispose la maestra. – Sono sicura che tutti voi sapete fare qualcosa: cantare, ballare o esibirvi in qualche acrobazia, raccontare qualcosa di simpatico.

E, spiegando, prese in mano il gessetto.

– Adesso scriverò i vostri nomi sulla lavagna – disse – e lì resteranno finché, uno a uno, non verranno cancellati alla fine di ogni esibizione.

Anna seguiva con lo sguardo il gessetto della maestra, mentre uno dopo l’altro apparivano i nomi dei suoi compagni: Philip, Laura, Talitha … Anna!

Eccolo lì. Bianco su nero. Nessuna possibilità di sfuggire allo spettacolo, a meno che non fosse riuscita a intrufolarsi in classe alla fine delle lezioni per cancellarlo di persona. Pessima idea, così sarebbe rimasto un bel buco nella lista dei nomi!

Ma dove credeva di essere? In un circo? O in una scuola di recitazione? Insomma, erano solo una classe normalissima, fatta di normalissimi bambini. Che tipo di spettacolo avrebbero improvvisato? Aiuto, che fare?

Anna seguì i suoi compagni che uscivano dalla classe chiacchierando pieni di entusiasmo e soprattutto di idee. E la povera piccola Anna, triste e preoccupata. Ecco come si sentiva la povera piccola Anna, e non solo in quel momento.

Anne Fine, Odio il teatro!, Feltrinelli Kids
210
LEGGERE UN TESTO CHE PARLA DI EMOZIONI
Il piacere di...

Non era alta e sicura di sé come Talitha, né intelligente e spiritosa come Suzie.

Non aveva vestiti all’ultima moda come Moira, né sapeva fare la ruota o il ponte come Laura. Diciamo che se la cavava.

Non aveva un’amica del cuore, ma del resto nemmeno dei nemici. Alla mattina non andava a scuola malvolentieri, anche se il suono della campanella alla fine delle lezioni la riempiva di gioia.

Insomma, Anna non aveva assolutamente niente di speciale e, di conseguenza, niente di speciale da mostrare alla classe.

Cosa mai avrebbe potuto fare perché il suo nome venisse cancellato una volta per tutte da quella lavagna? Che genere di esibizione avrebbe potuto escogitare?

Niente. Assolutamente niente.

Sconsolata e sempre più triste, Anna si incamminò verso casa. Soltanto un fine settimana, due miseri giorni, per pensare al suo spettacolo.

Era senza speranza!

LIFE SKILLS

Per rispondere alla richiesta della maestra, Anna dovrà superare lo stress che le causa l’idea di esibirsi davanti a tutti. È convinta di non saper fare nulla di speciale.

Anna sbaglia perché ciascuno di noi, in qualche cosa, è speciale. Sei d’accordo?

211

HAPPY

H come Happy

Questa mattina mi sono svegliato di buon’ora!

Dovevi vedermi, ancora in pigiama, con la mia supermaglietta di Bart Simpson: ho infilato il cranio sotto il rubinetto, lasciando che l’acqua, mi schiarisse un po’ le idee. E invece niente: ero proprio di buonumore.

Spazzolandomi il sorriso, ho fissato il mio bel faccione allo specchio.

Poi, snodando i miei ciuffi, siccome ancora non mi era passata, ho pensato che per una volta me la sarei goduta.

Mamma, latte e biscotti! Non ho tempo da perdere.

Sì, perché i momenti di allegria vanno vissuti intensamente dal primo all’ultimo, senza perdersi in quisquilie, anche se, pensandoci bene, latte e biscotti è sempre una gran goduria!

Cara mia, quando si è happy si è happy!

Ma la cosa più incredibile è che all’una, con lo stomaco che s’attorcigliava, me ne sono uscito da scuola ed ero ancora di un’allegria tale che ho persino avuto paura di ritrovarmi in una pubblicità dell’allegria. In una giornata così come potevo starmene per conto mio?

L’allegria va spartita, come una tavoletta di cioccolato, ma va condivisa con persone scelte accuratamente, perché in genere, se qualcuno ti vede felice senza nessun motivo, ti prende per matto.

Allora io ho pensato a te, e siccome tu non sei qui tra i piedi a subire la mia allegria, non posso fare a meno di prendere carta e penna e dedicarti un po’ della mia estasi, augurandomi e augurandoti un contagio.

Ora scappo, che ho voglia di fare mille cose!

OMPRENSIONE C

C

Qual è il significato globale di questo testo?

Quando si è allegri non ci si perde in quisquilie.

Solo se ci si sveglia felici si sarà felici per tutto il giorno.

L’allegria è bella e va condivisa con gli altri.

Il bambino dice: “... ancora non mi era passata”. A che cosa si riferisce?

212 EMOZIONI SENTIMENTI e

Amnesty International, Il grande libro di diritti dei bambini, Edizioni Sonda

T come Tristezza

La tristezza è un sentimento bruttissimo: si sente un magone alla gola che a poco a poco diventa sempre più forte e scoppi in un mare di lacrime.

Io l’ho provato quest’estate, quando ero in colonia.

Una sera non resistevo proprio più a tenermi la malinconia che c’era in me, perché ogni giorno che passava ero sempre più triste pensando alla mamma.

C’era un piazzale dove tutti i bambini ballavano; io in quelle occasioni di solito ballo per tutta la sera e ballo anche bene. Ma quella volta non era così, perché proprio non ne avevo voglia. Ero così triste pensando alla mia mamma: mi mancavano tanto le sue parole dolci e le sue coccole. Per fortuna, c’era mia sorella che mi ha consolato.

C OMPRENSIONE C

Riconosci la forma del testo.

I due brani sono di due tipologie testuali diverse.

• “T come Tristezza” è

• “Tristezza” è ....................................................................

Tristezza

Non so perché ma mi viene voglia di piangere. Non so che c’è ma mi viene voglia di piangere. Non so cos’è ma mi viene voglia di piangere. Uffa, ho finito le lacrime ma mi viene voglia di piangere.

• In quale testo vengono spiegate le cause dell’emozione?

• In quale viene solo descritta l’emozione?

213 EMOZIONI SENTIMENTI e

Uno scoiattolo nella pancia

Che giornata! Mi sembrava di avere uno scoiattolo che mi correva nella pancia, cercando di uscire.

Mamma la chiama “scoiattolite”. Non appena sono arrivato a casa, ho aperto il rubinetto della vasca e ho versato le Bolle Magiche.

Due minuti dopo ero immerso nelle bolle di sapone.

Lo faccio sempre quando ho bisogno di calmarmi.

È stata un’idea di mamma, quand’ero piccolo.

Mamma è entrata proprio in quel momento. Sembra sapere quando sono immerso tra le bolle.

– Scoiattolite? – ha chiesto.

– Sì – ho risposto.

Ha abbassato il coperchio del water e si è seduta:

– Ed è solo il primo giorno di scuola.

– Non ho mai avuto un primo giorno di scuola assurdo come questo – ho detto. – Anzi, nessun giorno in assoluto.

Lei ha preso una manciata di schiuma e me l’ha soffiata addosso. Io ho riso, e già lo scoiattolo si stava dando una calmata.

Ha visto la mia barchetta e il dinosauro sulla mensola: – Wow. Dovevi proprio avere fretta. Ti sei dimenticato di loro. Li vuoi?

Ho annuito. Li ha buttati nella vasca, e sono affondati nella schiuma.

C OMPRENSIONE C

Trova le informazioni esplicite e implicite.

Il bambino è preso dalla “scoiattolite” perché: la maestra lo ha sgridato. è iniziata la scuola. è agitato. Joey è un combinaguai.

Lo “scoiattolo” è: un giocattolo. la personificazione di un sentimento. un amico immaginario.

Jerry Spinelli, Terza elementare, Mondadori
214 EMOZIONI SENTIMENTI e

– E allora – mi ha chiesto – vuoi dirmi di che si tratta?

Gliel’ho detto. Perché quando sono in mezzo alle bolle, dico tutto.

Le ho raccontato della maestra Simms. Le ho raccontato che abbiamo riso un sacco.

– E io continuavo a fare battute, – le ho detto – senza nemmeno alzare la mano.

Lei è sembrata sorpresa: – Davvero? Ma tu non sei il tipo.

In classe non fai mai il buffone.

– Lo so – ho risposto. – Ma oggi sì.

Poi le ho raccontato del nuovo ragazzino, Joey: – Penso che sia un combinaguai.

– Dici? E come mai?

– Be’, mi bisbiglia sempre delle cose in classe e parla come un ragazzino grande. Non penso che lui abbia paura della maestra. Non ha paura di nessuno.

Mamma non sembrava sconvolta: – Credo che la signora Simms saprà gestirlo.

– Ma ha fatto anche una cosa più grave – ho aggiunto.

– E qual è stata?

Ho fatto un respiro profondo: – Joey ha detto a Judy che sono innamorato di lei.

Mamma ha alzato le spalle: – E allora? Qual è il problema? Ti piace Judy dalla prima elementare!

Ho strillato: – Mamma!

Lei mi ha fatto una carezza sulla testa: – Calma ragazzo. Ho detto una bugia forse? Io prevedo che non succederà niente di brutto. Judy non riderà di te. Non cambierà niente. Continuerà semplicemente a ignorarti come ha sempre fatto. Mi sono sentito sollevato.

– E prevedo anche che lo scoiattolo non si agiterà più per questo.

E se n’è andata. Non sono sicuro di credere a tutte le sue predizioni. Ma una si è già avverata. Lo scoiattolo se n’è andato.

“Scoiattolite” è un nome: primitivo. concreto. derivato. astratto.

Scrivi il pronome adatto.

Le ho raccontato

= ho raccontato alla mamma. ho raccontato

= ho raccontato al papà.

R IFLESSIONE R SULLA LINGUA 215 EMOZIONI SENTIMENTI e

Sono timida

Timmi ha cambiato scuola. Domani entrerà per la prima volta nella sua nuova classe.

Continua a pensare al momento di entrare nell’aula. Lei diventerà rossa come un pennarello rosso.

Hanno un bel dirle: “Su, che cosa vuoi che sia, non immaginarti le cose più grandi di quelle che sono”.

Immaginare le cose più grandi di quelle che sono è proprio la specialità dei timidi. Chi timido non è non lo può capire.

Per esempio, cosa sarà mai per un non-timido salire su un tram e attraversarlo alla ricerca di un posto? Sarà esattamente salire su un tram e attraversarlo alla ricerca di un posto.

Per un timido no. Sarebbe troppo facile. Per un timido sfilare su un tram di tutti seduti è come attraversare una strettoia di nemici con le lance degli occhi tutte puntate e pronte a colpire (dimenticavo: l’immaginazione di Timmi è smisurata, imbattibile, anche per questo i timidi diventano a volte degli artisti). Il non-timido camminando sorride beato, il timido camminando arrossisce.

Il non-timido cerca un posto per stare seduto bello comodo, il timido cerca un posto per diventare invisibile.

Domani, nella classe quarta dove dovrà entrare, gli altri si conoscono già tutti benissimo, mentre lei sarà “la nuova”. Una nuova timida, molto timida, da scrutare da capo a piedi.

COMPRENSIONE C

L’idea principale di questo testo è: descrivere le sensazioni di una persona timida. Timmi ha paura di cambiare scuola. il primo giorno di scuola di Timmi.

Trova l’inferenza

L’autrice, con la frase: “Chi timido non è non lo può capire”, vuol dire che: per capire un timido occorre mettersi nei suoi panni. è difficile capire una persona timida. i timidi non vogliono essere capiti.

Vivian Lamarque, La timida Timmi cambia scuola, Piemme
216 EMOZIONI SENTIMENTI e

Rabbia birabbia

Ho conosciuto un tale ch’era sempre arrabbiato per il caldo del fuoco il freddo del gelato perché c’era silenzio perché c’era rumore per il troppo profumo per il cattivo odore

in inverno in estate d’autunno a primavera pomeriggio e mattino a notte fonda a sera.

Un giorno s’arrabbiò anche con la sua rabbia e senza alcun rimorso la chiuse in una gabbia

però ne tenne un mucchio che mise in certe buste per farne largo uso contro le cose ingiuste.

C OMPRENSIONE C

Comprendi lo scopo dell’autore.

Il poeta parla di una persona che si arrabbia sempre e anche per nulla. Però, come conclude la poesia? Dicendo che:

la rabbia è sempre inutile.

la rabbia deve essere rivolta verso le ingiustizie. si può avere un “mucchio di rabbia”.

Scrivi una cosa ingiusta che ti fa arrabbiare.

217 EMOZIONI SENTIMENTI e

Mi è venuto da piangere

Cara Giovanna, come stai?

Prima di parlarti di una cosa che mi è capitata, voglio dirti che mi ricordo sempre di quando Vito ha chiesto:

– Maestra, perché poi noi ti chiamiamo “maestra” e tu invece non ci chiami “alunno”, ma per nome?

Hai fatto un sorriso e poi hai detto: – Che bellissima domanda, Vito! Poi ricordo che ragionammo insieme sul bello di chiamarsi per nome, e alla fine tu dicesti (vedi come sono diventato bravo a usare il passato remoto, invece del passato prossimo?): – Da oggi, chi vuole chiamarmi Giovanna, lo può fare.

A proposito di ricordi meno belli, te ne racconto uno dell’ultimo mese. Una sera guardavamo un film alla tv, la storia di una famiglia che si deve spostare da una città a un’altra, perché il padre ha perso il lavoro, e succedono altre cose sfortunate.

A me è venuto da piangere. Papà mi ha detto di smetterla perché piangere è una cosa da femminucce.

Io ci sono rimasto male e mi è venuto da piangere ancora di più, però ho cercato di non farlo, perché mi vergognavo. Perché uno si deve vergognare, se per quello che vede, o sente, o pensa, gli viene da piangere? Dico per una cosa bella, o magari anche per una cosa brutta.

Io, quando papà mi ha detto quelle cose, ci sono rimasto male, e ogni tanto ci ripenso. Beh, adesso te l’ho detto.

Un abbraccio,

OMPRENSIONE C

Trova le informazioni esplicite e le inferenze

Dario inizia la sua lettera con un ricordo bello. Quale? ....................................................

Le parole sottolineate in indicano un pianto di commozione o un pianto di rabbia?

E quelle sottolineate in ?

C
218 EMOZIONI SENTIMENTI e
Roberto Piumini, Non fare la femminuccia! Abbasso gli stereotipi di genere, Manni Edizioni

Roberto Piumini, Non fare la femminuccia! Abbasso gli stereotipi di genere, Manni Edizioni

Il pianto è una cosa sana

Caro Dario, a proposito di nomi, ricordi quando in quarta abbiamo inventato delle storie a partire dai nomi, e tu ne inventasti (passato remoto anch’io!) una bellissima, su un tipo che si chiamava Dario Lampa, e ci hai fatto morire dal ridere con le sue avventure strampalate?

La bidella Carlotta ci chiese cos’era successo, perché non aveva mai sentito ridere in quel modo in nessuna classe...

Le emozioni, tutte le emozioni, appartengono a tutti gli esseri umani: non c’è nessuno che non le provi.

Ci sono molti modi di esprimere le emozioni. Piangiamo per tristezza, solitudine, rabbia, malinconia, ma anche per la felicità...

Il pianto, come ogni altra emozione, nasce nell’animo umano, senza distinzione tra maschi e femmine. Il pianto è una cosa sana, è il modo di sciogliersi, in noi, di una durezza, di una rigidità malata, di un nodo profondo, dannoso e doloroso.

Quando tuo padre ti chiede di non piangere perché sei maschio, parla a nome di una storia e di una mentalità antica, in cui è il maschio a comandare, a decidere. Parla come se la rigidità fosse un valore, e l’espressione delle emozioni fosse una debolezza, un difetto. Pensare che il pianto sia una cosa da nascondere, o da reprimere, è un pensiero buio: ma tu preferisci la luce, vero, carissimo Lampa Dario? Un grande abbraccio, Giovanna

C OMPRENSIONE C

Trova le informazioni esplicite. Scrivi chi esprime questo pensiero.

• I maschi non devono piangere:

• Piangere non è una debolezza:

Inventasti è modo indicativo, passato remoto. Coniuga al:

• passato prossimo:

• trapassato remoto:

R
SULLA
219 EMOZIONI SENTIMENTI e
IFLESSIONE R
LINGUA

l’ A r t e di... LEGGERE

Scorri con gli occhi il testo. Leggi velocemente le parole colorate. Prova a pensare: di che cosa parlerà il testo? Questo tipo di lettura può essere utile per cogliere il contenuto generale del testo. Confrontati con una compagna o un compagno. Poi leggi tutto il testo.

Il gioco dei contrari

Un giorno la mia amica Federica lesse in qualche libro che tutte le cose sono sia così sia cosà. Contengono dentro di sé sia questo sia quello e non potrebbero esistere senza che da qualche parte ci

, per esempio, non esisterebbe senza il alto, senza qualcuno di lui; niente sarebbe bianco senza il

Federica cominciò allora il gioco dei contrari, cercando ogni giorno una parola e il suo rovescio –– cominciando proprio fine

Sarà per questo che, a volte, le storie cominciano

Lunedì Federica scrisse sul suo diario la parola altristezza. – lo scrisse lentamente... –

Mercoledì scrisse coraggio e scrisse paura

Edizioni Lapis
220 EMOZIONI SENTIMENTI e

Arrivò a domenica mattina. Afferrò il taccuino e una penna e scrisse la parola amore, perché l’amore è il re dei sentimenti e la regina delle parole, che in un giorno di festa le sembrava più adatta che mai.

Accanto, però, avrebbe dovuto scrivere la parola contraria di amore, che è...

Il buonumore di Federica volò via in un istante.

La sua mano se ne stava lì con la penna tra i polpastrelli, in attesa di scrivere odio.

Cosa ci vorrà mai a scrivere una parolina come quella, di quattro lettere soltanto.

Ma Federica restava immobile e non aveva più voglia di scrivere.

“Vuoi vedere” pensò “che per amare qualcuno o qualcosa devo anche odiare qualcosa o qualcun altro?!”.

Che storie erano quelle? Di odiare, Federica non aveva nessuna voglia e men che meno l’intenzione.

MIND FULNESS

Dentro di noi, a seconda delle situazioni, si incontrano e si scontrano emozioni e sentimenti opposti e contrastanti. Sicuramente è già capitato o capiterà anche a te. Non ti preoccupare. Fermandoti un attimo a pensare potrai fare in modo che le emozioni e i sentimenti positivi abbiano maggior forza rispetto a quelli negativi.

CC OMPRENSIONE

Per trovare le informazioni esplicite, sottolinea nel testo le parole che indicano perché Federica non vuole farsi prendere dall’odio.

OMPITO NON NOTO

Quest’anno hai conosciuto differenti tipologie testuali. Però tu sai che ne esistono altre, che hai già incontrato o che incontrerai nelle tue letture.

A quale tipologia testuale assoceresti ognuna di queste emozioni?

paura coraggio amore allegria odio

C
221 EMOZIONI SENTIMENTI e
C

3

Rabbia TEST

2

1

La tua squadra ha perso per tre volte consecutive, allora tu pensi: A la prossima volta vinceremo noi!

B uffa, che sfortuna!

C faccio tutti a fettine!

Sei in edicola, tre adulti ti superano lasciandoti in coda; allora tu:

A ne approfitti per guardare i giornalini.

B ti scoccia essere superato/a, dici: ”Scusate, ma tocca a me!”.

C picchi un piede per terra e poi strilli: “Eh no, adesso tocca a me!”.

Il papà ti dice di rimettere in ordine la tua camera, tu:

A sospiri e riordini.

B dici: “Uffa, papà, ancora?

Ma è già in ordine!”.

C strilli: “Basta! La metterò in ordine quando ne avrò voglia!”.

5

Detesti gli spinaci, li hai mangiati in mensa e questa sera eccoli di nuovo in tavola... Allora tu:

A pensi che diventerai forte come Braccio di Ferro.

B protesti, ma li mangi.

C butti le posate sul tavolo e te ne vai.

4 Hai fame, ma hai dimenticato la merenda, allora:

A vai dagli amici a chiedere qualche briciola.

B sbuffi e resti ad ascoltare la tua pancia che brontola.

C dai un calcio allo zaino e tieni il muso fino al tuo ritorno a casa. Chi si arrabbia si stressa facilmente. Conoscere le nostre reazioni quando veniamo presi dalla rabbia può essere utile per cercare di calmarla.

LIFE SKILLS

A B C

A Difficilmente vai in collera, sei un tipo tollerante e se qualcuno fa un po’ il prepotente tu... lo scusi!

B Esprimi la rabbia con gesti e parole, ma sei capace di fermarti a pensare e di evitare esagerazioni!

C Prendi subito fuoco! La rabbia riesce ad accecarti, urli e ti infuri; ma se vuoi, puoi cambiare!

Monica Colli, Maria Cristina Lucchetti, Grazia Mauri e Saviem, Caccia alle emozioni, Erickson
SEGNATI?
QUANTI NE HAI
222
GESTIONE DELLE EMOZIONI
LIFE SKILLS in AZIONE

CURIO SITÀ

Che cosa ha permesso alla nostra specie di imparare, apprendere, insegnare?

Molti sono i motivi di questa nostra evoluzione, ma una è sicuramente stata fondamentale: la curiosità! La curiosità è il motore della nostra conoscenza e, dunque, della nostra crescita

LIFE SKILLS

SENSO CRITICO

Avere senso critico non vuol dire “criticare gli altri”. Il senso critico è la capacità di analizzare le informazioni. Occorre saper scartare quelle false o inutili e trattenere quelle che aumentano le nostre conoscenze.

CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ
223

Il piacere di... ASCOLTARE UN TESTO CHE PARLA DI CURIOSITÀ

Ascolta il testo letto dall’insegnante. Poi rileggilo in autonomia.

LETTURA CRITICA

Qualcuno ti rimprovera di essere curioso o curiosa?

Fai leggere a questa persona il brano per mostrare come la curiosità può aiutare a conoscere meglio il mondo che ci circonda.

Mario Lodi, Il cielo che si muove, Editoriale Scienza

Curiosando tra la sabbia

In un angolo del cortile i muratori avevano lasciato un po’ di sabbia. In quella zona sabbiosa un mattino trovai alcuni cerchi perfetti scavati nella sabbia, a forma di imbuto. Erano vicini e sembravano crateri di vulcani spenti. Chi li aveva fatti?

Curioso, mi avvicinai e scoprii che sul fondo dell’imbuto di sabbia c’era qualcosa: nascosto, c’era uno strano animaletto armato di tenaglie a punta, frastagliate come piccoli denti. Che ci faceva lì? La mia curiosità aumentava! Dovevo sapere! Non passò molto tempo che scoprii anche questo: infatti passava di lì una formica rossa che, arrivata sul bordo dell’imbuto, si fermò a osservare. In quel momento dal fondo partì una raffica di granellini di sabbia che fecero franare la parete dell’imbuto e cadere dentro la formica. Fu un attimo: l’insetto la afferrò con le tenaglie e sparì. Allora capii che cosa erano quei cerchi a imbuto nella sabbia: erano trappole costruite da insetti cacciatori che si procuravano così la colazione. Volevo osservare altre scene di caccia, ma arrivò il cane, che cominciò a trafficare lì intorno, e poi le galline presero a razzolare, e in poco tempo tutti i cerchi perfetti furono distrutti.

224

“E adesso” mi chiedevo “che faranno quegli insetti cacciatori? Moriranno di fame?”.

Il mattino dopo, prima che la mamma liberasse le galline dal pollaio e mentre il cane era ancora chiuso, andai a vedere: i cerchi erano stati rifatti e i cacciatori erano in fondo all’imbuto, pronti all’attacco.

Una volta riuscii a vedere il costruttore di imbuto-trappole all’opera. Era un insetto lungo qualche centimetro, che camminava all’indietro e lavorava con il sedere. Per scavare l’imbuto muoveva il sedere da una parte all’altra con movimenti semicircolari. Poi, scavata la buca, si metteva sul fondo, si nascondeva e lasciava fuori solo le punte delle tenaglie, nascoste tra la sabbia, e gli occhi.

La sua tecnica di caccia era velocissima e perfetta: non sbagliava quasi mai un colpo.

Venne un tempo che i cerchi a imbuto nella sabbia non li trovai più.

Vedevo invece volare, lì intorno, certi insetti eleganti, dalle lunghe ali macchiate e col corpo cilindrico, che assomigliavano a libellule blu. Qualche volta questo insetto simile all’elicottero si posava sui rametti. E non sapevo che quell’insetto bellissimo con le ali era il formicaleone, il cacciatore dei cerchi a imbuto, che da larva vorace si era trasformato in insetto volante.

LIFE SKILLS

La curiosità che ti aiuta a scoprire, imparare, conoscere è senza dubbio positiva. C’è, però, anche una curiosità negativa, quella che si definisce come “mettere il naso nella vita degli altri”. Questa è la curiosità che devi allontanare da te, pensando quanto ti possa infastidire un simile comportamento nei tuoi confronti.

CHE COSA SO?

Dopo la lettura dell’insegnante sono in grado di ripetere ciò che ho ascoltato?

Sì. No. In parte.

225

La scatola arrugginita

In questa vacanza i miei compiti sono i seguenti: fare la spesa e i letti e aiutare mia mamma nel suo lavoro di ricerca, tirando fuori dagli armadi le cartelle e mettendole in ordine sulla tavola secondo la data.

Credevo che la schiavitù fosse stata abolita da un pezzo! Comunque ormai l’accordo con mia madre è fatto. Oggi piove a dirotto. Io sono stata un bel po’ a cincischiare, poi mi sono decisa a cominciare la mia solita fatica quotidiana. Sono salita su un robusto panchetto per arrivare agli scaffali più alti e, dopo aver tolto una prima fila di cartelle polverose, ho scoperto che dietro c’era una piccola scatola di latta, mezza arrugginita. Per tirarla fuori sono quasi ruzzolata dal panchetto. L’ho posata sulla tavola. Cosa ci poteva essere dentro? Ahi, ahi, la scatola era chiusa da una piccola serratura. Non mi sono certo fatta fermare da questo; non per nulla mi chiamano Curiosik! Sono andata a guardare nel cassetto e ho trovato un mazzo di chiavi: ce n’era una piccola piccola che faceva al caso mio.

Infatti la scatola si è aperta. Proprio in quel momento ho sentito rientrare la mamma, e non mi piaceva che mi vedesse frugare tra i documenti che sta studiando; così ho richiuso e nascosto precipitosamente il tutto.

Perciò la mattina dopo ho messo la sveglia alle sei sul cellulare infilato sotto il cuscino e, quando l’ho sentito vibrare, mi sono alzata e sono scivolata nello stanzone. Non potevo più resistere. DOVEVO guardare cosa c’era nella scatola. E se ci fosse stato un tesoro? Avremmo potuto tenercelo io e la mamma?

Ho finalmente aperto il coperchio. Dentro c’era un piccolo pacco avvolto in una carta ingiallita, legata da un nastrino stinto. L’ho tirato fuori piano piano e ho visto che sopra c’era scritto, con una calligrafia antica un po’ tremante:

226 CURIOSITÀ
Vanna Cercenà, Diario allo specchio, Edizioni EL

“Diario di Mia Madre”. Non sapevo che fare. Dirlo alla mamma? E se poi mi avesse fatto rimettere tutto a posto senza guardare? Ho deciso intanto di sciogliere il nastro, ma c’è voluta tutta la mia pazienza per allentare il nodo: mi era venuta la tentazione di tagliarlo.

Quando finalmente ce l’ho fatta e ho svolto il pacchetto, è comparso un quaderno dalla copertina nera. Tutta emozionata, ho aperto la prima pagina e ho visto scritto, con una calligrafia rotonda e perfetta: “Caterina Pra” e sotto “1904”.

C OMPRENSIONE C

Metti in ordine i fatti, numerando, per ricostruire la trama del racconto.

La bambina è in casa perché piove.

La bambina richiude la scatola.

La bambina trova una scatola arrugginita.

Il mattino seguente la bambina si sveglia molto presto.

Nella scatola la bambina trova un diario con la copertina nera.

La bambina comincia a prendere le cartelle dalla libreria.

La bambina trova la chiave per aprire la scatola.

La mamma rientra in casa.

Fai un’inferenza

Chi può essere l’autrice del diario?

La mamma della bambina. La nonna della bambina. Un’antenata della mamma.

Questo è un esempio di come si usava scrivere in corsivo molti anni fa. Su un foglio, scrivi una breve frase imitando questa calligrafia.

Mi piace utilizzare questo diario. Affiderò a Lui i miei pensieri. Qualcuno li leggerà?
OMPITO NON NOTO C C 227 CURIOSITÀ

Sono curioso: che cosa farò?

– Che cosa vuoi fare da grande?

Odiavo questa domanda, e la odio tuttora.

Quand’ero piccolo volevo fare il biologo marino, poi desiderai diventare un paleontologo e in seguito, a dieci anni, decisi di voler diventare un dottore specializzato in malattie gravi… strano, eh?

Non è strano: seguivo la curiosità del momento. La mia curiosità mi ha portato a scoprire e conoscere tante cose. Anche il mio fratellino non era da meno: lui voleva diventare un’auto della polizia… non un poliziotto, ma proprio la macchina! Bè, lui non è diventato un veicolo e io non sono diventato un patologo. Avevo diciassette anni quando cambiai di nuovo idea ed entrai nel panico.

– Cosa ti piace? – mi chiese mia madre.

La mia risposta fu semplice: – La natura.

– Allora occupati di quello. Fai qualcosa che ami. Cerca di trovare un mestiere che ti faccia sorridere ogni giorno.

Mia madre disse che non importava se non avevo un progetto: dovevo considerare la vita come un percorso ricco di strade.

– Tu non sai dove queste strade ti porteranno, ma vai a esplorarle, prova cose diverse.

Collega il nome di ciascuno scienziato e ciascuna scienziata a ciò che studia.

Biologo/Biologa scienziato/a che studia i fossili di animali e piante e le specie estinte

Patologo/ Patologa

Paleontologo/ Paleontologa

scienziato/a che studia i vari aspetti degli organismi che abitano il nostro pianeta, come gli organismi vivono e come entrano in relazione tra loro

scienziato/a che identifica le malattie, studiando le cellule e i tessuti

Ben Garrod, Sai proprio tutto del Triceratopo?, Piemme Edizioni
L ESSICO L
228 CURIOSITÀ

Ed è quello che da allora ho sempre fatto. Ho svolto più lavori di quanti riesca a ricordare: sono stato, cameriere, ho fatto ricerche sugli squali, inseguito orsi polari, salvato scimpanzé e oranghi, presentato documentari televisivi su dinosauri. Adesso insegno all’università e scrivo libri proprio sui dinosauri per voi bambini.

Ho lavorato in Sud America, ai Caraibi, nell’Artico, in Africa e in Asia. Non so che cosa farò l’anno prossimo e neppure la prossima settimana, e non ho ancora idea di cosa farò “da grande” (e grande credo di esserlo già da un po’).

Se è possibile, provate quante più cose potete per scoprire quello che davvero vi piace. Forse volete salvare gli esemplari più rari di aquila (in questo caso iniziate da subito a osservare gli uccelli), o diventare paleontologi (prendete un taccuino e andate a caccia di fossili). In fondo la Scienza è proprio questo: non sempre si hanno tutte le risposte (e va bene così) e spesso si finisce per fare qualcosa di completamente diverso da quanto avevate progettato. E anche questo va bene.

La scienza è divertente perché si tratta di un viaggio strano e meraviglioso, nel quale non sapete mai che cosa scoprirete.

C OMPRENSIONE C

Il brano è narrato in: prima persona. terza persona. Trova le informazioni implicite. L’autore, da bambino, non sapeva che cosa avrebbe voluto fare da grande, da adulto non ha ancora idea di che cosa farà da grande. Perché: si stanca in fretta del lavoro che fa. vuole seguire le sue curiosità. cambia spesso il luogo in cui abita.

Un mestiere che “faccia sorridere ogni giorno” è un mestiere: che fa ridere la gente. che piace e arricchisce le conoscenze. che fa stare a contatto con la natura.

Sottolinea in l’esortazione che l’autore rivolge ai ragazzi e alle ragazze.

229 CURIOSITÀ

l’ A r t e di... LEGGERE

Dai la giusta intonazione e il giusto ritmo alla lettura prestando attenzione ai segni di punteggiatura e alle parole scritte in colore.

Il giovane esploratore se ne andava esplorando la foresta, altri, poi, che ho scritto giovane, non coraggioso.

Ma un po’ di coraggio, per andarsene a esplorare il mondo avrà pur Un po’ di coraggio e tanta curiosità!

Fatto sta che il giovane esploratore, mentre se ne andava esplorando la foresta, si trovò a tu per tu con una bestia lunga lunga e stretta stretta, che strisciava tra il fogliame del sottobosco.

ATTENTO, ATTENTO, SARÀ STATO UN PITONE! dirai tu.

E lo pensò anche lui, tanto che si arrampicò in fretta e furia sul tronco dell’albero più vicino. Che spavento, ragazzi!

Da lassù non era facile distinguere quello che strisciava tra le foglie e il giovane esploratore tutto avrebbe fatto, tranne che scendere

Tu sai che lingua parlano i

Preso fiato, il giovane esploratore estrasse da una tasca una grossa

Mise a fuoco la scena, misurò con un righello, osservò la bestia da un capo all’altro, verificando ogni cosa nel libro di scienze, quindi giunse alla conclusione che quel pitone non era per nulla un pitone... bensì ... un lombrico!

Più che coraggioso, il giovane esploratore aveva evidentemente un sacco di fantasia.

Scese dall’albero, badando bene di non saltare proprio sopra il lombrico, e riprese la sua esplorazione del mondo.

C OMPRENSIONE C

Il testo ha una struttura particolare perché: l’autore immagina un dialogo con chi sta leggendo. l’autore usa molte sequenze riflessive. l’ambiente è particolare.

Che cosa ti aiuta a capire la particolare struttura del testo?

230 CURIOSITÀ

Curiosità

Sono curioso. Come Galileo che curiosando scoprì, in poche parole, che non era la Terra a stare ferma ma era lei che girava intorno al sole. Sono curioso. Come Marco Polo che in Cina, in mezzo a un mare di persone, capì che non c’è una sola storia e raccontò tutto quanto nel Milione. Sono curioso. Come quel Meucci che senza fili riuscì a telefonare ed è anche grazie a lui se per Natale ho avuto in regalo il cellulare. Ho scoperto che fare il ficcanaso delle volte è un dono benedetto.

Per gli inventori, i bambini e gli scienziati la curiosità non è mai un difetto.

C OMPRENSIONE C

Gli ultimi due versi ti fanno capire lo scopo per cui l’autrice ha scritto questa poesia. Sottolineali e poi spiega perché, secondo la poetessa, la curiosità non è un difetto.

Il contenuto di questo testo poetico parla di personaggi, invenzioni e scoperte.

Collega ciascun nome al motivo per cui è ricordato nella poesia.

Marco

Polo invenzione del telefono movimenti della Terra

Galileo Galilei

Antonio Meucci

esplorazione di terre lontane

231 CURIOSITÀ

Galileo Galilei

Era serena la notte, quel 30 di novembre del 1609. Galileo

Galilei spalancò la finestra per ammirare le stelle. Non riusciva a trattenere la sua curiosità. Era la notte in cui avrebbe potuto scoprire qualcosa!

Pensò allora di sperimentare uno strano marchingegno cilindrico e lungo, con una lente da una parte e una lente dall’altra, che aveva battezzato con il nome di “cannocchiale”.

Meraviglia delle meraviglie, la Luna pareva grande il triplo e a portata di mano, vicina più che mai, con il suo faccione rotondo e pallido.

Tenendo l’occhio sempre fermo ad ammirare ogni cosa, afferrò una matita e, cominciò a disegnare tutto ciò che osservava lassù: crateri, valli, monti, pianure.

Da quella notte non furono più le stesse scienze di prima, grazie alla grande voglia di scoprire.

Quel tubo con una lente di qua e una lente di là, che Galileo utilizzò con grande successo, non è una sua invenzione.

Esattamente un anno prima l’ottico olandese Hans Lippershey aveva trovato la giusta distanza tra una lente e l’altra, riuscendo a vedere attraverso il tubo immagini molto ingrandite e perfettamente a fuoco.

Una bellezza, per avvistare le navi da lontano.

Gli scienziati da allora ringraziarono Galileo e la sua curiosità, mentre lui in cuor suo ringraziava il signor Lippershey.

Rispondi per trovare le informazioni esplicite e implicite

• Chi inventa il cannocchiale?

• Chi lo utilizza per guardare le stelle?

• Qual è la funzione del cannocchiale?

• Com’é fatto un cannocchiale?

• Perché Galileo dovrebbe ringraziare Hans Lippershey?

Andrea Valente, Un’idea tira l’altra, Lapis Edizioni
C
C 232 CURIOSITÀ
OMPRENSIONE

Elena Favilli, Storie della buonanotte per bambine ribelli –100 donne italiane straordinarie, Mondadori

Margherita Hack

C’era una volta una bambina che amava giocare nell’enorme distesa di Campo di Marte, un quartiere di Firenze. Quando vedeva passare un elicottero immaginava di attraversare il cielo azzurro della sua città a bordo del piccolo velivolo. Margherita era curiosa e osservando il mondo finiva per riempirsi la testa di domande sempre più grandi. Fu frequentando la facoltà di Fisica che Margherita iniziò a interessarsi alle stelle e all’universo e capì di aver trovato la sua strada. Le costellazioni, le stelle, i pianeti... da allora Margherita non smise mai di ammirarli attraverso l’enorme telescopio dell’Osservatorio di Arcetri, il luogo in cui adorava rifugiarsi per lavorare e riflettere. Margherita, però, sapeva di non essere l’unica a porsi domande. Decise di raccontare, a chiunque volesse ascoltarla, quanto fosse straordinario l’universo. Iniziò così a viaggiare, condividendo con il pubblico delle sue conferenze la verità più importante che avesse scoperto: tutti gli esseri viventi sono fratelli perché tutti sono figli dell’evoluzione delle stelle.

Con un linguaggio semplice e diretto, riuscì a rendere l’astronomia interessante. Adulti e ragazzi, grazie a lei, si appassionarono alla misteriosa e insondabile grandezza dell’universo.

Fu la prima donna a dirigere l’Osservatorio Astronomico di Trieste e continuò sempre a porsi domande e a cercare risposte.

C OMPRENSIONE C

Trova le informazioni esplicite e implicite: indica SÌ o NO.

Margherita:

• amava imparare dall’osservazione della realtà. Sì. No.

• spiegava con semplicità e chiarezza. Sì. No.

• non voleva condividere con altri le sue conoscenze. Sì. No.

Tra le frasi sottolineate quale fa capire meglio che Margherita era curiosa? Quella sottolineata in

L ESSICO L

Insondabile significa che: non si può vedere non si può comprendere o spiegare a fondo. può essere capito solo dalle scienziate/dagli scienziati.

233 CURIOSITÀ

LIFE SKILLS in AZIONE

Mattia e Sofia devono fare una ricerca sugli antichi Egizi. Navigando su Internet hanno trovato, su diversi siti, queste notizie. Due, però, sono delle fake news. Il tuo senso critico ti aiuterà a riconoscerle e indicarle con una X?

La costruzione delle piramidi

Gli antichi Egizi impararono i segreti per costruire le piramidi da alieni che provenivano dalla cintura di Orione.

Non solo gatti

Tra gli animali, non solo i gatti venivano mummificati, ma anche cani, coccodrilli, uccelli, scimmie…

Dove erano costruite le piramidi

La zona prediletta dagli Egizi per la costruzione delle piramidi era la sponda occidentale del Nilo. Ovest, infatti, è il punto cardinale in cui tramonta il sole e veniva associato a luoghi di morte.

L’imbalsamazione imperfetta

Resti rinvenuti in alcuni luoghi di sepoltura del Medio Regno dimostrano che alcuni difetti di imbalsamazione hanno causato il risveglio di mummie di bambini.

LIFE SKILLS

Avere SENSO CRITICO è molto importante, non solo per poter scegliere le informazioni corrette.

Soprattutto quando si naviga in Internet o si utilizzano i Social è facile essere esposti a fake news Non credere a tutto ciò che leggi e, soprattutto, non diffondere ciò che può essere falso o offensivo per altre persone.

234
SENSO CRITICO

CRESCERE CON...

L’EDUCAZIONE CIVICA

La scuola e i libri non ti aiutano solo a imparare, ma anche a crescere.

Attraverso le Life skills impari a conoscerti meglio, a capire e gestire le tue emozioni, a entrare in relazione con gli altri.

Occorre capire che “non esistiamo solo noi”, ma esistono anche le altre persone, l’ambiente intorno a noi, cioè tutto il nostro pianeta.

L’Educazione Civica ti aiuterà a diventare un cittadino o una cittadina consapevole

Che cosa vuole dire? Capire come vivere e agire nel rispetto degli altri e del mondo

COME PUOI ACQUISIRE UNA BUONA “EDUCAZIONE CIVICA”?

CONOSCENDO LA NOSTRA COSTITUZIONE.

IMPARANDO A USARE CORRETTAMENTE I MEZZI DI COMUNICAZIONE (CITTADINANZA DIGITALE).

RISPETTANDO L’AGENDA 2030. 235

CIVICA EDUCAZIONE

Dino e Dina sono partiti dal loro pianeta Demòs per un’importante missione: effettuare un sondaggio che ha per oggetto l’Educazione civica sulla Terra. Sanno che i più sensibili ai problemi sono i bambini e le bambine; dunque hanno preparato una serie di inchieste e domande che proporranno anche a te.

Dino e Dina partono dalla SCUOLA, la “seconda casa dei bambini”: dove un bambino e una bambina stanno discutendo...

LA SCUOLA: UN DIRITTO O UN DOVERE?

CHE FORTUNA, VADO A SCUOLA!

Osserva le due immagini. Pensa a quanto i bambini e le bambine della prima fotografia desiderano una scuola con banchi, lavagna, computer, mensa, giochi…

SÌ, POTER FREQUENTARE LA SCUOLA È UNA FORTUNA… ANCHE SE A VOLTE TI SEMBRA CHE NON SIA COSÌ. L’ISTRUZIONE È IL NUTRIMENTO DEL CERVELLO, DEL CUORE.

CHE COSA FARESTI SE IL TUO CERVELLO, IL TUO CUORE NON RICEVESSERO NUTRIMENTO?

PENSACI...

L’ISTRUZIONE È IMPORTANTE. È RICONOSCIUTA COME UN DIRITTO E NON COME UN DOVERE. NEL PASSATO L’ISTRUZIONE NON ERA UN DIRITTO PER TUTTI. OGGI INVECE LE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI HANNO STABILITO ALCUNI PRINCIPI CHE DOVREBBERO GARANTIRE A TUTTI E A TUTTE UNA BUONA QUALITÀ DI VITA.

MA SEI MATTA? FORTUNA?!
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LEGGI QUESTO PRINCIPIO DELLA DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DEL FANCIULLO.

E LA NOSTRA COSTITUZIONE CHE COSA DICE?

DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DEL FANCIULLO

Il fanciullo ha diritto a un’educazione che, almeno a livello elementare, deve essere gratuita e obbligatoria. […] Ogni fanciullo deve avere tutte le possibilità di dedicarsi a giochi e attività ricreative che devono essere orientati a fini educativi.

COSTITUZIONE ITALIANA

Articolo 34 • La scuola è aperta a tutti

L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.

Dino e Dina chiedono ai bambini e alle bambine di esprimere il loro pensiero sulla scuola.

La Costituzione Italiana dice che:

• la scuola non può rifiutare alcun bambino/alcuna bambina. V F

• solo la Scuola Primaria è obbligatoria e gratuita. V F Che cosa provi tu?

• Che cosa vorresti che gli altri facessero per stare tutti meglio a scuola?

• Che cosa potresti fare tu affinché tutti stiano meglio a scuola?

• Che cosa cambieresti della tua scuola?

Vorrei che i miei compagni/le mie compagne

Vorrei cambiare questo:

Perché tutti stiano meglio io

237

CIVICA EDUCAZIONE

Dino e Dina sanno come è difficile mettersi d’accordo quando si hanno esigenze e idee diverse. Loro arrivano da Demòs, il pianeta della democrazia, dell’uguaglianza e della solidarietà e sono rimasti colpiti nel vedere come è stato risolto il problema del campo da calcio dai bambini e dalle bambine del nostro pianeta.

Emanuela Da Ros, Il giornalino Larry, Feltrinelli Kids

REFERENDUM PER IL CAMPO DA CALCIO

I condòmini e l’amministratore sono insensibili ed egoisti. La nostra crociata per conservare il campo da calcio è stata un fallimento.

Le nostre richieste sono state prese a calci. Comunque la maestra ci ha dato un consiglio eccezionale.

Ci ha detto che per far valere le nostre ragioni non dobbiamo ricorrere né alla forza né ai piagnistei. Dobbiamo “percorrere le vie legali”: vuol dire che dobbiamo comportarci difendendo le nostre tesi con le leggi che fanno al caso nostro. E la legge che fa al caso nostro è il referendum. Il referendum sarebbe una cosa che i cittadini hanno a disposizione per cambiare una legge che non piace. A noi non piace la legge che vuole eliminare il nostro campo da calcio, allora dobbiamo far votare i cittadini del condominio Larry.

Se la maggior parte dirà che è giusta la legge nuova, dovremo rassegnarci; ma se la maggior parte dirà che era meglio la vecchia legge, nessuno potrà toglierci il nostro campo da calcio.

238

Roberto

Valerio Onida, Emanuele Luzzati, La Costituzione è anche nostra, Edizioni Sonda

DEMOCRAZIA

Casa di tutti: una grande casa, la nostra casa, non soltanto mia, dove ciascuno sa, ma non da solo, dove si vive in buona compagnia. Non una reggia dove il re comanda, o una caverna senza una ragione; ma una casa di gente che sceglie tra le cose cattive e quelle buone. Una gran casa dove ci si parla, aperta a nuove idee e a nuovi amici, dove si impara a diventare liberi, dove si prova a essere felici.

pensano su un determinato argomento.

UN EVENTO STORICO...

Un referendum molto importante per tutti i cittadini e le cittadine del nostro Paese è quello che si tenne il 2 giugno 1946. Per la prima volta in Italia alle donne fu riconosciuto il diritto di voto. Questa è la scheda di quel referendum.

Che cosa dovevano scegliere i cittadini e le cittadine?

239

CIVICA EDUCAZIONE

Sul pianeta Demòs i rifiuti non sono un problema. I materiali sono per la maggior parte biodegradabili, ovunque si fa la raccolta differenziata, si evitano gli sprechi. Un paradiso? No, solo attenzione e cura dell’ambiente.

Silvia Roncaglia, Io ci tengo! (manuale per Supereroi Salvambiente), Città Nuova

RICICLA I RIFIUTI

Chi ha un comportamento da Supereroe Salvambiente, dopo un pic-nic sulla spiaggia?

Anna sa che il mondo è la nostra casa e ci tiene ad abitare in una casa pulita. Lo sai che per ogni passo che fai sulla spiaggia incroci più di 5 rifiuti? E che, ogni 100 metri, si trovano 34 stoviglie (bicchieri, piatti, posate e cannucce) e 45 bottiglie di plastica?

È bello fare un pic-nic all’aria aperta, ma lascia spiagge e boschi puliti. E se invece li hai trovati già sporchi? Entra in azione come Supereroe Salvambiente e organizza con gli amici una squadra di Puliziotti Ecologici, che danno la caccia alla terribile Banda dello Sporco

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QUAL È IL SIMBOLO

INTERNAZIONALE CHE INDICA IL RICICLAGGIO DEI RIFIUTI?

RACCOLTA DIFFERENZIATA

La raccolta differenziata in Italia è diventata obbligatoria dal 2015. La raccolta differenziata viene fatta in tanti modi diversi.

I rifiuti possono essere raccolti: a domicilio, nei condomìni o sulle porte di casa, in strada, nei cassonetti, nelle isole ecologiche.

Perché i bidoni per la raccolta dei rifiuti hanno colori diversi?

Dino e Dina hanno saputo che l’Italia

è ai primi posti in Europa nella classifica dei Paesi “ricicloni”. Suggeriscono però di non “abbassare la guardia”.

Come viene fatta la raccolta differenziata nel luogo

Tu che cosa proponi per sviluppare ulteriormente la raccolta differenziata nella tua scuola?

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CIVICA EDUCAZIONE

Dino e Dina sono rimasti sorpresi nel vedere che sulla Terra ci sono ancora mestieri e professioni che sono considerati da donna e mestieri e professioni per uomini. Questa consuetudine sul pianeta Demòs sarebbe ritenuta da “primitivi”.

Roberto Piumini, Non fare la femminuccia! Abbasso gli stereotipi di genere, Manni Edizioni

MESTIERE DA DONNA?

Lo sai maestra Giovanna, mia madre dice che non potrò fare l’ingegnere spaziale, e poi l’astronauta, perché quelli sono lavori da maschi.

Io le ho detto: – Che ne dici di Samantha Cristoforetti?

E lei mi ha detto: – Brava, brava, ma sembra un maschiaccio...

A me sono venuti i nervi furiosi, come li chiamavi tu e sono andata in camera sbattendo la porta, e ci sono anche adesso, mentre scrivo questa lettera.

Però, quando sono brava in Matematica a scuola, non è che mi dica: – Monica, smetti di studiare Matematica e mettiti a scrivere poesie.

A che cosa serve essere brava in Matematica, e in Scienze, se poi dovrò fare un lavoro in cui non ci sarà niente di matematico o di scientifico?

Io l’ho detto alla mia prof, che è una in gamba, non dico come te, ma quasi, di informare la mamma, che io sono adatta a fare lo scientifico. Nel frattempo scrivo a te per sfogarmi un po’. Non so se la prof farà quello che le ho chiesto, penso di sì, ma soprattutto non so se mamma le darà retta.

Forse stai pensando che mi sto lamentando troppo. Ho l’impressione che, se qualcosa non succede, continuerò ad avere i nervi furiosi.

Monica
242

Carissima Monica, nel nostro modo di pensare, di vivere, di comportarci, (ricordi che avevamo la parola “cultura” per indicare questi modi?) ci sono ancora delle convinzioni che spesso danneggiano la vita delle donne e degli uomini.

L’articolo 3 della Costituzione, il grande libro, dice che per i diritti e le occasioni non ci devono essere differenze di genere: ma su questo, dopo tanti anni che è stata scritta, non ci siamo davvero. Quello che è scritto nella Costituzione è più avanti di quello che, purtroppo, sta nella mente di molti cittadini. Che ci siano, per esempio, mestieri “da maschi” e mestieri “da femmine” è una convinzione tra le più diffuse… La “cultura” ancora prevalente si aspetta che una donna metta le sue aspirazioni, i suoi progetti dopo la formazione di una famiglia. Nessuno si aspetta che un uomo scelga un lavoro o un altro per il fatto che è padre: da una donna invece lo si pretende. E accanto a questa idea c’è quella che la cura dei figli e delle figlie tocchi esclusivamente alla madre.

I figli nascono da due genitori, ed è arrivato il momento in cui si inizi a pretendere che anche i padri scelgano il loro lavoro in base alla famiglia che hanno formato.

Ti abbraccio, tienimi informata.

UGUALI DIRITTI

Dina e Dino conoscono la Costituzione Italiana e l’uguaglianza dei diritti. Vi propongono di confrontarvi tra voi.

Pensate che esistano mestieri “da donna” e mestieri “da uomo”? Perché?

Quale mestiere volete fare da grandi?

Anche la nostra Costituzione ricorda che donne e uomini hanno uguali diritti.

Art. 3 – Costituzione Italiana

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

Art. 37 – Costituzione Italiana

La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore.

243

CIVICA EDUCAZIONE

Se Dino e Dina sono arrivati da Demòs sulla Terra è perché sul loro pianeta la tecnologia è avanzatissima. Nelle loro scuole si insegna che gli strumenti tecnologici sono utili, divertenti, si impara a “smanettare” con maestria. Ma si insegna anche che… non devono prendere il sopravvento nei rapporti con gli amici e le amiche che devono essere vissuti “dal vero”!

Sophie Rigal-Goulard, Dieci giorni senza schermi? Che sfida!, Einaudi Ragazzi

DIECI GIORNI SENZA SCHERMI

– Se vi dico “dieci giorni senza schermi” che cosa vi viene in mente?

Ci guardiamo ridacchiando. La signora Guégan, a volte, ha delle idee così assurde…

– A proposito di schermi, Louis, che ne dici di venire da me a giocare alla PS4? – mi dice sottovoce Gordon, il mio migliore amico.

– Allora? – insiste la professoressa. – Dieci miseri giorni senza che mettiate uno schermo davanti agli occhi. Niente televisione, niente console, niente computer... nemmeno il cellulare che vi prestano i vostri genitori.

A quelle parole, scoppio a ridere fortissimo. Che assurdità!

Gordon mi segue a ruota. La risata, dopo un attimo, si diffonde tra i banchi come un’epidemia. E allora, è l’ilarità generale.

Beh, quasi generale.

– Potrebbe essere carino provare. Non mi giro neanche. So già chi è stato a parlare così.

– Potremmo provare tutti insieme – insiste Paloma. Ci giriamo a guardarla, allibiti, mentre la professoressa spiega: – Volevo proporvi proprio un’esperienza del genere, Paloma. Tutti gli studenti della classe, per un periodo, potrebbero provare a stare senza schermi. Questa volta non ride nessuno. Anzi, c’è un silenzio di tomba.

– Io comincerò già stasera! – esclama Paloma, quasi per dimostrare quanto è entusiasta.

244

– Se accetterete di farlo, decideremo poi in sieme tutti i dettagli – continua la signora Guégan. – Per esempio potremmo fare delle locandine da appendere qui a scuola, per in vogliare anche le altre classi a partecipare… – Non faremo nemmeno in tempo a invo gliare gli altri – sussurra Gordon. – Dopo due giorni senza schermi, saremo morti di noia.

– E se andassimo ai voti? – propone la professoressa.

– Un referendum? – chiede Anouk.

– Esatto! – annuisce la signora Guégan

– Qualcuno sa cosa vuol dire la parola “referendum”?

Ovviamente Anouk, alza subito la mano: – È un modo per chiedere a un gruppo di perso ne che cosa pensano di un argomento.

– Proprio così! – approva la professoressa – È un voto che vi permetterà di rispondere alla domanda: “Dieci giorni senza schermi: sì o no?”

Dino e Dina ti propongono di riflettere “fra te e te” sul tempo che dedichi agli strumenti tecnologici per divertimento o per passare il tempo.

Ritieni che sia un tempo eccessivo o adeguato?

Tieni per te la risposta, ma pensa: saresti capace di affrontare la sfida della signora Guégan?

Ora rispondi a queste domande. Poi confronta le tue risposte con quelle di compagne e compagni.

• Pensi che tutto ciò che leggi su Internet sia vero?

• Pensi che le notizie che circolano nei Social siano sempre vere?

CONTENUTI DIGITALI

La legge 92 del 2019 che si riferisce all’Educazione Civica e anche all’Educazione Civica Digitale nelle scuole, ci ricorda di “analizzare, confrontare e valutare criticamente la credibilità e l’affidabilità delle fonti di dati, informazioni e contenuti digitali”.

245

CIVICA EDUCAZIONE

Dina e Dino si sono accorti che spesso i bambini e le bambine (ma anche gli adulti) chiamano le persone non con il loro nome, ma usando un soprannome Si sono accorti che alcuni di questi soprannomi spesso non sono nomignoli affettuosi, ma sono offensivi. Si sono chiesti: – Ma come si sente un bambino o una bambina che viene chiamato con un soprannome che prende in giro alcune sue caratteristiche?

È TERRIBILE!

ASCOLTA IL SUGGERIMENTO

Tu hai dato un soprannome a un compagno

è stato dato un soprannome “sgradevole”?

Se questo è successo, che cosa puoi fare?

246

a cura di Isabelle Binet

LE STAGIONI

Rosso è l’autunno che avanza piano piano, cadono le foglie e il sole è più lontano. Poi viene l’inverno, la neve e l’allegria, bello è camminare su e giù per la via. Con la primavera spuntano i fiori, tutto si riempie di mille colori. In estate il caldo ci accompagnerà.

Come una ruota che gira, oiléoilì le stagioni si rincorrono così.

Ogni stagione un colore, uno strumento, un’intensità, un sentimento.

Il corpo diventa foglia, neve, fiore, acqua.

247

In autunno gli alberi colorano l’ambiente di mille sfumature. Il cielo a volte è terso con una luce dorata, a volte è grigio e umido. Per qualcuno l’autunno è la stagione allegra dei mille colori, per altri è la stagione triste che annuncia l’inverno. E a te, piace oppure no l’autunno?

Notte di novembre

Ascolta...

Con suoni asciutti e fievoli, come passi di fantasmi, le foglie, increspate dal gelo, si staccano dai rami e cadono.

248

EDUCAZIONE CIVICA

Filastrocca dei diritti dei bambini

Sono un bambino, tutti zitti ora vi elenco i miei diritti ho diritto a un nome mio perché sono unico, son io ho diritto a una famiglia all’amore, alla meraviglia ho diritto a un’istruzione al piacere di una canzone ho diritto a giorni felici a una vita senza nemici ho diritto a crescere sano forza, tendimi la mano!

I DIRITTI DELL’INFANZIA

Una giornata di autunno… SPECIALE

20 novembre GIORNATA MONDIALE DELL’INFANZIA

Il 20 novembre del 1989 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite approvò la Convenzione Internazionale sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza. Questo documento per la prima volta riconosce a bambine e bambini, ragazzi e ragazze, alcuni diritti che devono essere tutelati. Purtroppo però, in molte parti del mondo, questi diritti non vengono ancora rispettati. Essere consapevoli di ciò è il primo passo per “tendere una mano” a chi ha bisogno

La stagione dell '
249

I mille colori dell’autunno

Un grande orologio invisibile scandisce il tempo delle stagioni. Nessuno può udire il suo ticchettio. Ma l’autunno è in arrivo. Senza perdere un minuto gli animali si danno da fare per ingrassare. Prima di appassire e uscire di scena, la vegetazione sfoggia il suo vestito più bello.

Le foglie si staccano una a una e cadono in piogge silenziose. Vanno a posarsi sul muschio del sottobosco e lì creano un mantello.

ARTE

La descrizione serve a “far vedere” un’immagine per mezzo delle parole. Dopo aver letto il testo, traduci in immagini, attraverso un disegno, le parole dell’autrice. Cerca su riviste immagini di alberi, foglie, animali e realizza il disegno con la tecnica del collage.

Gli scoiattoli fanno scorte di ghiande. In autunno ne mangiano in grandi quantità. Sembra che non sappiano far altro che sgranocchiare: funghi, semi di conifere, frutti, insetti. Talvolta le ghiande, le nocciole e le castagne, che sono alimenti a lunga conservazione, vengono messe da parte.

Non appena il vento si fa più freddo e le giornate si accorciano, lo scoiattolo porta la sua “bottega” nel sottosuolo. Copre con cura gli alimenti meno deperibili con la terra e ci butta sopra qualche foglia, per nascondere meglio il tutto. Ma, visto che non ha buona memoria, dimentica quasi sempre dove ha sepolto i suoi tesori; ritroverà le sue provviste solo se sarà abbastanza fortunato da imbattersi per caso nel nascondiglio, grazie al suo fine olfatto. Quando il tempo si fa più piovigginoso e tempestoso, un aroma delicato e inconfondibile si diffonde per i boschi: i funghi fanno capolino qua e là tra i muschi.

Béatrice Fontanel, Il girotondo delle stagioni, L’ippocampo Junior
250

La festa delle foglie

Una volta le foglie erano sempreverdi. Intendiamoci, spuntavano in primavera e in autunno cadevano, ma spuntavano verdi e cadevano verdi.

– Insomma – disse un giorno una foglia – dobbiamo cadere e va bene, ma almeno prima facciamo una bella festa.

– Sì. Giusto. Brava. Bella idea! – gridarono le foglie.

– Dunque – disse la foglia – ci saranno delle danze. Vento, pensaci tu, che sei un bravo ballerino.

– D’accordo – disse il vento.

– E poi ci vuole un bel vestito. Uno per ognuna di noi.

– Io lo voglio rosso come il fuoco – disse una foglia.

– Io invece lo voglio giallo e lucente come l’oro –

l’ A r t e di... LEGGERE

Lavora con più compagni e compagne. Leggete dando la giusta intonazione: il vento e ciascuna foglia avranno un proprio tono di voce.

Drammatizzate poi come se fosse una rappresentazione teatrale.

Giuditta Campello, È estate! Una storia algiorno, Edizioni EL
251

L’autunno è stata la stagione in cui sono esplosi i colori. L’inverno è la stagione in cui la natura si colora con la prevalenza del bianco della neve e del marrone degli alberi spogli. Solo il cielo, in alcune giornate, mantiene il suo azzurro intenso. E a te, piacciono i colori dell’inverno?

Notte di gelo

Notte di gelo notte gelata ha freddo la terra ha freddo il cielo ha freddo persino lui, il Gelo.

Notte di gelo notte gelata

dentro il suo ghiaccio addormentata.

252

EDUCAZIONE CIVICA

27 Gennaio

Oggi è il giorno della MEMORIA per imparare dalla Storia a non ripetere certi errori a non rivivere certi orrori.

Vagoni merci pieni di gente sguardi fissi, pieni di niente quella paura di essere nato, nella prigione di filo spinato.

Racconterò a chi non lo sa l’accanimento senza pietà per cento volte con pazienza ché non vinca l’indifferenza.

Racconterò a ogni bambino che è padrone del suo destino che non ci sono razze speciali che tutti gli uomini sono uguali.

Una d’inverno…giornataSPECIALE

27 gennaio GIORNATA DELLA MEMORIA

LA GIORNATA DELLA MEMORIA

Il 27 gennaio si celebra la Giornata della Memoria.

Questa data è stata scelta perché in quel giorno nel 1945 furono sfondati i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz

I campi di concentramento erano luoghi in cui erano detenuti in condizioni disumane persone, adulti e bambini. Queste persone non avevano fatto nulla di male. Erano solo considerate diverse a causa della loro fede religiosa, delle loro idee politiche e della loro etnia.

La Giornata della Memoria è stata istituita per non dimenticare i 15 milioni di vittime dell’Olocausto. Di queste, sei milioni furono ebrei. Il loro sterminio viene chiamato Shoah.

stagione dell
La
'
253

ARTE

Immagina di fare il percorso di Aaron. Disegna il paesaggio. Dopo aver colorato cielo, terra e i diversi elementi, usa del cotone idrofilo per fare la neve.

La tempesta di neve

Il sole splendeva. D’improvviso il tempo cambiò. Un nuvolone nero rapidamente coprì il cielo. Un vento freddo cominciò a soffiare. Dopo un po’ cominciò a nevicare.

Aaron a dodici anni, aveva visto ogni sorta di tempo, ma mai una nevicata come quella. Era così fitta che non lasciava passare la luce del giorno. Ben presto la strada fu coperta completamente. Il vento divenne freddo come ghiaccio. Aaron non sapeva dove fosse, non riusciva a vedere nulla attraverso la neve, e il freddo cominciò a penetrare attraverso la sua giacca. La neve si fece più pesante, cadendo al suolo in grandi fiocchi, turbinosa, e sotto di essa gli stivali di Aaron incontrarono la soffice superficie di un campo arato. Il vento fischiava, ululava, faceva girare la neve a mulinelli. Sembrava che dei folletti bianchi giocassero a rincorrersi nei campi.

Quella non era una tempesta qualsiasi: era una terribile tormenta, la neve gli arrivava alle ginocchia. Le mani di Aaron erano intorpidite, e non si sentiva più le dita dei piedi. Quando respirava, gli sembrava di soffocare. Gli pareva di avere un pezzetto di legno al posto del naso e se lo strofinò con la neve.

Isaac Bashevis Singer, Zlateh la capra e altre storie, Bompiani
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Giuditta Campello, È inverno! Una storia a giorno

I capricci dell’inverno

Un giorno l’inverno si lamentò:

– Uffa! Mi odiano tutti, perché io sono il più brutto, il più freddo, il più spoglio. Perché non posso essere pieno di fiori come la prima vera? Perché non posso essere rigoglioso come l’estate? Perché non posso essere rosso e dorato come l’autunno? Il cielo lo sentì.

– Inverno, perché ti lamenti?

– Perché sono stufo di essere la più brutta delle stagioni. Tutti mi odiano, si chiudono in casa. Gli uccelli se ne vanno al sud per non morire congelati da me. E gli animali del bosco vanno in letargo per non vedermi.

– Non sei brutto. Tu hai la neve, il Natale, i laghi ghiacciati – disse il cielo.

Ma l’inverno sbuffò e brontolò e pianse e batté i piedi per terra.

– Senti – disse il cielo – se la smetti di fare i capricci domani mat tina avrai un regalo.

– Che regalo? – domandò l’inverno, asciugandosi le lacrime.

– Vedrai.

L’inverno smise di fare i capricci e il giorno dopo si svegliò ricoperto di splendidi brillantini di ghiaccio.

Era la brina, il regalo del cielo.

l’ A r t e di... LEGGERE

Lavora in coppia con due compagne o due compagni. Uno/a interpreterà il cielo, uno/a l’inverno e uno/a il narratore esterno. Leggete dando la giusta intonazione, poi drammatizzate il racconto.

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Sto aspettando i tuoi messaggi.

Ma se mi scriverai una lettera, la leggerò volentieri!

1° dicembre, ore 20:02

Caro Babbo Natale, ma tu ce l’hai un numero di cellulare?

Scusa se te lo chiedo così di brutto, ma mi pare strano che un tipo tosto come te non si sia fatto regalare un telefonino con video-renna incorporata.

A te le offerte telefoniche non le fanno mai? A casa mia le società telefoniche chiamano ogni giorno. Comunque, se non hai ancora un telefono, credo che dovresti procurartene uno. È molto comodo, quando non rompe. E se rompe, lo puoi sempre staccare. O, se hai un cordless, puoi fingere di dimenticarlo in frigorifero, accanto allo yogurt, così prima che qualcun altro lo trovi...

Be’, tornando a noi, visto che non hai ancora il cellulare, sono costretto a scriverti. Dico “costretto” perché la maestra Marilena ha “consigliato” a me e a tutti i miei compagni di scriverti una letterina al giorno per tutto il periodo dell’Avvento. Da oggi (1° dicembre) fino alla vigilia di Natale (24 dicembre) io e gli altri miei diciotto compagni dobbiamo scriverti quello che la maestra ha chiamato “un messaggio quotidiano”. Vedi? Se tu avessi un cellulare, avrei potuto spedirti un sms e risparmiarmi un sacco di fatica...

E tu che, senza offesa, sei un po’ vecchietto, avresti potuto riposarti la vista o magari leggere qualcosa di più interessante delle lettere mie o (catastrofe verbale!) di quelle dei miei compagni. Perciò, visto che avrai il tuo bel da fare a leggere questi malloppi di lettere, cercherò di essere breve ed essenziale.

Intanto ti auguro buonanotte.

A domani. Fabrizio

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Emanuela Da Ros, Il numero di telefono di Babbo Natale, Parapiglia ed.

Tea Ranno, La Befana e il colpo della strega, Armando Curcio Editore

Il carbone, una tradizione sbagliata

La Befana guardò fuori. La notte era quella giusta, la scopa era pronta, il sacco “pieno di carbone per i cattivi e doni per i buoni”. Afferrò il sacco per metterselo in spalla e: – Ahi! – gridò per via di un dolore fortissimo alla schiena.

Un colpo della strega proprio adesso! Ma perché?

Chi le aveva fatto quel brutto scherzo?

– È stata Dondomelia, lo so! Dondomelia! – chiamò.

– Cosa vuoi? – chiese scorbutica la strega comparendo.

– Che ho fatto per meritare la tua punizione?

Dondomelia sollevò il bastone: – Lo sai bene – disse. No, non lo sapeva, aveva fatto tutto come sempre.

– Appunto! – esclamò Dondomelia, che sembrava leggerle nel pensiero: – Hai fatto come sempre e hai sempre sbagliato.

– Sbagliato? – chiese la Befana stupita.

– Certo! Ti pare giusto portare il carbone ai bambini?

– Ma… è la tradizione: i doni ai buoni, ai cattivi il carbone.

– È una tradizione sbagliatissima! – disse la strega.

– Perché?

– Perché non ci sono bambini cattivi – rispose.

l’ A r t e di... LEGGERE

La Befana e Dondomelia hanno idee diverse sui regali da portare ai bambini. Leggi con due compagne o due compagni. Uno interpreterà la Befana, l’altro Dondomelia, uno il narratore esterno. Leggete dando la giusta intonazione, poi drammatizzate il racconto.

– Dimmi un po’ – disse – tu cosa ricevevi dalla Befana quand’eri piccola?

– Carbone! – sbottò lei. – Carbone e ancora carbone!

– Ecco vedi! Perché eri cattiva!

– Come osi? – ruggì la strega. – Non ci sono bambini cattivi!

Solo bambini vivaci!

La Befana aggrottò la fronte: caspita, non ci aveva pensato!

– Il carbone bisogna portarlo agli adulti cattivi – poi continuò – perché sappiano che se continueranno a fare le guerre, a in quinare il mare e l’aria, a incendiare i boschi, trasformeranno questo bellissimo pianeta in un solo, enorme pezzo di carbone.

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La primavera è uno spettacolo continuo di colori: il verde delle foglie e le corolle dei fiori coprono la natura con un mantello vivace di tutte le tinte dell’arcobaleno. Le giornate si allungano e il sole si fa più caldo. E tu, che cosa ami della primavera?

poesia finlandese

Ho visto la primavera

Ho visto la primavera. È verde come una mela selvatica, è allegra come la coda di uno scoiattolo. Parla con le parole del vento. Sorride con il rosa delle rose. Quando credi che pianga è solo una goccia di pioggia.

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La stagione dell ' EDUCAZIONE CIVICA

Una giornata di primavera…

Acqua

Acqua di monte, acqua di fonte, acqua piovana, acqua sovrana, acqua che odo, acqua che lodo, acqua che squilli, acqua che brilli, acqua che canti e piangi, acqua che ridi e muggi.

Tu sei la vita e sempre sempre fuggi.

22 marzo

GIORNATA MONDIALE DELL ’ACQUA

PREZIOSA ACQUA!

L’acqua può essere considerata l’oro blu. Come l’oro è preziosa. Dall’acqua è nata la vita; l’acqua permette la vita sul nostro Pianeta. Ma l’acqua non è infinita.

La Giornata mondiale dell’Acqua si celebra il 22 marzo ed è stata istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 per sensibilizzare a un consumo responsabile dell’acqua.

E tu, che cosa fai per evitare sprechi di questo prezioso liquido?

Gabriele D’Annunzio
SPECIALE
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ARTE

Questo testo descrive in modo particolare i papaveri. Disegnane uno e coloralo con le matite colorate.

Se puoi, copialo dal vero. Puoi anche preparare un mazzetto di papaveri usando la carta velina rossa, delle cannucce e del filo di ferro rivestito di carta velina verde.

La

bacchetta magica della

primavera

Al segnale convenuto, mentre i giorni si allungano, la natura cambia vestito. La bacchetta magica di un invisibile direttore d’orchestra sembra dare il “la” al paesaggio perché suoni la più bella sinfonia. Si contempla uno spettacolo di rara bellezza: la natura fiorisce tutta intera.

Il Generale Inverno ha allentato la sua morsa.

Nei sottoboschi, mentre sugli alberi non sono ancora rispuntate le foglie, fanno capolino fiori dai nomi incantevoli, (violette, pervinche, non-ti-scordar-di-me), che si affrettano a crescere. Immerso nei suoi pensieri, il topo campagnolo, che non si concede il lusso del letargo, può finalmente tirare un sospiro di sollievo e intraprendere la sua prima passeggiata primaverile. Nei campi spuntano i primi papaveri.

I papaveri sono un vero spettacolo se guardati da vicino: il gambo vellutato, i petali rosso scarlatto che, appena schiusi, sembrano gonne stropicciate. Gli stami nero-violacei formano un elegante collare da cui spunta una testolina ornata da un grazioso cappellino, ma basta che passi una lepre nei paraggi perché questa ballerina dei campi finisca dritta dritta nella sua pancia! Il papavero è un ottimo alimento anche perché vanta proprietà terapeutiche: cura l’iper-emotività. Proprio quello che ci vuole per le lepri.

Béatrice Fontanel, Il girotondo delle stagioni, L’ippocampo Junior
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dal Web – L’albero azzurro (video Rai)

Sì, vieni Primavera!

Tanto tempo fa, l’Inverno non se ne voleva andare dalla Terra. Il ghiaccio e la neve coprivano il mondo.

La Primavera, da lontano, gridava: – Inverno, per favore, vattene! Non ti accorgi che i semi vogliono germogliare?

Ma lui rideva: – Non me ne vado! Ci sarà sempre l’Inverno sulla terra, d’ora in poi!

La Primavera andò alla casa del Tempo e gli raccontò quello che succedeva.

Il Tempo si arrabbiò: – Ma chi crede di essere quel vecchio nasone? – disse – Non lo sa che dopo il freddo ci vuole il caldo? Bisogna dargli una lezione!

Così il Tempo volò sulla Terra e trovò l’Inverno che dormiva vicino al torrente, con i lunghi capelli e la barba sul suolo. Glieli raccolse e li gettò nell’acqua.

Durante la notte il freddo fece ghiacciare il torrente: così la barba e i capelli dell’Inverno rimasero imprigionati.

Al mattino, l’Inverno si svegliò: – Ahi! Ghiaccio del torrente, sciogliti! – ma il ghiaccio non si scioglieva.

l’ A r t e di... LEGGERE

Lavora con tre compagni e compagne. Distribuitevi le parti: Primavera, Inverno, Tempo, narratore esterno. Leggete dando la giusta intonazione: ciascun personaggio deve avere il proprio tono di voce. Drammatizzate come se fosse una rappresentazione teatrale.

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In estate i colori della natura sono caldi come il sole che ci accompagna nelle lunghe giornate. I colori più accesi sono quelli dell’azzurro del mare e del verde dei prati in montagna che accendono in noi l’allegria e la voglia di vacanza. A te piace l’estate?

Ho l’estate tra le mani

Ho l’estate tra le mani un’anguria a fette larghe.

Ho l’estate nelle gambe sfido il vento e corro via.

Ho l’estate sotto i piedi è sdraiata dappertutto.

Ho l’estate nella testa sogni lunghi e sere chiare. Ho l’estate nella gola ha sapore di gelato.

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La stagione dell ' EDUCAZIONE CIVICA Una d’estate…giornataSPECIALE

da Un Natale da re, Edizioni Curci

Parlami, amico

Ascolta ciò che dico. Se non mi parli, il cielo resta tagliato in due e le parole amare, mie e tue poi diventano un mare che non sappiamo più passare. Ma se prima che tutto si rovini ci sediamo vicini e ne parliamo insieme allora le parole sono un seme che poi diventa un bosco dove mi riconosci, e io ti riconosco, senti ciò che dico ci pensi, e se ti piace tu ritorni mio amico: e questa qui è la pace.

30 luglio GIORNATA

INTERNAZIONALE DELL’AMICIZIA

CHI TROVA UN AMICO/UN’AMICA…

Dal 2011, su invito dell’Assemblea delle Nazioni Unite, si celebra la Giornata dell’Amicizia

Tutti abbiamo bisogno di amiche e amici che ci aiutano e ci sostengono. La Giornata mondiale è stata istituita per allargare l’orizzonte, cioè per favorire la costruzione di ponti tra gli esseri umani di tutte le Nazioni. Se tutti i popoli della Terra riusciranno a comprendersi e rispettarsi, sarà favorita la cultura della pace nel mondo.

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Ricominciamo

Quando la pagina è girata non è terminata.

Quando il libro è chiuso la storia continua.

Quando il libro è finito tutto può ricominciare.

Allora ricominciamo:

quando la pagina è girata non è terminata...

Quante pagine hai girato, quante cose hai imparato! Quante emozioni hai condiviso con insegnanti, compagni e compagne. Un anno di scuola è volato via. Sei più grande in “altezza” e in “sapere”. Sei guardi indietro al tuo punto di partenza, se rifletti su dove sei arrivato/arrivata, potrai dire:

Lilli e Alba ti dicono: ARRIVEDERCI A SETTEMBRE PER UNA… NUOVA MISSIONE!
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Responsabile editoriale: Mafalda Brancaccio

Responsabile di progetto: Valentina Dell’Aprovitola

Coordinamento e redazione: Valentina Cammilli, Valentina Dell’Aprovitola

Revisione didattica: Nadia Negri

Responsabile di produzione: Francesco Capitano

Progetto grafico: Barbara Cherici

Impaginazione: Barbara Cherici, Carmen Fragnelli

Copertina: Ilaria Raboni

Illustrazioni: Gabriel Cortina, Elisa Enedino, John Joven, Federica Tanania

Ricerca iconografica: Paola Rainaldi

Referenze iconografiche: Shutterstock

Stampa: Tecnostampa – Pigini Group Printing Division Loreto – Trevi 24.83.119.0

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EquiLibri • Progetto Parità è un percorso intrapreso dal Gruppo Editoriale ELi, in collaborazione con l’Università di Macerata, per promuovere una cultura delle pari opportunità rispettosa delle differenze di genere, della multiculturalità e dell’inclusione. Si tratta di un progetto complesso e in continuo divenire, per questo ringraziamo anticipatamente il corpo docente e coloro che vorranno contribuire con i loro suggerimenti al fine di rendere i nostri testi liberi da pregiudizi e sempre più adeguati alla realtà.

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