www.mgrouproma.it
IL RUB AL KHALI L A S TO R I A D E L D E S E RTO O M A N I TA AT T R AV E R S O L E M A E S TO S E D U N E S C O L P I T E D A L V E N TO I N V E R E O P E R E D ’A R T E
A circa 200 chilometri da Salalah inizia la più grande distesa di dune del mondo intero: il deserto del Rub al Khali, il quarto vuoto. I beduini del deserto dicono che quando Dio creò il cielo, le acque e la terra, lasciò un quarto vuoto per permettere all’uomo di riflettere. Gli abitanti del deserto sono persone calme e riflessive che vivono ancora della risorsa tradizionale, ovvero l’allevamento. Fino al rinascimento del Paese iniziato con Sultan Qaboos bin Said, le tribù, di 50-60 persone, si spostavano nella zona compresa tra le grandi dune e l’altopiano predesertico del Nejd, guidando le mandrie di cammelli e di capre alla ricerca del cibo. Durante l’estate, l’umidità portata dal monsone di sudovest garantiva pascoli abbondanti tra i wadi che nascono dalle montagne del Jabal al Qamar e attraversano l’altopiano predesertico per disperdersi tra le dune, mentre in inverno si cercavano le sporadiche
macchie di vegetazione che si sviluppano in prossimità delle sorgenti d’acqua. Le tribù vivevano d’estate nelle grotte carsiche del Nejd e d’inverno nelle grandi tende di stoffa tessuta dalle donne con lana di capra e di cammello a bande bianche e nere montate per la stagione tra le dune del Rub’ al Khali. I bambini venivano nutriti quasi esclusivamente con latte di capra e di cammello, qualche uovo ed un po’ di riso che veniva cotto nel latte, solo occasionamente si mangiava la carne delle gazzelle catturare presso le sorgenti, poiché le bestie dell’allevamento erano destinate alla vendita. Il riso veniva acquistato a Salalah, dove gli uomini si recavano a piedi, percorrendo una distanza di circa 150 chilometri in tre giorni, si fermavano in città per qualche giorno e poi ripartivano per tornare dalle loro famiglie e far festa. I bambini e le donne sorvegliavano le capre, mentre
gli uomini seguivano i cammelli che si spostavano su distanze maggiori. Si dice che in lingua eschimese esistano oltre cento parole per definire i vari tipi di neve, tra i beduini si contano 160 nomi per definire il dromedario in funzione del genere, dell’età, eccetera, ma le classificazioni principali sono in base al colore del mantello: AlMajahem, Al-Hamrah, Al-Safrah, Al-Zarkah e Al-Shakha. Noi ci spostiamo con comode automobili fuoristrada dotate di ammortizzatori ed aria condizionata ed il semplice accorgimento di sgonfiare gli pneumatici fino a 20-30 atmosfere ci permette un viaggio comodo e sicuro. Dopo aver lasciato la strada asfaltata presso il villaggio di Shisr, dove si trova il sito archeologico di Ubar, la città inghiottita dalle sabbie secondo il Corano, procediamo in direzione nordest finché vediamo in lontananza il profilo sinuoso delle grandi dune di sabbia finissima color ocra, l’ambiente più arido che esista sulla Terra: è di una bellezza da togliere il fiato. Continuiamo la nostra esplorazione percorrendo il Wadi Malhait (il salato) lungo le dune Ghaidat bin Taymur (le dune figlie di Taymur) da quando Sayyd Taymur, zio dell’attuale Sultano, andò a visitarle e ne ammirò la bellezza. Arriviamo a Khadaf, che significa “l’accesso”, l’ultimo posto prima della grande distesa di sabbia e veniamo accolti al campo di Al Fawaz Tours (www.alfawaztours.com) con il proverbiale tè. La serata è dolce, lo stufato di carne di cammello che ha preparato per noi Abdul Kadoos è delizioso e riunirsi intorno al fuoco a raccontare leggende e guardare le stelle è pura magia. Anche noi dormiremo nelle grandi tende di lana a bande bianche e nere ma noi, a differenza dei beduini, avremo un letto. Domattina ripartiremo per una nuova avventura ma questa esperienza rimarrà per sempre unica e preziosa nel nostro cuore.
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BAIKAL E BURIAZIA: 18 LAGO NEL CUORE DELLA SIBERIA CENTRALE
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MONACI TIBETANI: TUNICHE ROSSO SCARLATTO E MUSCHIO MILLENARIO
KUALA LUMPUR UN SUGGESTIVO AMALGAMA DI STORIA E DI FUTURO
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SAHARA ALGERINO
Dove il blu della notte si mescola con l’ocra del deserto
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RIFLESSI DORATI DI LUSSO E SERENITÀ SULL’ISOLA DI SANTA CRISTINA
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ALGERIA MERIDIONALE: VIAGGIO NELL’ETERNO MONDO TUAREG, IL SAHARA ALGERINO
Isola di Santa Cristina, da più di quarant’anni di proprietà di Gernot Langes-Swarovski, il re dei cristalli
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INTERVISTA A GASPARE GRISOLIA UN ARCHITETTO ARTISTA
- La Subida Country Resort - Castello di Spessa Golf&Wine Resort - Il Sofitel Legend Metropole Hanoi - A Halong Bay sulla nuova President
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Ideazione logo Ilenia Cairo
Progetto grafico e impaginazione Elisabetta Alfieri e.alfieri@emotionsmagazine.com Collaboratori Anna Alberghina Luisa Chiumenti Giuseppe Garbarino Pamela McCourt Francescone Federica Pagliarone Lorenzo Zelaschi redazione@emotionsmagazine.com Fotografi Anna Alberghina Ettore Brezzo Lorenzo Zelaschi Responsabile Marketing e Pubblicità Enrico Micheli e.micheli@emotionsmagazine.com
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KALEIDOSCOPE
Direttore Responsabile Teresa Carrubba tcarrubba@emotionsmagazine.com
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TALARE, una delle opere originali dell’architetto Gaspare Grisolia
Pubblicazione Rivisra Online DMXLAB Srl web@emotionsmagazine.com Editore Teresa Carrubba Via Tirso 49 -00185 Roma Tel e Fax 068417855 Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Roma il 27.10.2011 – N° 310/2011 Copyright © – Tutto il materiale [testi e immagini] utilizzato è copyright dei rispettivi autori e della Case Editrice che ne detiene i diritti.
Kuala Lumpur, Malaysia
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TERESA CARRUBBA EDITORE DIRETTORE RESPONSABILE
L’augurio per il nuovo anno è che ci porti viaggi strepitosi all’insegna dell’avventura, dell’emozione e della cultura. Il nuovo numero di Emotions ci porta in terre lontane, alla ricerca di popoli e civiltà diverse che possano arricchire i nostri ricordi e la nostra conoscenza. Ci insegna molto il buddismo che, oltre ad essere una religione profonda è anche una filosofia di vita, soprattutto se scandita da una natura impervia quanto solenne come l’Himalaya, in Asia centrale. Spostandoci al nord Asia, invece, nella gelida Siberia, il viaggio assume le tonalità della natura, attorno al Lago Baikal, il lago più profondo e più antico del mondo, Patrimonio Unesco e considerato una delle sette meraviglie della Russia. Natura selvaggia anche nel Borneo, in Malaysia, quel magnifico patrimonio verde che sono le giungle e le foreste alimentate dal caldo umido dei tropici. E l’intrigante mescolanza dei templi induisti con magnifici grattacieli futuristi che fanno di Kuala Lumpur una fucina di emozioni tra storia e modernità. Gli incontri di Emotions, invece, ci riportano in Italia con l’esclusiva intervista a René Deutsch realizzata a Santa Cristina nella laguna veneta: l’isola di famiglia, da più di quarant’anni di proprietà di Gernot Langes-Swarovski, il re dei cristalli. E a Firenze, dove opera Gaspare Grisolia, un geniale architetto che esercita la propria fantasia creativa anche nel campo delle arti visive.
tcarrubba@emotionsmagazine.com
T ERESA C ARRUBBA Photos by Archivio
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Terra di forti contrasti, la Malaysia. Di contrasti e di miti perduti. Della leggendaria tigre - Sandokan, resta la suggestione evocata dall’isola di Mompracem, l’odierna Kuraman, e anche il suo nome, dato a un grande villaggio del Borneo settentrionale. Ma l’esplosione selvaggia della natura non è fantasia. E’ il caldo umido dei tropici favorito da brevi acquazzoni ad alimentare quel magnifico patrimonio verde che sono le giungle e le foreste dove intricati cespugli s’incastrano tra gli alberi enormi che svettano i loro rami ad altezze straordinarie e dalla terra emergono come serpenti inarcati le loro radici nodose. Quindicimila specie di alberi e piante e un’infinita varietà di fiori, dalle orchidee ai lotos all’ibiscus alla rosa sinesis, il fiore nazionale. E in mezzo al verde, i villaggi, con le emblematiche abitazioni a palafitte. Una natura prorompente, dunque, a dispetto dell’altra
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Malesia. Quella degli avveniristici grattacieli che elevano le grandi città, in tutti i sensi. Forme affusolate in cui vetro, cemento e acciaio si modellano nelle mani di audaci architetti sicuri dell’effetto sorpresa su chi al primo impatto con la Malesia si aspetti di trovare l’Oriente puro, fatto solo di costruzioni basse, tetti a pagoda, ori e decori a profusione. Che ci sono, naturalmente, tra vecchie case e templi, sparsi qua e là, pur all’ombra di quegli altissimi palazzi che la voglia di Oriente farebbe persino vedere come ascetici minareti. Il contrasto, si diceva. Città dall’architettura vagamente british-moresca con tocchi cinesi e indù. E il comparire improvviso di grattacieli che mostrano una diversa realtà; la testimonianza di un Paese in cui i ritmi di sviluppo non hanno precedenti in nessun’altra parte dell’Asia.
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Proprio per questo il turista in Malesia è ancora un viaggiatore privilegiato perché nel Paese esiste un bell’amalgama di natura, di fascino esotico e di comfort di tipo occidentale. Lo si vede percorrendola in auto da regione a regione: dal Selangor al Kelantan, dalla Malacca allo Johor, al Pehanh. E se ci si stupisce alla vista di tanta modernità, la sorpresa aumenta di fronte agli animisti che vivono ancora allo stato primitivo nella giungla, nutrendosi quasi esclusivamente dei suoi frutti, tutt’al più costruendo piccoli oggetti artigianali da vendere ai turisti. Per la sua posizione strategica tra il Mar della Cina meridionale e l’Oceano Indiano, la Malesia è sempre stata luogo d’incontro privilegiato per mercanti e viaggiatori dell’Est e dell’Ovest. La sua storia riflette perciò queste influenze straniere: quella indo-buddista per esempio, la più importante nel secolo precedente l’arrivo dell’Islam. Quando nel 1400 il reame malese di Malacca raggiunse il suo apogeo, l’Islam dominava la regione. Ed era proprio la
penisola di Malacca, quello stretto braccio di terra che dall’istmo di Krà si spinge verso sud-est sino all’isola di Singapore e separa il Mar della Cina meridionale dall’Oceano Indiano, il passaggio obbligato per andare per mare da occidente a oriente e viceversa. Il primo impatto con questo lontano mondo orientale, è la cortesia dei malesi, un popolo che ama fraternizzare. Vivono in 19 milioni su un territorio poco più piccolo dell’Italia: divisi in tre principali etnie, Malesi, Cinesi, Indiani e nei diversi gruppi indigeni del Sabah e dal Sarawak. E gli incroci tra le razze hanno dato origine a sembianze singolari, visi in cui è difficile attribuire un’origine definita. Questo aumenta il fascino della Malesia. L'Islamismo è la religione ufficiale di stato, ma anche il Buddismo, l'Induismo e il Cristianesimo sono liberamente diffusi e praticati. Il contrasto, si diceva. Nella grande varietà di razze e di costumi, questo Paese ha saputo dunque trovare una sua dimensione armonica, moderna ed efficiente. EMOTIONS
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Kuala Lum¬pur, città giovane senza storia. Assorbì molto dal dominio britannico, usi e costumi e anche l’architettura di cui rimangono piacevoli tracce. Di tutta la Malesia, forse è qui, nella sua capitale, il trionfo di quel singolare amalgama di etnie, di religioni, di culture così diverse eppure così ben assimilate. Girando per le strade di questa città, nata nel 1857 dall’insediamento di un gruppo di minatori in cerca di stagno nella confluenza dei fiumi KIang e Gombak, oggi una vera metropoli, la suggestione è continua e sbalorditiva. Sembra una città musulmana, ma poi emergono dei tratti cinesi mentre a due passi si respira un forte sapore indiano. E poi, girato l’angolo, appaiono i lineamenti di elegante stile inglese dei palazzi coloniali. Ma tutto si stravolge in pieno centro dove lo sguardo è costretto ad alzarsi per seguire le linee essenziali dei numerosi modernissimi grattacieli. Ed è allora che, assecondando con gli occhi quelle magnifiche svettanti strutture, ci si chiede se sia Manhattan o davvero
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il sud dell’Asia. Tra tutte spiccano le Petronas Twin Towers, simbolo della città, le torri gemelle più alte al mondo. Quattrocentocinquantadue metri di altezza, 88 piani scintillanti di vetrate, acciaio e alta tecnologia. Costruite senza badare a spese dalla compagnia petrolifera malese, Petronas appunto, le torri sono improntate al lusso e all’eleganza. All’interno, una Philarmonic Hall per concerti e rappresentazioni teatrali, e un centro commerciale che vanta le più prestigiose firme del design internazionale. Ma il percorso più sorprendente è il camminatoio vetrato che collega le due torri a circa metà altezza, da cui si gode un’irrinunciabile panoramica della città. Richiesta a tal punto da dover prenotare l’ingresso varie ore prima. Un’alternativa è la Torre di Kuala Lumpur, stazione di trasmissione per telecomunicazioni, sulla cima di Bukit Nanas. Dall’alto dei suoi 421 metri è possibile percorrere una veranda circolare che offre una vista della città a lungo raggio.
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MALAYSIA ... costruzioni basse, tetti a pagoda, ori e decori a profusione ci sono, naturalmente, tra vecchie case e templi, sparsi qua e là , pur all’ombra di quegli altissimi palazzi che la voglia di Oriente farebbe persino vedere come ascetici minareti
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Ma Kuala Lumpur, lo abbiamo detto, è anche altro. E’ nel folklore del Mercato Centrale, fregiato del Coronation Architecture Design Award per lo stile architettonico e, per ben tre volte, del Gold Award del Turismo Malesia per aver fornito un grande contributo all'industria e al turismo. Oggi è il centro per lo sviluppo della cultura, delle arti e dell'artigianato malese. E’ più di un mercato, qui si possono osservare le tecniche della lavorazione del vetro soffiato o del batik su stoffa, ma ci si può far anche predire il futuro, farsi fare ritratti, e naturalmente acquistare prodotti di artigianato locale. A 5 minuti a piedi la favolosa China Town, coloratissima di botteghe in cui tutto fa bella mostra di sé, dalle stoffe ai ninnoli pendenti, tra il profumo di spezie e di erbe medicinali. A sera, poi, le strade si animano ancora di più per gli ambulanti festosi che offrono l’illusione di un Cartier o di un Rolex con ottime imitazioni. Il chiasso si placa allontanandosi per le vie della città a ritrovare la seppur breve storia di Kuala Lumpur che si concentra, per esempio, in Dataran Merdeka, la suggestiva piazza dove il 31 Agosto 1957 fu abbassata la bandiera britannica e issata quella malese, su un’asta di 100 metri, una delle più alte del mondo. Il governo britannico, tuttavia, ha lasciato in quest’enorme piazza un bellissimo palazzo, sua sede amministrativa, di un singolare stile moresco, il Sultan Abdul Samad Building. Il palazzo, che delinea tutto un lato della piazza Merdeka, conducendo quasi a un punto di fuga, oggi ospita la Corte Suprema e il Museo tessile della città. In un angolo della piazza si trova anche il Selangor Club, un edificio in stile Tudor costruito nel 1910. Sotto la Dataran Merdeka si trova la Plaza Putra, un complesso sotterraneo con ristoranti e FEBBRAIO - MARZO
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locali di divertimento. Interessante, anche se, di sera, Kuala Lumpur va vista in superficie, specie nel modernissimo centro dove i raggi del sole che di giorno animano di forme e colori le superfici specchiate dei grattaceli, lasciano il posto ad una sapiente illuminazione che ne disegna i contorni proiettandoli verso il buio del cielo come giganteschi alberi di Natale. Ma la vera Malesia, inizia subito dopo la capitale. Il trafficato raccordo anulare che circonda la città, lascia spazio dapprima alle vastissime piantagioni degli alberi della gomma, poi all’inestricabile giungla che si snoda già dai bordi della strada. Non ci sono più rumori, solo palme da cocco e da olio, banani, laghi immensi ricoperti da fiori di loto. Il tuffo in Oriente, dunque, è più facile a partire dalla periferia di Kuala Lumpur dove, per esempio, si possono visitare le Batu Caves, un complesso di grotte nelle quali si trovano dei templi indù. La suggestione comincia già dall’ingresso dove statue di divinità indiane zoomorfe, come il dio panciuto con la testa di elefante, avviano ai 272 gradini su cui è facile imbattersi in simpatiche scimmiette. Ma il fascino è in cima, dove si aprono enormi grotte e piccoli coloratissimi altari. Se poi si ha la fortuna di trovarsi lì in un momento di preghiera, è difficile non restarne coinvolti. Un ossessivo suono di tamburi sottolinea il rito dei fedeli indiani che, a torso nudo si passano una fiaccola accesa pronunciando frasi concitate. Fedeli che qui, a fine gennaio, diventano circa 100.000 per celebrare il Thaipusam, una festa indù delle comunità Tamil. www.malaysiamydestination.com www.malaysiaairlines.com
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e Buriazia ANNA ALBERGHINA
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costume buriato, Ulan Udé
Rinpoche Bagsha Datsan, Ulan Udé
LAGO BAIKAL e BURIAZIA Immenso e remoto, il Baikal è il lago più antico
del mondo con i suoi 25 milioni di anni. Occupa una fossa tettonica profondissima e si stima
che contenga il 20% delle riserve d’acqua dolce
del pianeta, esclusi i ghiacciai e le calotte polari. Riceve le acque di oltre 300 immissari ma
possiede un solo emissario, l’Angara. E’ stato posto sotto la tutela dell’Unesco nel 1996 e fa
parte della lista delle 7 meraviglie della Russia. Nel luglio 2008 l’Unione Sovietica inviò due piccoli sommergibili, Mir 1 e Mir 2, che scesero sul fondo per condurre test geologici e biologici sul suo ecosistema unico. Il Dalai-nor, mare sacro in lingua buriata, è un mondo intriso di misteri e leggende ed ha per i Siberiani un forte valore simbolico. Profondo 1600 metri, nasconde nei suoi abissi spiriti magici da cui guardarsi e a cui chiedere prodigi. Come il lago di Loch Ness in Scozia, celerebbe un mostro nelle sue profondità: il mitico pesce drago. Luogo di fenomeni paranormali, nasconde molte aree note per la scomparsa di navi o per l’avvistamento di strane luci nel cielo. Vi si scoprono ogni anno nuove specie animali e le sue coste offrono scenari straordinari. L’enorme massa d’acqua esercita una forte azione di mitigazione delle temperature ma vi soffia spesso un forte vento che può toccare i 150 Km/h. Durante l’inverno, la superficie ghiacciata fino a 1,5 metri di profondità consente addirittura il transito di mezzi pesanti. Famoso per le sue acque che lasciano filtrare lo sguardo fino a 40 metri di profondità, da sempre considerate le più pure e cristalline al mondo, il Baikal è diventato una grande attrattiva turistica. Purtroppo, negli ultimi anni, il livello di inquinamento è paurosamente aumentato a causa del cambiamento climatico, delle aziende che operano nella zona e dell’incremento della presenza umana. Le alghe stanno pian piano soffocando i fondali, contribuendo a uccidere le spugne indispensabili per la biofiltrazione. La pesca dell’omul, una specie endemica piuttosto pregiata, è stata vietata mentre la nerpa o foca del Baikal, dopo un periodo di caccia indiscriminata, è stata inserita in un programma di protezione. L’isola di Ol’chon è la più grande del lago e l’unica abitata. Un’antica credenza popolare afferma che due demoni maligni abitano nelle acque profonde che la circondano, pronti a prendersi le anime dei pescatori durante le tempeste. Capo Burchan,
detto la roccia dello sciamano è il punto più famoso, un luogo sacro non solo per lo Sciamanesimo ma anche per il Lamaismo dei Buriati. Numerosi romanzi come “Il tesoro di Gengis Khan” di Clive Cussler e “la Fenice del Baykal” di Folco Quilici sono ambientati intorno al “lago dei misteri”. A un’ottantina di Km. dal lago Baikal sorge Irkutsk, una città vivace e in crescente sviluppo turistico, definita, forse esagerando un po’, la “Parigi della Siberia”. Da qui è possibile salire sulla mitica transiberiana in direzione di Ulan Udé, la capitale della Buriazia, famosa per la testa di Lenin più grande del mondo, alta 8 metri e pesante 42 tonnellate. Il territorio della Buriazia, ricco di oro e di pellicce, annesso alla Russia a cavallo del 1700, è bagnato dal Baikal per il 60% della linea costiera. Dopo l’annessione, i Buriati, discendenti dell’antico popolo nomade dei Mongoli, furono sottoposti a un processo di integrazione che li portò ad abbandonare progressivamente il nomadismo e l’agricoltura itinerante. La religione della Buriazia è lo Sciamanesimo, un antico sistema di comportamenti e credenze basato sulla Natura. Gli Sciamani sono in grado di interagire con gli spiriti per ottenere guarigioni. Ma, nei pressi di Ulan Udè si trova anche una nutrita comunità buddhista. monaci nel Rinpoche Bagsha Datsan, Ulan Udé
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NEL CUORE DELLA SIBERIA CENTRALE
pali votivi, isola di Ol’chon
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Un’AntIcA cREDEnZA pOpOLARE AffERMA chE D nELLE AcqUE pROfOnDE DELL’ISOLA D A pREnDERSI LE AnIME DEI pEScAtORI DU
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LAGO BAIKAL e BURIAZIA Lago Baikal
lo Sciamano, isola di Ol’chon
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la cattedrale Sobor Yoboyavlensky, Irkutsk
funzione religiosa nella cattedrale, Irkutsk
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LAGO BAIKAL e BURIAZIA E’ possibile visitare il monastero di Ivolginsk che ospita il corpo mummificato di Lama Itighelov,
noto per il suo incredibile stato di conservazione. Questo monaco buddhista, laureato in medicina e in filosofia, fu una figura importante del mondo religioso russo prima della Rivoluzione di Ottobre. Nel 1927, all’età di 75 anni, sentendo avvicinarsi la propria morte, chiese ai Lama di effettuare sessioni di meditazione e di recitare riti funebri ma essi rifiutarono, cosicché iniziò a meditare da solo e, ben presto, cessò di respirare. Chiese di essere sepolto nella posizione del loto e di essere riesumato parecchi anni dopo la sua morte. Così fu fatto, secondo i suoi voleri, nel 1955 e nel 1973. I suoi resti apparivano indenni dal deterioramento. Nel 2002 fu nuovamente riesumato e trasferito a Datsan Ivolginsky dove divenne oggetto di studi da parte di scienziati e patologi. Imprecisati rapporti medici avrebbero accertato che i suoi arti sono flessibili, la pelle elastica, i capelli e le unghie continuano a crescere e la temperatura del corpo è di 35,3°C. I monaci sostengono, addirittura, che il corpo abbia ancora attività cardiaca ed elettroencefalografica. Un morto, non morto, dunque. Un mistero e soprattutto una grande attrazione per il monastero. Chiuso in un piccolo tempio e protetto da una teca di cristallo, Lama Itighelov, vestito di porpora e giallo zafferano, riceve le offerte votive dei fedeli. A migliaia i pellegrini accorrono per vederlo. Secondo le credenze buddhiste solo i più grandi Maestri possono cadere in uno stato di “perfetta vuotezza” prima della morte e purificarsi in modo tale che il cadavere non si corrompa. Dove si ferma la ragione ci si affida all’insondabilità della fede! Nella stessa regione vive un’altra, insolita, comunità religiosa, quella dei “vecchi credenti”. Sono coloro che non hanno mai accettato il ritorno all’ortodossia greca voluto dal Patriarca Nikon e dal 1600 attendono il giorno del Giudizio. Scampati a secoli di torture e di persecuzioni rimangono fedeli alle antiche pratiche difese dal loro capo spirituale, l’arciprete Avvakum, bruciato sul rogo nel 1682. E così continuano a farsi il segno della croce con due dita tese e non con tre, a onorare la Trinità con un doppio Alleluia piuttosto che con un triplo e a celebrare l’Eucarestia con sette pani invece che con cinque, respingendo tutte le innovazioni che considerano una manifestazione dell’Anticristo.
Gli uomini rifiutano di tagliarsi capelli, barba e baffi, celebrano lunghissime messe in casa, battezzano i bimbi nei laghi e seppelliscono i morti nelle foreste. Solo così potranno salvare le loro anime. Fuggendo da tutto ciò che è moderno, straniero e contaminato dalla civiltà, hanno trovato rifugio negli spazi immensi del Basso Volga, del Don, degli Urali e della Siberia. Vivono in izbe di legno in mezzo alla taiga sconfinata, senza elettrodomestici né telefoni. Considerano sacrileghi alcool e tabacco ed hanno la religione del lavoro. Dopo la fine del Comunismo, i “Kolchoz”, le aziende agricole collettive sovietiche, sono stati abbandonati e, da allora, ogni famiglia provvede per se stessa. Gli uomini cacciano, pescano e vanno a far fieno e legna e le donne curano le bestie e l’orto e provvedono alla casa e ai figli. Animati da una religiosità ai limiti del fanatismo, vivono secondo uno stile molto frugale e, i più oltranzisti, hanno sviluppato una visione estremamente chiusa nei confronti del mondo esterno. E’ possibile incontrare piccole comunità e visitare alcuni villaggi come Tarbagatai e Bolshoj Kunalej. Le case sono dipinte di colori sgargianti, porte e finestre sono adornate di cornici intagliate, decorate con motivi floreali. Olga Alexàndrovna ci riceve nella sua casa e ci racconta la storia della sua famiglia durante gli anni bui del Comunismo. Vestita dei costumi tradizionali intona un canto, triste e toccante che risveglia in me una profonda emozione. tempio di Ivolginsky, Buriazia
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NEL CUORE DELLA S villaggio di tarbagatai, Buriazia
villaggio di Bolshoj Kunalej, Buriazia
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casa di Olga Alexàndrovna nel villaggio di Bolshoj Kunalej, Buriazia
A tAIGA ScOnfInAtA, SEnZA ELEttRODOMEStIcI né tELEfOnI. cOnSIDERAnO OOL E tABAccO ED hAnnO LA RELIGIOnE DEL LAVORO EMOTIONS
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Tuniche rosso scarlatto si muovono tra le rovine di antichi templi incrostate di muschio millenario, ondeggiando come papaveri nell’aria di primavera... In questi monasteri, sperduti nelle antiche valli dell’Himalaya - e lontani dal resto del mondo come satelliti dal proprio pianeta d’origine - risuonano i mantra che echeggiano fino alle antiche fondamenta della terra, diffondendo la loro preghiera sotto forma di vibrazione, che benedice tutto ciò che questa sacra palpitazione pervade ovunque nel vasto mondo. L’Himalaya è un imponente sistema montuoso che affonda le sue radici - politicamente - tra Pakistan, India, Cina, Nepal e Bhutan; con le sue numerose cime oltre i 6mila metri, e alcune superiori agli 8mila, è il più elevato della Terra, sviluppandosi per 2400 chilometri, con una larghezza media di 200-250 chilometri. È in questi luoghi ancora ammantati da un’aura di selvaggia purezza che la maggior parte dei monaci tibetani vive, trascorrendo probabilmente tutta la loro esistenza - a meno che non abbandonino il celibato o si spostino in un altro monastero - in un tempio incastonato in questi remoti angoli di mondo, dove le giornate
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sono ancora scandite da un ritmo derivante da una profonda comunione con la natura e la dimensione dello spirito. Il gong delle quattro del mattino squarcia la notte come una bronzea risata, e la sua onda acustica richiama le coscienze dei dormienti dai sogni; così la giornata dei monaci ha inizio. Una meditazione di un paio d’ore segue il risveglio, generalmente recitando anche dei sutra, mentre il sonno accompagna ancora il resto del mondo. All’incirca attorno alle sei e trenta - anche se questi orari possono variare da monastero a monastero si fa colazione. I pasti preparati sono vegetariani e seguono una dieta che si può definire dissociata ovvero, con un solo alimento a pasto - poiché mescolare i nutrienti appesantisce, rendendo l’assimilazione del cibo più difficile. Forse è inutile specificare che in questi remoti angolini di mondo si mangia solamente frutta e verdura di stagione, in quanto non si trovano supermercati o negozi nei loro paraggi e gli alimenti di cui ci si vuole nutrire devono quindi essere coltivati.
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Le ore del dÏ spese meditando in silenzio, recitando mantra e sutra, studiando le sacre scritture, o svolgendo addestramenti di altro tipo, sono paragonabili all’incirca ad una nostra giornata lavorativa
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MONACI TIBETANI
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pur trascorrendo la vita in una atmosfera pacifica e di certo poco stressante, la giornata dei monaci è tutt’altro che vuota anzi ha ritmi scanditi ed intensi Per i monaci tibetani una sana alimentazione è fondamentale e ruota attorno a specifici concetti di equilibrio ed armonia con la natura. Per questo motivo nutrono molto interesse verso le differenti fasi di preparazione degli alimenti, partendo dalla coltivazione stessa. Quest’atto di cura aumenta la consapevolezza del cibo di cui ci si nutre. Durante il momento del pasto i monaci mangiano lentamente e spesso in silenzio, dando molta importanza anche alla masticazione, che deve essere lenta e curata. Oltre a ciò, quello che credo sia importante comprendere del loro modus vivendi è che, pur trascorrendo la vita in quest’atmosfera pacifica e di certo poco stressante, la giornata dei monaci è tutt’altro che vuota, anzi! reca in se stessa ritmi scanditi ed intensi. Per quanto riguarda gli adulti, le ore del dì spese meditando in silenzio, recitando mantra e sutra, studiando le sacre scritture, o svolgendo addestramenti di altro tipo, sono paragonabili all’incirca ad una nostra giornata lavorativa; poi, ovviamente, è necessario usare del tempo per i lavori di pulizia e manutenzione del monastero stesso, per la coltivazione e preparazione del cibo. Sembra che questi lavori siano attuati attraverso turni che avvengono a rotazione. Inoltre, è anche molto importante capire che il lavoro meditativo e quello manuale sono nodi fondamentali nella vita dei monasteri (e non solo), in quanto un atto aiuta l’altro. Per ciò che concerne i più piccoli - quei funghetti rossi dagli occhi allungati, il cui animo è così profondamente intriso di dolcezza e pazzia - pare che i loro orari siano più rilassati e trascorrano buona parte della giornata nelle aule scolastiche del monastero, oppure spesso giocando o approcciandosi alla meditazione. Le giornate ad ogni modo terminano presto, data l’imminente sveglia mattutina, e le luci sono spente non più tardi delle dieci di sera. Da ciò che ho avuto modo di osservare, il rapporto dei monaci con la popolazione è pervaso da un profondo rispetto, proveniente da entrambe le parti; in quanto, in queste zone del pianeta, codesto strato sociale possiede ancora un manto di profonda sacralità, valore e importanza che sta
andando perduto - o forse si è solamente attenuato - se pensiamo alla relazione più distaccata che noi persone occidentali abbiamo con gli esponenti del nostro credo religioso. Illuminati dalla luce soffice e tremolante delle lampade al burro e circondati dall’oscurità, i panneggi delle vesti dei monaci si muovono come petali che aspettano di essere dischiusi dalle luci dell’alba, fluttuando in una dimensione di quiete che sembra sia stata privata del concetto di tempo. Infine giunge l’oro delle statue dei Buddha, che rifulgendo come il sole del mattino, dissolve ogni ombra notturna. EMOTIONS
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Il gong delle quattro
del mattino squarcia la notte come una bronzea risata, e la sua onda acustica richiama le coscienze
dei dormienti dai sogni; cosĂŹ la giornata
dei monaci ha inizio
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Gli Incontri di Emotions
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DI LUSSO E SERENITA’ SULL’ISOLA DI SANTA CRISTINA PAMELA MCCOURT FRANCESCONE
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CASA E ISOLA DI FAMIGLIA, DA PIÙ DI QUARANT’ANNI DI PROPRIETÀ DI GERNOT LANGES-SWAROVSKI, IL RE DEI CRISTALLI «L’isola è sempre stata parte della mia vita, e io sono parte dell’isola» Per René Deutsch, quarantenne austriaco, l’Isola di Santa Cristina, la più grande delle isole minori nella laguna veneta, è casa. Una casa idilliaca su trenta ettari tra vigneti, uliveti, frutteti, con un vasto laghetto inframezzato da percorsi e terrapieni, un maestoso viale di cipressi, una chiesa bomboniera di mattoni rossi, una villa storica - e tutt‘attorno lo specchio ammaliante, misterioso e impercettibile della laguna. Casa e isola di famiglia: da più di quarant’anni di proprietà di Gernot Langes-Swarovski, il re dei cristalli che in seconde nozze ha sposato la madre di René. «Mio padre sentiva fortemente la responsabilità di Santa Cristina, e si riteneva custode della sua storia che risale a oltre duemila anni fa». «Anch’io mi sento custode privilegiato, come quelli che hanno vissuto qui prima di me e quelli che verranno dopo. Da piccolo passavo giornate spensierate su Santa Cristina, e ora con mia moglie Sandra, per passione e come sfida imprenditoriale, R E N É
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abbiamo concepito un modo contemporaneo e sofisticato per far rivivere l’isola. Abbiamo ristrutturato Villa Ammiana creando un’oasi ecosostenibile e riservata, a cinque stelle, che ci piace condividere con chi sa apprezzare esperienze genuine e spesso stravaganti. Per chi insegue quell’interiorità dello spirito che si concilia con la natura e con il bello». Resort, ritiro o casa? «Per me e Sandra, Santa Cristina è una casa e una passione, e lo è anche per il personale, i coltivatori e i pescatori che collaborano con noi; per gli ospiti è un ritiro privato di lusso. Certamente non è un resort, che implica una struttura ricettiva aperta sempre, e a tutti. Le nove camere di Villa Ammiana possono accogliere fino a sedici ospiti, per un minimo di tre notti per soggiorni bespoke privati, e l’uso esclusivo dell’intera isola». Difficile spiegare la sensazione che si ha sbarcando su Santa Cristina: un senso di appartenenza, di trovarsi lontano da tutto ma al tempo stesso al centro dell’essenza delle cose. Di scoprire man mano quell’armonia intimistica che viene da una congiunzione chimerica tra la mente, il corpo e lo spirito.
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Risale al 14esimo secolo il nome dell’isola quando portarono qui da Costantinopoli i resti mortali della martire Santa Cristina, e fu fondato un convento di suore dove oggi sorge Villa Ammiana. La villa, tutta luce e tonalità candide con elementi tibetani e marocchini, è di una raffinata eleganza con camere matrimoniali e single, ariosi spazi comuni, una piscina e, nella fattoria di fronte alla villa - la casa di René e Sandra - una grande camera yoga attrezzata per ritiri spirituali. Dall’altana sul tetto l’occhio spazia oltre il verde dei giardini e il laghetto privato sulla quiete della laguna che si estende senza soluzione di continuità, abbracciando la Serenissima e l’orizzonte. La grande terrazza sotto il portico è un’isola nell’isola dove oziare e ritrovarsi a tavola, e sul grande camino il resident chef Ivan Garlassi, o gli ospiti stessi, preparano magnifiche grigliate. A tavola, Ivan, che ama chiamarsi cuoco e non chef, plasma ingredienti di stagione raccolti dalla laguna e dal territorio, creando abbinamenti basati sulle migliori tradizioni italiane: piatti semplici e raffinati che raggiungono un equilibrio esemplare. «Dopo due anni passati in un ashram in Australia siamo tornati sull’isola con una nuova visione e un sogno: creare un’impresa da condividere con altri attraverso esperienze semplici ma anche sofisticate», prosegue René. «Come pescare nella laguna e poi cucinare il pesce sulla griglia della terrazza, assistere alla vendemmia, passeggiare intorno al laghetto insieme a fagiani e pavoni, o salire sull’altana sul tetto per sorseggiare un bicchiere del vino che produciamo sull’isola dai vitigni Cabernet Sauvignon e Merlot messi a dimora da mio padre; la produzione del vino biologico è sempre stato uno dei suoi hobby preferiti». «Sulla barca pontoon si esce in compagnia del nostro maggiordomo per grigliate e aperitivi, gettando l’ancora in luoghi lontani da tutto e da tutti, a tu per tu con i silenzi della laguna. Solitamente le isole private di lusso si trovano in luoghi sperduti. Avere una città spettacolare come Venezia a venti minuti da noi è un argomento unico di vendita. Ci permette di offrire agli ospiti esperienze tagliate su misura come visite a musei in forma esclusiva, lezioni di canottaggio con un famoso gondoliere plurivincitore della Regata Storica, cene mascherate a lume di candela in luoghi segreti, e la possibilità di salire in elicottero dal nostro helipad per pranzi in ristoranti stellati sulle Dolomiti». Il sogno meraviglioso di René si sta realizzando ma, come diceva il grande Enzo Ferrari i sogni sono contagiosi, e quando René parla della sua isola negli occhi brilla una passione che dà a intendere che di sogni nel cassetto ne ha ancora molti. «Vorrei arrivare a un perfetto equilibrio naturale tra l’ecosistema, la nostra casa, gli animali, il personale e gli ospiti, creando un unicum fruibile da tutti, su molteplici livelli».
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www.veniceprivateisland.com
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Photos by Ettore Brezzo
dove il blu della notte si mescola con l’ocra del deserto ...
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TESTO DI GIUSEPPE GARBARINO FOTO DI ETTORE BREZZO
UN VIAGG IO
nell’eterno mondo Tuareg
il SAHARA algerino
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il SAHARA algeri no
A cavallo del Tropico del Cancro è una terra vulcanica dove l’ombra del Tahat veglia su tutto e tutti Qui il vento per secoli ha spazzato e modellato le rocce di quel colore ocra che rende tutto ossessivamente monocromatico, originando, dalle rocce sgretolate, quella sabbia che tutto ricopre. Siamo nell’Hoggar, una terra dove l’uomo o meglio il Tuareg, è un puntino nel nulla, in questa terra vivono gli uomini blu, forse non solo per i loro vestiti che spesso hanno quel colore, ma per la strana tonalità del cielo notturno, con quel blu cobalto costellato di stelle. Chi vuole affrontare questo viaggio si troverà davanti a 1000 km di fantastico deserto del Sahara lungo la pista per Akar-Akar, dove il traguardo sono i canyon e
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le potenti rocce che prendono il posto delle molli dune sabbiose. Tutti luoghi dove il dromedario o cammello arabo, è il vero padrone, le tracce lasciate sulla sabbia dal passaggio di questi nobili animali si mescolano spesso con quelle, meno romantiche, degli pneumatici dei camion o delle jeep degli escursionisti. Sembra di essere nel nulla, ma la prima meta di questo viaggio è un rifugio del Club Alpino Francese, campo base per andare all’eremo di padre Charles de Foucauld, un religioso francese studioso dei costumi e della lingua Tuareg.
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il SAHARA algeri no
Nonostante il deserto e la sua sabbia sembrino un luogo di calma, tutto è apparente; alle giornate torride si alternano notti di ghiaccio che rendono il viaggiatore indifeso e confuso I nomi dei luoghi e delle montagne hanno un suono magico, Assekrem, Atakora, le cascate del Temékerest, Tadjnout, in qualche modo siamo davanti al fascino del nulla, infatti anche le cascate sono secche e l’unico indizio della loro esistenza è quello delle rocce levigate dall’acqua; l’intensità di questi luoghi è fortissima, sono spazi aperti dove solo la natura del deserto è padrona di tutto, anche delle nostre anime. Il solo modo per orientarsi, oltre ad avere una guida Tuareg, sono le bussole di giorno e le stelle di notte, magari quella Stella del Niger che da oltre mille anni guida le persone e le carovane nella notte sahariana. Comunque sono immancabili le cartine geografiche ad alta precisione, dove segnare dei punti fermi e
proseguire con il carico di sopravvivenza reperito a Tam, taniche d’acqua e di benzina, stuoie, la bombola del gas, medicinali, datteri e arance, scatolette e legna per il fuoco serale, mentre la strada da seguire è solo il fondo di un fiume, un uadi eternamente in secca. Nonostante il deserto e la sua sabbia sembrino un luogo di calma, tutto è apparente; alle giornate torride si alternano notti di ghiaccio che rendono il viaggiatore indifeso e confuso, facilmente vittima di agguati inimmaginabili, non da parte di altri uomini, ma della natura. Il momento più significativo della giornata è sicuramente il tramonto, quando l’escursione termica produce quel vento che soffia forte e rende per poco tempo tutto vivo e dello stesso colore intenso. EMOTIONS
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il SAHARA algeri no
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Gli sguardi fieri degli abitanti di questi luoghi vi accompagneranno per tutta la vita Rarissimi sono gli incontri con gli abitanti di questi luoghi, da Tadjnout il viaggio di esplorazione prosegue per lo Oued di Tibelheghlaghine e T-in-Tarabine dove sarete accolti dall’offerta di pane cotto sotto la sabbia secondo un rituale che prevede prima la bollitura dell’acqua per il tè, un modo per capire che qui tutto è pensato e fatto per non sprecare energia. Da questo luogo ci vogliono ancora quattro giorni di viaggio, sempre che non sorgano problemi alle auto, per arrivare nella zona di sabbia nera di origine vulcanica dell’Imartha, dove al mattino sulla sabbia è facile individuare le impronte del Fennec, più noto come volpe del deserto, tracce che tradiscono la ricca fauna animale che si nasconde dal caldo durante il giorno e che vaga nella notte alla ricerca di prede e cibo. Sembra impossibile, ma se vi fermerete ad osservare quel nulla disabitato e chiudete per un attimo gli occhi, tutto si trasformerà in quello che è stato centinaia e centinaia di anni fa, un luogo verdeggiante, abitato da
insediamenti neolitici, con le valli solcate da fiumi, foreste e gruppi di animali che vagano indisturbati. Arrivati a Gara Tainaouine a 450 km da Tam, nella zona sud dell’Ahaggar National Park (Hoggar), entrerete in contatto con un mondo dove gli abitanti sono così attenti al consumo dell’acqua che per le abluzioni giornaliere usano la sabbia, la stessa che viene impiegata anche come sistema di pulizia di pentole e piatti. Il premio di tale viaggio verso l’ignoto saranno le concrezioni calcaree formate dall’erosione del vento, una foresta di “funghi” e pinnacoli di varie forme che rendono particolare questo angolo del Sahara algerino e per le quali non esiste la possibilità di descriverle se non l’arte fotografica o forse i versi in poesia di un antico poeta arabo. Capirete allora che gli sguardi fieri degli abitanti di questi luoghi vi accompagneranno non solo sul percorso di ritorno verso Tam, ma per tutta la vita. EMOTIONS
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EqUILIBRIO E tEnSIOnE
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Artista
Architetto
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Un MOnDO tAGLIAtO ARTE E ARCHITETTURA: IL RAPPORTO
STRETTO FRA ARCHITETTURA E ARTI VISIVE N A S C E S P O N TA N E O N E L L A S T E S S A
F O R M A Z I O N E C H E U N A RC H I T E T TO P O RTA
AVA N T I N E L S U O D E S I D E R I O D I E S P R I M E R E L A P RO P R I A E S I G E N Z A D I C R E AT I V I TÀ . LUISA CHIUMENTI Gaspare Grisolia è un architetto che lavora a Firenze in ambiti tecnico professionali, ma che, da sempre, affascinato dalle possibilità artistiche insite nei materiali stessi che sono alla base di ogni realizzazione architettonica - quali legno, vetro e metallo -, ha esercitato la propria fantasia creativa anche nel campo delle arti visive. Ecco così che lavora il legno, quel materiale che da sempre ha accompagnato l’Uomo nella sua quotidianità. Sollecitato dagli spunti creativi forti che esso suscita, l’artista-architetto Grisolia, dà vita ad opere originali, come Talare o Thot. Qui in particolare egli coglie non solo la variabile consistenza e il cromatismo mutevole delle lamelle, ma utilizza le diverse impronte, per creare una vera e propria spazialità prospettica,
realizzando una sorta di immaginario corridoio, percorribile fino ad una sorta di fantasiosa apertura finale. Un altro materiale vicino all’Uomo è il vetro, altrettanto vivo nell’opera di Grisolia dal titolo La luce e i colori, che compongono analogamente suggestioni prospettiche attraverso una ricerca cromatica, che giustappone la carica emotiva insita nelle forme geometriche alternatamente opache e luminose Ed ecco in Equilibrio e tensione, su uno sfondo luminoso, impostarsi un’opera che unisce legno e metallo in un manufatto - forse un’imbarcazione fantastica che sembra prendere l’avvio verso una sorta di futuro simbolizzato in una striscia d’acqua che appare come l’immersione nella vitalità del mondo che lo attende. EMOTIONS
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UnIOnE
LEGnO - fERRO - ORO E pLEXIGLASS
Arte e Architettura: il rapporto stretto fra architettura e arti visive nasce spontaneo nella stessa formazione che un architetto porta avanti nel suo desiderio di esprimere la propria esigenza di creatività che lo porta a scegliere quella certa via di rappresentazione di ciò che la realtà che lo circonda gli suggerisce, mescolandosi attivamente con la propria immaginazione, la propria fantasia, i sogni e le visioni anche irreali del mondo fantastico che fa parte della sua particolare personalità. Non esistono barriere in effetti fra le cosiddette “arti sorelle”: se un progetto architettonico, solidamente ancorato alle proprie ineludibili esigenze strutturali, viene già “visto” nella sua più o meno complessa realizzazione totale, non potrà che essere presentato alla committenza attraverso una grafica, un acquerello, un plastico e dunque sempre in stretto contatto con il disegno, la pittura e la scultura. Del resto è stato messo in rilievo questo stretto rapporto anche storicamente perché appunto, dal Rinascimento in poi in modo più evidente, architetti, pittori e scultori lavoravano congiuntamente o si assommavano nella medesima persona, per presentare al committente le proprie proposte di intervento sulla città, o i singoli palazzi, o gli spazi interni, o anche il paesaggio. E perché no, oggi possiamo aggiungere i fotografi, i musicisti, gli scenografi.
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fIORI DI VEtRO, pAnnELLO
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« P E R R E A L I Z Z A R E I L TA L A R E H O FAT TO R I F E R I M E N TO A L L A
B OT T E G A D I U N FA L E G N A M E , M I O A M I C O, C H E M I H A M E S S O A D I S P O S I Z I O N E T U T T E L E M AC C H I N E N E C E S S A R I E . . .»
Abbiamo così avvicinato Gaspare Grisolia un architetto che lavora a Firenze, con altri colleghi, in uno studio di Architettura, ma che si dedica con passione anche a pitture, sculture ed opere di design di grande interesse e suggestione spaziale. Quando è divenuto consapevole della sua forte attitudine per le Arti Visive, al di là della normale formazione d’architetto? Proveniente da una formazione Classica, ho comunque sempre amato disegnare. Qual è stata la sua prima realizzazione in quest’ambito e a quale materiale si è rivolto in via prioritaria? Ha scelto subito, quali materiali della sua creatività artistica, il legno e il vetro, che sono così vicini all’attività di un architetto? La mia prima prova “d’artista” - realizzata prima di iscrivermi ad Architettura - in cui mi sono cimentato è stata quella denominata Materico (1972). Si tratta di un olio elaborato con la tecnica a spatola. E’ seguita la costruzione di un tavolo in faggio ad incastri. Oggi mi piace sempre di più creare qualcosa con la materia. I materiali a me più congeniali sono legno, vetro, plexiglass, ottone, rame, acciaio. Nell’espressione pittorica invece amo l’acrilico. Nell’esprimermi, le composizioni che penso più mi appartengano sono, oltre al colore, giocare con i frammenti e l’incastro. Come si è articolato il rapporto con i colleghi architetti in corrispondenza di questa sua scelta orientata verso le arti visive? Qualche collega, anch’esso creativo, conosce le mie opere e, devo dire, sono abbastanza apprezzate, “emozionano”. Ovviamente la “critica”, ancorché fatta da colleghi amici, rimane abbastanza soft.
tALARE
Qual è il suo “spazio di lavoro”: la “segretezza” del proprio Studio, o forse lo stimolante scambio con altri artisti ed altre correnti vicine alla propria sensibilità? Non ho uno spazio dedicato, quando l’impulso creativo fa il suo percorso di convincimento, trovo di volta in volta lo spazio necessario per realizzare. EMOTIONS
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UnIcUM
Ad esempio, per realizzare il Talare, poiché l’impegno è stato notevole - sia in termini di tempo che nella scelta di idonea logistica -, ho fatto riferimento alla bottega di un falegname, mio amico, che mi ha messo a disposizione le macchine necessarie alle varie fasi di lavoro.
personale. Ho sempre ritenuto che il confronto potesse essere utile e necessario, anche per la crescita, ma finora non mi sono esposto. Probabilmente per una forma di “pudore”. Anche se, chi ha visto le mie opere ha sempre espresso note positive e di incoraggiamento.
Quanto “peso” ha avuto, nell’affrontare il più ampio panorama delle Arti Visive, il desiderio di “comunicare la propria ispirazione e creatività” a un osservatore esterno che avrebbe conosciuto, compreso e magari anche apprezzato le sue opere? Per me, creare nasce da un impulso emotivo e
Conseguentemente a quanto sopra, è stato di stimolo in questa via, anche l’obiettivo del raggiungibile successo? Ora che ho più tempo, e probabilmente una maggiore maturità artistica ho vari progetti ancora non realizzati con i quali vorrei cimentarmi.
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ANALO
PROS
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A L L’ U O M O È I L V E T R O
N CUI SI COMPONGONO
GAMENTE SUGGESTIONI
S P E T T I C H E AT T R AV E R S O
N A R I C E RC A C RO M AT I C A
LA LUcE E I cOLORI
Architetto
Artista
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GASpARE GRISOLIA nELLA pRODUZIOnE DEL tAVOLO, MAGGIO 2009
GRISOLIA COGLIE NON SOLO L A VA R I A B I L E C O N S I S T E N Z A
E I L C RO M AT I S M O M U T E VO L E
DELLE LAMELLE, MA UTILIZZA LE DIVERSE IMPRONTE, PER
CREARE UNA VERA E PROPRIA S PA Z I A L I TÀ P RO S P E T T I C A ,
R E A L I Z Z A N D O U N A S O RTA D I IMMAGINARIO CORRIDOIO, PERCORRIBILE FINO AD
U N A S O RTA D I FA N TA S I O S A APERTURA FINALE.
www.gasparegrisolia.com
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Artista
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www.lasubida.it
La Subida Country Resort
per svegliarvi in un bosco e accorgervi di non sognare Nasce come un sogno da un'idea che Josko e Loredana Sirk
fanno giovanissimi negli anni '80 e si trasforma in un luogo
incantato dove ci si sente accolti con calore e affetto da tutta
la famiglia Sirk. Sono loro che con passione, dedizione ed
estrema professionalità hanno dato vita a questo piccolo
paradiso: prima qualificando e valorizzando una semplice
osteria di campagna - portandola ad essere un riferimento
dell’evoluzione culinaria di queste terre – poi, proponendo
un'ospitalità di qualità nel Collio, nel momento in cui con
l’affermazione dei suoi vini, raggiungeva la ribalta
internazionale. Oggi La Subida è un universo complesso e
unico costituito dalla Trattoria al Cacciatore, che offre una
cucina di altissima qualità, che la Guida Michelin ha premiato
con la stella, in cui il mondo slavo si incontra con la latinità
conferendo nobiltà alle sue origini contadine; dalla sua
straordinaria Cantina, comprendente un'ampia selezione di
bottiglie, tra cui riserve di assoluto valore e rarità; e dalla
semplicità dell’Osteria de la Subida, con i suoi fuochi,
l’originale rappresentazione degli animali selvatici e i ricordi di
caccia. Non solo, ma qui è possibile trascorrere soggiorni
all'insegna del relax e del benessere nelle originali e
confortevoli Case del borgo. La Subida infatti, sinonimo di
turismo verde, offre ai fortunati ospiti diciassette casette ai
margini di un rigoglioso bosco che si dividono in tre categorie:
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le country (più rustiche), quelle della nonna (con arredo FEBBRAIO - MARZO
antico) e quelle del bosco (più moderne, caratterizzate da
complementi in legno e grandi vetrate con affaccio sul bosco).
Non solo, ma alla Subida hanno ideato originali proposte per
un pernottamento “emozionale” tra cui la Stanza del Fieno,
sopra il maneggio, dove potrete passare una notte d’incanto
tra le balle di fieno in un letto a baldacchino arredato in stile
rural-chic; e Il Nido, una piccola casetta nel verde costituita da
una bellissima vetrata pensata per potersi immergere in quei
batuffoli di lana e piume tipici di un nido accudito! Ciliegina
sulla torta: nel bosco di felci troverete una magnifica vasca
isolata nella quale tuffarvi per riflettere e sognare!
Completano il quadro idilliaco un bel giardino con piscina, un
campo da tennis, un parco giochi e un maneggio; e ancora
biciclette, vespe (gialle come la ribolla friulana) e la Rover del
Collio per girovagare tra le colline, di vigna in vigna.
Inaspettata la scenica acetaia nella quale orgoglioso, il patron
Josko, produce l’aceto di vino da uva intera che, ambrato e dal
profumo intenso di tiglio, ha bisogno di quattro anni di
invecchiamento per poter essere assaporato! L’affinamento in
fossa e nel fieno dei formaggi delle malghe delle Prealpi Giulie,
il prosciutto dei D’Osvaldo, l'olio del Collio e quello della
famiglia Starec, le carni della macelleria Bonelli di Cormons,
sono solo alcune delle eccellenze del territorio che qui
vengono proposte e valorizzate con estro e maestria
magistrali.
Federica Pagliarone
La Subida è un delizioso Country Resort immerso nel verde tra le vigne e i boschi del Collio Goriziano in grado di regalare gli ospiti emozioni e sensazioni indelebili
KALEIDOSCOPE Tanto amato da Casanova per trascorrere romantici soggiorni tra i vigneti del Collio goriziano
Il Castel
Legato a nobili casa
Casanova, il Castello
Collio Goriziano, a C
completamente circ
cui dĂ il nome, fra cu
del Golf Country Cl
origini risalgono al 1
Resort, ha una quin
mobili del Settecent
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mitteleuropeo e, sc
maniero, la piĂš antic
www.castellodispessa.it
info@castellodispessa.it
llo di Spessa Golf&Wine Resort te e illustri ospiti come Giacomo
o di Spessa si trova nel cuore del
Capriva del Friuli, ed è
condato dalle vigne della tenuta a
ui si snodano le diciotto buche ub Castello di Spessa. Le sue
1200. Oggi elegante Wine
dicina di suites arredate con
to e dell'Ottocento italiano e
avata nella collina sottostante il
ca e scenografica cantina del
Collio, dove invecchiano i pregiati vini della tenuta.
Nella saletta del Gusto, il Bistrot del Castello, si
degusta una straordinaria selezione di prodotti del
Friuli Venezia Giulia. Dal restauro di una vecchia
cascina ai piedi del castello è stata ricavata la
Tavernetta al Castello, con un rinomato Ristorante
Gourmand e dieci camere dall’atmosfera country
chic. La Club House del Golf Country Club è
ospitata in un antico rustico, con ampio dehors e
un’ombreggiata terrazza: nel suo ristorante,
l’Hosteria del Castello (aperta anche a chi non gioca
a golf), la cucina rincorre la stagionalità e ricalca i
sapori del territorio. In un casale affacciato sul green
sono stati ricavati appartamenti, dedicati
soprattutto ai golfisti e arredati con caldo stile
rustico, mentre un altro (il più appartato della
tenuta, con dieci stanze) è riservato al Digital Detox.
Dai vigneti del resort, che si trovano nella Doc Collio
e nella Doc Isonzo, provengono i pregiati vini
Castello di Spessa, caratterizzati da aromi eleganti e
armoniosi.
Federica Pagliarone EMOTIONS
www.sofitel-legend-metropole-hanoi.com
Il Sofitel Legend Metropole Hanoi Leggendario di nome e di fatto il Sofitel Legend Metropole
che ivi soggiornò in luna di miele nel 1936. La Grand
lontano dal pittoresco lago Hoan Kiem. Dietro la sua
ospitare otto a tavola e, come le altre tre suite, un servizio
Hanoi sorge nel cuore del quartiere francese di Hanoi poco facciata bianca in stile neoclassico cela una appassionante
Prestige Suite su 172mq ha una zona giorno che può
maggiordomo 24h. Nel corridoio Path of History, foto e
storia che inizia nel lontano 1901, un fascino senza tempo, e
cimeli d’epoca raccontano la storia dell’hotel e vengono
Hanoi era conosciuta come La Parigi d’Oriente. Nell’originale
folk Joan Baez. Pochi anni fa, sotto la piscina del giardino
neoclassica rivisitata rispecchia il Teatro dell’Opera attiguo,
durante i bombardamenti della città, e ogni sera una guida
splendidi interni che riportano all'opulenza dei giorni in cui ala coloniale Metropole e nell’ala Opera, dove l’eleganza
ricordate le visite dell'attrice Jane Fonda e della cantante interno fu ritrovato il bunker che offriva riparo agli ospiti
le 364 camere e suite sono raffinate e luminose con
locale accompagna un piccolo gruppo di ospiti alla scoperta
coloniale o classico francese, sfumature d’architettura
trattamenti nella raffinata Le Spa du Metropole e nel
pavimenti in legno naturale, arredi in sofisticato stile
vietnamita e spaziosi bagni moderni. Infinito l’elenco degli
ospiti illustri che hanno soggiornato al Metropole, da capi di
del vecchio rifugio blindato. Seducente il menu dei
ristorante Le Beaulieu viene proposto un sofisticato menu
fine dining classico francese, mentre lo Spices Garden serve
stato a teste coronate, e da stelle del cinema a grandi artisti
specialità asiatiche e vietnamite. Angelina, con tavoli al
ai quali sono dedicati due delle suite, mentre la terza
New World di sfiziosità e designer cocktail, è uno dei rendezvous
e scrittori come Graham Greene e W. Somerset Maugham
anch’essa nell’ala storica, porta il nome di Charlie Chaplin
livello superiore, arredi più casual al piano inferiore e un menu più modaioli della città. Pamela McCourt Francescone
EMOTIONS
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Gran lusso e gastronomia stellata a Halong Bay sulla nuova President
President, la più nuova, più raffinata e più grande nave da crociera di lusso su Halong Bay solca le acque della Baia Dove Il Drago Scende In Mare destando emozioni uniche, con crociere di una o due notti nella più bella e scenografica baia del Golfo del Tonchino. Dal 1994 Patrimonio dell’UNESCO, Halong vanta uno dei paesaggi naturali più belli che si possano trovare in Asia, costellato di imponenti picchi calcarei e migliaia di isolette rocciose, alcune
Crociere alla scoperta delle bellezze paesaggistiche incomparabili della più bella baia vietnamita
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con spiagge bianche. Le cro ammiraglia della compagni vietnamita offrono ai passe visitare grotte con stalattit galleggianti, mentre a bord e di cucina e una Spa dove r l’anima e il corpo. Lunga 86 con un ascensore (la prima di nuova costruzione vanta
ociere della nuova a di navigazione eggeri la possibilità di ti e stalagmiti e villaggi o ci sono lezioni di Tai Chi rilassarsi e ritemprare 6 metri, su cinque livelli e sulla baia), la President a 46 spaziose cabine con
parquet e balconi. Due le Cabinet Suite su 35mq e le Treasury Suite su 38mq, mentre la Suite Presidenziale, che si estende su 90 mq con una zona pranzo e una gande terrazza con Jacuzzi, è la più grande e lussuosa sulla baia. Di livello stratosferico le proposte gastronomiche con menu curati da uno dei maestri della cucina britannica contemporanea,
lo chef Michelin John Burton-Race, dove spiccano creazioni basate su frutti di mare, pesce e carni pregiatissimi. Ad accompagnare il menu Michelin, e quello di sfiziose specialità vietnamite, una lista di vini che comprende alcuni tra i più pregiati prodotti dalla rinomata casa vinicola francese Maison Castel. Pamela McCourt Francescone
www.presidentcruiseshalong.com
L U CI A E M A R CE L L O CO R O N IN I
L A CUCINA DEL SENZ A®
MANGIA ARE CON GUSTO
I
L I B R I
E M O t I O n S
E VIVERE 100 ANNI DEPURARE L L’’ORGANISMO ELIMINANDO
SALE, GRASSI, ZUCCHERO AGGIUNTI
L E R I CE T T E DEL SENZ A CO N
80 INGR EDIEN T I
SALV ALV VAVI T VAV TA A G R I B A U D O
Lucia e Marcello Coronini
Mangiare con gusto e vivere 100 anni Quando il gusto incontra la scienza
Elisa B. Pasino
Londra al femminile
Gribaudo
recensione a cura di Federica Pagliarone
Lucia e Marcello Coronini si definiscono due cuochi di casa che studiano piatti semplici e fattibili da tutti. Marcello ha tenuto un corso sull’alimentazione con l’obiettivo di rendere “buona” una dieta proibitiva presso la facoltà di Medicina dell’Università degli Studi di Milano. Grazie a questo ha imparato a coniugare i piaceri della tavola con la salute e ideato la CUCINA DEL SENZA® che elimina l’aggiunta di sale, grassi e zucchero. L’esperienza acquisita in 30 anni di assaggi e di prove di cucina gli ha permesso di ragionare sulle sensazioni gustative per ingannare il nostro cervello in modo che non cerchi il sale, che non esalta, ma copre il gusto degli ingredienti. In mesi di prove gli autori hanno scoperto soluzioni innovative e accorgimenti che esaltano la qualità degli ingredienti e hanno concluso che: QUALITÀ = GUSTO = SALUTE e che i piatti del Senza sono più gustosi e saporiti di quelli del Con. A differenza del primo libro La Cucina del Senza, pubblicato nel 2016, in Mangiare con Gusto e vivere 100 anni tutte le ricette sono in contemporanea senza sale, grassi e zuccheri aggiunti. In questo modo riequilibra il metabolismo e disinfiamma l’organismo. Il libro contiene le descrizioni di 80 ingredienti Salvavita detti anche smart food, tratte da organismi internazionali, dando al lettore la possibilità di essere un soggetto attivo, che sceglie i Salvavita che preferisce.
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Guida turistica
Elisa B. Pasino
Prête-à-Partir
Tutti i consigli per la viaggiatrice perfetta
Morellini Editore
Dall’ispirazione per partire all’organizzazione del viaggio fai-da-te: tra itinerari, valigia perfetta, consigli pratici, acquisto dei biglietti aerei nei giorni migliori della settimana, prenotazione degli alberghi, gestione di un roadtrip. Questo libro è per tutte quelle donne che viaggiano sole o in compagnia, ma che soprattutto organizzano una vacanza di coppia, per la famiglia, per un gruppo di amici, e che, anche lontane da casa, desiderano essere al loro meglio. E qui entra in gioco il team di professionisti: il make-up designer per i prodotti indispensabili da infilare nello zaino; l’hair-stylist per tenere in ordine i capelli con ogni clima; il personal trainer per allenarci nel modo corretto anche in vacanza, la coach per avere le dritte per andare d’accordo con i compagni di viaggio (soprattutto figli e marito), la travel blogger che gira il mondo con bimbo al seguito per tutte quelle mamme che pensano che viaggiare con i figli sia troppo faticoso o impossibile. Elisa B. Pasino, cresciuta tra le colline del Monferrato, è una viaggiatrice per passione e per lavoro. Giornalista e sommelier, ha una lunga esperienza in comunicazione, TV, radio e carta stampata e, per tenersi al passo con i tempi, ha creato un travel blog Valigia a due piazze, ospitato dalla testata ILGiornale.it
Morellini Editore
E’ stata scritta sia per chi visita per la prima volta la città britannica, sia per chi vive a Londra o già la conosce bene. Oltre ai luoghi imperdibili, l'autrice mostra ai viaggiatori anche gli angoli meno noti e fuori dalle più battute rotte turistiche, indirizzandoli con consigli da insider verso quelli più interessanti, per non lasciarsi sfuggire gli aspetti più autentici della città. Con questa guida che strizza l’occhio alle donne si consigliano anche le zone da evitare di sera, i negozi vintage e second hand, i saloni di bellezza più glamour e adatti anche a chi mastica poco l’inglese, i luoghi da selfie, le location dei film che ci fanno sempre sognare - da Notting Hill a Il Diario di Bridget Jones, da Love Actually a Quattro matrimoni e un funerale - e tanti tips sui negozi d’arredamento, ma è anche utile per tutta la famiglia, con un capitolo proprio dedicato ai bambini. Inoltre, un'ampio capitolo è dedicato a tutti i villaggi che compongono la grande città inglese e, pagina dopo pagina, ognuno potrà "costruire" la Londra che ama di più, scegliendo che cosa vedere e quali cartoline portarsi a casa.
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