IL CAVALLO LIBERO - APRILE 2021

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IL CAVALLO

RIFORMA DEL TERZO SETTORE

ED ENTI SPORTIVI DILETTANTISTICI

“L’IPPOVIA D’ITALIA”

Rivista associazionistica - anno 2021 mese aprile numero 06

CON JESSICA E LORENZO

LE DIMENSIONI NON CONTANO..!

CURIOSODI NATURA AMICIZIA SELVATICA ESSERE BAMBINI

DURANTE UNA PANDEMIA

QUANDO UN CANE PARLA

L’ INDIA DEI MARWARI E DEI KATHIAWARI bellissimi esemplari a rischio estinzione


IL CAVALLO

RIVISTA ASSOCIAZIONISTICA EDITORE ENGEA Equitazione Segr. Gen.: P.zza Vaccari 7 27056 Bastida de Dossi (PV) Tel. 0383.378944 | Fax 0383.378947 e-mail: ilcavallolibero@gmail.com www.cavalloecavalli.it Direttore Responsabile: Tino Nicolosi

Capo Redattore: Mauro Testarella Redazione: Giorgia Ferrero, Maddalena Salvadeo, Simone Tiso, Tino Nicolosi, Anna Maria Cerruti, Davide Sita.

Grafica e Impaginazione: Letizia Colbertaldo rev. 17 del 04/2021

Progetto Grafico e Design Originale: Tino Nicolosi e Letizia Colbertaldo

E’ vietata la riproduzione totale e/o parziale di testi, immagini e loghi presenti su ENGEA A 360°, e suoi allegati, senza l’autorizzazione scritta dell’editore. L’allegato è autonomo nei suoi concetti e contenuti a livello redazionale e pubblicitario, di conseguenza le scelte sono dettate dal marketing redazionale. La responsabilità delle opinioni contenute negli articoli pubblicati è esclusivamente degli autori.

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REDAZIONALE In questo numero vengono affrontati argomenti importanti che spaziano dalla riforma del terzo settore dove aumentano sempre più le domande e i dubbi, alla cinofilia con l’importanza della comunicazione tra uomo ed il nostro amico a quattro zampe. Con immenso piacere presentiamo l’inizio dell’avventura di Jessica e Lorenzo che il 10 aprile di quest’anno hanno iniziato la tracciatura dell’Ippovia d’Italia” partendo da Vittorio Veneto e diretti in Sicilia per poi risalire sul versante tirrenico. L’obbiettivo principale della rivista associazionistica ENGEA “Il Cavallo Libero” è quello non solo di spaziare con argomenti che vanno dall’ambiente all’equitazione ma anche di sensibilizzare sempre di più i lettori su aspetti che sempre meno vengono trattati. Non può mancare una bellissima intervista dedicata al cavallo Marwari che ha appassionati tutti noi della redazione e che ci ha portati in videoconferenza con un allevatore di questa bellissima razza direttamente dall’India. Auguro a tutti una buona lettura..!

Il Direttore Tino Nicolosi


I L C AVA L LO L I B E R O

INDICE   NEWS                                     2

RI F ORMA DEL T ER ZO SE T TORE ED ENT I SPOR T I V I DI LE T TANT I ST I CI L’ IMPORTANZA DI EFFE T TUARE SCELTE PONDERATE

di Dott . ssa Anna Maria Cerruti

EQUITAZIONE: LUDICO&SPORTIVO                                    4

ES SERE B AMBI NI DURANTE UNA PANDEMIA

di Tino Nicolosi

VIAGGI A CAVALLO                                    10

“ L’ I PPOV I A DI I TALI A” CON J ES SI CA E LORENZO

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L’ I NDI A DEI MAR WARI E DEI K AT HI AWARI BELLISIMI ESEMPL ARI A RISCHIO ESTINZIONE

di Tino Nicolosi

di Giorgia Ferrero

SCIENZA&NATURA                                     20

LE DI MENSI ONI NON CONTANO. . !

di Dott . Simone Tiso

24 CURIOSO DI NATURA,

AMI CI ZI A SELVAT I CA

di Davide Sita

DAL MONDODELLA CINOFILIA                                     26

QUANDO UN CANE PARL A

di Maddalena Salvadeo

anno 2021 | mese aprile | numero 06 Il Cavallo Libero


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NEWS

RIFORMA DEL TERZO SETTORE ED ENTI SPORTIVI DILETTANTISTICI L’IMPORTANZA DI EFFETTUARE SCELTE PONDERATE   DOTT.SSA ANNAMARIA CERRUTI                                     In questi giorni, complice l’imminente operatività del Registro Unico del Terzo Settore ( RUNTS) prevista, al momento e salvo ulteriori proroghe, per fine giugno 2021, stanno giungendo molte email da parte di “reti associative” che invitano le associazioni ad aderire alla rete la quale provvederà ad iscrivere l’associazione citata al RUNTS. Dall’esame di alcune di queste comunicazioni sono emerse notizie non sempre puntuali e precise ( es. necessità di iscrizione al RUNTS per mantenere la defiscalizzazione delle attività, o presunzione per la quale le associazioni sportive rientrano nella tipologia delle APS….). Senza pretesa di esaustività, poiché il discorso sarebbe molto lungo e complesso, si vuole puntare l’attenzione delle associazioni e società affiliate su alcuni aspetti fondamentali: La Riforma del Terzo Settore, sebbene datata 2017 ( D.Lgs 117/2017 – Codice del Terzo Settore – CTS-) manca ancora di alcuni importanti parti della riforma stessa, quali molti decreti attuativi ( es. il decreto relativo alle attività diverse di cui all’art. 6 del Codice del Terzo Settore – CTS -, oggi ancora in bozza) l’autorizzazione della Commissione Europea ai regimi fiscali previsti dal CTS per gli Enti del Terzo Settore (ETS) non commerciali, per le Associazioni di Promozione Sociale (APS) e per Il Cavallo Libero

le Organizzazioni di Volontariato ( ODV), richiesta ad oggi non ancora inoltrata, nonché il raccordo tra alcune disposizioni del CTS ed i decreti di Riforma dello Sport recentemente approvati che entreranno in vigore il 1 gennaio 2022 ( ad eccezione della parte riguardante il lavoro sportivo la cui entrata in vigore è prevista per il 1 luglio 2022); Le ASD e SSD POSSONO assumere “anche” la veste di ente del terzo settore ma la scelta della veste giuridica più appropriata NON può prescindere da valutazioni da operare sulla singola specifica realtà. Una ASD può entrare nel terzo settore assumendo diverse vesti giuridiche: APS, ODV, impresa sociale o altro ente del terzo settore. Una SSD può entrare nel terzo settore esclusivamente assumendo la qualifica di impresa sociale. Per una corretta scelta della ti-

pologia è necessario studiare attentamente le caratteristiche peculiari dell’attività svolta dalla ASD considerata con particolare riguardo ai seguenti aspetti: Prevalenza dell’attività svolta nei confronti degli associati: qualora l’ASD valutasse di entrare nel Terzo Settore in questo caso la veste di APS garantirebbe la possibilità di defiscalizzare i corrispettivi specifici percepiti dagli associati ( e NON dai tesserati) per le attività istituzionali, a norma dell’art. 85 c. 1 CTS; Numero di persone retribuite a qualunque titolo rispetto al numero dei volontari: in questo caso la scelta di APS ed ODV potrebbe essere impossibile da praticare stante i vincoli introdotti dal CTS per queste due tipologie associative con riguardo al numero di persone che possono essere retribuite a qualunque titolo, e l’ente potrebbe decide-


NEWS

re di guardare alla veste di ETS puro ( non tipizzato) o di impresa sociale, con tutti i conseguenti adempimenti ( che non sono pochi e potrebbero portare al sostenimento di maggiori oneri); Volume delle attività “commerciali” ( es. sponsorizzazioni…..): entrando del Terzo Settore l’ASD/ SSD perderebbe la possibilità di poter usufruire della L.398/1991, e dovrebbe avvalersi dei regimi fiscali previsti dal Codice del Terzo Settore ( ricordiamo, ancora in attesa dell’autorizzazione della Commissione Europea), che potrebbero rivelarsi meno favorevoli, a seconda del volume delle attività “commerciali” dell’ente. Nel divenire “anche” ETS, sotto una delle forme giuridiche consentite dal CTS, l’ASD/SSD perde le attuali e note agevolazioni e la normativa cui dovrà fare riferimento diverrà quella contenuta nel CTS. ( normativa, come sopra specificato, che ad oggi presenta ancora molti aspetti incerti e non definiti) Le ASD/SSD possono decidere anche di NON entrare nel terzo settore, ricoprendo solo lo status di ASD/SSD e continuando ad usufruire delle attuali agevolazioni fiscali che per le ASD/SSD ( che decidono di rimanere fuori dal terzo settore) non vengono meno in seguito all’entrata in vigore del CTS, quali la previsione della decommercializzazione dei corrispettivi specifici percepiti da associati/tesserati per lo svolgimento delle attività istituzionali ( art. 148 c. 3 TUIR), la possibilità di avvalersi delle disposizioni di cui alla L. 398/1991 per le attività commerciali connesse ( le ASD/ SSD che decideranno di iscriversi al RUNTS, come sopra specificato, perderanno la possibilità di avvalersi di tale disposizione), la previsione contenuta nell’art. 149

c. 4 del TUIR riguardante la non applicabilità alle ASD della perdita della qualifica di ente non commerciale, che non si applica anche alle ASD che decidono di entrare nel terzo settore, e, ad oggi, in mancanza di un raccordo normativo con i decreti di riforma dello sport, qualche dubbio sorge anche sulla possibilità di erogare quelli che oggi si definiscono compensi sportivi dilettantistici ex art. 67 c. 1 lett. m) TUIR, compensi a tutti gli effetti, e che la riforma dello sport modifica in prestazioni amatoriali, che hanno differenti presupposti e la cui compatibilità con le norme del CTS ad oggi non risulta essere così scontata. Valutazioni ad hoc vanno poi fatte se l’ASD in questione ha anche la qualifica di ONLUS: il non entrare nel terzo settore comporterebbe la devoluzione del patrimonio dell’associazione ONLUS alla data in cui, con la piena entrata in vigore della riforma, il regime fiscale delle ONLUS verrà meno, e questo è un aspetto di non secondaria importanza da valutare.

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del RUNTS e dell’approvazione da parte della Commissione europea dei regimi fiscali previsti dal CTS per gli enti del terzo settore non commerciali, APS e ODV. Per tanto, nella più ottimistica delle ipotesi, la riforma non entrerà in vigore prima del 1 gennaio 2022. Per quella data si auspica che il quadro della riforma sia completo in modo da permettere alle ASD/SSD, ma in generale a tutti gli enti potenzialmente interessati, di basare le proprie decisioni su dati e norme certe. Si ribadisce che la decisione dovrà essere presa in base alle caratteristiche peculiari dell’attività svolta dall’ente e delle modalità di svolgimento della stessa, e sarà giocoforza una soluzione “tagliata su misura”, non essendo, in valore assoluto, una soluzione preferibile rispetto ad un’altra. Si invitano per tanto le ASD/ SSD affiliate a rivolgersi ai propri professionisti di fiducia per effettuare le dovute valutazioni, nella consapevolezza che c’è ancora un po’ tempo per effettuare le scelte più appropriate.

Si ricorda inoltre che la riforma diventerà pienamente operativa solo a decorrere dall’anno successivo all’entrata in funzione

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EQUI TAZI ONE LUDI CO&SPORTI VO

ESSERE BAMBINI

DURANTE UNA PANDEMIA   DI TINO NICOLOSI                                     ne che c’è tra la vita dell’uomo sulla terra ed il resto degli esseri viventi, di spiegare come non aver compreso prima il rispetto dell’ambiente e degli animali e tutti gli altri esseri viventi ci si sia ritorto contro e come invece poter migliorare ed imparare ad essere migliori partendo proprio dal gioco, dallo sport e da tutte quelle attività che consentono l’apprendimento tramite l’esperienza diretta.

- Amore siamo a casa... puoi to- Questa situazione coinvolge chiunque, in qualunque parte del glierla la mascherina... mondo, a con effetti devastanti - Posso tenerla?! sopratutto sui più piccoli. Tantissimi bambini hanno vissuto e stanno ancora vivendo una buia pagina della storia dell’umanità, coinvolti in qualcosa che , per quanto possa essere spiegato con parole semplici, cambia le loro abitudini, le loro relazioni, la loro vita quotidiana. I retroscena che tante famiglie italiane vivono nel quotidiano con i propri figli diventano sempre più preoccupanti. Studi sviluppati in questo campo dimostrano che stanno aumentando i casi di autolesionismo, depressione e comportamenti aggressivi; bambini diventati anoressici o bulimici e a questi effetti si aggiunge impigrimento e poca motivazione.

Cosa si può fare..? Non vi sono risposte a questa domanda... ma solo speranza di riprendere al più presto possibile la normalità, una normalità ormai dimenticata e sicuramente difficile da riportare nelle proprie case, ma sicuramente la stessa normalità che ogni bambino necessita per riequilibrare questo buio momento che sta vivendo. La domanda a cui dobbiamo dare una risposta però è, perchè sta succedendo tutto questo?! E’ così che tanti genitori, professionisti dell’infanzia e operatori del settore ludico hanno l’occasione di spiegare e far capire alle generazioni future la connessio-

Attività all’aperto, a contatto con la natura e magari con un compagno di gioco speciale da cui non ci si deve preoccupare di mantenere il distanziamento è sicuramente ciò che serve.... Le attività equestri, che racchiudono tutto queste caratteristiche, hanno senza dubbio aiutato i più piccoli a mantenere alto il morale e la mente occupata, aiutati dal compagno di gioco speciale, il cavallo che ha regalato momenti di sollievo. Ma ancora oggi sono pochi i bambini che si avvicinano all’equitazione, visto ancora nell’ideologia comune come uno sport elitario e parificato ad altri sport elitari... Le attività equestri possono essere uno sport adatto a tutti, praticabile da tutti, in realtà che intendono far riscoprire l’intrinseco legame che vi è tra attività equestri e contatto con la natura, nel legame speciale che si può creare tra un cavallo e una persona, ricercando il lato pret-


EQUI TAZI ONE LUDI CO&SPORTI VO

tamente ludico di una giornata passata in maneggio, in un ambiente i cui dettami delle normative anticontagio erano già inconsapevolmente intrinseche nelle attività stesse e per cui avevano tutto il diritto di godere di un trattamento di riguardo. Tutti noi siamo stati spettatori delle azioni della politica sullo sport vedendo scrivere pagine buie dello sport italiano dove da DPCM che non tenevano conto delle peculiarità di determinate attività e che in molti passaggi lasciavano adito a interpretazioni, si sono creati nel concreto discri-

minazioni a discapito di bambini e di giovani atleti che desideravano solo ed esclusivamente vivere la propria passione con rispetto. L’occasione mancata di lasciare un po’ di normalità nella vita di tutti, in un contesto, come le attività equestri, che sposano in pieno le necessarie disposizione che richiede il momento, senza togliere quello che per molti bambini è un momento di realizzazione, di sfogo e di crescita.

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scudo protettivo che lo difende dal mondo esterno e perdendo la capacità di comunicare e rapportarsi con gli altri in un conseguente isolamento, tutto nella ricerca di una sicurezza personale.

- Amore ma sei ancora con la mascherina? Toglila -

Oggi un bambino nasconde dietro la mascherina la propria intimità, le proprie fragilità e sensazioni, trasformandola in uno

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“ L’ IPPOVIA D’ ITALIA” CON JESSICA E LORENZO   DI TINO NICOLOSI                                     Partiamo? Che ne dici? Si Parte! Ed è proprio così che Jessica Riviera e Lorenzo Michielli hanno pensato una grande impresa... attraversare l’Italia a cavallo! Tre mesi di organizzazione, ricerca sponsor, allenamento e tanta determinazione per due giovani cavalieri che sabato 10 aprile hanno iniziato un impresa unica nella storia Italiana Equestre: tracciare un percorso a cavallo che attraversi la gran parte delle regioni d’Italia. Dalla primavera all’inverno si stima che il viaggio durerà 8 mesi ma sicuramente in ottima compagnia insieme a due cavalli, un cane e una mula..! Esperienze uniche che si uniranno a tanta soddisfazione e alla gioia di cavalcare tra i parchi più belli di Italia, aree patrimonio dell’UNESCO, salire sul vulcano più alto d’Europa. Jessica e Lorenzo si troveranno a testare i loro limiti in un susseguirsi di obbiettivi giornalieri da raggiungere prendendosi sempre cura dei loro compagni di viaggio A dare forza a questa impresa sono stati i tanti sponsor che hanno aderito al progetto contribuendo in materiali ed economie per affrontare le tante spese che si presenteranno lungo il viaggio, i centri che li ospiteranno nelle loro tappe e tutti i professionisti quali veterinari e maniscalchi che si occuperanno di controllare regolarmente lo stato di salute dei compagni di viaggio. Il Cavallo Libero

E.N.G.E.A. ha avuto l’onore e il piacere di vedere nascere un’idea che si sta concretizzando, tra incertezze e voglia di partire e che darà il massimo sostegno alla buona riuscita di questo ambizioso progetto. Preparazione, allenamento e organizzazione sono gli strumenti fondamentali per poter raggiungere qualsiasi obbiettivo, ce l’ha già dimostrato la Guida Equestre Ambientale Andrea Peddis tracciando a cavallo dalla Francia alla Spagna il cammino di Santiago de Compostela.

Jessica e Lorenzo, oltre all’unicità dell’esperienza, faranno un lavoro molto importante, che consentirà di avere una tracciatura completa di un percorso che sarà fruibile a piedi a cavallo e in mountain bike, preziosi i dati che saranno rilevati e che consentiranno di certificare con il sistema di certificazione delle Ippovie Italiane Certificate forse l’ippovia più lunga di Italia! E.N.G.E.A. sarà sempre a fianco di Jessica e Lorenzo per qualsiasi esigenza o difficoltà ma non solo, invita tutti i circoli d’Italia ad aiutarli per compiere l’impresa! Buon Viaggio Ragazzi..!


ARTICOLO

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VI AGGI A CAVALLO

L’ INDIA DEI MARWARI E DEI KATHIAWARI BELLISSIMI ESEMPLARI A RISCHIO ESTINZIONE   DI GIORGIA FERRERO                                     Alla ricerca di realtà dedicate al turismo equestre, ci siamo “imbattuti” in Vimal Sharma, Indiano di Sikar, Rajasthan, che non solo ha una scuderia, un allevamento e un’azienda dedicata al turismo equestre, ma che è anche uno dei promotori del “Marwari project”, dedicato a non far scomparire questa razza di equidi “dalle orecchie ricurve all’interno”. Vimal, prima di tutto, raccontaci qualcosa di questi splendidi animali, poco o per nulla conosciuti in Europa.. Bene, vi parlerò sia dei Marwari che dei Kathiawari. Entrambi sono razze autoctone di cavalli originarie delle regioni aride occidentali dell’India.

“C’erano solo tre modi per un Marwari di abbandonare la battaglia: vivo, da vincitore; mentre portava al sicuro il suo cavaliere ferito; oppure divorato dagli avvoltoi, dopo aver dato la vita per il proprio padrone.” Langrish&Swinney - CAVALLI. Razze, origini e curiosità ©2016 Il Castello srl

I cavalli Marwari prendono il nome dalla regione di Marwar nella provincia indiana occidentale del Rajasthan. Si ritiene che i cavalli Kathiawari abbiano avuto origine nella regione Kathiawar della provincia indiana occidentale del Gujarat, in India. Entrambi sono cavalli del deserto e condividono somiglianze come le orecchie ricurve verso l’interno, per le quali a volte vengono anche chiamati “cavalli esotici”. Sono noti per la loro capacità di adattarsi all’ambiente ostile del deserto. Una pelle

sottile, capacità di sopravvivere con razioni limitate e acqua, l’essere longilinei sono tutti i tratti distintivi della razza. Entrambi sono stati utilizzati come mezzi di comunicazione attraverso vaste pianure e dune dell’area nella storia. Entrambi condividono una ricca storia come cavalli di cavalleria dei re e dei regni dei tempi passati. Ci sono alcune stimolanti storie di vita reale nella regione che celebrano il valore di questi cavalli. E hanno un importante significato culturale e religioso nella vita delle persone della zona. Considerando che non c’è stato alcuno studio approfondito sulle differenze genetiche tra le due razze, ci sono alcune caratteristiche fisiche distinte che differenziano un Marwari da un cavallo Kathiawari. Il Kathiawari ha una costruzione più robusta e un’altezza inferiore rispetto al Marwari. Il Marwari ha un dorso più lungo, mentre il dorso Kathiawari è corto e spesso più tozzo del Marwari. Il collo di un Marwari è sottile, più lungo e arcuato come quello di un pavone (come molti allevatori

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VI AGGI A CAVALLO

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ha l’unico reggimento di cavalleria sopravvissuto al mondo, che è chiamato il 61 ° Cavalleria e ha sede a Nuova Delhi e Jaipur. Dopodiché, quasi tutte le principali città metropolitane dell’India hanno club di equitazione e gare di club regolari. Detto questo, un’ampia parte dell’India rimane indietro in questa disciplina perché non viene dalle città, non ha accesso a infrastrutture e finanziamenti e non può permettersi cavalli costosi da mantenere e quindi viaggiare per centinaia di chilometri verso le città per prendere parte alle competizioni. . Insieme a ciò, anche le razze indigene come i cavalli Marwari e Kathiawari hanno perso importanza perché non si adattano alla tendenza, non hanno accesso a buoni addestratori e piattaforme per mostrare il loro talento La nostra organizzazione ISHEL (Indigenous Sport Horse Equestrian League) è stata recentemente istituita e mira a lavorare sullo sviluppo mirato dei cavalli indigeni dell’India nello sport equestre.

esperienze di più giorni attraverso il paese su vari terreni e luoghi. Cosa rappresenta l’equitazione in India? È uno sport nazionale o per pochi eletti? L’equitazione è uno sport nazionale. La Federazione Equestre dell’India è l’ente di controllo e coordinamento dello sport equestre in India ed è affiliata alla FEI. Infatti l’India ha avuto in passato la partecipazione ai Giochi OlimQuali tipi di attività svolgete pici e ha partecipato regolarmente ai Giochi Asiatici. con questi cavalli? Il mio progetto per questi cavalli è finalizzato allo sviluppo e La maggior parte dei cavalieri in Vimal...e il tuo personale monalla loro promozione nello sport India proviene dall’esercito e dal- do equestre...raccontaci qualequestre moderno, in modo che le unità di polizia sparse in tutto il cosa.. la rinascita della razza possa av- paese. In effetti, l’esercito indiano venire nel mondo di oggi. Pertanto, nelle mie scuderie, facciamo: Addestramento pianificato di cavalli per sport come Salto ostacoli, Tent Pegging, Polo e Endurance. Presto inizieremo con il dressage. Partecipiamo a fiere ippiche competitive con loro Conduciamo attività di formazione e sviluppo per cavalieri di tutta l’area e dei villaggi per cavalcare questi cavalli Facciamo passeggiate a cavallo e safari con questi cavalli per i nostri ospiti. Mentre i sentieri vanno da poche ore a tutta Picture by Vimal Sharma la notte, i safari a cavallo sono Il Cavallo Libero e generazioni più anziane amano pensarlo). Il collo del Kathiawari è più corto, meno arcuato. Le orecchie ricurve di un Kathiawari possono spesso incrociarsi sulla punta, mentre quelle di un Marwari si toccano o sono più vicine l’una all’altra. Le orecchie di un Kathiawari sono più piccole di quelle di un Marwari. E altre piccole differenze...


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VI AGGI A CAVALLO paludi e dune di sabbia. C’è una stretta interazione con la gente del villaggio locale. La fauna locale include Chinkara Gazelles, Desert Fox, Nilgai (la più grande antilope indiana) e molti uccelli.

Ebbene, io sono un uomo d’affari di professione e un cavaliere per passione! Attualmente gestisco un’azienda di consulenza informatica e software con sede in India e Sud Africa. Ho anche la mia scuderia vicino a Jaipur con il nome di “Marwari Stud & Stables” e alleviamo cavalli Marwari qui per lo sport. Parallelamente, gestisco anche la mia compagnia di viaggi d’avventura chiamata “KrossTerrain Adventures”, che offre ai clienti turismo d’avventura in India e Sud Africa. Siamo anche fornitori di viaggi accreditati membri della “Adventure Travel Operators Association of India”. Inoltre, c’è una società di risorse agricole che ho avviato di recente. Il fine della compagnia di viaggi d’avventura e risorse agricole è principalmente quello di finanziare il nostro progetto per i cavalli indigeni. Recentemente ho fondato la Indigenous Sport Horse Equestrian League (ISHEL) in India con l’obiettivo di sviluppare e stabilire le razze di cavalli indigene dell’India nello sport equestre moderno. E...in quale tipo di scenario am-

E’ possibile raggiungervi dall’Italia per una vacanza? Certo che si! Offriamo safari a cavallo ai nostri ospiti attraverso la nostra organizzazione “KrossTerrain Adventures”. Abbiamo avuto ospiti da paesi come InPicture by Vimal Sharma ghilterra, Germania, Sud Africa, Australia, Nuova Zelanda per cibientale vivono I tuoi cavalli? tarne alcuni. Saremmo molto feliLa nostra sede è a Sikar, nel ci di ospitare anche i nostri ospiti Rajasthan. Siamo a circa 2 ore dall’Italia. di auto da Jaipur, la capitale del Rajasthan. Tra le diverse possibilità, abbiamo dei safari a cavallo di più Situato nella parte occidentale giorni in cui ci si accampa nel dedell’India, il Rajasthan è la più serto e in stile safari nelle fattogrande provincia della Repub- rie, o in proprietà storiche lungo blica dell’India per superficie il percorso. Ogni giorno, in sella terrestre e copre il 10,4% dell’In- ai nostri cavalli Marwari e Kadia, un’area di 342.239 chilome- thiawari percorriamo circa 30 km tri quadrati (132.139 miglia qua- la zona, le persone, la cultura, la drate). Jaipur è la capitale dello fauna selvatica e gli uccelli. Tali stato. safari sono per lo più 5 o 6 notti La nostra posizione nella regio- e un’esperienza unica nella vita. ne di Shekhawati del Rajasthan. Per coloro che temono il camShekhawati si trova nel deser- peggio.. le tende sono tende di to del Thar del Rajasthan ed è “lusso” con letti, coperte, cuscini famosa soprattutto per i suoi e le strutture includono i servizi straordinari havelis dipinti (re- igienici. La cucina del campo è al sidenze tradizionali riccamente servizio e prepara ogni sera padecorate che racchiudono uno sti cucinati al momento. Offriamo o più cortili), evidenziati da ab- anche tende da campeggio per i baglianti murales. Parte del fa- più avventurosi. Gli ospiti possoscino della regione è dovuta al no anche portare le proprie tenfatto che queste opere d’arte si de. trovano in piccole città, colle- Tutto il ricavato che generiamo gate tra loro da strade a binario dalle nostre offerte turistiche vieunico che attraversano campa- ne utilizzato per finanziare il progne solitarie e aride. La regione getto per i nostri cavalli indigeni, è spesso indicata come l’entrata che come si è capito, è qualcosa di Thar. a cui tengo veramente molto! Attorno a noi ci sono terreni Alla ricerca di realtà dedicate al agricoli, villaggi, fortezze e ha- turismo equestre, ci siamo “imveli, dighe, letti di fiumi, saline, battuti” in Vimal Sharma...-

Per saperne di più potete seguire la pagina FB / Indigenous-Sporthorse-Equestrian-League-ISHEL Il Cavallo Libero


VI AGGI A CAVALLO

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Picture by Vimal Sharma

I Marwari in Europa…ecco dove sono!! Esistono esemplari di Marwari in Europa? Qualcuno c’è!! Uno dei principali importatori è sicuramente Mario Calcagno, che, rimasto affascinato da questo cavallo del deserto, ha fatto di tutto per portare qualche esemplare nel vecchio continente. “ Un buon amico di Mumbai, che conoscevo per ragioni di lavoro, nel 2005 mi fece vedere uno dei suoi magnifici cavalli, e subito mi venne l’idea di portarne un esemplare con me in Spagna. Cominciai allora a girare per il Rajasthán, dove ho conosciuto diversi allevatori, e nella terra di Marwar, zona del deserto del Thar. Purtroppo, pur possedendo degli esemplari nelle scuderie del Maharaja di Jodhpur, e anche se la All India Marwari Horse Society fece di tutto per aiutarmi, a causa delle leggi del Governo indiano, che impediva l’esportazione di cavalli indigeni, non fu possibile portare a termine in quel momento il mio progetto”.

Quando tutto sembrava essere perduto, Mario riceve una mail da Francesca Kelly (Marwari Bloodlines – Usa), che era riuscita a portare alcuni cavalli negli States e gli proponeva quindi di portarli in Spagna. Cosí fu e a settembre 2009 arrivarono Nazzarullah (Stallone) e due giovani cavalle , Chamunda e Mirabai. Piú tadi, Dilraj, uno dei primi stalloni che viaggió dall’India in American e da cui proviene la maggior partre della progenie di cavalli Marwari in Europa. “L’impossibilitá di portare dall’India altri esemplari – continua Calcagno - ha limitato naturalmente la possibilitá di promuovere questa razza come sarebbe opportuno, anche se sono giá stati presentati in diversi Horse Show, Girona 2010, Madrid Horse Week 2012 and finalmente nel Diamond Jubilee Pageant nel Castello di Windsor nel 2012. In questi anni, con i pochi esemplari nati dal nostro piccolo gruppo,

siamo riusciti a far arrivare questi cavalli in Francia (Marwari France) e recentemente in Germania (Marwari Horse Germany). In totale oggi ci sono non piú di una quindicina di cavalli Marwari in tutta Europa”. Lo scarso numero di cavalli fuori dell’lndia, rende difficile presentarli in diverse discipline equestri; gli estimatori sperano che, seppur gradualmente, il Governo indiano possa consentirne l’esportazione. “E’ notevole il lavoro che sta svolgendo la Drssa. Maria Katsamanis (NJ- USA), conosciuta Horse Trainer che col suo stallone Bahadosha (“Baba”) da anni dimostra che, una razza di sangue calda come il Marwari Horse, può diventare un cavallo idoneo per ogni disciplina, ma soprattutto un compagno ideale e fedele di per vita”.


THE INDIA OF MARWARI AND KATHIAWARI

BEAUTIFUL SPECIMENS AT RISK OF EXTINCTION   BY GIORGIA FERRERO                                     in today’s world. As such, at my stables, we do:

Picture by Vimal Sharma Looking for realities dedicated to equestrian tourism, we “came across” Vimal Sharma, an Indian from Sikar, Rajasthan, who not only has a stable, a breeding farm and a company dedicated to equestrian tourism, but who is also one of the promoters of the “Marwari project ”, dedicated to avoiding the disappearance of this breed of equidae“ with curved ears inside ”. First of all, tell us something about Marwari Horses, a not known breed in Italy and probably in Europe in General. Well, let me tell you about both Marwari and Kathiawari Horses. Both are the indigenous breed of horses originating in the western arid regions of India. Marwari horses are named after the region of Marwar in the western Indian province of Rajasthan. Kathiawari Horses are believed to have originated in the Kathiawar region of western Indian province of Gujarat, India. Both are horses of the desert

and arid landscape and share similarities like the inward curved ears, for which they are also sometimes referred to as “Exotic Horses”. Both are known for their ability to adapt to the hostile desert environment. A thin skin, ability to survive in the limited rations and water, a very alert disposition, light weight are all hallmarks of the breed. Both have been used as means of communication across vast plains and dunes of the area in history. Both share a rich history as cavalry horses of the kings and kingdoms of the bygone days. There are some inspiring real life stories in the region that celebrate the valor of these horses. And both command an important cultural and religious significance in the lives of the people of the area. Which kind of activities do you do with this particular horse? My project for these horses is aimed at development and promotion of them in the modern day equestrian sport, so that the revival of the breed can happen

1. Planned training of horses for sports like Show Jumping, Tent Pegging, Polo and Endurance. We will soon be starting with dressage. 2. We participate in competitive horse shows with them 3. We conduct training and development activities for riders from around the area and villages to ride these horses 4. We do horse trails and safaris with these horses for our guests. While trails run from few hours to overnight, horse safaris are multiple days cross country rides through various terrains and locations. How is the horse riding world in India? Is it a National Sport, or only a few people? Horse riding is very much a national sport. The Equestrian federation of India is the controlling and coordination body for equestrian sport in India and is affiliated to the FEI. Infact India has had participation in the past in Olympic Games and regular participant at the Asian Games. The largest section of equestrians in India are from the Army and Police units spread across the country. In fact, the Indian Army has the world’s only surviving cavalry regiment, which is called the 61st Cavalry and based out of New Delhi and Jaipur. After that, almost all major metro cities of India have Horse Riding Clubs and regular hold club competitions. So, yes, it is a well followed sport


HORSEBACK TRI P in India. That said, a large section of India also remains behind in this discipline because they are not from the cities, do not have access to infrastructure and funding and cannot afford expensive horses to keep and then travel hundreds of kilometers to cities to take part in competitions. Along with that, the Indigenous breeds like Marwari and Kathiawari horses have also lost significance because they do not fit the trend, do not have access to good trainers and platforms to showcase their talent. So you see, there is this big divide that exists in India when it comes to Equestrian Sport. Our organization ISHEL (Indigenous Sport Horse Equestrian League) has been recently established and aims to work on focused and targeted development of indigenous horses of India in Equestrian Sport.

have started recently. The motto of the adventure travel and agro resources company is primarily to fund our project for the Indigenous Horses as I have mentioned above. Anyone in the horse scene will agree that horses cost money ... I have recently founded the Indigenous Sport Horse Equestrian League (ISHEL) in India with the aim of developing and establishing the Indigenous Horse Breeds of India in modern day Equestrian Sport.

And how is the landscape you and your horses live in? Answer – We are based out of Sikar, Rajasthan. We are about a 2 hours’ drive from Jaipur, the capital city of Rajasthan. Located in the west of India, Rajasthan is the largest province of the Republic of India by land area and covers 10.4% of India, an area of 342,239 square kilometers (132,139 sq. mi). Jaipur is Vimal... Discribe something the capital city of the state. about you and your organizaOur location in in the Shekhawati tion? Well, I am a businessman in pro- region of Rajasthan. Shekhawati fession, and a horseman by emo- is in the Thar Desert of Rajasthan and is most famous for its extions ... traordinary painted havelis (traCurrently I run an Information ditional, ornately decorated reTechnology Consulting and sidences which enclose one or Software Business based out more courtyards), highlighted of India and South Africa. I also with dazzling murals. Part of the have my stud farm near Jaipur region’s appeal and mystique is by the name of “Marwari Stud & due to these works of art being Stables” and we breed Marwari found in tiny towns, connected Horses here for Sport. Alongsi- to each other by single-track rode, I also run my adventure tra- ads that run through lonely, arid vel company called “KrossTer- countryside. The region is often rain Adventures”, which offers referred to as the Entrance to adventure tourism in India and Thar. South Africa to the clients. We The ground for our horses is moalso are accredited travel provi- stly firm and loose sandy tracts. der member of the “Adventure Travel Operators Association of Around our stud, you can find India”. Additionally, there is an farmlands, villages, forts and haagro resources company that I velis, dams, riverbeds, salt pans,

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marshlands and sand dunes. There is a close interaction with local village people. Local wildlife you may encounter on the ride includes Chinkara Gazelles, Desert Fox, Nilgai (largest Indian antelope) and plenty of Birdlife. Is it possible to book for a holiday with your horses from Italy? Oh Yes! We offer horse safaris to our guests through our travel operations “KrossTerrain Adventures”. We have had guests from countries including England, Germany, South Africa, Australia, New Zealand to name some. We will be very happy to hosts our guests from Italy as well  Following are some of the types of holidays we have one offer: 1. Day / Overnight Horse Trails 2. Horse Safaris over multiple days where we camp in the desert and farms safari style, or in heritage properties along the route. We ride for close to 30 KMs per day one our Marwari and Kathiawari horses exploring the area, it’s people, culture and wild and bird life. Such safaris are mostly 5 or 6 nights, and a once in a lifetime experience. Non riding guests can join the same safari one Motorbykes or Vehicles. For those fearing camping, let me tell you that the tents are specious canvas tents with beds, blankets, pillows and facilities include flush toilets. The camp kitchen is at service, preparing freshly cooked meal every night. We also offer camping tents for the more adventurous. Guests can also bring their own tents. All income we generate from our tourist offerings is used to fund the project for our Indigenous Horses at the core.

For further information follow FB / Indigenous-Sporthorse-Equestrian-League-ISHEL Il Cavallo Libero


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HORSEBACK TRI P

Picture by Vimal Sharma

Marwari in Europe... that’s where they are !! Are Are there any Marwari horses in Europe? Sure someone in Spain! One of the main importers is certainly Mario Calcagno, who, fascinated by this desert horse, did everything to bring some specimens to the old continent. “A good friend from Mumbai, whom I knew for work reasons, showed me one of his magnificent horses in 2005, and I immediately had the idea of ​​bringing them with me to Spain. Then I began to travel to Rajasthán, where I met several breeders, and to the land of Marwar, in the Thar desert area. Unfortunately, despite having some specimens in the stables of the Maharaja of Jodhpur, and even if the All India Marwari Horse Society did everything to help me, due to the laws of the Indian government, which prevented the export of indigenous horses, it was not possible to bring my project ended at that moment ”. Il Cavallo Libero

When everything seemed to be lost, Mario receives an email from Francesca Kelly (Marwari Bloodlines - USA), who had managed to bring some horses to the States and then proposed to take them to Spain. So it was and in September 2009 Nazzarullah (stallion) and two young mares, Chamunda and Mirabai arrived. More recently, Dilraj, one of the first stallions who traveled from India to American and from which the majority of the offspring of Marwari horses in Europe come. “ The impossibility of bringing other animals from India - continues Calcagno - naturally limited the possibility of promoting this breed as it would be appropriate, even if they have already been presented in several Horse Shows, Girona 2010, Madrid Horse Week 2012 and finally in the Diamond Jubilee Pageant in Windsor Castle in 2012. In recent years, with the few specimens born from our small group,

we have managed to get these horses to France (Marwari France) and recently to Germany (Marwari Horse Germany). In total today there are no more than fifteen Marwari horses in all of Europe ”. The low number of horses outside India makes it difficult to present them in different equestrian disciplines; admirers hope that, albeit gradually, the Indian government can allow its export. “ The work that Maria Katsamanis is remarkable.(NJ- USA). She is a well-known Horse Trainer and with her stallion Bahadosha (“Baba”) for years has shown that, a breed of warm blood like the Marwari Horse, can become a suitable horse for any discipline, but above all an ideal companion and faithful for life “.



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LE DIMENSIONI NON CONTANO..!   DOTT. SIMONE TISO                                     Sicuramente a tutti noi, per caso o volontariamente, sarà capitato almeno una volta nella vita di imbatterci in un documentario. Programmi televisivi e show di vario genere che presentano tematiche naturali sono sempre esistiti, dalle prime trasmissioni Rai, fino al moderno catalogo Netflix. Chi grazie a Super Quark, chi a Planet Heart, chi con i racconti di Piero Angela, chi ascoltando David Attenborough, abbiamo avuto occasione di vedere animali estinti e luoghi esotici altrimenti irraggiungibili. Diverse sono le opportunità, grazie a queste ed altre fonti di informazione, di imbattersi in forme di vita peculiari per forma e dimensione. Osservando le mastodontiche balenottere azzurre e gli elefanti pigmei del Borneo, ammirando libellule preistoriche di 50cm o il Lupo di Honshu alto appena 35cm, sorge spontanea una domanda: perché queste dimensioni? Innanzitutto, per comprendere in parte il motivo per cui ogni animale ha una dimensione ben specifica, possiamo presentare la Regola di Bergmann, formulata dal biologo tedesco Christian Bergmann nel 1847. Questa è una legge ecogeografica che mostra l’esistenza di una relazione tra la latitudine alla quale vive un animale e la massa che questo può raggiungere. Ossia, gli Il Cavallo Libero

animali di maggiori dimensioni hanno un rapporto superficie/ volume minore rispetto agli animali di piccole dimensioni, quindi disperdono il calore molto più lentamente e si trovano avvantaggiati nei climi più temperati. Gli animali di piccole dimensioni, invece, sopravvivono meglio in climi caldi e secchi, dove la loro capacità di disperdere velocemente il calore è d’indubbio vantaggio. Questo dualismo non è vero in assoluto, poiché vi sono casi anche abbastanza importanti di grandi animali che vivono in ambienti desertici, come ad esempio l’elefante africano: in questi casi, vengono utilizzate particolari strutture o comportamenti per ottimizzare gli scompensi, come ad esempio le grandi orecchie per disperdere

il calore. Fra gli studiosi esistono però controversie sulla validità o meno della legge e non c’è accordo sull’interpretazione corretta, oltre che sulla sua presunta inutilità, poiché essa descrive un determinato fenomeno senza però studiarne le cause. Altra causa che può andare ad influire sulle dimensioni di un animale è la condizione di isolamento. In questi casi particolari possono verificarsi i fenomeni biologici chiamati nanismo insulare e gigantismo insulare. Il primo è il processo di riduzione delle dimensioni di grossi animali (quasi sempre mammiferi), causato dalla scarsità di incrocio nella genetica della popolazione: ad esempio sulle isole, ma anche in altri habitat


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isolati per motivi diversi (come un’oasi nel deserto), gli animali tenderanno a riprodursi tra di loro impoverendo sempre più la ricombinazione genetica della popolazione stessa. Sono state avanzate diverse ipotesi per spiegare questo processo: la più plausibile è quella secondo la quale le minori dimensioni consentono di sopravvivere in ambienti con risorse limitate. Il gigantismo insulare invece vede il continuo aumentare della taglia con il passare delle generazioni in un habitat isolato. Questo fenomeno, più che alle scarse risorse offerte dall’ambiente (come il nanismo insulare) è dovuto all’assenza di fattori che inibiscano il raggiungimento di grandi dimensioni (es. assenza di predatori) ed al vantaggio offerto da una massa maggiore nella competizione per la sopravvivenza.

Tutto ciò di cui si è discusso nei precedenti paragrafi, assieme a vari fattori genetici ed evolutivi, contribuiscono a determinare le dimensioni di un essere vivente. Alla fine di questo specifico preambolo scientifico, sorge quindi un’ulteriore domanda: queste regole si applicano anche ai nostri compagni cavalli? Certamente! Come ben sappiamo, esistono varie specie di equidi, ognuna con dimensioni ben diverse (basti pensare ad uno Shire Horse paragonato ad un ciuchino). Ma all’interno della norma esistono alcune eccezioni degne del Guinness dei primati: Primo tra tutti, bisogna citare l’Equus giganteus (the Giant Horse), una specie estinta di equino che visse in Nord America fino a 12000 anni fa, verso la fine del Pleistocene ed intorno allo stesso periodo interessato dall’estinzione di molti altri esemplari della

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così chiamata megafauna americana. I ritrovamenti e gli studi dimostrano come questi esemplari potessero avere un’altezza al garrese di circa 2,25m ed un peso variabile tra i 1200 e 1500 kg. Viaggiando nel tempo fino ai giorni nostri, a detenere il record per le dimensioni troviamo Big Jake, il cavallo eletto più alto del mondo nel 2010 date le sue misure: ben 2 metri e 10 centimetri al garrese. L’equino, di 11 anni e di razza belga, appena nato pesava circa 108 kg ed ora supera la tonnellata (1179kg). Sul lato opposto della bilancia, troviamo invece Bombel, il cavallo più piccolo al mondo: è alto solo 56,7 cm. Vive in Polonia e detiene il World Guinness Record di “shortest male horse”, il cavallo maschio più basso. Bombel (il nome significa

Big jake. Picture link www.flickr.com/photos/116071498@N08/47034635174 Il Cavallo Libero


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“bollicina”) è di razza appaloosa, originaria del Nord America e ed è nato da genitori di dimensioni normali ed è lui stesso standard nel carattere e nel comportamento. Rimanendo nella famiglia dei cavalli, ma passando ai loro cugini striati, è degna di nota la zebra di Grevy (Equus grevyi): la più grande delle zebre viventi. La si riconosce dalle orecchie arrotondate e dalle striature nere più sottili e fitte. Vive nelle zone semiaride di Etiopia, Somalia e Kenya settentrionale. Alta 1,251,5 metri al garrese, è lunga 2,5-3 metri dalla testa alla coda. I maschi pesano tra i 380 e i 450 kilogrammi, le femmine tra i 350 e L’asino dell’Asinara, invece, è il i 400. più piccolo e forse il più emblematico esempio del patrimonio Ultimi ma non meno importanti, endemico italiano. È una razza anche tra gli asini esistono vari di asino che vive nell’isola dell’Adetentori di primati simili. Il Mammoth Jackstock è una raz- sinara ed in alcune altre piccole za di asino originaria degli Stati zone circoscritte della Sardegna. Uniti. È una delle razze più gran- Molto simile agli asinelli sardi, di del mondo. Viene utilizzato l’asinello completamente biansoprattutto per la produzione di co presenta un’altezza di circa muli. I maschi, più grandi delle 90 cm al garrese (un bellissimo femmine, possono raggiungere esempio di nanismo insulare). gli 1,45 m di altezza al garrese ed Leggendo i casi particolari apessere lunghi fino a 1,95-2,00 m. pena citati, si evince il fatto che Il peso medio si assesta sui 290 le dimensioni di questi “cavalli kg per i maschi e 240 kg per le d’eccezione” non siano legate femmine, con alcuni stalloni che solamente a fattori ambientali. hanno toccato i 350 kg.

Romulus, the World's Tallest Living Donkey as of 2013, eating carrots with Cara Barker Yellott. Picture by PYellott on wikimedia commons_2013

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La Regola di Bergmann, il nanismo e il gigantismo, sono concause che agiscono sugli esseri viventi assieme ad altri svariati fattori genetici ed evolutivi, portando le varie specie animali e vegetali a svilupparsi, raggiungendo dimensioni specifiche per ogni individuo. Talvolta pesando varie tonnellate, talvolta pochi grammi, la massa raggiunta in età adulta è il frutto di milioni di anni di evoluzione e mutamenti ambientali; è l’ideale per permettere la sopravvivenza in un determinato ambiente di ogni singolo essere vivente.

Asino dell’Asinara. Picture by Asibiri on flickr_2009 www.flickr.com/photos/asibiri/3592882971/


NASCE LA POLITICA AMB IENTALE DI E.N.G.E.A. “Trasformare il nostro mondo. L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile” è il documento adottato dai governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite in occasione del Summit sullo Sviluppo Sostenibile tenutosi il 25-27 settembre 2015. Gli elementi essenziali sono i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile e i 169 sotto-obiettivi, i quali mirano a lottare contro i cambiamenti climatici, in funzione del miglioramento economico e del progresso della società, e a ridurre povertà e ingiustizie sociali. Il raggiungimento di questi 17 obiettivi rappresenta la più grande sfida globale e un requisito indispensabile per lo sviluppo sostenibile. E.N.G.E.A. che condivide in pieno l’ambizioso progetto, desidera dare il suo contributo al raggiungimento degli obiettivi, adottando una politica ambientale ecosostenibile mirata al miglioramento della qualità della vita ed alla salvaguardia ambientale. Gli obiettivi che E.N.G.E.A. si pone per essere sempre più GREEN sono: • Ridurre gli impatti ambientali • Risparmiare energia e ridurre le emissioni di CO2 • Favorire la partecipazione e la collaborazione di tutte le parti interessate E.N.G.E.A. , in un ottica di costante crescita e miglioramento, desidera che tutti i suoi Dirigenti, Quadri Tecnici ed Associati siano sempre più sensibili a questo tema, motivo per cui ha implementato e continuerà ad implementare nei suoi percorsi formativi per Guide, Tecnici ed Istruttori la conoscenza, il rispetto e l’educazione all’ambiente; E.N.G.E.A. confida ed affida alle Guide Equestri Ambientali, figure di punta del connubio tra le attività equestri e l’interazione con la natura, di essere portavoce e diventare essi stessi educatori di una corretta politica ambientale. E.N.G.E.A. inoltre si avvale e sostiene fortemente il lodevole lavoro svolto dall’ENGEA Garibaldini Volontari a Cavallo, unità operativa della protezione civile, che insieme ai suoi volontari contribuisce al ripristino di zone degradate e deturpate dai rifiuti abbandonati. PRIMA NOVITA’ IN ASSOLUTO DEL 2021 LE TESSERE ASSOCIAZIONISTICHE IN PVC BIODEGRADABILE

Maggiori informazioni sul documento Agenda 2030 www.unric.org/it/agenda-2030/


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CURIOSODI NATURA AMICIZIA SELVATICA   DI DAVIDE SITA                                     terazioni sociali, le quali hanno esercitato una grande pressione selettiva, portandolo ad evolvere eccezionali capacità intellettive.

“ Di tutti i tesori che la saggezza può ammassare per la felicità, l’amicizia è il più grande, il più inesauribile, il più dolce”. L’amicizia è davvero uno dei più grandi doni che la vita può offrirci, ma probabilmente anche uno dei temi più difficili da analizzare, essendo influenzato dalle nostre esperienze ed emozioni. Da appassionato e curioso di natura ho cercato una risposta razionale al concetto dell’amicizia allargandolo alle numerose specie che compongono il variegato regno animale e non essendo esperto etologo mi rendo perfettamente conto che potrei attribuire caratteristiche e qualità umane alle altre specie animali ma preferisco prendermi il rischio e dare uno spunto di riflessione al tema basandomi sulle Il Cavallo Libero

mie esperienze personali. Per svolgere queste considerazioni mi sono ispirato ai concetti e studi letti nel saggio ”L’intelligenza animale”, scritto dall’etologa Emmanuelle Pouydebat ed alle mie esperienze personali. Con quest’opera divulgativa la scrittrice raccoglie i risultati di studi condotti in diversi anni e analizza i comportamenti sociali di molte specie animali diverse, invitando a considerare l’intelligenza in maniera più ampia. L’essere umano è una delle 1,8 milioni di specie viventi attualmente sulla terra e le sue grandi capacità si sono evolute principalmente grazie alle continue in-

Le interazioni complesse osservabili nell’uomo sono anche chiamate intelligenza sociale e si esprimono con un fattore decisivo: la cooperazione. A tal proposito bisogna sottolineare che l’intelligenza sociale non è prerogativa dell’uomo, in natura infatti ci sono molteplici esempi di evoluzione sociale complessa, come ad esempio quella di primati, di cetacei e di uccelli. La socialità e la cooperazione in specie diverse dall’uomo, l’ho potuta osservare direttamente. Infatti collaborando con un centro di recupero di animali esotici che ospita esemplari sequestrati dal Cites (Convention on International Trade of Endangered Species) mi sono occupato del benessere di scimpanzè, bertucce, leoni e tigri. La cooperazione è la capacità di prendere decisioni per sé ma anche per gli altri, di capire, di capirsi, di ricordare e di comunicare. Osservando gli scimpanzè del centro ho potuto verificare di persona queste capacità davvero incredibili, alcuni esemplari sanno quali sono i cibi preferiti dai loro compagni e selezionano questi ultimi per uno scambio di favori come il grooming.


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Picture by Federica Daldon_Scimpanzè del Santuario Guinea Se però analizziamo la cooperazione solo dal punto di vista del vantaggio, rischiamo di allontanarci dalla ricerca di amicizia che è all’origine del nostro tema. Addentrandoci nelle complesse forme del comportamento animale, escludendo l’uomo, ci accorgiamo che in alcune specie gli individui decidono di beneficiare volontariamente, grazie ad un’azione, di un compagno senza ottenere alcun vantaggio, anche se questo non è un soggetto imparentato. Questo comportamento è chiamato cooperazione altruistica ed è il punto più interessante sul piano evolutivo. Ci sono esperimenti che dimostrano come alcuni esemplari di primati donano cibo a compagni feriti o malati, senza richiedere alcun premio in cambio ed io per primo ho assistito a comportamenti altruistici di questo tipo. Coordinarsi tra compagni in cooperazione altruistica implica capacità cognitive elevate che mi portano a pensare ad un solo

sostantivo: l’empatia. L’empatia è la capacità di essere influenzati dallo stato emotivo del prossimo e di condividere le sue emozioni, quindi cercare di stimolare un compagno, immedesimarsi nella sua situazione e rimanergli accanto, dimostra che sono in grado, esattamente come noi, di provare emozioni. Lavorare da diversi anni come guida safari in alcuni paesi africani mi ha permesso di coronare il sogno di osservare e parlare di

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animali nel loro ambiente naturale. Questo mi ha concesso l’opportunità di ammirare e studiare un’altra specie davvero incredibile, l’Elefante africano (Loxodonta africana). Ci sono molti studi che dimostrano quanto questa specie sia in grado di capire le intenzioni e le emozioni dei propri simili. Essi possono consolarsi a vicenda, adottare cuccioli orfani, formare alleanze e molto altro. Affascinante, vero? Ancora più affascinante è pensare al crescendo di dinamiche evolutive che hanno portato specie primordiali a diventare quelle che sono oggi, compreso l’uomo. Le continue interazioni sociali sono state alla base dell’evoluzione delle capacità intellettive e si sono manifestate in tutta la loro grandezza con espressioni di cooperazione, altruismo ed empatia. Credo, quindi, che essere influenzati dallo stato emotivo del prossimo, condividere le sue emozioni, prendere decisioni per sé ma anche per gli altri, capire e cooperare volontariamente senza voler ottenere alcun vantaggio personale, siano le basi per instaurare veri rapporti di amicizia e beneficiare della felicità che questa porta nella vita.

Picture by Davide Sita_Thornybush , Sudafrica Il Cavallo Libero


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DAL MONDO DELLA CI NOFI LI A

QUANDO UN CANE PARLA

DI MADDALENA SALVADEO

Se vogliamo cominciare nel modo giusto il nostro viaggio attraverso l’universo “cane” dobbiamo prima di tutto imparare la sua lingua. Vi siete mai chiesti cosa passa per la testa del vostro amico? E’ una domanda la cui risposta resta ad oggi piuttosto vaga: esistono dei segnali, ma per interpretarli dobbiamo partire ancora una volta dal suo passato. Abbiamo imparato che il cane condivide il 98% del DNA con il suo antenato selvaggio e questo sta a significare che anche gran parte della sua comunicazione ha origine nel lupo, detentore del titolo di linguaggio più articolato del regno animale. Il lupo, come animale sociale, basa la propria sopravvivenza sul gruppo e sopravvivere insieme vuol dire saper comunicare e risolvere i conflitti con i membri del branco in maniera pacifica. Se di fronte ad un conflitto spendo troppe energie per risolvere la situazione, il rischio è quello di compromettere non solo la mia sopravvivenza, ma anche quella di tutta la mia famiglia perché successivamente potrei non avere più l’energia sufficiente per cacciare o difendermi. Il linguaggio del lupo è quindi una strategia di sopravvivenza che non si limita a stabilire il dominante nel branco o il capro espiatorio del Il Cavallo Libero

gruppo (i famosi individui alfa e omega), ma anche a far sì che una battuta di caccia aumenti le probabilità di successo. Lo sapevate che ogni branco ha la sua tecnica e che gli adulti tramandano le strategie più eff icaci ai loro cuccioli? Questo linguaggio raffinato è tipico della specie dei Canidi. In quanto membro di questa categoria il cane ha ereditato parte di questo linguaggio, mischiandolo ad una buona dose di empatia nei nostri confronti. Il risultato è un linguaggio tutto suo, comprensibile ad occhio canino ma che mira in particolare a farsi comprendere dal convivente principale, ovvero l’uomo. A parte casi eccezionali, il cane si trova a dover comunicare per la maggior parte del tempo con qualcuno di una specie totalmente differente dalla sua, ma possiamo dire che si è adattato benissimo: immaginate il com-

portamento di un cane che vi sta chiedendo un biscotto o del cibo, oltre che molto chiaro risulta anche estremamente efficace! La parte più interessante della comunicazione canina è ovviamente quella che viene messa in atto in maniera intraspecifica (ovvero tra cane e cane); è lì che si possono ritrovare alcuni comportamenti lupini. I cani comunicano tra loro per conoscersi, per salutarsi, per studiarsi, ma non per sopravvivere... infatti i cani litigano: è ormai noto che le zuffe tra cani sono immensamente più comuni rispetto a quelle tra lupi. Ma come parlano eff ettivamente i cani? Esistono diversi tipi di comunicazione: visiva, vocale e chimica. La comunicazione vocale è legata principalmente a tutti i suoni e quindi all’udito: i classici abbai di ogni genere e specie, da quello


DAL MONDO DELLA CI NOFI LI A

di eccitazione per una bella passeggiata in campagna a quello monotono di frustrazione, da quello di difesa a quello acuto di paura. La comunicazione chimica è legata, invece, ai famosi feromoni, ovvero quelle sostanze emesse esternamente da alcune ghiandole. E’ una comunicazione che a noi umani resta completamente interdetta perché viene rece-

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sono corporei, impercettibili a volte (il movimento di un orecchio) e palesi in altre (la famosa richiesta del biscotto). La prima cosa che salta all’occhio è sicuramente la postura generale: tutti capiamo se un cane è rilassato oppure si muove in maniera rigida e meccanica. La postura viene comunicata dalla posizione della coda, delle orecchie, delle labbra e delle spalle. Un cane che ringhia per paura avrà una postura bassa, arretrata, incentrata sulla possibilità di fuga; un cane che ringhia per aggredire avrà tutte le parti del corpo alte e puntate in avanti. Esistono poi quelli che vengono definiti “segnali di pacificazione” o segnali calmanti. Questi hanno esattamente lo scopo di comunicare qualcosa di pacifico, pita solo dal naso del cane, che di evitare un conflitto o calmare contiene dai 100 ai 200 milioni il cane in una situazione di forte di cellule olfattive (per rendere stress. l’idea, il naso umano ne ha solo 5.000). Avete mai visto il vostro cane Se per il lupo la comunicazione mentre sbadiglia? olfattiva è pressoché imprescinEcco, non sempre ha sonno! dibile, la vista la è per il cane. Oltre allo sbadiglio, alcuni dei segnali più diffusi sono girare la Arriviamo così alla regina inditesta lateralmente rispetto alla scussa di tutta la comunicazione, fonte dello stimolo visivo, lecquella visiva. I principali e i più carsi il naso, annusare, guardare studiati segnali emessi dal cane

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altrove, scodinzolare... Il cane è in continua comunicazione, ma questi segnali si possono notare più frequentemente di fronte ad un’interazione con altri cani, con le persone e addirittura con ambienti nuovi o sgradevoli. Un esempio su tutti: entrate dal veterinario e contate quante volte il vostro cane sbadiglia o si lecca il naso. I segnali corporei hanno un’altra peculiarità: sono legati alla colorazione del manto. Un cane con il pelo colorato e medio/corto avrà più facilità di essere capito dal suo interlocutore, perché le sue macchie danno enfasi ai suoi movimenti: il classico sopracciglio fulvo di alcune razze, chiamato anche pastiglia, oppure la punta della coda di un altro colore, sottolineano il movimento dell’occhio e della coda stes-

sa. Da qui possiamo capire che i cani con pelo lungo e voluminoso oppure di colore uniforme (in particolare tutti neri o tutti bianchi) hanno decisamente più difficoltà a farsi capire in modo chiaro dai proprio interlocutori, che li percepiscono in generale come macchie in movimento.

bero aprire dialoghi e disquisizioni infinite, ma ad oggi siamo ancora neofiti. Nonostante il cane sia l’animale da sempre a noi più vicino, solo recentemente abbiamo cominciato a studiarlo dal punto di vista etologico. Il classico detto popolare “Can che abbia non morde” ha ovviamente un significato riferito all’uomo, ma non trova riscontro con la realtà canina. Così come l’osservazione più comune “Sta abbaiando ma scodinzola, quindi non mi morde”: esistono così tanti tipi di scodinzolio che personalmente non sfiderei un cane a provare la veridicità o meno di questa affermazione!

Sono quindi cattivi comunicatori? No, al contrario. Molti cani con il pelo uniforme hanno imparato nel corso del tempo ad emettere segnali di pacificazione specifici. Immaginate un cane tutto nero che si lecca il naso: la lingua rosa spiccherà benissimo sul suo manto scuro! Ancora una volta l’adat- Insomma, già da questa breve intabilità canina spicca in tutta la farinatura possiamo capire che il nostro cane è un chiacchierone, sua potenza. ma sta a noi interpretarlo, metSulla comunicazione si potreb- terci in gioco, fare un passo verso di lui. Per secoli questo fantastico animale ha adattato il suo essere e il suo modo di fare per renderci le cose più facili, compiendo sforzi genetici degni dei migliori atleti. Il suo modo di interagire, la sua intelligenza e le sue capacità empatiche sono tuttora in evoluzione, magari un giorno arriveremo a traguardi inimmaginabili, ma preferisco sempre pensare che ci sia un po’ di magia tra cane e uomo, che ci sia un legame per cui non servono le parole. Insomma, non può parlare la nostra lingua, ma stranamente riusciamo a capirlo... anche senza l’uso di Whatsapp!

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