7 minute read
MADE IN JAPAN
Dai film di samurai al mondo onirico creato da Miyazaki, passando per le storie di yakuza, bonzi e geishe, scoprite tutte le sfaccettature dell’affascinante cultura nipponica.
145 L’ESTATE DI KIKUJIRO ( TOKYO E TOYOHASHI) Takeshi Kitano, Giappone, 1999
Advertisement
y La musica di Joe Hisaishi, compositore prediletto di Takeshi Kitano ma anche di Hayao Miyazaki, prende per mano Kikujiro, uno yakuza ravveduto ma non troppo, Masao, un bambino suo vicino di casa, e lo spettatore in questo road movie che ci porta da Tokyo a Toyohashi. La melodia al pianoforte di Hisaishi è estremamente coinvolgente, proprio come Masao, che parte alla ricerca della madre a Toyohashi. Kitano interpreta il personaggio che dà il titolo al film, ricorrendo più del solito alla sua vis comica per insinuare un sospetto di allegria in questa favola che in realtà è meno leggera di quanto appaia.
82 æ Masao e Kikujiro vivono nella parte bassa di Tokyo a Shitamachi, un quartiere lungo il Fiume Sumida nella zona est della città. Quest’area, popolare e laboriosa, si contrappone a Yamanote, a ovest, considerata più ricca e tollerante; un divario sociale che si esprime anche nel modo di parlare distinto, più in linea con le tradizioni. La strada che conduce i protagonisti del film fino a Toyohashi,
una città di medie dimensioni situata più a ovest, costeggia le spiagge affacciate sul Pacifico.
146 IL PADIGLIONE D’ORO (KYOTO) Yukio Mishima, 1956
w Come in tutte le tragedie, il finale è scontato. In questo caso si tratta dell’incendio del Padiglione d’Oro, gioiello del buddhismo giapponese, un disastro artistico e religioso avvenuto a Kyoto nel 1950. Ciò che interessa a Mishima non è la catastrofe in sé, bensì il percorso del giovane bonzo che la provoca in una sorta di cataclisma estetico. La penna di Mishima gli dà la parola e costruisce un personaggio mostruoso e banale la cui follia distruttiva è il frutto di una meditazione assoluta sulla bellezza. Una delle più appassionanti ‘visioni del vuoto’ dello scrittore giapponese più discusso del Novecento.
æ Il Kinkaku-ji (Tempio del Padiglione d’Oro) è stato il vanto di Kyoto – sia per l’armonia con cui si inseriva nel giardino in stile Muromachi, situato a nord della città, sia per aver resistito per oltre cinquecento anni alle devastazioni che avevano distrutto gli altri templi della zona – fino all’incendio del 1950 che lo ridusse a un cumulo di macerie. Il santuario fu ricostruito identico all’originale cinque anni più tardi e oggi risplende più che mai con il suo rivestimento in foglia d’oro, ammirato da migliaia di visitatori ogni anno.
147 I RACCONTI DELLA LUNA PALLIDA D’AGOSTO (LAGO BIWA, PREFETTURA DI SHIGA) Kenji Mizoguchi, 1953, Giappone
y Quando la pioggia cessa, ma la luna non è ancora visibile, spettri e demoni della tradizione giapponese approfittano della foschia per manifestarsi. L’ambizione e la passione rendono gli uomini facili prede di queste illusioni, il cui prezzo più alto lo pagano le mogli. Traendo ispirazione da un classico della letteratura giapponese, come Racconti di pioggia e di luna (Ugetsu Monogatari) di Ueda Akinari, e da Décoré!, una novella di Guy de Maupassant, Mizugochi fa emergere, mediante un sottile contrasto, l’inquietante particolarità del mondo
Ran di Akira Kurosawa è un’evocazione epica del Giappone ai tempi dei samurai
148
RAN (MONTI FUJI E ASO)
Akira Kurosawa, 1985, Giappone
y Quando, nel 1951, vinse il Leone d’Oro a Venezia per Rashōmon, audace narrazione da più punti di vista della medesima storia, Akira Kurosawa non soltanto si impose come il più grande cineasta giapponese, ma diede anche una visibilità mondiale al cinema del suo paese. I successi ottenuti, da I sette samurai fino a Ran, hanno legittimato le ambizioni smisurate di questo artista che dipingeva i film prima di girarli, anche per convincere i produttori a finanziarli… Non sorprende dunque che ogni inquadratura di questo libero adattamento di Re Lear abbia la bellezza dei dipinti crepuscolari. æ L’ultima epopea medievale di Kurosawa è anche il più importante affresco finora realizzato delle bellezze giapponesi: le sue cavalcate hanno infatti quali grandiosi scenari le pianure e le montagne del Monte Aso (il più grande vulcano in attività del Giappone, sull’isola meridionale di Kyushu) e del Monte Fuji (detto anche Fujiyama, la vetta più elevata del paese con 3776 m), il cui cono innevato è uno dei simboli della nazione e un famoso luogo di pellegrinaggio. Il documentario di Chris Marker, A.K., ripercorre le fasi della lavorazione del film ai piedi del Monte Fuji. I castelli di Kumamoto e di Himeji testimoniano inoltre la ricchezza dell’architettura medievale giapponese. Il secondo, risalente al XIV secolo e inserito nell’elenco dei siti Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, è il più grande castello del paese, nonché il meglio conservato tra quelli costruiti in legno.
Nel cartone animato La città incantata Hayao Miyazaki ci introduce in un mondo fiabesco ispirato alla cultura tradizionale del Giappone
soprannaturale nipponico sullo sfondo prosaico di vizi universali. Il film, che vinse il Leone d’Argento al festival di Venezia, diede fama internazionale al suo regista.
æ Mizoguchi scelse quale contesto storico il turbolento periodo che segnò la fine dell’epoca Muromachi: il paese era dilaniato dalle guerre feudali e la regione del Lago Biwa, non lontano dalla capitale Kyoto, era particolarmente colpita dai disordini. Benché girato quasi tutto in uno studio cinematografico, il film offre belle immagini delle sponde di questo lago d’acqua dolce, il più grande del paese, le cui spiagge sulla riva nordoccidentale (Shiga, Omi-Mako) sono assai frequentate dai giapponesi.
149 LA SIGNORA CRISANTEMO (NAGASAKI) Pierre Loti, 1888
w Il Giappone è appena uscito da secoli di isolamento quando Pierre Loti approda a Nagasaki, porta occidentale d’ingresso nel paese, in piena Restaurazione Meiji – il periodo in cui l’arcipelago si aprì al commercio e alla cultura esterni. Loti, allora ufficiale di marina, vi trascorre un mese, scoprendo le singolari usanze di questi giapponesi che si deliziano con minestrine di alghe, granchi allo zucchero e frutta all’aceto tra pareti di carta. Appena sbarcato, Loti si reca in una pagoda appollaiata in alto per ‘fidanzarsi tra
le marionette’: farà della signorina Crisantemo, sua consorte per un mese grazie a un tipo di contratto allora molto in uso, e della sua vita in concubinato il centro di questo viaggio in una nazione pressoché sconosciuta in Francia.
æ Prima di essere colpita, dopo Hiroshima, dalla seconda bomba atomica, che provocò la capitolazione del Giappone e la fine della seconda guerra mondiale, Nagasaki era un prospero porto arricchitosi grazie al commercio con i portoghesi e gli olandesi, nonché l’unico punto di approdo permesso agli europei prima della Restaurazione Meiji. La bomba atomica sganciata sulla città nel
© RUE DES ARCHIVES / BCA
151
Hayao Miyazaki, 2001, Giappone
y L’immaginario di Hayao Miyazaki è un intero continente, attraversato da un cammino che nasce nel cuore della cultura giapponese e supera le frontiere. Accompagnare Chihiro nel suo viaggio alla ricerca della propria identità permette di ammirarne i paesaggi più belli e di incontrare alcuni dei personaggi più inquietanti che lo popolano: draghi colpiti da amnesia, mostri bulimici che si nutrono di corruzione, spiriti di fiumi inquinati che si tuffano negli onsen (bagni termali generalmente all’aperto di origine vulcanica). È un percorso sfiancante, fatto anche lungo malinconiche ferrovie emergenti dall’acqua. Tra i film provenienti dal Giappone, i più apprezzati all’estero sono sicuramente i cartoni animati, tuttora il genere cinematografico di maggior successo nel paese. æ Manca Arubaya, il fantomatico complesso termale della maga Yûbaba, ma ritroverete la magica atmosfera dei film prodotti dagli studi Ghibli (di cui Hayao Miyazaki è cofondatore) al Museo Ghibli, nel parco di Inokashira a Mitaka, alla periferia ovest di Tokyo. È stato Miyazaki stesso a disegnare i piani di questo museo dedicato ai bambini, che ripercorre la storia e le tecniche del cinema d’animazione.
1945 distrusse molte vestigia di quel periodo, ma la tradizionale operosità del porto ridiede presto importanza mondiale ai cantieri navali locali.
150 SANS SOLEIL ( TOKYO/NARITA) Chris Marker, 1982, Francia
y ‘Mi scriveva dal Giappone…’. Non c’è una storia in questo film scritto in forma di lettera d’immagini e suoni, bensì più storie; una riflessione ricamata sul tessuto del tempo con il filo del ricordo e con il filo che lega il Giappone all’Africa. Un curioso collage di sconcertante intensità. Chris Marker è un visitatore, non un turista, e da questa esperienza in Giappone emerge più la sua estraneità quotidiana che l’esotismo del paese. Il regista filma i visi dei passeggeri assopiti su un traghetto di ritorno da Hokkaido, poi indugia su quelli dei pendolari su un treno per Tokyo, possibili sogni di un immaginario televisivo, di manga e di tradizioni poetiche.
æ Tokyo evolve, ma non cambia. È sempre la città di centri commerciali collegati da dedali di sotterranei, ma anche la città che erige una statua al cane che ha atteso il padrone morto e che custodisce gelosamente templi e cimiteri alle curve delle strade, oltre a un singolare omaggio a Chris Marker creato da un giapponese che sa tutto su di lui: il bar La Jetée, dal titolo di un famoso cortometraggio di fantascienza girato dal regista. Un bar piccolo in realtà, situato nel quartiere Golden Gai, ma che ha accolto giganti del cinema come Wenders, Coppola e Tarantino.