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Cultura
Domenico De Gregorio
Prete intellettuale dell’agrigentino
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Vincenzo Lombino*
Aparere di Jacques Le Goff, l’intellettuale, almeno il medievale, è tale se legato alla città e se fa parte di un gruppo «organico», ovvero di servitori della Chiesa (cfr. Gli intellettuali nel medioevo, Milano 2008, 4-6). Applicato con le dovute distinzioni al nostro tempo, questo pensiero torna utile per dare un’identità a Domenico De Gregorio (1923-2006). Fu legato alle sue città e fu un servitore della Chiesa, in tutta sincerità. Fu storico e teologo della società agrigentina e della Chiesa di Agrigento, e fu anche bibliotecario a vita della prestigiosa Biblioteca Lucchesiana di Agrigento, docente negli istituti superiori dell’agrigentino, giornalista, poeta. Insomma fu un «intellettuale» a tutto tondo del suo tempo e come tale mi ripropongo qui di ricordarlo brevemente o di farlo conoscere. A parte le sue puntuali e lunghe permanenze di studio in Germania, De Gregorio visse la sua vita tra Cammarata, suo paese natale, e Agrigento. A questi due centri, ha dedicato tutto il proprio impegno di intellettuale, privilegiandoli come luoghi dell’accadimento storico, in cui incontrare e comprendere l’uomo. Ma quale uomo o meglio chi è l’uomo? De Gregorio vede l’uomo come colui che, cosciente o no, Cristo ha legato a sé. La società umana, quella società che egli ha studiato a fondo nella ristretta realtà provinciale agrigentina, ai suoi occhi, non è altro che incarnazione continua del Cristo, incarnazione nell’uomo delle sue terre. Dostoevskij, a suo tempo, parlò di immagine di Cristo stampata nel cuore del popolo russo, indipendentemente della sua radicale ignoranza dottrinaria. Non diversamente si può dire dell’idea del Cristo incarnato secondo De Gregorio. Quando scrive di storia della Chiesa agrigentina, che ⏤ come è noto ⏤ per molti secoli in tale porzione di mondo corre sovrapponibile alla storia sociale, scrive in realtà del Cristo incarnato. Lo si vedrà più chiaramente tra breve. In ogni caso De Gregorio non tradisce la realtà tutta umana di tale incarnazione. Egli coglie fragilità e virtù della sua gente. La Chiesa agrigentina del suo e nostro tempo rimane pur sempre in continuità con la prima Chiesa dei martiri di questa terra, di San Libertino, di San Pellegrino, di altri a noi sconosciuti. Il popolo cristiano agrigentino è, dice, una famiglia, una fraternità, legata a luoghi e fatti precisi e ai suoi santi: S. Calogero, S. Gregorio, S. Gerlando, S. Rosalia, il Beato Matteo, S. Alfonso e soprattutto la Beata Maria Vergine, venerata nel territorio ovunque e con svariati titoli, che l’hanno resa vicina a tutti (‘A Beddamatri). De Gregorio vede Gesù in Rosario Livatino, martire per la giustizia, dove per giustizia ⏤ spiega ⏤ dobbiamo intendere la Giustizia di Dio, che è differente da quella degli uomini.
Figura 1. Domenico De Gregorio, Cammarata (AG) 1923-2006.
«La Giustizia di Dio è volontà di liberazione, di salvezza per l’uomo. Dio infatti in Gesù Cristo salva l’uomo perché lo libera dal peccato, lo giusticica, lo rende suo ciglio e lo affratella a tutti gli uomini […]. Rosario Livatino fu vitti-
*Sacerdote; dottore in Farmacia; docente di Patristica presso la Ponti:icia Facoltà Teologica di Sicilia San Giovanni Evangelista e presso lo Studio Teologico San Gregorio Agrigentino di Agrigento.
ma innocente per l’affermazione di tale Giustizia […]. Il martirio di questo giudice fedele e coscienzioso, come il sangue dei primi nostri martiri, può diventare seme di liberazione e di rinascita» (Parrocchia di carta, 64).
C’è però, tra i suoi scritti, un'altra ottica prospettica per osservare il volto di Gesù nel popolo, un’ottica speciale che da sempre i teologi hanno privilegiato. L’ottica simbolica dell’arte. De Gregorio fu certamente pedagogo delle espressioni artistiche cigurative agrigentine. A mio modo di vedere, ritengo che personalmente prefer ı̀ esprimersi con la poesia. Cercò anche in questa sua modalità espressiva l’aggancio teologico, richiamandosi all’idea di Shakespeare secondo cui i poeti sono spie di Dio, profeti che colgono Dio là dove, a volte, appare sotto apparenze del tutto contrarie alle immagini dei benpensanti. E allora, per De Gregorio, il Bernardino Lamis dell’«Eresia catara» di pirandelliana forgiatura diventa, proprio per la sua incompresa e radicale umiltà, ma pur sempre di uomo di alto valore umano e culturale, quasi profezia dell’umiltà di Cristo. Anzi Bernardino Lamis è l’alter De Gregorio, ovvero il suo pseudonimo nei due volumi di poesie pubblicati (Micolinette e Muddicheddi), ma non divulgati e piuttosto passati umilmente di sottobanco ai soli amici. Nella poesia però si rivela la personalità sensibile, laica ma anche radicalmente profetica e cristiana di De Gregorio. Anche qui Cristo è la ciligrana dei suoi versi. Egli coglie Cristo nell’umilissima e giovanissima fanciulla, caduta vittima della violenza in una contrada del monte Cammarata, dimenticata dalla storia, seppellita nel monotono registro parrocchiale dei defunti della matrice di San Giovanni Gemini e scoperta dal De Gregorio disilluso studioso di ogni espressione umana nella storia. Nei versi della sua poesia, De Gregorio le restituisce l’ossimorico nome di «Rizzutedda senza nomu». La trascrivo qui sotto cosı̀ come è stata pubblicata, a suggello di questi brevi cenni a memoria di un intellettuale che non si trovò affatto a suo agio nella società del suo tempo. Insoddisfatto dei suoi studi
Figura 2. Cammarata 1986, Leonardo Sciascia e Domenico De Gregorio osservano un manoscritto della Biblioteca Comunale di Cammarata, in occasione della presentazione del volume Cammarata. Notizie sul territorio e la sua storia. Foto di Pippo Di Grigoli. storici (ancora oggi assolutamente importanti), che riteneva del valore dei duo leptà che la povera vedova di evangelica memoria gettò nel tempio (cfr. La Chiesa Agrigentina, pp. 611-629), la sua speranza lo proiettava infatti altrove (cfr. L’immaginaria edizione dei voll. delle poesie a Utopoli).
Rizzutedda senza nomu
«Anno domini 1679 die 3 xbris: inventa est mulier mortua in feugdo Minaxha con capillis nigris rixis, aetatis 14 circiter annorum. (Liber defuctorum Archivio Matrice S. Giovanni Gemini) Ti truvaru nni lu fegu di la Minaxha lu tri dicemmiru di lu secentusittantanovi e nun ti sappiru dari mancu un nomu. Morta. Quann’eri viva un ti circavanu, nuda, scanza, morta di fami,
si nni futtianu. Morta, ti truvaru. Ma ppi livari di mmezzu na carogna. Nnuvinnarunu l’anni e comu? Taliannuti li denti comu a l’armala? E l’unica cosa chi t’appartinni foru li to capiddi niuri e rizzi. Eri na picciuttedda di quartodici annuzzi. Cu ti purtà a la Minaxa? Quali stentira, quali fami, quali spranzi? Un bisognu, na fantasima, n’amuri? Stavi xhuriennu e mentri xhurivi ti sunnavi, forsi, un tò maritu, ‘na casa china di :igli … Ma, eccu la morti. T’ammazzaru? Muristi di nicissità? E prima? Ti mangiaru? Di sti quartodici annuzzi nun ristaru chi sti capiddi rizzi, e tuorti, comu lu disitinu, niuri, comu la morti».
Bibliografia
1. Cfr. Le Goff J., Gli intellettuali nel Medioevo. Mondadori, 2008, pp. 4-6. 2. De Gregorio D., La Chiesa Agrigentina. Notizie storiche. 5 voll., Agrigento 1996-2000. 3. De Gregorio D., Cammarata, in Paesi di Sicilia. IBIS, Palermo 1965. 4. De Gregorio D., Cammarata. Notizie sul territorio e la sua storia. Agrigento 1986. 5. De Gregorio D., San Calogero. Studio sul Santo e il suo culto. Agrigento 1977. 6. De Gregorio D., Il clero agrigentino e Garibaldi. In L’evento garibaldino nel territorio di Agrigento. Celebrazioni del
Centenario della morte di G. Garibaldi. Agrigento 1984, pp. 31-35. 7. De Gregorio D., S. Gerlando e la situazione religiosa di
Agrigento. Sarcuto, Agrigento 1993 8. De Gregorio D., Mons. Ficarra, dalla nascita all’episcopato.
In Sidoti A. (ed.), Mons. Angelo Ficarra Vescovo di Patti (1936-1957). Documenti e Ricerche di Storia Religiosa.
Diocesi di Patti. Patti 1999, pp. 11-66. 9. De Gregorio D., San Gerlando. La Dialettica (introduzione, traduzione e note). Agrigento 2000. 10. De Gregorio D., ‘A Beddamatri. Titoli e scritti mariani.
Agrigento 2005. 11. De Gregorio D. «Bernardino Lamis», Muddicheddi. Utopoli 2006. 12. De Gregorio D. «Bernardino Lamis», Micolinette. Utopoli 2006. 13. Tuzzolino A. (ed.), De Gregorio D., Cammarata: Cronache dei secoli 19. e 20., dal 1800 al 1961. Cammarata 2006. 14. Petrone C. (ed.), La parrocchia di carta. Gli editoriali di mons. Domenico De Gregorio nel settimanale «L'Amico del
Popolo» (1976-2001). Sarcuto, Agrigento 2007. 15. Lombino V., Domenico De Gregorio. storico, giornalista e letterato. Guida Bibliogracica. Agrigento 2012.
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