EMOTIONS MAGAZINE - OTTOBRE - NOVEMBRE 2021 - ANNO 11 N 48

Page 1




STAR CLIPPERS Unique Sailing Adventures

Dedicato a chi ama vivere il mare e la navigazione nella più antica tradizione velica. La flotta Star Clippers regala un’esperienza unica a bordo dei suoi velieri che rievocano i leggendari Clipper di un secolo e mezzo fa. Il perfetto connubio tra la tradizione della navigazione a vela, il comfort e la modernità di una nave da crociera e l’intimità di un grande yacht. Salpate con noi a bordo di Royal Clipper, Star Clipper o Star Flyer: Autentici velieri a 5 e 4 alberi.

SUD-EST ASIATICO

CARAIBI

MEDITERRANEO

TRAVERSATE OCEANICHE

CANALE DI PANAMA

Il nuovo catalogo 2020 – 2022 è ora disponibile online. Visitate il nostro sito: www.starclippers.com. Per Informazioni e disponibilità contattate la vostra agenzia di viaggi oppure Star Clippers Italy, info.italy@starclippers.com , +39 342 192 6573

www.starclippers.com


SOMMARIO OTTOBRE | NOVEMBRE 2021 www.emotionsmagazine.com

8

IL TETTO DEL MONDO

E’ nElla Provincia dEl Gansu, all’incrocio dEGli altiPiani QinGhai-tibEt

EMOTIONS

3


SOMMARIO

CAMBOGIA

GLI ANTICHI RE DI ANGKOR WAT

CINA: GANSU

LA PROVINCIA DEL GANSU, ALL’INCROCIO DEGLI ALTIPIANI DEL QINGHAI E DEL TIBET

PAKISTAN, foto di Anna Alberghina

Direttore Responsabile Teresa Carrubba tcarrubba@emotionsmagazine.com Ideazione logo Ilenia Cairo

SVIZZERA

ZURIGO: LA CITTÀ DAI MOLTI VOLTI

CINA: GANSU, CUCINA

Fotografi Anna Alberghina Teresa Carrubba Pamela McCourt Francescone Piergiorgio Pescali

KALEIDOSCOPE •

nh collEction PalaZZo vErona: in un

palazzo del ‘500 adiacente via dei borsari

Responsabile Marketing e Pubblicità Enrico Micheli e.micheli@emotionsmagazine.com Pubblicazione Rivista Online Paolo Milanese grafico@idra.it Editore Teresa Carrubba

PAKISTAN DEL SUD

POPOLI E CULTURE DELLA VALLE DELL’INDO

LIBRIEMOTIONS 4

Collaboratori Anna Alberghina Luisa Chiumenti Pamela McCourt Francescone Piergiorgio Pescali

redazione@emotionsmagazine.com

A TAVOLA CON L’IMPERATORE LE TRADIZIONI CULINARIE MILLENARIE DEL GANSU

OTTOBRENOVEMBRE

Progetto grafico e impaginazione Elisabetta Alfieri e.alfieri@emotionsmagazine.com

Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Roma il 27.10.2011 – N° 310/2011 Copyright © – Tutto il materiale [testi e immagini] utilizzato è copyright dei rispettivi autori e della Case Editrice che ne detiene i diritti.



S

C

R

I

V

I

A

M

O

A

R

T

I

C

O

L

I

P

E

Passata l’estate ma non il desiderio di viaggiare. E a dispetto di tutte le difficoltà di questo periodo, nessuno c

impedisce di immaginarci in uno dei luoghi misteriosi e intriganti proposti da Emotions. non finirà mai di stupirc la Grande Muraglia Cinese che, con i suoi ventunomila chilometri attraversa serpeggiando su clivi e vallate

magnifico territorio della cina, spesso seguendo l’antica via della seta. il Gansu, all’incrocio degli altipiani Qinghai tibet, ne prevede una stazione molto interessante. nel Gansu la natura si è sbizzarrita, dal morbido e maestos deserto del Gobi alle rocce multicolori di danxia, ma è pregnante il misticismo dei monasteri tibetani, come quell di labrang e le grotte di Mogao, uno dei più pregevoli complessi di arte buddista del mondo. da non trascurare l

tradizioni culinarie del Gansu, con i suoi spaghetti in tante declinazioni, scoperti da Marco Polo e diffusi in

occidende. il Pakistan del Sud vanta numerosi siti unEsco come la necropoli di Makli hill e le rovine d

Figurine in terracotta nel museo di Moh


E

R

S

U

S

C

I

T

A

R

E

E

M

O

Z

I

O

N

I

ci Mohenjodaro, ma offre anche itinerari spettacolari lungo le vallate dell’indo, i paesaggi desertici, le architetture

ci moghul, le moschee e i mausolei. sempre in asia, la Cambogia e l’affascinante complesso della “città splendente”,

il ad angkor Wat di cui restano i ruderi del bakheng, il mausoleo del re. le nobili pietre e i percorsi tracciati - raccontano la storia degli antichi re che si sono succeduti, mentre il tempio hinduista, poi trasformato in monastero

o buddista, si è mantenuto integro perché abitato ininterrottamente sino ad oggi. Ma le mete suggerite da Emotions

o sono anche più raggiungibili, come Zurigo, “città considerata meta privilegiata da poeti, pittori e musicisti, da

e Goethe a Fussli, a richard Wagner”. E molto rimane della storia di Zurigo, anche negli edifici del Xiv secolo, sedi

TERESA CARRUBBA

EDITORE, DIRETTORE RESPONSABILE

n delle antiche corporazioni degli artigiani e nel Grossmünster, l'antico duomo di Zurigo che divenne punto di

di partenza della riforma svizzera tedesca sotto ulrico Zwingli e heinrich bullinger.

henjo daro, Pakistan. Foto di Anna Alberghina

tcarrubba@emotionsmagazine.com EMOTIONS

7


LA PROVINCIA DEL GANSU ALL’INCROCIO D

IL MIGLIORE PASSAG

testo di tErEs foto di tErEsa carr

8

OTTOBRENOVEMBRE


CINA

DEGLI ALTIPIANI DEL QINGHAI E DEL TIBET

GGIO SOTTO IL CIELO

a carrubba rubba e archivio

EMOTIONS

9


10

OTTOBRENOVEMBRE


CINA

GANSU

PER PIÙ DI DUE MILLENNI QUESTA VIA SI È SNODATA LUNGO PIÙ DI SEIMILA CHILOMETRI DIRAMANDO COLLEGAMENTI CAPILLARI FINO ALLA RUSSIA MERIDIONALE E ALL’ASIA CENTRALE. “Il migliore passaggio sotto il Cielo”. Così era considerata la Porta Occidentale della Cina, cioè l’estremità della Grande Muraglia rappresentata dal Forte di Jiayuguan, della dinastia Ming, a buon motivo incluso nel Patrimonio Unesco, avamposto di scambi culturali e del commercio tra la Cina e il bacino del Mediterraneo. E’ nella Provincia del Gansu, all’incrocio degli altipiani Qinghai-Tibet, il Tetto del Mondo. Da qui passavano viaggiatori e mercanti a dorso di cammello nell’aspro percorso del Corridoio di Hexi per millenni unico collegamento tra Cina e Occidente. Da qui passava la leggendaria Via della Seta che evoca immagini di mercanti carovanieri carichi di stoffe pregiate, ma anche di spezie, monili, vetri e porcellane. Per più di due millenni questa Via si è snodata lungo più di seimila chilometri diramando collegamenti capillari fino alla Russia meridionale e all’Asia centrale. E da qui transitavano non solo le mercanzie, ma anche la cultura e la filosofia religiosa. Qui si trovano molti templi, antiche grotte-tempio e centri di culto del Buddismo che si estendono dal margine orientale fino alla punta occidentale della Provincia. Nel sud, invece, Xiahé è sede di un importante complesso di

monasteri tibetani, secondo soltanto a quello di Lhasa; in particolare, l'attività religiosa ruota intorno al Monastero di Labrang, uno dei sei più grandi centri tibetani dei Gelugpa, l'ordine dei Berretti Gialli del buddhismo tibetano. Altrettanto celebri le Grotte dei Mille Buddha a Mogao, anche questo sito Unesco, nel territorio della città di Dunhuang. Le grotte di Mogao costituiscono uno dei più pregevoli complessi di arte buddista del mondo. In un passato aureo era sede di 18 monasteri, di numerosi artisti, traduttori e calligrafi e meta di pellegrinaggio per i viaggiatori che si proteggevano con la preghiera dai pericoli dell’attraversamento del deserto del Gobi. L’entrata alle grotte è strettamente controllata e non è possibile accedervi senza guida; sono 492, ma se ne visitano solo una decina, comprese quelle che custodiscono 2 Buddha imponenti, di 34 e 26 metri. Sempre nell’area di Dunhuang, un altro sito da non perdere ma dalla spettacolarità completamente diversa: le dune di sabbia del Mingsha Shan, modellate dal vento in eleganti volute scultoree dai colori cangianti nelle varie fasi del sole. Sono dune molto alte, fino a 1700 m. su cui si può salire con macchinette semiscoperte o con i cammelli. EMOTIONS

11


12

OTTOBRENOVEMBRE


CINA

GANSU

EMOTIONS

13


14

OTTOBRENOVEMBRE


CINA

GANSU

OGGI È UNA CITTÀ VIVACE CON TIPICA ARCHITETTURA A PAGODA E UN TEMPIO CON UNA DELLE PARTICOLARITÀ PIÙ INTERESSANTI DELLA VIA DELLA SETA: LA PIÙ LUNGA STATUA DI BUDDHA SDRAIATO LUNGA 35 METRI Dunhuang. In passato era una fertile oasi circondata da alte montagne e dal deserto dei Gobi, utilizzata come stazione di posta dai viaggiatori della Via della Seta per far riposare i cammelli e rifornirsi prima di ripartire. Alcuni di loro invece si stabilirono lì e costruirono fortezze, torri e templi. Tuttavia, la più grande oasi del Corridoio Hexi, fu senz’altro Zhangye, in passato fortemente influenzata dalla cultura tibetana. Oggi è una città vivace con tipica architettura a pagoda e un tempio con una delle particolarità più interessanti della Via della Seta: la più lunga statua di Buddha sdraiato lunga 35 metri protetta da impo-

nenti figure di venerabili in terracotta, affreschi e oggetti dell’epoca Qing. Nella stessa zona, l’effetto impressionante del Danxia Landform, un sito irripetibile di formazioni rocciose disegnate dall’erosione del vento, ora in canne d’organo ora in bizzarre onde marine, la cui variegata composizione geologica fa sì che gli effetti della luce naturale trasformi il sito in una scenografia di colori coinvolgente e mutevole. Ma il vero centro strategico della Via della Seta è Lanzhou, capoluogo della provincia del Gansu nonché punto di partenza degli epici viaggi via terra alla volta del Xinjiang e del Tibet.

EMOTIONS

15


16

OTTOBRENOVEMBRE


CINA

GANSU

EMOTIONS

17


18

OTTOBRENOVEMBRE


CINA

GANSU

MA IL VERO CENTRO STRATEGICO DELLA VIA DELLA SETA È LANZHOU, CAPOLUOGO DELLA PROVINCIA DEL GANSU NONCHÉ PUNTO DI PARTENZA DEGLI EPICI VIAGGI VIA TERRA ALLA VOLTA DEL XINJIANG E DEL TIBET. Nell’antichità era chiamata la città dorata, per i floridi commerci grazie alla sua posizione lungo la Via della Seta, punto di attraversamento del Fiume Giallo. Retaggio di quell’epoca, ancora oggi è considerata Ia principale struttura industriale della zona nord-occidentale della Cina. Della storia archeologica, invece, ci sono tracce interessanti nel bellissimo Museo della Provincia del Gansu che, con un sapiente allestimento, conserva reperti della Dinastia Han dal 206 a.C. al 220 d.C., fra cui le tavolette di legno incise utilizzate per trasmettere messaggi lungo la Via della Seta e una bella statua bronzea raffigurante il Cavallo volante di Wuwei, un cavallo che galoppa sul dorso di

una rondine rinvenuto trent'anni fa in una tomba della dinastia Han, sotto il tempio di Leitai. Una chicca del viaggio nella Provincia del Gansu è Liqian, un luogo la cui storia gira intorno alla possibilità che i suoi abitanti discendano da una truppa di legionari romani sconfitti i quali nel 53 a.C. si rifugiarono qui e qui si accasarono. Ancora oggi a Liqian si trovano persone dai caratteri somatici ibridi metà cinesi e metà caucasici e ricerche scientifiche, compresa l’analisi del DNA, sembra avvalorare l’ipotesi della discendenza romana. EMOTIONS

19


LE TRADIZIONI CULINARIE MILLENARIE D

A TAVOLA CON

testo e foto di PaMEla M 20 OTTOBRENOVEMBRE


CINA

GANSU

DEL GANSU SULL’ANTICA VIA DELLA SETA

L’IMPERATORE

Mccourt FrancEsconE EMOTIONS

21


ABILISSIMI I CUOCHI CHE IMPASTANO IL MIÀN DI FARINA DI GRANO CON ACQUA PRIMA DI TIRARLO A MANO CON MOVIMENTI IPNOTICI Spaghetti, spaghettini e spaghettoni, linguine e trenette, fedelini e vermicelli, tagliatelle e tagliolini, fettuccine, pappardelle e persino tortellini sono solo alcune delle prelibatezze gastronomiche scoperte da Marco Polo sui suoi viaggi lungo l’antica Via della Seta. Molte le leccornie che risalgono al periodo dell’imperatore Guangxu, ultimo rampollo della dinastia Qing conosciuto per le sue “Riforme dei Centro Giorni” e, secondo la leggenda, non sono poche quelle riportare in patria dal grande esploratore veneziano. Langzhou, il capoluogo della provincia del Gansu è un agglomerato di grattacieli stretto tra due catene montuose sulle sponde del Fiume Giallo. Due le sue unicità: una piccola statua alta solo 34 centimetri e gli spaghetti di grano, i famosi tangmiàn. Nel Museo Civico il leggiadro Cavallino Galoppante di bronzo del 2° secolo d.C. è in posa su una rondine in volo e, nonostante le dimensioni ridotte,

22

OTTOBRENOVEMBRE

colpisce per la maestria degli antichi scultori. Gli spaghetti - di taglie diverse - vengono serviti in un delicato brodo di carne. Abilissimi i cuochi che impastano il miàn di farina di grano con acqua prima di tirarlo a mano con movimenti ipnotici, allungando e ripiegando l’impasto per formare prima due fili poi, con movimenti dondolanti velocissimi ottenere quattro fili, e così via finché non viene raggiunto lo spessore e il numero di fili desiderati, 8, 16, 32, 64. Buttati in acqua bollente per pochi minuti vengono portati a tavola in un ricco brodo di carne, conditi con fettine di ravanello bianco e, a piacere, olio con aglio e peperoncino, scalogno tritato, salsa di soia e coriandolo. Da Langzhou l’antica Via della Seta proseguiva in direzione nord-ovest toccando le città di Wuwei, Zhangye, Jiayuguan e Dunhuang, ognuna delle quali vanta ancora oggi caratteristiche tradizioni culinarie.


CINA

GANSU

EMOTIONS

23


24

OTTOBRENOVEMBRE


CINA

GANSU

A Zhangye, una vivace città con il Buddha dormiente più lungo della Cina, la specialità locale sono le linguine che vengono spezzate, cotte e condite con peperoni, fagiolini, pomodori, cavoli e funghi. Possono anche essere servite tiepide o fredde, innaffiate con il locale vino da riso bai jiu. Jiayuguan, che si trova tra il deserto del Gobi e le montagne Qilian, è famoso per il shaokezi, un sottile tortino di farina di riso cotto nelle cenere della brace. Molto apprezzati anche la carne di montone in pastella croccante, gli spiedini di agnello e la trippa alla brace. E per chi alla carne preferisce le verdure ci sono le patate condite con cumino e cotte sulla fiamma viva. Rossi, succosi e saporiti i pomodori locali che, spellati e cotti, diventano un sugo fresco dentro il quale vengono rotte delle uova e aggiunti dei cipollotti freschi per un piatto saporitissimo e dai colori vivaci. Curioso e molto appetitoso anche il piatto tipico di Jiayuguan: larghe pappardelle lessate in un brodo di verdure con aglio, cumino, peperoncino, coriandolo e altre spezie. Portato in tavola in una ciotola grande tocca a ogni commensale trasferire le pappardelle e il brodo nella propria ciotolina. Un rituale impegnativo perché non solo sono lunghissime ma anche molto scivolose, e il passaggio dalla ciotola comune a quelle individuali avviene rigorosamente con i bastoncini di legno. Sempre nel Jiayuguan hanno un aspetto delicato i candidi tortellini di pasta di riso, ma nascondono un cuore perfido: un impasto

di carne e verdure con quantità industriali di pungente aglio fresco. Ad accompagnare queste gustose specialità la Huang Beer che viene servita in bicchierini piccolissimi: un’usanza locale adottata nei secoli, si dice per aiutare a frenare chi ha la tendenza ad alzare troppo il gomito. Dunhuang, la città più occidentale della provincia è conosciuta per le famose Grotte Mogao con migliaia di statue e affreschi dedicati al Buddha, e per le bellissime dune di sabbia della Collina Mingsha. Tra le specialità gastronomiche della regione gli spaghettini che, secondo la tradizione sono “bianchi come la giada e sottili come i baffi del drago” e vengono serviti sia in brodo che saltati in padella. Dunhunag è anche famosa per l’eccellente uva che cresce nei dintorni, e che alla fine dell’estate si può trovare nei mercati rionali e sui carretti dei venditori ambulanti insieme ad albicocche e dolcissimi fichi. Una carrellata di sapori, spesso delicati ma a volte anche violenti, dove padroneggiano l’intensa sapidità dell’aglio, la vivacità focosa del peperoncino, il bouquet pepato del cumino, il languido retrogusto del coriandolo, e dove i colori predominanti sono il bianco della pasta, il rosso fuoco del peperoncino, le note scure della carne e il verde smeraldo delle verdure. Una tavolozza policromatica e irresistibile che non manca mai di deliziare l’occhio e aguzzare l’appetito.

EMOTIONS

25


PAKISTAN DEL SUD

26

OTTOBRENOVEMBRE


POPOLI E CULTURE DELLA VALLE DELL’

INDO testo e foto di anna albErGhina

EMOTIONS

27


PAKISTAN DEL SUD SE IL TIMORE DI DISORDINI O LA MINACCIA DEL TERRORISMO NON RIUSCIRANNO A SPEGNERE L’ENTUSIASMO DEL VIAGGIO, AVRETE L’OPPORTUNITÀ DI SCOPRIRE UNA NAZIONE CHE HA MOLTO DA OFFRIRE SIA IN TERMINI CULTURALI CHE ETNICI E PAESAGGISTICI. LA NECROPOLI DI MAKLI HILL

Fino a 70 anni fa il Pakistan non esisteva ma era parte integrante dell’India. La storia di questo territorio è antica e complessa. Già 5000 anni fa la valle dell’Indo ospitava una civiltà evoluta. Divenne, quindi, preda di invasori stranieri, tra cui Alessandro Magno, che, per quasi 2000 anni, si alternarono al potere fino a quando nel XV secolo i Moghul si impadronirono della regione e diedero vita ad una società di tipo feudale di cui restano magnifiche vestigia artistiche. Nel 1700 arrivarono gli Inglesi che, in breve tempo, si insediarono in tutto il sub-continente indiano. A metà del XIX secolo iniziarono le prime rivolte contro il regime coloniale britannico che portarono, infine, alla nascita del nuovo Pakistan nel 1947. Il processo di separazione dall’India fu segnato da uno dei più sanguinosi esodi della storia. Terribili scontri tra i Musulmani che migravano

28

OTTOBRENOVEMBRE

verso il neo costituito Pakistan e gli Hinduisti che effettuavano il percorso in senso inverso, provocarono il massacro di decine di migliaia di persone. Oggi, il Paese, dopo aver conquistato l’indipendenza, ha risolto gran parte dei suoi problemi ed è possibile effettuarvi un viaggio straordinario. Il sud può essere esplorato partendo da Karachi, affacciata sul Mar Arabico, nella provincia meridionale del Sindh, a Lahore, nel Punjab, la provincia più fertile e verdeggiante, abitata da metà dell’intera popolazione del Paese. Un itinerario che conduce alla scoperta di numerosi siti Patrimonio UNESCO: la necropoli di Makli Hill, le rovine di Mohenjodaro, l’affascinante Mausoleo di Bibi Jawindi a Uch Sharif, il Forte di Derawar nel deserto del Cholistan per finire a Lahore, la capitale culturale del Paese.


EMOTIONS

29


PAKISTAN DEL SUD

30 OTTOBRENOVEMBRE


EMOTIONS

31


32

OTTOBRENOVEMBRE


PAKISTAN DEL SUD LA MOSCHEA DI SHAH JAHAN A THATTA E IL SUO CUSTODE

UN ITINERARIO CHE CONDUCE ALLA SCOPERTA DI NUMEROSI SITI PATRIMONIO UNESCO: LA NECROPOLI DI MAKLI HILL, LE ROVINE DI MOHENJODARO, L’AFFASCINANTE MAUSOLEO DI BIBI JAWINDI A UCH SHARIF, IL FORTE DI DERAWAR NEL DESERTO DEL CHOLISTAN E PER FINIRE A LAHORE Il lento fluire dell’Indo, i paesaggi desertici, le incantevoli architetture moghul, i mausolei e le moschee, i favolosi bazar, le tradizioni antichissime, tra cui quelle cariche di mistero che si rifanno al sufismo, il misticismo islamico, saranno conditi dall’incontro con variopinte folle di pellegrini e dalla cordiale accoglienza delle popolazioni locali per nulla avvezze al turismo di massa. Karachi, una città portuale di oltre 20 milioni di abitanti, è il cuore dell’economia pakistana. Il centro cittadino è ricco di cattedrali e di edifici vittoriani, testimonianza del passaggio dell’impero britannico. L’edificio più rappresentativo, tuttavia, è il Mausoleo di Quaid-i-Azam, dedicato al fondatore del Pakistan, Mohammed Alì Jinnah. A poca distanza da Karachi si trova la necropoli di Makli Hill, eccezionale testamento della civiltà Sindhi tra il XIV e il XVIII secolo. Si tratta di uno dei più grandi siti funerari del mondo e si sviluppa su un'area di 10 chilometri vicino alla città di Thatta, dominata dalla grandiosa mo-

schea di Shah Jahan. La necropoli di Makli ospita monumenti funerari di rara bellezza appartenenti a reali, santi Sufi e stimati studiosi e viene annualmente visitata da migliaia di devoti. Proseguendo il viaggio si raggiungono le rovine di Mohenjo-daro, letteralmente “monte dei morti”, un’antichissima città risalente all’Età del bronzo, situata sulla riva destra dell’Indo. Insieme ad Harappa, è uno dei più grandi insediamenti della civiltà della valle dell’Indo sviluppatasi tra il 3300 e il 1300 a.C. Si estende per circa 100 ettari ed è divisa in due settori: una cittadella, su cui spiccano i resti di un grande “stupa”, e una città bassa. Costruita nel corso del III millennio a.C., fu abbandonata, alla fine del XVIII secolo a.C. verosimilmente a causa della variazione del corso del fiume. La sua costruzione rivela una urbanizzazione pianificata con cura. La città è stata distrutta e ricostruita almeno sette volte. Ogni volta la nuova città veniva ricostruita sopra la vecchia. La causa dell'ultima e definitiva distruzione non è stata ancora accertata.

EMOTIONS

33


PAKISTAN DEL SUD

34

OTTOBRENOVEMBRE

MAU


SOLEO DI BIBI JAWINDI A UCH SHARIF


PAKISTAN DEL SUD

36

OTTOBRENOVEMBRE


SEVEN SISTERS SHRINE, SUKKUR

SE I MONUMENTI VI LASCERANNO SENZA FIATO, SARÀ BEN PIÙ EMOZIONANTE L’INCONTRO CON LE POPOLAZIONI SEMI NOMADI Il ritrovamento di scheletri che suggerirebbero una morte violenta e improvvisa e la presenza di alti livelli di radiazioni ha fatto addirittura avanzare ipotesi pseudo-scientifiche come l’intervento degli Ufo. Luogo magico e imperdibile è il Mausoleo di Bibi Jawindi a Uch Sharif, la città fondata da Alessandro Magno nel 325 a.C. Alla fine del XV secolo, Dilshad, un principe iraniano, fece costruire una tomba in memoria di Bibi Jawindi, pronipote di un famoso santo Sufi di cui ella aveva diffuso con tenacia il testamento teologico e spirituale. Capolavoro dell’arte islamica, è un trionfo di maioliche bianche e blu. Anche se di gran lunga meno imponente, emana un fascino nostalgico che ricorda il Taj Mahal. Purtroppo l’edificio è gravemente danneggiato a causa del susseguirsi di inondazioni torrenziali. Abbandonando le verdeggianti sponde dell’Indo ci si addentra nel paesaggio semi desertico che precede il deserto del Cholistan, prosecuzione naturale del deserto rajastano del Thar. Il nome deriva dalla parola turca chol, che significa "sabbie", e istan, un suffisso persiano che significa "terra di". Nei tempi antichi, il Cholistan era un territorio fertile con un grande fiume alimentato dall'acqua di disgelo dell'Himalaya, pieno di insediamenti risalenti al 4000 a.C. La regione divenne in seguito un centro del commercio carovaniero ragion per cui, durante il Medioevo, vi furono costruite numerose fortezze a protezione delle rotte commerciali tra l’Asia centrale e il subcontinente indiano, di cui l’esempio meglio conservato è il Forte di Derawar. Si tratta di una grande fortezza quadrata i cui quaranta bastioni sono visibili da molte miglia di distanza. Pare che il Forte sia stato edificato utilizzando mattoni provenienti da Uch Sharif grazie alla corvée di una catena umana. Meritano una visita anche la vicina e bianca Moschea, edificata su modello di quella situata nel Forte rosso di Delhi, e la necropoli reale della famiglia Abbasi, Nawab di Bahawalpur. Se i monumenti vi lasceranno senza fiato, sarà ben più emozionante l’incontro con le popolazioni semi nomadi, insediate in improvvisati villaggi di fango, sorti nei pressi delle precarie riserve d’acqua dolce. I variopinti costumi, i magnifici ricami e i gioielli in argento sono un’innegabile testimonianza della loro origine rajastana. Ritornando, non senza rammarico, al caos cittadino, si giunge a Multan, un insediamento millenario al centro della principale area per la coltivazione del cotone. Prima città del Punjab a essere conquistata da Muhammad ibn Quasim nell’VIII secolo, Multan abbracciò ben presto l’Islam.

EMOTIONS

37


ABBASI JAMIA MASJID QILA, MOSCHEA A DERAWAR

38

OTTOBRENOVEMBRE


PAKISTAN DEL SUD

LAHORE CONSERVA L’ATMOSFERA CARATTERISTICA DELLA CITTÀ ORIENTALE, PIENA DI TESTIMONIANZE DEL PASSATO, RICCA DI UNA STORIA LA CUI ORIGINE SI PERDE LONTANO NEI SECOLI. Da allora, ha attratto predicatori, santoni, e mistici e, oggi, è dominata dai loro mausolei e dalle loro tombe. Viene definita “città dei santi” proprio perché è famosa per i suoi luoghi di culto e le molte moschee. Sotto la dominazione dei Moghul, vi fiorirono le arti: l’architettura, la musica, e, soprattutto, la ceramica che viene tuttora esportata in tutto il mondo. Pur non avendo l’importanza economica di Karachi o l’aspetto lindo e un po’ asettico di lslamabad, Lahore, vicinissima al confine con l’India, racchiude in sé parte delle caratteristiche degli altri grossi centri urbani dei paese ma, soprattutto, conserva l’atmosfera caratteristica della città orientale, piena di testimonianze del passato, ricca di una storia la cui origine si perde lontano nei secoli. Dell’epoca splendida del grande Akbar sopravvive il Forte con i suoi cortili, le sue terrazze e i padiglioni rivestiti di mosaici, specchi e marmi incrostati di pietre preziose. I giardini di Shalimar sono la meta preferita delle passeggiate domenicali degli abitanti. Anche la città vecchia, il cuore di La-

hore, risale all’epoca moghul. Nelle viuzze tortuose, tra le vecchie case di mattoni e legno, sovrastate dall’intrico selvaggio dei fili elettrici, uomini e animali si accalcano freneticamente. Innumerevoli mercanti, divisi per corporazione, attirano l’attenzione sulle loro merci impilate in precario equilibrio ai lati dei marciapiedi. In questi quartieri, racchiuso come in uno scrigno, sorge il monumento più caro agli abitanti: la moschea di Wazir Khan, risalente al XVII secolo. Rivestita di maiolica colorata, con le sue torrette e i suoi minareti, domina sul caos dei vicoli e offre un rifugio tranquillo e riposante. Ma l’edificio più rappresentativo è la grandiosa Badshahi Masjid, la Moschea Imperiale, commissionata dal sesto Imperatore Moghul, Aurangzeb, alla fine del XVII secolo. Racchiudendo in sé tutta la bellezza, la passione e la gloria dell'era moghul, costituisce la maggiore attrazione turistica di Lahore. Anche se trasformata dalla dominazione inglese, la città ha mantenuto intatto il suo fascino e, non a torto, può essere considerata ancor oggi la vera capitale del Pakistan.

BADSHAHI MASJID, LA MOSCHEA IMPERIALE A LAHORE

EMOTIONS

39


PAKISTAN DEL SUD

40 OTTOBRENOVEMBRE


EMOTIONS

41


GLI ANTICHI RE

testo e foto di PiEr

42

OTTOBRENOVEMBRE


CAMBOGIA

DI ANGKOR WAT

rGiorGio PEscali

EMOTIONS

43



GLI ANTICHI RE DI ANGKOR WAT

I RE CHE SI SONO SUCCEDUTI AD ANGKOR TROVARONO LA LORO RAGION D’ESSERE E IL RICONOSCIMENTO POPOLARE IN QUELLA FILOSOFIA PROVENIENTE DALL’INDIA CHE VOLEVA I RE INCARNAZIONI DI DEI, I COSIDDETTI DEVARAJA. Il piccolo aereo della Air Cambodge vira cercando di allinearsi alla striscia d’asfalto dell’aeroporto di Siem Reap. Improvvisamente, quasi sulla linea dell’orizzonte, vedo ergersi tra la folta vegetazione della giungla cambogiana, le inconfondibili torri di Angkor Wat, quelle stesse che il pittore Paul Claudel negli anni Venti aveva paragonato a degli ananas. L’artista francese, nella sua genialità, non amò Angkor Wat, descrivendolo come “uno dei luoghi più maledetti e malefici che abbia mai visitato in vita mia.” Io, al contrario, ne sono rimasto affascinato, tanto da volerlo visitare ancora per la quarta volta. E, lo debbo confessare, ogni visita inietta in me nuove emozioni, nuovi sentimenti che si mischiano a reminiscenze storiche che permeano ogni pietra di questo luogo, cuore politico e religioso della Cambogia per oltre 500 anni. I re che si sono succeduti ad Angkor, eredi di quel Jayavarman II che nell’802, dopo essere fuggito da Giava, fondò la dinastia, trovarono la loro ragion d’essere e il riconoscimento popolare in quella filosofia proveniente dall’India che voleva i re incarnazioni di dei, i cosiddetti devaraja. Per alimentare tale credenza, il monarca si ritirava ogni notte in una stanza del palazzo reale, dove si diceva si unisse con una naga, un serpente a nove teste, che per l’occasione assumeva le sembianze di una leggiadra fanciulla. Il serpente, che in Oriente simboleggia il ritorno alla natura, è il motivo più ricorrente ad Angkor, sin dalle sue origini, quando Yasovarman I, secondo successore di Jayavarman II, fondò nell’877 d.C. Yashodharapura, la nuova capitale del regno. Di questo stanziamento, il cui nome significa “Città Splendente”, non rimangono che pochi ruderi del Bakheng, il mausoleo del re, dalla cui sommità lo sguardo può abbracciare l’intera piana sino al Tonlè Sap, il Grande Lago. E’ sempre da qui che ci si rende conto dell’imponenza delle opere agricole, i cosiddetti baray, bacini idrici da cui si diramava la fitta rete di canali d’irrigazione delle risaie che alimentavano la società angkoriana. Sulla convenienza o meno di tali sistemi, vi sono due scuole di pensiero: quella propensa a valutare positivamente l’impatto sociale delle monumentali opere e quella invece che demitizza l’opulenza della comunità cambogiana dell’epoca, affermando che i costi umani sacrificati per realizzare e mantenere in attività tali progetti, sarebbero stati spropositati, andando a beneficio di una ristretta cerchia di

cittadini privilegiati. Ma la magnificenza del complesso ed il fascino che traspare dalle fredde pietre, riescono, almeno per un attimo, a far scordare ai visitatori le immani fatiche ed i drammi sopportati da migliaia di persone durante la costruzione. Dopo l’abbandono di Yashodharapura, inizia la vera edificazione di Angkor sotto la guida di Rajendravarman (944-968), il quale progetta il Phimeanakas (Palazzo delle Dee Celesti), che fungerà da palazzo reale anche per i futuri monarchi. Camminando lungo il corridoio che un tempo attraversava le piscine dove le ancelle reali si bagnavano, immagino lo splendore del palazzo, al cui centro si ergeva una piramide ricoperta d’oro, sede del naga. Il cerimoniale all’interno delle sale reali era estremamente sofisticato e ritualizzato nei minimi particolari, secondo quanto raccontato dal diplomatico cinese Chou Ta-kuan, che visitò Angkor nel 1296. Il monarca, oltre a doversi unire ogni notte con la creatura celeste, possedeva cinque mogli: la principale e altre quattro a cui erano associati altrettanti punti cardinali. I sacerdoti, a seconda della posizione degli astri, indicavano con quale delle concubine il re si sarebbe dovuto assopire. Il primo drastico mutamento della società angkoriana avvenne dopo il 1000, durante il regno di Suryavarman I, quando il buddismo inizia ad espandersi, accettato senza problemi dalla corte, che ne assimila anche le influenze artistiche. Sembra che sotto la guida di Suryavarman I, il regno sia destinato a raggiungere il suo apogeo, ma alla sua morte, avvenuta nel 1050, l’impero di disgrega e la capitale viene occupata dai Cham provenienti dall’attuale Vietnam. Occorreranno ottant’anni prima che un nuovo re Khmer si installi ancora a Angkor. E quando questo accade, nel 1131, la Cambogia inizia a conoscere l’era più gloriosa della sua storia. Nei suoi diciannove anni di regno, Suryavarman II costruisce il più famoso monumento del Sud Est Asiatico: l’Angkor Wat (il Tempio della Capitale, da Angkor = capitale e Wat = tempio). Sebbene non tutti i misteri di questo complesso siano stati svelati (ad esempio, la direzione verso ovest cui è orientato, farebbe presupporre che sia stato concepito come un enorme edificio funerario), le spedizioni archeologiche ne hanno in gran parte decifrato il significato simbolico.

EMOTIONS

45


46 OTTOBRENOVEMBRE


CAMBOGIA

EMOTIONS

47


GLI ANTICHI RE DI ANGKOR WAT

NATO COME TEMPIO HINDUISTA IN UNA SOCIETÀ IN FASE DI CAMBIAMENTO RELIGIOSO, ANGKOR WAT SI È IN SEGUITO TRASFORMATO IN MONASTERO BUDDISTA Nato come tempio hinduista in una società in fase di cambiamento religioso, Angkor Wat si è in seguito trasformato in monastero buddista, abitato ininterrottamente sino ad oggi. Questo ha permesso di mantenere l’intera struttura in ottimo stato, a differenza degli altri monumenti, anche più recenti, dell’area, abbandonati dopo la caduta del regno nel XV secolo. Coprire il tragitto dall’esterno verso l’interno, significa ripercorrere la cosmologia hindu sulle cui dottrine l’edificio è stato progettato e costruito. I naga mi accompagnano lungo il ponte che permette di avvicinarsi al tempio propriamente detto, ricostruzione allegorica del ponte d’arcobaleno che congiunge i cieli e la terra.

48

OTTOBRENOVEMBRE

Attraverso l’oceano cosmico, rappresentato da fossato che circonda il complesso religioso, per approdare sui lidi terrestri, le gallerie che immettono nel recinto interno. Gli altorilievi che abbelliscono l’intero perimetro dell’arcata descrivono scene del Mahabharata, l’epopea indiana. Tra di essi famosissima è la parte che illustra il Mescolamento dell’Oceano, con gli dèi da una parte e i demoni dall’altra, nel tentativo di rimestare le acque lattiginose usando il Monte Meru come mestolo e Sesha, il serpente, come corda. Vishnu, il Dio Creatore a cui il costruttore di Angkor Wat ha originariamente dedicato il tempio, dirige tutta l’operazione al centro del rilievo. La planimetria stessa di Angkor Wat riproduce il risultato di questa immane fatica.


EMOTIONS

49


50 OTTOBRENOVEMBRE


CAMBOGIA

EMOTIONS

51



GLI ANTICHI RE DI ANGKOR WAT

DIMENTICATO PER SECOLI, LA FITTA VEGETAZIONE SI È RIPRESA LA RIVINCITA SULLE ARIDE E FREDDE PIETRE, AVVILUPPANDO CON LE FORTI RADICI OGNI ANFRATTO, OGNI SPIRAGLIO DELLA COSTRUZIONE.

Addentrandomi ancora lungo il ponte celeste, giungo finalmente al tempio propriamente detto: qui alcuni gradini ricordano che il raggiungimento della liberazione e della pace eterna non è né lineare né semplice. Inoltre, la stanchezza, sia fisica che mentale, aumenta più ci si avvicina alla meta: i gradini si fanno più fitti e le salite irte a tal punto da doversi aiutare con le mani nel tentativo di raggiungere la vetta del Monte Meru, dimora del pantheon hindu. Questa, rappresentata dalla torre centrale del complesso (l’ananas di Paul Claudel), ospita il sancta sanctorum di tutto l’edificio. Attorno ad esso altre quattro torri emulano i picchi del monte, abitati dagli dei minori. La costruzione in onore delle divinità di un complesso mastodontico come Angkor Wat non è riuscita ad evitare che alla morte del grande Suryavarman II, una seconda invasione di Cham, ponesse fine al periodo aureo. Come era accaduto pochi decenni prima, la capitale venne prima saccheggiata dagli invasori e poi riconquistata da un nuovo re Khmer. Questa volta è Jayavarman VII, un ex monaco buddista, a porre le basi per l’ennesimo ed ultimo canto del cigno. Jayavarman VII siede per trentasette anni sul trono, dal 1181 al 1218 e durante il suo governo ordina la costruzione dell’opera più imponente dell’intera storia cambogiana: Angkor Thom, la Grande Capitale. Edificata rispettando i canoni classici della mitologia hindu già vista ad Angkor Wat, la città è inclusa in un quadrato di tre chilometri di lato e protetta da poderose mura con quattro porte d’accesso. Attorno ai bastioni un fossato largo fino a cento metri e popolato da coccodrilli, rendeva pressoché imprendibile la capitale. Sebbene in parte diroccate, la vista di queste mura è ancor oggi impressionante. Passeggiando per i viali, non posso fare a meno di immaginare quale splendida città potesse essere Angkor Thom con i suoi giardini, i palazzi, i canali, le piscine all’aperto, ma soprattutto i templi, anzi il tempio per eccellenza: il Bayon. Posto al centro geografico della capitale - e quindi dell’impero - il Bayon racchiude la nuova concezione religiosa introdotta dal nuovo re, che rimpiazza il culto di Shiva e Vishnu, con quello del buddismo Mahayana, forse per sfiducia nei confronti delle prime

due divinità che non son riuscite a proteggere i Khmer dall’invasione dei Cham. Ogni volta che visito il Bayon, mi assale un senso di inquietudine, di agitazione mentale che mai ho subito ad Angkor Wat, forse per il sapiente gioco di forme e per l’apertura di spazi che quest’ultimo tempio possiede, giungendo a rasserenare l’animo del visitatore. Girovagando per i ruderi del Bayon sorvegliato attentamente da decine di sguardi di un volto sempre uguale, non posso non ricordare le angoscianti frasi di Pierre Loti, il pittore che nel 1912 scrisse dopo aver visto il luogo: «tutto ad un tratto il mio sangue raggelò appena vidi un enorme sorriso guardarmi verso il basso. E poi un altro sorriso su un altro muro, poi tre, poi cinque, poi dieci... apparivano in ogni direzione». Sorriso di Angkor, così è stato chiamato questo enigmatico atteggiamento divenuto simbolo, assieme alle torri di Angkor Wat, dell’intero sito archeologico. I volti raffigurati sarebbero, secondo l’interpretazione più accettata, quelli di Jayavarman stesso, che si sarebbe fatto rappresentare in veste di bodhisattva, il fedele buddista che raggiunta l’illuminazione, decide di reincarnarsi per salvare l’umanità. Dal Bayon la Legge del Dharma si espanse in tutta la Cambogia e nei pressi di Angkor Thom sorsero monasteri che ospitavano migliaia di monaci. Il più famoso tra questi è il Ta Phrom, voluto dal monarca stesso nel 1186 e che sorge in piena giungla a tre chilometri dalla capitale. Dimenticato per secoli, la fitta vegetazione si è ripresa la rivincita sulle aride e fredde pietre, avviluppando con le forti radici ogni anfratto, ogni spiraglio della costruzione sino a divenire un tutt’uno con la laterite. La simbiosi è giunta ad un punto tale che la morte della pianta determinerebbe la disgregazione del monumento. Molti descrivono l’atmosfera che si respira al Ta Phrom ricordando Indiana Jones; io preferisco ricordare la frase che mi ha rivolto un giovane monaco seduto su una radice che si diramava incuneandosi tra le crepe di una parete: «L’uomo distrugge la natura pensando di costruire cose eterne, ma se venisse qui, al Ta Phrom, imparerebbe che agendo in questo modo dstrugge ciò che lui stesso ha costruito».

EMOTIONS

53


54 OTTOBRENOVEMBRE


CAMBOGIA

EMOTIONS

55


56

OTTOBRENOVEMBRE


SVIZZERA

ZURIGO 1.000

VOLTI

LA CITTÀ DAI

LE DIVERSE SFACCETTATURE SI COLGONO IMMEDIATAMENTE, COMUNQUE SI GIUNGA NELLA BELLA E DINAMICA CITTÀ testo di luisa chiuMEnti

EMOTIONS

57


ZURIGO HA SAPUTO ACCOGLIERE IL SUO SVILUPPO URBANO IN MODO ARMONIOSO, TRA LA PARTE COLLINARE, IL LAGO E LA CORNICE DEI MONTI NON MOLTO LONTANI. I SUOI QUARTIERI SI PERCORRONO AGEVOLMENTE ANCHE A PIEDI, MA SOPRATTUTTO UTILIZZANDO UNA RETE DI MEZZI PUBBLICI DAVVERO CAPILLARE E MOLTO EFFICIENTE. Se la Banhofstrasse è la meta per lo shopping degli amanti del lusso presentando grandi firme di orologi e gioielli, nel centro storico di Zurigo, sulle rive del Limma, tendenze e tradizioni si fondono piacevolmente e lo Schipfe, il più antico quartiere di Zurigo, è rimasto ancora oggi la zona degli artigiani. Da Schwarzenbach Kolonialwaren si fanno acquisti come 100 anni or sono. Mentre il negozio di tendenza TimeTunnel mostra oggi, fra l’altro, anche oggetti di design di seconda mano. Zurigo è una città animata e giovane, grazie ai numerosi studenti, molti dei quali impegnati dinanzi ai computer nella Biblioteca della facoltà di Giurisprudenza dell’Università, con l’affascinante architettura realizzata dalla fervida fantasia dell’architetto spagnolo Santiago Calatrava, il quale ha lasciato il caratteristico segno dei suoi archi rampanti nella stazione Stadelhofen di Zurigo. La Biblioteca, che accoglie una collezione di ben 170.000 libri e 700 riviste, è la più grande delle 12 Università della Svizzera e ha dato alla cultura mondiale numerosi Premi Nobel, fra cui lo stesso Albert Einstein (Nobel per la Fisica nel 1921). Il bel complesso architettonico si raggiunge facilmente dal lago con un trenino-funicolare che va e viene senza

sosta proprio a servizio di studenti e professori. La città ha infatti saputo accogliere il suo sviluppo urbano in modo armonioso, tra la parte collinare, il lago e la cornice dei monti non molto lontani. I suoi quartieri si percorrono agevolmente anche a piedi, ma soprattutto utilizzando una rete di mezzi pubblici davvero capillare e molto efficiente. Si possono quindi percorrere le vie un po’ tortuose e con tratti a gradini, nel centro storico, dove assai piacevoli possono essere le soste a curiosare in qualche bel negozio di antiquariato, non solo di oggetti, ma particolarmente di stampe e libri antichi. E molto sopravvive della storia originaria di Zurigo, ad esempio negli edifici delle antiche Corporazioni degli artigiani che dominavano la città nel sec. XIV e che si erano stabilizzate in alcuni complessi del centro storico, come ad esempio la Zunfthaus zur Waag, che già appariva in un documento del 1303 e la Festa di Primavera, la “Sechselauten”, ne documenta tuttora la storia, gli usi e i costumi. E moderni artigiani danno oggi vita ad attività nuove ed originali, organizzate all’interno delle arcate della ferrovia, restaurate appositamente nella zona delle vecchie industrie dismesse.

IL “CABARET VOLTAIRE” LA CITTÀ È STATA SEMPRE AMATA E CONSIDERATA META PRIVILEGIATA DA POETI, PITTORI E MUSICISTI, DA GOETHE A FUSSLI, A RICHARD WAGNER, CHE SOGGIORNÒ NELLA VILLA WESENDONCK (ORA PARTE DEL MUSEO RIETBERG), PER NON PARLARE DEI PROTAGONISTI DI QUELL’IMPORTANTE MOVIMENTO CHE, INIZIATO A ZURIGO DA TRISTAN TZARA ED ALTRI DADAISTI, AVREBBE DATO VITA AL “CABARET VOLTAIRE” DELLA SPEIGELGASSE (1916), IL CUI LOCALE È OGGI TRASFORMATO IN UN CENTRO CULTURALE D’AVANGUARDIA.

58

OTTOBRENOVEMBRE


STADTHAUS

EMOTIONS

59


LE RIVE DEL FIUME LIMMA

60 OTTOBRENOVEMBRE


ZURIGO

EMOTIONS

61


ZURIGO

62

OTTOBRENOVEMBRE

LA CATTEDRALE DI GROSSMÜNSTER


SOPRATTUTTO COLPISCE L’ARMONIOSA CONNESSIONE CHE SI VA SVILUPPANDO FRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE IN OGNI CAMPO. Ed è in tale zona che sorge l’originale complesso della Freitag (una struttura eretta con container sovrapposti per un’altezza di 26 m.), che accoglie una esposizione di borse e cartelle realizzati con la gomma riciclata di ruote e copertoni dismessi da grandi ditte che riforniscono questi artigiani con i propri scarti www.freitag.ch. E ora a pranzo, scegliamo un’alta torre, con un panorama splendido su Zurigo, che si apre a mano a mano che l’ora avanza verso il mezzogiorno in una pur mite giornata autunnale svelando ogni angolo, al di sotto delle nebbie che sfumano e fanno vedere la città come un accuratissimo plastico. Stiamo parlando del ristorante Clouds e mai un nome fu più appropriato di questo, perché si pranza davvero fra le nuvole www.clouds.ch. Grande e varia è la creatività in ogni angolo di Zurigo, con l’attivazione di fervidi dibattiti culturali, come avviene con i giovani che rendono vivo l’Architekturforum Zurich www.af-z.ch, ma soprattutto colpisce l’armoniosa connessione che si va sviluppando fra tradizione e innovazione in ogni campo e soprattutto nell’accostamento della nuova ar-

chitettura, fiancheggiata da parchi, giardini ed orti urbani, che fanno da filtro adeguato con i complessi storici. Ma rientrando verso il centro storico, saliamo ora verso il Grossmünster, l'antico duomo di Zurigo che divenne punto di partenza della riforma svizzera tedesca sotto Ulrico Zwingli e Heinrich Bullinger. Secondo la leggenda sarebbe stato costruito sulle tombe dei santi patroni della città Felix e Regula e fu luogo di pellegrinaggio già collegato in precedenza con la collegiata dei canonici, di cui si hanno testimonianze sin dall'epoca carolingia. Nell'Alto medioevo il monastero ha svolto un ruolo culturale di rilievo all'interno del circolo di Manesse ed è stato chiuso soltanto nel 1832. Al monastero era collegata una scuola a cui Zwingli, dopo averla trasformata in un seminario riformato, nel 1523, annesse un'accademia di teologia: la cellula germinale dell'Università di Zurigo. E ora dove andare a cena? Scegliere un locale non è certo facile, perché i ristoranti sono assai numerosi, di stile diverso e tutti di ottimo livello.

CITTÀ VECCHIA

EMOTIONS

63


ZURIGO

64

OTTOBRENOVEMBRE


UNIVERSITÄT ZÜRICH

EMOTIONS

65


ZURIGO

NON POSSIAMO LASCIARE ZURIGO, SENZA ANDARE A VEDERE RAPPERSWIL LA VICINA, DELIZIOSA CITTADINA MEDIEVALE, NEL CANTONE CATTOLICO DI SAN GALLO Ma eccoci ora a cena al George Bar&Grill www.george-grill.ch, per una serata che sarà anche molto spettacolare, perché oltre ad offrire ottimi e raffinati menù, posto com’è sulla torre più alta della città, il locale permette di cogliere, dalla terrazza, tutto lo straordinario panorama, in una cerchia armoniosa tra il lago e le colline, 66 OTTOBRENOVEMBRE

dalla città vecchia agli sviluppi urbani che a mano a mano seguirono. E all’interno si è subito avvolti da un’atmosfera alla moda, con ottimo cibo e servizio impeccabile. Il menu è semplice ma raffinato e cucinato con molta cura: particolare il pesce e certe patatine fritte, con formaggio e tartufo, veramente eccezionali a giudizio di tutti gli ospiti che si sono lasciati tentare. Seduto al bar, avendo un cocktail ben preparato mentre si guarda Zurigo di notte e si ascolta la musica “dal vivo” dolce e suadente di un bravo pianista, ogni visitatore può immaginare che il tutto sia stato organizzato soltanto per lui, sia che abbia scelto un hamburger con una birra o un’aragosta


RAPPERSWIL con un particolare abbinamento di ottimo vino. Ma non possiamo lasciare Zurigo, senza prendere un treno e andare a vedere Rapperswil (Rapperswil-Jona.it), la vicina, deliziosa cittadina medievale, nel Cantone cattolico di San Gallo, con il suo castello turrito e la interessantissima storia narrata in quel “Museo della città” che già di per sé è indice della vita che continua fervida nei secoli. Qui infatti, un intervento recentissimo di un gruppo di giovani architetti zurighesi è riuscito a contemperare con la possente muratura medioevale, l’inserimento di una nuovissima struttura metallica all’esterno e in vetro e metallo all’interno. Anche

l’allestimento degli oggetti tradizionali, della cucina alla botteghe del calzolaio o alla farmacia, dagli oggetti della tipografia del giornale locale, ai calici d’oro e agli oggetti devozionali, si svolgono piacevolmente e armoniosamente dinanzi agli occhi del visitatore, insieme ad oggetti del vecchio “Circo” come le curiosissime grandi scarpe dell’elefante o il costume del vecchio clown. www.myswitzerland.com/en-ch/ www.zuerich.com EMOTIONS

67


KALEIDOSCOPE

NH Collection Palazzo Vero NH Collection Palazzo Verona sorge in un palazzo del ‘500 adiacente Via dei Borsari, l’arteria principale della città scaligera città dell’amore e della musica - poco lontano da maestose testimonianze del passato come l’Arena, Piazza delle Erbe, il Balcone di Giulietta, il Duomo, e dal fiume Adige. Costruito sopra antiche rovine romane l’edificio ha subito una recente ristrutturazione (portata a termine poco prima del primo lockdown Covid) che rende omaggio al suo passato storico. In contrasto con pareti e intarsi risalenti alle origini romane, visibili negli spazi pubblici, il lobby è uno spazio contemporaneo curvilineo e

68 OTTOBRENOVEMBRE

multifunz attravers di grandi Rinnovate piani con e arredam dotate d connessio spaziose vista sulla


na

zionale. Un’agora dei nostri giorni con una cupola o la quale filtra la luce naturale, mentre sulle pareti ritratti artisti rievocano la stagione lirica all’Arena. e con gusto le settanta camere e suite disposte sui quattro finestre sulle strade e sui tetti della città. Con tinte chiare menti in stile minimalista ed elegante le zone notte sono di macchine da caffè, grandi TV a schermo piatto, one Wifi gratuita e bagni moderni e ben accessoriati. Molto e con grandi finestre le due suite (una con balcone) con a storica Porta dei Borsari, l’antica porta Iovia che si apre

www.nh-collection.com lungo le antiche mura, rimembranza della matrice romana della città. Per la prima colazione, allestita per consentire il distanziamento sociale, il buffet propone una grande scelta sia calda che fredda (anche senza glutine) e dai grandi oblò sul pavimento sono visibili i resti romani sul piano sotterraneo dove è ubicata anche la sala meeting che può accogliere fino a 60 persone. Tra le proposte nel ristorante, che ha finestre sul cortile interno, specialità locali come il Risotto all’Amarone e una scelta di pregiati vini locali e nazionali.

Pamela McCourt Francescone

EMOTIONS

69


LIBRIEMOTIONS

Corrado Ruggeri

Fabio Martini

ATLANTE Viaggi e Personaggi intorno al Mondo EDIZIONI PONTE SISTO

Mentre diventa irrefrenabile la nostra voglia di tornare a viaggiare, le 400 pagine di Atlante sono una narrazione accattivante che ci riconcilia con il mondo attraverso gli occhi di un giornalista, cronista, conduttore televisivo e grande viaggiatore. Corrado Ruggeri ci offre “una carrellata sui luoghi e sulle persone che più mi hanno impressionato nel mio girovagare fra i continenti”, ricordandoci che viaggiare non è solo conoscere luoghi, apprezzare le bellezze della natura e quelle create dall’uomo, ma soprattutto aprirci a nuove esperienze di vita grazie alle persone che incontriamo lungo il nostro cammino. Ruggeri ci fa conoscere personaggi di grande fascino. Da sciamani a tagliatori di testa a lebbrosi, aborigeni ed ex-cannibali, gorilla e fantasmi come Annie Patterson che negli anni 1800 in Giamaica ha avvelenato tre mariti e una ventina di amanti. A Rose Hall, la grande casa della piantagione di Annie, l’autore racconta che “quando una folata ha fatto sbattere la finestra ho avuto la sensazione netta, precisa, di non essere più solo nella stanza”. Mille le avventure su mezzi di trasporto moderni e di fortuna, e tante quelle a tavola come al mercato Whole Byrant Park a New York dove “ritrovarsi con una forchetta in mano diventa convivialità” e a Chiva Som sul Mare del Siam “un eremo per risanare il corpo e lo spirito” dove per perdere tre chili in cinque giorni,calorie e grammi di grasso sono annotati sul menu. Poi deserti, isole tropicali, territori artici, metropoli e luoghi a noi familiari come la Val Pusteria “un inferno di bellezza” e quella che per Ruggeri è la vera grande bellezza: il Sudest asiatico, Thailandia, Laos, Vietnam, Cambogia, Myanmar, “quella porzione del mondo che amo più di ogni altra”. di Pamela McCourt Francescone

70

OTTOBRENOVEMBRE

NATHAN E L’INVENZIONE DI ROMA Il sindaco che cambiò la Città eterna Nicoletta De Rossi

VENEZIA AL FEMMINILE Guida turistica MORELLINI EDITORE

Un’autrice veneziana racconta la splendida e affascinante città lagunare capace di incantare tutto il mondo. Una guida ai luoghi magici, segreti e poco noti per sentirsi delle vere “dogaresse” . C’è ancora spazio per raccontare qualcosa di nuovo e positivo su Venezia? La città UNESCO è, nonostante l’acqua alta eccezionale, le navi gigantesche e gli enormi flussi turistici che paiono fagocitarla, viva e vivace. Lo racconta con entusiasmo Nicoletta De Rossi che ha arricchito la sua guida turistica con testimonianze di donne veneziane che con passione e competenza contribuiscono ogni giorno ad accrescere il fascino di questa città straordinaria. L’autrice conduce i lettori lungo svariati itinerari, suddivisi per aree tematiche, alla scoperta della città lagunare con tutte le sue meraviglie: quelle famose in tutto il mondo e quelle meno conosciute, descrivendole in un’ottica tutta femminile. I lettori vi trovano, accanto al racconto sulle bellezze e sulle tradizioni lagunari, approfondimenti, consigli utili e tanti indirizzi per sapere, dove pernottare, mangiare, prendere l’aperitivo, far shopping o far tardi la sera – e vivere al meglio lo spettacolo inesauribile di questa città. Nicoletta De Rossi, giornalista professionista scrive da anni di turismo e di design per media italiani e tedeschi ed è autrice di svariate guide turistiche in lingua tedesca sull’Italia. Da vent’anni vive a Norimberga. Conduce interviste radiofoniche e insegna lingua italiana all’Università serale di Norimberga. Ha meritato per tre volte il premio ENIT che premia chi racconta l’Italia in Germania in lingua tedesca: nel 2013 per la migliore guida turistica Merian live! Apulien, nel 2015 per il miglior Speciale Italia e nel 2017 per il miglior giornale online dedicato all’Italia www.sonoitalia.de, di cui è responsabile di redazione.

MARSILIO SPECCHI

L’autore ci introduce nella Roma di Nathan, facendo ben comprendere quanto sia stata eccezionale la sua capacità di costruire un nuovo rapporto tra stato e cittadino, basato sulla importante connessione che andava stabilita, sul piano sociale, tra diritti e doveri reciproci. Ed è interessante sottolineare quanto sia stato importante che tutto ciò avvenisse in un passaggio temporale abbastanza ristretto che non vide soltanto l’annuncio di numerosi progetti, ma la loro immediata realizzazione, a cominciare dal Piano Regolatore per la città, con il rigoroso rispetto dei necessari standard urbanistici. Nato a Londra, Nathan fu considerato da alcuni un «sindaco straniero», ma Fabio Martini ripercorre la storia del suo lavoro competente e appassionato in quei sei anni in cui fu sindaco della capitale, fa ben comprendere al lettore il grande valore di una figura di amministratore illuminato, fautore di una grande stagione riformatrice, di un modello di governo che, a distanza di decenni, offre suggestioni ed esempi di grande attualità, applicabili anche oggi. Figura geniale e anticonformista, Nathan era diventato sindaco di Roma nelle ultime settimane del 1907, alla guida di una variegata coalizione di liberali e repubblicani, radicali e socialisti, ma, dal carattere positivo ed equilibrato, fu un indipendente che riuscì a cambiare il volto della capitale e facendo sì che l'amministrazione di Roma divenisse un modello estremamente moderno, di cui si potrebbe tuttora auspicare la realizzazione. Un esempio per tutti si può vedere nel creare servizi pubblici efficienti o in quello che fece per la didattica, avviando una scuola elementare laica per tutti, non più con una funzione riservata a pochi, ma veramente attiva dal centro alle periferie e anche a tutto il territorio intorno alla capitale, con la realizzazione di un elevato numero di istituti con una didattica innovativa, in cui inserì con fiducia il metodo Montessori. E se spesso, le decisioni di Nathan furono molto “scomode”, tuttavia egli riuscì, con rigore e perseveranza, ad attuarle tutte, destando l’ammirazione anche da parte di amministratori stranieri. di Luisa Chiumenti



IL COURTY YARD AR RD BY MARRIOT TT ROME CENTRAL PARK, UNA SCOPERT TA ACON NTINUA! Il Courtyard by y Marriott Rome Central Park, una continua scoperta! il Courtyard by Marriott Rome Central Park è la soluzione ottimale sia per una a vacanza alla scoperta della città eterna che per l'organizzazione di meetings e congressi. L’ hotel di 162 camere con terrazzo e splendida vista della cupola di S. Pietro, ospita eventi sportivi e musicali, grazie alla sua vicinanza al Foro Italico, Stadio Olimpico ed Auditorium Parco della Musica. Il Centro Congressi ha un ingresso autonomo, 11 sale con luce naturale, ampi foyers, Video Walls, Digital Signage & Flip Charts.

Courtyard By Marriott® Rom e Central Park

Uno Studio di Registrazione Libra Live di 150 mq., 10 mt. di green field per glli eventi in Live Streaming. Da settembre 2021 LEDW WA ALL 6 MT X3 nella sala plenaria fino a 300 pers. a tea atro.

Via Giuseppe Moscati 7 R Ro oma, RM 00168 Tel. 06 355741 www.marriott.com/romcp

Due ristoranti ed un American Bistrò propongono sapori della cucina mediterranea ed americana. Atmosfera accogliente, dinamismo e flessibilità per un servizio adatto ad ogni esigenza.

Per info: groups@hotelcentralparkroma.com


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.