Piazza Loreto, 3
Giugno 2016 Numero 5
70 anni di Repubblica I 70 anni succitati non si riferiscono all'età dell'omonimo giornale nazionale ma alla forma di governo che il popolo italiano ha liberamente scelto quel lontano 2 giugno di 70 anni fa. Questa la storia, in sintesi. Il 2 giugno 1946 , giusto settant'anni orsono, in Trentino, ma non in Alto Adige, si votò per il referendum Monarchia/Repubblica e per l'elezione dell'Assemblea Costituente, incaricata cioè di redigere e approvare la nuova Carta Costituzionale italiana. Nello stesso mese di giugno il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) di Trento si scioglieva cessando di fatto la sua attività che era stata di supplenza, dopo la Liberazione dei consigli elettivi, a vario livello. Il Trentino con schiacciante maggioranza, la più alta in tutta Italia, si espresse a favore della forma repubblicana con l'85% dei voti, contro il 15% appena andato alla Monarchia. Come mai questo voto così massiccio? A favore della Repubblica si erano dichiarati tutti i partiti di sinistra e la Democrazia Cristiana che aveva svolto un'inchiesta tra i propri iscritti, già nel settembre del 1945, dalla quale era emerso che ben il 98% era favorevole alla Repubblica. La Dc trentina si era così distinta dall'agnosticismo della Dc Nazionale. Si era trattato, insomma di un momento d'intesa tra la Dc e i partiti della sinistra, quasi una parentesi tra la recente rottura del CLN sul problema della stampa e la forte contrapposizione ideologica per l'elezione della Costituente. In questo voto la Dc ebbe tre eletti (Alcide De Gasperi, Luigi Carbonari, Elsa Conci) con il 57% dei suffragi, a fronte di un eletto (Gigino Battisti) tra le file socialiste, con il 27%, l'8% dei comunisti e il 4,87% di Azionisti-repubblicani. E' riconosciuto da tutti gli storici il ruolo rilevante svolto nell'occasione dal Vescovo e dal clero che vedevano nel voto una prova decisiva per la vittoria della civiltà cristiana su una visione materialista, di uno Stato senza religione e senza Dio. Quanto a Bolzano, va ricordato che in aprile si erano tenute manifestazioni irredentistiche a Innsbruck e Vienna, che una petizione consegnata al Cancelliere austriaco Figl aveva chiesto l'annessione della provincia di Bolzano all'Austria e che solo il 1° maggio il consiglio delle potenze alleate che avevano vinto la guerra aveva respinto la richiesta di annettersi la provincia di Bolzano. Non era però stato firmato alcun Trattato di pace sicché l'Alto Adige era, per così dire, sub judice tanto che non fu chiamato al voto. Questo dato di fatto complicherà la questione dell'autonomia dato che la popolazione locale non aveva rappresentanti a Roma in grado di seguire passo passo il processo di elaborazione del nuovo Statuto di autonomia.
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