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L’EMPATIA FATTA CANE

Quando un animale diventa il nostro specchio

DI MADDALENA SALVADEO

Vi è mai capitato di rientrare a casa nervosi dal lavoro e notare comportamenti “strani” nel vostro cane? Bene, non si tratta di una casualità.

Da sempre conosciamo la capacità dei nostri cani di rispondere in maniera differente al tono di voce, ma uno studio della University of Lincoln pubblicato sulla rivista “Biology Letters” va oltre. Lo studio è stato condotto su 17 cani domestici a cui sono stati sottoposti volti e suoni (umani e canini) rappresentanti diversi stati emotivi. I ricercatori hanno verificato che i cani prestano molta più attenzione quando l’immagine e il suono riguardano lo stesso stato emotivo, giungendo alla conclusione che i nostri amici domestici sono in grado di formare una rappresentazione mentale astratta dello stato emotivo altrui. Questa rappresentazione è possibile grazie ai potenti strumenti dei nostri cani, che utilizzano più di uno dei loro sviluppatissimi sensi per capire il nostro stato emotivo e rispondere di conseguenza. Questo esperimento è stato solo il primo e ha aperto la strada a numerosi altri studi inerenti alle emozioni e all’empatia canina.

Tutti gli studiosi però concordano nell’affermare che, non solo i cani provano loro stessi emozioni complesse, ma possiedono anche una profonda empatia che li rende particolarmente sensibili nei confronti delle emozioni altrui. I ricercatori sono convinti che la base di comunicazione emotiva tra i proprietari e i loro cani viaggi attraverso alcuni canali specifici, di cui gli ormoni sono i principali. In particolare avrebbero un ruolo fondamentale gli ormoni dello stress e l’ossitocina, detta anche “ormone dell’amore”.

Facciamo un passo indietro, cosa sono le emozioni?

Il dizionario Treccani definisce un’emozione come un “Processo interiore suscitato da un evento-stimolo rilevante per gli interessi dell’individuo. La presenza di un’emozione si accompagna a esperienze soggettive (sentimenti), cambiamenti fisiologici (risposte periferiche regolate dal sistema nervoso autonomo, reazioni ormonali ed elettrocorticali), comportamenti ‘espressivi’ (postura e movimenti del corpo, emissioni vocali).”

Già da questa definizione possiamo capire quanto entrino in gioco numerosi fattori nella formazione e percezione di un’emozione. Senza entrare nello specifico possiamo però affermare che, in un animale come il cane e il lupo, le emozioni siano state inizialmente finalizzate alla sopravvivenza.

In natura quasi mai i combattimenti risolvono una situazione, anzi: solo se messi alle strette gli animali ingaggiano battaglia con il prossimo. La prima strategia messa in atto (e quella che normalmente porta più vantaggi) è sempre la fuga.

Se un evento fa paura o è percepito come pericoloso l’animale mette in atto un piano di fuga o di evitamento atto a prevenire i conflitti e sfuggire così ad eventuali complicazioni come appunto uno scontro (che comporta un grandissimo dispendio di energie preziose per la sopravvivenza), in cui molto spesso si riportano ferite difficili da sanare o addirittura mortali. Al contrario, se una situazione viene percepita come tranquilla, pacifica e di conseguenza serena, l’animale sarà più portato alla quiete e al rilassamento. Queste prime istintive emozioni sono alla base della nostra famosa empatia canina. I primi cani (o meglio lupi addomesticati) vivevano di commensalismo con i gruppi di uomini cacciatori e probabilmente l’osservazione di questi strani animali a due zampe che dividevano con loro i risultati e le fatiche della caccia li ha portati a percepire la situazione complessiva come “non pericolosa”. Più tempo passano insieme e più i lupi cominciano a interpretare e capire i segnali inviati dagli uomini finché, con il fluire del tempo e delle generazioni, questi primi cani si sono trovati a vivere serenamente all’interno dei villaggi degli uomini. Questo vivere a stretto contatto ha reso necessario lo sviluppo di altri strumenti prima di interpretazione e poi di comunicazione.

Nel corso di migliaia di anni di convivenza e con l’ingresso dei cani all’interno delle mura della nostra abitazione, non ci siamo resi conto del tipo di evoluzione che era in atto nei nostri amici: non tanto fisica, quanto emotiva.

Se seguiamo ciò che ci dicono gli studi, possiamo notare quanto la capacità dei nostri amici di leggerci, percepirci e anticiparci si sia fatta via via più sofisticata. In questo “gioco di sguardi” i nostri cani hanno messo in campo ogni strumento a loro disposizione: dal tatto (chi opera in Pet Therapy conosce benissimo il potere di una carezza), all’olfatto come recettore di ormoni, per finire alla sfera mentale. Sì, perché lo sforzo immaginativo che compiono i nostri cani per elaborare tutte le informazioni che arrivano dagli altri sensi e attivare i loro neuroni specchio di conseguenza non conosce altri esempi in natura ad oggi.

Tutti gli studi sono anche concordi nell’affermare che questa evoluzione emotiva si “attiva” con il tempo e le attenzioni dedicate alla compagnia reciproca.

Più tempo si passa con il proprio cane e più esperienze si vivono con esso, più la sua emotività si affina nei nostri confronti. Cani adulti o anziani sanno benissimo cos’è successo nella nostra giornata non appena varchiamo la soglia di casa. E rispondono di conseguenza. Qui i famosi comportamenti “strani” di cui si faceva riferimento all’inizio. Ora sappiamo che non sono “strani”, ma che siamo noi stessi riflessi.

Riguardo alla vicinanza, non è un caso che molti studi abbiano ottenuto i risultati più chiari durante la pandemia di Covid appena passata. Lo strettissimo contatto a cui sono stati obbligati cani e proprietari ha reso davvero lampante la capacità dei nostri amici di sapere come ci sentiamo, a volte anche prima di quanto siamo in grado di realizzare noi stessi.

Il mondo delle emozioni è complesso sia per noi umani che per gli animali con cui condividiamo il pianeta. In questa sede ho ridotto all’osso e semplificato il più possibile ciò che si sarebbe potuto raccontare, ma penso che chi tra i lettori convive con uno o più cani si sia accorto, anche inconsciamente, di tutto ciò che ha attirato l’attenzione degli studiosi negli ultimi anni. Il rapporto che ci lega all’animale Cane ha radici antiche, risale all’alba dei tempi umani su questo pianeta. Possiamo e dobbiamo usare la scienza per spiegarne i meccanismi e risalire alle origini, ma sarà sempre il cuore a battere più forte di fronte allo sguardo dolce e penetrante del nostro cane: in questa bolla si racchiudono emozioni e storie antiche, corse nei boschi all’inseguimento di una preda e ombre alla luce di un falò.

Guardando negli occhi il vostro cane vi sembrerà di sentire ululati lontani e quel senso di libertà che la società di oggi ci impedisce di provare di nuovo. Fermatevi a guardarli, quegli occhi, e tornerete selvaggi per qualche secondo.

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