IL CAVALLO LIBERO - DICEMBRE 2022

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Rivista associazionisticaanno 2022 mese dicembre numero 13

In questo numero troverete ambiziosi progetti portati al termine come il corso di tecnico di Mascalcia erogato ai detenuti nella casa circondariale di Como, il campionato nazionale ENGEA che ha rmato un successo inaspettato con oltre 57.000 visualizzazioni nei tre giorni di competizioni e la gioia di tantissimi atleti e famiglie che hanno vissuto tre giorni di emozioni insieme a noi. Argomento importante da sottolineare, da non sottovalutare, è l’articolo dedicato alla normativa della riforma dello sport che coinvolgerà dal 1 gennaio 2023 tutto il mondo sportivo dilettantistico. Abbiamo dedicato a questo argomento un aggiornamento quadri tecnici e scritto un articolo con i punti salienti della riforma. Nel 2023 tantissimi circoli ippici avranno bisogno di un ente specializzato in equitazione che li supporti nell’applicazioni delle norme, li garantisca sotto i pro li assicurativi e amministrativi, in questo ENGEA è pronta a dare il massimo supporto possibile con oltre 50 consulenti a disposizione di tutti. Ci ritroveremo nel 2023 con la stessa carica, forza e determinazione che ci contraddistingue e che ci porterà a rmare importanti traguardi, come sempre Insieme..!

Vi Auguro dal pieno del cuore serene festività che possano alleggerire la vostra mente dopo un anno di cambiamenti economico-politici sia nazionali che internazionali.

Buona Lettura a Tutti..!

IL DIRETTORE TINO NICOLOSI

IL CAVALLO LIBERO

DIRETTORE RESPONSABILE Tino Nicolosi

REDAZIONE

Tino Nicolosi, Maddalena Salvadeo, Dante Libbra, Roberta Farina, Dr.ssa Anna Maria Cerruti, Avv. Giulio Muceli, Amos Cozzo, Giuseppe Frascaroli, Alessandra Pirro, I.T., Paola Caruso, Danilo Curti, Foto ENNEVI, ASD Murgesi della rosa

PROGETTO GRAFICO E DESIGN ORIGINALE

Tino Nicolosi, Letizia Colbertaldo

INDICE
CAMPIONATO NAZIONALE 2022 EDITORE E.N.G.E.A. EQUITAZIONE
www.cavalloecavalli.it FIERACAVALLI VERONA 2022: ASD MURGESI DELLA ROSA PRESENTI! IL CANE E GLI ANIMALI NEL DIRITTO PENALE SEGUICI SU ilcavallolibero CORSO DI TECNICO DI SCUDERIA E TECNICO DI MASCALCIA PRESSO LA CASA CIRCONDARIALE DI COMO “Ritratto del Principe Tommaso Francesco di Savoia Carignano a caval-
di Antoon Van Dyck EQUITAZIONE E GESTIONA NATURALE RIFORMA DELLO SPORT GRUPPO ITALIANO ATTACCHI IN FIERACAVALLI 2022 “Carlo I a cavallo con M. de St. Antoine” di Antoo engea.equitazione CAMPIONATO MONTA WESTERN 2022 IL MALTRATTAMENTO DEI CAVALLI
GRAFICA E IMPAGINAZIONE Letizia Colbertaldo SEDE P.zza Vaccari 7 27056 Cornale e Bastida (PV) CONTATTI Tel. 0383.378944 SITI WEB www.issuu.com/engea
lo”

L’EQUITAZIONE ITALIANA

LA TESSERA CHE RIVOLUZIONERÀ

COPERTURE ASSICURATIVE TOP CARD CLUB LIBERTY

Polizza Responsabilità Civile Terzi e RCO

Catastrofale RCT massimale

Limite per Persona massimale

Limite per Danni a Cose ed Animali massimale

Dipendente RCO massimale

Limite per persona massimale

RC Cavalli

€ 5.000.000,00 € 5.000.000,00 € 5.000.000,00 € 5.000.000,00 € 5.000.000,00 € 5.000.000,00 franchigia € 500,00

Tutela Legale massimale 15.000,00 a sinistro per anno.

Polizza Infortuni e Malattia Morte

Invalidità permanente

Diaria Giornaliera da gesso Diaria Giornaliera di degenza per infortunio

Diaria Giornaliera di degenza da malattia

Diaria Giornaliera per Day Ospital

Infortuni a mezzi di supporto tecnici e ortopedici di persone disabili

Rimborso spese sanitarie a seguito di infortunio

€ 200.000,00 € 200.000,00 (franchigia 3%) € 75,00 € 50,00 € 50,00 € 25,00 € 2.500,00 € 10.000,00

RIFORMA DELLO SPORT

Il 2 novembre 2022 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il D.Lgs 163/2022 correttivo del D.Lgs 36/2021, uno dei decreti che compongono la riforma del sistema sportivo. Con l’approvazione di tale decreto la riforma dello Sport sembra ( il condizionale è d’obbligo) pronta per partire ( almeno quasi interamente) a decorrere dal 1 gennaio 2023, salvo pro-

roghe dell’ultima ora. Il D.Lgs 163/2022 ha apportato modifiche ad alcuni articoli del D.Lgs 36/2021 recante il riordino e riforma delle disposizioni in materia di enti sportivi professionistici e dilettantistici, nonché di lavoro sportivo. Di seguito si analizzano le disposizioni ritenute di interesse per i clienti dello studio.

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l’articolo 1 del D.Lgs 163/2022 che integra l’art. 6 del D.Lgs 36/2021 in tema di forma giuridica che devono assumere gli enti sportivi esclude le società di persone ( inizialmente incluse nel novero dal D.Lgs 36/2021) e “riammette” le società cooperative di cui al titolo VI libro V cc inizialmente escluse dal D.Lgs 36/2021.

art. 2 e 3 del D.Lgs 163/2022 che integrano rispettivamente gli artt. 7 e 8 D.Lgs 36/2021. Il legislatore chiarisce che gli statuti delle società sportive dilettantistiche sono disciplinati dalle disposizioni del codice civile, ad eccezione delle disposizioni del D.Lgs 36/2021 relative ala distribuibiltà degli utili, al rimborso al socio della quota sottoscritta e della distribuzione del patrimonio residuo. Si apre ad una parziale distribuibilità degli utili nell’ambito dell società di capitali sportive dilettantistiche ma attenzione: qualora la società sportiva dilettantistica di capitali intendesse beneficiare dell’agevolazione fiscale di cui all’art. 148 c. 3 TUIR e art. 4 c. 4 DPR 633/72 ( la “decommercializzazione” dei corrispettivi specifici) dovrà continuare a prevedere statutariamente le clausolo di cui all’art. 148 c. 8 TUIR, e quindi l’incedibilità della quota, la non rimborsabilità della stessa e la totale indistribuibilità degli utili di esercizio. Pertanto il sodalizio si troverà a dover effettuare una precisa scelta al riguardo.

l’art. 1 D.Lgs 163/2022 inserisce la lettera c-bis) all’art. 6 del D.Lgs 36/2021 che permette l’iscrizione al Registro delle Attività Sportive ( - RAS - che ricordiamo da agosto è l’unico registro certificatore dell’attività sportiva degli enti) anche agli enti del

terzo settore costituiti al sensi dell’art. 4 comma 1 del D.Lgs 117/2017 ( Codice del Terzo Settore) che esercitino, come attività di interesse generale, l’organizzazione e gestione delle attività sportive dilettantistiche. A tali enti del terzo settore si applicano le norme di cui al D.Lgs 36/2021 limitatamente all’attività sportiva dilettantistica esercitata ( e non anche in relazione alle altre eventuali attività di interesse generale esercitate) e, relativamente alle disposizioni di cui al Capo I del decreto medesimo, solo in quanto compatibili con il D.Lgs 117/2021 e, per le imprese sociali, con il D.Lgs 112/2017. Qualora un ETS ( Ente del Terzo Settore), anche nella fonrma di Impresa Sociale, sia iscritto al RAS ( e quindi svolga attività sotiva dilettantistica) non si applicherà il requisito dello svolgimento in via principale di attività sportiva dilettantistica richiesto dall’art. 7 del D.Lgs 36/2021 ( altrimenti non potrebbe svolgere altre attività di interese generale). Con tali interventi il correttivo ha reso compatibile la riforma dello sport con la riforma del terzo settore. volontariato puro o lavoro sportivo. I compensi sportivi dilettantistici di cui all’art. 67 c. 1 lett m) TUIR così come conosciuti sino ad oggi non esisteranno più a seguito dell’abrogazione prevista della parte di tale disposizione che disciplinava detti compensi.

L’articolo 13 del D.Lgs 163/2022 interviene sull’art. 25 del D.Lgs 36/2021 che definisce il lavoratore sportivo. Con la modifica è lavoratore sportivo non solo l’atleta, l’allenatore, l’istruttore, il direttore tecnico, il direttore sportivo, il preparatore atletico ed il direttore di gara che, senza distinzione tra settore professionistico

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e settore dilettantistico, eserciti l’attività sportiva dietro compenso, ma è lavoratore sportivo anche

Ben si comprende quindi come per il corretto inquadramento del lavoratore sportivo sia necessaria la conoscenza approfondita del regolamento in questione che sarà emanato dall’ente affiliante al fine di individuare tali figure. Ai lavoratori sportivi ( così come individuati dalla norma) ed alle prestazioni di carattere amministrativo gestionale ( pur non essendo queste ultime considerate lavoratori sportivi) si applicano le nuove norme ( tributarie e previdenziali) in tema di lavoro sportivo. Tutte le figure di lavoratori e collaboratori che non rientreranno nella elencazione di cui all’art. 25 del D.Lgs 36/2021 e nelle mansioni individuate dagli organismi affilianti

ore settimanali ( ad esclusione del tempo dedicato alla partecipazione a manifestazioni sportive) e se le prestazioni oggetto del contratto risultano coordinate sotto il profilo tecnico-sportivo in conformità ai regolamenti federali ed ai regolamenti delle discipline sportive associate o degli enti di promozione sportiva. E’sempre possibile instaurare un rapporto di lavoro sportivo nella forma della collaborazione coordinata e continuativa per un numero di ore superiore alle diciotto settimanali: in questo caso tuttavia è consigliabile ( ancorchè non obbligatorio) ricorrere alla certificazione del contratto per non incorrere in eventuali contestazioni in sede di ispezione.

Di qui l’importanza delle delibere che dovranno essere assunte dagli organismi affilianti per capire se figure quali custodi, receptionist, addetti alle pulizie, giardinieri... potranno essere inquadrati come lavoratori sportivi o quali lavoratori ordinari.

Il lavoro sportivo può essere svolto in forma di lavoro dipendente, lavoro autonomo o rapporto di collaborazione coordinata e continuativa. Nell’area del dilettantismo il rapporto di lavoro sportivo si presume oggetto di un contratto di lavoro autonomo nella forma della collaborazione coordinata e continuatva se la durata della prestazione oggetto del contratto, pur avedo carattere continuativo, non supera le diciotto

( art. 36 c. 6, 6-bis): nell’area del dilettantismo i compensi di lavoro sportivo ( indipendentemente dalla forma nella quale tale rapporto sia instaurato) non costituiscono base imponibile ai fini fiscali fino ad un importo annuo complessivo di € 15.000,00. Superato tale limite gli ulteriori compensi concorrono alla formazione del reddito imponibile del lavoratore solo per la parte eccedente tale importo. All’atto del pagamento del compenso il lavoratore sportivo rilascia un’autocertificazione che attesti l’ammontare dei compensi dallo stesso percepiti nell’anno solare relativi alle prestazioni sportive dilettantistiche rese.

( art. 35 c. 1,2, 8, 8-bis ed 8-ter): i lavoratori sportivi subordinati ( professionisiti e dilettanti) sono iscritti al Fondo Pensione Sportivi Professionisiti gestito dall’INPS ( ex ENPALS), e tutti gli adempimenti relativi all’instaurazione e gestione del rapporto di lavoro sono posti a carico del datore di lavoro secondo le modalità ordinarie.

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I lavoratori sportivi titolari di rapporto di lavoro autonomo e collaborazione coordinata e continuativa, nell’area del dilettantismo, sono iscritti alla Gestione Sepatara INPS e si applicano le relative norme. Per tali lavoratori i primi 5.000,00 euro annui sono esentati dal prelievo contributivo, che verrà applicato solamente sulla parte eccedente secondo le aliquote proprie. Fino al 31dicembre 2027 viene inoltre prevista una riduzione del 50% dell’imponibile contributivo relativo a tali rapporti: per cui per i primi cinque anni di applicazione i contributi previdenziali saranno calcolati sul 50% dei compensi di lavoro sportivo eccedenti la soglia di euro 5.000,00. Di rifelsso anche l’imponibile pensionistico è ridotto in maniera equivalente.

( art. 28) :per le ASD/SSD destinatarie di prestazioni di lavoro sportivo sono previste dal legislatore delle sempilificazioni in ordine agli adempimenti riguardanti il rapporto di lavoro: è posto obbligo di preventiva comunicazione al RAS dei dati necessari all’individuazione del lavoratore sportivo e tale preventiva comunicazione al RAS sostituisce, a tutti gli effetti, la comunicazione preventiva che i datori di lavoro sono obbligati a dare ai Centri per l’Impiego, ed avrà, presumibilmente, gli stessi contenuti informativi di quest’ultima e sarà resa disponibile anche all’INPS ed all’INAIL in tempo reale. Il mancato adempimento della comunicazione preventiva al RAS comporta le medesime sazioni previste per le omesse comunicazioni ai centri per l’impiego (sanzione amministrativa di importo variabile tra euro 100 ed euro 500 per ogni lavoratore interessato). Nel correttivo il Legislatore ha opportunamente specificato che non sono soggetti all’obbligo di comunicazione i compensi non imponi-

bili a fini fiscali e previdenziali (quindi € 5.000,00). Per le collaborazioni coordinate e continuative relative a prestazioni di lavoro sportivo l’obbligo di tenuta del libro unico del lavoro è adempiuto, in via telematica, all’interno di una apposita sezione del RAS ( anche se il decreto che deve individuare le specifiche tecniche è da adottarsi entro il 1 aprile 2023, quindi tre mesi dopo la presunta applicabilità della riforma!). Nel caso poi in cui l’importo annuale non superi la soglia di euro 15.000,00 non si fa obbligo all’emissione del prospetto paga. Sotto il versante previdenziale viene poi prevista una specifica fattispecie di esonero dall’invio all’INPS del flusso Uniemens: per i lavoratori sportivi titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa l’adempimento della comunicazione mensile all’INPS dei dati retributivi e contributivi utili al calcolo dei contributi ( Uniemens) è effettuata tramite apposita funzione telematica del RAS.

( art. 34): i lavoratori sportivi titolari di rapporti di lavoro subordinato e di rapporto di collaborazione coordinata e continuativa sono poi soggetti all’assicurazione contro gli infortuni: per i titolari di rapporto di collaborazione coordinata e continuativa, con riguardo all’assicurazione contro gli infortuni, non è prevista alcuna soglia di esenzione. Per i collaboratori coordinati e continuativi il prelievo del contributo assicurativo compete per 1/3 a carico del collaboratore e per 2/3 a carico del committente che poi provvede al pagamento.

( art. 37): pur non configurando lavoro sportivo ai sensi dell’art. 25 del D.Lgs 36/2021, ai rapporti di carattere amministrativo-gestionale

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rese in favore di sociatà ed associazioni sportive dilettantistiche, delle Federazioni Sportive Nazionali, delle Discipline Sportive Associate e degli Enti di Promozione Sportiva riconosciuti dal CONI e dal CIP, si applicano le medesime disposizioni ed il medesimo trattamento ( previdenziale e fiscale) riservate ai rapporti di lavoro sportivo costituiti sotto formadi collaborazione coordianta e continuativa (esenzione totale per i compensi da 0 a 5.000,00 euro; esenzione solo fiscale per i compensi da 5.001,00 a 15.000,00 euro).

i dipendenti pubblici potranno continuare ad operare nello sport previa semplice comunicazione all’amministrazione di appartenenza se operano come volontari ( in questo caso è sufficiente la semplice comunicazione: in mancanza di risposta da parte dell’amministrazione si presume il silenzio-assenso). Nel caso in cui, invece, percepissero dei compensi, i dipendenti pubblici dovranno ottenere dal’amministrazione di appartenenza una ed a tali compensi verranno applicati il regime tributario e previdenziale delle c.co.co. sportive dilettantistiche (esenzione totale per i compensi da 0 a 5.000,00 euro; esenzione solo fiscale per i compensi da 5.001,00 a 15.000,00 euro).

( art. 36 c. 6-quater): l’articolo novellato da D.Lgs 163/2022 prevede che che le somme versate a propri tesserati in qualità di atleti e tecnici che operano nell’area del dilettantismo a titolo di premio per i risultati ottenuti nelle competizioni sportive, anche a titolo di partecipazione a raduni quali componenti delle squadre nazionali di disciplina nelle manifestazioni nazionali o internazionali, da parte di Coni, CIP, FSN, discipline sportive associate, Eps, Asd e Ssd riconosciute a

fini sportivi, sono inquadrate come premi e di conseguenza ad essi risulta applicabile disciplina prevista dal comma 2, articolo 30, D.P.R. 600/1973, in base alla quale a questo genere di emolumenti si applica una ritenuta a titolo di imposta, nella misura pari al 20%. La ritenuta, come detto, è a titolo definitivo, quindi, il percipiente non dovrà porre in essere alcun ulteriore adempimento ( tali premi non andranno dichiarati e non si sommeranno agli altri redditi ai fini della determinazione delle aliquote), mentre l’ente erogatore dovrà compilare un apposito prospetto nel quadro SH del modello 770 ( propsetto “G”) se non è tenuto alla presentazione della denuncia dei redditi. Se invece l’ente erogante è tenuto alla presentazione della denuncia dei redditi indicherà i premi corrisposti e le ritenute effettuate nel quadro RZ della dichiarazione.

( art. 29): in analogia con la disciplina del Terzo Settore il volontario sarà colui che presta la sua opera gratuitamente a favore della ASD/SSD e la cui attività NON potrà in alcun modo essere remunerata ed al quale il sodalizio potrà corrispondere esclusivamente il rimborso di eventuali spese sostenute e documentate ( previa delibera del Consiglio Direttivo delle Asd dei criteri di rimborso). L’attività del volontario è incompatibile con qualisasi forma di lavoro subordinato o autonomo o con altro rapporto di lavoro retribuito con l’ente per il quale il volontario svolge la propria attività. Il volontario dovrà essere assicurato dall’ente per la responsabilità civile verso terzi.

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La Toscana da Vivere a Cavall

DI I.T.

Sabato 12 novembre 2022 si è concluso il tirocinio formativo in favore dei detenuti che avevano superato a pieni voti il corso di Operatore di Scuderia ed Operatore di Mascalcia. Questa attività è stata la naturale prosecuzione del lavoro già iniziato durante i corsi all’interno della casa circondariale di Como che ha permesso ai detenuti di formarsi, mentre stanno scontando la loro pena, nonchè imparare una professione che consentirà loro il reinserimento nella società e nel mondo del lavoro al termine della stessa.

Diversi pensieri si fanno largo nella mia mente:

• La soddisfazione del compianto fondatore di ENGEA – Mauro Testarella – per i suoi suggerimenti per organizzare al meglio le attività ed i sui discorsi su quanto “terapeutico” potesse essere il cavallo all’interno di una casa di detenzione oltre all’incarico affidatomi da parte di ENGEA per un progetto di così ampio respiro ed assegnato da parte del Ministero di Giustizia.

• l’organizzazione dei corsi in una realtà completamente differente da un centro ippico: dal trasporto dei cavalli e delle attrezzature alla ripartizione delle attività teoriche e pratiche, nonché la realizzazione di apposito materiale didattico;

• la creazione di un gruppo di lavoro che fosse non soltanto di alto profilo ma anche desideroso di cimentarsi in questa esperienza e che fosse in grado di trasmettere, ricercando un giusto canale di comunicazione all’interno di una realtà così eterogenea come quello della popolazione carceraria, competenze e passione per le professioni oggetto dei corsi e più in generale per il cavallo;

• l’entusiasmo da parte dei corsisti ed il clima disteso e collaborativo che si è percepito durante lo svolgimento di tutte le attività. Lo studio con profitto da parte dei corsisti che spesso hanno dovuto cimentarsi con concetti e termini tecnici espressi in una lingua differente dalla loro; e poi l’attivazione dei tirocini:

• la ricerca dei circoli ippici che “accogliessero” i tirocinanti;

• l’organizzazione delle attività, di concerto con i Docenti/Tutors e con le strutture ospitanti;

• osservare come giorno dopo giorno, con la pratica e con il supporto dei Docenti/Tutors, i tirocinanti consolidavano quanto appreso e gettavano le basi per una nuova professione ed una nuova vita

Su cosa occorre lavorare:

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sulla concreta possibilità, data dalla Legge n.193 del 2000 (cd. Legge Smuraglia), che consente un mutuo beneficio: in termini di benefici e di un drastico abbattimento della cd. “recidiva”, oltre a rispondere in pieno allo scopo rieducativo della pena stabilito dall’art. 27 della Costituzione Italiana; i detenuti (ad esempio i Centri Ippici), in termini di sgravi contributivi e credito d’imposta.

Al termine del periodo di tirocinio ed a conclusione di questi progetti formativi che hanno permesso ai detenuti-tirocinanti di conseguire il titolo di Tecnico di Scuderia e Tecnico di Mascalcia, qualifica professionale riconosciuta a livello europeo (EQF) valida per le attività sportive e ludico ricreative, non posso esimermi dal

ringraziare il ed in particolare il Direttore, gli Educatori ed il personale della Casa Circondariale di Como; il e la ; i Marianna C., Jacopo M., Christian M.; i Roberto M., Nicolò L., Riccardo L.; la sede dei tirocini: ed i suoi Katia B. Kevin M e Doriano M. Un ringraziamento particolare va ai detenuti della casa circondariale di Como, senza i quali questa edificante esperienza non avrebbe potuto avere luogo. Auspico vivamente che il conseguimento del titolo dia loro l’opportunità di inserirsi all’interno del settore equestre e che il cavallo che possa essere “uno strumento” per riscattarsi.

DI AVV. GIULIO MUCELI

scriveva Kant nel 1778. Niente di più vero, ma solo un pensiero, anche se di uno dei più grandi filosofi . Ci sono voluti altri 200 anni perché nel 1978, nella sede dell’UNESCO che, all’articolo 3, recita:

plinava esclusivamente il reato di abbandono di animali punendo colui il quale sottoponeva gli animali a trattamenti crudeli, ad eccessive fatiche o torture, ovvero li adoperava per lavoro anche se non idonei per malattia o età.

Un codice etico, certo, niente di vincolante perché sottoscritto dalla L.I.D.A. ed altre associazioni ambientaliste, ma un documento che indica, sul piano giuridico un cammino verso il riconoscimento di diritti dell’animale inteso come essere senziente, portatore di interessi propri.

L’inizio di un nuovo percorso anche per il cavallo.

Purtroppo, però, ancora oggi, nei Paesi che si dicono civilizzati, milioni di animali, compreso il nostro amico, vengono quotidianamente maltrattati dagli esseri umani. In origine il nostro codice penale disci-

Il codice del periodo fascista tutelava l’animale come mero strumento per l’uomo, un bene patrimoniale principalmente finalizzato alla produzione. Si trattava di un reato contravvenzionale punito con l’ammenda. [ ]

Segno evidente che il legislatore del tempo considerava punibili condotte palesemente dannose nei confronti degli animali con una debole soglia di tutela. Solo nel 2004, fortunatamente, sebbene in ritardo, con la legge n.189, viene inserito nel codice penale un insieme di norme volte a tutelare il sentimento umano di pietà nei confronti degli animali: l’animale rileva esclusivamente come essere vivente dotato di una propria sensibilità psico-fisica.

Tra esse, un’indubbia rilevanza, dev’essere attribuita all’art. 544 ter c.p., rubricata “Maltrattamento di animali” che prevede:

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Anche a chi ha poca dimestichezza con il diritto, non potrà sfuggire che il contegno incriminato, questa volta, è qualificato come delitto: il legislatore più recente, dunque, dimostra di voler innalzare la tutela degli animali rispetto ai comportamenti lesivi.

Oggi, dunque, il maltrattamento di animali è collocato all’art. 544 ter del codice penale ed è un delitto, punito con la reclusione da tre diciotto mesi o con la multa da € 5.000 a 30.000

COSA S’INTENDE PER MALTRATTAMENTO DI CAVALLI?

L’art. 544-ter è una norma a più fattispecie: la pluralità delle condotte tipizzate si presentano come modalità diverse di concretizzazione dell’offesa al bene giuridico. La condotta di maltrattamenti può consistere in: atti che cagionano una “lesione”, cioè un’apprezzabile diminuzione della originaria integrità del cavallo, con crudeltà e in assenza di necessità. Configura la lesione integrante il delitto di maltrattamento di animali anche l’omessa cura

di una malattia che determini il protrarsi e il significativo aggravamento della patologia quale fonte di sofferenze e di un’apprezzabile compromissione della integrità fisica; condotte di sevizie, comprensive di tutte le forme di crudeltà verso i cavalli, offensive del sentimento di pietà e compassione per gli stessi, caratterizzate da fatiche o lavori insopportabili; condotte consistenti nella sottoposizione dell’equide ad attività insopportabili per le sue caratteristiche etologiche. Non solo. Si considerano maltrattamenti dei cavalli, come abbiamo già detto in un precedente articolo, anche la somministrazione di sostanze stupefacenti o vietate e la sottoposizione a trattamenti che procurano un danno alla salute.

È previsto un aumento di pena!

Si! La doma e l’addestramento dell’equide devono avvenire nel rispetto delle esigenze fisiologiche ed etologiche dell’animale. La doma violenta è una condotta di maltrattamento punita con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro.

Si!

Si. La giurisprudenza ha qualificato questa condotta come abbandono di animali, prevista e punita dall’art. 727 c.p. Integrano un reato non solo le sevizie, le torture o le crudeltà caratterizzate da dolo che destano ripugnanza per la loro aperta crudeltà (punite dall’art. 544 ter c.p.), ma

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anche quei comportamenti colposi di abbandono e incuria che offendono la sensibilità psico-fisica dei cavalli quali autonomi essere viventi, capaci di reagire agli stimoli del dolore come alle attenzioni amorevoli dell’uomo.

È vietato stallare i cavalli in box angusti, privi di aperture, a stretto contatto con le proprie deiezioni perché si tratta di in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze: è notorio, infatti, che i cavalli necessitino di aria, luce, acqua, movimento all’aperto e di potersi muovere anche nel luogo di custodia. Se si adotta questa condotta che pena è prevista? L’arresto fino a un anno o l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro.

Il caso: Il proprietario di un cavallo, custodiva l’animale in un vano seminterrato angusto, alto meno di due metri e con il pavimento ricoperto da strato di escrementi costringendolo a stare con la testa e il collo continuamente abbassati, limitando la sua possibilità di sdraiarsi e di movimentazione fisica.

La stalla era di ridotte dimensioni, rese ancora più esigue (quanto all’altezza) dall’imponente strato di letame presente sul fondo.

A seguito della contestazione, nel corso del processo il proprietario dell’equide si difendeva asserendo che il cavallo avesse il nutrimento necessario.

Cos’ha deciso il giudice? Non ha ritenuto sufficiente il fatto che l’animale avesse il cibo e l’acqua necessaria, e ha precisato che è vietata la custodia di animali in luoghi angusti e non adatti alle loro caratteristiche. Il proprietario dell’equide, quindi, è stato condannato per avergli causato gravi sofferenze consistenti nell’impossibilità di movimento, come pure per essere impedito di sdraiarsi e riposare.

Legge secondo natura o condizioni incompatibili con il benessere animale? È noto come i cavalli riescano a raggiungere un maggior benessere quanto più il loro habitat si avvicini a quello naturale. Deve evidenziarsi, tuttavia, come l’allevamento degli equidi in libertà può determinare l’integrazione di un reato. Quando? Nell’ipotesi in cui ai cavalli non venga assicurata alcuna cura e assistenza tanto da cadere in stato di forte denutrizione e disidratazione.

Al proprietario di numerosi cavalli veniva contestato il reato di abbandono di animali per aver mantenuto i propri animali allo stato brado producendo loro gravi sofferenze.

In particolare, gli animali venivano rinvenuti casualmente dai guardiacaccia mentre pascolavano allo stato brado e si presentavano tutti malnutriti ed assetati ed uno, proprio per aver cercato di bere, era in difficoltà perché finito in una pozza fangosa dalla quale non riusciva ad uscire. Durante il processo il proprietario si difendeva evidenziando che nella sua zona è costume tenere i cavalli in condizioni naturali, allo stato brado, integrando, in vari modi naturali, la loro alimentazione specie nei periodi più rigidi.

Cos’ha deciso il giudice? Ha evidenziato che gli animali presentavano segni evidenti di magrezza e, soprattutto, erano afflitti chiaramente da una carenza di acqua, tanto che erano costretti ad abbeverarsi nell’unica pozza disponibile, praticamente invasa dal fango e, di fatto, ridotta ad una trappola pericolosa nella quale l’animale, che vi si era avventurato per necessità, non essendovi alternative, era rimasto intrappolato. Il proprietario, quindi, veniva condannato per aver procurato

gravi sofferenze ai cavalli e il giudice ha rilevato che - per quanto fosse peculiare il metodo di allevamento - certamente esso non prevedeva un totale abbandono degli animali al loro destino. Insomma, l’imputato è stato condannato per aver tenuto gli animali in condizioni tali da determinare loro gravi sofferenze e gli animali sono stati confiscati e affidati ad associazioni competenti che potessero occuparsi del loro benessere.

L’auspicio è che l’evoluzione normativa, non solo con l’inasprimento delle sanzioni ma anche con forme educative e nuove sensibilità, determini la cessazione di condotte intollerabili, perché, come diceva Gandhi

Studio Legale Muceli&Murreli Studio in Cagliari, via Catalani 13 ed in Cardedu (Og), via Amsicora 17 070 4599927 - 389 4743633

IL CAVALLO LIBERO

DI TINO NICOLOSI

2022

Sono stato testimone, con molto stupore, di un miracolo avvenuto sotto gli occhi di tutti..! ho visto un ambiente rilassato e divertito, volti amici e atleti felici. Tutto all’insegna dello sport equestre. Questo per tutto l’enorme staff impiegato è stata la moneta che ha ripagato tutta l’intera organizzazione. Ci troviamo al Campionato Nazionale Engea 2022 esattamente a Verolanuova in provincia di Brescia presso il , gestito e di proprietà di con il noto marchio Agribertocchi della Famiglia Bertocchi che rappresenta oggi un’azienda leader nel settore delle macchine agricole.

Le discipline sportive da quest’anno si sono ampliate aggiungendo le categorie “barriere a terra” e gimkane giochi pony” oltre al salto ostacoli e dressage. Una scelta azzeccata poiché ha dato modo a tutti di partecipare e viversi tre giorni di spensieratezza e sport. La Sicilia porta a casa i primi posti nelle categorie di salto ostacoli ed il Veneto porta a casa la Coppa del Presidente. La partecipazione rispetto al campionato del 2021 è aumentata del 37% questo ci da oggi la forza e la consapevolezza di continuare nel percorso tracciato

con la stessa filosofia che ha dato inizio l’idea stessa del campionato e cioè l’importante è fare sport e regalare tre giorni di divertimento e gioia.

Il Campionato Nazionale rappresenta oggi la fine di tutti i campionati organizzati in Italia anche se c’è tanto da lavorare poiché gli atleti di alcune regioni non riescono a sostenere i costi per la partecipazione stessa del campionato ma stiamo già lavorando per riuscire a trovare soluzioni, le stesse che saranno messe in campo nel 2023 dove lo staff organizzativo si amplierà per riuscire a rendere questi tre giorni indimenticabili.

Tantissime le interviste condotte dalla modella e tantissimi i riscontri positivi tra familiari, centri e istruttori per lo svolgimento delle gare, questo grazie alla regia audio video che è stata messa a punto da Speaker ufficiale e general manager dell’organizzazione spettacolo e intrattenimento e dall’organizzazione del Responsabile dell’evento coadiuvato da una struttura organizzativa del centro gestita e diretta dall’Istruttrice . Giudici di primo piano come e hanno dedicato tre giorni di instancabile campionato a valutare centinai e centinai di atleti. Tutti i dirigenti hanno assistito all’intero evento tra cui , ,

IL CAVALLO LIBERO

, , , .

Un Successo reso ancor più eclatante dalle visualizzazioni social-media oltre 57.000 visualizzazioni in sole 72 ore.

Un Ringraziamento speciale va tutti gli operatori dietro le quinte che hanno lavorato ininterrottamente per far vivere tre

giorni da campioni tutti i partecipanti tra cui , e regia e riprese e Fotografo Ufficiale dell’intero evento.

Arrivederci al prossimo emozionante ed avvincente Campionato Nazionale ENGEA

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Gallery

Per i tecnici di equitazione western del Friuli Venezia Giulia è stato un vero e proprio inizio portare le performance nel mondo Engea.

Come tutti per gli inizi ci vuole un’idea, qualcuno che ci creda e che abbia la voglia di mettersi in gioco. E questi ingredienti in FVG c’erano e hanno fatto sì che i centri Circle V. Farm di Cividale del Friuli (UD), il centro LA 104

di San Daniele del Friuli (UD) e il VM Performance Horse Maneggio La Subida di Cormons (GO) con il supporto di Giulia Trusnich e Maurizio Zilli a marzo inoltrato dessero concretezza a questo progetto.

Con coinvolgimento, passione e determinazione si sono definite regole e modi di iscrizioni, calcolo punteggi e classifiche. Davanti a un buon calice con i piedi sotto il tavolo ha così iniziato a prender forma questo progetto fino a definire il calendario con tre tappe programmate. E’ nato così il Torneo Regionale FVG di Monta

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2022

Western Performance 2022 targato Engea. Tre tappe, una per ogni centro, che hanno dato la possibilità ai giovani cavalieri di esordire o testare la propria preparazione e ai maturi cowboy di potersi ritrovare in contesto agonistico.

Tre tappe dove la maestria dei cavalli e dei cavalieri è stata giudicata da Giudici abilitati alle Performance per dare la giusta attenzione ai partecipanti e dimostrare la serietà e l’impegno degli organizzatori. Tre tappe dove la sana competizione e il piacere di stare assieme ha fatto sì che i ragazzi e le loro famiglie potessero respirare il profumo del west americano e potessero ammirare la poliedricità dei cavalli americani capaci di passare dallo showmanship al western pleasure e perfino al barrel racing nel tempo necessario del cambio d’abito del cavaliere.

La partecipazione dei supporters dei piccoli e grandi cavalieri ha fatto sì che ogni gara avesse una notevole affluenza di pubblico allegro e coinvolto.

...coinvolto letteralmente! non solo a gioire con i cavalieri in caso di successo e a consolarli in caso di delusione, ma anche attivamente aiutando ai cambi d’abito, nell’ultima spazzolata alla coda e controllo del look. In alcune competizioni come Showmanship at Halter e Western Horsemanship infatti viene valutato anche l’aspetto del cavaliere e quindi quale migliore occasione per mamme e amiche per partecipare alla preparazione! sotto la supervisione degli istruttori attenti al complesso della presentazione del binomio dal punto di vista tecnico ed estetico. La segreteria condivisa e vagliata da tutti i tre centri ha stilato la classifica finale. Senza togliere merito a tutti i partecipanti, che non nomineremo per mere ragioni di spazio, ma che hanno fatto in modo che questo progetto avesse un così riconosciuto successo e un così puntuale, or-

dinato e gioiosissimo svolgimento, siamo orgogliosi di citare qui i primi classificati: Pignari Francesca, Guaglimi Elisa, Mosticchio Marta, Bucovan Rebecca, Di Paolo Anna, Copetto Alessia, Finocchi Benedetta, Taboga Margherita, Romanello Emma, Cozzi Rebecca, Valvassori Agata, Contardo Arianna e Valvassori Adele. Siamo contenti e orgogliosi di quanto fatto, rimanendo umili e convinti di poter migliorare. La passione, l’impegno, la voglia di fare e far crescere le nuove generazioni di cavalieri continua a vivere dentro di noi istruttrici e istruttori. Inutile pensare a ciò che non è stato o avrebbe potuto essere, continuiamo invece a camminare assieme in avanti e a ogni tappa potremo renderci conto che abbiamo percorso un po’ di strada in più, di avere un bagaglio maggiore. Noi ne siamo convinti e ci mettiamo la nostra determinazione e volontà per raggiungere questi risultati. A volte qualcosa con il cambiamento si perde, ogni inizio però porta cose nuove e siamo determinati a fare in modo che siano costruttive. Un grazie speciale quindi a del Circle V Farm, a del L.A. 104, a del VM Performance Horse Maneggio La Subida, a del Mondelli Stable, alla nostra collaboratrice e a tutti i nostri allievi, alle loro famiglie per averci sostenuto e supportato in questi mesi, all’ Engea ed a per averci dato carta bianca fidandosi di noi. I risultati ci dicono che non li abbiamo delusi.

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I ritratti equestri sono solitamente riservati ai capi militari e politici, seguendo un’antica tradizione che risale almeno ad Alessandro Magno e all’imperatore romano Marco Aurelio. Con il cavallo i leaders possono elevarsi al di sopra della gente comune, ma il formato equestre sta anche metaforicamente a significare la potenzialità e la capacità del cavaliere di guidare la popolazione e sottomettere i nemici.

Carlo I, re d’Inghilterra aveva particolarmente bisogno di questo tipo di associazioni simboliche in quanto non era fisicamente attraente (la sua altezza da adulto era di appena 163 cm e soffriva di un disturbo del linguaggio), né il suo governo era glorioso (fu infine decapitato dopo una lunga e costosa guerra civile).

Il “Ritratto di Carlo I a cavallo, con il suo scudiero Sant’Antonio” è un’opera maestosa dipinta con tecnica a olio su tela di cm 370 x 265, realizzato nel 1633 e conservata nel Castello di Windsor. Fu il primo ritratto equestre mai dipinto di questo re e Antoon Van Dyck scelse di proposito questo grande formato per migliorare lo status di Carlo in un momento particolarmente instabile della storia britannica.

Carlo I è raffigurato mentre sta cavalcando un grande e muscoloso cavallo bianco, armonico, ben strutturato e robusto, – forse un lipizzano – che sta avanzando verso di noi sotto un arco trionfale neoclassico, da cui cadono tendaggi di seta verde. L’immagine è di grande impatto: il richiamo ai grandi condottieri dell’anti-

chità è accentuato dalla presenza dell’arco e dalla simbologia connessa al suo attraversamento.

È vestito con un’armatura da parata con la fascia blu dell’Ordine della Giarrettiera, il più prestigioso cavalierato d’Inghilterra, e porta un bastone per simboleggiare il suo comando nell’esercito. A destra del re sta il suo maestro di equitazione vestito in rosso, Pierre Antoine Bourdon, Seigneur de St Antoine (con un nastro al collo, verosimilmente dell’Ordine di San Lazzaro) che guarda il re mentre tiene l’elmo. Pierre Antoine è stato un esperto maestro di equitazione inviato a Carlo dal re di Francia come dono diplomatico, insieme a sei cavalli purosangue. Lo sguardo reverenziale e sottomesso di Pierre Antoine accresce ulteriormente la mistica del re ai nostri occhi, ma potrebbe simboleggiare anche la tanto agognata preminenza dell’Inghilterra sul suo vicino europeo. Un grande stemma reale si trova in basso a sinistra del dipinto: lo stemma contiene le insegne di Inghilterra (tre leoni), Scozia (leone rampante) e Irlanda (arpa), per mostrare l’unificazione delle nazioni del Regno Unito (Inghilterra, Irlanda del Nord, Scozia e Galles) sotto il governo del padre di Carlo, Giacomo I. Lo stemma, lo scudiero e il re a cavallo, insieme formano una elegante struttura piramidale, al cui apice si trova la testa del re, verosimile messaggio con il quale van Dyck vuole indicare la supremazia del re Carlo I come capo militare.

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Tra le diverse tipologie di ritratti indagate da Antoon Van Dyck (Anversa, 1599Londra, 1641), pittore fiammingo, principalmente ritrattista, figura anche il ritratto equestre, genere che risale alla statuaria classica e che ha per tradizione un carattere eroico e magniloquente. In particolare, il cavallo trasmette energia, e laddove l’effigiato monti un cavallo impennato, il ritratto diventa una celebrazione della sua forza di carattere, permette psicologicamente di essere sollevati dalle proprie paure, sentendosi grande e potente; si sottintende quindi che chi sia in grado di controllare un cavallo imbizzarrito può ugualmente condurre una nazione o un esercito.

Van Dyck nel 1633 ha già ritratto “Carlo I a cavallo, con il suo scudiero Sant’Antonio” ma questo dipinto, che pure mostra il cavallo in movimento, ha l’enfasi e la grandiosità retorica del ritratto, che l’artista realizzò nel 1634 a Bruxelles per Tommaso Francesco di Savoia Carignano. Questo ritratto del principe a cavallo è un olio su tela di cm 315 x 236 ed è conservato nella Galleria Sabauda di Torino. Il dipinto fu eseguito insieme a un altro ritratto a mezzo busto e fu commissionato per celebrare l’insediamento “ad interim” del principe come reggente dei Paesi Bassi spagnoli. Tommaso Francesco, che era un comandante militare, era arrivato con quella nomina al culmine della sua carriera: la sua opzione di porsi al servizio di

Filippo II di Spagna veniva premiata. In omaggio alla sua patria d’elezione il principe si fece ritrarre con un’armatura di fattura spagnola e scelse un cavallo di razza andalusa. La posa dell’elegante cavallo bianco che si sta impennando, la lunga criniera, le bardature dorate, i tendaggi di seta stupendamente modellati e il cielo cupo partecipano a commemorare la magnificenza e la fastosità del condottiero. Tommaso Francesco è raffigurato con il bastone del comando e con i segni e il nastro rosso dell’Ordine dell’Annunziata, assegnatagli dal padre, Carlo Emanuele I di Savoia nel 1616. Il principe era però più ambizioso che abile; la sua carriera militare sarebbe stata segnata da successi e fortune alternate ad insuccessi. Van Dyck era un ritrattista troppo attento e sensibile per non comprendere la vera natura dell’uomo: lo sguardo quasi disorientato e smarrito sta ad indicare la divergenza tra i suoi ideali, spesso utopistici e le sue reali capacità.

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Troppo spesso si fa confusione tra equitazione naturale e “gestione naturale.” In realtà i due concetti sono complementari. Quando si pratica un addestramento di tipo naturale, le attività in sella o da terra sono il più possibile allineate alla conservazione del suo status originario. Se pur quindi domato e poi divenuto domestico, se ne salvaguarda l’essenza, mantenendo ferme alcune necessità. La gestione naturale perciò comprende un sistema di buone abitudini e di attenzioni che aiutano l’animale a soddisfare tutte le sue esigenze, fisiologiche, ma anche emotive, ove il fattore psicologico è espressione di quello comportamentale. L’alimentazione equilibrata, il libero movimento in termini quantitativi e qualitativi, il riposo e il sonno autogestiti, la socializzazione con un branco di suoi simili o con il suo leader umano, la termoregolazione e, talvolta, il piede scalzo, sono le principali declinazioni della gestione naturale. Più tutti questi elementi saranno bilanciati tra loro, migliore sarà non solo l’aspetto fisiologico, ma anche la performance, dettata da un migliore stato psicologico.

L’equitazione naturale s’inserisce in questo contesto, quale somma di modelli acquisiti, recepiti e sviluppati da cavallo e cavaliere nell’arco di centinaia di anni.

La sua nascita si colloca a fine Settecento allorchè i colonizzatori spagnoli fecero approdo nelle Americhe, in quelle terre sconfinate nelle quali l’unico vero sosten-

tamento era l’allevamento del bestiame e il cavallo lavorava per e con l’uomo nello svolgimento di quelle mansioni. Addomesticare i cavalli era quindi necessario, ma per i Vaqueros era diventato rutinario e quasi noioso. Perciò essi iniziarono a praticare un sistema di addestramento che, pur ricalcando la disciplina spagnola, ne ammorbidiva di molto l’approccio. Si affinarono tecniche prive di dominanza e sopraffazione, basate sull’osservazione del branco, con la cattura dei capi senza uso di strumenti coercitivi o cruenti. All’inizio il metodo naturale era solo appannaggio di una piccola cerchia di addetti ai lavori che vivevano nell’attuale California, finchè nella prima metà del ‘900, ebbe diffusione in tutti gli Stati Uniti grazie alle dimostrazioni di un famoso horseman di nome Tom Dorrance, che ebbe come spettatori un gran numero mandriani o semplici appassionati incuriositi da questa specialità. Da allora è stato un susseguirsi di successi popolari, sino ad arrivare ai giorni nostri, in cui questa metodologia è ormai largamente praticata e i suoi principi vengono spesso presi ad ausilio anche nell’addestramento tradizionale.

Quali sono i fondamenti dell’equitazione naturale? Il rapporto è in primo piano: pensare come un cavallo, mettersi dalla sua parte, non agire come un predatore, sono tutti i fattori che permettono di fondare una relazione basata su una co-

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municazione non verbale fatta di fiducia reciproca, il cui risultato sarà un cavallo CON-VINTO e NON VINTO! Questa confidenza si instaura mediante la sicurezza e il comfort, senza avere fretta, in modo tale da creare la situazione ottimale per l’apprendimento, che inizierà dando poche indicazioni alla volta, ma che siano semplici e chiare. E la chiave dell’insegnamento è fare ciò che tutti i cavalli fanno in natura, ossia esercitare “pressione e rilascio” in ogni azione, anche quella più banale, che per noi, ad esempio, può equivalere a mettere la capezza. In un branco, infatti, ogni soggetto afferma il suo ruolo o la sua autorità attraverso giochi di dominanza nei confronti degli altri, mettendo o togliendo pressione con utilizzo di una scala di “avvertimenti”, dal più blando (sguardo, orecchie, postura, dentatura, voce), fino a quello più estremo e raro (lo scontro fisico). Il cavaliere o l’addestratore non riproducono altro che questo: fanno una “richiesta” esercitando una pressione di tipo ritmico o di tipo costante, creando una situazione “scomoda” per il cavallo. Non appena il cavallo “cederà” a tale pressione dando la risposta voluta, si tornerà “neutrali” ristabilendo la situazione precedente alla richiesta. Ma questo fondamento è figlio di un’attenta osservazione e insegna al cavallo non tanto ciò che sia

giusto o sbagliato secondo il nostro punto di vista, quanto sia comodo o scomodo per lui. La capacità sta quindi nel rendere difficili e sconvenienti le cose sbagliate e facili e comode quelle giuste. Possiamo quindi affermare che l’equitazione naturale non significa montare senza redini, a pelo, in mezzo alla natura, non mettere l’imboccatura, avere il cavallo scalzo o tenerlo in paddock piuttosto che in box. Il concetto va al di là di queste suggestioni. È una filosofia di vita, un’immagine più profonda e romantica che ci accompagna in tutto quello che facciamo varcati i cancelli del maneggio: sta nella cura e considerazione dell’animale, ma anche nella difesa di quel rapporto che abbiamo instaurato con il tempo e tanta dedizione. I movimenti, i respiri, le palpebre, gli sguardi, dovranno diventare unisoni e, come per magia, il dialogo sarà fluido, comprensibile e incorruttibile... La giusta condotta, quando sarà diventata parte di noi, ci premierà anche nella vita quotidiana.

Quanto tempo occorre per arrivare al traguardo finale? Il celeberrimo horseman Pat Parelli dice: “

” Dipenderà da noi, dalla conoscenza, intuito, pazienza, dalla nostra leadership e dal nostro amore.

IN FIERACAVALLI 2022

in in Fieracavalli 2022: quattro giorni di intensa attività con gare sportive di attacchi, gare di tradizione, sfilate, presentazione di nuove iniziative, ricevimento del pubblico e, per concludere, la sfilata domenicale delle carrozze d’epoca a Verona città e la premiazione dei vincitori in Piazza Bra. Iniziative esterne ed interne alla Fiera si sono susseguite ogni giorno: le sfilate in città con il il Concorso di Eleganza con la classica Prova di Presentazione che sabato ha richiamato centinaia di visitatori, tutti a vedere ed applaudire 20 equipaggi con carrozze d’epoca , giudicati

per la loro filologia da una giuria di giudici internazionali i quali hanno assegnato il premio “Best in Show” all’attacco a la Demi-d’aumont di , raro a vedersi, caratterizzato dall’assenza di cocchiere ma dalla presenza di un cavaliere sul cavallo di sinistra in formazione di pariglia.

Domenica, dopo la sfilata dei Corpi militari e dei Volontari (Fanfara della Polizia a Cavallo, 4°Reggimento dei Carabinieri a Cavallo, Cavallo Natura) e delle carrozze in centro città, la piazza Bra è stata protagonista della del che primi di categoria:

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DI Paola Corsaro - Photo cretis Danilo Curti e Foto ENNEVI -Verona

(Singoli), (pariglie), (Eveque), (Tiro a 4), (Tiro Pesante), ( carro da Lavoro).

Premio per il “best in show” a con l’attacco a la demi-d’aumont. che è stato oggetto di grande curiosità e di moltissimo apprezzamento da parte del pubblico e di Giudici (Barone Christian de Langlade, Jose’ Juan Morales Fernandez presidente ANCEE e Raimundo Coral Rubiales). Il intitolato a , giovane Giudice AIAT da poco scomparso va al più giovane driver in gara, .

Hanno premiato i vincitori le autorita’ civili e militari presenti, rappresentanti della Banca Passadore, nonché’ il Presidente di Verona Fiere , il Sindaco , che hanno anche espresso la loro soddisfazione per questo evento all’interno di un edizione assai positiva di . Il pubblico ha affollato la piazza ed ha applaudito i numerosi premiati ma ha anche efficacemente sostenuto tutti i partecipan-

ti mostrando di apprezzare un mezzo di trasporto non lontano da noi e con tanta storia di famiglia per ciascuno di noi. Tra le carrozze si sono ammirati legni di pregio, la maggior parte risalenti alla fine dell’800 e agli inizi del 900, prodotti da case costruttrici italiane e d’oltralpe. Gli attacchi, provenienti da Veneto, Trentino, Lombardia, Piemonte, Lazio, Puglia, e persino Svizzera e Alta Germania erano in tiro Singolo, in Pariglie, Tiro a 4. Venerdi’ e Sabato Sera è stata l’occasione per le carrozze del nel quale si sono esibite al suono di brani di musica classica. Non solo Tradizione. Dal giovedì al sabato le carrozze sportive hanno catturato l’attenzione del pubblico con la Finale dell’ , organizzata da GIA/OIPES-ENGEA: tre gare con coni in cui i concorrenti si sono misurati con difficolta’ tecniche che, unite alla velocità, diventa un binomio che coinvolge qualsiasi pubblico.

Il podio è andato tra i Pony a , per i singoli a , fra le Pariglie cavalli a e per le pariglie pony .

Inoltre è stato assegnato il prestigioso al driver che abbia collazionato le migliori performance nel 2022: fra i Singoli e fra le Parigie. Non solo iniziative relative a concorsi sono state offerte al pubblico: il Gruppo Italiano Attacchi ha presentato il programma per il 2023 dei viaggi di “turismo esperienziale” In carrozza nell’ambito della rassegna , che ospita i viaggiatori del tempo, coloro che percorrono un tragitto per riscoprire emozioni, sentimenti, riflessioni alla luce di occhi diversi.Umbria, coste della Toscana e Andalu-

sia: queste alcune tra le mete principali. La cultura dell’attacco, la diffusione della quale è uno degli scopi del Gruppo Italiano Attacchi, viene quest’anno arricchita dalla nuova iniziativa “ consistente in visite illustrate dei principali musei di carrozze e da nuove iniziative tese a sviluppare e divulgare la pratica .

Tutto in : uno spazio che negli anni si è espanso per offrire ai nostri Soci e al pubblico un’iniziativa sempre piu’ completa.

IL CAVALLO LIBERO

E.N.G.E.A. , in un ottica di costante crescita e miglioramento, desidera che tutti i suoi Dirigenti, Quadri Tecnici ed Associati siano sempre più sensibili sul tema ambiente, motivo per cui ha implementato e continuerà ad implementare nei suoi percorsi formativi per Guide, Tecnici ed Istruttori la conoscenza, il rispetto e l’educazione all’ambiente.

E.N.G.E.A. confida ed affida alle Guide Equestri Ambientali, figure di punta del

connubio tra le attività equestri e l’interazione con la natura, di essere portavoce e diventare essi stessi educatori di una corretta politica ambientale.

E.N.G.E.A. inoltre si avvale e sostiene fortemente il lodevole lavoro svolto dall’ENGEA Garibaldini Volontari a Cavallo, unità operativa della protezione civile, che insieme ai suoi volontari contribuisce al ripristino di zone degradate e deturpate dai rifiuti abbandonati. PER ESSERE SEMPRE PIÙ GREEN GLI OBIETTIVI DI ENGEA SONO:

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IL CANE E GLI ANIMALI NEL DIRITTO PENALE

Per quanto riguarda il diritto penale, il primo importante passo verso una tutela piena ed effettiva dell’animale è avvenuto con l’emanazione della Legge 24 luglio 2004, n.189 ed avente ad oggetto . Tale novella ha introdotto nel codice penale il titolo IX- bis ove vengono previsti e puniti i delitti contro il sentimento degli animali; già da una prima interpretazione letterale del titolo del codice si evince che il bene giuridico tutelato dal legislatore, in prima istanza, non è la vita o l’integrità dell’animale in quanto tale ma il sentimento umano di pietà verso gli stessi. Tale visione antropocentrica, nel corso del tempo, ha lasciato spazio ad una interpretazione sempre più volta alla tutela dell’animale quale essere senziente e incentrata sulla consapevolezza dello stretto legame esistente tra uomini ed animali e del contributo che questi ultimi forniscono alla qualità della vita degli esseri umani. A riguardo, in tre diverse pronunce della Corte di Cassazione (

i Giudici, con riferimeno al reato ex. art. 544 ter c.p (maltrattamento di animali) hanno affermato che ad assumere rilievo giuridico non sono solamente le condotte che ledono il sentimento umano di pietà nei confronti degli animali, ma anche quelle che incidono direttamente sulla stabilità e serenità psicofisica degli animali quali esseri senzienti. Senza addentrarsi troppo nel ginepraio delle norme e delle interpretazioni dottrinali, occorre ora esaminare quali sono i reati che suscitano maggior interesse in ambito cinofilo. Il primo di essi è l’art. 544 ter c.p., il quale recita che: .

Il primo comma del summenzionato articolo mira, in modo chiaro e preciso, a punire tutti quei comportamenti che, a titolo di dolo, cagionano una lesione all’animale, lesione che non necessariamente debba essere fisica, ma anche e soprattutto psicologica e attinente alla sfera ambienta-

IL CAVALLO LIBERO

le e comportamentale

Il secondo comma invece punisce il c.d. doping a danno di animali consistente nel somministrare a questi ultimi farmaci o altre sostanze idonee ad alterarne prestazioni sportive e/o competitive (basti pensare ai cani da sport, ai cavalli impegnati nelle varie discipline sportive ecc.). Affinché un soggetto possa essere imputato di tale reato, non occorre una condotta necessariamente attiva, configurandosi, nel caso di specie, anche una condotta passiva (si pensi ad esempio al caso in cui un cane venga lasciato in terrazzo senza acqua o cibo). In entrambi i casi, il reato di cui all’art 544 ter è perseguibile d’ufficio, ciò significa che, una volta che l’autorità giudiziaria è venuta a conoscenza di un determinato fatto/ atto, ella può procedere autonomamente a svolgere le indagini del caso. Vi è di più il reato di maltrattamento, che ad esempio si realizza anche nel caso in cui un cane venga lasciato legato ad una catena senza possibilità di interagire con il nucleo familiare perché detenuto in condizioni incompatibili con le sue caratteristiche; il cane difatti, è un animale sociale e necessita costantemente della presenza umana. Ma il maltrattamento del cane è configurabile anche qualora esso sia addestrato con strumenti idonei a provocare dolori e/o sofferenze. È il caso, peraltro molto discusso, dell’utilizzabilità del collare ad impulsi elettrici. Parte della giurisprudenza ritiene l’utilizzo di tale strumento un vero e proprio maltrattamento poiché concretizza una forma di addestramento fondata esclusivamente su uno stimolo doloroso tale da incidere sensibilmente sull’integrità psicofisica dell’animale. Occorre tuttavia precisare che, a costituire reato, è l’effettivo utilizzo del collare sul cane e non il mero “indossare”. A parere dello scrivente, una simile interpretazione lascia tuttavia

.

spazio a considerevoli dubbi sul versante pratico dell’applicabilità della norma in esame. Infatti, a tenor di traccia, andrebbe letteralmente colto in flagrante il soggetto che meccanicamente avvia il meccanismo elettrico provocando dolore al cane. Passiamo ora ad esaminare il secondo reato più interessante in ambito cinofilo è che è costituito senza dubbio dall’art 727 c.p. denominato “abbandono di animali”. La norma prevede che: . Essendo abbastanza chiaro il primo comma, occorre soffermarsi sul secondo che, ad una prima apparenza, sembra ricalcare in astratto il dettato dell’art 544 ter. A differenziare le due norme è anzitutto il c.d. elemento soggettivo del reato. Mentre per la configurabilità del 544 ter è necessario il dolo, il 727 c.p. è configurabile anche a titolo di colpa. La differenza tra dolo e colpa risiede nel c.d. elemento volitivo del reato: nel dolo, vi è la precisa e cosciente volontà di compiere un’azione criminosa, nella colpa invece l’evento lesivo si realizza per imprudenza, imperizia o negligenza ovvero per inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline. Passando agli esempi, nella sentenza n. , la Corte di Cassazione ha stabilito che sussiste il reato di abbandono di animali allorquando un cane venga lasciato per ore in macchina senza acqua o possibilità di muoversi; la sofferenza dell’animale infatti va dedotta dal contesto in cui si trova e non astrattamente. Nel caso di specie, l’abitacolo di un veicolo non è certamente un luogo idoneo alla detenzione di un cane. Ed ancora, il reato ex.727 cp si realizza anche quando il cane venga lascia-

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to all’interno di un box chiuso ed umido, provocando gravi patologie all’animale. In conclusione, quando in giudizio sia provata la effettiva e reale sofferenza dell’animale si incorre sempre in una applicazione di pena che può anche riguardare il sequestro dell’animale in oggetto.

Concludendo questa sommaria analisi, sul fronte penalistico assistiamo a un lento ma progressivo riconoscimento dell’animale quale essere senziente e constatiamo che la normativa è sicuramente più armonica e caratterizzata da un percorso evolutivo che tende all’affermazione dei diritti propri dell’animale.

Anche il diritto pubblico percorre la via del riconoscimento di una tutela costituzionale dell’animale. Infatti, con la Legge Costituzionale n.1 del 2022, la quale introduce

nella nostra Costituzione la tutela ambientale degli animali, è plausibile aspettarsi un nuovo assetto normativo riguardante i nostri pet e che punterà sempre più a tutelare gli animali quali indispensabili e insostituibili compagni di vita. Sul fronte, invece, prettamente privatistico si cerca con estrema difficoltà di superare l’equivalenza animale-cosa, ovvero la definizione di animale come un bene mobile, un semplice oggetto privo di soggettività giuridica. Il codice civile menziona gli animali in più occasioni e sebbene l’inquadramento dell’animale come oggetto è ormai avvertito come inadeguato, nell’impianto del codice civile gli animali sono ancora valutati esclusivamente come oggetti di proprietà e vengono quindi ricondotti nel concetto di bene mobile, così come defini-

to dall’art. 812 cc .

Questa impostazione ha chiaramente influenzato la disciplina dei mezzi di tutela prevista nel nostro ordinamento, perché l’animale non è considerato soggetto giuridico autonomo titolare di diritti, ma viene “protetto” indirettamente, mediante le azioni tradizionali che il proprietario o più genericamente il titolare di diritti reali può compiere a tutela dei beni che gli appartengono. Possiamo quindi affermare che per l’ordinamento italiano la protezione dell’animale è perseguita indirettamente attraverso il proprietario che potrà agire nel caso in cui l’animale di sua proprietà subisca un danno o, diversamente, dovrà rispondere personalmente nelle ipotesi in cui l’animale di sua proprietà provochi a terzi un danno. Per riportare qualche caso concreto in cui si applica la qualificazione dell’animale come mero oggetto, si può fare riferimento alla disciplina della compravendita di animali d’affezione che nell’ultimo decennio ha subito una crescita esponenziale e che rappresenta tra l’altro un business milionario. Poichè gli animali sono beni mobili, il rapporto tra venditore dell’animale e acquirente sarà regolato dalle norme sulla compravendita di beni mobili. Nel caso di presenza di vizi sull’animale, in mancanza di leggi speciali o usi, l’art. 1496 del codice civile rubricato “vendita di animali” prevede che alla stessa si applichino le disposizioni dettate in materia di garanzia per vizi sebbene tali norme mal si adattino alla vendita di animali -specialmente se l’acquisto riguarda animali da compagnia- in quanto non tengono evidentemente conto della necessità di salvaguardare la sopravvivenza e il benessere dell’animale in quanto essere senziente e tantomeno tendono a preservare la relazione affettiva creatasi dopo l’acquisto. Difatti il vizio presente in un animale viene disciplinato dal legislato-

re alla stessa stregua di un vizio riscontrato in un elettrodomestico.

In tal senso risulta evidente come le regole del contratto di compravendita pensate con riferimento alle cose, agli oggetti, vanificano il riconoscimento degli animali quali esseri senzienti dotati di una propria individualità e unicità. A rendere ancora più distonica la normativa civilistica sulla compravendita di animali non si può tacere che a decorrere dall’entrata in vigore del Codice del Consumo (d.lgs n. 206/2005), la vendita di animali domestici conclusa tra un consumatore ed un professionista (allevatore con affisso/imprenditore agricolo), rientra nella disciplina dettata dagli artt. 128 e ss. del cdc, relativi alla garanzia nella vendita dei beni di consumo. A parere di chi scrive l’applicazione del Codice del Consumo a tali ipotesi di vendita rappresenta il paradosso che maggiormente esprime i contrasti della normativa esistente. Difatti, se da un lato il principio generale del rispetto del benessere degli animali in quanto esseri senzienti dotati di una propria individualità è positivizzato in numerosi testi di legge sovranazionali ed interni e dalla stessa Costituzione, dall’altro la presenza di un vizio o difetto dell’animale compravenduto ovvero una malformazione nel corso della crescita, una patologia o una non corrispondenza allo standard, determina che l’essere senziente animale perda questa connotazione e sia trattato alla stessa stregua di un bene mobile materiale sostituibile e riparabile semplicemente perché il impone che trovi applicazione la normativa di maggior tutela per il consumatore prevista dal Codice del Consumo. La realtà è che la codificazione civilistica del 1942 non tiene in alcun modo conto di come si sia evoluto il ruolo degli animali nel contesto sociale e in particolare non considera che la presenza dell’animale in

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un ambiente domestico determina la creazione di un legame affettivo ancora prima che giuridico con l’uomo.

In tal senso occorre segnalare che il diritto applicato, in alcune circostanze con maggior frequenza, scalfisce il rigore civilistico del concetto di animale come semplice oggetto e evidenzia la tendenza da parte dei Tribunali a tener conto di aspetti non direttamente contenuti nelle disposizioni codicistiche ma frutto di esigenze culturali che inducono a considerare il diverso ruolo svolto dagli animali e la conseguente necessità di innalzare la loro tutela.

Pertanto le pronunce giurisprudenziali stanno svolgendo un importante ruolo di erosione del concetto di animale -oggetto di diritto di proprietà prettamente civilistica. Si possono portare ad esempio paradigmatico le pronunzie relative alle controversie che hanno ad oggetto l’affidamento di animali in caso di separazione tra coniugi, laddove si tende a privilegiare l’applicazione del criterio della migliore collocazione per il benessere dell’animale e dell’effettivo legame affettivo instaurato con la persona piuttosto che applicare sterilmente la normativa secondo cui l’affidamento deve essere riconosciuto al soggetto che risulti proprietario dell’animale secondo le regole civilistiche. In tal modo, l’animale resta un bene dal punto di vista giuridico ma la sua particolare natura e il legame affettivo è preponderante ed è privilegiato rispetto alla proprietà e alla intestazione anagrafica. Le profonde discrepanze che sono state evidenziate nell’ambito delle norme civilistiche e i due esempi riportati, uno caratterizzato dalla metodica applicazione delle disposizioni dettate in materia di vendita di animali e l’altro orientato alla completa disapplicazione del principio della proprietà e dalla intestazione anagrafica in caso di affidamento dell’animale domestico, vogliono evidenziare quanto proprio nell’ambito

della risoluzione dei conflitti di diritto privato che vedono coinvolti gli animali, l’applicazione e la interpretazione delle norme tradizionalmente offerte dall’ordinamento giuridico italiano sia spesso incoerente e non prevedibile e quanto sia necessario e indifferibile procedere a una riforma delle norme in modo da renderle più consone alla mutata percezione sociale degli animali e del rapporto che in secoli si è creato con l’uomo.

è un progetto con l’ambizioso obiettivo di diffondere e promuovere la conoscenza della normativa posta a tutela del benessere animale e di offrire un supporto professionale e altamente specializzato nella materia. Nasce dall’incontro di due giuristi, appassionati cinofili: Roberta Farina e Dante Libbra che, operando nell’ambito delle professioni legali, hanno deciso di unire la loro passione per gli animali con il loro lavoro. La loro preparazione universitaria e lavorativa, alimentata anche dalle esperienze dirette maturate nel mondo della cinofilia, si arricchisce ulteriormente dall’esperienza di Dante maturata alla Corte Europea dei diritti dell’Uomo di Strasburgo e dall’approfondimento della conoscenza degli animali d’affezione maturata da Roberta attraverso il conseguimento del Master di II livello in etologia degli animali d’affezione presso l’Università degli studi di Pisa. La conoscenza del mondo animale e dell’etologia degli animali d’affezione consente di poter applicare nel modo più adeguato al caso concreto la normativa esistente e consente di poter fornire consulenze, pareri e assistenza sia a livello stragiudiziale che giudiziale, ma anche una diffusione del panorama legislativo della tutela dei diritti animali ai professionisti del settore in occasione di convegni, corsi di formazione e stage.

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FIERA CAVALLI VERONA 2022

Quest’anno a Fiera Cavalli Verona era presente anche l’ASD Murgesi della Rosa, centro affiliato ENGEA, scesa in campo con un carosello equestre composto da un attacco di eleganza e un passo a due. Partiti da Pistoia, i ragazzi dell’Asd sono arrivati a Verona pieni di entusiasmo, carica, tanta voglia di mettersi in gioco e anche un pò di timore, ma sicuri di farcela perchè accompagnati in questo viaggio dai loro cavalli Murgesi.

In attacco di eleganza è stata presentata Penelope delle Lame, proveniente dall’allavemanto delle Lame in San Michele di Bari, dell’amico Serafino Romanazzi, con una carrozza Vittoria dell’800 in legni originali, condotta dal cocchiere Antonio Desantis e il groom Letizia Bruschi. Per il passo a due sono stati presentati Leonzia montata da Nicola D’Erasmo e Nuccio montato da Giorgia Romaniello e da Naomi Palisano.

Pel l’esibizione è stata scelta come canzone “Stia con noi”, tratta dal cartone de “la Bella e la Bestia”, una sorta di invito ad essere partecipi alla passione, all’entusiamo e all’amore di questi ragazzi per questo cavallo, il Cavallo Murgese.

La scelta di presentare questo carosello equestre è stata per dare lustro alle attitudini e alla docilità di questa razza.

Per i ragazzi è stata un’esperienza esilarante, per alcuni è stata la prima volta in assoluto, ma anche per chi aveva partecipato lo scorso anno è stata di nuovo un’e-

mozione unica; sono stati giorni intensi, pieni di lavoro, di paure, di momenti difficili ma anche di tanta soddisfazione, divertimento, voglia di mettersi in gioco e comunque riuscire a portare a termine questa sfida e raggiungere il traguardo. Tutto ciò è stato possibile grazie allo spirito di squadra da parte di tutti e all’amicizia che già c’era e che in questa esperienza si è consolidata ed è stata motivo per non mollare mai.

L’Asd Murgesi della Rosa continuerà la sua strada sempre accompagnata dal cavallo Murgese e con il suo motto PASSIONE, PAZIENZA, PERSEVERANZA.

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