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Il caso del Museo Archeologico Regionale “Landolina” di Marianopoli

Considerazioni a margine per la pubblicazione del libro A Mitistrato. Un Patrimonio nel Paesaggio dell’Anima. Archeologia e Memoria nei Musei di Marianopoli

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Carmelo Montagna

EA in fase di presentazione, a cura del Comune di Marianopoli (CL), la diffusione del mio testo divulgativo sul Patrimonio museale di Marianopoli (Figura 1). Si tratta di un volume di oltre 200 pagine, con illustrazioni e traduzione in inglese delle parti essenziali, svolta da Matteo Luigi Montagna, quale tirocinante UKE-PASS dell’Università degli

Studi Kore di Enna. Oltre quella istituzionale del Sindaco di Marianopoli Salvatore Noto, altre tre Introduzioni specialistiche guidano alla lettura: quelle di Rosalba Panvini, archeologa, operatrice di ricerca scavi meritori ed allestimenti dei reperti nel Museo, già

Soprintendente di Caltanissetta e docente dell’Università di Catania; di Francesco Lauricella, ricercatore-storico e magistrato nisseno, autore della importante traduzione epigraWica greca delle Stele rinvenute nel Temenos di Monte Balate/Vallescura; di Luigi

Maria Gattuso, architetto e direttore del Parco archeologico di Gela, competente per tutti i siti della provincia di Caltanissetta.

Nel rinviare alla lettura integrale del testo, che il Comune di Marianopoli con grande liberalità metterà a disposizione degli interessati, ne anticipo in questa sede qualche indicazione utile per una rapida “guida ai reperti in mostra ed ai siti archeologici” vivamente consigliata.

Il mio ruolo nella vicenda ha molteplici aspetti: da quello di appassionato studente di Architettura per la sua Tesi di Laurea in PianiWicazione Territoriale

Urbanistica sui “Parchi archeologici della provincia di

Caltanissetta”, in collaborazione con le colleghe Anna

T. Amato e Giusy Lacagnina (A.A. 1980-81), a quello Abitavamo già qui, poi vi siamo nati J. L. Borges

Figura 1. La copertina del libro di C. Montagna, A Mitistrato. di ricercatore indipendente, docente/storico dell’arte e di Sindaco di Marianopoli. Questo mi sono potuto pertanto permettere di scrivere in apertura al testo:

Carmelo Montagna (1956) è architetto ed insegna Storia dell’Arte e Disegno al Liceo ScientiWico Statale “E. Basile” di Palermo. Dopo essersene occupato da "curioso"/studente di Architettura, dal 2003 in maniera sistematica conduce ricerche sul sito della Gurfa di Alia e sulla connessa “Civiltà della Thòlos”, su cui ha tenuto conferenze e pubblicato vari scritti. Nel 2008 è stato titolare di incarico di ricerca e studio presso il Dipartimento di Civiltà Euro-Mediterranee e di Studi Classici, Cristiani, Bizantini, Medievali, Umanistici dell’Università degli Studi di Palermo, sul tema “La Via della Thòlos”. I beni culturali volano per lo sviluppo economico locale. Integrazione di risorse e servizi all’interno di aree connotate da identità territoriali forti e riconoscibili. Tutor della ricerca il prof. Alessandro Musco. Un suo saggio, Architettura e mito alla Gurfa, è pubblicato nel Catalogo della Mostra di James Turrell e Alessandro Belgiojoso, Terra e Luce, dalla Gurfa al Roden Crater, ed. Skira, 2009. Ha collaborato con l’OfWicina di Studi Medievali di Palermo, presso le cui edizioni ha pubblicato: Il Tesoro di Minos. L’architettura della Gurfa di Alia tra Preistoria e Misteri, con un saggio introduttivo di Alessandro Musco, ed. OfWicina di Studi Medievali, 2009; Thòlos: struttura di culto, potere e salvezza nell’architettura protostorica siciliana. Luoghi, reperti e relazioni fra mito e realtà del paesaggio archeologico, in: AA.VV., Santi, Santuari, Pellegrinaggi, Atti del seminario internazionale di studio, S. Giuseppe Jato-S. Cipirello (PA), 31.8-4.9.2011, ed. OfWicina di Studi Medievali, PA, 2014. Email: carmont@alice.it .

«Arriva il momento in cui la ‘militanza’ va restituita come ‘testimonianza’ a carico di un impegno civico e culturale che dura da una vita, orgogliosamente condiviso con belle Wigure di Maestri e compagnia di Viaggio; bisogna allora mettere mano al riordino degli archivi personali, per dare senso alla quantità di informazioni che abbiamo ritenuto opportuno conservare a futura memoria, per lasciare traccia della nostra opera e del ‘servizio’ svolto nella dimensione privata, professionale e di parte attiva della Comunità. Queste brevi note ‘mitistratine’ rispondono anche alla richiesta che da più parti mi arriva di dare la possibilità ad un pubblico più vasto, o anagraWicamente più ‘recente’, di conoscere e divulgare almeno l'essenziale di un segmento di Storia sostanzialmente sconosciuto ai cultori o intelligenze operose nella Piccola Patria di cui ci sentiamo parte attiva. Sento perciò di farlo anche da ‘testimone’».

Per spiegarlo meglio: chi arriva nei piccoli borghi dell’entroterra siciliano come Marianopoli, per scelta o per avventura, resta impressionato dall’isolamento, dalla mancanza di viabilità decorosa e servizi minimali all’abitare, oltre al puro sopravvivere, spesso “alla giornata”, del senso di “vuoto esistenziale” vissuto specialmente dai giovani nel miraggio di altri luoghi sulla costa o mediaticamente vissuti come favolosi ma “mitici e lontani”. Bisognerebbe invece pensare, almeno per i più attenti al signiWicato da attribuire al “senso della Storia”, sul come riuscire legittimamente a “vendere” il silenzio ed i profumi della nostra campagna, immersa nella millenaria bellezza arcana di incontaminati “Paesaggi archeologici del Potere”. Questo dovrebbe capitare di vivere, specialmente ripensando a quello straordinario ritratto della “Dama di Castellazzo” in Tomba n. 2 nel Museo a cui ho voluto dedicare idealmente il mio disegno di copertina del libro, da una pagina di grande letteratura:

«Voi tutti conoscete la selvaggia tristezza che suscita il rammemorare il tempo felice: esso è irrevocabilmente trascorso, e ne siamo divisi in modo spietato più che da quale si sia lontananza di luoghi. Le immagini risorgono, più ancora allettanti nell'alone del ricordo, e vi ripensiamo come al corpo di una donna amata, che morta riposa nella profonda terra e che simile ad un miraggio riappare, circonfusa di spirituale splendore, suscitando in noi un brivido di sgomento. Sempre di nuovo ritroviamo negli affannosi sogni il passato, in ogni suo aspetto, e come ciechi brancoliamo verso di esso. La coppa della vita e dell’amore ci sembra non esser stata colma sino all’orlo, per noi, e nessun rimpianto vale a ridonarci tutto ciò che non abbiamo avuto». (Ernst Junger, Sulle Scogliere di Marmo)

Il Museo Archeologico Regionale di Marianopoli, assieme a quelli di Caltanissetta e Gela, è una tappa imperdibile ed affascinante del viaggio verso il centro nella civiltà indigena della protostoria delle aree interne siciliane, con ramiWicazioni conoscitive che toccano la cultura neolitica del V millennio a.C. a Monte Castellazzo di Marianopoli (Figura 2), Wino all’epilogo

Figura 2. Monte Castellazzo, Marianopoli (CL).

Figura 3. T.3 Testa taurina da Monte Castellazzo. Età del Rame. Foto di A. Mastrosimone/Cortesia Museo.

Figura 5. T.14 Vaso con ansa orecchio equino, "stile Vallelunga". Età del Bronzo Antico. Foto A. Mastrosimone/Cortesia Museo. Figura 4. T.14 Anforetta a decorazione dipinta con anse a nastro. Età del Bronzo Antico, Facies di Castelluccio. Foto di A. Mastrosimone/Cortesia Museo.

tragico di Mytistraton, durante la prima guerra punica: importante città antica citata dalle fonti storiche, sede di una zecca, di cui sembra accertata cosı̀ la deWinitiva identiWicazione geograWica. La vitalità plurimillenaria degli insediamenti che fanno capo a Castellazzo, Balate e Vallescura di Marianopoli è documentata dal migliaio di reperti ceramici e metallici esposti nel Museo, alcuni dei quali di grande originalità e vivacità artistica per forme e decorazioni. Sono da citare, in particolare, le tracce del rito funerario dell’enchytrismos, consistente nella deposizione di inumati in contenitori Wittili con corredo, che sembra proprio apparire per la prima volta in contesti siciliani a Castellazzo nel III millennio a.C. Oggetti di grande fascino sono le collane di ambra o la zappa o il vomere d’aratro in ferro, del VI sec. a.C.: signiWicativamente è lo stesso strumento, stavolta del 1800, con cui si apre l’altro Museo di Marianopoli, quello Etnoantropologico, quasi a voler dimostrare una fase di perenne Civiltà Contadina arrivata quasi

Figura 6. Le tre stele del Museo di Marianopoli, le due maggiori con epigrafi greche in sommità. Figura 7. Testo e traduzione delle epigrafi sulle Stele di Balate di Marianopoli. Fonte: testo citato di F. Lauricella.

Figura 8. T.5 Hydria a figure rosse con "ritratto della Dama di Castellazzo". Attribuzione al Lentini-Hydriai Group. Seconda metà del IV sec a.C. Foto di A. Mastrosimone/Cortesia Museo.

Wino a noi. Anche per questo motivo le due strutture museali sono state uniWicate nel nuovo Museo del Territorio del Palazzo Sikania. Reperti eccezionali sono le tre Stele dal Temenos di Balate, del VI-V sec. a.C. (Figura 6), due delle quali recano importantissime iscrizioni greche riferibili alle dediche di fratrie: documentazione rarissima fuori dalla Grecia che riporta per esteso le denominazioni di quelle strutture politico-sociali a cavallo fra l’ambito tribale e quello della famiglia, quindi informazioni di prima mano sull’assetto sociale delle città di cultura greca al momento di contatto con la civiltà indigena in Sikanìa. Pagine fondamentali sul signiWicato di quelle iscrizioni sono contenute in Le Stele di Monte Balate di Marianopoli, di Francesco Lauricella, edito nel 1997 (Figura 7). Importante e di grande bellezza è il corredo ceramico, di ben 72 pezzi, del 330-310 a.C., della nobile Signora di Castellazzo (Tomba 2) immortalata nel suo bel proWilo greco, assieme a quello delle sepolture dei suoi tre bambini (Tombe 1,5,9) (Figura 8). Il più monumentale dei vasi Wigurati (Figura 10) venne signiWicativamente scelto per illustrare il manifesto della Mostra di Tokio del 1984 sulla Sicilia Greca, come altrettanto signiWicativamente un centinaio di vasi indigeni di Vallescura furono motivo di attrazione fra il migliaio di reperti in mostra a Palazzo Grassi di Venezia per I Greci in Occidente nel 1996 (Figura 9). La Tomba 5 accoglieva una giovinetta, sepolta assieme al suo ricco corredo di 25 oggetti tra i quali anche diversi monili d’argento. Le Tombe 1 e 9 sono sepolture di bambini, data la presenza di vasi miniaturistici assieme ad un poppatoio.

Certamente i vasi più rilevanti della Tomba 2, assieme agli altri due con scene Wigurate di vita nel gineceo con riferimenti a strumenti musicali e di rafWinata toilette nuziale, sono le hydriai con proWilo di donna

Figura 9. T.21 Oinochoe indigena a decorazione ornitomorfa. Foto A.Mastrosimone/Cortesia Museo. Figura 10. T.2 Hydria siceliota, h. cm 33, a figure rosse. Attribuzione al Lentini-Hydriai Group. Seconda metà del IV sec a.C. Foto A.Mastrosimone/Cortesia Museo.

riccamente ornata di monili, che riportano per carattere stilistico riconosciuto alla prestigiosa “Scuola del Pittore del Lentini-Hydriai Group” (Figura 10). Poiché i quattro corredi delle tombe sono attribuibili allo stesso periodo, gli scopritori in fase di scavo e gli studiosi dei corredi sono stati concordi nella deduzione logica che, per la notevole ricchezza e quantità dei materiali in sepoltura, una madre di elevato rango sociale ed i suoi tre Wigli fossero morti contemporaneamente colpiti da disgrazia o singolare sorte che accomunò i componenti della famiglia. Altra curiosità meritevole di attenzione è che, oltre l’omogeneità ed il prestigio dei corredi per forme e tipologie, addirittura nuovi e decorati con quel particolare “proTilo/ritratto” di donna fatto su commissione, venne usato un tratto isolato al di fuori dalla restante area funeraria di Castellazzo, nella precedente necropoli preistorica. Di fronte a reperti ceramici di tanta bellezza, con quell’indimenticabile proTilo/ritratto di seconda metà del IV sec. a.C. della nobile Signora/Regina di Castellazzo, capace di suscitare grandi emozioni per il racconto di vita, dolore ed amore fuori dal tempo che è capace di trasmetterci visitando il Museo di Marianopoli, non si può fare a meno di esprimere qualche altra considerazione: la ricerca di linguaggi per la divulgazione alternativi all’ermetismo specialistico degli “addetti ai lavori”, per intercettare “qui ed ora” bisogni estetici, fonti di consapevolezza e conoscenza storica della “curiosità” del viaggiatore/ visitatore. Che poi diventa “educazione civica” e spirito identitario dei Luoghi, oltre che capacità di lettura interpretazione e revisione storica per i luoghi comuni del nostro presente. Quei reperti e quel proWilo/ritratto ellenistico della nobile Signora/Regina di Castellazzo ci è utile per la seguente ricostruzione storica, possibile e realistica in conseguenza del tragico evento luttuoso che colpı̀ oltre due millenni fa la Wiorente comunità di Castellazzo/Mitistrato e la famiglia del suo Sovrano: la morte per disgrazia della sua Signora/Madre e dei suoi tre Wigli. Potremmo sintetizzare cosı̀: una grande storia d’amore. La reazione emotiva e rituale di quel Capo, per la loro sepoltura adeguata al rango sociale ricoperto dovette essere la seguente: dare incarico dopo lo choc emotivo ad un suo emissario di recarsi in un luogo per commissionare ceramica Wigurata di autore prestigioso con rafWigurazione personalizzata proprio del ProTilo/Ritratto della sua amata compagna di vita e madre dei suoi tre Wigli; probabilmente sulla costa agrigentina alle foci del Wiume Platani/ Halykos e di fare ritorno a Castellazzo di Marianopoli con la provvigione ceramica nel tempo tecnico di sepoltura delle vittime di quel crudo destino. Cioè tutto dovette avvenire nel giro di tre/cinque giorni, se d’estate o in inverno, con la considerazione ulte-

Figura 11. T.2 Pisside stamnoide siceliota a figure rosse, con Orfeo agli Inferi raffigurato nel Bombylios siceliota a figure rosse. Attribuzione al Lentini-Hydriai Group Seconda metà del IV sec a.C. Fonte: Catalogo del Museo.

Figura 12. Orecchini d'oro da Mimiani (VI-VII sec. d.C.), esposti al Museo Archeologico di Caltanissetta. Fonte: web.

riore ed implicita che quel Sovrano di Mitistrato doveva possedere cultura Wigurativa, conoscenze geograWiche e relazioni diplomatiche sui territori, possesso di risorse e denaro, oltre che idee chiare sui riti di sepoltura e di “viaggio nel post mortem” a cui afWidare il destino dei suoi cari. Questo in particolare è attestato, oltre che dagli strumenti musicali rafWigurati anche dalla potente immagine di Orfeo agli Inferi rafWigurato nel Bombylios siceliota a Wigure rosse deposto nella stessa Tomba 2 (Figura 11). Per quanto riguarda la fase della Tarda Antichità e Bizantina in area prossima a Marianopoli sono da citare i rinvenimenti occasionali di Mimiani, con il suo suggestivo paesaggio boschivo che arriva a lambire l'area urbana di Monte Balate, a circa 3 km a Sud di Marianopoli. A Mimiani, come a Sophiana ed in altri centri importanti dell'entroterra siciliano, alla metà del V sec. d.C. persistono e continuano a svilupparsi nuclei ed insediamenti produttivi agricoli. Nella necropoli di Mimiani, per rinvenimento fortuito in zona imprecisata sono stati rinvenuti dei grandi orecchini d'oro con pendente semilunato a lamina decorata a traforo con Wigure di volatili, che possono essere attribuiti ad ofWicine di Costantinopoli (VI-VII sec. d.C.), esposti al Museo Archeologico di Caltanissetta e lucerne di varie forme (Figura 12). Tutti argomenti che servono a “spiegare” tante cose che hanno bisogno di essere capite; in particolare della grande vivacità culturale, della forte circolazione monetaria di ricchezza commerci e beni che seguono i grandi Wlussi umani e della “centralità” geopolitica che caratterizzava in antico le aree interne della attuale “Sicilia Persa”.

Nella sua nuova sede, dal 21 aprile 2013, il Museo è stato intitolato ai fratelli Francesco e Ludovico Landolina Paternò di RigiliTi, pionieri della numismatica siciliana, originari della Sicilia orientale, che si trasferirono a Marianopoli nel 1845, vivendoci per lungo

Figura 13. Siti archeologici principali della Sicilia centro-meridionale: in alto, fra i bacini del Platani e del Salso sono indicati i siti archeologici di Balate-Vallescura e Castellazzo di Marianopoli. Da Panvini R., Il territorio dei Sicani. Le città dell'area centro-meridionale della Sicilia. In: Guzzone C. (a cura di), Sikania. Tesori archeologici dalla Sicilia centro-meridionale (secoli XIII-VI a.C.), Catalogo della Mostra a Wolfsburg-Hamburg Ott.2005/Mar.2006, Giuseppe Maimone Editore-Regione Siciliana Ass.to BB.CC.AA.-Soprint. CL, 2006, pp. 71-78.

tempo. Proprio a loro si deve l’identiWicazione della zecca di Mytistraton nel sito di Castellazzo, sulla base del rinvenimento di monete da quelle contrade.

Bibliografia

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Comune di Marianopoli, 2022.

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