Vittoria in Sylva

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VITTORIA

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SYLVA


Vittoria in Sylva Enrico Calore Università Iuav di Venezia Dipartimento di Tecniche e Culture del Progetto Anno Accademico 2019/2020 Tirocinio curricolare Prof.ssa: Sara Marini Arch.: Maria Giuseppina Grasso Cannizzo


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ENRICO CALORE

VITTORIA

SYLVA



Vittoria in Sylva

INTRODUZIONE, LA SELVA | 4 VITTORIA, QUATTRO SECOLI DI STORIA | 16 AUTOCOSTRUZIONE ABUSIVA | 46 SPETTRI | 74 SPETTRO 2948, CASA IN STILE LIBERTY | 106 PROGETTO, ATTIVAZIONE DELLO SPAZIO | 114 BIBLIOGRAFIA | 130

Indice



INTRODUZIONE,, LA SELVA


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“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant’ è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai, dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte. Io non so ben ridir com’ i’ v’intrai, tant’ era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai.”1

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La Divina Commedia, primo canto, Dante Alighieri 1300.


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Gustave Doré, la selva oscura


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È Così che Dante inizia il suo più grande capolavoro, storia di un lungo cammino cominciato nella Selva, una selva oscura. L’autore, tramite l’immagine della Selva, conduce un parallelismo: la “Sýlva”2 viene introdotta con un’accezione metafisica di bosco inospitale, difficile ed angosciante quasi quanto la morte. L’angoscia metafisica prodotta da questo luogo genera un cambiamento interiore nell’autore che, al solo pensiero, “rinova la paura”. Vediamo come Dante riesce ad associare un’angoscia intangibile ad un’immagine solida e concreta come quella della Selva. Questo termine evoca, in primis, un “luogo dove sono piantati alberi di grosso fusto”3, fornendo, quindi, una versione incompleta del termine. Ad oggi possiamo associare a questo termine molti altri significati, mantenendone però inalterata l’accezione fisica di assemblamento, folla, massa e quella metafisica di ansia, disordine, smarrimento. “sélva s. f. [lat. sylva]. – 1. Associazione vegetale di alberi spontanei su un’estensione notevole di terreno, e il terreno da questa occupato: s. d’abeti, di betulle; una s. folta, grande, tenebrosa…È in genere sinon. (più letter.) di bosco, talora anche di foresta; nell’uso tosc., usato assol., indica il bosco di castagni. Prov., portare legne (o legna) alla s., portare una cosa dove ce n’è già grande abbondanza, dire cose ovvie e superflue (cfr. il prov. più com. portare vasi a Samo)….3. fig. a. Moltitudine di cose o persone molto fitta, e talora intricata e confusa: una s. di capelli; una s. di lance; “Da strana circondato e fiera selva D’aste e di spade e di volanti dardi” (Ariosto); “Perché ci stanno addosso Selve di baionette ...?” (Giusti); una s. di errori, di cifre, di appunti; “Ma passavam la s. tuttavia, La s., dico, di spiriti spessi” (Dante). b. letter. Raccolta di appunti e di annotazioni; libro miscellaneo di erudizione varia; raccolta di poesie di argomento e genere vario o composta in forma non organica e non definitiva.”4 Il vocabolo sopra citato, al giorno d’oggi ha assunto nuovi 2 “Sélva: dal latino Silva o Sýlva che cfr. col gr. Ýle, che sta per il più ant Sýle = SýlFe, ove in luogo della s sta lo spirito aspro ed è caduto il digamma |F|, che nel latino è rappresentato dalla v. [Nella Calabria è tuttora vigente la forma Sila, che disegna un vasto terreno boscoso].” Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana, Francesco Bonomi. 3 Vocabolario della Lingua Italiana di MGGC, Felice Le Monnier, Firenze 1953. ⁴ Vocabolario della Lingua Italiana, Treccani


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significati, non dimenticando peró le proprie origini ossia “un’associazione vegetale”, un bosco5. Se ci si sofferma sul significato numero 3, cioè “moltitudine di cose o persone molto fitta, e talora intricata e confusa”, si nota come in questa breve asserzione sia racchiuso tutto il progetto di ricerca, il quale verrà affrontato nelle prossime pagine, e come venga definito il significato di “Selva” in tutte le sue sfaccettature, ovvero una moltitudine di cose intricate e confuse. Dove si può trovare una Selva che non ne riprenda il significato “classico”? Considerare sempre e solo il termine Selva nella sua accezione naturalistica, ci ricondurrebbe sempre all’immagine concreta di ammassamento vegetale al quale si riferisce anche Dante. Se, d’altro canto, pensassimo per un attimo alla selva come ad una giungla6 urbana, ci accorgeremmo subito che questo termine, soprattutto al giorno d’oggi, non è più un mero elemento naturale ma ha assunto un’importantissima sfaccettatura antropologica. Fatta questa considerazione è molto semplice ⁵ ”Bòsco s. m. [dal germ. occid. busk o bosk; cfr. lat. mediev. buscus o boscus] (pl. -chi). – 1. a.Associazione vegetale di alberi selvatici di alto fusto (e inoltre di arbusti, suffrutici ed erbe, che più propr. costituiscono il «sottobosco») su una notevole estensione di terreno: b. di querce, d’abeti, ecc., a seconda della natura delle piante; b. puri, misti, secondo che siano costituiti di una sola o di più specie; b. naturali, artificiali, secondo che derivino da disseminazione naturale oppure da semine o piantamenti operati dall’uomo; boschi d’alto fusto (o fustaie), in cui gli alberi si lasciano crescere fino alla maturità, contrapposti ai b. cedui, che vengono tagliati periodicamente. Nel linguaggio com., anche il terreno su cui l’associazione arborea si estende: fare legna nel b.; internarsi, perdersi nel bosco. Frasi proverbiali: uccel di b., libero, per lo più fig., in espressioni come essere ancora uccel di b. (di persona che sfugga la giustizia o si renda comunque irreperibile) e nel prov. è meglio essere uccel di bosco che uccel di gabbia; uomo da b. e da riviera, adatto alla vita più diversa, a differenti mestieri; portare legna al b., fare una cosa inutile. b. fig. Complesso di cose folto e intricato: un b. di capelli; un b. d’alabarde, d’uomini e di cavalli (Carducci). 2. poet., non com. Legna, legname: Ardi del b., e qui le fiamme accresci (Chiabrera). Con sign. sim. anche nella locuz. scherz. sugo di b., legnate, bastonate: va curato con sugo di bosco. 3. L’insieme dei fascetti di erica o d’altri ramoscelli secchi che si dispongono sopra graticci perché i bachi vi si rechino a tessere il bozzolo: mandare i bachi al b., e, riferito ai bachi, andare al bosco.” Vocabolario della Lingua Italiana, Treccani ⁶ “Giungla (meno corretto iungla) s. f. [dall’ingl. jungle, che è dall’indost. jangal, sanscr. jangala «deserto», con mutamento di sign.]. – 1. Nome che indica, propriam., le varie forme di foreste della regione indomalese, caratterizzate dalla presenza di una vegetazione ricca e talora intricata, con alta percentuale di piante caducifoglie (in relazione con il regime monsonico delle piogge che determina l’alternarsi di una stagione piovosa con un periodo di aridità di almeno due mesi l’anno), e dove specie arboree dominanti sono il teck, il sandalo, i ficus, e inoltre acacie, mimose insieme con liane e piante epifite; la fauna è rappresentata da un gran numero di specie animali, alcune delle quali pericolose per l’uomo. Il termine, diffusosi originariamente con i romanzi di W. Scott nei primi decennî dell’Ottocento, e più largamente con i romanzi d’avventura della fine del sec. 19°, le cui vicende si svolgono in tali ambienti inospitali, è poi passato a indicare foreste tropicali ed equatoriali anche di altre parti del mondo. 2. fig. a. Luogo o ambiente in cui dominano la violenza e la lotta spietata per il predominio degli uni sugli altri; in partic., legge della g., concezione di vita in cui i rapporti sociali sono fondati non sulla legalità e la ragione ma sulla forza, sull’egoismo, sulla volontà di sopraffazione. ” Vocabolario della Lingua Italiana, Treccani


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chiedersi: l’uomo può costruire una selva? Per rispondere a questa domanda bisogna partire dal significato di città. Che cos’è la città? “città (ant. cittade) s. f. [lat. civitas -atis «condizione di civis» e «insieme di cives»; al sign. di «aggregato di abitazioni» la parola giunse per metonimia, sostituendo urbs]. – 1. a. Centro abitato di notevole estensione, con edifici disposti più o meno regolarmente, in modo da formare vie di comoda transitabilità, selciate o lastricate o asfaltate, fornite di servizî pubblici e di quanto altro sia necessario per offrire condizioni favorevoli alla vita sociale (il concetto di città è legato a quello di una molteplicità di funzioni di varia origine e indole, economiche, sociali, culturali, religiose, amministrative, sanitarie, ecc., riunite in un solo luogo e per tale ragione non è condizionato dal numero degli abitanti) […] b. Con varie determinazioni, indica una parte dell’intero agglomerato urbano, contraddistinto da caratteristiche proprie sotto l’aspetto storico, costruttivo, urbanistico, o di destinazione e fruizione, ecc.”7 La città viene costruita per soddisfare le esigenze e le necessità della popolazione, avendo cura, almeno in teoria, di valorizzare gli spazi per l’interazione sociale, tutelare il patrimonio artisticoculturale, ottimizzare gli spazi verdi e rispettare l’identità geografica dell’area. Ma se tutto ciò venisse meno cosa potrebbe accadere? Si genererebbe il caos, il caos più totale. Purtroppo c’è la tendenza, diventata prassi comune, di agire in modo egoistico, forse per ignoranza; così facendo si è perso di vista il vero concetto di città. La società contemporanea ormai è avvolta da un’oscurità che ci ha resi ciechi: pensiamo di agire come comunità ma alla fine la spinta, lo slancio creativo sono sempre volti all’interesse dell’individuo e non della collettività. “Oggi conosciamo a malapena i nostri vicini, evitiamo quasi ogni forma di coinvolgimento civico e lasciamo allegramente che a gestire la società sia una casta di tecnocrati politici. La gente trova tutta l’intimità di cui ha bisogno nella sala d’imbarco dell’aeroporto e nell’ascensore di un grande magazzino. A parole sono tutti a favore ⁷ Ibid.


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dei valori comunitari, poi però preferiscono stare soli.”8 È proprio questo atteggiamento indifferente che ci ha portato ad agire in modo sconsiderato, la noncuranza del proprio vicino ha comportato all’autodistruzione della città. Questa disinteresse ci ha predisposto ad assumere atteggiamenti incuranti e caotici che col tempo hanno prodotto una nuova città, la città anarchica9. La città anarchica, se da una parte promuove una certa libertà, dall’altra ne preannuncia la fine. Ogni individuo cercherà di imporre la propria libertà opprimendo quella dell'altro, instaurando quindi un circolo vizioso che porterà all’autodistruzione. Possiamo dunque assumere che una città anarchica non è una città. Si pensi, ad esempio, che interi quartieri cittadini sono frutto di questa tendenza a costruire intere porzioni senza un piano logico e teorico. Negli anni cinquanta, con il boom economico, l'espansione delle città di piccole e medie dimensioni, a “macchia d’olio”, divenne incontrollabile tanto che le amministrazioni si fecero testimoni inermi di questo accrescimento incontrollato. Da un’espansione aprogettuale all’abusivismo vero e proprio il passo fu breve, anzi brevissimo. L’abusivismo, nato originariamente con l’intento di sopperire alle mancanze della popolazione, è divenuto un fenomeno di profitto. In questa dimensione la Selva matrigna fatta di un ammasso vegetale di alberi diventa, nel nostro periodo storico, costruzione incessante e senza regole che l’uomo ha portato avanti fino al 1985 dopo l’entrata in vigore della legge 4710. Quello che possiamo vedere ora altro non sono che i residui dei nostri sbagli. ⁸ J.G. Ballard, Super Cannes ⁹ “Anarchìa s. f. – 1. Mancanza di governo, come stato di fatto, sia per assenza di un valido potere a causa di rivoluzioni, sia per inefficienza dell’esercizio del potere da parte di coloro che ne sono investiti: instaurare, far cessare, reprimere l’a.; periodo di anarchia. Per estens., disordine, confusione, stato di un luogo dove ciascuno agisce a suo arbitrio e senza ordine o regola: che a. in quell’ufficio!; in quella casa c’è la più completa a.; tutto il trecento parve, e fu veramente, a. (Carducci). 2. In senso storico-politico, dottrina che propugna l’abolizione di ogni governo sull’individuo e, soprattutto, l’abolizione dello stato, da attuare eliminando o riducendo al minimo il potere centrale dell’autorità; sviluppatosi nella 2ª metà del sec. 19°, il movimento anarchico (che fu soprattutto guidato da M. Bakunin e da P. Kropotkin) sostiene un estremo decentramento dei poteri amministrativi della società, affinché i lavoratori possano organizzare da sé la proprietà e l’amministrazione dei mezzi di produzione.” Vocabolario della Lingua Italiana, Treccani 1⁰ Norme in materia di controllo dell’attività urbanistico-edilizia, sanzioni, recupero e sanatoria delle opere abusive, nota come “legge sul condono edilizio”, Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana


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“Due milioni di alloggi costruiti solo nel corso degli anni ‘70; articoli, convegni, numeri speciali, riconoscimenti, meglio dire, improvvise agnizioni, da parte della cultura urbanistica. È il boom dell’autocostruzione… Cos’è? una nuova moda, una tigre da cavalcare per parlamentari e ministri in cerca di facile demagogia, l’atto di costruzione degli urbanisti “pentiti”, l’ultima spiaggia del neoliberismo in tempi di stretta creditizia e appalti difficili? Eppure sarebbe bastato chiedere a qualsiasi Comune medio-piccolo (il taglio dimensionale dove vive la maggior parte degli italiani) e a sviluppo edilizio sotto controllo, per sapere che oltre la metà del realizzato è costruito da abitazioni uni-bifamiliari costruite per conto del proprietario. Autopromosse, per dirla in gergo.”11 Per il nostro progetto verrà presa come esempio Vittoria, città siciliana in cui abita Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, i cui progetti si confrontano ogni giorno con il prodotto di tale tendenza costruttiva e si insediano nell’esistente. Vittoria sorge su un altopiano abbracciato dai fiumi Ippari e Dirillo, è una città a Sud-Est dell’isola Siciliana e fa parte del libero consorzio comunale di Ragusa. Molto importante proprio per il suo sviluppo incontrollato dagli anni ‘50 in poi, questa città siciliana diventerà la chiave di lettura per comprendere a pieno il concetto di Selva, avulso dal contesto classico di bosco, giungla ed inserito invece in un quadro architettonico di edificazione sregolata, selvaggia, ansiogena e, talvolta, incosciente. Questa tipologia di edificazione aprogettuale caratterizza principalmente l’area vittoriese ma allo stesso tempo preannuncia lo svuotamento e l'abbandono del centro storico, rendendolo Selva spettrale. In questa ricerca quindi si osserveranno due realtà diverse di Selva che convivono nella stessa città: la Selva abusiva ma vissuta ed abitata verrà analizzata e vista da vicino, d’altro canto, quella spettrale, silenziosa, necessita invece di un progetto di recupero degli edifici stessi in una logica di riqualificazione degli spazi decaduti ed abbandonati.

11 Fabio Maria Ciuffini, “L’ultimo boom”, Urbanistica Informazioni, nn. 63-64, dossier, p. 104


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SABATO 12 OTTOBRE 2019 - 16:58 VITTORIA


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VITTORIA, QUATTRO SECOLI DI STORIA


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Nel 1600, quello che oggi definiamo territorio di Vittoria era compreso nel vasto territorio di Chiaramonte, nella contea di Modica. La città di Vittoria nasce il lontano 24 Aprile 1607 per volere contessa Vittoria Colonna Henriquez Cabrera1, rimasta vedova del marito Ludovico III2, Almirante di Castiglia, duca di Medina de Rioseco e conte di Modica. Trovandosi in difficoltà economiche, decise di chiedere al Re di Spagna la concessione per la fondazione di un nuovo insediamento, questo le avrebbe consentito di risollevare il patrimonio familiare. La scelta del luogo di edificazione fu proprio quello vittoriese: Re Filippo III3, infatti, decise di stipulare un bando autorizzando la costruzione di un nuovo villaggio nella selva di Boscopiano, decidendo di nominare quel luogo come “Vittoria”, in onore della sua fondatrice. Vittoria Colonna commissionò la costruzione, in segno di ringraziamento, della chiesa S. Giovanni Battista formando il primo centro urbano, attirando così i coloni Vizzinesi, Chiaramontini, Ragusani e Comisani, offrendogli immobili già edificati a prezzi irrisori, componendo così i primi due quartieri: quello di S.Giovanni Battista e quello di S. Vito. Nel 1610 a Vittoria abitavano circa 400 famiglie. L’aumento demografico è da attribuire all’arrivo di nuove popolazioni che decisero di colonizzare nuove terre rimaste fino a quel momento selvatiche4. Venne così a formarsi un’economia agricola composta 1 (Marino, 10 dicembre 1558 – Medina de Rioseco, 4 gennaio 1633) 2 Detto Luigi (…- Modica, 1600) 3 (Madrid, 14 aprile 1578 – Madrid, 31 marzo 1621) ⁴ “Selvàtico (tosc. e region. salvàtico) agg. [lat. silvaticus (lat. volg. salvaticus), der. di silva «selva»] (pl. m. -ci, ant. o dial. -chi). – 1. a. Di pianta, che nasce spontaneamente e cresce e vegeta senza cure: fico, pesco, olivo s.; erbe s.; fiori s.; rose s., ecc.; per la vite s., v. vite1. Come s. m., in agraria, il soggetto sul quale viene eseguito l’innesto, qualora provenga da semi di specie spontanea: innestare sul s.; si contrappone a gentile. b. Ricoperto di selve, di piante selvatiche: un luogo s.; per estens., incolto; anche sost., un s., un terreno ricoperto da piante selvatiche, non coltivato: è nel mezzo di questo giardino un salvatico d’altissimi e folti cipressi (Vasari); talora, invece, solitario, abbandonato, deserto: s’avenne in un luogo molto salvatico della città: dove veduta una gran grotta, in quella per istarvi quella notte si mise (Boccaccio). 2. a. Di animale, che vive in libertà (contrapp. a domestico): il cervo è un animale s. (o che vive allo stato selvatico). Riferito direttamente al nome d’un animale, serve a distinguere la forma non addomesticata da quella domestica della stessa specie: coniglio s., gatto s., capra s.; asino s., l’onagro; porco s., il cinghiale. Per estens., nel linguaggio medico, di malattia trasmessa all’uomo da animali selvatici (per es., rabbia selvatica). b. Come s. m., l’odore e il sapore forte e penetrante caratteristico degli animali selvatici e della loro carne.” Vocabolario della Lingua Italiana, Treccani


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da braccianti divisi in 3 categorie: jurnatari (lavoratori a giornata al lavoro dei campi), jarzuni (ingaggiati per almeno un anno addetti alle masserie) e spalaturi (lavoratori di canapa), invece le donne sono in maggioranza casalinghe. Successivamente le condizioni di vita migliorarono grazie all’aumento del reddito, incrementato grazie all’espansione agricola che andò a risanare una popolazione fino a quel momento disoccupata e oppressa dalla miseria e dai debiti. L’11 Gennaio 1693 ore 17 (corrispondenti alle ore 24 di oggi), la Sicilia Orientale venne colpita da un forte terremoto che rase al suolo tutti i centri abitati. L’epicentro venne identificato nella valle di Noto, tutte le città della Contea di Modica e della Val di Noto vennero distrutte; si trattò di un evento sismico così devastante da causare circa 60000 morti. I danni Causati a Vittoria non sono stati documentati per quanto riguarda gli edifici abitativi, a differenza delle chiese che rimasero profondamente danneggiate o completamente distrutte. “La notte del 9 gennaio 1693 verso le ore quattro e mezzo vi fu per tutta l’isola una scossa di terra, la quale nel Val di Mazara fu alquanto leggera, ma nei due Valli di Noto e di Demone fu così forte e violenta che atterrì tutti gli abitanti ed arrecò grande calamità. Le tenebre della notte, come è naturale, ne accrebbero il terrore. Gli abitanti sortirono delle loro case ed andarono nelle campagne e nelle piazze per non essere seppelliti dalle fabbriche, dove ebbero a soffrire i rigori del rigido inverno, fino che fu un giorno; allora crebbe lo spavento, nel vedere le loro abitazioni aperte e vicine ad essere diroccate. Ma qual fu la loro angustia quando in capo a due giorni, cioè agli undici del detto mese, sulle ore ventuno, replicò questo flagello con maggior furia del primo, si squarciò la terra dalle sue viscere, caddero i più magnifici edifizii, così sacri che profani e si aprirono della caverne che ne inghiottirono i viventi.”5 La città dopo il terremoto viene riedificata sul pianoro delimitato dalla schiena della valle dell’Ippari6; la propagazione della città continua nella direzione opposta al margine della valle. Sintomo ⁵ G.E. Di Biasi, Storia del Regno di Sicilia, Ristampa ed Dafni, 1981, vol. III, pag. 249 ⁶ Fiume della Sicilia sud-orientale, lungo 28 chilometri. Nasce dal monte Serra di Burgio a circa 800 m, segna il confine tra i comuni di Vittoria e Ragusa. Sfocia nel Mar Mediterraneo tra Scoglitti e Punta Braccetto.


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di tale tendenza è da rilevarsi, ad esempio, nel decentramento del Castello Colonna Henriquez e dalle chiese costruite in precedenza. Questa ri-progettazione della città ha portato la configurazione di nuove strade larghe e dritte, confluenti in ampie piazze per mantenere agibile la viabilità in caso di crolli, a fronte della minaccia sismica. La città viene ridisegnata come una vera e propria scacchiera le cui maglie ortogonali si rivelano utili per il tessuto urbano, nonostante la ripetitività noiosa. Questo schema probabilmente è di origine militare, anche se è più corretto ricondurlo ad un sistema classico ovvero quello della pianta Ippodamea7. Sistema già stato utilizzato nella Sicilia Greca come, ad esempio, a Kamarina. Per quanto riguarda la zona rurale, essendo le campagne di Vittoria fonte enorme di ricchezza, la riconfigurazione territoriale fu caratterizzata dalla costruzione di casaleni al di fuori della maglia cittadina, per facilitare i contadini a prendersi cura delle proprie terre in modo continuo. Questo comportò la costruzione di infrastrutture volte al collegamento di ogni singolo elemento puntiforme in questo "mare agricolo" facilitando così anche il trasporto in città dei prodotti coltivati. Il primo Piano Regolatore, prodotto nel 1881, fu fortemente voluto dall’allora sindaco Rosario Cancellieri e dall’ ing. Eugenio Andruzzi. Nel Piano il centro storico nella parte Sud-Est rimaneva inalterato in prossimità del dirupo della Vallata dell’Ippari, mentre il resto della città si sarebbe dovuto propagare verso Ovest e Nord-Ovest, occupando lotti non edificati. L’obiettivo del sindaco era conservare l’impianto viario consolidato tra il ‘600 e l’800, prevedendo però la costruzione di opere pubbliche nonché la proibizione di costruire in periferia, solo così la città sarebbe potuta diventare compatta evitando inutili espansioni. “[...] fu il tentativo di conservare la città ereditata dal ‘700, a fronte ⁷ "Ippòdamo di Mileto (Architetto greco (sec. 5º a. C.). Fu un teorico e uno scrittore di problemi urbanistici, e al tempo stesso uno dei precursori di Platone nell'elaborazione di teorie politiche sulla costituzione statale. Questi concetti filosofici e politici influenzarono forse le sue teorie sulla organizzazione delle città, con planimetrie regolari e sistemazioni a terrazze quando il terreno fosse scosceso: criterî che preesistevano certo a I., ma che in lui trovarono una elaborazione nuova con la suddivisione armonica delle vie (poche arterie longitudinali assai larghe, intersecate da poche arterie ortogonali; edilizia privata assai curata, ma con criterî di eguaglianza)." Vocabolario della Lingua Italiana, Treccani


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Ippodamo di Mileto, maglia ippodomea


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di una esigenza che la città aveva di dilatarsi, perchè fosse nuova e moderna, perchè rispondesse alla crescente domanda di nuovi suoli edificabili richiesti dalla espansione demografica senza perdere il carattere originario e la memoria su cui riposavano la sua storia e la sua civiltà”8 La città continuò la sua crescita, dai 695 abitanti circa del 1616 arrivò alla fine del’700 a circa 10.000 abitanti, dotandosi di infrastrutture come ad esempio l’asse viario Vittoria-Comiso. Vittoria divenne anche molto ricca grazie alle coltivazioni. La produzione di vino divenne la maggiore fonte di guadagno grazie alla sua qualità, preannunciando l’eccellenza siciliana dei giorni nostri. La società vittoriese, ormai divenuta borghese arricchendosi, sentì il bisogno di nuovi stimoli intellettuali così, per soddisfarli, si investì nella costruzione di teatri permettendo alla cittadina sicula l’apertura al mondo dell’arte. Infatti tra la fine dell'800 e il primo trentennio del ‘900 la città cambiò lo stile architettonico introducendo la maniera Liberty. Fu così che i palazzi nobiliari vennero decorati tramite motivi floreale. “Ma non sarà nè barocca nè tardobarocca la fisionomia urbanistica di Vittoria. Essa assumerà il suo volto preminente tra Ottocento e la prima metà del Novecento, contestualmente ad una consistente crescita economica, nè basterà la più significativa delle sue opere neoclassiche, un vero simbolo laico, il Teatro Comunale, inaugurato nel 1877, progettato dall’ing. Giuseppe di Bartolo Morselli di Gela e portato a termine dall’ing. Giuseppe Mazzarella a caratterizzare la fisionomia di Vittoria, ma occuperà l’apporto delle opere architettoniche che infiorano via Cavour e le altre vie del centro storico per garantire alla città una dignità ed una qualità architettonica urbana che, in una sintesi non comune di linguaggi, la connotano come una delle più significative della Sicilia dell’Ottocento e del primo Novecento”9 Dopo la seconda guerra mondiale, purtroppo, Vittoria si ritrova profondamente danneggiata e sotto il profilo urbanistico la città rimane bloccata. La situazione cambiò solamente tra il 1950 ed il 1980 periodo in cui si verifica una crescita incontrollata, smisurata e disordinata. Fu così che l’espansione disorganizzata e abusiva portò alla più totale anarchia: ecco la Sylva.

⁸ Giuseppe Susani, Relazione del PRG di Vittoria ⁹ Paolo Nifosì, il Liberty a Vittoria, in Alfredo Campo, il Liberty a Vittoria, Ed. Comune di Vittoria, 2005


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Kamarina, planimetria della città, Paola Pelegatti

Kamarina, isolato della città timoleontea del IV sec., Paola Pelegatti


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Kamarina, Casa dell' iscrizione del IV sec.


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Kamarina, Il quartiere della case del III/II sec.


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Espansione Abitato Vittoria, Variante Generale al P.R.G., schema di massima 2017, Comune di Vittoria


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Fasi di crescita del centro urbano di Vittoria, PRG di Susani, Mazzamuto, Ferrante, in Giuseppe Raniolo, la nuova terra di Vittoria dagli albori al settecento, edizioni comune di Vittoria


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Fasi di crescita del centro urbano di Vittoria, PRG di Susani, Mazzamuto, Ferrante, in Giuseppe Raniolo, la nuova terra di Vittoria dagli albori al settecento, edizioni comune di Vittoria


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Fasi di crescita del centro urbano di Vittoria, PRG di Susani, Mazzamuto, Ferrante, in Giuseppe Raniolo, la nuova terra di Vittoria dagli albori al settecento, edizioni comune di Vittoria


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AUTOCOSTRUZIONE ABUSIVA


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“abusivismo s. m. [der. di abusivo]. – Nel linguaggio politico e giornalistico, la tendenza a dare all’abuso un carattere sistematico, quasi di normalità (soprattutto con riferimento alle costruzioni abusive e ad altre forme di speculazione illegale): favorire, combattere, stroncare l’a.; in senso più concreto, l’attività stessa: costruttori coinvolti in clamorosi casi di a. edilizio."1 “abusivo agg. e s. m. (f. -a) [dal lat. tardo abusivus]. – Fatto per abuso, proveniente da abuso, che costituisce abuso: traffico a.; pascolo a.; casa a.; costruzioni a.; esercizio a. d’una professione, di un’autorità; porto d’armi a.; anche, per estens., di fatto o comportamento che contravvenga comunque a una norma, a un diritto riconosciuto, a una consuetudine: un intervento, un ordine, un divieto abusivo. Riferito a persona, che esercita un’attività senza averne il diritto o il titolo: custodi, posteggiatori, tassisti a.; anche sostantivato: casa occupata dagli abusivi. Avv. abusivaménte, in modo abusivo, illecitamente, arbitrariamente: fu trattenuto abusivamente in questura; si attribuiva abusivamente il titolo di dottore.”2 “abuso s. m. [dal lat. abusus -us, der. di abuti «abusare», part. pass. abusus]. – 1. Cattivo uso, uso eccessivo, smodato, illegittimo di una cosa, di un’autorità: a. del vino, del fumo, degli alcolici; fare a. di farmaci, di tranquillanti; a. della buona fede altrui; reprimere gli a.; ogni a. sarà punito. 2. estens. Atto che faccia uso della forza fisica per recare danno ad altri; violenza: a. sui minori (nel linguaggio giornalistico, più spesso, a. di minore), a. sessuali. 3. In partic., nel diritto, si definiscono abuso varie ipotesi di reato o di illeciti che hanno come elemento comune l’uso illegittimo di una cosa o l’esercizio illegittimo di un potere; per es.: a. di autorità o a. di ufficio, delitto commesso dal pubblico ufficiale che abusi dei poteri inerenti alle sue funzioni per recare ad altri un danno o per procurar loro un vantaggio (nella legislazione militare, commette a. di autorità il superiore che compia atti di minaccia, ingiuria o violenza verso l’inferiore); a. di autorità contro arrestati o detenuti, delitto contro la libertà personale compiuto dal pubblico ufficiale che sottopone a misure di rigore non consentite dalla legge una persona arrestata o detenuta di cui gli sia affidata la custodia; a. della credulità popolare, contravvenzione che consiste nel cercare con qualunque impostura di abusare, anche senza fine di lucro, della credulità del pubblico.”3

La città di Vittoria, come è stato spiegato nel capitolo precedente, è stata costruita seguendo una scacchiera che ha prodotto, almeno in origine, uno sviluppo razionale dello spazio. Dal 1950 in poi, per far fronte alle esigenze sociali del popolo, la situazione è drasticamente cambiata. La città ha continuato a subire dei mutamenti interni ed esterni al tessuto preesistente. Assistiamo, quindi, alla creazione di quartieri senza una logica 1 Vocabolario della Lingua Italiana, Treccani 2 ibid. 3 Ibid.


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urbana, non vengono più costruite piazze o parchi, luoghi di relazioni sociali essenziali per i cittadini. L’ultimo quartiere ad essere stato edificato è quello di Forcone, infatti si può notare come la precisa maglia a scacchiera che caratterizza la città a Nord-Est viene completamente decostruita, a causa dell’autocostruzione popolare, sottolineando così la scissione tra il centro storico e il nuovo edificato. Tale tendenza costruttiva, dominata dall’ abusivismo e dalla sregolatezza necessita un’indagine approfondita, in quanto ha predominato per molti anni andando a stravolgere completamente gli spazi formando una vera e propria macchina autocostruita. “Bernardo Secchi ha fatto notare per primo come questa tendenza accomuni e contraddistingua la produzione teorico-storica urbanistica, tanto da poter essere descritta come un vero e proprio genere letterario, con strutture narrative fondamentali e figure ricorrenti: lo speculatore, il lottizzatore abusivo, il sabotatore, il blocco edilizio, lo spreco, la rendita. Antagonisti contro cui l’urbanista compie, eroico e isolato, una campagna di informazione e di resistenza in nome del pubblico interesse, senza mai essere chiamato, peraltro, a giustificare se stesso con i propri risultati.”4 Altro dato da tenere in considerazione è l’introduzione delle serre e delle colture coperte. Ciò ha comportato il continuo aumento della popolazione di Vittoria che si ritrova a diventare una città molto ricca, una vera e propria potenza economica siciliana. Le amministrazioni non sono riuscite a gestire le nuove necessità e le massicce immigrazioni provenienti dai paesi e dalle città limitrofe, perdendo così il controllo del territorio. Ciò non fece che incrementare la tendenza, descritta poc’anzi, all’autocostruzione totalmente abusiva che andò a ridisegnare completamente lo spazio urbano. La classe politica dirigente locale prendeva il fenomeno con molta leggerezza in quanto la massiccia affluenza sia di abitanti che di ricchezza produceva il benessere del singolo e della città stessa. Questa situazione, solo apparentemente idilliaca e favorevole per tutti, dal settore edilizio alle varie maestranze, sembrava offrire lavoro per tutti. ⁴ Federico Zanfi, Città latenti, pp. 8-10


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In realtà questa condizione così propizia era puramente illusoria, in quanto mancava totalmente di un Piano Regolatore Generale, prodotto soltanto nel 1983, che la potesse coordinare. Il Piano, generato dall’ Arch. Giuseppe Susani, venne approvato solo nel 1988. Non disponendo quindi di uno strumento urbanistico, l’amministrazione si ritrova a dirigere l'edificazione cittadina senza alcuna progettualità: la gente aveva bisogno di una casa in città? Il contadino necessitava di un cascinale in campagna? Il benestante borghese era attirato dalla casa al mare? La tendenza delle amministrazioni era permettere di costruire senza Concessione Edilizia. Ma questa tendenza non venne sostenuta solo dalla classe politica in quanto i notai contribuirono con zelo alla gestione ed alla concessione di pratiche abusive. L’anarchia e la mala gestione erano tali che gli affari venivano decisi in piazza, il cliente indicava l’area dove edificare la propria casa e, anche se il lotto era adibito alla coltivazione, con pochi spiccioli, il notaio concedeva l’area da edificare. Comprare e vendere diventò un azione elementare. Chi vendeva erano principalmente speculatori che compravano terreni ai margini della città di Vittoria, o nella frazione di Scoglitti, a prezzi irrisori rivendendoli al doppio se non al triplo del prezzo di partenza. Il sistema adottato era molto semplice: veniva comprata una lottizzazione e in poche settimane la stessa veniva rivenduta, producendo un guadagnando considerevole, che veniva poi investito; così facendo si creò una rete di scambi infinita. Da qui partivano direttamente le fasi costruttive: prendono forma così strutture in cemento armato tamponate edificate senza l’utilizzo di calcoli o progetti, venivano prese in considerazione solamente l’esperienza del costruttore e il lavoro artigianale. I progetti, realizzarti senza disegni preparatori e calcoli erano, di conseguenza, molto semplici e rispettavano i desideri dei nuovi proprietari. Ad esempio un’abitazione tipo era composta da ingresso, soggiorno, cucina, due o tre camere da letto, un bagno, una lavanderia, uno scoverto, una terrazza ed un garage. Molto importante era la superficie del tetto in quanto le famiglie non lo terminavano, per presupporre una nuova costruzione sopraelevata appena ritornava la disponibilità economica. Uno stralcio di questa prassi è visibile anche oggi nei pilastri con l’armatura che svetta verso il cielo.


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Così, architetture parassite incominciarono a sovrastare i cieli di Vittoria aggrappandosi a preesistenze più o meno recenti, non tenendo conto del contesto in cui si trovano. La visione di questa nuova città ci trasmette una visione distopica. Questo tipo di approccio costruttivo, se così si può definire un’edificazione aprogettuale, caotica ed autogestita genera un’architettura incompiuta. L’incompiuto, si sa, provoca una sorta di fascino nell’ osservatore, infatti i muri tamponati con il laterizio forato sembrano quasi voler richiamare un nuovo stile architettonico basato sull’autocostruzione. “L’autocostruzione viene assunta come espressione di una cultura architettonica alternativa a quella colta, che merita di essere indagata proprio perchè autentica, personale.”5 Vittoria ha risentito molto di questo fenomeno, producendo opere incompiute che si slegano completamente dal linguaggio utilizzato in precedenza. L’autocostruzione spontaneista si presentò però come unica prassi possibile proprio perchè manchevole di un piano urbanistico. Tutto ciò, almeno con il senno di poi, è evidente come fosse penalizzante per tutti, infatti, chi procedeva tramite le regole veniva automaticamente bocciato dalla Commissione Edilizia chi invece costruiva abusivamente si ritrovava con edifici arroccati su altri, incompiuti, spettri, fantasmi tra terra e cielo. Abusivi per Necessità. A Vittoria quindi l’abusivismo nacque perchè in questo periodo anarchico, era facile e comodo per tutti poter realizzare abitazioni senza alcun bisogno di regole e, così facendo, aggirando la burocrazia ed i controlli legali. “Voi trovate la soluzione, lo Stato vi lascia fare: e lascerà crescere un mercato del lavoro nero, lascerà crescere l’evasione fiscale, lascerà crescere l’inosservanza o il continuo aggiustamento dei piani e delle regole urbanistiche ed ambientali, e poi condonerà”6 ⁵ Federico Zanfi, “Città latenti”, un progetto per l’Italia abusiva, p. 16 ⁶ Bernardo Secchi, “Un’interpretazione delle fasi più recenti dello sviluppo italiano: la formazione della città diffusa ed il ruolo delle infrastrutture”, in Alberto Clementi, a cura di, Infrastrutture e piani urbanistici, Palombi, Roma, p. 32


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Tutto ciò, però, non sarebbe potuto durare per sempre, infatti qualcuno, finalmente, aprì gli occhi: “A cinque anni dall’approvazione della L.47/1985 si iniziano ad intravedere i primi spiragli di gestione da parte degli enti locali presi d’assalto da un evento tanto atteso quanto straordinario. Non sembra esagerato sostenere che in questi cinque anni i Comuni d’Italia non sono stati in grado di impostare una strategia, ma hanno subito questo avvenimento affrontando semplicemente le emergenze che esso ha prodotto. La lentezza, i ritardi e le difficoltà incontrate sono da attribuire fondamentalmente ad un vizio originario della Legge, ovvero al fatto che il legislatore ha privilegiato l’aspetto del prelievo fiscale senza tenere conto delle interazioni inevitabili con le norme e i regolamenti edilizio-urbanistici e con le strutture.”7 La svolta fu proprio l’approvazione della legge 47 del 1985 dove viene prevista la Sanatoria edilizia che riporta all’ordine tutta questa sregolatezza urbana. Con l’approvazione di tale norma in molti si resero conto che, anzichè aver risparmiato come invece erano certi di aver fatto, avevano invece investito di più. L’unica nota positiva per quanto riguarda l’amministrazione comunale era la presenza di una solida rete fognaria e di illuminazione pubblica, nonchè l’organizzazione della rete di strade e collegamenti.

⁷ Claudio Rosi, il condono difficile, “Urbanistica Informazioni” n.108, p. 58


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ARCHITETTURE ABUSIVE























SPETTRI


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Da un lato possiamo vedere la propagazione incessante di una città che tenta di sopperire alle necessità, sia dei contadini, bisognosi di una casa più consona, sia dell’arrivo continuo di immigrati. Dall’altro lato non possiamo non evidenziare lo svuotamento delle case nei centri storici. Tema, l’abbandono, molto interessante da affrontare vista la sua costante presenza in questi anni. L’architettura abusiva, invece, ha dato un freno alla sua propagazione. Chi vive nel centro storico tende ad abbandonare la propria casa/ palazzo principalmente per un problema finanziario: ristrutturare e mantenere le case diventava sempre più costoso e difficilmente una famiglia investiva in una ristrutturazione continua. Il fenomeno è sfociato nel popolamento dei condomini, nuove costruzioni, contenitori di più famiglie, che si rivelarono una soluzione facile per abbattere i costi di mantenimento di un'abitazione. Con il passare del tempo le abitazioni abbandonate nel centro storico continuano ad aumentare, i segni indelebili nelle facciate o nei tetti ne sono testimoni. La Selva, quella naturalistica si riappropria degli spazi lasciati dall’uomo, costruendo un nuovo habitat dove il protagonista diventa la natura. “Dalle ceneri spuntano arbusti che rapidamente vanno a formare uno strato di terriccio. I viticci dell’edera si arrampicano per sei piani sui magazzini e sulle case abbandonate. Poi gli alberi (ramoscelli di sambuco e betulla, oltre alla buddleia rigogliosa) assumono il comando. Le loro radici hanno la forza di un martello pneumatico. Uno scienziato intervistato da New Scientist era sbalordito dai danni che gli alberi avevano causato nella città fantasma di Pripyat, presso Chernobyl, dove era stato di recente. Le lastre di calcestruzzo della pavimentazione di una piazza della città erano state frantumate e in alcuni punti sollevate a quasi un metro da terra dalle radici degli alberi, come se ci fosse stato un fortissimo terremoto.”1

1 Mike Davis, Città morte: una storia naturale, cap. 11, p.254


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Ci troviamo di fronte ad un Arcipelago2 di Spettri3, architetture silenziose che aspettano di raccontare la propria storia vissuta, ovvero la ferita che le accomuna, e la necessità di essere di nuovo abitate. La Selva, in questo caso, diventa quindi la proliferazione incessante dell’abbandono di questi edifici morti, silenziosi, senza una destinazione d’uso ma testimoni di una grande storia. E’ necessario tutelare questi vecchi e logori fantasmi intervenendo in modo conservativo, ma anche avendo il coraggio di approcciarsi a soluzioni “moderne”, riconoscibili rispetto a ciò che le ha precedute, utilizzando materiali consoni che dialoghino con l’esistente. “… la più rigorosa e documentata certezza è sempre suscettibile di evoluzione e pertanto l’opera di restauro dovrà il più possibile mantenersi sul piano teorico, evitare il falso di sovrastrutture definitive ed incrementare la possibilità di ulteriori studi e conseguenti nuove ipotesi e soluzioni di restauro.”4 Ci troviamo in un periodo storico dove la società non abita più i centri storici ma li utilizza, li sfrutta, dimenticandosi del loro vero valore e trasformandoli, così come sta tristemente accadendo a Venezia e in molte altre città italiane, in veri e propri parchi di divertimento. “La salvaguardia dei centri storici non sarà compiuta a tavolino 2 "Arcipèlago s. m. [voce formatasi nell’ital. ant., forse alteraz. (per incrocio con arci-) «Mare Egeo»] (pl. -ghi). – 1. Aggruppamento di isole sparse nel mare ma abbastanza vicine tra loro e a volte con caratteristiche morfologiche analoghe. In origine, e come denominazione storica, il termine indicò in partic. il mare fra la Grecia, l’Asia Minore e la costa traco-macedone. 2. In usi fig. (sui quali ha notevolmente influito il titolo di un’opera molto diffusa dello scrittore russo A. I. Solženicyn, Arcipelago Gulag nella traduz. ital. del 1974), il termine ha assunto nel linguaggio giornalistico il sign. generico, che di volta in volta si precisa nei diversi contesti, di unione di «isole», cioè di gruppi, comunità o anche persone singole, isolate l’una dall’altra ma affini per condizioni socio-politiche o per orientamento ideologico, e in rapporto di reciproco e più o meno intimo scambio sia tra loro sia anche, spesso, con gli elementi che costituiscono altri «arcipelaghi»" Vocabolario della Lingua Italiana, Treccani 3 "Spèttro s. m. [dal lat. spectrum «visione, fantasma» (der. di specure «guardare»); il sign. 2 risale al lat. scient. della fine del sec. 17°]. – 1. a. Immagine, visione soprannaturale di una persona morta che appare ai vivi per reclamare giustizia e vendetta o per minacciarli e spaventarli: vedere uno s.; essere perseguitato dagli s. delle proprie vittime; ad Amleto, nella tragedia scespiriana, appare lo s. del padre, morto assassinato. Come termine di confronto e in similitudini, persona dalla figura emaciata, che denota grave decadimento fisico e psichico: sembra uno s.; la malattia e le sofferenze l’hanno ridotta a uno spettro. b. fig. Minaccia, pericolo imminente e previsto o temuto di un grave male, danno o disastro: popolazioni su cui incombe lo s. della carestia, della fame, del colera; la distensione internazionale ha allontanato lo s. di un conflitto nucleare." Vocabolario della Lingua Italiana, Treccani ⁴ F. Minissi, Convegno ICOMOS, Venezia, 1964


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sulla base di un esame storico critico ma dalla consapevole partecipazione delle collettività cittadine”5 Ci sarebbe bisogno di una presa di coscienza da parte dei cittadini stessi rispetto al proprio territorio così da riprendere in mano queste sacche vuote di tessuto urbano e pensare a come riattivarle. Per fare ciò esistono vari modi, ad esempio, l’interesse privato di un committente intenzionato a riconvertire un immobile per farne un’abitazione, oppure la miccia potrebbe scattare da un interesse di un collettivo di individui che intendono finanziare il restauro di un sito per creare un luogo di lavoro. Questa seconda ipotesi genererebbe anche, oltre alla valorizzazione di un edificio dismesso o poco valorizzato, un ritorno economico in quanto il comune potrebbe essere l’acquirente dell’edificio stesso ricavandone così non pochi vantaggi. Per quanto riguarda il comune di Vittoria non è stato elaborato nessun dato a riguardo all’abbandono, quindi l’indagine verrà applicata soltanto ad una piccola porzione della città ma riuscirà a trasmettere immediatamente l’impatto che ha avuto sulla città stessa. L’unico strumento che abbiamo per poter ricostruire, in modo parziale, questo dato è il sopralluogo. Tramite la mappa catastale e l’indagine esterna di ogni abitazione, si può trarre una conclusione e quindi definire se una abitazione si presenta abitata oppure abbandonata. Verranno presi in causa dodici lotti di Vittoria, posizionati all’interno di un grande rettangolo formato dalla congiunzione di quattro strade, via Rosario Cancellieri, molto importante perchè costeggia Piazza Del Popolo, Via N. Bixio e Via Magenta, che costituiscono i lati maggiori del rettangolo, e a chiudere Via Del Quarto posizionata vicino al ciglio della valle dell’Ippari. Nelle mappe che andremo a produrre si potrà notare una percentuale non indifferente di abitazioni abbandonate, inoltre si potrà evidenziare, grazie al censimento, la densità abitativa molto bassa, altro dato molto importante per comprendere la percentuale di popolazione all’interno del centro storico.

⁵ Renato Bonelli.


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GSEducationalVersion

VIA BIXIO

VIA MAGENTA

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Edificato abbandonato Edificato 0

VIA ROSARIO CANCELLIERI

10

20

50


83 In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti. In data cinque novembre sono stati richiesti i dati relativi alla densità abitativa, non forniti.


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VIA BIXIO

2939 2921

2940

2942

354

2938

2955

9914

2957

2927

2915

2937

2947

VIA ROSARIO CANCELLIERI

11690

2948 2944

2949

2958

VIA PALESTRO

12850

2970 2975

2973

2959

2959 2971

VIA DEI MILLE

8847

1738 2999

3000 2980

2993

3003

VIA ROCCO GAROFALO

2996 5867

2963 2961

13610 13505 2984 2966 2985

2987

2991

2992

VIA MAGENTA

0

10

20

50


85

LUNEDÌ 4 NOVEMBRE 2019 - 16:15 2948 VITTORIA


86

LUNEDÌ 4 NOVEMBRE 2019 - 16:01 2973 VITTORIA


87

LUNEDÌ 4 NOVEMBRE 2019 - 16:04 2959 VITTORIA


88

VIA BIXIO

2891

4326 2885

9912

2880 2879

12412

2881

2882

2886

VIA DEI MILLE

2878

2887

2873

VIA BARI

VIA PALESTRO

2869 2868 2874

2867

2877

12776 2872

1174

2865 2852

2871 2851

2683

2864

2861

2870 1238 2840 2841

2863

2862

2850

2839

2866

2867

2842

2849

2859 2858

2857

2855

2843 2844 13467

2847

2853 2854

7345

VIA MAGENTA

0

10

20

50


89

LUNEDÌ 4 NOVEMBRE 2019 - 16:30 2882 VITTORIA


90

LUNEDÌ 4 NOVEMBRE 2019 - 16:32 2877 VITTORIA


91

LUNEDÌ 4 NOVEMBRE 2019 - 16:42 2862 VITTORIA


92

PIAZZA V. COLONNA

1604 1609

1608 1604

1610

F 1605

1611 1602 1612

1613

1623

7313 1625

VIA CALATAFIMI

VIA BARI

VIA PALESTRO 1626 1627

1614 1615

1628

1616

1630

1617

1617

1635 1617

1618

1622 1621

1636

1619

1639 1620 1641

1640

VIA MAGENTA

0

10

20

50


93

LUNEDÌ 4 NOVEMBRE 2019 - 16:38 1611 VITTORIA


94

MARTEDÌ 5 NOVEMBRE 2019 - 16:05 1627 VITTORIA


95

MARTEDÌ 5 NOVEMBRE 2019 - 16:09 1620 VITTORIA


96

VIA BIXIO 1596

1595 9887

1597

1593

1594

1594

1592

1591

1584 9868 1589 1587

1590

1582

1586

1643

1659

1657

1646

1655 1656 1658

1648

1642 7315

VIA MARSALA

VIA CALATAFIMI

VIA PALESTRO

1660 1661

1692 1691

1690

1662 1663

1689

1664 1687

1665

12779

1666

1686 1675

1685

1668 1669

1683

1670 1671

1682 1680

1678

1677

1676

1674

1673 1672

VIA MAGENTA

0

10

20

50


97

MARTEDÌ 5 NOVEMBRE 2019 - 16:15 1597 VITTORIA


98

MARTEDÌ 5 NOVEMBRE 2019 - 16:25 1687 VITTORIA


99

MARTEDÌ 5 NOVEMBRE 2019 - 16:27 XXXXXXX VITTORIA


100

VIA BIXIO 1569

11935

1581

1568

1549 1548

12922 12921

1551 5061

1577

1552 1553

1565 1566

1576

1555 1573

1574

1570

1563

1562

1555

1560

4328

1693

1721

12831

1726

1696 1697

1711 1710

1714

1729

1709

1698

1708

1699

7316

1700

1707

1701 1702

1719

1716

1715

1694

1717

VIA DEL QUARTO

VIA MARSALA

VIA PALESTRO

1703

1704

1705 1706

11931

11399 1731 11400 1733 1734

1739

5083 5084

5085 5086 5720

1731

1735 7197

1741 1742

5080

5079

5077

5067

6422

7196

VIA MAGENTA

0

10

20

50


101

MARTEDÌ 5 NOVEMBRE 2019 - 16:44 1552-1553 VITTORIA


102

MARTEDÌ 5 NOVEMBRE 2019 - 16:42 1548 VITTORIA


103

MARTEDÌ 5 NOVEMBRE 2019 - 16:33 5077 VITTORIA


104

7805

1536 1537 12342

1538 1539

11397

1546 1545 1544

1547

1543

1542

1541 1540

VIA DEL QUARTO

VIA PALESTRO 1751 1752

1748

1747

1688 1746

1744 1745

1753 1754 1758

9904

1756

1757 7203 7202 7201 7200 7199 7198

0

10

20

50


105

MARTEDÌ 5 NOVEMBRE 2019 - 16:39 11397 VITTORIA


106

MARTEDÌ 5 NOVEMBRE 2019 - 16:39 1540 VITTORIA


107

MARTEDÌ 5 NOVEMBRE 2019 - 16:37 1751-1752 VITTORIA



SPETTRO 2948 , CASA IN STILE LIBERTY


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RELAZIONE TECNICA COMMITTENTE G.L. M.P. LOCALITÀ Via Palestro n.126 Vittoria STATO DI FATTO Il progetto prevede il restauro di una casa unifamiliare in stile Liberty sul lotto n. 136 di via Palestro, individuato nel catasto come particella 2948 dopo l'indagine prodotta sul suolo vittoriese. Il lotto si presenta con una forma quadrata irregolare e confina su due lati con altre proprietà. L'edificio è composto da due piani. Il piano terra è formato sia dalla zona giorno che dalla zona notte, differendo così dal piano primo, il quale presenta solo una cucina ed una terrazza, non sfruttando lo spazio restante che viene utilizzato come sottotetto. Inoltre la struttura portante verticale interna è formata da blocchi in tufo di variabile grandezza sui quali si rilevano molte rastremazioni che hanno portato ad individuare le prime considerazioni progettuali. PROGETTO L'intervento può svolgersi in due modi differenti, uno conservativo tramite la riattivazione degli spazi esistenti, l’altro con la totale traformazione interna dell'esistente volto ad ascoltare le esigenze del committente. I due committenti, un architetto ed uno scrittore, richiedono di posizionare la zona notte al piano primo a causa della persistente presenza di autovetture in paese, a differenza della zona giorno che verrà posizionata su tutta l'area del piano terra. Grazie alle prime premesse è stata scartata l'ipotesi di conservazione in quanto la metratura e l'altezza del piano primo non permettevano la realizzazione di due camere da letto ed un bagno. Questo ha portato all'attuazione di una tabula rasa degli elementi interni. Muri in tufo di ridotto spessore non permettono la realizzazione di nuovi solai, quelli preesistenti non sono calpestabili a causa del loro ridotto spessore, a diffenza di quello


111

della cucina e terrazza. Il disegno interno torna ad essere una copia dell'originale sebbene semplificato tramite la rimozione di alcuni setti: la pianta risulterà più libera ed in futuro potrà accogliere nuove funzioni. I muri interni saranno realizzati tramite blocchi di Poroton da 30 cm che predisporranno la stesura dei nuovi solai in acciaio e fungeranno da appoggio al nuovo tetto sostenuto da travi uso fiume. I due piani saranno relazionati tramite una scala in acciaio posizionata nel nuovo soggiorno. Il programma funzionale: • il piano terra sarà caratterizzato da un lungo corridoio che collega tutti gli ambienti, a sinistra verranno posizionati, la lavanderia, il bagno e i due studi. Quest' ultimi saranno divisi da una parete in policarbonato alveolare che permette alla luce di filtrare. Grazie ad un binario posizionato nei due solai è possibile aprire lo spazio grazie ad un sistema di apertura scorrevole a libro, per farlo diventare una stanza unica. A destra, il soggiorno accoglierà tutte le funzioni legate alla relazione tra persone, caratterizzato dalla scala che collega direttamente il soppalco. La cucina è divisa dal soggiorno tramite un setto murario ma collegata tramite una porta. •Il piano primo è accessibile soltanto dal salotto, la scala porta direttamente sul soppalco, area utilizzata per lettura, che collega la terrazza e la zona notte. Un ponte in Orsogrill farà da collante tra il soggiorno e le camere da letto, posizionato sopra il corridoio. Le camere sono servite anch'esse da un piccolo corridoio e divise da un piccolo bagno. PROGRAMMA DI INTERVENTO 1 Demolizione dei muri interni, solai e tetto 2 Costruzione dei nuovi muri interni 3 Aggiunta di due muri perimetrali 4 Costruzione dei nuovi solai e del tetto


112

via Magenta

viale Rosario Cancellieri

vico Milazzo

via Palestro

VIA PALESTRO N.126 2948 VITTORIA


B 137

124

125 100 110 3.40

3.35

70 205

110 242

1.96

102 PPT05 218

4.59

97 242

2.46

A

2.71

2.69

3.17

3.17

Hc: 4,21 Hi: 4,03

Hc: 2,58

111 243

4.67 4.69

109 242

4.44 6.60

Hc: 4,28 Hi: 4,13

Hc: 4,25 Hi: 4,05

109 244

4.57

4.03

Hc: 4,22 Hi: 4,06

3.96

3.31

109 244 + 0.31 4.61

111 240

119 263

1.27 + 0.16 + 0.19

119 263

3.39

4.45

+ 0.00

PIANTA PIANO TERRA

- 0.13

B

4.18

71 105 90

3.00

91

1.08

+ 3.93

4.82

80 104

3.60

2.58

2.43

TERRAZZA

3.84

0.73

0.38

4 5 6 7 8 9 10 11 12 130.69 14

4.64

2.52 84 195

1.24

+ 3.07

+ 3.79

+ 4.70

A

2.72

89

6.20

0.61

363

C

0.61

2.90

C

via Palestro

B

A

2.13

3.63

Hc: 3,18 2.09

Hc: 3,15 2.48

Hc: 3,31

4.35

A

2.08

111 230

110 230

3.13

1.99

2.42

2.05

2.42

Hc: 2,58

113

127 75 159

114 220

3 2 1 2.90 4 5 6 7 8 9 10 11 12 70 13 176 140.78

C

cucina

7.39

4.46

SOTTOTETTO

1.31

4.73

PIANTA PIANO PRIMO

N

B

PIANTE STATO DI FATTO

C

0

1

3

5


C

5.09

B

5.36

126

B

C

B

C

5.03

2.15

B

PROSPETTI STATO DI FATTO

C

0

1

3

5


1.99

3.62

+4.70 +3.79 +3.07 4.21 4.03

4.28 4.13

2.58 +0.31

+0.31

SEZIONE A-A

3.69

controsoffitto

via Palestro

0.43

6

5

4

2.20

7

2.28

8

2.58

14 13 12 11 10 9 2.18

2.58

2.42

5.24 2.63 2.72

4.25 4.05

+3.07

3.61

4.76

+4.70

+0.88 3 2 1

+0.31

+0.17

-0.12

1.04

1.28

+2.78

0.26

via Palestro +0.05

+0.31

1.10 1.23

1.25

1.16

4.21 4.03

3.32

4.22 4.06

3.47 4.68

5.09 3.76

0.77

0.73

+4.70 0.92

0.61

1.05

2.08

SEZIONE B-B

+0.33

+0.31

SEZIONE C-C

SEZIONI STATO DI FATTO

0

1

3

5



PROGETTO, RIATTIVAZIONE DELLO SPAZIO


118

DEMOLIZIONI

DEMOLIZIONI E COSTRUZIONI

COSTRUZIONI


119

CUCINA LAVANDERIA

STUDIO STUDIO

SALOTTO

CORRIDOIO CORRIDOIO DISPENSA

BAGNO

BAGNO

CAMERA

SOPPALCO

SCALA

PONTE

CORRIDOIO

CAMERA

TERRAZZA TERRAZZA


120

C

73 159

114 220

1,1

0,9

0,4

0,8

0,4

3,2

2,0 0,8

80 230

1,4

1,2

1,2

2,3

1,1

1,8

A

0,4 0,8

80 230

80 230

3,1

7,3

1,9

0,8

A

0,8

4,2

4,5

0,1

1,0

100 250

3,2

1,2

1,5

1,2

2,1

2,0

120 230

0,05

80 230

3,3 0,8

0,4

0,8 3,3

0,05

0,8

3,0

0,8

1,8

4,5

1,2

3,0

1,9

1,3

2,3

80 220

1,7

1,3

2,9

1,3

1,2

1,5

100 110

B

9

5,8

6,6

6,2

6,2

10

1,2

8 7 6 5

0,9

1,2 1,1

1,3

4,5

1

119 250

C

B

0

PIANTA PIANO TERRA QUOTATA

1

3

5

1,0

2

111 250

1,6

3

3,6

119 250

1,5

4,5 1,4

+ 0,00

120 230

0,7

1,2

4 120 230


121

C

104 90

B

1,4

1,2

0,3

3,3

3,8

2,9

4,9 1,0

1,1

5,6

2,3

0,6

1,4

0,3

1,2

2,7

0,8

A

0,4

0,4

1,3 0,8

16

3,1

0,8

0,6

1,0

15 14

0,8

12

0,8

10

1,4

9

0,1

0,8

4,3

11

0,1

0,4

0,3

0,05

13

0,2

80 230

0,3

0,4

1,1

80 230

1,9

0,1

1,2

1,2 0,8

3,3

8 7

1,6

4,7

3,5

+ 3,20

80 230

80 230

3,6

3,0

3,3

0,8

0,8

2,2

A

0,9 80 230

1,8 4,5

64 120

1,3

0,7

2,0

103 230

4,0

1,8

6

0,2

5

3 2

1,6

2,1

2,8

2,9

2,9

4

0,2

4,5

1

B

C

0

PIANTA PIANO PRIMO QUOTATA

1

3

5


122

B

C

0,5

0,5

0,6

1,2

1,0

1,6

A

A

0,9

10 9 8 7 6 5 4 3 2

1

C

B

0

PIANTA PIANO TERRA ARREDATA

1

3

5


123

B

C

A

A

0,5

16 15 14 13

1,7

12

0,9

0,6

11 10 9 8 7 6 5 4 3 2

1

B

C

0

PIANTA PIANO PRIMO ARREDATA

1

3

5


124

C

A

A

B

C

B

0

PIANTA PIANO TERRA, PAVIMENTAZIONI

1

3

5


125

C

A

A

B

B

C

0

PIANTA PIANO PRIMO, PAVIMENTAZIONI

1

3

5


126

+3,20

+0,00

SEZIONE A-A

0

1

3

5


127

APRILE 2022 - SERA CASA N. 2948 - PONTE VITTORIA


128

+3,20

+0,00

SEZIONE B-B

0

1

3

5


129

APRILE 2022 - POMERIGGIO CASA N. 2948 - STUDIO VITTORIA


130

+3,20

+0,00

SEZIONE C-C

0

1

3

5


131

APRILE 2022 - POMERIGGIO CASA N. 2948 - SALOTTO VITTORIA


BIBLIOGRAFIA


Dante Alighieri La Divina Commedia, primo canto, 1300 Francesco Bonomi Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana J.G. Ballard Super Cannes Fabio Maria Ciuffini “L’ultimo boom”, Urbanistica Informazioni, dossier, nn. 63-64 Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana Norme in materia di controllo dell’attività urbanistico-edilizia, sanzioni, recupero e sanatoria delle opere abusive, nota come “legge sul condono edilizio” G.E. Di Biasi Storia del Regno di Sicilia, Ristampa ed Dafni, 1981, vol. III Giuseppe Susani Relazione del PRG di Vittoria Paolo Nifosì il Liberty a Vittoria, in Alfredo Campo, il Liberty a Vittoria, Ed. Comune di Vittoria, 2005 Federico Zanfi Città latenti, un progetto per l’Italia abusiva, Bruno Mondadori Bernardo Secchi “Un’interpretazione delle fasi più recenti dello sviluppo italiano: la formazione della città diffusa ed il ruolo delle infrastrutture” in Alberto Clementi, a cura di, Infrastrutture e piani urbanistici, Palombi, Roma Claudio Rosi il condono difficile, “Urbanistica Informazioni” n.108 Giovanni Ferraro Vittoria, storia di una città


Giuseppe Raniolo la nuova terra di Vittoria dagli albori al settecento, Comune di Vittoria edizioni Salvatore Nicastro Vittoria e la sua Gente, Comune di Vittoria edizioni Mike Davis Città morte: una storia naturale, Franco Minissi Convegno ICOMOS, Venezia, 1964 http://www.treccani.it Consultato da settembre a dicembre 2019


VITTORIA IN SYLVA - ENRICO CALORE



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