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PAESAGGI LUNARI

PAESAGGI LUNARI

Che cosa ci spinge a viaggiare, a partire da casa se non i racconti, le immagini di luoghi che vorremmo scoprire di persona? Quanti film, libri o canzoni ci inducono a fare le valigie per ritrovare i personaggi, gli scenari e le atmosfere che evocano? Talvolta ci risulta difficile confessarlo, ma la scelta più o meno cosciente della meta di una vacanza ci è spesso suggerita dagli eroi della nostra infanzia, dalle canzoni della nostra adolescenza, dalle scene di film che ci hanno colpito. Il nostro immaginario si nutre dei paesaggi e degli ambienti che scrittori, registi o musicisti hanno reso immortali con il loro talento e che tuttora plasmano i nostri desideri d’evasione.

In maniera inconsapevole numerosi artisti hanno contribuito a rendere popolari luoghi dimenticati o sconosciuti: il film Indocina ci ha aperto gli occhi sulle bellezze del Vietnam, mentre La mia Africa ha rilanciato la moda dei safari africani. Björk non è estranea all’infatuazione per l’Islanda e Cesária Évora ha fatto conoscere al mondo l’aspra malinconia delle isole di Capo Verde. La piantagione di Rossella O’Hara in Via col vento, il deserto tunisino di Star Wars, la Lisbona di Pessoa… Le agenzie di viaggi l’hanno capito e fanno di tutto per spingere i viaggiatori sulle tracce di opere celebri, organizzando circuiti Almodóvar in Castiglia o tour in autobus dedicati ai Beatles a Liverpool. Eppure, questi pellegrinaggi non seguono sempre gli itinerari convenzionali. Se Kerouac ha numerosi seguaci, l’Isola di Fårö, per anni residenza del regista svedese Ingmar Bergman, esercita un richiamo minore, pur 4

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essendo altrettanto suggestiva. Film d’autore o commedie di cassetta, thriller islandesi o il pellegrinaggio a Santiago de Compostela attraverso le pagine di Jean-Christophe Rufin, città dello Yemen filmate da Pasolini o strade di Bangkok riprese in Una notte da leoni 2, la creatività artistica ci mostra nuovi mondi, ci tenta e ci trascina con sé.

Guide appassionate, cineasti, romanzieri, cantanti hanno il dono di abbattere le frontiere e di aprire nuove strade mescolando esperienze vissute a esplorazioni sognate. In questo modo riescono a far scattare una delle più belle molle dell’avventura: il piacere di viaggiare in poltrona, senza muoversi da casa, pur partendo per mete lontanissime…

Questo incessante e stimolante percorso a doppio senso tra visione degli artisti e mondo reale è il soggetto di questo libro, che attraverso 500 film, libri e musiche vi farà viaggiare senza sborsare un euro (o quasi). Il legame tra strada e storie che ci vengono raccontate, tra viaggio e ballate (che canticchiamo) è al centro della storia di Lonely Planet. Quando, nel 1973, Tony e Maureen Wheeler portano a termine dopo lunghi mesi il ‘viaggio della vita’ da Londra a Melbourne, trovano ispirazione, per il nome della loro casa editrice, nei versi di una canzone di Joe Cocker, Space Captain, che inizia con le parole ‘Once while travelling across the sky, This lovely planet caught my eye…’. ‘Lovely’ è diventato incidentalmente ‘lonely’, ma a partire da una canzone iniziava un lungo cammino che li avrebbe portati a condividere con milioni di lettori la loro passione per il viaggio.

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