r G and a ur uTo
I viaggiatori d’inverno sono mossi da un altro spirito, guardano alla meta non come un ’occasione vacanziera dovuta e scontata, ma come una sfida, a volte solitaria, verso sogni irrealizzati Gli spunti di un viaggio sono i più vari Una leccornia da gourmet come il caviale, per esempio, può diventare l’alibi per un itinerario insolito nella patria indiscussa di quella prelibatezza, l’Iran. Un viaggio in Iran alla ricerca del più nobile dei caviali porta sulle coste meridionali del Mar Caspio, una vera scoperta dal punto di vista naturalistico grazie anche alle fitte foreste, patrimonio verde di tutto il Paese, e alle montagne che offrono l’opportunità di interessanti escursioni. Tutto diverso a Singapore dove si va alla ricerca di una vivacità rutilante di luci e di mondanità, ma che offre anche l’oppor tunità di scoprire le attrattive naturalistiche e vivaci di alcune delle isole dell’arcipelago come Sentosa e Pulau Ubin. La mondanità lascia il posto alla natura incontaminata in “ uno dei rari ecosistemi ancora integri del pianeta”, la Puna argentina, dove il tempo sembra essersi fermato in uno scenario ad alta quota tra distese di lava nera, dune, spianate di sale e lagune. Un viaggio per solitari che riporta ai primordi della vita Non solo per gli audaci, il viaggio può avere anche mete più tranquille La Svizzera, per esempio, con città rasserenanti come Lucerna e il suo lago, dall’atmosfera languida e coinvolgente che attrae da sempre ar tisti e letterati. Dai palazzi d’epoca al modernissimo complesso culturale, il KKL, ideato da Jean Nouvel
U N v I A G G I O G A S T r O N O M I C O A L L ATESTO DI TERE Ponte di
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C E r C A D E L P I ù r E G A L E D E I C I b I
alla cor te più sfarzosa d’Europa, quella degli zar, che i l c av i a l e a c q u i s t a i l t i to l o d i c i bo r a f f i n a to pe r e c ce l l e n z a Ta n to p re l i b ato d a r i c h i e d e re u n a s t ret t a osser vanza dell’etichetta anche solo per assaggiarlo Così è tuttora. Ma se la sede dell’Ente statale per il caviale russo è ad Astrakhan, è il Mar Caspio, ricco di storioni, la vera miniera d e l tes o r o g a s t r o no m i c o i n q u es t i o ne M a r e c he b a g n a a nc he l’Iran, altra patria indiscussa della pregiata leccornia. Del caviale p r o d o t to ne l mo nd o, l ’ 8 0 % p r ov i e ne d a l M a r Ca s p i o e p i ù d e l l a metà è ancora oggi iraniano Intenditori di tutto il mondo apprez
I R A N . L U N G O L A
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zano il caviale grigio iraniano, che ha conosciuto però momenti d i o s c u r i t à U n t r at t ato s t i p u l ato t r a r u ss i a e I r a n at t r i b u i va , i n p a ss a to, l a fa c o l t à d i c o m me r c i a l i z z a z i o ne d e l c a v i a l e, a nc he quello iraniano, ai soli russi, più esper ti e tecnologicamente più attrezzati. Fino al 1954, quando l’Iran chiese l’interruzione dell’ac c o r d o M a , d o po u n a b r i l l a n te r i p r es a , i l c a v i a l e i r a n i a no f u d i n u ovo es c l u s o d a l c o m me r c i o a c a u s a d e l l a pe d i ss e q u a o ss e r vanza, rinnovata alla caduta dello scià, della religione islamica che proibiva il minimo contatto con lo storione, considerato pesce im p u r o pe r c hé p r i vo d i s c a g l i e L a l u s i n g a d i u n a p r o d u z i o ne c o s ì
D e l c a v i a l e p r o d o t t o n e l m o n d o , l ’ 8 0 % p r ov i e n e d a l M a r C a s p
e p i ù d e l l a m e t à
redditizia ha però avuto la meglio anche sui rigidi dettami del Co rano e i buongustai più affezionati possono ancora assaporare il pregiato caviale iraniano Tanto più che una buona par te del ca viale venduto come russo è in realtà prodotto in Iran dove viene d i r et t a me n te c o n fe z i o n a to i n t i p i c he l a t t i ne r u ss e. A l l o s tess o mo d o, a l c u n i g r a nd i i m po r t ato r i d i c av i a l e, a n z i c hé u t i l i z z a re l e c l a ss i c he l at t i ne fo r n i te d a g l i e n t i d i s t ato i r a n i a no e s ov i et i c o, hanno proprie confezioni personalizzate. Così il leggendario ca viar Petrossian Paris, in assoluto il più pregiato e costoso dei ca viali, è in realtà il miglior grigio iraniano
è i r a n i a n o . I n t e n d i t o r i d i t u t t o i l m o n d o a p p r e z z a n o i l c a v i a l e g r i g i o i r a n i a n o
Un viaggio in Iran alla ricerca del più nobile dei caviali porta sulle coste meridionali del Mar Caspio, una vera scoperta dal punto di vista natu ralistico grazie anche alle fitte foreste, patrimonio verde di tutto il Paese, e alle montagne che offrono l’opportunità di interessanti escur sioni Lungo queste coste, che si estendono su 657 km del territorio iraniano, gli storioni vengono pescati prima che inizino la loro migra zione, ad un livello inferiore di sviluppo Questa caratteristica deter mina in gran parte la qualità eccellente del caviale iraniano che risulta consistente e ben sgranato rispetto ad altre uova di storione più mor bide e vischiose, a causa di un maggior grado di maturazione È at torno alla grande pianura del delta del Safid Rud, il più vasto litorale del Mar Caspio, che sorge il vero paradiso verde dell’Iran, la regione del ghilan la cui zona occidentale è coperta da montagne boscose per cui la popolazione è concentrata attorno a Rasht, il capoluogo, la città più attiva di tutta la costa E attiva lo fu ancora di più nel periodo d’oro, il Qajar (1795 1925), in cui rasht conobbe il massimo della sua prospe rità grazie al commercio con la russia la cui vicinanza ha determinato notevolmente le sorti di tutta la regione del Ghilan, che parla anche una lingua a sé, il gilaki, pur considerato un dialetto persiano. rasht è la base ideale per escursioni in tutta la regione, potendo visitare loca lità interessanti come Massuleh e Bandar-e anzali
Lungo queste coste, che si estendono su 657 km del territorio iraniano, gli storioni vengono pescati prima che inizino la loro migrazione
Il risvolto positivo delle abbondanti precipitazioni che caratteriz zano il Ghilan e che fanno di rasht la città più umida del Paese, è l’esistenza di vasti campi di riso e piantagioni di tè, attorno a Lahijan, che costituiscono una forte risorsa locale e modulano il terri torio in una caratteristica fisionomia il Ghilan è famoso per i suoi oliveti, attorno a Rudbar, oltre che per la produzione dei bozzoli da seta Ma il prodotto più famoso della regione è cer tamente la co siddetta perla nera: il caviale La pesca dello storione è più o meno praticata su tutta la riva sud del Caspio,ma sono nel Ghilan le indu strie della pesca di importanza cruciale per il Paese, già nell’Otto cento notevolmente sviluppate grazie ai russi che fissarono la loro base di pesca ad Anzali, il porto principale del Mar Caspio situato a 33 chilometri da rasht, in posizione strategica per il commercio E fu la fortuna di anzali che da allora conobbe un periodo davvero flo rido, in parte ancora vivo visto che la città continua ad avere rap porti commerciali con gli stati dell'ex Unione sovietica Ma Anzali è anche altro. La sua laguna è una meta molto ambita dagli ornitologi, considerata com’è una sosta obbligata per uccelli migratori rari E, non ultimo, è una pietra miliare per la via del caviale vantando un grande stabilimento per la lavorazione delle pregiate uova di sto rione, gestito dalla Società iraniana della pesca Ancora, lungo la costa del Mar Caspio, la regione del Mazandaran il cui clima, più asciutto rispetto al Ghilan, trasforma il paesaggio verso ovest dove le estese piantagioni di tè e le risaie man mano lasciano il posto a campi di grano, frutteti e agrumeti. Ed è proprio ad ovest del Ma zandaran che si rivolge gran par te del turismo grazie al collega
mento stradale con Teheran Le destinazioni preferite sono la fa mosa località balneare Ramsar, Kelardasht considerata il gioiello del Caspio per le sue foreste e montagne verdissime e Chalus nota per la strada impressionante che la collega alla capitale iraniana at traversando per 195 km i monti elburz e dominando, con uno stra ordinario ponte ad archi, colline e valli. E poi c’è Bandar e Torkaman che deve la sua fama alla produzione di caviale Il 50% del caviale iraniano proviene da qui. Una notevole concentrazione economica territoriale se si considera che a soli 3 chilometri da bandar e Tor kaman, alla fine della penisola di Miankaleh, si trova l’unica isola ira niana sul Mar Caspio, ashuradeh, sulle cui coste viene prodotto circa il 30% del pregiato caviale
La pesca dello storione è più o meno praticata su tutta la riva sud del Caspio, ma sono nel Ghilan le industrie della pesca di importanza cruciale per il PaeseMontagne di Alborz, Mazandaran
Nel Mar Caspio, fonte di approvvigionamento per russia e Iran (che, come abbiamo visto, dettano legge sul ca viale), si trovano tre specie di storioni produttori delle pregiate uova. Apparentemente, differiscono soprattutto per le dimensioni, ma le loro uova variano in sottili sfumature che non sfuggono al palato attento degli inten ditori Il più famoso è il beluga, uno degli storioni più grossi, che fornisce uova corpose, di circa 2,5 mm, dal gri gio scuro al nero intenso Una femmina di 18 20 anni (questa è l’età della sua maturità sessuale) può produrre da 50 a 100 kg di uova Il caviale beluga è il più ricercato e di conseguenza il più costoso In ordine di grandezza segue l’osetra, che ha un ciclo ri produttivo iniziale più precoce, ma, in proporzione alle dimensioni, produce meno caviale (circa 10 12 kg.). Le sue uova, dal bruno al dorato, hanno un diametro di 2 mm Infine c’è il sevruga, piccolo esemplare che produce uova chiare, molto apprezzate, nonostante la dimensione ridotta (1 mm), per il loro speciale gusto aromatico In realtà esiste una quar ta specie di storione, lo sterlet, da cui si ottiene un caviale biondo estremamente raffinato, un tempo conosciuto come “l’oro degli zar ” . Ma è praticamente in estinzione e, se anche si trovasse, varrebbe veramente oro L’elevato costo del caviale è dovuto anche al fatto che un prodotto così pregiato e delicato, richiede una lavorazione ad altissimo livello, da par te di personale esper to e preparato anche cultu ralmente L’operazione di salatura, effettuata con sale speciale (una volta veniva utilizzato il sale che si depositava alle foci dei fiumi, lasciato stagionare per sette anni), è affidata al “maestro salatore” La sua profonda esperienza e il suo raffinato palato, purificato tra un assaggio e l’altro con una sorsata di tè amaro, gli consentono di emettere il giudizio di fine operazione. Solo il cinque per cento degli aspiranti alla prestigiosa carica riescono a superare l’apprendistato e diventare maestri salatori Se il li vello di qualità, freschezza e maturazione delle uova al naturale è alto, il maestro salatore può decidere per una salatura molto blanda, che lasci inalterate la consistenza e la fragranza naturali. In questo caso il caviale si fregia del titolo di ”malossol” , una specie di denominazione di qualità che indica un prodotto poco salato e fresco Nonostante i puristi si ostinino a riconoscere come vero caviale solo quello fresco, molti intenditori sostengono che nulla toglie al sapore e al profumo originali il fatto che, per garantire una più lunga conser vazione, vengano usate tecniche di lavorazione diverse, come il confezionamento sottovuoto e la pastorizzazione Non solo Anche le uova che durante la lavorazione si rompono o perdono la consistenza iniziale, sono ap prezzabilissime se trasformate in paiusnaya; una sor ta di crema gelatinosa da gustare spalmata su crostini caldi, leggermente imburrati Dopo un viaggio in Iran sulla via del caviale, non si può non por tarne a casa qualche lattina Niente paura, alcune com pagnie aeree iraniane, avvezze a questa consuetudine, prevedono a bordo la custodia refrigerata delle confezioni di caviale ac quistate. All'arrivo, verranno restituite fredde dal personale di volo. Una coccola davvero raffinata!
L A C I T T À D E L eoneL
La città del Leone
ingapore è una città stato dai mille contrasti: sfavillante e ordinata, è un giroscopio di etnie e stili di vita, di sor prese e di primati. Una metropoli che affascina, coin vo l g e e d i ve r te, a cco g l i e nd o a b ra cc i a a pe r te i l visitatore sin dal suo arrivo a Changi, l’aeropor to internazionale p l u r i p re m i ato r i co no s c i u to co me i l m i g l i o re a l mo nd o, l o s c a l o vanta una sala karaoke, un cinema, una piscina, giardini tropicali co n o rc h i d e e e fa r fa l l e e u n a c a s c at a a l co pe r to a l t a q u a ra n t a metri, la più alta al mondo
Nel 1299 quando il principe Srivijaya sbarcò sull’isola di Temasek s’imbatté in un leone e, interpretando l’incontro come un segno del destino, ha fondato lì il suo regno, Singapore, che in sanscrito si gnifica la città del leone Lunga e travagliata la storia della città stato, dalle dominazioni thailandesi e giavanesi a quella del sultanato di Malacca, dei por toghesi e degli olandesi Poi l’arrivo degli inglesi e di Thomas Stamford Raffles, il fondatore della mo derna Singapore. Seguirono l’occupazione giapponese degli anni 1940, la fusione con la Malesia e l’indipendenza nel 1965 sotto il leg
Nel 1299 quando il principe Srivijaya sbarcò sull’isola di Temasek s’imbatté in un leone e, interpretando l’incontro come un segno del destino, ha fondato lì il suo regno, Singapore, che in sanscrito significa la città del leone.
gendario Lee Kuan Yew che ha fatto del piccolo villaggio di pesca tori una delle metropoli più ricche e sofisticate al mondo Ogni città ha un simbolo che raffiguri la sua identità, che la renda unica e subito riconoscibile New York ha la Statua della Libertà, rio il Cristo redentore, roma il Colosseo, Copenhagen la Sirenetta, e Singapore il Merlion, il leone con la coda di pesce Leone per la leg genda, e coda di pesce per le sue origini di villaggio di pescatori Ma non è l’unico simbolo di Singapore; c’è anche il Singapore Sling, il fa moso cocktail color rosa a base di gin, vanto del Long bar del raffles
Hotel C’è l’orchidea, il fiore nazionale E c’è il baqua, il simbolo ci nese che rappresenta il numero otto Durante la costruzione delle gallerie per il sistema di trasporto urbano MrT, un maestro di fueng shui avvertì che l’unico modo per contrastare le influenze negative delle gallerie era di fare esporre un baqua in ogni casa sull’isola Nes sun problema per le famiglie cinesi, ma per quelle malesi e indiane e occidentali? Facile, ha risposto Lee Kuan Yew, facciamo una mo neta dalla forma di baqua. E oggi il simbolo più diffuso di Singapore è la moneta di un dollaro dalla forma ottagonale
Poi ci sono i simboli super, come gli alberi nel gardens by the Bay, fotovo l t a i c i e a l t i f i no a 5 0 met r i co n u n a co r te cc i a v i ve n te d i piante che di notte prende vita con spettacoli di suoni e luci E c’è i l p rof i l o i nco n fo nd i b i l e d e l f u t u r i s t i co co m p l ess o d i t re to r r i i n vetro e acciaio che sono il Marina bay Sands Hotel con 2 500 ca mere, oltre 60 ristoranti, negozi e boutique di lusso e uno scintil l a n te c a s i nò I l t u t to s o r mo n t ato d a u n a p i at t afo r m a s o s pes a a forma di barca, con una piscina a sfioro e giardini pensili, con vista mozzafiato sulla città.
Per la gioia degli sportivi di tutto il mondo ogni autunno la zona di Marina bay ospita il Singapore Grand Prix Fu proprio Singapore a ospitare nel 2008 il primo evento notturno della storia della Formula Uno sul nuovo Marina bay Street Circuit con il famoso skyline della città a fare da sfondo spettacolare Probabilmente la gara più emo zionante del calendario F1, più di una semplice gara automobilistica è un vero e proprio festival nazionale che ogni anno attrae mezzo di milione di visitatori alla città stato. orchard Road è la principale via dello shopping, un Eldorado sfar zoso in moto perpetuo a tutte le ore Spariti gli antichi frutteti di noce moscata, oggi grandi alberi fanno ombra a boutique di lusso, centri commerciali, alberghi e ristoranti Mangiare a Singapore vuol dire mangiare bene, molto bene. Nei grandi ristoranti sulla Orchard road, nei ristorantini a boat Quay e Clarke Quay, e in quelli stellati di celebrity chef nello scintillante complesso di Marina bay
Per la gioia degli sportivi di tutto il mondo ogni autunno la zona di Marina Bay ospita il Singapore Grand Prix
Singapore si sviluppa su un arcipelago formato da 58 isole ed è la più grande, tra le altre sono da visitare, Sentosa e Pulau Ubin
Poi nei ristoranti tradizionali a Chinatown, a Little India e a Kampung Glam, nel grande mercato Lau Pa Sat e alle bancarelle dei Hawker Centre, dove gli chef ambulanti si prodigano con pentoloni fumanti e wok giganteschi per soddisfare i clienti che fanno la fila per gu stare specialità tradizionali semplici e fragranti Anche a tavola Singapore ha i suoi simboli, come il Chicken Rice, succulenta carne di pollo su un letto di riso cotto nel brodo di pollo e zenzero, considerato il piatto nazionale della città stato, come il Chilli Crab, un crostaceo ciclopico affogato in salsa piccantissima di pomodoro Non meno apprezzati sono il Fish Head Curr y, uno stu fato speziato di dentice con la testa, e il Laksa Soup, una minestra di spaghettini e gamberi con spezie, citronella e latte di cocco, una specialità Peranakan, la cucina portata dagli emigranti cinesi che sono arrivati sull’isola dal 15esimo al 17esimo secolo Singapore si sviluppa su un arcipelago formato da 58 isole ed è la più grande. Tra le altre minori, due sono da visitare, Sentosa e Pulau Ubin Sentosa, che vuol dire pace e tranquillità in malese, dista quindici minuti in macchina dalla citta ricoperta dalla foresta plu viale, è un’isola del divertimento con il grande resort integrato re sor ts Works che vanta due casinò, Universal Studios, un parco aquatico, un acquario e alberghi a 5 stelle. A Pulau Ubin si arriva su piccole barche taxi, e si gira a piedi o in bicicletta Un piccolo rifu gio naturalistico con mangrovie e laghetti e meno di cinquanta re sidenti che vivono nel piccolo villaggio kampung in stile malese. Un bel tuffo nel verde, nella tranquillità, e nel passato che fu Singapore
www.stb.gov.sg www yoursingapore com/en html
PIANETA
ALTOPIANO ArGENTINO N
A PUN A
NEL CUOrE DELLE ANDE
NNA ALBERGHINAA R G E N T I N A
PIANETA PUNA
Un paradiso perduto, intatto allo sguardo, che regala il privilegio impagabile di fare un viaggio a ritroso nel tempo, in compagnia solo di se stessi e del vento.
Molti conoscono i meravigliosi scenari del deserto di Atacama, in Cile, o del Salar de Uyuni, in boli via, pochissimi, invece, hanno avuto la fortuna di esplorare la Puna argentina che ne è la prosecu zione naturale, uno dei rari ecosistemi ancora integri del pianeta, un luogo talmente remoto che è persino difficile individuarlo sulle mappe Qui, su di un altopiano adagiato tra i 3000 e i 5000 metri, la Creazione si è fermata per raccontarci come era la terra alle origini della vita quando i vulcani modellavano il deserto, pennellandolo di colori: una distesa immensa di lava nera, dune sabbiose, sculture
di pietra pomice, saline abbacinanti come i ghiacci artici e lagune dalle mille sfumature Un paradiso perduto, intatto allo sguardo, che regala il privilegio impagabile di fare un viaggio a ritroso nel tempo, in compagnia solo di se stessi e del vento che, a queste quote, è pa drone incontrastato. A questo universo ancestrale nel nordovest dell’Argentina gli antichi abitanti diedero il nome di “Puna”, che si gnifica “alto” Questo viaggio è riser vato a coloro che amano gli spazi infiniti e non temono di affrontare il vuoto e la solitudine. Si parte da Salta, a sole due ore di volo da buenos Aires, dove è irri nunciabile la visita del Museo di archeologia di alta montagna
Per godersi l’avventura bisogna essere forniti di fuoristrada, mappe, telefono satellitare, scorte di acqua e carburante; bisogna, insomma, organizzare una vera e propria spedizione
Selezionati come i più puri del villaggio, nutriti del cibo migliore e, dopo mesi di preparazione, strappati alla propria casa e costretti a camminare per giorni fino a 7000 metri di quota per essere sacrifi cati agli Dei: questa è la storia delle mummie rinvenute nel 1999 sulla cima del vulcano Llullaillaco, i corpi assiderati di tre bimbi di 6, 7 e 15 anni, vittime della “Capacocha”, una cerimonia che segnava gli avvenimenti più importanti per il popolo Inca. Il sacrificio di bam bini, che poteva avvenire solo dopo approvazione diretta dell’Impe ratore Inca, era spesso usato per commemorare eventi importanti, per chiedere protezione o come offerta agli Dei in tempi di carestia. I bimbi, scelti in base alla loro perfezione fisica in tutto il territorio dell’impero, erano generalmente figli e figlie di nobili e governanti locali venivano trascinati per centinaia o migliaia di chilometri fino a Cusco, la capitale dell’impero Inca, dove erano oggetto di impor tanti rituali di purificazione. Da lì, venivano mandati sulle alte vette delle montagne per essere sacrificati Secondo le credenze tradi zionali, morire in sacrificio era un grande onore In realtà si pensava che essi non morissero veramente ma continuassero a vegliare sulla terra insieme agli antenati I bambini di Llullaillaco, drogati e poi ab bandonati in una piccola camera sotterranea, furono sacrificati in torno all'anno 1500 Secondo i ricercatori dell’Università di bradford nel regno Unito, sarebbero le mummie meglio conservate al mondo Le popolazioni indigene pensano che la riesumazione delle mum mie sia un affronto alle loro tradizioni religiose e invocano la ricol locazione dei corpi sul vulcano Llullaillaco che è ancora considerato un luogo sacro
A poca distanza dal Parque nacional Los Cardones, dove migliaia di cactus a candelabro svettano in uno scenario da vero far west, si possono incontrare le prime testimonianze tangibili della vita degli antichi popoli andini Quilmes, l’ultimo bastione indigeno del Paese prima dell’avvento della colonizzazione, è la testimonianza di una cultura evoluta Una città dalla struttura labirintica, in ottimo stato di conser vazione che, ammirata dal Cerro alto del Rey, ci permette di immaginare la vita di queste genti fiere che, dopo una tenace re sistenza, furono deportate e sterminate dagli Spagnoli
Ed ecco che a poco a poco la strada inizia a salire ma per godersi l’avventura bisogna essere forniti di fuoristrada, mappe, telefono satellitare, scorte di acqua e carburante; bisogna, insomma, orga nizzare una vera e propria spedizione. Le piste segnate sono poche e i villaggi abitati sono sperduti nel nulla Gli itinerari possibili sono infiniti, ad ognuno il proprio L’aria tersa risplende come vetro, la luce è accecante e il cielo ha il colore delle car toline L’oasi di el Peñon, un ciuffo di pioppi e quattro case di adobe in mezzo al nulla, è il punto di partenza ideale per iniziare l’esplorazione. E’ bello arri
varci al tramonto, quando le montagne si tingono d’oro, e trovare ri paro accanto al focolare del piccolo lodge mentre, nella notte au strale, il termometro scende sotto lo zero. Ogni giorno si scopre un angolo diverso La pista corre tra le rocce punteggiate di paja brava tra cui pascolano interi branchi di vigogne, indifferenti alla presenza umana Il Campo de Piedra Pomez è un ’autentica galleria d’arte a cielo aper to Alte dune di finissima polvere bianca circondano un vero gioiello della geologia creato dall’eruzione del vulcano blanco. Migliaia di blocchi di pietra pomice modellati dal vento in forme fan tasiose sono disseminati su di un ’ area di 150 chilometri quadrati Camminarci in mezzo ottunde i sensi e fa perdere l’orientamento. Unico riferimento il vulcano Carachi Pampa che domina una laguna dai colori dell’arcobaleno, luogo di nidificazione dei fenicotteri rosa o “parinas chicas”, come le chiamano i locali, che offrono un ine guagliabile spettacolo di colori Ancora pista e paesaggi lunari fino al perfetto Cono di arita che si erge, nero e solitario, nella piana deser tica del Salar de arizaro Scintillante e bianchissimo, con i suoi 1 600 chilometri quadrati di estensione, è il secondo giacimento di sale più grande della terra, dopo quello di Uyuni in bolivia
Gli itinerari possibili sono infiniti. L’aria tersa risplende come vetro, la luce è accecante e il cielo ha il colore delle cartoline
Lo sfruttamento delle miniere e l’effetto sul consumo di acqua in una zona arida per eccellenza si ripercuote in maniera particolarmente dannosa sull’ecosistema e sulla vita delle comunità indigene che da esso dipendono
Il deserto del Labirinto, un mare impenetrabile di dune fossili, è il luogo più simile a Marte che si possa immaginare Si trova alle spalle di Tolar Grande, una cittadina sonnacchiosa, ex stazione ferrovia ria nel cuore di una distesa di terra purpurea A una decina di chilo metri dal paese, un ’altra sorpresa: gli ojos de Mar Una serie di pozzi, profondi alcuni metri, pieni di acqua salina dai brillanti colori verdi, blu, rossi e azzurri, fanno capolino in mezzo al sale A fare la guardia a questo luogo così fragile e insolito è Porfirio Nicomedes, un ometto simpatico dallo spiccato senso dell’umorismo. Tutti giorni si alza all’alba e raggiunge a piedi le piccole lagune per vigilare affinché nessuno contamini l’acqua che ospita un raro organismo unicellu lare Altrettanto spettacolari le lagune del Salar de antofalla da cui si prosegue verso Purmamarca costeggiando la ferrovia del Tren a las nubes, un miracolo ingegneristico a 4.000 metri di quota, per raggiungere la Quebrada de Humahuaca e la Serrania de Hornocal Purtroppo, questo universo primordiale è minacciato da un grande pericolo: la febbre del litio. “L’oro del futuro.” E’ così che già si parla
del litio, un metallo utilizzato nella produzione di batterie e che pre sto, forse, sostituirà il petrolio come combustibile nell’industria au tomobilistica Numerose compagnie minerarie straniere si stanno già facendo largo e i governi provinciali senza scrupoli offrono con cessioni di esplorazione Lo sfruttamento delle miniere e l’effetto sul consumo di acqua in una zona arida per eccellenza si ripercuote in maniera par ticolarmente dannosa sull’ecosistema e sulla vita delle comunità indigene che da esso dipendono, le stesse comunità indigene ancora profondamente legate alle tradizioni e ai culti an cestrali come quello della Pachamama, il più importante di tutto il mondo andino Questa dea è, per i suoi devoti, la madre che nutre e protegge gli esseri umani Ogni anno, in agosto, gli abitanti della Puna le rendono omaggio per riparare i danni che l'uomo reca alla terra. Ci sono luoghi sacri che ci toccano nel profondo e sembrano chiamare da molto lontano Ancora prima di averli visti, si è consa pevoli che, andandoci, si ritroverà un pezzo di se stessi La Puna è uno di questi.
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LUCERNA E PILATUS GOLD
❴ DEN TOUR
S V I Z Z E R A
LUCERNA E PILATUS ❴GOLDEN TOUR❴
Sulla riva del lago di Lucerna un battello a vapore attende gli ospiti per condurli ad Alpnachstad, da cui si prende la cremagliera fino alla vetta del Pilatus
Lucerna: una piccola, ridente città della Svizzera, ada giata sul suo lago dalle acque cristalline Lucerna, in una visione davvero “idilliaca” sul Lago dei Quattro Cantoni, meta da sempre preferita da artisti e let terati, si offre a mano a mano, allo sguardo del visitatore, adagiata lungo il suo lago, ma anche circondata dalla cornice di uno scenario montano Nata come un semplice villaggio di pescatori, la sua parti colare collocazione, al crocevia delle due più antiche strade commer ciali si presentò come posizione chiave per il controllo del Gottardo ed ecco che nel XII secolo fu la prima città ad entrare nell’alleanza dei Can
toni di Uri, Schwyz e Unterwald, affrontando aspri combattimenti per difendere la libertà della Confederazione La mappa interattiva di Lu cerna sta in mostra in un grande schermo posto alla stazione centrale e con un tocco si può avere subito qualsiasi informazione La città è un polo d’attrazione continuo e se percorriamo le rive del suo lago, ve diamo chiaramente snodarsi le belle facciate dei palazzi, dei palazzetti e delle case, finché non si resta colpiti dal fascino suggestivo del mo dernissimo complesso culturale, il KKL, ideato da Jean Nouvel, che sul lago riflette la sua trasparenza e del notissimo, storico ponte in legno che collega le due sponde del lago
L A TORRE DELL'OROLOGIO CON L’OROLOGIO PIÙ ANTICO DELL A CITTÀ. HA IL PRIVILEGIO DI BATTERE LE ORE UN MINUTO PRIMA DEGLI ALTRI
L’edificio di Nouvel, in vetro, acciaio e tetti a sbalzo, racchiude il Museo d’arte Contemporanea, un ristorante e una sala concerto da 1.800 posti, che per la sua acustica è stata considerata, dal grande Claudio Abbado, come una delle migliori del mondo E facendo una passeggiata alle prime luci del giorno lungo il lago, è davvero colma di fascino la vista della torre ottagonale che fu usata come archivio, te soreria, prigione e cella per torture, oggi divenuto il simbolo della città, come dell’antico e caratteristico “Kapellbrucke” che collega la parte vecchia con quella nuova della città Duecento metri di storia in legno e, nel sottotetto, dipinti seicenteschi che raccontano vite di santi, leggende e vicende storiche. Una sorta di memoria collettiva che, attraverso queste pitture, come tessere di un immenso mosaico, danno il volto alla città Siamo nel centro urbano, e attraversare il fiume reuss su quel ponte di legno dalla sua forma unica e inconfon dibile, sempre guarnito da vasi fioriti, con colori che cambiano ogni anno, è un passaggio davvero unico ed esaltante.
La musica a Lucerna è al centro dei numerosi eventi culturali, come la programmazione intensa di concerti in autunno, come il Lucerne Blues Festival, Festival di Pasqua e il Festival pianistico di Novembre, ma è anche storicamente ricordata dalla casa museo di Richard Wa gner, dove il compositore ha vissuto alcuni anni con la moglie Co stanza e il figlio Sigfrid e che conser va l’arredo originario, come il pianoforte su cui Wagner suonava e che portava sempre con sé
La musica a Lucerna è al centro dei numerosi eventi culturali
La città è un polo d’attrazione continuo e se percorriamo le rive del suo lago, vediamo chiaramente snodarsi le belle facciate dei palazzi, dei palazzetti e delle case
E fe r m i a mo c i a nc he a d es c r i ve re l ’ e cce l l e n z a d e l l ’ o s p i t a l i t à a L u cerna, in alberghi storici, ad esempio, come il Wilder Mann al cen t ro d e l l a c i t t à, s u l l a B a n h of fs t ra ss e l u n g o i l f i u me c he i n i z i ò l a s u a at t i v i t à p i ù d i c i n q u e ce n to a n n i o r s o no e l a Bu rg e rst u be a n nessa all’hotel, molto frequentata per le prelibatezze che offre ai s u o i o s p i t i . v i s i n o t a n o i l p a r t i c o l a r e a s c e n s o r e r i c a va to n e l l a canna fumaria e le stanze che, come piccoli appar tamenti, hanno i l te r ra z z i no s u i tet t i e l ’af fa cc i o s u l l a c h i es a b a ro cc a d e i Ges u i t i . Per non parlare della bella terrazza grande tra i tetti e con la vista s u l l e M u ra d i M u ss e g g , a l t ro e m b l e m a c i t t a d i no, p a r te d e l l e fo r t i f i c a z i o n i me d i eva l i c he f u ro no c o n s e r va te i n t a t te, c o n l e l o ro torri visitabili: dalla Torre Schirmer, alla Torre dell'orologio con l ’ o ro l o g i o p i ù a n t i c o d e l l a c i t t à, c he h a i l p r i v i l e g i o d i b a t te re l e ore un minuto prima degli altri , alla Torre dell'omino Ma grande è a nc he l ’ a cco g l i e n z a ne l l e s t r u t t u re i n novat i ve co me q u e l l e d e l l’albergo denominato The Hotel, progettato dal grande architetto f ra nces e J ea n N o u ve l Q u i co l p i s ce l ’ i n te ro i m p i a n to a rc h i tet to n i co, m a s t u p i s co no a nc he l e c u r i o s e te m at i c he d e g l i af f res c h i c he d e co ra no i s of f i t t i d e l l e s t a n z e e c he s i i s p i ra no a s ce ne d i be n not i f i l m d i H i tc hco c k
UN'ESPERIENZA MOZZAFIATO CHE CONTINUA QUANDO SI ARRIVA IN C
E SI PROCEDE CON LE PASSEGGIATE PER ARRIVARE NEL PUNTO PIÙ A
MONTE PILATUS Ma eccoci di nuovo sulla riva del lago perché un battello a vapore attende gli ospiti per far loro percorrere il “Golden tour”, che iniziando da Lucerna conduce ad alpnachstad, da cui si prende la cremagliera fino alla vetta del Pilatus Un'esperienza moz zafiato che continua quando si arriva in cima e si procede con le passeggiate per arrivare nel punto più alto Era la fine del XIX secolo allorché l’ingegnere Eduard Locher ebbe l’idea di costruire una fer rovia sul Pilatus, un ’utopia che divenne realtà culminando con l inau gurazione, nel 1889, della linea lunga 4 618 metri che por ta da Alpnachstad a Pilatus Kulm, con una pendenza massima del 48% su due ruote a cremagliera orizzontali. Si tratta, a tutt’oggi, della cre magliera più ripida del mondo: un capolavoro che venne anche pre sentato all'Esposizione mondiale di Parigi del 1889 Fino al 1937 erano in ser vizio undici vagoni a vapore: il tragitto, passando per la sta zione di smistamento e rifornimento dell’acqua Ämsigen, continua con la Mattalp e poi lungo la parete dell’Esel fino alla vetta del Pila tus, con una percorrenza di 70 80 minuti E l’emozione è grande nel l’osser vare a mano a mano tra le fronde dei boschi in cui spesso si è immersi, il lago laggiù che appare e sparisce gradualmente, sem pre più piccolo, sempre più lontano Già nel 1905 si cominciò a pen sare di conver tire la ferrovia dalla trazione a vapore al sistema elettrico Questo progetto di elettrificazione dovette però essere accantonato per via dei costi troppo elevati per quel tempo Dal 1931 i responsabili della società Pilatus bahn dell’epoca tornarono a prendere in considerazione un ’elettrificazione della linea ferrovia ria, anche considerando la forte usura dei veicoli utilizzati fino ad allora e il 15 maggio 1937 fu inaugurata la ferrovia a trazione elettrica
Già nel 1905 si cominciò a pensare di convertire la ferrovia dalla trazione a vapore al sistema elettrico
con le nuove automotrici, mentre due di quelle a vapore vennero conser vate e tuttora si possono ammirare presso il Museo svizzero dei Trasporti di Lucerna Nel Museo si passa dal grande hangar dei treni, con interessantissime installazioni che spiegano il “tunnel monster” del Gottardo, a quello dell’aviazione (simulatori), per giun gere al padiglione delle auto e poi a quello della navigazione Ma per parlare di altri interessanti musei in città, non si può trascurare il Museo Rosengart, peraltro molto visitato per le sue preziose colle zioni, in particolare quelle di Picasso e di Klee, né possiamo dimen ticare, prima di lasciare Lucerna, di osser vare l’interessante mole della Wasserturm, la Torre sull’acqua, altro simbolo della città E poi, nei dintorni della Lowenplatz, il piccolo parco che, a parete, acco glie la scultura, lunga nove metri, del famoso “Leone di Lucerna” gia cente ferito a difendere uno scudo, simbolo del massacro delle Guardie Svizzere a Parigi nel 1792 Ma dopo aver gustato anche nel pomeriggio un autentico “five o ’clock tea” secondo l’etichetta in glese, ma con ingredienti svizzeri, ci farà anche piacere prendere un aperitivo, o meglio, un “apéro riche” con champagne, scones, tra mezzini e pasticcini, al bar o nella lobby del Mandarin Oriental Palace
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KALEIDOSCOPE
THE STANDARD BANGKOK MAHANAKHON
VISIBILE DA OGNI PUNTO DELL A CITTÀ, L A TORRE CON 78 PIANI È L’EDIFICIO PIÙ ALTO DELL A THAIL ANDIA
Pamela McCourt FrancesconeT h e S t a n d a rd B a n g ko k M a h a n a k h o n, i n a u g u r a t o a l u g l i o d i q u e s t ’a n n o n e l l a To r re Mahanakhon nel cuore di Bangkok, è un nuovo tempio dell’arte, dell’estro culinario, del colore. Lo splendido atrio in tonalità verde e turchese con i suoi soffitti svettanti ospita il negozio The Shop con collezioni di giovani designer e dà il benvenuto agli ospiti che in ascensore salgono alla reception. Visibile da ogni punto della città, la Torre con 78 piani è l’edificio più alto della Thailandia, ed a lasciare la sua impronta sugli interni dell’hotel è l’artista e designer spagnolo Jaime Hayon. Come nella zona reception con comode divani, tavolini bassi e spunti culturali esoterici quale il video monumento agli eccessi di Hollywood di Marco Brambilla dietro il banco. Le 155 camere e suite che occupano i piani inferiori della torre sono sobrie con divani ad angolo, vetrate a tutta parete and tendaggi automatici che si aprono sul
paesaggio urbano Sono molte le note audaci e glamour come il bar in oro rosato con luc soffuse, e i mobili in stile rétro
In The Parlour, con un cocktail bar e un DJ Sounds Studio, la cucina è genuina thai mentr nel vicino The Tease, un caleidoscopio di bianco e nero, viene servito il tè del pomeriggio Sul menu in The Standard Grill, una vivace brasserie all’americana, Wagyu Burger con foi gras e tartare di manzo, mentre il Mott 32 è un tempio alla cucina cinese. Il Sky Beach vanta il bar più alto di Bangkok, con piscina e vista mozzafiato, e nel ristorant messicano Ojo Bangkok un suntuoso salotto rosa e oro con pareti tutto vetro e un bar d cristallo scintillante il menu messicano è estrosamente rivisitato dallo Chef Da no mancare una “passeggiata sulla città” sul pavimento di vetro dello Skywalk al 78esim piano!
ci e o e e di n o
r ACCONTI NELL A rETE 2022
A CUr A DI DEMETrIO br ANDI CASTELVECCHI EDIZIONIA conclusione del Premio Racconti nella Rete, nella sua ventu nesima edizione, è stata pubblicata la relativa Antologia dei 25 rac conti vincitori della presente edizione, con la bella copertina di Mil ko Dalla Battista. Il progetto culturale “LuccaAutori Premio Racconti nella Rete”, sostenuto dal Comune di Lucca con il patrocinio del l’Istituzione Biblioteche di Roma, è stato ideato da Demetrio Bran di, giornalista e sociologo che, anno dopo anno, ne ha visto cre scere le caratteristiche originali e le qualità letterarie, continuan do ad essere il Presidente del Premio stesso Palestra di riferimento per gli scrittori esordienti, che in tal modo possono farsi conoscere dal grande pubblico, l’insieme dei racconti offre una originale e spes so “toccante” panoramica di sentimenti e sensazioni in realtà par ticolarmente bene espressi nella edizione presentata ora nella an tologia che ha pubblicato i 25 racconti vincitori Il Premio, nato nel 2002, si conferma oggi come il più importante concorso nazionale per gli autori emergenti e molti degli scrittori pubblicati nelle an tologie hanno poi avuto importanti riconoscimenti in altre com petizioni a livello nazionale Varie le trame, sempre più interessanti e accattivanti con spunti sempre nuovi L antologia si presta an che alla lettura da parte dei bambini (perché il Premio ha un set tore dedicato) come nel caso del bel racconto di Gabriella Gera dal titolo curioso di “La rivolta delle consonanti” Ma anche i musico logi e gli amanti della musica possono appassionarsi alla lettura delle “Variazioni Goldberg” di Cesare Cuscianna, in cui il ritmo del le parole, tra realtà e fantasia, crea una raffinata armonia che si concilia nella memoria, con un sottofondo di musiche di Bach Ma ecco la “Festa di compleanno” di Chiara Pardini, che ci conduce alla Garbatella, con un inizio un po ’ negativo, quasi con il desiderio di “ non festeggiare”, ma che poi realizza affascinanti scenografie co stellate da grandi nomi di attori, cantanti e personaggi di spicco della cultura cinematografica, fino all’apparire di una “torta gigante di 35 piani con Elvis Presley ed altri noti personaggi, con la voce di Marylin Monroe che augura “Happy Birthday” I vari racconti viag giano fra sentimenti e fantasia in una forma di spontanea crea tività che è il filo rosso che collega fra loro, anche in attente discussioni on line, i numerosi autori che, anno dopo anno, vengono inviati alla giuria di “Racconti nella Rete” Ed ecco, nella sezione per Corti, la vittoria assegnata al bel soggetto dal titolo “Quando una storia è solo una storia” di Nicola Buoso a cura di Luisa Chiumenti
Ezio FlammiaL’ArTE DELL A MASCHEr A DI STOFFA
DINO AUDINO EDIZIONIIl volume che già nel sottotitolo ne esprime lobiettivo che si pro pone, ossia “ conoscere e realizzare maschere ad uso teatrale e lu dico”, si articola in due capitoli che analizzano rispettivamente “La storia” e “La tecnica” di questa singolare e affascinante realizza zione artistica: “larte della maschera di stoffa” Se le maschere fu nebri sono testimonianza di civiltà antichissime, costruite essen zialmente per proteggere i volti, la maschera è un “manufatto” che ha attraversato i secoli, con varie attribuzioni e percorsi. Leggia mo così ad esempio quale fosse storicamente la funzione sceni ca della maschera teatrale di stoffa Veniva usato il lino, debita mente trattato; i mascherai elleni indurivano il lino con materia li, comunque collegati pur sempre con il mito, come la “taurocol la” A questo proposito l’autore ricorda come Plinio il Vecchio aves se trattato questo argomento nel libro XXXV della sua “Naturalis Historia” e anche Marco Vitruvio Pollione evidenziasse l uso della “taurocolla” nel libro VII del suo “De Achitectura”. E ancora Flam mia descrive i vari particolari tecnici con cui veniva realizzata que sta particolarissima colla che, derivando appunto dal toro, consacrato a Dioniso, possedeva comunque una connotazione sacra Interessante è leggere altresì quanto afferma il nostro autore circa l’adozione della maschera di stoffa più tardi nel tempo e cioè ancora nell’ambito del teatro romano Flammia ricorda anche come sia stata la pri ma volta che il grande pubblico poté vedere tali maschere, sia sta ta lesposizione dal titolo “Il Teatro Antico e le maschere”, che si ten ne a Napoli nell’agosto del 2009 La mostra fu allestita negli spa zi del Museo Archeologico Nazionale Tali maschere continuaro no poi ad essere usate dai giullari e nel Teatro medievale e anco ra nella commedia dell’arte, fino a giungere al loro declino soltan to tra la fine del XVII e i primi anni del XVIII secolo, ad eccezione di Venezia Uno studio particolare ci offre ancora l’autore con una attenta e analitica descrizione dei materiali e delle tecniche: da quel le antiche a quelle moderne. Ma di eccezionale e interesse sono, da ultimo, i numerosi “esercizi” che Flammia propone, facendo sì che il lettore attento e appassionato, possa applicarsi con preci sione e molta attenzione, ad una personale forma di creatività Da segnalare l’ottima prefazione di Luciano Mariti, che ricorda fra lal tro di avere conosciuto il nostro autore nel 1985, presso il Museo delle Arti e Tradizioni Popolari in Roma, in occasione di uno spet tacolo di burattini ispirato alla commedia “ridiculosa” che utilizzava ancora le maschere della Commedia dell Arte. a cura di Luisa Chiumenti