Web Magazine Sinequanon - Luglio/Agosto 2019 - Anno 1 n°4

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LUGLIO/AGOSTO 2019

COSTA DEI TRABOCCHI Ragni colossali dalle lunghe zampe infisse nella sabbia e tra gli scogli .....

Gabriele D’Annunzio

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DIRETTORE RESPONSABILE Teresa Carrubba info@sinequanon.org www.sinequanon.it www.sinequanon.org PROGETTO E REALIZZAZIONE GRAFICA Elisabetta Alfieri

CAPO MANNU, SARDEGNA

COLLABORATORI Pietro Busconi, Pamela McCourt Francescone, Mariella Morosi, Viviana Tessa FOTOGRAFI Teresa Carrubba, Pamela McCourt Francescone, Mariella Morosi, Paolo Spigariol RESPONSABILE MARKETING E COMUNICAZIONE Zelaschi Creazione d’Immagini Srl www.agenziazelaschi.it/ s.zelaschi@agenziazelaschi.it PUBBLICAZIONE RIVISTA ONLINE DMXLAB Srl

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ABRUZZO: LA COSTA DEI TRABOCCHI

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VENETO: VELE ROSSE IN LAGUNA

EDITORE Teresa Carrubba Via Tirso 49 - 00198 Roma Tel. e fax 06 8417855

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PUGLIA: IL FASCINO LANGUIDO DEL LAGO DI LESINA

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EMILIA ROMAGNA: VALLI PIACENTINE

Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Roma – Registro della Stampa Il 20.12.2002 - N° 700 / 2002

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IL GOLFO DI ORISTANO: L’ALTRA FACCIA DELLA SARDEGNA

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SAPORI DALL’ITALIA

Copyright © - Tutto il materiale [testi e immagini] utilizzato è copyright dei rispettivi autori e della Casa Editrice che ne detiene i diritti.

IN COPERTINA

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PHOTO DI TERESA CARRUBBA LAGO DI LESINA, PUGLIA


EDITORIALE La nostra bella Italia custodisce segreti impareggiabi-

grammare un fine settimana enogastronomico lungo

li, così diversi tra loro da intrigare al pari di un viaggio

le Valli Piacentine, in un’area dell’Emilia a ridosso

esotico. Per di più, ci sono mete vivibili in un fine set-

della Lombardia, con una ricca tradizione della tavola

timana, da programmare anche all’ultimo momento.

e aziende vinicole di tutto rispetto. Pochi commenti

La Puglia offre spunti davvero interessanti, specie dal

servono la Sardegna, se non per un suggerimento

punto di vista naturalistico. Che dire, infatti, di Lesina

fuori dalla celeberrima Costa Smeralda: la provincia di

con il suo singolare intrico di acque libere e sistemi

Oristano. Natura superba, archeologia e buon cibo.

lagunari separati da un istmo di terreno sabbioso su

Valgono una visita i resti della città punico-romana di

cui esplode una ricchissima macchia mediterranea?

Tharros sotto il promontorio di Capo San Marco, che si

Più a nord, in terra d’Abruzzo, la Costa dei Trabocchi,

inoltra nell’acqua dando la spettacolare sensazione di

antichi marchingegni rudimentali per la pesca che

essere in mezzo a due mari. Ma anche la straordinaria

s’insinuano nel mare come “ragni colossali “come li

costa di Piscinas, con tremila ettari di dune che richia-

definì D’Annunzio. Oggi fanno parte di una storica ar-

mano naturalisti e appassionati da tutto il mondo. O

chitettura marina, tipica di questa zona. Ancora più a

la Costa del Sinis i cui litorali si alternano a specchi

nord, la laguna di Venezia, percorsa tra i pittoreschi

d’acqua interni, dimora d’elezione dei fenicotteri rosa.

isolotti in una minicrociera a bordo di Eolo, un bragozzo del 1946. Sempre al nord dell’Italia, si può pro-

TERESA CARRUBBA

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di MARIELLA MOROSI

COSTA DEI TRABOCCHI


Abruzzo SINEQUANON |

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COSTA DEI TRABOCCHI

RAGNI COLOSSALI DALLE LUNGHE ZA COSÌ GABRIELE D’ANNUNZIO DEFINIV CHE SEGNANO LA COSTA D’ABRUZZO

NON ERANO FERTILI QUELLE TERRE LUNGO IL MARE, E ANCHE SENZA POSSEDERE UNA BARCA, CON I TRABOCCHI, CI SI POTEVA SPINGERE NEL MARE, DOVE LE ACQUE ERANO PIÙ PROFONDE E PESCOSE 10 | SINEQUANON

Ancorate su palafitte di legno e legate alla terra ferma da un sottile pontile, sostengono un capanno da dove viene governata la rete da pesca con un rudimentale ma efficace sistema di tiranti e carrucole. Queste ragnatele di cavi e di assi, apparentemente fragili, possono resistere alle mareggiate, anche se necessitano di continua manutenzione. Il D’Annunzio poeta, nel descrivere i Trabocchi, ne aveva esaltato gli aspetti estetici e romantici, ma queste macchine per secoli hanno consentito alle popolazio-

ni costiere di integrare con il pescato – cefali, spigole, triglie e pesce azzurro – la loro scarna alimentazione. Non erano fertili quelle terre lungo il mare, e anche senza possedere una barca, con i Trabocchi, collegati alla terra ferma da una sottile passerella, ci si poteva spingere nel mare, dove le acque erano più profonde e pescose. La cucina dell’entroterra è ricca di ricette che coniugano il pesce ai prodotti dell’orto, come le zuppe con dentro tutto ciò che si aveva. Rare le fritture di pesce, perché l’olio costava

caro, ma c’era tanto sapore di mare perché uno degli ingredienti era proprio l’acqua marina che donava sapidità e aromi. E’ infatti la storia e la necessità – nel senso di condizionamento ambientale – a formare dovunque la tradizione di una cucina. A provvedere alla manutenzione dei trabocchi, che non sono strutture stabili ma elastiche e dinamiche per interagire con le maree e le correnti marine, sono i traboccanti, uomini con saperi antichi, custodi di un’arte di cui sta per perdersi la memoria.


Abruzzo

MPE INFISSE NELLA SABBIA E TRA GLI SCOGLI. VA I TRABOCCHI, LE ARCAICHE MACCHINE DA PESCA O, TRA VASTO E FRANCAVILLA A MARE.

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COSTA DEI TRABOCCHI


OGGI VENGONO VISITATORI DA TUTTO IL MONDO PER AMMIRARLI, SORGONO IN LUOGHI DI GRANDE FASCINO. SONO FISSATI LUNGO LE SPORGENZE DELLA COSTA PER SPINGERSI NEL MARE

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COSTA DEI TRABOCCHI

IL CASTELLO ARAGONESE DI ORTONA

PASSARE POI A VISITARE I PAESI DELL’ENTROTERRA COSTITUIS ROMANICHE E DI CASTELLI E PALAZZI IN GENERE POCO CO E VIGNETI E A VOLT PER SECOLI E SOPRATTUTTO TRA LE DUE GUERRE MONDIALI, I TRABOCCHI EBBERO UN RUOLO FONDAMENTALE NELLA MICROECONOMIA LOCALE

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Può sembrare un’arte primitiva, ma in realtà è evoluta quanto le più complesse tecniche ingegneristiche. Per secoli e soprattutto tra le due guerre mondiali, i Trabocchi ebbero un ruolo fondamentale nella microeconomia locale. Caddero in disuso negli anni Cinquanta, trascurati dalla corsa alla ricostruzione postbellica e dal miracolo economico che aspirava alla mitica fettina in tavola tutti i giorni. Per fortuna le istituzioni locali dei comuni della fascia costiera – Ortona, San Vito Chietino, Rocca S.Giovanni, Fossacesia, Torino di Sangro, Casalbordino, Vasto e San Salvo compresero l’importanza dei Trabocchi e

il loro significato, identitario del territorio, e ne promossero gradualmente il recupero. Oggi vengono visitatori da tutto il mondo per ammirarli, anche perché sorgono in luoghi di grande fascino. In genere sono fissati lungo le sporgenze della costa, quasi su una punta, per spingersi nel mare il più possibile, verso uno specchio d’acqua abbastanza profondo. La rete viene calata con l’ausilio di un argano fissato al centro della piattaforma di legno. Presenta un’infossatura dove scivolano i pesci catturati, tirati su con una specie di retino, la volega. Oggi le pesche miracolose esistono solo nei racconti degli anziani, ma veder

tirar su la rete suscita sempre emozione. Spesso, a beneficio dei turisti, il pesce è cotto e servito al momento, fresco e saporitissimo. Le origini dei Trabocchi sono ancora oscure, ma sembra certo che erano adoperati fin dal ‘700. Grazie a una legge regionale del 1994 che li tutela come patrimonio ambientale e culturale da trasmettere alle generazioni future, sono diventati una delle maggiori attrattive dell’Abruzzo. Passare poi a visitare i paesi dell’entroterra costituisce un’esperienza appagante per la grande quantità di chiese romaniche e di castelli e palazzi in genere poco conosciuti.


Abruzzo

IL MUNICIPIO E LA CATTEDRALE A LANCIANO

SCE UN’ESPERIENZA APPAGANTE PER LA GRANDE QUANTITÀ DI CHIESE ONOSCIUTI. IL PAESAGGIO È VARIO, A VOLTE VERDISSIMO DI OLIVETI E ASPRO DI GOLE E BURRONI Vasto, in provincia di Chieti, oggi divisa in Marina del Vasto e Vasto Alta, era chiamata l’Atene dell’Abruzzo per i suoi luoghi di interesse storico e architettonico. Fondata dai romani, conserva ancora la struttura urbanistica dell’epoca. Feudo dei D’Avalos, nel ‘400, vanta un immenso palazzo che ospita oggi tre musei. Magnifica è Ortona, col suo castello aragonese sul mare. E’ sopravvissuto al bombardamento di 6 mesi che distrusse tutta la città, durante l’ultima guerra, tanto che Winston Churchill la definì “la Stalingrado d’Italia”. Proseguendo verso l’interno, è da visitare Lanciano,

dall’importante centro storico. Porta San Biagio e le Torri Montanare, da cui con un solo sguardo si abbraccia il mare, il Gran Sasso e la Maiella, è quanto resta dell’antica cinta muraria. Il Museo Diocesano, nel seicentesco Palazzo del Seminario, espone pregiati prodotti di oreficeria, arte nella quale è da sempre famoso l’Abruzzo. Lanciano è anche una città della fede: milioni di pellegrini vanno a rendere omaggio alle reliquie del miracolo eucaristico avvenuto nel Medioevo. Da vedere anche San Vito Chietino, a picco su una collina rocciosa che si allunga fino al mare, così come Roc-

CADDERO IN DISUSO NEGLI ANNI ‘50 MA POI PER FORTUNA I COMUNI DELLA FASCIA COSTIERA COMPRESERO L’IMPORTANZA DEI TRABOCCHI E NE PROMOSSERO IL RECUPERO

ca San Giovanni, tra le foci del fiume Sangro e del torrente Feltrino. Il paesaggio è vario, a volte verdissimo di oliveti e vigneti e a volte aspro di gole e burroni, tra le sterminate spiagge sul mare più azzurro e i picchi rocciosi delle montagne più alte della dorsale appenninica, fino al confine con i Monti Sibillini. Per la mancanza di grandi vie di comunicazione, per la sua conformazione geologica e per ragioni storiche, l’Abruzzo è tra le regioni che meglio hanno saputo conservare il proprio territorio, sia per i suoi valori culturali e storici, sia dal punto di vista ambientale. SINEQUANON | 15


COSTA DEI TRABOCCHI 16 | SINEQUANON

LE ORIGINI DEI TRA ADOPERATI

LI TUTELA CO


ABOCCHI SONO ANCORA OSCURE, MA SEMBRA CERTO CHE ERANO FIN DAL ‘700. GRAZIE A UNA LEGGE REGIONALE DEL 1994 CHE

OME PATRIMONIO AMBIENTALE E CULTURALE, SONO DIVENTATI UNA DELLE MAGGIORI ATTRATTIVE DELL’ABRUZZO

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Pug

ALL’INTERNO DEL PARCO NAZIONALE DE HA CREATO UN ECOSISTEM UN COMPLESSO DI FORMAZI

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glia

EL GARGANO, UN GIOCO DELLA NATURA MA DAVVERO SINGOLARE, ONI TIPICAMENTE LAGUNARI

Testo e foto di TERESA CARRUBBA

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Lago di Lesina

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PER SCOVARE I PIÙ AFFASCINANTI SEGRETI DELLA NATURA

INCONTAMINATA, BISOGNEREBBE SEGUIRE GLI STORMI DI UCCELLI MIGRATORI CHE SCELGONO COME SOSTA TEMPORANEA I LUOGHI

PIÙ RECONDITI, FUORI DALLA FRENESIA DEI CENTRI ABITATI.

Cicogne bianche, fenicotteri rosa, gru e falchi pecchiaioli approdano ogni anno nelle zone umide della Laguna di Lesina, preziosamente protetta tra il Tavoliere delle Puglie e il Promontorio del Gargano. All’interno del Parco Nazionale del Gargano, un gioco della natura ha creato un ecosistema davvero singolare, un complesso di formazioni tipicamente lagunari. Il Mare Adriatico stempera la sua salinità irrorando il Lago di Lesina attraverso due canali artificiali, Acquarotta e Schiapparo, creando quell’acqua salmastra così importante per lo sviluppo della pesca in questo territorio. Latterini, cefali, gamberi, orate, spigole e soprattutto anguille, popolano infatti queste acque perpetuando l’antica vocazione di Lesina come villaggio di pescatori. Il lago, da sempre irri-

nunciabile fonte di sostentamento, era però in passato anche causa di paura, ritenuto com’era, malsano e pericoloso. A tal punto da costruire un muro che lo separasse dal paese e case senza finestre che si affacciassero sull’acqua. Persino la bella Cattedrale della Santissima Annunziata, pare sia orientata verso l’interno del paese per questo motivo. A dividere il lago dal mare, un istmo sabbioso, chiamato Bosco Isola, sito di Importanza Comunitaria nonché Zona di Protezione Speciale, che va da Punta Pietre Nere fino al Lido di Torre Mileto, alla cui formazione hanno contribuito i depositi alluvionali del fiume Fortore e l’azione drastica di terremoti e maremoti che trasformò la preesistente laguna aperta, tipo golfo, in laguna chiusa. Bosco Isola è un tripudio di

macchia mediterranea miracolosamente rigogliosa su un terreno di sabbia. Un lieve sentore aromatico si fonde all’aria salmastra in un amalgama davvero singolare: mirto, rosmarino e il dolce alloro che, qui, cresce come un possente albero. Ma anche il pungente odore della resina che trasuda dai pini d’Aleppo i quali, accanto a lecci, ginepri, querce, carpini e olmi, porgono la chioma là dove la porta il vento. Boschi suggestivi inframmezzati da specie arbustive come lentisco, corbezzolo, ginepro, rosmarino ed erica multiflora. Ma in questa preziosa enclave della natura c’è un gioiello rarissimo, anzi unico, visto che si tratta di una specie botanica endemica della Laguna: il “Cisto di Clusio”, che si distingue dal Cisto comune per il fogliame aghiforme a mo’ del rosmarino.

UN LIEVE SENTORE AROMATICO SI FONDE ALL’ARIA SALMASTRA IN UN AMALGAMA DAVVERO SINGOLARE: MIRTO, ROSMARINO E IL DOLCE ALLORO MA ANCHE IL PUNGENTE ODORE DELLA RESINA CHE TRASUDA DAI PINI D’ALEPPO

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Lago di Lesina

LA CITTÀ DI LESINA, DALL’ATMOS LE CONFERISCE IL LAGO, HA UN WATERF PASSEGGIATE SIA DI GIORNO, SIA DI SER LAMPIONI LUNGOLAGO TINGO

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SFERA LANGUIDA E PACATA CHE FRONT DI TUTTO RESPIRO PER PIACEVOLI A QUANDO LE LUCI DELL’ABITATO O DEI ONO L’ARIA DI ROMANTICISMO

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Lago di Lesina

A rilevarlo, insieme ad altre specie vegetali endemiche molto rare e a rischio di estinzione, furono esperti botanici che da anni studiano questo delicato biotopo naturalistico, unico nel suo genere. L’itinerario “verde” di chi viene a Lesina, non può prescindere da una visita alla Riserva Naturale Statale Lago di Lesina, sempre all'interno del Parco Nazionale del Gargano. Oltre 900 ettari occupati, tra l’altro, da una zona umida con fitti canneti e specchi d'acqua libera e da formazioni tipiche delle lagune salmastre, costituiscono un habitat ideale per molte specie di avifauna. Qui nidificano ancora la folaga, il germano reale, il martin pescatore, l’airone rosso, il cavaliere d’Italia e l’usignolo di fiume. Appositi osservatori mimetizzati da canneti, consentono un interessante birdwatching. La città di Lesina, dall’atmosfera languida e pacata che le conferisce il lago, ha un waterfront di tutto respiro per piacevoli passeggiate sia di giorno, lungo lo skyline di palazzine dai colori accesi, sia di sera quando le luci dell’abitato o dei lampioni lungolago tingono 24 | SINEQUANON

l’aria di romanticismo. Se si ha la possibilità di arrivare nelle prime ore del mattino, si può godere del pittoresco mercato del pesce appena pescato, esposto alla vendita sui banchi di marmo in un apposito spazio comunale all’aperto, sulla banchina del Lago. Ma il punto di forza di questa passeggiata è senza dubbio il lungo pontile che s’insinua nel lago fino all’isolotto di San Clemente, in cui sono stati ritrovati i resti di una villa romana peschiera databile tra il II e I secolo a.C. e che, quando l’acqua si ritrae, affiorano insieme a storie e leggende. Sulla villa venne poi costruita una chiesa dedicata al santo martire e successivamente un convento. Le tracce di strutture murarie più antiche, riferite alla villa romana, e i reperti relativi a frammenti ceramici e vasi, farebbero pensare ad uno stabilimento per la produzione del “Garum”, una salsa di pesce ottenuta dalla lavorazione delle interiora lasciate macerare. L’estremo del pontile offre una prospettiva della città, inusitata e davvero suggestiva. Una città fatta dei vivaci colori delle facciate, dei vicoli stretti, dell’at-

mosfera familiare in cui può capitare di incontrare un pescatore che prepara le reti per la pesca o, in un locale sociale, la signora Nuccia che impasta le orecchiette. Una città fatta di solidarietà di vicinato, sfociata da tempo nel fenomeno della Social Street, grazie al quale alcune strade, due in particolare: Via Vittorio Veneto e Via Principe di Piemonte, formano una sorta di sodalizio di quartiere decorando le facciate delle loro case con oggetti-simbolo e cartelli con frasi ironiche e detti popolari in dialetto strettissimo. Qui è facile trovare persone, specie di una certa età, sedute fuori dall’uscio a tenersi compagnia chiacchierando. I più giovani, invece, amano fermarsi nei tre “Chioschi” del lungolago, a seconda dell’ora del giorno. Per un aperitivo, guarnito di tartine variegate e alici fritte, il Lake Café; per un gelato a qualsiasi ora, il MiniBar che offre anche una scelta di gusti assolutamente artigianali, come il pistacchio di Bronte, e l’Isola di Wight, un locale dedicato alla movida giovanile, che gode anche di una romantica passerella sull’acqua.


LESINA A TAVOLA L’accoglienza gastronomica di Lesina è variegata e consente di gustare piatti di stile completamente diverso durante un soggiorno in Laguna. Le antiche sere, con una bella veranda sul lungolago, propone ricette tradizionali rivisitate dallo chef Nazario Biscotti in maniera creativa ma rispettosa delle stagionalità e della territorialità degli ingredienti. Hugò Food and Beverage, un locale piccolo, intimo e curato, nato dall’entusiasmo di un giovane cuoco che, dopo anni di esperienza in prestigiosi ristoranti all’estero è tornato in Puglia per ammannire ricette italiane filtrate dal suo talento

personale. La cruna del Lago, il ristorante pizzeria del Campione Mondiale di Pizza Upter, Vincenzo D'Apote, con un terrazzo aperto sulla laguna di Lesina. Il menu della pizze è incredibilmente ricco di proposte accattivanti. Pizze eccellenti, cotte in forno a legna, conditissime con ingredienti del territorio. Degni di nota anche il ristorante Acquarotta-In Laguna, allestito in una tensiostruttura/ gazebo, proprio alla foce del canale Acquarotta. Notevole la loro zuppa di pesce e l’anguilla ai ferri. Il Ristorante dell’Hotel Lesina, a Marina di Lesina, con tante specialità a base di pesce. L’Hotel Lesina vanta un’immensa spiaggia attrezzata a cui si accede attraverso una pineta, e una grande terrazza con vista a 360° su Lago e macchia mediterranea. L’agriturismo Le Falcare, di Cagnano Varano, a conduzione familiare, che propone una carrellata di antipasti sfiziosi, con crostini, legumi, formaggi e verdure sottaceto. Tra le produzioni territoriali della Laguna di Lesina, spiccano alcune eccellenze come la salicornia, meglio conosciuta come asparago di mare, che cresce ai margini della laguna, in acqua salmastra. L’azienda Agricola Saporità, di

Lucia di Palma, è specializzata nella lavorazione della salicornia declinata in vari sapori. L’Azienda Agricola Turco, invece, è vocata alla lavorazione del pomodoro. La particolarità dei prodotti Turco deriva dalla specificità del territorio di coltivazione, vicino al lago, con limo, sole e aria salmastra. Mozzarelle e formaggi rigorosamente di latte di bufala vengono prodotti nell’Azienda La Bufalara, in Contrada Pontone, dove è possibile assistere alla produzione in diretta. Tre generazioni di casari, fanno di quest’azienda un riferimento storico del settore.

TRA LE PRODUZIONI TERRITORIALI DELLA LAGUNA DI LESINA, SPICCANO ALCUNE ECCELLENZE COME LA SALICORNIA, MEGLIO CONOSCIUTA COME ASPARAGO DI MARE, CHE CRESCE AI MARGINI DELLA LAGUNA SINEQUANON | 25


Lago di Lesina

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IL CENTRO VISITE LAGUNA DI

LESINA DEL PARCO NAZIONALE DEL GARGANO, GESTITO DALLA

LIPU, PROPONE AGLI ALUNNI

DELLE SCUOLE ELEMENTARI,

MEDIE E SUPERIORI, LA POSSIBILITÀ DI EFFETTUARE VIAGGI

D’ISTRUZIONE, CHE PERMETTE-

RANNO DI CONOSCERE L’ECOSISTEMA LAGUNARE E LA SUA

BIODIVERSITÀ, E DI PARTECIPARE AD ATTIVITÀ DI EDUCAZIONE

AMBIENTALE. NEL CENTRO SI

TROVANO IL MUSEO ETNOGRAFICO

LA CASA DEL PESCATORE, IL MUSEO NATURALISTICO E L’ACQUARIO. www.centrovisitelesina.it/ #centrovisitelesina

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Golfo di Oristano

L’ALTRA FACCIA D

SARD


DEGNA

DELLA

di VIVIANA TESSA

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SARDEGNA

L’ALTRA FACCIA DELLA

IL GOLFO DI ORISTANO, VASTO E RIPARATO. VI SI A NEL CUI TERRITORIO SI TROVANO LE ZONE UMIDE INTERNAZIONALI, MOLTO PESCOSE, RI UNA TERRA SUPERBA NON SOLO PER L’INCANTO DELLA COSTA ANCORA SELVAGGIA MA ANCHE PER LA SUA STORIA MILLENARIA

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Parco protetto anche la piccola Isola di Mal di Ventre, davanti a Cala Saline con l’acqua più limpida di tutta questa costa, per gustare prelibati ricci di mare o, più semplicemente, per ammirare la fauna dell'isola e le distese dei fiori viola delle piante di aglio selvatico che si estendono fino al mare. Una terra superba non solo per l’incanto della costa ancora selvaggia ma anche per la sua storia millenaria con tracce visibili che a volte si saldano stupendamente con la natu-

ra. Come i resti della città punico-romana di Tharros sotto il promontorio di Capo San Marco, la lingua che si insinua profondamente nell’acqua dando la spettacolare sensazione di essere in mezzo a due mari, l’uno che rompe i flutti sugli scogli, l’altro che fa scorrere onde placide e piatte. Gli scavi archeologici di Tharros hanno regalato rari e preziosi oggetti oggi conservati nei Musei di Oristano, Cagliari, e Londra. Capo Mannu chiude l'ampia insenatura di Cala Saline, ancora

nella provincia di Oristano. In questo tratto di mare, per la permanente presenza di venti e per il tipo di costa con fondali non profondissimi, si formano alte e lunghe onde per il divertimento dei molti sportivi che qui hanno trovato il campo ideale per le loro tavole da surf. La marina di S. Caterina di Pitinnuri, dove si può ammirare una lunga parete calcarea chiamata S’Archittu proprio perché dentro la scogliera il mare ha scavato una galleria a forma di piccolo arco.


CAPO SAN MARCO

AFFACCIANO ORISTANO, MA ANCHE ARBOREA E CABRAS PIÙ CONSISTENTI DELLA SARDEGNA, PROTETTE DA LEGGI FUGIO PREFERITO DI STORMI DI UCCELLI RARI. Qualche miglio più a nord, dopo aver superato la costa di Cuglieri un delizioso paese sulla montagna ricco di oliveti e di boschi zeppi di funghi prelibati - e di Tresnuraghes, si arriva alla cittadina di Bosa, costruita sulla foce del fiume Temo, l'unico corso d'acqua della Sardegna che può essere percorso e navigato per circa nove chilometri. Il nucleo centrale del paese è di certa origine romana, ma la sua importanza economica, legata alla posizione strate-

gica sul mare, risale soprattutto al XII secolo con la costruzione del Castello di Serravalle - sicuramente il più affascinante tra tutte le strutture medievali dell'isola - che dall'alto della collina domina sia Bosa che il fiume e tutto il panorama sino al mare. La foce del Temo è sicuro riparo per le molte barche da pesca che lavorano in queste acque ed è soprattutto molto ricercata l'aragosta bosana per la delicatezza della sua polpa. Il lato sinistro del corso d'acqua ospita

PER I VENTI E I FONDALI NON PROFONDISSIMI, SI FORMANO ALTE E LUNGHE ONDE PER IL DIVERTIMENTO DEI MOLTI SURFISTI

Sas Conzas antiche concerie in attesa di restauro. L'oristanese a differenza di altre zone dell'isola, ha conservato intatte alcune peculiari caratteristiche. Le coste del Sinis, ad esempio, sono ancora allo stato naturale e così ampi tratti del litorale che si integrano con le pinete e gli specchi d'acqua circostanti, dimora dei fenicotteri rosa e di altre specie ornitologiche, paesaggi e siti ideali per le attività equestri e quelle da diporto e a carattere ambientale e archeologico. SINEQUANON | 31


Golfo di Oristano

SARDEGNA

L’ALTRA FACCIA DELLA


OMONTORIO DI CAPO PR IL O TT SO A AN M O CITTÀ PUNICO-R AMENTE E SI INSINUA PROFOND CH A GU LIN LA , CO SAN MAR SERE RE SENSAZIONE DI ES LA CO TA ET SP LA O NELL’ACQUA DAND UTTI SUGLI SCOGLI, FL I PE M RO E CH NO I, L’U IN MEZZO A DUE MAR PIATTE ERE ONDE PLACIDE E L’ALTRO CHE FA SCORR

THARROS

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S’ARCHITTU

SARDEGNA

L’ALTRA FACCIA DELLA

La Costa Verde, poi, offre uno dei paesaggi più affascinanti di tutto il bacino del Mediterraneo. Perché da nessuna altra parte è possibile ammirare un tale concentrato di sensazioni, offerte da pezzi di archeologia mineraria e da una natura superba che si fondono in un'atmosfera insieme misteriosa e malinconica. La Costa Verde si apre sulla costa sudoccidentale dell'Isola, nel territorio di Arbus, paese che divide con Guspini alcune delle più interessanti aree minerarie d'Europa: da questi pozzi, insieme con Monteponi e Buggerru, proveniva il dieci per cento della produzione mondiale di piombo e zinco. Tanto che sempre più spesso vengono organizzati veri e propri Tour per ammirare i resti di una civiltà che ormai sembra destinata a scomparire per sempre, quel34 | SINEQUANON

la delle miniere. Montevecchio, Ingurtosu, Funtanazza, Piscinas, Naracauli, Scivu, Pistis sono tappe di un percorso che affascina migliaia di visitatori che ogni anno arrivano da diversi Paesi europei in cerca di sensazioni che ormai è difficile trovare altrove. Qui lo spettacolo della natura regala sensazioni difficili da dimenticare. Pensiamo a Scivu, una lunga spiaggia solitaria, senza case né alberghi, che si è salvata per la vicina presenza di una colonia penale. Ma soprattutto a Piscinas, una delle meraviglie di tutta la Sardegna. Da Scivu a Piscinas, quasi dieci chilometri di litorale, un angolo di Mediterraneo ancora intatto: qui è possibile ammirare quei mari di sabbia che costituiscono un fenomeno unico in Italia. Tremila ettari di dune che richiamano naturalisti e appassionati

da tutto il mondo, un panorama color d'oro che si perde all'orizzonte, indimenticabile all'ora del tramonto. Sembrano lembi di deserto africano, non a caso è stato ribattezzato il Sahara d'Italia. Dune che si affacciano su un mare verde e trasparente e che penetrano all'interno per oltre due chilometri, non lontano dagli avamposti minerari di Ingurtosu e Naracauli, tra gallerie abbandonate e carrelli per il trasporto dei minerali corrosi dalla salsedine. E' il maestrale, vento dominante in questo tratto di costa, che disegna il paesaggio. Piega gli alberi e modella le montagne di sabbia, spingendole verso l'interno, costruendo e modificando le distese dorate che spesso ospitano superbi esemplari di ginepri, la pianta odorosa e resistente per eccellenza.

UNA LUNGA PARETE CALCAREA CHIAMATA S’ARCHITTU PROPRIO PERCHÉ DENTRO LA SCOGLIERA IL MARE HA SCAVATO UNA GALLERIA A FORMA DI PICCOLO ARCO


CASTELLO DI SERRAVALLE

CHIESA DI SAN GIOVANNI

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Golfo di Oristano

SARDEGNA

L’ALTRA FACCIA DELLA

APPASSIO MANO NATURALISTI E IA CH RI E CH NE DU DI PER TREMILA ETTARI COLOR D'ORO CHE SI A M RA NO PA UN , O DA TUTTO IL MOND ONTO. BILE ALL'ORA DEL TRAM CA TI EN M DI IN E, NT O ALL'ORIZZ DESERTO AFRICANO SEMBRANO LEMBI DI


ONATI DE DUNE DI PISCINAS

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FOTO DI PAOLO SPIGARIOL

IN CROCIERA SULLA LAGUNA VENETA, SU UNA TRADIZIONALE BARCA DA PESCA TRA NATURA, STORIA, ARTE ED ECCELLENZE ENOGASTRONOMICHE di PAMELA McCOURT FRANCESCONE foto di PAMELA McCOURT FRANCESCONE e ARCHIVIO


VELE ROSSE IN LAGUNA


LASCIANDO ALLE SPALLE LA CITTÀ DEI DOGI, OSPITI DI MAURO STOPPA, SKIPPER E CHEF EXTRAORDINAIRE, CI SIAMO IMBARCATI SU EOLO, UN BRAGOZZO DI DICIASSETTE METRI DEL 1946 ELEGANTEMENTE RESTAURATO DA MAURO, PER UNA CROCIERA DI TRE GIORNI A CACCIA DI AMBIENTI D’INCOMPARABILE BELLEZZA NATURALE, LUOGHI DELLO SPIRITO, RIMEMBRANZE STORICHE, ORTI E GIARDINI, ANTICHI VIGNETI E CAPOLAVORI DELL’ARTE.

LE GIORNATE IN CROCIERA SONO SCANDITE DA NAVIGAZIONI LENTE E DAL RELAX, INTERVALLATE DA MOMENTI DI GRANDE CONVIVIALITÀ A TAVOLA

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Un viaggio improntato anche sulla felice scoperta delle eccellenze enogastronomiche della Serenissima e della sua laguna, come le moeche, i teneri granchi senza carapace selezionati uno a uno da pescatori abili, la cacciagione lagunare, le primizie di Sant’Erasmo, e vini come il Venissa, prodotto con l’uva che fu quella prediletta dei dogi. Navigando le acque sconfinate e placide oltre la Serenissima sulla tipica barca da pesca veneziana dal fondo piatto, sono stati molti i momenti di grande suggestione come la visita all’Isola di San Lazzaro degli Armeni. Nel venerato complesso religioso armeno fondato nel 1717

dall’Abbate Metichar dove i monaci producono ancora la delicata marmellata di rose Vartanush con petali raccolti al sorgere del sole, abbiamo trovato una mummia di 3.500 anni fa, una biblioteca con 4.000 libri e manoscritti in armeno, e un bellissimo dipinto del Tiepolo. A Torcello si fa visita alla Basilica di Santa Maria Assunta, l’edificio più antico nella laguna, dove sulla controfacciata risplendono bellissimi mosaici bizantini tra i quali un Giudizio Universale e, nel pannello raffigurante i dannati, i Sette Peccati Capitali. Il campanile, nei secoli un importante punto di riferimento per i navigatori in questa parte settentrio-

nale della laguna, ha una rampa piatta, e salendo fino in cima c’è una vista spettacolare sulla laguna, la città e la costa adriatica. In simbiosi con le leccornie della tavola preparate nella cambusa di Mauro, abbiamo fatto sosta all’Isola di Sant’Erasmo, conosciuta come l’orto di Venezia per la produzione di ortaggi e frutta che fornisce alle isole e ai mercati rionali veneziani. Qui abbiamo visitato un piccolo vigneto, l’azienda di Michel Thoulouze che produce l’Orto, un bianco invecchiato per un anno in una gondola affondata sotto le acque della laguna e che abbiamo apprezzato a bordo di Eolo.



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MAURO STOPPA NELLA SUA CAMBUSA. ALLE RICETTE DI FAMIGLIA AGGIUNGE IL SUO STILE EC CON UN MIX DI SAPORI, COLORI E CONTRASTI CHE PORTANO LE SUE CREAZIONI A LIVELLI DI

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1 ABBACCH

2 FRITTATA 3 BRUSCH 4 RISOTTO 5 SEPPIOL

6 TORTINO

7 TORTA AL

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4

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CLETTICO I HAUTE CUISINE

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HIO AL FORNO CON PATATE

A DI ERBETTE

ETTE CON SARDINE CON ERBE SELVATICHE

INE CON PISELLI

O DI ASPARAGI

L CIOCCOLATO E FRAGOLE

L’ORTO, È UN VINO BIANCO

INVECCHIATO PER UN ANNO IN

UNA GONDOLA AFFONDATA

SOTTO LE ACQUE DELLA LAGUNA SINEQUANON | 43


COMPLESSO RELIGIOSO ARMENO FONDATO NEL 1717 DALL’ABBATE METICHAR DOVE I MONACI PRODUCONO ANCORA LA DELICATA MARMELLATA DI ROSE VARTANUSH CON PETALI RACCOLTI AL SORGERE DEL SOLE

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ISOLA DI SAN LAZZARO DEGLI ARMENI

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LE TIPICHE BRICCOLE DELLA LAGUNA VENETA

IL VIGNETO DI UVA DORONA A TORCELLO

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LAGUNA VENETA

A TORCELLO SI FA VISITA ALLA BASILICA DI SANTA MARIA ASSUNTA, L’EDIFICIO PIÙ ANTICO NELLA LAGUNA, SULLA CONTROFACCIATA RISPLENDONO BELLISSIMI MOSAICI BIZANTINI Le giornate in crociera sono scandite da navigazioni lente e dal relax, intervallate da momenti di grande convivialità a tavola, con pranzi e cene che hanno scatenato entusiasmi, applausi e confronti sulle prelibatezze della laguna e sui segreti della cucina di Mauro. «Ho imparato da piccolo dalla mamma e dalla nonna, e mi piace condividere le nostre tradizioni culinarie basate sui prodotti freschi e stagionali della laguna». Alle ricette di famiglia Mauro aggiunge il suo stile eclettico che coinvolge tutti i sensi attraverso un mix di sapori, colori e contrasti che portano le sue creazioni a livelli di haute cuisine. Seduti a tavola in angoli reconditi della laguna l’atmosfera era di allegra attesa mentre dalla cucina uscivano splendidi branzini dell’Adriatico, bruschette con sardine, asparagi

verdi e bianchi, le dolci cozze caparosoli, supreme di anitra, carciofini di Sant’Erasmo e risotto alla salicornia, detta anche l’asparago di mare. Al tramonto ci si fermava per la notte, pernottando in alberghi di charme come Casa Burano, un albergo diffuso di design sull’isola di Burano con camere e suite in casette di pescatori e merlettai. Nel ristorante del Venissa Wine Resort, che sorge nel vigneto di uva dorona, quella dei dogi, sull’isola di Mazzorbo, ad accompagnare la cena Michelin di cinque portate, gli ottimi vini prodotti dalla famiglia Bisol, proprietari dell’antico vigneto e del resort. A Cavallino ad accoglierci per la notte nelle sue confortevoli camere c’era La Locanda alle Porte, che ha aperto le porte nel 1632. Su Eolo, Mauro ospita fino a dieci persone. «Ma per alcuni itinerari

come quelli di 6-8 ore di mattina o di pomeriggio che toccano Torcello e Sant’Erasmo, a bordo possono salire anche 30 persone, affiancando a Eolo una seconda barca antica per permettere a tutti gli ospiti di pranzare e cenare insieme all’aperto. Taglio su misura i miei itinerari, navigando secondo gli interessi degli ospiti e del tempo che possono dedicare alla laguna, e naturalmente le rotte dipendono anche dai venti e dalle maree. Non sono mai uguali». Della durata di otto giorni le crociere su Eolo che partono dai Colli Euganei per esplorare città storiche e castelli medievali, dormendo in ville d’epoca e alberghi di lusso, mentre per le Cooking Cruise sono previste soste al mercato di pesce di Chioggia e lezioni di cucina a bordo con Mauro e la sua squadra. www.cruisingvenice.com

IL CAMPANILE DELLA BASILICA È STATO NEI SECOLI UN IMPORTANTE PUNTO DI RIFERIMENTO PER I NAVIGATORI IN QUESTA PARTE SETTENTRIONALE DELLA LAGUNA. HA UNA RAMPA PIATTA, E SALENDO FINO IN CIMA C’È UNA VISTA SPETTACOLARE SULLA LAGUNA, LA CITTÀ E LA COSTA ADRIATICA

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VALLI PIACENTINE tra verdissime colline

IERATICI CASTELLI

e cibi prelibati di PIETRO BUSCONI

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CASTELLO DI MONTECHIARO

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VALLI PIACENTINE AL DI FUORI DELLE ROTTE METROPOLITANE E DELLE CITTÀ PIÙ ACCLAMATE, ESISTE UN’ITALIA FATTA DI PICCOLE O MEDIE CITTÀ DI PROVINCIA, OGNUNA DELLE QUALI SPESSO RACCHIUDE TESORI CHE SOLO UN PAESE COME IL NOSTRO SA IMMAGINARE E PROPORRE. È il caso di Piacenza, una provincia che fino a pochi anni fa si crogiolava nel suo essere defilata, nel suo rimanere fuori dalle rotte turistiche, gelosa di custodire i suoi tesori e dividerli solo con pochi intimi amici. L’aria è cambiata. Anche quella meteo: non si vedono più quelle fitte nebbie che la nascondevano a chi tentava di esplorarla e giorno dopo giorno si possono incontrare sempre più visitatori e turisti anche nelle località meno note e le stradine meno frequentate. Ed è stato il passaparola che, almeno finora, ha fatto conoscere questa porzione di Emilia a ridos-

CASTELL'ARQUATO

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so della Lombardia. Un territorio fatto di quattro valli principali che si dipartono dal capoluogo e che nascondono piccole ma forse ancor più intriganti valli collaterali. La natura da queste parti è stata generosa. Morbide colline si stendono tra garbati corsi d’acqua in un costante paesaggio che già appena arrivati profuma di casa e cose buone. Concedersi una pausa dalla vita frenetica di tutti i giorni rappresenta da queste parti la soluzione ottimale per rilassarsi, scoprire angoli suggestivi e godere di una cucina che è fermamente ancorata alle proprie tradi-

UN TERRITORIO FATTO DI QUATTRO VALLI PRINCIPALI CHE SI DIPARTONO DAL CAPOLUOGO E CHE NASCONDONO PICCOLE QUANTO INTRIGANTI VALLI COLLATERALI

zioni Settantotto sono gli agriturismi che costellano la provincia e molti di questi sono autentici gioielli da scoprire e frequentare. Solo per citarne alcuni: l’Azienda Podere Casale, l’Azienda Il Gelso e l’Agriturismo Il Viandante in Val Tidone, l’azienda Agronauta in Val Luretta, l’Agriturismo Poggio Cardinale e l’Azienda Corte del Gallo in Val Trebbia, l’Azienda Podere Illica in Val d’Arda. Ognuno di questi sa coccolare l’ospite e lo fa sentire a suo agio. I ritmi del giorno sono scanditi inevitabilmente dalle pause di pranzo e cena quando altri tesori si scoprono.


CASTELLO DI VIGOLENO

CASTELLO DI RIVALTA

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VALLI PIACENTINE

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VALLI PIACENTINE IL PONTE GOBBO A BOBBIO

PIETRA PERDUCA IN VAL TREBBIA

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SAPORI GENUINI, SEMPLICI MA RICCHI DI AROMI CHE RIPORTANO ALLA CUCINA DI QUESTE VALLI RESTANDO FEDELI ALLE RICETTE PROPRIE DELLA PROVINCIA Tesori fatti di sapori genuini, spesso semplici, ma ricchi di aromi che riportano alla cucina di queste valli che, se trasversalmente, offrono varianti ai piatti principali, restano fedeli alle ricette proprie della provincia che vengono difese con fermezza da sempre più frequenti tentativi di imitazione perpetrati soprattutto dalle vallate limitrofe di altre province. Così i pisarei e fasö, gnocchetti di pane e farina che, dal 1180, rappresentano il piatto più tradizionale. Solo dopo la scoperta dell’America e l’arrivo del pomodoro oltre che di altre specie di fagioli, si cominciò a vedere la versione rossa con i borlotti. Prima, chi poteva permetterselo, aggiungeva pezzi di cotenna per aumentare il sapore. Poi ci sono i tortelli di spinaci e ricotta. Ri-

gorosamente fatti con le code e non quadrati, possono presentare la variante con l’ortica al posto degli spinaci e vengono serviti con burro e salvia o sugo di funghi. Questo per parlare dei primi piatti. Ma non sono solo questi. A Bobbio, per esempio, vanno giustamente fieri dei loro Maccheroni alla Bobbiese, fatti con uova e farina e arrotolati su un ferro da calza per dare la caratteristica forma. Metteteci sopra un sugo di carne e il gusto è completo. Da queste parti, il posto migliore dove mangiarli è sicuramente il Ristorante Piacentino nella prima piazza che si incontra arrivando a Bobbio. Se ai primi piatti aggiungiamo i salumi propri come salame, coppa e pancetta, il menu è quasi completo. Trascuriamo voluta-

mente i pur buoni secondi di manzo, maiale, cacciagione e altro per spendere due parole sul vino piacentino. Sempre più conosciuto e apprezzato, il vino di queste colline trasuda la passione e la cura con cui viene prodotto. Quasi infinite sono le cantine che vendono al pubblico e risulta difficile proporne solo alcune. Tra i prodotti di fascia alta (il prezzo non supera mai i 10 euro) merita una citazione l’Azienda La Tosa di Vigolzone. Più abbordabili, ma sempre interessanti, quelli proposti dall’Azienda Vinicola Oddi, la stessa che gestisce l’Agriturismo il Viandante, tra Borgonovo e Pianello. Tra quelli da comprare ci piace suggerire il Gutturnio classico e superiore, l’Ortrugo e la Malvasia secca.

SEMPRE PIÙ CONOSCIUTO E APPREZZATO, IL VINO DI QUESTE COLLINE TRASUDA LA PASSIONE E LA CURA CON CUI VIENE PRODOTTO SINEQUANON | 55


SAPORI DALL’ ITALIA

INGREDIENTI 1KG DI ANGUILLE, 1KG DI CICORIA, SEDANO; 1 CIPOLLA; 4 POMODORI; 1 MELANZANA; 1 ZUCCHINA; 4 PATATE MEDIE; 4 PEZZI DI PEPERONE; UN PICCOLO MAZZETTO DI CIME DI RAPE ; 8 CUBETTI DI ZUCCA; SALE, PEPERONCINO Nella versione invernale melanzane, zucchine e peperone lasciano il posto alle cime di rape e ai broccoli.

MINESTRA DI ANGUILLE DI LESINA Puglia Le amava anche l’imperatore Federico II, le anguille di Lesina, e sono rimaste una caratteristica della cucina tradizionale. Il Lago di Lesina è un ottimo vivaio naturale per gli avannotti che alla fine di un lunghissimo viaggio dal Mar dei Sargassi, giungono nel mare Adriatico. Qui, imboccato il canale Acquarotta e la Foce Schiapparo, trovano il loro habitat naturale, in acqua salmastra. 1 Eviscerare e tagliare le anguille in pezzi di circa 3 cm 2 Adagiarle in una casseruola con circa 1 litro di acqua 3 Salare e portare ad ebollizione 4 Schiumare e aggiungere a strati tutti gli altri ingredienti 5 Chiudere con un coperchio e lasciare cuocere per circa 30 minuti. 6 Si serve accompagnata da pane raffermo o tostato.

MOSTACCIOLI DI ORISTANO Sard INGREDIENTI PER I BISCOTTI 500 GR DI FARINA; 500 GR DI ZUCCHERO; 20 GR DI LIEVITO DI BIRRA; MEZZO CUCCHIAIO DI BICARBONATO; MEZZO CUCCHIAIO DI CANNELLA PER LA GLASSA ZUCCHERO A VELO 56 | SINEQUANON

Il termine mos che indicava un regione ha la su famosa variante zucchero, la spe rivazione araba prevista da que particolare form ottenuta con gl moderne formin


SAPORI DALL’ ITALIA

TORTELLI PIACENTINI Emilia Romagna INGREDIENTI PER LA PASTA 250 GR DI FARINA 00 DI GRANO TENERO; 3 CUCCHIAI DI OLIO D’OLIVA EXTRAVERGINE; 3 UOVA; SALE Q.B. PER IL RIPIENO 250 GR DI RICOTTA FRESCA TIPO ROMANA; 150 GR DI SPINACI LESSATI E TRITATI; 100 GR DI MASCARPONE; 6 CUCCHIAI DI PARMIGIANO REGGIANO GRATTUGIATO;

1 Preparare il ripieno amalgamando bene tutti gli ingredienti in una bastardella 2 Disporre la farina a montagnola sulla spianatoia con una fossetta nel centro dove mettere le uova, l’olio, e il sale. Impastare fino ad ottenere un impasto morbido ed elastico. Coprire con la pellicola e mettete in frigorifero per 30 minuti 3 Tirare una sfoglia sottile ed elastica, ritagliare dei quadrati di circa 5 centimetri e disporvi al centro il ripieno 4 Partendo da uno degli angoli, sovrapponete la pasta, alternandola, formando una “treccia”, fino a raggiungere l’estremità opposta in modo che il tortello risulti a forma di caramella 5 Cuocere i tortelli per 4 minuti in abbondante acqua salata, scolarli e disporli su un piatto da portata 6 In un piccolo tegame fare sciogliere dolcemente il burro aromatizzandolo con le foglie di salvia e versarlo sui tortelli, sporverizzandoli poi abbondantemente con il Parmigiano.

1 UOVO; SALE Q.B. PER IL CONDIMENTO 80 GR DI BURRO; 8 FOGLIE DI SALVIA; 4 CUCCHIAI DI PARMIGIANO GRATTUGIATO La ricetta risale al Medioevo, persino Boccaccio ci parla dei piasentini, ma la forma attuale del tortello sembra sia stata voluta dal nobile Bernardo Anguissola, il quale nel 1351, per stupire un ospite illustre come Petrarca, chiese al proprio cuoco di dare una forma più raffinata al classico tortello. I tortelli piacentini di ricotta, chiamati in dialetto turtéi sono tuttora un grande piatto, di magro, creato per il venerdì. Si distinguono dagli altri tortelli per la forma particolare a caramella e per il ricco ripieno.

degna

tacciolo proviene da "mustaceum", parola latina a focaccia addolcita con il mosto d'uva. Oggi ogni ua ricetta, ma i mostaccioli di Oristano sono la più e sarda di questi biscotti. La grande quantità di ziatura a base di cannella, tradisce la probabile dedei mostaccioli di Oristano. La lunga lievitazione esta ricetta li rende particolarmente morbidi. La ma romboidale dei mostaccioli di Oristano viene li appositi (tradizionali) stampi in legno, o con le ne in metallo.

1 Sciogliere il lievito in poca acqua 2 Mescolare tutte le polveri (farina, zucchero, bicarbonato, cannella) in una ciotola, aggiungere il composto di lievito e, poco alla volta, dell’acqua 3 Mescolare con le mani, fino ad ottenere un impasto leggermente appiccicoso. Coprire con la pellicola o con un panno umido e far lievitare in luogo fresco per 48 ore 4 Stendere col mattarello una sfoglia alta 3 mm, aiutandosi con poca farina per non far attaccare l'impasto alla spianatoia. Formare dei rombi, disporre su una teglia infarinata e cuocere a 160 gradi per 15 minuti, nel forno ventilato 5 Preparare la glassa aggiungendo poca acqua alla volta allo zucchero a velo, fino ad ottenere un composto denso ma fluido 6 Quando i mostaccioli si saranno raffreddati, spennellare la glassa su ogni biscotto e farla asciugare per almeno una mezz'ora all'aria. Conservare i biscotti in luogo fresco, dentro a un contenitore chiuso ermeticamente, si conserveranno per svariati giorni. SINEQUANON | 57



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