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Malta. Il cerchio da chiudere Enrico Calore, Eva Jervolino, Dario Perissinotto Università Iuav di Venezia Architettura Anno Accademico 2021/2022 Laboratorio 3 Architetture e Nuovi Paesaggi Prof.ri: Benno Albrecht, Lorenzo Fabian.
DIPARTIMENTO DI CULTURE DEL PROGETTO
Malta
Il cerchio da chiudere
Enrico Calore, Eva Jervolino, Dario Perissinotto
Malta. Il cerchio da chiudere
0. IL MONDO NUOVO | 6 1. EVANESCENZE | 16 2. L’ISOLA DEGLI ESULI | 26 3. MIGRAZIONI. RITROVAMENTI CARTOGRAFICI | 88 4. BIBLIOGRAFIA | 110
Indice
Il mondo nuovo
Trieste
Venezia
Genova Marsilia Ancona
Civitavecchia
Barcellona
Napoli
Valencia
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Cartagena Almeria
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Algeri Melilla
Orano
Palermo
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Tangeri Annaba Tunisi
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Ragusa
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2100 Riappare nelle mappe un’isola che sembrava essere sparita nelle acque del Mediterraneo, quel mare antico, luogo dei più importanti rapporti nella storia dei popoli affacciati su quelle sponde. Di Malta on vi era più traccia da tempo, si narrava che si fosse sgretolata in mille pezzi, come una sostanza inconsistente rotta dal frangimento delle onde. La mappa che è stata riportata dal viaggio esplica qualcosa di diverso nel disegno, nel quale si sono aggiunti dei confini incerti. Il confronto con le antiche raffigurazioni ha subito destato sospetti riguardo agli sviluppi tenuti gelosamente custoditi fino a quel momento. Il frammento che spuntava dalle acque sembrava si fosse in qualche modo frammentato, disperso nei flutti del mare, e da quel giorno mai più ritrovato, o si diceva quasi impossibile da raggiungere.
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Il primo esploratore aveva intravisto qualcosa ripercorrendo le antiche rotte che portavano a Malta, ed essendo alla ricerca di una delle tante storie trascorse, quasi incredulo, decise di attraccare e finalmente scoprire il nuovo mondo riapparso. Un fermento di antiche storie si dispone ora alla scoperta, un luogo chiuso a lungo in sé stesso, del quale i suoi nuovi frammenti si presentano ostruttivi, impenetrabili, e si compongono nello spazio celando una storia nascosta. Sembra comprensibile come solo attraverso una sparizione si riesca a raggiungere un risarcimento, una rigenerazione difficile da ottenere, dove le superfici formicolanti esprimevano il bisogno di riacquistare consistenza ottenuta attraverso una nuova vita, rimandando probabilmente ad ancestrali memorie.
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Non è chiaro se lo sbarco dell’esploratore appartenga alla ripetizione di un futuro passato, ma è certo che sia complesso riuscire a discernere la consecutio degli avvenimenti. Dopo aver riaperto le sue frontiere al popolo del mare, sembra che Malta non appartenga più ad un tempo lineare, ma proprio con l’intenzione di metterlo in crisi, un eterno ritorno pare ora appartenere alle viscere della terra. Chiudendo le sue porte l’isola ha tentato di chiudere il cerchio, recuperando quella visione in cui si mettono in discussione i rapporti tra le cose, e dove tutto deve essere pensato attraverso le connessioni che appartengono al sistema vivente. I legami vengono ristabiliti restituendo l’interdipendenza a qualunque protagonista di questo racconto facendo una digressione sugli eventi, nascosti a lungo e sussurrati, protetti dalle acque.
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Evanescenze
Una riconquista di una certa libertà viene narrata attraverso la strategia dell’isola. Fondamentale era per la sua unione la necessità di attingere dalle acque che la circondavano, non essendo mai riuscita sostentarsi con i suoi soli sforzi. L’unità era in realtà una menzogna, proprio perché scissa in due, l’isola emergeva su una sponda e si nascondeva nell’altra. La sua divisione così netta ha messo in crisi un sistema ambiente, ma anche la possibilità che l’ambiente stesso possa accogliere un’altra idea di contemporaneità. La fine di una certa parte della storia dell’isola rappresenta anche l’inizio, in un certo senso, che prende lo slancio dalla sua sparizione. La necessità di scomparire deriva da uno scenario, la prospettiva della peggiore narrazione della storia, da cui deriva la consapevolezza dell’estremo sfruttamento di un piccolo frammento terrestre. La posizione strategica ha da sempre giocato un ruolo fondamentale per i risvolti futuri dell’isola, da sempre soggetta ad un estremo depauperamento delle risorse. L’inadeguatezza dei comportamenti e degli atti umani hanno visto Malta coinvolta in una condizione dove è stato interrotto il cerchio. L’isola devitalizzata a causa delle continue e pretenziose richieste improntate sullo sfruttamento delle superfici hanno imposto un’inversione di rotta nella percezione della realtà ambientale, non più ambivalente e collaborante, ma bensì univoca e abusante. L’intenzione è quella di ristabilire un equilibrio tra le superfici in contatto, dove tutto rappresenta una condizione di utilità e bisogno. Senza intraprendere una critica moralistica, si può certamente affermare che l’impoverimento del mondo ambiente si mette in relazione non solo ad un progetto a larga scala dove si tenta il racconto di una proposta di risarcimento attraverso il paesaggio. Questa sarebbe inconsistente se non si andassero a toccare anche quelle corde profonde del soggetto stesso, proprio quell’individuo che deve essere educato al comportamento solo dopo aver preso consapevolezza del funzionamento dell’intera macchina, di cui esso fa parte. La cattiva gestione delle risorse e la mancanza di empatia prodotta da una visione lineare, all’interno della quale non vi è spazio per l’emancipazione basata sulla responsabilità e sulle conseguenze tangibili delle proprie azioni, ha irreversibilmente prodotto una condizione in decadenza. La narrazione qui intrapresa intende non affermare l’unidirezionalità della soluzione, ma porre l’accento piuttosto sul racconto di una strategia a più scale dove l’intenzione è quella ristabilire dei rapporti ambivalenti tra i personaggi e introdurre l’indipendenza a gradi diversi di vicinanza. L’unità dell’isola, scissa in due aree tematiche, coinvolte in una visione in precario equilibrio, vede due zone in contrapposizione. Il contesto urbano cresciuto a dismisura ha cercato di imporsi sul paesaggio,
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considerando esclusivamente l’egoistica visione improntata sullo sfruttamento antropico. La parte rurale dell’isola invece è stata lasciata in disparte, aumentando il progressivo allontanamento della possibilità di un sostentamento autonomo, ma piuttosto alimentando una condizione in cui l’unica via possibile è data dall’abbandono della propria terra attingendo all’esterno per sopravvivere. La strategia per un nuovo scenario è una chiusura tesa all’indipendenza dell’isola, dove la chiusura delle frontiere dialoga con la chiusura del cerchio, la reintroduzione di una visione circolare che deve essere accompagnata ad una responsabilità che vede le conseguenze riflesse sulla nuova società da costruire. L’indipendenza dell’intera isola si deve accompagnare quindi all’indipendenza del singolo, dove ottenere l’autonomia significa aumentare le distanze. Malta si divide in frammenti, in cui ognuno di essi intende giocare un ruolo nell’indipendenza e autonomia a larga scala. I frammenti vengono generati dall’intromissione del paesaggio, che rappresenta l’elemento costante di progetto. I corridoi biologici sono l’elemento in variazione che si introduce tra campagna e città, generando delle zone inaccessibili o difficilmente attraversabili, in modo da lasciare la possibilità alle superfici di rigenerarsi. Il paesaggio appare nel territorio, diventando il medium partecipativo del sistema ambiente, quale macchina vivente interconnessa al tutto e in grado di immedesimarsi attivamente in quell’elemento di scambio, luogo dove si traducono le duplici necessità dell’ecosistema. L’unità è messa in crisi dall’intromissione del paesaggio, che divide e allontana, generando i frammenti intesi come unico luogo in cui può avvenire l’indipendenza. L’economia autonoma e circolare si basa su una disposizione di personaggi che introducono i nuovi rapporti ambivalenti a diverse scale. Il depauperamento delle risorse viene compensato con la cura del paesaggio, in cui si innestano delle strategie di autoproduzione su due fronti. Il cerchio da chiudere è così stabilito, in cui ogni parte assume le proprie responsabilità dell’agire perché ogni cosa è connessa con qualsiasi altra.
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420
360
148
125
113
97
90
470
550
480
387
440
440
440
360
250
200
118
148
125
110
90
93
80
75
Est
Ovest
Nord
23
Business as usual Il progressivo aumento della popolazione a Malta causerà senza un intervento adeguato una crescita sregolata del tessuto urbano, lo svuotamento delle falde acquifere e l’abbandono della campagna.
24
25
L’isola degli esuli
La frattura intende introdurre l’intromissione del paesaggio mettendo in crisi le due parti dell’isola, aventi una direzione di opposta risoluzione. La campagna in via di abbandono detiene ancora il suo carattere rurale, mentre il conglomerato urbano si è espanso a tal punto nell’ultimo decennio unendo quei nuclei antichi, risalenti alle prime colonizzazioni e fortificazioni. Il paesaggio entra in scena su un territorio depauperato e infiacchito, dove diventa il protagonista vivente che inietta delle zone di risarcimento. Si tende alla libertà del paesaggio dove possibile, costruendo continuità vegetali in grado di germificare il territorio. In zone di densità altissime, come quelle della zona di espansione urbana, costellate da intere aree dismesse e residuali in abbandono si può introdurre la vegetazione, determinata da zone inaccessibili costituite da orti velenosi e boschi, con l’intento di minare le possibilità di movimento e di educare all’utilizzo contestualizzato ad una necessità. Nel mondo nuovo il paesaggio appare e sovrasta talvolta degli elementi che si dispongono a mescolarsi con esso, e dove lo stesso abbandono può essere motivo di progetto in cui il protagonista biologico viene lasciato libero di evolvere. In un territorio in variazione determinato da grandi contraddizioni i corridoi biologici svolgono diverse funzioni, come medium effettivo tra i rapporti in una concezione circolare contestualizzata all’ambiente in cui è protagonista. Introducendosi intente unificare le due scissioni dell’isola per ritrovare una collaborante unità generata dalla frammentazione delle sue parti e in cui all’interno ogni parte collabora per l’intero. La città così esplicitamente sovraedificata, nella nuova ideologia tesa all’indipendenza in una visione fisiocratica, ha come conseguenza la cura del territorio, e subisce l’interruzione dei rapporti commerciali con l’esterno e la chiusura delle frontiere allo sfruttamento antropico incontrollato dell’ormai passato turismo di massa. Vengono convertiti a questo punto tutti i centri precedentemente utilizzati all’accoglienza turistica che vedeva coinvolti flussi esorbitanti di persone, in centri di produzione agricola, tesi a collaborare ad una autoproduzione interna. La città si frammenta e allontana le distanze, introducendo uno spazio del progetto inteso come spazio tra-i-confini. Con questi territori marginali, come se venisse ripetuta la frontiera della costa attorno ad ogni nuovo nucleo e quindi inteso come un arcipelago verde, si introduce nuovamente una complessità dello spazio dove viene messa in crisi lo iato predeterminato. Si introduce una concezione di località riferito al frammento urbano, che viene definito come rappresentazione di “ciò che sta fuori” , esterno e non ancora integrato alla rete, una ruralità commista alla sfera urbana dove i confini vengono messi in crisi proprio dai personaggi vegetali della macchina vivente costituita dal
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progetto. L’isola oltre ad avere una zona di elevatissima densità urbana accoglie anche uno scenario rurale caratterizzato da un vitalismo dettato dall’abbandono e quindi dove il paesaggio è stato lasciato libero di esibire il suo potenziale nei residui del paesaggio. In collaborazione con la città la campagna intende impegnarsi a raggiungere gli obbiettivi dettati dall’autoproduzioni in un’ottica agrocentrica. Il grado di indipendenza di ogni azienda agricola si differenzia da quello della città perché il territorio rurale si dispone maggiormente a sfociare in una più virtuosa gestione delle risorse e dello scarto. Si impone ora uno scenario dove la costa rurale del paesaggio diventa una nuova frontiera per la campagna, intesa come zona di produzione che cerca di riprendere la forza quale riferimento prezioso e desiderato, dove gli spazi ampi naturali appena scalfiti dall’uomo a volte compensano i difetti delle città. Una nuova campagna che oscilla tra riconquista tradizionale di una produzione agricola antica, sui terreni più facili da coltivare, accompagnata da campi digitalizzati invece rispetto a quelli più difficili, dove la tecnologia può riuscire a gestire al meglio le risorse. L’aspetto importante dell’autonomia digitale permette al paesaggio di essere risarcito più velocemente perché non sarà necessario l’attraversamento dell’individuo, ma le macchine saranno programmate per gestire ampie aree agricole senza intromissioni da parte dell’uomo. D’altra parte, ogni singola azienda agricola, avvicinandoci di scala si dovrà impegnare ad accogliere le diversità biologiche di un paesaggio liberato dal mero sfruttamento delle risorse. La libertà selvatica della campagna sarà determinata da un progetto di abbandono in cui i residui del terzo paesaggio verranno lasciati liberi di accogliere intromissioni di territorio liberato.
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Dizionario illustrato dei personaggi di progetto tesi all’indipendenza di Malta. Ogni personaggio può fare riferimento ad una sfera fisica o concettuale e appartengono a gradi diversi di autonomia che fanno riferimento alla scala della verifica. I campi di azione progettuale fanno riferimento a tre livelli di progetto suddivisi nelle tre aree tematiche affrontate. La prima scala di progetto affronta tutta l’estensione del territorio ed è quella tesa a determinare un piano dell’indipendenza dell’isola nei confronti dell’aspetto energetico e di autosostentamento delle risorse. Il secondo e terzo campo di indagine e di progetto invece fanno riferimento a più scale di verifica di vicinanza dello sguardo. Le due aree tematiche sono la campagna e la città, le quali si apprestano ad accogliere dei dispositivi in vista della trasformazione in isola chiusa e indipendente. Il fattore paesaggistico è l’unico elemento costante di intromissione che svolge diverse funzioni che sono qui elencate in base all’area della superficie del suolo su cui si andrà ad innestare.
30
Illustrato
Indipendente
Dizionario
Malta
31
Infrastrutture I A
Produzione idrica
E
Produzione elettrica
S
Gestione scarto
Paesaggio P R
Area Rurale
U
Area Urbana
Scala
Abbreviazione § Codice
I
A
E
S
Titolo
P
Descrizione. [riferimenti]
32
R
U
S
M
L
XL
A
XL
Acquedotto
ACQ § 1.1
Un muro di pietra attraversa da sud a nord l’intera isola di Malta. Trasportatore di acqua a ciclo continuo a partire dal centro produttivo. Lungo il suo percorso infiltra l’acqua nelle Fratture preesistenti nel territorio maltese, ricaricando così le falde acquifere che oggi sono in crisi.
E
S
Megapack
MEG § 1.2
Megapack è un prodotto per l’accumulo di energia stazionario con batteria agli ioni di litio ricaricabile su larga scala. Permette lo stoccaggio dell’ energia prodotta dalle centrali elettriche. [Tesla]
A
E
XL
Centrale ad Idrogeno
CAI § 1.3
Le centrali producono energia e acqua attraverso il processo dell’elettrolisi. Ogni singola centrale genera 7000 MW/h di energia elettrica, inoltre riesce a produrre 29,5 tonnellate di idrogeno e 20 milioni di litri d’acqua annui. A Malta sono state inserite 2 centrali per la produzione di energia, in modo tale da servire 120.000 persone e alimentare le infrastrutture, e due centrali per la produzione di idrogeno e ossigeno.
33
IDR § 1.4
DR3 § 1.5
CAB § 1.6
34
A
L
Idrovora
Questi dispositivi permettono la raccolta dell’acqua del mare, utilizzata nelle centrali a idrogeno per la produzione di energia e acqua desalinizzata.
E
L
Diga Rewec3
Il dispositivo, una diga a cassoni, permette di convertire l’energia delle onde del mare in energia elettrica. La diga produce 8500 MW/h ogni km di lunghezza, costruendo in tutta Malta 3,5 km totali di dighe, i dispositivi potranno produrre energia per servire 245.000 persone. [prof. Paolo Boccotti]
E
S
M
Centrale a Biomassa
La centrale permette il recupero di materia ed energia sotto forma di biometano e compost, il rifiuto organico viene trasformato in risorsa e immesso nuovamente nel ciclo produttivo, andando così a chiudere il cerchio dell’economia circolare. Ogni centrale produce 6500 MW/h, nell’isola sono state inserite 6 centrali a biomassa, in modo tale da servire 330.000 persone. [Asja]
S
M
Centro rifiuti e riciclo
CRR § 1.7
I rifiuti vengono raccolti in questi centri con l’obiettivo di essere riciclati e reimmessi nel sistema. Lo scarto che raggiunge il suo ciclo di vita massimo verrà trattato e trasformato per poi essere rimesso in uso sotto una nuova forma.
A
S
M
Azienda agricola
AA § 1.8
Centro di produzione del futuro all’interno della nuova frontiera della campagna. Al suo interno vengono disposti, oltre i centri della produzione, oggetti per un’autonoma gestione dello scarto all’interno di un ciclo virtuoso e centri dove si insegna l’indipendenza agli individui per un ritorno al saper fare autonomo.
S
S
Robot
ROB § 1.9
Apparato meccanico ed elettronico programmabile, impiegato nell’industria, in sostituzione dell’uomo, per eseguire automaticamente e autonomamente lavorazioni e operazioni ripetitive, o complesse, pesanti e pericolose. [Treccani]
35
BM § 2.1
IDR § 2.2
DRO § 2.3
36
S
S
Braccio meccanico
Dispositivo che permette la coltivazione in ambienti e aree protette.
A
S
S
Idroponica
Questo modello di coltivazione permette di non sfruttare il terreno coltivando su diversi piani. Essendo coltivazioni idroponiche, la quantità di acqua utilizzata per l’irrigazione si riduce di molto, inoltre le piante coltivate crescono grazie alle acque reflue filtrate e purificate.
S
Drone
I droni identificano le alterazioni nel ph del terreno, i possibili avvallamenti e cambi di densità. Questo permette di modificare i processi di semina e irrigazione così da sfruttare al meglio ed in modo omogeneo la terra a disposizione.
S
Cane robot
I robot quadrupedi sono progettati per spostarsi su terreni accidentati, per sostituire l’uomo in situazioni rischiose e in scenari instabili.
P
XL
Frattura
CR § 2.4
FRA § 2.5
Le fratture presenti nel terreno di Malta permettono l’infiltrazione delle acque meteoriche nelle falde. L’acquedotto si serve di questi elementi per ricaricare le acque sotterranee in modo tale da sopperire il continuo svuotamento delle falde.
P
XL
Corridoio biologico
COB § 2.6
Il corridoio biologico (o biocorridoio) è un’area di un habitat che connette tra loro delle popolazioni biologiche separate da barriere conseguenti dall’attività umana come strade, case, ecc. Questo permette uno scambio di individui che può prevenire gli effetti negativi dell’endogamia e della ridotta diversità genetica che sussiste nelle popolazioni isolate.
37
FAL § 2.7
OV § 2.8
VAC § 2.9
38
A
XL
Falda
Acqua sotterranea trattenuta in uno strato di roccia porosa fessurata, di solito racchiuso fra terreni impermeabili.
R
U
L
M
Orti velenosi
Zone inaccessibili all’uomo o di difficile attraversamento che permettono alla superficie del terreno di rigenerarsi indisturbata dagli esseri umani. [François Roche]
U
L
M
Vacuoli
Ciascuna delle piccole cavità che si trovano all’interno di un materiale naturale o artificiale a costituzione spugnosa.
Chiusura delle maglie urbane e isolamento dei “vacuoli”
S
M
Hotel
HOT § 3.1
I centri turistici subiscono un’inversione di rotta in cui, dopo la chiusura delle frontiere, vengono trasformati in centri di produzione idroponica come parte collaborante dell’isola agrocentrica.
M
Casa abbandonata
CA § 3.2
Limite amministrativo
LA § 3.3
I residui urbani, nello specifico, intendono accogliere la vegetazione e si trasformano in eccezioni del nuovo mondo, nel quale il paesaggio persiste come personaggio in variazione sul territorio, ma insiste come identità immanente.
Confine amministrativo non fisico sul territorio a differenza del limite biologico.
39
LB § 3.4
RC § 3.5
RF § 3.6
40
P
XL
L
M
Limite biologico
I limiti costituiscono, in sè, spessori biologici. La loro ricchezza è spesso superiorire a quella degli ambienti che separano. [Gilles Clément]
P
L
M
Residuo compatto
Residuo compatto presenta un notevole numero di biodiversità e ambienti. [Gilles Clément]
P
L
M
Residuo frammentato
Residuo a pari quantità di superficie con quello compatto, ma caratterizzato da un minor numero di specie. [Gilles Clément]
P
Agrocentrismo
AGR § 3.7
L’ordine corrisponde fisicamente all’ambito rurale, dove può manifestarsi l’agricoltura, momento di congiunzione tra uomo e natura. La visione agrocentrica pone il problema della produzione rispetto a quello della commercializzazione. [Benno Albrecht]
P
Apparizione
APP § 3.8
Disposizione dello scarto urbano all’intromissione biologica. L’apparizione avviene attraverso l’esibizione del paesaggio che si esibisce come eccezione che mette in discussione l’abitare della città. [François Roche]
R
Sparizione
Nella campagna si realizza un’inversione a favore della natura dove gli edifici vengono nascosti, inglobati dalla vegetazione indisturbata, grazie all’involucro dell’architettura.
SPA § 3.9
41
CIR § 4.1
FIS § 4.2
FIT § 4.3
42
A
E
S
Circolarità
Modello economico e produttivo teso all’allungamento del ciclo dei prodotti all’interno della società. Il modello spinge al ripensamento della concezione lineare come costruzione mentale e fa riferimento invece alla circolarità dei rapporti considerando il tutto come parte del mondo ambiente. [Il cerchio da chiudere]
P
Fisiocrazia
Scuola economica francese fiorita tra il 1750 e il 1780. Il nome viene dato, in una raccolta di testi a cura di P. S. Du Pont de Nemours (1768), al complesso di indagini economiche che da F. Quesnay, suo primo assertore, era stato chiamato ‘sistema agricolo’ o ‘dottrina dei filosofi economisti’. Il sistema si sviluppò da semplice difesa della funzione economica e degli interessi dell’agricoltura contro il mercantilismo a vera dottrina sociale, fondata sul concetto di un ordine naturale preesistente e sovrastante agli ordinamenti positivi. [Treccani]
R
U
L
Fitodepurazione
Sistema di depurazione di acque di rifiuto realizzato in zone umide artificiali sfruttando i meccanismi naturali di rimozione degli inquinanti da parte della vegetazione. [Treccani]
P
Frammento
FRA § 4.4
Divisione in parti di un’originaria unità e modello necessario per formare le condizioni di indipendenza attraverso l’allontanamento. Il frammento è la scomposizione utilizzata per ripensare i pezzi, dopo la messa in crisi del sistema, per chiudere il cerchio. [Giovanni Battista Piranesi, Antichità romane]
P
Indipendenza
IND § 4.5
Intesa come la capacità di sussistere e operare in base a principi di assoluta autonomia. Non dipendenza alcuna da un soggetto e determina un netto distacco.
R
U
XL
L
Terzo paesaggio
TP § 4.6
E’ costituito dai luoghi abbandonati dall’uomo: i parchi e le riserve naturali, le grandi aree disabitate del pianeta, ma anche spazi più piccoli e diffusi, quasi invisibili. Nel terzo paesaggio troviamo luoghi in cui l’assenza dell’attività umana ha generato un rifugio per la conservazione della diversità biologica. [Gilles Clément]
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Infrastrutture
Corridoio biologico
Fratture
Tessuto urbano
Rete stradale
Topografia
Falde
44
0
5
10
15
20
25
Corridoio biologico 45
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Connessioni cicliche L’azoto può entrare nel terreno mediante fissazione attraverso un processo elaborato da vari batteri e alghe, alcune dei quali vivono nel suolo, altri sono associati alle radici dei legumi come il trifoglio o alle foglie di alcune piante tropicali; può entrarvi anche in seguito alla decomposizione delle sostanze vegetali e dei rifiuti animali. Gran parte di esso viene alla fine incorporato dall’humus, il quale lo libera lentamente per azione dei microorganismi del terreno, che lo trasformano in nitrato. A sua volta il nitrato viene captato dalle radici delle piante e trasformato in proteine e in altre parti del vegetale. In natura, le piante diventano cibo per gli animali, i rifiuti animali ritornano al terreno e il ciclo è così completo. Lo stadio di gran lunga più lungo del ciclo è la cessione del nitrato dall’humus. Ne consegue che la concentrazione naturale del nitrato nell’acqua che imbeve il terreno è molto bassa e che le radici devono sobbarcarsi un grande lavoro per introdurlo nelle piante. Per questo lavoro la pianta deve spendere molta energia, liberata nelle radici mediante processi di ossidazione biologica. L’ossigeno necessario deve giungere alle radici partendo dall’aria, un processo che è efficiente solo se il terreno è sufficientemente poroso. La porosità del terreno dipende dal contenuto di humus, poiché l’humus ha una struttura estremamente spugnosa. Porosità del suolo, suo contenuto in ossigeno, buon assorbimento di ossigeno da parte delle radici delle piante sono dunque fattori estremamente correlati al contenuto in humus del terreno. La crescita efficiente della pianta ritrasforma le sostanze nutritive inorganiche in materia organica (sostanza vegetale) che, decomposta a livello del suolo, contribuisce al suo contenuto in humus, aumentando così la porosità del terreno e sostenendo attivamente la crescita delle piante. Facciamo a questo punto una pausa e consideriamo le implicazioni delle due serie di relazioni che abbiamo appena descritte: il movimento globale degli atomi attraverso il ciclo del terreno e l’interdipendenza fra crescita efficiente della pianta e struttura del terreno.1
1 B. Commoner, Il cerchio da chiudere, p 34, Garzanti Editore, Milano 1972
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Residui I residui attorno alla città si dispongono attivamente all’intromissione del nuovo paesaggio. Un muro, eco delle prime cinte medievali, intende bloccare l’espansione incontrollata dell’ultimo centenario. Il terzo paesaggio, lo scarto lasciato in disparte collezionato dall’isola a causa dell’inversione degli interessi, deriva dall’abbandono di un terreno precedentemente sfruttato. La sua origine è molteplice: agricola, industriale, urbana, turistica ecc. Residuo (délaissé) e incolto (friche) sono sinonimi.1 Il mondo si eleva a giardino dove le sone inaccessibili iniziano a costruirsi attraverso la liberazione del territorio dallo sfruttamento esasperato. Dai residui, porzioni di terreno incolto o aree dismesse in abbandono, si inizia a determinare una geografia già data, che inizia a comparire nelle mappe per definire il nuovo paesaggio. La liberazione del paesaggio è una azione a lungo termine, con un percorso di lunga durata. Il paesaggio liberato però impone una minore possibilità di una libera mobilità estesa su tutto il territorio da parte degli individui. Verrà accolta l’intromissione della vegetazione bisognosa di un risarcimento, che lasciata liberà di evolvere determinerà delle aree inaccessibili all’uomo, o di difficile attraversamento. Gli orti velenosi, di origine medievale, fanno riferimento agli orti monastici dell’antico Mediterraneo, e impongono delle zone convertite in giardini pericolosi da attraversare. I giardini e i corridoi biologici intendono risarcire la terra dopo lo sfruttamento icnontrollato e impongono agli abitanti la consapevolezza dell’attraversamento. Tra questi frammenti di paesaggio, nessuna somiglianza di forma. Un solo punto in comune: tutti costituiscono un territorio di rifugio per la diversità.
1 G. Clement, Manifesto del Terzo Paesaggio, p 13, Quodlibet, Macerata 2014
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1. L’ evoluzione territoriale del Terzo paesaggio accompagna l’evoluzione dell’organizzazione del territorio. 2. La crescita delle città e degli assi di comunicazione induce una crescita del numero dei residui. 3. L’aumento del numero dei residui legato all’organizzazione del territorio non induce sempre una crescita della superficie complessiva del Terzo paesaggio, porta però a una maggiore frammentazione di quest’ultimo. 4. La moltiplicazione dei frammenti del Terzo paesaggio è un fattore selettivo della diversità. Sopravvivono solo le specie il cui territorio biologico è compatibile con la superficie del frammento. 5. Le operazioni di trasformazione del territorio che accompagnano lo sviluppo portano a un’organizzazione per maglie, sembrano una membrana. 6. Lungo i bordi delle grandi città l’urbanizzazione chiude le proprie maglie. Lontano dalle grandi città le maglie restano aperte. 7. Le occasioni di continuità biologica diminuiscono col chiudersi delle maglie. La diversità biologica si riduce in proporzione. 8. Solo la moltiplicazione, lungo le maglie, dei residui derivanti dall’organizzazione del territorio permette di predisporre rifugi per la diversità. 9. Ogni rottura nel tessuto delle maglie può essere considerata come un’opportunità di comunicazione tra i “vacuoli”. 10. La chiusura di una maglia sopprime gli scambi naturali tra i vacuoli territoriali, dunque le possibilità di “invenzioni” biologivhe derivanti dall’incontro. 1
1 G. Clement, Manifesto del Terzo Paesaggio, pp. 41-44, Quodlibet, Macerata 2014
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Chiusura delle maglie urbane e isolamento dei “vacuoli”
Comunicazione tra i “vacuoli” e i frammenti del terzo paesaggio tramite porte e corridoi biologici.
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Mandragora
Ricinus Communis
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Artemisia Vulgaris
Enula
Daphne Mezereum
Papaver Somniferum
Ricinus Communis
Daphne Mezereum
Papaver Somniferum
Crocus Sativus
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Apparizione nell’abbandono In ambito urbano i residui corrispondono a terreni in attesa di una destinazione, in cui il tempo permette alle aree abbandonate della città di coprirsi di vegetazione. Il residuo urbano si dispone ad accogliere un frammento di diversità biologica, nel cuore della città, svolgendo la sua funzione di allontanamento dei confini urbani, deurbanizzando attraverso intromissione del paesaggio. Questa disposizione dello scarto può essere considerata il momento dell’apparizione del paesaggio che solo attraverso al residuo può permettersi di apparire nel contesto urbano. L’abbandono viene incentivato non per essere recuperato, ma per permettere alla vegetazione di infiltrarsi reintroducendo la complessità negli spazi abitati. Tutto è teso all’immaginario di un giardino planetario dove solo il residuo è considerato come un dispositivo di apparizione.
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Le pieghe del paesaggio Le zone inaccessibili, i boschi e gli orti permettono di conseguenza l’apparizione di oggetti del mondo nuovo che sono disposti sul territorio per l’indipendenza. Dalla grana instabile di queste zone inesplorabili e minacciose talvolta, emergono gli oggetti di un futuro passato, come se fossero delle recenti rovine. Il paesaggio, elemento in variazione sul territorio, ma concettualmente sempre presente come elemento di unione, riconoscibile in una geometria del desiderio. Piegandosi su una morfologia complessa, il paesaggio intende celare ed altre volte esibire.
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SCARTI Cibo Scarto
Biomassa Coltivazione
Compost Sistema chiuso
ACQUA Utilizzo acqua sorgente + acqua cisterna
Depurazione dell’acqua
Stoccaggio acqua su cisterna preesistente
Sorgente
Utilizzo dell’acqua depurata
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Centro di raccolta e riciclo
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Hotel / coltivazione idroponica
Orti velenosi / zone inaccessibili
Fitodepurazione
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Protocollo dello scarto Obbiettivi del programma: Riduzione produzione rifiuti urbani, smaltimento dei rifiuti prodotti e accumulati, organizzazione pratiche di ripensamento dei rapporti commerciali e quindi conseguente produzione di scarti, Scarto come fonte energetica, pensiero circolare dei legami materiali. Piano dell’Arcipelago Verde La riduzione dello scarto e la prevenzione al rifiuto sono due punti fondamentali all’interno di un piano generale che vede Malta coinvolta interamente come isola e come sistema circolare. Il piano si basa su un’idea circolare economica, energetica e di circolarità della materia possibile solo attraverso un’introduzione di nuove tecnologie e fonti di energie rinnovabili. Tutti i soggetti collaboranti all’interno di questo piano rappresentano delle infrastrutture utili per predisporre una cura del paesaggio e dei suoi elementi che coinvolge tutto il territorio. Produzione sostenibile La prevenzione dei rifiuti impone dei cambiamenti profondi che investono la produzione e la progettazione dei prodotti. Questi cambiamenti possono essere classificati in tre punti, utilizzati per introdurre un primo punto di vista per introiettarsi in trasformazioni profonde che coinvolgeranno il singolo abitante del territorio, la cura del paesaggio e i meccanismi dell’intera isola. Il primo cambiamento è riferito a quello delle materie prime, le quali all’interno dei processi di produzione devono essere sostituite con materie non nocive per l’uomo e per l’ambiente, così da prevenire la generazione di rifiuti pericolosi. Il cambiamento tecnologico svolge un ruolo fondamentale rispetto alla possibilità dell’eliminazione dei rifiuti accumulati e per la gestione dei residui nei due tempi programmati al 2100. Le innovazioni tecnologiche sono considerabili di fondamentale supporto per poter stabilizzare una situazione all’interno dell’isola in cui vengono poste le basi per poter affrontare un programma così complesso teso alla prevenzione dello scarto. Il terzo tipo di cambiamento si imposta sul progetto del prodotto stesso. Questo punto, sicuramente inteso come il più complesso da controllare, è considerabile come quello più efficace per l’ottenimento di risultati davvero rilevanti per il protocollo della prevenzione allo scarto. Le modifiche riguardano l’intenzione specifica di ogni singolo prodotto, che deve essere ripensato per poter sostenere cicli di vita longevi. Due linee temporali tese alla prevenzione Una parte rilevante di questo piano alla prevenzione è rappresentato dall’imposizione di due obbiettivi in riferimento a due punti temporali differenti.
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Il primo obbiettivo è imposto per essere raggiunto al 2050 e riguarda principalmente lo smaltimento di rifiuti esistenti e accumulati sul territorio. Questo è possibile attraverso l’introduzione su tutto il territorio di tecnologie sperimentali che permettono la trasformazione dai rifiuti esistenti difficilmente riciclabili in materia prima riutilizzabile per le aziende produttrici. Dal raggiungimento del primo obbiettivo si porranno le basi per la seconda fase tesa al raggiungimento di una prevenzione dello scarto al 2100. Questa fase investirà tutte le infrastrutture del Piano che concorreranno a rendersi disponibili ad accogliere gli scarti di tutte le attività dell’isola. La disposizione ad accogliere un metodo circolare, soprattutto rispetto ad un soggetto geografico come un’isola, permette più che in altri sistemi di poter disporre un metodo di gestione delle risorse che si basano principalmente sulla connessione tra la materia e la possibilità che questa venga trasformata in energia. L’intenzione è quella di eliminare lo spreco e il rifiuto, basando la pratica in atto sulla considerazione che gli scarti possano trovare un posto all’interno di una catena di conseguenze, dove ogni cosa è connessa con qualunque altra. La possibilità generata si vincola necessariamente ad una strategia che permette di fornire all’intera isola di Malta una rete di infrastrutture, che in base alle differenze sul territorio, mutano in base alle esigenze specifiche, implementano il sistema già esistente ma non abbastanza efficace e virtuoso e riscrivono tracce già segnate. 2050 – Prima fase Nella prima fase del piano sarà decisamente importante un’educazione graduale rispetto al problema della produzione dello scarto. Per un primo momento di gestione della produzione industriale e dello smaltimento degli scarti accumulati sul territorio si applicherà una politica di riciclo della materia prodotta per la produzione di nuove risorse, tenendo ferma la tensione ad una vita longeva del prodotto finale e la graduale eliminazione di materiali superflui da imballaggio. Il Piano è stato studiato sul territorio tenendo conto di infrastrutture già esistenti di gestione dei rifiuti, andando così ad implementare con le nuove infrastrutture necessarie per la gestione autonoma del processo. Riuso e strumenti Fondamentale per il processo è la considerazione del riutilizzo del prodotto in quanto perfettamente in adeguamento con le prerogative della prevenzione allo scarto. Vengono resi necessari, a questo processo, degli stabilimenti specifici di sterilizzazione del prodotto, soprattutto di quelli in vetro, e di centri predisposti alla riparazione del prodotto per essere poi rimesso sul mercato. Per incentivare il processo si rende necessaria, oltre che una sensibilizzazione e una educazione del singolo abitante dell’isola, degli strumenti di natura economica e fiscale per regolamentare i comportamenti a diverse scale. Per quanto riguarda la
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produzione aziendale deve essere responsabilizzata sulla produzione dello scarto per evitare i rifiuti, e incentivare lo sfruttamento delle materie prime derivanti da materiali recuperati dai prodotti scartati. Il fattore economico dell’ottenimento di nuove materie dagli scarti è un punto di vista che deve essere posto ad un piano di rilevanza diverso, incentivando lo sfruttamento di materia esistente, da trattare, mantenendo come obbiettivo la circolarità materiale ed economica. Per incentivare questi comportamenti dovranno essere introdotti dei sistemi fiscali e di finanziamento premiali per i processi ambientalmente più efficienti e virtuosi. Tipologie scarto e nuove infrastrutture Sono state predisposte, nella maglia delle infrastrutture, dei centri specifici rispetto alle tipologie di scarto, necessarie alla lavorazione autonoma dei materiali. La posizione è stata dettata dalle già presenti infrastrutture e dai centri di raccolta e gestione, andando a generare dei centri specializzati rispetto alle materie prime trattabili. Nuove fabbriche di lavorazione, quali cartiera, vetreria, fonderia, stabilimenti di riciclo con annessi altri centri necessari per la chiusura del cerchio del trattamento, sono state evidenziate come necessarie per l’auto sostentamento. Rispetto ad una pratica consueta del passato dell’isola di Malta, che si basava sull’abbandono di materiali da costruzione di scarto, dovuto all’esplosione edilizia a causa degli incentivi fiscali dati all’imprenditoria edile, su tutto il territorio rurale, è reso indispensabile il riconoscimento di certe aree per il recupero di queste materie da riutilizzare per le nuove costruzioni. Il tema dello scarto, in realtà, attraversa anche spazialmente il territorio, in quanto la disposizione di questa maglia infrastrutturale e relegata allo spazio residuale riconosciuto attraverso processi di mappatura dei luoghi di abbandono, sia urbani che rurali. Paesaggio duplice. La campagna e la città nella filiera corta Il progetto dell’arcipelago verde affronta in termini spaziali l’isola di Malta, considerando come presupposto già determinato un’esplicita divisione in due ambienti in contrapposizione. Il mondo della civitas urbana ad est, che si estende dalla città di Valletta, in un’esplosione segnata dalla storia dell’ultimo secolo, prende le distanze dal mondo rurale tutto attorno. Questo viene considerato come l’area di progetto in grado di accogliere la nuova città del futuro, dove viene incentivata la disurbanizzazione a favore dell’agrocentrismo. Una società basata sulla produzione, teso ad un ritorno ad un nuovo medioevo organico. Alla campagna viene dato il compito di riconquistare un nuovo paesaggio perduto, attraverso la produzione tradizionale in alcune aree, mentre in altre più complesse verrà sottoposta ad un’agricoltura digitalizzata. La produzione in città verrà impostata attraverso pratiche di agricoltura idroponica attraverso vertical farm, per compensare la produzione della campagna, cercando di soddisfare i requisiti per il sostentamento alimentare autonomo. È rilevante questo passaggio rispetto al tema
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della produzione dello scarto in quanto la strategia è incentrata sulla possibilità di impostare una filiera corta di commercializzazione del prodotto. L’eliminazione di passaggi intermedi tra la produzione e la distribuzione che separano il produttore dal consumatore promuove la possibilità di eliminare gli scarti prodotti all’interno di queste fasi di trasporto. Questo permette anche di disporre una gestione migliore della distribuzione in base all’accorciamento della catena, senza avere scarti rispetto ai prodotti stessi, immagazzinati e invenduti. Tutto questo viene reso possibile solo attraverso la possibilità di rendere autonomi dei piccoli centri, corrispondenti a isole autonome fornite di infrastrutture di autoproduzione, senza che si renda necessaria una distribuzione obbligata a lunghe tratte e caratterizzate di pratiche rivolte allo spreco di materiali. Economia curtense L’identità medievale di Malta, come segno identitario della città storica, ritorna nel progetto dell’arcipelago verde intendendo ricostruire una nuova epoca, eco di quella medievale. In questo contesto rispetto alle pratiche di circolarità economica si fa strada la ripresa di un’economia curtense intesa come incentrata su una visione agraria del futuro attraverso la proprietà individuale della terra. La ripresa di una economia circolare chiusa si riferisce alla possibilità di produrre il più possibile in un’ottica dell’autoconsumo. Vengono investiti da questo processo non solo i prodotti alimentari, ma anche beni prodotti dalle industrie, tentando il più possibile di chiudere il cerchio attraverso una cinta muraria di eco medievale attorno all’isola. Ciclo dello scarto autoprodotto La metodologia della circolarità all’interno dell’isola viene pensata inizialmente per l’eliminazione dei rifiuti solidi urbani organici, i quali rappresentano prima di tutto il problema fondamentale della nostra contemporaneità della gestione all’interno delle città urbane. Il Piano predispone innanzitutto sei centrali di produzione di Biogas che attraverso la digestione anaereobica di rifiuti organici e di scarti verdi delle campagne, producono energia e producono come unico scarto il compost che verrà utilizzato nelle aree rurali per uso agricolo, quindi ottenendo così un ciclo virtuoso. Un secondo scarto, all’interno del ciclo virtuoso dell’autoconsumo, è quello del sale e dell’ossigeno prodotto dalle centrali a idrogeno utilizzate per la produzione autonoma di acqua per il sostentamento dell’isola a partire dall’acqua del mare. Il sale scartato verrà disposto in sistemi di stoccaggio e utilizzato sul territorio; se prodotto in abbondanza potrà essere commercializzato. L’ossigeno prodotto andrà a riattivare uno scarto urbano, un ospedale abbandonato dell’isola, e potrà dare sostentamento ai servizi sanitari.
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Scarti urbani e scarti rurali Riconosciamo a questo punto che la disparità tra la città urbana e la città rurale, incentivata dal progetto, soprattutto all’interno di questi processi di gestione virtuosa, sarà sempre evidente. Non si può tralasciare l’evidenza che rende esplicito il maggiore dispendio di energie e di infrastrutture per il mantenimento in equilibrio del sistema urbano. Anche se suddiviso in piccole “isole autonome” alle quali si dovrà fornire una serie di infrastrutture molto maggiori e con una densità proporzionale rispetto all’intensità dell’edificato, l’area urbana esprime una necessità molto più intensa rispetto alle pratiche adottate per la città rurale. All’interno della città sono state predisposte per l’autoproduzione delle aziende agricole basate sul sistema idroponico, le quali oltre che riconoscere la loro utilità nella produzione implementare rispetto a quella tradizionale e digitalizzata della campagna, per il sostentamento della città storica, è in grado di sfruttare le acque reflue urbane. Questa soluzione, sommata alla necessità di trovare sostentamento tramite infrastrutture utili, l’individuo abitante della città sarà sempre meno educato di quello della nuova città del futuro ad una gestione più virtuosa delle risorse. La società rurale sarà educata maggiormente allo sfruttamento delle risorse e al riuso dello scarto prodotto, mantenendo in maniera autonoma la circolarità della produzione dell’azienda agricola, cercando di colmare autonomamente il riuso degli scarti prodotti. 2100 – Seconda fase Come seconda fase del piano si rende necessario l’abbandono definitivo di pratiche produttive rispetto alla produzione dello scarto. Il riciclo verrà attuato solo alla fine del ciclo di utilizzo di alcuni prodotti (facciamo riferimento ad alcuni prodotti che vengono utilizzati per cicli molto lunghi e che solo alla fine di questi si debbano trattare per essere riutilizzati) o attuato in una situazione in cui la riparazione per l’immediato riuso non fosse in nessun modo possibile. La società sia rurale che urbana sarà ormai educata al diretto riuso dei prodotti, che in modo autonomo, tenterà di gestire gli oggetti della vita quotidiana. Questo potrà essere possibile solo se la produzione industriale predisporrà definitivamente un prodotto longevo e una distribuzione sostenibile e breve distanza, senza quindi la necessità di imballaggi generativi di materiali di scarto. A questo punto la circolarità, con un moto sempre più centripeto, andrà a investire tutti i comportamenti sempre più ravvicinati all’individuo, in cui quasi non esisterà distinzione tra produzione e consumo. Verrà incentivata l’autonomia più efficace all’interno di una società rivolta alla libertà del soggetto dove tutti sono avvicinati alla pratica dell’autoconsumo, attraverso un ritorno ad una nuova economia curtense del nuovo medioevo maltese.
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Fratture La stratificazione delle infrastrutture a sistema misto è tesa all’uso del territorio adattandosi ai naturali cicli dell’ambiente. La ricarica delle falde avviene attraverso l’infiltrazione di fratture naturalmente esistenti negli strati del terreno. Si genera un paesaggio che accompagna l’acqua prodotta dalle centrali a idrogeno e trasportata da un acquedotto costiero. Si sposta tutta l’attenzione sulla cura degli strati del suolo per permettere all’acqua di ricaricare le falde e curare il ciclo dell’ecosistema generando un paesaggio in variazione. Lo strato restaurato di humus viene accompagnato da vegetazione boschiva di ontani che aiutano il processo di infiltrazione.
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Protocolli della sparizione Si mette in rapporto all’apparizione del paesaggio nella città, sui territori dell’abbandono, la sparizione dell’architettura rurale. L’azienda agricola viene inglobata dalle reti agricole per permettere al paesaggio di sovrastare l’architettura preesistente, in ottemperanza alla conservazione del paesaggio e alla sua cur. La precedente struttura, che si dispone a diventare l’azienda agricola del futuro, si fodera con un involucro verde in materiali utilizzati per l’agricoltura, che restituisce l’informazione relativa alla morfologia del supporto. Lo scopo di questo spazio connettivo è quello di costituire al tempo stesso un supporto e un limite per la ricca vegetazione che cresce intorno alla struttura ritrovata. Si realizza così un’inversione a favore della natura, dove è la struttura che diventa vuoto, mentre la vegetazione, indisturbata negli anni, sarà libera di seguire i propri cicli vitali di rigenerazione e distruzione. 1 La nuova azienda agricola del futuro è intesa ora come un centro indipendente nella gestione dello scarto e nella gestione delle risorse, in grado di curare il paesaggio e disporre l’insegnamento di certi gradi di autonomia attraverso la reintroduzione al saper fare. Tra i vari centri multifunzionali adibite a varie attività, saranno incentivate delle botteghe erboristiche dove il singolo avrà la possibilità di imparare a sfruttare le piante prodotte dagli orti velenosi nelle zone ineccessibili dell’isola.
1 A. Di Raimo, François Roche. Eresie macchiniche e architetture viventi di New-Territories.com, pp. 33-36, Edilstampa, Roma 2014
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Esploso assonometrico
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Espansione urbana incontrollata Nei ritrovamenti cartografici emergono delle carte storiche del 1910 dove si rende esplicativo il rapporto con la situazione al 2021. La superficie dell’isola di Malta in meno di un secolo è stata ricoperta velocemente da un tessuto urbano nuovo, colmando i vuoti tra le cose dei primi insediamenti e colonizzazioni. La condizione urbana sembrava rimasta congelata nel tempo fino al momento in cui forti migrazioni dei tempi moderni hanno portato un flusso consistente di persone. La richiesta di residenza e le visite saltuarie che hanno generato i flussi migratori sono state dettate da motivi molto diversi. Negli ultimi decenni del Novecento si verifica una situazione economica in cui le agevolazioni fiscali hanno alimentato la richiesta di residenza e al contempo generato un’incontrollata espansione urbana per mano dell’imprenditoria edile.
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Estensione urbana attuale
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Abbandono della campagna Il paesaggio rurale dell’isola è sempre stato lasciato in disparte rispetto alla città. Una serie di pressioni hanno determinato l’abbandono dei campi: i terreni, da sempre difficili da coltivare, in associazione alla mancanza di infrastrutture necessarie, hanno invertito la tendenza economica che ha preferito basarsi su scambi commerciali con l’esterno, piuttosto che predisporre un sistema per l’autosostentamento. Dal periodo dell’espansione urbana si sono verificate delle appropriazioni illecite da parte delle imprese edili per l’edificazione, sopratutto di centri turistici. L’abbandono ha determinato anche l’intromissione del paesaggio e ha riportato in alcune aree rurali, o marginali della città, la diversità biologica che il terreno aveva perso a causa dello sfruttamento del suolo, iniziato con le prime colonizzazioni.
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Mappa attuale 99
Esaurimento Le risorse dell’isola, già molto scarse rispetto alla proporzione di attività antropica e superficie sfruttabile, vede la messa in crisi del sistema in equilibrio e un vicino punto di collasso del sistema. L’immensa quantità di attività antropica giustifica il dato dell’estremo sfruttamento delle risorse idriche che si basano esclusivamente sull’estrazione dell’acqua dalle falde sotterranee. Dal sottosuolo vengono estratti 35 milioni di litri annui rispetto ai 12/23 milioni di litri che potrebbero essere estratti dando la possibilità alla falda di rigenerarsi.
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Falde acquifere
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Sezioni
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Punti di estrazione acqua
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Sezione H-H1 103
Migrazioni Le rotte rappresentano una geometria indispensabile per la narrazione di Malta, come protagonista al centro del Mediterraneo. I fiorenti scambi commerciali, soprattutto con la Sicilia, hanno generato una storia di relazioni in cui l’isola, non potendo bastare a sè stessa, basava la sua sopravvivenza ricercando altrove il soddisfacimento dei propri bisogni. L’avvento del turismo di massa nel XX secolo, associato alla condizione economica, vede l’imprenditoria edile interessata all’edificazione di un numero spropositato di centri turistici, soprattutto sulla costa est. Il turismo di massa è un fenomeno che coinvolge in particolar modo la condizione ambientale dell’isola e dello spazio costiero, che vengono sfruttati in modo incontrollato, vedendo un numero immenso di persone coinvolte in questo fenomeno. Nel 2019 i turisti annui a Malta sono stati 2,74 milioni, oltre al numero di abitanti che corrisponde a 530.000.
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St. Peter’s Pool Underwater cave
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Spiagge
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Attività subacquee
Rotte marine proiettate in 300 minuti - 19 Ottobre mattina 105
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Spostamenti interni
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Edifici turistici
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Campi e terrazzamenti Suolo costiero Spiaggia Vegetazione, gariga Suolo piano eroso
Armier Bay
Riviera Bay Ic-Cirkewwa
Mellieha Bay
Paradise Bay
Mellihe
Qawra Bay Anchor Bay
Golden Bay St. Julian’s Bay Sliema Ferry Terminal
Marsamxett Ferry Terminal
St. Peter’s Pool
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Costa e sfruttamento acque marine 107
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Bibliografia B. Commoner, Il cerchio da chiudere, Garzanti Editore, Milano 1972 A. Di Raimo, François Roche. Eresie macchiniche e architetture viventi di New-Territories. com, Edilstampa, Roma 2014 F. Braudel, Il Mediterraneo, Bompiani Editore, Milano 2017 G. Clement, Manifesto del Terzo Paesaggio, Quodlibet, Macerata 2014 M. Augé, Tra i confini, Bruno Mondadori Editori, Milano 2007 J. Ishigami, Freeing Architecture, Fondation Cartier, Parigi 2018 S. Fujimoto, Primitive Future, LIXIL Publishing, Tokyo 2018 R. Venturi, Complessità e contraddizioni nell’architettura, Bari, Edizioni Dedalo 2018 R. Daumal, Il Monte Analogo, Milano, Adelphi Edizioni 2016 A. Kubin, L’altra parte, Milano, Adelphi Edizioni 2017 G. Clement, Giardini, paesaggio e genio naturale, Quodlibet, Macerata 2013 B. Albrecht, Conservare il futuro, Il Poligrafo, Padova 2012 A. Lehnerer, Grand urban rules, 010 Publishers, Rotterdam 2009 G. Clement, Breve trattato sull’arte involontaria, Quodlibet, Macerata 2019 L. Carroll, La caccia allo Snark, Feltrinelli, Milano 2018 O. M. Ungers, Rem Koolhaas, Peter Riemann, Hans Koolhoff, Artur Ovaska, Le città nelle città, in Lotus international 19, Milano, Electa 1978 Pièra, Abitare il territorio N.13, Rivista semestrale dell’Ordine degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia di Treviso, Treviso 2021
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