![](https://assets.isu.pub/document-structure/250207083159-e44d93f8fc8c855bdf20d80d9d616ac9/v1/b7d734c15ede9bcd5e7a81ba583cc9cb.jpeg)
There's beauty all around us
There's beauty all around us
La parola metamorfosi deriva dal greco antico metamórphosis (μεταμόρφωσις), composta da due elementi: metá (μετά), che significa "oltre", "cambiamento", o "trasformazione", e morphé (μορφή), che significa "forma" o "aspetto". Letteralmente, metamorfosi significa quindi "trasformazione della forma" o "cambiamento d'aspetto". Nell'antichità, il termine era utilizzato per indicare il mutamento radicale o totale di un'entità, spesso con un riferimento mitologico o naturale, un passaggio da uno stato all'altro, proprio come avviene alla nostra farfalla nella cover di questo numero. Trasformarsi non è solo un atto di coraggio, ma una strada verso un benessere più profondo, un modo per riscoprire chi siamo davvero. Ogni fase della metamorfosi porta con sé nuove consapevolezze, nuovi orizzonti e la possibilità di vivere in armonia con noi stessi e con il mondo. Con questo primo numero del 2025, ti auguriamo che il cambiamento sia un viaggio verso quella versione di te più autentica e consapevole. Buona lettura
ELITISM FLORENCE
There’s beauty all around you Issue n° 29
January | February | March 2025 Quarterly ~ Florence ~ Italy
EDITOR Francesca Querci
VICE - EDITOR
Francesca Cellini
DESIGN + COVER Bianca Tozzi
CONTRIBUTORS
Serena Becagli, Sabrina Carollo, Marta Matteini, Cristina Tedde
PHOTO CREDITS
Giulia Vezzosi
TRANSLATIONS NTL traduzioni
PRINTING
CARTOGRAFICA TOSCANA - Pescia (PT) www.cartograficatoscana.com
PUBLISHER
F Society SAS Via del Leone 37, Firenze p.iva 06722440481
Aut.Trib. - Firenze N. 6048 del 14 Aprile 2017
WRITE US AT General: info@readelitism.com Advertising: adv@readelitism.com
“Twenty years from now you will be more disappointed by the things you didn’t do than by the ones you did do. So throw off the bowlines, sail away from the safe harbor. Catch the trade winds in your sails” - Mark Twain –
ONLINE CONTENT readelitism.com
You can follow us on: @elitismflorence
#elitismflorence
readelitism.com
Le informazioni diffuse hanno finalità divulgative, le fonti utilizzate riflettono le esperienze e le opinioni degli Autori. link citati e le immagini tratte da altri siti sono proprietà dei rispettivi Soggetti. L’Editore, che ha posto ogni cura nel citare correttamente la fonte, si dichiara disponibile a pubblicare eventuali rettifiche per involontarie citazioni improprie. L’Editore e gli Autori di Elitism declinano ogni responsabilità per uso improprio delle informazioni riportate o da errori relativi al loro contenuto.
Per info > Centropecci.it
Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato presenta la mostra Margherita Manzelli. Le signorine, fino a Domenica 11 Maggio 2025, a cura di Stefano Collicelli Cagol
Il progetto espositivo riunisce una selezione di dipinti realizzati da Margherita Manzelli dagli anni Novanta a oggi, insieme a una serie di disegni e un nucleo di opere realizzate appositamente per questa mostra, una delle quali trova ispirazione nella Cattedrale di Santo Stefano, duomo della città di Prato.
Il titolo è ispirato alla modalità dell’artista di riferirsi ai personaggi femminili che da sempre popolano le sue opere. Indipendenti, fiere, senza tempo, androgine, le signorine di Manzelli si prendono la scena e decidono loro modalità e forme di rappresentazione, sfidando convenzioni ataviche e rivendicando la propria indipendenza da legami famigliari.
Nei suoi soggetti, il corpo della donna – assieme al sondaggio delle proprie ossessioni visionarie – diventa il pretesto per buttarsi a capofitto nella sperimentazione pittorica, e per forzare indifferentemente i confini tra i generi propri della tradizione del mezzo; in ultimo, per giocare con l’ambiguità della condizione di artista, sospesa tra la necessità di esporsi mettendo in circolo il proprio lavoro e il bisogno di ritrarsi, per tutelare la propria dimensione umana. Le signorine sono persone che,
sin dall’inizio dei suoi lavori, popolano le fantasie dell’artista. Con pervicacia, Manzelli ne ha sondato le tensioni psicologiche, mostrandone fragilità e resistenza. Ipervigili ed esangui, nude o seminude, sembrano pronte per la dissezione o la sfida delle convenzioni; trattenute dalla sottile barriera della loro stessa pelle e con uno sguardo che tracima e che trafigge chi le guarda, queste donne ribaltano gli assiomi della rappresentazione del corpo femminile nella storia dell’arte, pensata per l’occhio maschile.
Nei dipinti, le signorine sono inserite dentro una spazialità astratta, costituita da ampie campiture con pattern geometrici, soggetti floreali, che richiamano le fantasie di tessuti immaginari o reali – anche di abiti dell’artista stessa – o da spazi regolati da bande verticali colorate. Centrale nelle opere di Manzelli è la relazione tra soggetto e sfondo, mantenuta in una continua tensione per cui il soggetto principale sembra emergere, e al contempo fondersi, con il contesto in cui è inserito. In questo esercizio di percezione, con i colori dello sfondo che vengono a comporre i tratti somatici delle signorine dipinte, Manzelli seduce chi guarda
La mostra Peter Hujar: Azioni e ritratti / viaggi in Italia è l'iterazione italiana del progetto espositivo curato da Grace Deveney, David C. and Sarajean Ruttenberg Associate Curator of Photography and Media, dell'Art Institute of Chicago, presso l'Art
Institute di Chicago nel 2023, ripensata per gli spazi del centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci e arricchita da un corpus di 20 immagini fotografiche
Two Italian Men and Their Girlfriends, 1978 Peter Hujar
realizzate da Hujar durante i suoi viaggi in Italia, tra gli anni Cinquanta e Settanta, e di una selezione di 39 scatti dedicati ai protagonisti della emergente scena della performance nella Lower Manhattan degli anni Settanta.
Se la fotografia è stata a lungo associata alla documentazione e alla memoria, Peter Hujar (USA, 1934-1987) ha cercato di produrre immagini che costruissero una nuova realtà attraverso scambi sottili tra lui e i suoi soggetti. L’artista ha creato ritratti diretti ma enigmatici di persone e animali, immagini di performer e nudi maschili, in stretta sintonia con la scena che caratterizzava l'East Village di New York negli anni Settanta, dove emergeva il linguaggio della performance e si affermava lo studio sul movimento.
La mostra mette in relazione la sperimentazione perseguita da Hujar e dai suoi soggetti e le nuove realtà che ciascuno di loro ha creato, sia attraverso le fotografie che le performance.
All'inizio degli anni Settanta, Hujar viveva in un loft nella Lower Manhattan mentre, nelle vicinanze, Robert Wilson fondava la Byrd Hoffman School of Byrds, dedicata all’esplorazione di nuovi approcci al teatro e alla coreografia. Byrd Hoffman è solo una delle compagnie che Hujar avrebbe fotografato a lungo, insieme alla Ridiculous Theatrical Company, fondata da Charles Ludlam, e The Cockettes, compagine teatrale psichedelica di San Francisco. Hujar ha
fotografato gli spettacoli di queste compagnie, ma spesso ha prestato maggiore attenzione a immortalare gli attori e i ballerini dietro le quinte, nei momenti di transizione, quando indossavano i costumi e il trucco, preparandosi a incarnare i personaggi che avrebbero interpretato. Questa mostra mette in relazione la sperimentazione perseguita da Hujar e dai suoi soggetti e le nuove realtà che ognuno di loro ha creato, sia attraverso le fotografie che le performance.
La selezione di fotografie dei viaggi italiani di Hujar raccoglie una visione inaspettata del Paese che stava vivendo una repentina trasformazione, dal Secondo dopoguerra al boom economico. Hujar è stato in Italia in diverse occasioni, dagli anni Cinquanta agli anni Settanta, in questi decenni ha avuto l'opportunità di visitare Firenze, Sperlonga, Palermo, Napoli, solo per citarne alcune. Durante questi viaggi, ha osservato le persone, il paesaggio e gli animali in modo da riflettere la complessità del Paese. Circa 20 opere forniscono una panoramica sulla comprensione di Hujar dei paesaggi italiani, degli animali e degli esseri umani, un dialogo reciproco con ciò che gli stava di fronte che trova corrispondenza nel suo approccio ai soggetti legati alla performance e al tema del ritratto.
Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci Fondazione per le arti contemporanee in Toscana Per info > Centropecci.it
Larry Ree Backstage, 1973 Peter Hujar
A cura di Nicolas Ballario
Fino al 30 marzo 2025
Sistema Museale del Valdarno
In occasione della Festa della Toscana, il Sistema museale del Valdarno presenta al pubblico una mostra diffusa nel territorio: i sette musei del sistema regionale sono infatti le sedi espositive di La tua mente è la tua casa. La tua mente è la tua prigione, una narrazione artistica inedita, curata da Nicolas Ballario, che vede la presenza di importanti artisti internazionali riflettere sui temi del museo e del limite, sia esso inteso come protezione o costrizione. La mostra è promossa dai Comuni di San Giovanni Valdarno, Montevarchi, Loro Ciuffenna e Cavriglia con l’Accademia Valdarnese del Poggio e l'Ente Basilica di Santa Maria delle Grazie, grazie al supporto della Regione Toscana, tramite gli annuali contributi ordinari ai sistemi museali, ed è organizzata da MUS.E
La mostra è concepita come un percorso diffuso fra i musei della valle dell’Arno. Il progetto vede infatti protagonisti i musei aderenti al Sistema museale del Valdarno: il Museo delle Terre Nuove, Casa Masaccio Centro per l'arte contemporanea, il Museo della Basilica di Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Valdarno; il Museo Paleontologico e il Cassero per la scultura italiana dell’Ottocento e del Novecento a Montevarchi; il Museo Venturino Venturi a Loro Ciuffenna; il Museo MINE a Cavriglia.
L’idea è quella di indagare il concetto stesso di museo: come una casa universale, al pari di una gabbia dorata, il museo circoscrive il tempo e lo spazio; sospende gli oggetti in una dimensione altra;
esplora le ambiguità di un confine che è nello stesso tempo protezione e limite. È proprio entro i confini del museo che è possibile superare ogni barriera: l’opera d’arte - divergente, se non eversiva - si offre come viatico per evadere dalle costruzioni e costrizioni dell’uomo, come passe-partout per uscire dalle prigionie del pensiero cogliendo la vertigine di una visione aperta, profonda, sorprendente, in grado di scardinare ogni schema, maglia, struttura o sovrastruttura.
Nell'ambito di questa dialettica il museo, le sue collezioni e le sue mostre - di cui questa intende essere un significativo esempio - si pongono come luoghi in cui indagare il senso del nostro esserenel-mondo. In questa mostra artisti di provenienza, generazione e ambiti diversi si interrogano sulla casa come archetipo, ma anche come metafora della nostra mente.
Firenze, 15 ottobre 2024 – “Felice Carena. Vivere nella pittura” è il titolo della mostra dedicata al pittore torinese che visse a Firenze nella prima metà del XX secolo, promossa da Città Metropolitana di Firenze e realizzata da MUS.E, a cura di Luigi Cavallo e Elena Pontiggia, che si terrà a Palazzo Medici Riccardi fino 16 febbraio 2025
Figura chiave del Novecento italiano, interprete creativo del contesto culturale fiorito nella penisola nella prima metà del secolo scorso, Felice Carena (Torino, 13 agosto 1879 – Venezia, 10 giugno 1966) nel corso degli anni capta, assorbe e restituisce in chiave solitaria le grandi novità che segnano la pittura del suo tempo, attingendo in forma altrettanto ispirata alla lezione dei secoli passati.
La mostra di Palazzo Medici Riccardi segue la vicenda creativa di Felice Carena approfondendo gli anni vissuti a Firenze, dal 1924 - momento in cui viene chiamato a insegnare presso l’Accademia di Belle Arti - al 1945, quando si trasferisce a Venezia, fino alla conclusione della sua vita, nel 1966 e propone ai visitatori un importante nucleo di oltre 50 opere, tra cui numerosi inediti di proprietà della famiglia, affiancati a prestiti provenienti da importanti istituzioni pubbliche e private come la Banca d'Italia, la Fondazione Giorgio Cini di Venezia, le Gallerie degli Uffizi, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, il Museo del Novecento di Milano e il Civico Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Anticoli Corrado. Il ventennio che egli trascorse a Firenze è un ventennio cruciale, all’interno del quale si appuntano ben noti riconoscimenti: la personale alla Biennale di Venezia del 1926 e quella alla prima Quadriennale romana del 1931, il premio Carnegie di Pittsburgh del 1929, la nomina ad Accademico d’Italia e a Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Firenze nel 1933, la presenza alla II mostra del Novecento Italiano (nel 1929) e alle numerose mostre internazionali, tese a far conoscere le eccellenze italiane, oltre all’acquisizione di molte sue opere da parte di importanti musei italiani ed europei, senza dimenticare la collaborazione come scenografo con il Maggio Musicale Fiorentino (nel 1935 e nel 1943) e poi il riconoscimento del Gran premio della pittura alla Biennale di Venezia, con una nuova personale (nel 1940).
L’esposizione, scandita per argomenti, è divisa in sei
sezioni. Introduce la mostra un gruppo di ritratti di famiglia, taluni inediti, provenienti dagli eredi, che il maestro conservò per sé: la moglie Mariuccia Chessa, sorella del pittore Gigi Chessa, che sposò a Torino nel 1919, la prima figlia Marzia, nata nel 1910 dalla relazione con la baronessa Gina Ferrero di Roma, la figlia Donatella, nata nel 1920. Quindi autoritratti che rappresentano riflessioni autobiografiche di grande intensità, continua ricerca introspettiva, quasi un capitolo a sé nella sua complessa iconografia. Talvolta Carena è portato a considerare la vita come un teatro esistenziale (quarta sezione), siamo nel lato opposto ai suoi concepimenti di figure bucoliche, che prospettano un’Arcadia idilliaca. Qui è contemplato un insieme di episodi i cui significati rimangono sospesi e temporalmente imprecisi.
L’artista cerca di colmare il vuoto che avverte nella società affollando i personaggi del suo teatro con un ritmo concitato di pittura, facendo crescere il rumore sotterraneo dell’essere con gli scatti nervosi della pennellata: spettatori-interpreti, non c’è separazione per quanto riguarda la sfera di umanità nella materia che rappresenta e insieme è rappresentata dall’artista: il pittore osserva e, come diceva Pirandello, è osservato dai personaggi che intorno si manifestano e premono per apparire.
Palazzo Medici Riccardi - palazzomediciriccardi.it Orario: 9-19, chiuso il mercoledì
Il Mugello in inverno è un angolo incantato dove la natura si veste di silenzio e bellezza. Le colline verdeggianti lasciano spazio a paesaggi innevati che sembrano dipinti, mentre i borghi si animano di tradizioni e calore. Tra le vette dell'Appennino, gli amanti delle ciaspolate e delle escursioni trovano la loro dimensione, con percorsi che offrono panorami mozzafiato. I centri storici con i loro negozi tradizionali sono la dimensione perfetta per rilassarsi dopo una giornata a contatto con la natura. Qui non mancano le occasioni di gustare i piatti tipici, come la ribollita, le zuppe ed i famosissimi Tortelli di Patate del Mugello nei rifugi e nelle trattorie locali.
Un inverno nel Mugello è una vera e propria fuga dallo stress quotidiano, tra natura, storia e sapori autentici.
Hai voglia di vivere un’esperienza diversa dal solito?
Sfoglia il catalogo commerciale del Mugello e scegli quella che più fa per te!
Ad aspettarti sono anche i tanti eventi folkloristici che caratterizzano e animano i borghi dei centri abitati. Tieniti informato su www.mugellotoscana.it
Ogni anno, il Carnevale di Viareggio trasforma la città toscana in un caleidoscopio di colori, musica e spettacolo. Questa storica manifestazione, nata nel 1873, è oggi considerata uno degli eventi più iconici del panorama culturale italiano e internazionale.
Il cuore pulsante del Carnevale sono i maestosi carri allegorici che sfilano lungo la Passeggiata a Mare. Vere e proprie opere d'arte, questi giganti di cartapesta possono raggiungere i 20 metri d’altezza e sono il frutto di un lavoro minuzioso di artisti, artigiani e tecnici che operano tutto l’anno nelle Cittadelle del Carnevale.
Ogni carro racconta una storia, spesso con toni ironici e satirici, affrontando temi di attualità, politica e società. Questa capacità di unire spettacolo e riflessione rende il Carnevale di Viareggio unico nel suo genere
Le celebrazioni non si limitano alle sfilate: il Carnevale coinvolge tutta la città con feste in maschera, concerti, spettacoli pirotecnici e eventi gastronomici che mettono in risalto le tradizioni culinarie locali
È un’occasione per grandi e piccoli di immergersi in un’atmosfera gioiosa, tra coriandoli e risate.
Tra i simboli più celebri troviamo Burlamacco, la maschera ufficiale del Carnevale, ideata nel 1931 da Uberto Bonetti. Con il suo abito a righe rosse e bianche e il mantello nero, Burlamacco è l’incarnazione dello spirito carnevalesco: irriverente, allegro e accogliente.
Il Carnevale di Viareggio è molto più di un evento: è un patrimonio culturale che unisce passato e futuro, creatività e tradizione. Parteciparvi significa entrare in un mondo magico, dove la fantasia prende vita e ogni momento è una celebrazione dell’arte e della comunità. Un’esperienza imperdibile che ogni anno richiama visitatori da tutto il mondo.
Un luogo straordinario che incarna secoli di storia e innovazione, la Fortezza da Basso è una perla rinascimentale nel cuore pulsante di Firenze. Qui, capolavori architettonici del passato si fondono con tecnologie moderne, dando vita a una location unica per ospitare fiere ed eventi di ogni genere.
Conosciuta ufficialmente come Fortezza di San Giovanni Battista, e affettuosamente chiamata dai fiorentini "Fortezza da Basso" in contrapposizione al Forte Belvedere, questa imponente struttura risale al periodo mediceo. Edificata tra il 1534 e il 1537 su commissione di Alessandro de’ Medici, la fortezza fu progettata dagli architetti Pier Francesco da Viterbo e Antonio da Sangallo il Giovane. Più di una semplice opera difensiva, la Fortezza era un simbolo del potere mediceo, progettata per impressionare e controllare la città dopo il traumatico assedio di Firenze.
Con una superficie di 80.000 metri quadrati, di cui 55.000 coperti, la Fortezza si presenta come un pentagono irregolare circondato da possenti mura. Al suo interno convivono edifici di epoche diverse:
le originarie strutture militari del Cinquecento, gli ampliamenti settecenteschi voluti dalla Casata dei Lorena e i moderni padiglioni progettati da Pierluigi Spadolini negli anni '60, dopo la conversione della Fortezza in spazio fieristico.
Dal 1967, infatti, la Fortezza da Basso rappresenta il cuore del quartiere fieristico-congressuale di Firenze, una destinazione d’eccellenza per eventi internazionali. La sua posizione strategica e l’armonia tra architettura rinascimentale e contemporanea ne fanno una location irripetibile, capace di unire passato e presente in un connubio che affascina visitatori e organizzatori di eventi da tutto il mondo.
Un vero gioiello architettonico che porta avanti la tradizione fiorentina dell'eccellenza, ospitando manifestazioni di rilievo in un contesto ricco di storia, arte e innovazione.
La Valdichiana Aretina è una terra vivace che offre eventi imperdibili capaci di intrecciare tradizione, cultura e divertimento. Tra i più suggestivi spiccano quelli dall’atmosfera medievale, come il Palio dei Rioni di Castiglion Fiorentino e la Giostra dell’Archidado di Cortona. Anche gli appassionati di musica trovano una ricca proposta, dal Lucignano Music Festival al Nume Festival di Cortona. Per gli amanti della buona tavola, le sagre dedicate ai prodotti locali, come la Sagra della Chianina o quella della Porchetta di Monte San Savino, sono tappe irrinunciabili. Infine, durante le festività natalizie, la Valdichiana si accende con mercatini e presepi viventi, regalando un’atmosfera magica a grandi e piccoli.
Natura, tradizione, sport e sapori: il Chianti è la terra del buon vivere dove ogni evento è un momento da gustare. Si parte a primavera con la Radda in Chianti, il Chianti Classico Marathon feste nei borghi fino all’ extravergine d’oliva con la Camminata tra gli Ulivi, l’Ecomaratona del Chianti e Dit’unto, il festival del mangiare con le mani. A chiudere l’anno saranno invece i mercatini di natale e la suggestiva Via dei Presepi. Il Chianti ti aspetta con i suoi eventi tutto l’anno!
Genuinità, natura e tradizione caratterizzano l’Amiata. L’antica montagna sacra degli Etruschi è il luogo dove rilassarsi ma anche divertirsi con tanti eventi. Dai concerti di Santa Fiora in musica alla Festa del Biscotto salato a Roccalbegna fino alle tradizionali gare tra Contrade del Palio di Piancastagnaio e Castel del Piano. L’autunno è il periodo più atteso con i colori unici del fall foliage e le sagre della castagna: la Festa d’Autunno ad Abbadia e Castell’Azzara, la Festa della Castagna ad Arcidosso e il Crastatone a Piancastagnaio. La tradizione delle antiche feste del fuoco chiude l’anno con la Focarazza di Santa Caterina, le Fiaccole di Abbadia San Salvatore e la Fiaccolata di Santa Fiora. Quest’anno scopri l’Amiata ed i suoi eventi
Un borgo in cui passato e presente dialogano grazie a monumentali opere di street art, una rete di produttori di vino di alto livello che diventa anche network artistico, ospitando artisti contemporanei e installazioni site specific, a pochi chilometri dal mare e da centri simbolo dell’antica civiltà degli Etruschi: Riparbella, in provincia di Pisa, è il nuovo place to be per chi cerca una Toscana fuori dagli schemi eppure in grado di raccontare tutto ciò che l’ha resa celebre nel mondo. Grazie al progetto festival La Collina della Fiabe, voluto e promosso dal Comune di Riparbella e realizzato grazie a Start Attitude e al curatore Gian Guido Grassi, l’intera cittadina si è trasformata in museo a cielo aperto.
Piazza Baldasserini vede la collaborazione di Zosen Bandido e Mina Hamada. Zosen Bandito, nato a Buenos Aires da madre spagnola e padre argentino è noto per i colori al neon e con cui rappresenta personaggi fantastici e figure geometriche di ispirazione Maya; Mina Hamada, di origini giapponesi, è nata negli Usa e cresciuta a Tokyo. In Spagna l’incontro con Zosen, con cui fonde forme astratte e organiche insieme a un’iconografia che ci riporta al linguaggio dei manga. In piazza Borgo di Sotto un edificio rinasce grazie alle creature sognanti di Zed1, al secolo Marco Burresi, conosciuto per i murales raffiguranti umani con la testa a forma di uovo e curiosi personaggi immaginari, che ricoprono i muri di tutto il mondo, da Amsterdam a New York. Qui racconterà la storia di Riparbella che fu. In piazza Matteotti, fulcro del paese, gli interventi portano la firma di Daniel Muñoz e Gio Pistone, il primo con immagini in bianco e nero di memoria “giornalistica” e la seconda con colori netti e forti. Moneyless, riconosciuto come uno dei pionieri e maestri del muralismo astrattista in Italia, trasforma piazza Marconi con una composizione visiva dai tratti musicali: il sovrapporsi delle forme riverbera il succedersi del ritmo, mentre la diversa intensità delle cromie lascia presentire la scala delle note e il timbro dei differenti strumenti musicali.
La Collina delle Fiabe non si ferma allo storico centro, ma si allarga alle cantine del territorio: cinque le realtà che hanno aderito al progetto ospitando un’opera di arte contemporanea. IMPERDIBILE.
La promozione della storia e dei luoghi legati alla tradizione tessile, vero motore economico e culturale del territorio pratese, è al centro del progetto TIPO – Turismo Industriale Prato. Si tratta di un viaggio che unisce passato, presente e futuro del distretto tessile pratese, mettendo in luce le sue eccellenze e il suo legame con il territorio. Attraverso eventi coinvolgenti e originali, TIPO propone una visione inedita di Prato, esplorando i luoghi simbolo della sua industria tessile e offrendo esperienze in location suggestive e poco conosciute. Una Toscana sorprendente, dinamica e proiettata nel presente. Il progetto si articola in un ricco calendario annuale di attività: tour guidati, spettacoli, visite a vecchie fabbriche e opifici, laboratori per bambini e iniziative creative per ogni età. Il tutto si svolge in luoghi emblematici della tradizione tessile, come il Museo del Tessuto, il Museo Materia, il MUMAT-Museo delle Macchine Tessili, e il Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci, custodi della memoria e dei saperi di questa affascinante arte.
Consigliato l’itinerario “Musei e Centri Culturali”. Questo itinerario può essere iniziato sia dal centro (Campolmi o Manifatture) in direzione nord verso il Fabbricone, oppure viceversa. Esplorando queste istituzioni culturali, si scopre l’interessante connessione tra il passato industriale di Prato e la sua attuale vivacità culturale.
PUGI - IL FORNO DEI FIORENTINI DAL 1925
Benvenuti nel mondo di Pugi, un'icona della tradizione fiorentina dal 1925. Da quasi un secolo, il nostro forno rappresenta l'essenza della panifcazione artigianale, portando avanti una storia ricca di passione, qualità e autenticità.
La Nostra Storia
Fondato nel cuore di Firenze, Pugi è cresciuto con la città, diventando un punto di riferimento per i fiorentini e turisti. Ogni giorno, il nostro forno sforna prelibatezze che raccontano la tradizione fiorentina, utilizzando solo ingredienti freschi e di alta qualità.
I Nostri Prodotti
Offriamo una vasta gamma di prodotti, dai pani tradizionali toscani alle specialità dolciarie. Il nostro pane è famoso per la crosta croccante e la mollica soffice, mentre i dolci, come il cantucci e la schiacciata, sono preparati seguendo ricette tramandate di generazione in generazione.
La Qualità Prima di Tutto
La qualità è il nostro mantra. Ogni prodotto è realizzato con cura e dedizione, rispettando le tecniche tradizionali di panifcazione. Siamo convinti che il segreto del nostro successo risieda nell'uso di materie prime selezionate e nella passione per il nostro lavoro.
Pugi non è solo un forno, ma un punto di riferimento. Siamo orgogliosi di essere parte della
vita quotidiana dei fiorentini.
Che si tratti di una colazione, di uno spuntino o di un dolce per una festa, Pugi ha qualcosa di speciale per ogni occasione.
"Animals
IL FORNO
Piazza San Marco 9/b - Tel. 055 280981
Via San Gallo 62/r - Tel. 055 475975
Viale De Amicis 49/R - Tel. 055 669666
IL FORNO BISTROT
Via G. Orsini 63/65 - Tel. 055 689763
fornopugi.it
La stessa difficoltà che provo adesso nel cercare di riassumere, in poche parole, il percorso artistico di Lori Lako, l’ho provata nel preparare il talk che abbiamo fatto in occasione della sua mostra personale È da un po’ che non sogno di volare, a cura di Ilaria Mariotti, tenutasi dal 9 novembre al 15 dicembre 2024 negli spazi di Villa Pacchiani a Santa Croce sull’Arno (Pisa). E proprio preparando quel dialogo attorno al suo lavoro, ci siamo rese conto che ci conosciamo da ben dieci anni, e siamo amiche da almeno otto. Lori Lako (Pogradec, Albania 1991) è un’artista albanese che vive e lavora a Firenze, dove si è formata all’Accademia di Belle Arti.
Quando ho conosciuto Lori nel 2014 studiava ancora dell’Accademia ed era stata selezionata per un progetto per artisti under 35 coordinato dal Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, Dryphoto arte contemporanea e Kinkaleri, e per il quale mi occupavo della comunicazione. Riflettendo su quel suo intervento temporaneo Oro/a in cui dipinse con vernice dorata alcune “crepe” nel selciato e nell’asfalto di due zone di confine tra quartieri molto diversi e contrapposti della città di Prato – evocando la tecnica orientale del Kintsugi che ricompone i frammenti di ceramica rotti impreziosendo i punti di frattura con la foglia d’oro – , e ricordandolo con gli occhi di adesso con in mente le opere realizzate in seguito, mi viene da pensare ad un’artista che tenta di cancellare confini, rimettere insieme parti distanti, pezzi di storie personali per parlare della storia di paesi, nazioni, città. Di quel desiderio di spiccare il volo ed essere liberi di spostarsi nei vari angoli della Terra, di prendere un aereo qualsiasi e congiungere città lontane disegnando scie in cielo. Una fuga da quell’Albania post regime alla ricerca di una libertà tanto sognata. Immaginare paesaggi esotici, raggiungere New York e vederla finalmente con i propri occhi e non soltanto attraverso le foto e le cartoline degli zii in America. Arrivare con i documenti in regola. Cercare inoltre piccole storie che appartengono a tutti coloro che hanno lasciato il proprio paese di origine alla ricerca di un benessere, di una democrazia, di una libertà che a volte si traveste da ingenuo consumismo.
Cosa ci raccontano i media? Come manipolano la realtà? Tutto brucia in fretta e sembra effimero come le mani di una blogger che per rifare le unghie finte
le brucia in una diretta social. Lori ricrea quel set con una interprete del linguaggio dei segni che incendia le proprie lunghissime unghie mentre comunica la frase Is there any alternative?, che dà il titolo all’opera e prende ispirazione dal libro del filosofo inglese Mark Fisher, Realismo capitalista, pubblicato nel 2009, immediatamente dopo la crisi economica globale e il naufragio del pensiero neoliberista.
Niente è certo: tentare di spiccare il volo può avere delle controindicazioni. Se leggiamo bene nell’etichetta dei braccioli gonfiabili per bambini dell’installazione Schwimmflügel - I haven’t dreamed of flying for a while (2019) dal quale prende il titolo mostra, e sui quali l’artista interviene con un delicato disegno di un uccello che tenta volare, ci accorgiamo che il prodotto dichiara esplicitamente l’impossibilità di salvare la vita dell’utente in caso di annegamento, e Lori ingrandisce e stampa sulla parete quella piccola scritta che altrimenti sarebbe impercettibile. L’artista amplifica tutto ciò che la comunicazione spesso camuffa, omette o distorce. Storie di voli possibili e impossibili, attraversamenti, sbarchi, raccontati e ri-raccontati.
Quel drone, che a un certo punto Lori Lako utilizza per girare i suoi video, sembra quasi un modo per volare restando con i piedi per terra, per portare l’occhio in alto e scrutare tutto ciò che è rimasto immobile, fermo in attesa che succeda qualcosa. Un’immobilità su cui scorre la vita, come i bambini della video installazione W-here is Balkan? (2023) che rincorrono un pallone, un mappamondo ma con impressa solo la cartina geografica dei Balcani, pensata come una regione unica senza confini politici. Il video è girato nel Palazzo della Gioventù e dello Sport di Prishtina, simbolo e punto di riferimento importante della città dal 1977, anno della sua costruzione ma il cui ambiente principale, teatro di molti eventi sportivi dell’ex Jugoslavia e dei Balcani, è stato devastato da un incendio nel 2000 e da allora utilizzata come parcheggio.
L’opera Woven Echoes (2024) che Lori Lako ha realizzato appositamente per la mostra di Santa Croce sull’Arno nasce da dialoghi intercorsi tra l’artista e alcune donne di origine albanese che vivono nel territorio. L’artista ha cercato persone che avessero
ancora in casa manufatti come arazzi, ricami, lavori all’uncinetto realizzati in Albania e che, nel momento di trasferirsi, hanno deciso di portare con loro. Un procedimento simile a quello adottato nell’opera Exotic Memories / Kujtime ekzotike (2019) in cui, partendo da una sua foto dei primi anni Novanta che la ritrae da bambina di fronte al fondale con palme esotiche del fotografo del suo paese, Pogradec, Lori indaga negli album di famiglia di alcuni amici e conoscenti che avevano realizzato lo stesso scatto con lo stesso sfondo, tentando di ricostruire e rimettere insieme le storie accumunate dal desiderio di scoprire e visitare luoghi esotici e lontani, subito dopo la caduta della dittatura. Per Woven Echoes, l’artista recupera dai cassetti delle signore albanesi di Santa Croce sull’Arno pezzi di storie e memorie, che ricompone in nuovi tessuti: attraverso un processo di digitalizzazione estrae motivi dai loro manufatti, registrando nel frattempo le loro voci che raccontano storie di famiglia e di migrazione, ricomponendo e ricongiungendo di nuovo parti lontane, costruendo un doppio archivio, visivo e sonoro. L’opera diventa occasione di incontro
e il pretesto per uscire da un ambito domestico per proiettarsi in una sfera collettiva.
Riavvolgendo il nastro, guardando indietro al lavoro di Lori rivedo i suoi voli, simulati o reali, quelli che ha smesso di sognare perché forse, come scrisse di lei il critico Pier Luigi Tazzi “Lori ha già subito l’urto, o lo ha anticipato. È fuori, già in volo.” “Per Lori non esistono limiti, compimenti, se non per essere attraversati, stravolti, vanificati, e tutto si effonde fino a divenire, a un certo, indefinibile, punto, impercettibile.” (Pier Luigi Tazzi, in Avviso di Garanzia, Fuori Uso, a cura di Giacinto di Pietrantonio e Simone Ciglia, Pescara, 2016, p. 33-34).
Sali a bordo di un treno storico e lasciati trasportare attraverso le meraviglie della Val d’Orcia, un’esperienza unica che unisce storia, cultura e natura. Durante il tragitto, avrai l'opportunità di ammirare:
• La Valle dell'Arbia, con i suoi dolci declivi e i campi dorati che caratterizzano il paesaggio rurale toscano.
• La Valle dell'Ombrone, famosa per le sue rigogliose colline e i borghi pittoreschi.
• Il Parco della Val d’Orcia, patrimonio UNESCO, dove l'armonia tra natura e intervento umano crea uno scenario da cartolina.
Il percorso si snoda attraverso le celebri Crete Senesi, con le loro colline di argilla grigia che ricordano
paesaggi lunari, e la zona del Brunello di Montalcino, famosa per i suoi rinomati vigneti e cantine.
La destinazione finale è Abbadia San Salvatore, un affascinante borgo medievale ai piedi del Monte Amiata, noto per il suo patrimonio storico e l’antica abbazia benedettina. Qui, i viaggiatori potranno esplorare le tradizioni locali e immergersi nell’atmosfera natalizia, se il viaggio si svolge durante il periodo delle festività.
Un’escursione che offre non solo un viaggio fisico ma anche un’immersione nei colori, nei sapori e nelle emozioni della Toscana più autentica.
Sapete già che la B. East Gallery, è uno dei miei posti del cuore in città, scrivendone già in un Elitism di un anno fa.
Ora sono nuovamente qui ad aprirvi le sue porte in occasione di una mostra particolare e di spessore. Cosa siamo noi senza la nostra personale identità? Senza quell' insieme di tratti che ci permettono di differenziarci dagli altri ed essere una persona singola, nonostante le molteplici manifestazioni.
L’identità in primo piano: The Shape of Self di Alessio Maximilian Schroder, ha come filo conduttore tutto questo.
Dal 5 dicembre 2024 al 5 febbraio 2025, la straordinaria mostra fotografica, viene ospitata dalla galleria ed è curata da Martino Marangoni della Fondazione Studio Marangoni.
Parte del River to River Florence Indian Film Festival, e racconta le storie di resilienza e autenticità delle comunità transgender del Bengala Occidentale.
Tutto ha inizio nel 2014, lo stesso anno in cui la Corte Suprema Indiana ha riconosciuto ufficialmente il Terzo Genere, e si è concluso nel 2019.
85 ritratti in formato medio analogico, volti intensi e colorati. Un viaggio per immagini che cattura le identità uniche di individui transgender provenienti da contesti sociali, caste e generazioni diverse. Tra i protagonisti ritratti troviamo transdonne, transuomini, hijra e cross-dresser.
Gli hijra, rappresentanti di una tradizione storica di identità trans in India, convivono in questa serie con i cross-dresser, celebrati come precursori di una consapevolezza trans nonostante le rigide restrizioni sociali.
Ogni ritratto posiziona il soggetto al centro dell’inquadratura, evidenziando l’individualità di ciascuno.
Con trucco, abiti e colori scelti liberamente, le persone fotografate si mostrano nei loro spazi personali –strade, quartieri, luoghi di lavoro o stanze private –luoghi che raccontano la loro storia e la loro identità. Ci aprono le loro porte personali del loro quotidiano e non solo.
Ci si immerge nei loro intimi occhi, quasi come se fossimo lì con loro.
The Shape of Self è un’opera che non si limita a catturare la bellezza estetica, ma esplora le complessità sociali, economiche e religiose dell’India contemporanea
I ritratti non nascondono le difficoltà che le persone trans affrontano quotidianamente, ma evidenziano anche la loro straordinaria forza e fierezza nell’essere sé stesse.
Un evento imperdibile per chi desidera scoprire un’arte che unisce estetica, narrazione e cambiamento sociale. Un’esperienza immersiva edartistica che celebra l’individualità e sfida i pregiudizi
B.East Gallery via di Mezzo 40a, Firenze.
Una grande iniziativa internazionale dedicata a Vasari in occasione dei 450 anni dalla morte che vedrà arrivare – o tornare – ad Arezzo oltre 100 opere tra inediti, pale monumentali e capolavori provenienti dalle più note istituzioni estere – MET - Metropolitan Museum of Art, Albertina Museum, Musée du Louvre – e italiane – Gallerie degli Uffizi, Museo Archeologico Nazionale di Firenze, Chiesa di Santa Maria Novella, Biblioteca Vaticana e Castello Sforzesco, oltre che da collezioni private.
Fino al 2 febbraio 2025 presso la Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea e nei suggestivi spazi dell’ex Chiesa di Sant’Ignazio – esempio straordinario di barocco aretino – sarà allestita la mostra “Vasari. Il Teatro delle Virtù”
Sensibile interprete dell’aria del tempo e insieme autore di notevoli innovazioni, unificando tutte le arti maggiori – pittura scultura e architettura –Vasari praticò tenacemente il ricorso al linguaggio allegorico inventando uno stile che divenne ricorrente nel Cinquecento, sia nelle creazioni letterarie che nell’espressione visiva, dove immagini e soggetti fantastici acquisiscono un’alta intensità simbolica. Tra le opere in mostra tavole, tele e disegni sia di Vasari che di artisti coevi e collaboratori, insieme a lettere, manoscritti e volumi a stampa provenienti dall’Archivio Vasari, oltre all’eccezionale presenza di imponenti pale d’altare.
Saranno 8 le sezioni in cui si articolerà il percorso espositivo, pensate per presentare in maniera esaustiva non solo l’opera di Vasari, ma anche la sua fittissima rete di relazioni e le novità di cui fu interprete e che avrebbero cambiato per sempre la storia dell’arte. Il percorso di vita e di lavoro del maestro sarà valorizzato in “Giorgio Vasari, un gigante dell’arte”: l’artista, l’architetto degli Uffizi e delle Logge, la famiglia, la fama come scrittore, l’incontro e il favore dei Medici, l’amicizia con Michelangelo, il rapporto con Bronzino, la fedeltà alla sua città, nella quale volle essere sepolto. Domina la sezione il cosiddetto “Autoritratto degli Uffizi”, opera di Giovanni Stradano che celebra il ruolo apicale dell’aretino presso la corte del Granduca. Si prosegue con “Il giovane Vasari: una formazione d’eccellenza”
Un focus speciale sarà dedicato, in “L’apoteosi delle Virtù”, alla nascita del linguaggio allegorico per immagini e alle invenzioni visive che furono apprezzate non solo dai Medici, ma anche dai pontefici Pio IV e Pio V e dal cardinale Alessandro Farnese, che incoraggiò Vasari a scrivere “Le vite”. A impreziosire la sezione opere rarissime come “Allegoria del sonno”, “Allegoria dell’oblio” e lo splendido studio a penna e inchiostro con “Le Primizie della Terra offerte a Saturno”, preparatorio per l’affresco della Sala degli Elementi in Palazzo Vecchio, concesse in prestito dal Met di New York. Non mancheranno approfondimenti sugli episodi più significativi della vita del Vasari: in “L’Accademia del Disegno” si tratterà in particolare la fondazione dell'Accademia delle Arti del Disegno, autorizzata dal duca Cosimo per regolare il sistema delle committenze pubbliche. Ne fecero parte molti artisti illustri: Salviati, Cellini, Bronzino, Allori, Stradano, gli Zuccari – qui in mostra – con i quali Vasari condivise i cantieri artistici eseguiti negli anni d’oro al servizio di Cosimo de’ Medici, da Palazzo Vecchio agli apparati per le nozze del principe Francesco.
Il Comune di Carrara e il mudaC | museo delle arti
Carrara presentano, dal 28 ottobre 2023 al 3 marzo 2024, presso la sede del mudaC, Plutone / Proserpina, progetto espositivo personale di Quayola, artista conosciuto in tutto il mondo per le sue installazioni che mettono in relazione medium tecnologico con materiali tradizionali e artificiali, iconografia classica e sperimentazione digitale.
Il percorso espositivo comprende una serie di quattro sculture del ciclo Pluto #F_03_S4 e il fregio Pluto and Proserpina Frieze #I_01, realizzate con l’uso della robotica e ispirate al “non-finito” di Michelangelo, tecnica a cui Quayola ha dedicato gran parte delle sue ricerche.
Il gruppo scultoreo esposto a Carrara è ispirato al Ratto di Proserpina, mito ovidiano delle Metamorfosi e capolavoro del Bernini, conservato alla Galleria Borghese di Roma. Il rapimento della giovane Proserpina per mano di Plutone culmina nella concitazione di un atto violento che si concluderà con la discesa negli inferi. Nella rivisitazione di Quayola, la forma viene interrotta, vanificando di fatto l’atto
brutale. Le opere, realizzate in poliuretano espanso, un materiale diffuso nell’industria manifatturiera, sfidano le convenzioni delle tecniche artistiche tradizionali, ripensando il concetto stesso di creazione e di autorialità: le macchine non sono solamente strumenti di produzione, ma permettono di ripensare l’opera e la creazione artistica attraverso originali canoni estetici. «L’installazione – scrive Laura Barreca, curatrice della mostra – esplora le tensioni tra forma e materia, reale e artificiale, antico e nuovo, in un allestimento che presenta i diversi stadi della creazione della forma e la sua ultima, e incompiuta, manifestazione, le cui variazioni sono scolpite da un robot industriale. Pur non completando mai la figura, ogni tentativo scopre nuove articolazioni della materia. Il risultato è una forma ibrida: un lento processo di scoperta, non focalizzato sulla figura originale, ma sulle infinite possibilità per raggiungerla attraverso le abilità offerte dalla robotica e dal digitale».
Il braccio robotico si fa strada attraverso la materia utilizzando complesse strategie computazionali. La mano dell’artista è sostituita dalla gestualità algoritmica della macchina che permette un infinito numero di possibilità praticabili.
La Toscana è una regione dalle mille scoperte e luoghi magici. Per puro caso mi sono imbattuta, lungo la via secondaria della Francigena che da Colle Val D' Elsa porta a Siena, nel Castello di Celsa Tale nome, si deve forse da " eccelsa sedes Virginis", oppure dalla famiglia senese dei Celsi, che furono a lungo proprietari.
Nel XVI secolo, la famiglia a commissiono' all'Architetto Baldassarre Peruzzi, le migliorie da apportare alla struttura, restituendole la magia e riempiendola di luce e di raggi di sole.
Ne risulta così una originalissima forma planimetrica con un cortile interno trapezioidale delimitato verso la valle da una possente parete con tre ampie aperture ad arco verso i due successivi terrazzamenti volti ad un bellissimo giardino all'italiana.
Aprendo le porte di un cancello inquadrato da pilastri ornato da capitelli e vasi lapide, ci troviamo delimitati da due piccole facciate Settecentesche che nascondono da un lato un'abitazione, dall'altro una limonaia che d'inverno da vita a delle piante rigogliose e splendide. Sul lato opposto all'ingresso è situata invece, una peschiera semicircolare, circondata da
balaustra e colonnine.
Si vede tutto il tocco che, dopo la seconda guerra mondiale, diede Luisa Aldobrandini, nonna degli attuali proprietari ed appassionata ed esperta giardiniera, sia nel piantare la siepe di cipressi, sia in tutti gli ornamenenti che caratterizzano le aiuole, che grazie a lei riprendono la loro impronta originaria.
Da non perdere sull'area retrostante, il bosco di lecci, ove vi è presente un piccolo casino di piacere cilindrico, affrescato internamente e custode di alcune opere di arte contemporanea che sono parte integrante del contesto naturale.
Ai piedi della torre più alta del Castello si trova la Cappella cinquecentesca progettata dal Peruzzi, sede ad oggi di funzioni religiose e non solo.
È possibile godere di una passeggiata nel bellissimo parco durante le miti giornate primaverili, circondati dallo sbocciare dei fiori o farsi avvolgere dall'edera che ricopre in Castello in autunno che col suo colore rosso acceso ci inzia ai mesi più freddi. Dormire in Limonia, ci fa immergere nel silenzio e nella storia che solo un
luogo come questo può donare. Tutte le visite al parco possono essere effettuate previa prenotazione alla mail info@castellocelsa com, con alcune variazioni su orari e giorni mesi estivi e usufruendo di una guida sia in italiano, inglese e tedesco.
Il Castello di Celsa, è un luogo ancora rimasto intatto nella storia e per dedizione familiare nel restituire a chi lo visita, l'amore e la pace che lo avvolge. Un pezzo di Toscana, tutto da riscoprire
L’importanza del gap generazionale almeno da queste parti diminuisce ed è evidente come i concetti di età e cultura, con l’inizio del nuovo anno, potranno tranquillamente mescolarsi un po’ tra loro assumendo la forma di un cartellone eterogeneo, diversificato e vasto ma anche con alcuni non secondari tratti sovrapponibili: su tutti, c’è da augurarselo, un qualche entusiasmo di pubblico unito alla ferma volontà di uscire di casa nonostante gli ultimi freddi e gli ingorghi.
Ché è al solito curioso soffermarsi sulla natura dei live fiorentini in programma nei tre mesi di stravolgimento che vanno da gennaio a marzo. Iniziando dagli italiani, si tratta di musicisti inattaccabili e salutari, organici e rodatissimi ad accompagnarsi a nomi più recenti ma in fase di decisa affermazione. Alcuni pronosticabili, altri abbastanza sorprendenti. E del resto, si premurava di farci sapere il saggio, chi ricorda solo il passato è condannato a ripeterlo fino alla notte dei tempi: un notevole problema ovunque tranne che in musica dove spesso questa cosa si rivela invece un’ottima pensata e allora perché non puntare anche in questo giro su sigle – comunque la si voglia mettere – di garanzia e meritevoli, al netto delle etichette?
Per dire. Claudio Baglioni che si ripresenta alla Pergola e le numerose date – indicatrici di ripresa funzionalità: auguri – jovanottiane al Mandela Forum. Stefano Bollani presso il Teatro del Maggio Musicale,
Umberto Tozzi al Verdi e Cristiano De André poi Massimo Ranieri, entrambi al Teatro Cartiere Carrara. Gente dal peso specifico indicativo che si unisce ad altri comunque solidi: il ritorno di Brunori SAS con il Brunori SAS Tour 2025 al Mandela Forum e Storie Assurde Live di Bobo Rondelli al Teatro Cartiere Carrara. Sempre negli stessi spazi il Teatro degli Orrori ed Emma Nolde che si esibirà al Glue. Gli Almamegretta al Viper, Ermal Meta e Sfera Ebbasta senza tralasciare la data cittadina dei Subsonica presso (di nuovo) il Teatro Cartiere Carrara. La tappa al Viper di Riportando tutto a casa 30 anni dopo dell’ex Modena City Ramblers e Casa del Vento Stefano Bellotti meglio noto come Cisco, dopodiché i Death SS con il In Death of Steve Sylvester Celebration ancora al Viper. Per i primi assaggi primaverili e la natura che torna a sbocciare.
Infine, virando sul versante internazionale ma ancora tarati sul minimo comune denominatore di una evidente varietà, i Jethro Tull e il The 7 Decades Tour, il nuovo show di The Musical Box a riproporre il repertorio dei Genesis del periodo aureo 1972-1973 (per dire, Foxtrot e Selling England by the Pound) e gli universi futuri dei rinnovati – ma pur sempre alieni, vestiti in modo insolito e dall’aria sperduta dunque ideali per Firenze, abbiano o meno un trolley in mano –Rockets. In the galaxy, ma si spera non in Toscana, the country bell is here to tell: no more harmony.
Enjoy the beauties of Florence while riding a bike or an e-bike.
An unforgettable tour immersed in the flavors, scents, and most authentic landscapes of Tuscany.
Experience the thrill of riding along scenic roads, through vineyards and ancient villages.
Dive deep, for it is in the depths that transformation begins—fear not the unknown, for it shapes who you are meant to become.
Il consiglio
Per una altrettantovegetarianaversionegustosa sostituite il salmone con pomodorini secchi oppure con olive denocciolate.
minuti 20 cottura 12 pezzi minuti 10 preparazione
• 220 g di farina “0” Coop
• 2 uova Coop
• 80 g di mascarpone Coop
• 80 g di olio extravergine d’oliva Coop
• 100 ml di latte Coop
• 1 cucchiaino di sale
• 1/2 bustina di lievito per torte salate d’Osa Coop
• 40 g di Parmigiano Reggiano Coop
• 3 cipollotti
• pepe
Per guarnire
• 170 g di mascarpone Coop
• 80 g di salmone affumicato Coop
• Code dei cipollotti
• Semi di papavero misti
In una ciotola miscelate le uova, l’olio, il latte, il mascarpone, il sale, il pepe e il parmigiano. Aggiungete i cipollotti tritati finemente, lasciando da parte qualche cucchiaio di rondelle ricavate dalle code, infine la farina e il lievito e mescolate bene.
Trasferite nei pirottini, cospargete con i semi di papavero e infornate a 200°C per 18-20 minuti o fino a doratura.
Sfornate, lasciate raffreddare e farcite i muffin con un ciuffo di mascarpone, il salmone a pezzetti e le rondelle di cipollotto.
ArnoS.M. Novella Central Train Station
Piazza Goldoni
Ponte Alla Carraia
Piazza dell’Unità
Piazza S. Maria Novella
Piazza Santo Spirito
Piazza S. Trinita
Palazzo Strozzi
Mercato Centrale
Ponte S. Trinita
Piazza Dei Pitti
Piazza San Marco
Giardino dei Semplici
Piazza della S.S. Annunziata
Galleria Dell’ Accademia
Get
>> SANTA CROCE
>> SANTO SPIRITO AND SAN FREDIANO
>> DUOMO AND SAN LORENZO
>> SANT’AMBROGIO
>> SAN NICCOLÒ
>> SAN MINIATO AL MONTE AND PIAZZALE MICHELANGELO
Cathedral of Santa Maria Del Fiore
Piazza della Repubblica
Piazza San Firenze
Piazza della Signoria
Piazza Mentana Mercato Nuovo
Ponte Vecchio
di Boboli
Galleria degli Uffizi
Piazza Santa Croce
Ponte Alle Grazie
IL FORNO
Piazza San Marco 9/b - Firenze
Tel. 055 280981
Via San Gallo 62/r - Firenze
Tel. 055 475975
Viale De Amicis 49/R
Tel. 055 669666
IL FORNO BISTROT
Via G. Orsini 63/65 - Firenze
Tel. 055 689763
IL CATERING
Tel. 055 689763
info@fornopugi.it
EVENTI
Tel. 055 689763
locandasantacaterina@gmail.com
www.fornopugi.it