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RITMI INSULARI

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PAESAGGI LUNARI

PAESAGGI LUNARI

Sono coriandoli sul planisfero, eppure le isole occupano un posto importante nell’universo musicale: dalla Giamaica a Capo Verde passando per Cuba, sono intimamente legate ai musicisti che le hanno fatte conoscere al mondo facendoci subito venir voglia di imbarcarci.

329 CESÁRIA ÉVORA E LA MORNA (CAPO VERDE) Sodade, 1992

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176 x Scomparsa nel 2011, la ‘Diva a piedi nudi’ portava nella sua voce la dolcezza e il dolore dell’arcipelago di Capo Verde, dove passò buona parte della sua vita in miseria prima di conoscere un tardivo successo internazionale, superata la cinquantina. La morna, genere musicale malinconico simile al fado portoghese, ha avuto in lei la sua migliore ambasciatrice. E proprio con la canzone dal titolo appropriato di Sodade Cesária ha stregato il mondo intero. All’origine questa composizione del cantante angolano Bongo Kuenda, esiliato a Lisbona, descrive la sorte miseranda degli schiavi nelle piantagioni coloniali dell’arcipelago di Sao Tomé, davanti alla Guinea equatoriale. Cesária Évora se ne appropria con venature malinconiche della voce così evocative da rendere queste sonorità universali.

Ì Impossibile dissociare la melodia di Sodade e gli accordi del cavaquinho, una chitarra a quattro corde simile all’ukulele tahitiano, dai paesaggi capoverdiani. Il clima tropicale è secco, i rilievi accidentati, i colori minerali e il cielo talvolta velato di polvere quando soffia l’harmattan dalla Mauritania. La musica capoverdiana ha le sue radici a Mindelo, sull’isola di São Vicente. Andate ad ascoltarla durante il carnevale a febbraio e al festival Baïa de Gatas in agosto. Ma in realtà la sentirete a ogni tappa, sulle spiagge immacolate di Sal, intorno a Santa Maria, nelle ribeiras, i canyon di Santo Antao, a Brava, l’isola dei fiori, e sull’isola-vulcano di Fogo, con i suoi terrazzamenti coltivati a vigneti e caffè. Sulle rive di sabbia nera, sotto gli alisei, non si vedono folle di bagnanti neanche a dicembre, in piena alta stagione.

330 EUGÈNE MONA (MARTINICA) Ti Bouchon, 1976

x Una celebrità alle Antille, Eugène Mona (1943-1991) è un figlio della Martinica profonda divenuto flautista e cantante carismatico dalla parola sfrontata. Per tutta la sua vita di artista Mona ha portato sulle scene della Martinica e delle Antille la lotta per la creolità. Pur essendo fortemente radicato in questa cultura e nei suoi stili musicali più emblematici, come la beguine, il bélè o il calypso, Mona non ha mai esitato ad attingere alle sonorità africane, europee e persino indiane. Di tanto in tanto ha anche fatto l’attore e ha recitato in Via delle capanne negre di Euzhan Palcy. Scomparso nel 1991, Eugène Mona è oggi per la Martinica quello che Bob Marley è per la Giamaica.

Ì In ogni angolo di strada si sente parlare creolo, lingua madre degli abitanti della Martinica. Se volete conoscere un volto autentico del paese andate alle Îles du Robert, a un quarto d’ora dall’aeroporto di Lamentin, un piccolo arcipelago idilliaco di una decina di ‘îlets’, accessibile per mare o con la RN1.

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KOMPA (HAITI) Carimi, Ayiti (Bang Bang), 2001

x Il kompa ha due secoli e li porta molto bene; ballato ad Haiti dal XIX secolo, si è adattato in particolare ai ritmi del rap e del R’n’B senza tradire se stesso, e soprattutto è riuscito ad acquisire

Concerto di rumba al Callejón de Hamel, tempio della musica afro-cubana all’Avana

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RUMBA (CUBA)

AfroCuba, The Sign and the Seal, 1996

x “Senza la rumba, Cuba non esiste, e senza Cuba, la rumba non esiste”, così recita il detto. Questo genere musicale è nato nel XIX secolo nella città di Matanzas, all’interno dei cabildos, le confraternite segrete formate dagli schiavi africani. Da qui la rumba ha esteso rapidamente la sua influenza diventando la musica degli oppressi, ma soprattutto quella delle genti deportate a forza che cercavano di mantenere vive le proprie radici , più che protestare contro il cattivo trattamento cui erano sottoposte. Oggi la tradizione musicale della rumba si perpetua grazie a gruppi come Los Muñequitos de Matanzas o AfroCuba. Nell’album The Sign and the Seal, questi ultimi celebrano il ricordo dei loro antenati suonando tamburi báta, strumenti rituali a forma di clessidra utilizzati dagli yoruba della Nigeria. Ì Distesa in un’ampia baia, Matanzas può vantare grandiosi edifici fatti costruire nel XIX secolo dall’élite dei proprietari delle piantagioni. Ma è ancora più orgogliosa del fatto di essere stata la culla della rumba, inventata dagli schiavi africani nel barrio di Versalles, a nord della città. Los Muñequitos de Matanzas o AfroCuba si esibiscono regolarmente a Matanzas.

Dipinto murale al Museo Bob Marley di Kingston

178 fama internazionale grazie alle due grandi rivoluzioni industriali della musica del XX secolo, vale a dire la diffusione discografica, sotto l’impulso di Jean-Baptiste Nemours, e la rivoluzione digitale, con Top Vice ed Exile One. La lingua e il ritmo (compás significa ‘ritmo’ in spagnolo) sono i due pilastri di questa musica e i garanti della sua identità: la prima è il creolo haitiano, ibrido linguistico tra il francese e le lingue africane; il secondo è simboleggiato dal tambora dominicano, strumento

tradizionale del merengue. Da dieci anni il trio Carimi difende la gloria della lingua e del ritmo creoli con titoli emblematici come Ayiti – ‘Haiti’ in creolo.

Ì Malgrado il terremoto che nel 2010 ha distrutto Port-au-Prince e i suoi dintorni, Haiti continua a richiamare qualche turista, principalmente nel nord dell’isola: la città di Cap-Haïtien, dotata di aeroporto, è il punto di partenza delle escursioni verso il parco nazionale storico di Milot, che custodisce le rovine della cittadella La Ferrière (la più grande dei Caraibi) e del palazzo di SansSouci, tutelati dall’UNESCO. Non lontano, la spiaggia da cartolina di Labadie.

333 RAGGAMUFFIN (GIAMAICA) Sean Paul, Temperature, 2005

x Com’era successo per il reggae, il raggamuffin è saltato di isola in isola –dalla Giamaica alla Gran Bretagna fino al Giappone (eh sì) –

© DOUG PEARSON / JAI / CORBIS

334 BOB MARLEY E IL REGGAE (GIAMAICA)

Sun is shining, 1971

x La Giamaica deve moltissimo al più fedele dei suoi figli. Non contento di essere stato un fervente militante pacifista quando Kingston era devastata dalle guerre tra le gang, Bob Marley si è rivelato il migliore ambasciatore del suo paese e dopo la sua morte, avvenuta nel 1981, è diventato l’icona del reggae. Se certe malelingue arrivano a dire che non è lui il più grande reggae man della storia, è fuor di dubbio che ha saputo raggiungere una dimensione universale. Eppure la leggenda del rastaman si è formata gradualmente. Sun is Shining, composta da Marley quando usciva dal suo periodo ‘ska’ e da un lavoro alla catena di montaggio della Chrysler, in origine non è che una piacevole canzone da ballare. Il successo planetario arriverà due anni dopo con Catch a Fire, con un accompagnamento di chitarre e tastiere più accessibile al grande pubblico. Ì La Giamaica è il paese di Bob Marley. Da Nine Male, il suo villaggio natale, dove una guida locale non fa mistero della passione che il musicista aveva per ‘l’erba della saggezza’, alla casa al 56 di Hope Road a Kingston dove è morto, potrete fare il tour della memoria della leggenda del reggae. A quest’ultimo indirizzo, una casa borghese del XIX secolo, vi attende un museo. È vietato scattare fotografie: l’immagine di Bob va conservata nel proprio cuore.

prima di dilagare nel continente nordamericano ed europeo. Fu lanciato a metà degli anni ’80 da artisti come Wayne Smith, che per primo produsse musica giamaicana con un ritmo creato elettronicamente, e all’inizio degli anni ’90 prestò rapidamente il fianco all’hip-hop sotto l’influenza del rapper giamaicano Daddy Freddy. Tuttavia fu Sean Paul l’agente più influente della sua diffusione nella dance: grazie alla virata pop che gli ha discretamente impresso il cantante, soprattutto esibendosi in duetto con Beyoncé e Rihanna, il raggamuffin è diventato un elemento imprescindibile delle serate britanniche e americane degli anni 2000. Ì Il cuore del raggamuffin batte a Kingston, dove le star di questo genere musicale nascono e scompaiono a un ritmo impietoso; se tuttavia il biglietto aereo è troppo caro per voi, andate a Londra. La diaspora giamaicana ha talmente impregnato di sé il quartiere di Notting Hill che il carnevale che vi si tiene ogni anno ha giustamente la reputazione di essere il più festoso e sgargiante d’Europa: dai musicisti locali agli artisti internazionali, e dal reggae classico al raggamuffin, avrete modo di ballare ai migliori ritmi della musica giamaicana.

179 RITMI INSULARI

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