Newsletter 06 luglio 2016

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Piazza Loreto, 3

Luglio 2016 Numero 6

Il Trentino-Südtirol è la vacanza in montagna Le Dolomiti o i massicci imponenti come l'Ortles e l'Adamello, non sono le uniche forti attrazioni turistiche della nostra regione, un ambiente naturale come quello del lago di Garda, ad esempio, offre tantissime occasioni per svolgere numerose attività all'aria aperta, tra cui trekking a piedi o in bici. Ma ciò che più caratterizza il nostro territorio alpino, in particolare in Alto Adige-Südtirol, è l'aspetto culturale della montagna, ossia la cura che il mondo rurale ha svolto e continua a svolgere nei secoli, che lo ha plasmato fino a farlo diventare com'è ora. Questo è ciò che fa la differenza, i prati di montagna sono un bene prezioso se vengono utilizzati come pascolo, sfalciati dai contadini e lavorati, rendono il paesaggio curato e unico. L'ambiente montano assume questo aspetto perchè vissuto e lavorato dagli uomini che ne hanno cura, senza sfruttarlo. La nostra regione è unica perchè oltre i 2000 metri garantisce una natura selvaggia e sotto questa altitudine c'è si una montagna urbanizzata, ma tutelata da alcuni solidi principi come quello del maso chiuso in Alto Adige-Südtirol. Gli ospiti che qui vengono, a mio parere, cercano e colgono queste peculiarità e l'offerta turistica della regione non avrà confronto se continuerà a preservare questa "cultura del territorio". Ciò non significa bloccare ogni iniziativa. Si possono mettere in atto tante nuove ed interessanti proposte, come l'apertura al solo transito delle biciclette per consentire il giro dei passi in una fascia oraria prestabilita (già in atto ma solo un giorno all'anno sul Sellaronda e sullo Stelvio n.d.r.) coinvolgendo ad esempio anche le provincie limitrofe, perché la montagna non ha confini. Foto mountainsport.it Val di Funes Reinhold Messner

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La pista “Rocce Rosse” ,in estate 6 giugno 2016 , Foto Mendrix

"L'acqua de l'Ades la mena el sabion, el bon vin enveze 'l me conza 'l magon” (Trad.) L'acqua dell'adige trasporta sabbia, il buon vino invece mi mette a posto lo stomaco (da “Antica saggezza dei nostri nonni” di Umberto Raffaelli-2015 Ed. Programma)

Georesq, l'App che può salvarti la vita Dall’Enciclopedia delle Dolomiti –Protagonisti

Alberto I, re dei Belgi (Bruxelles 1875-Cima BrentaRocher de la Corneille 1934) Salito al trono nel 1909, si distinse per la resistenza all'occupazione tedesca nella prima guerra mondiale, riorganizzando l'esercito nel Belgio occupato; nel dopoguerra favorì lo sviluppo democratico del paese. Sua figlia Maria Josè sposò nel 1930 Umberto di Savoia (nell'occasione la sezione di Agordo del CAI dedicò al nome della regina la Terza Pala di San Lucano). Appassionato alpinista (la sua attività iniziò nel 1906 sull'Adamello), Alberto salì alcune delle grandi vette alpine (Cervino, Eiger, Monte Rosa); si dedicò però soprattutto all'arrampicata su roccia (continua pag. 3)

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https://www.georesq.it/


Continua da pag. 2

Una parte delle costruzioni del Corno di Cavento

Il Corno di Cavento di Fortunato Riccardo – 1° parte Il Corno di Cavento (3402slm) è una delle cime che formano il gruppo dell'Adamello. Nel 1915 allo scoppio della guerra era territorio Austriaco. Nessuno dei due Comandi (Italiano e Austriaco) pensava di presidiare quelle vette, anzi era ritenuto impossibile per la quota. Il Comando Austriaco infatti in un primo momento si limitò a requisire il Rif. Carè Alto, che fece presidiare solo da pochi uomini con il solo compito di controllare gli accessi alle valli ed eventuali colpi di mano da parte del nemico. Ma vista la celere avanzata Italiana sulla linea LobbieDosson di Genova-Monte Fumo (1916), furono costretti a rivedere la loro strategia difensiva. Vi costruirono subito una teleferica che collegò il Rif. Carè Alto con le valli sottostanti e furono potenziati i baraccamenti. Dalla Ragada (Val di Genova) salirono tre compagnie per una nuova prima linea FolgaridaLares-Passo di Cavento. Il 30 aprile 1916 vi fu un' azione Italiana; la I° comp. Alpina "Garibaldi" comandata dal Cap. Nino Calvi, costrinse gli Austriaci ad arretrare dal Passo di Cavento. Di conseguenza venne deciso dal Comando Austriaco di prendere la vetta del Cavento ancora libera . Il primo ufficiale comandato a presidiare la nuova postazione fu il Ten. Feichtner che con 25 uomini dopo una marcia forzata di 30 ore raggiungono la cima. I primi lavori di rafforzamento cominciano immediatamente, non essendo la posizione mai stata presidiata in precedenza. (continua)

roccia e fu per molte stagioni nel Kaisergebirge e nelle Dolomiti, dove percorse i più difficili itinerari dell'epoca, accompagnato dalle migliori guide. Nel 1907, con Antonio Dimai e Agostino Verzi, salì la Tofana di Rozes (parete S), la via Jori a Punta Fiames, la Cima Grande e la Piccola di Lavaredo, il Sass Maor e la Cima della Madonna; nel 1911, con gli stessi e Angelo Dibona, la Torre Winkler. Nel dopoguerra riprese l'attività alpinistica; fu nel gruppo di Brenta nel 1926 e 1929. Effettuò anche diverse scalate senza guida insieme al conte Aldo Bonacossa. Dal 1931 arrampicò soprattutto con Hans Steger e Paula Wiesinger (via Preuss alla piccolissima di Lavaredo, 1931; via Preuss al Crozzon di Brenta, 1932; via Preuss al Campanile Basso e le tre Torri del Vajolet, 1933). Nella Guida delle Dolomiti Orientali di A.Berti sono indicate tutte le scalate effettuate dal re in quell'area. Alberto morì precipitando durante una scalata solitaria di allenamento nelle Ardenne. Al suo nome è dedicato un rifugio nella conca del Gartl (Catinaccio), ai piedi delle Torri del Vajolet.

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Il Corno di Cavento di Fortunato Riccardo –2° parte Gli scontri non si fecero attendere; il 3 Maggio 1916 gli Austriaci cercarono di liberare il Passo, ma l'azione non portò alcun esito positivo. La vita a quelle quote era bestiale, in tarda primavera c'era ancora moltissima neve e la temperatura scendeva spesso sotto lo 0°. Per una maggiore difesa della linea, gli Imperiali costruirono un trincerone sul ghiacciaio che da Pozzoni (dove erano ubicati i baraccamenti e una funivia) giungeva al Corno di Cavento, quindi il presidio poteva essere rifornito senza esporre eccessivamente le corvè. Per le condizioni climatiche che la quota esigeva si decise di trasferire il trincerone in una galleria interamente scavata nel ghiacciaio. In sole 7 settimane gli Imperiali, con 3 gruppi di Zappatori, 1 di Genieri e 30-40 uomini del reparto realizzarono sulla Vedretta di Lares ben 6780 metri di gallerie, lavoro completamente eseguito a mano. Il Corno di Cavento rappresentava per gli Italiani una spina sul fianco, era impossibile muoversi senza essere visti, avendo gli Austriaci portato sulla vetta anche 2 obici. Nel marzo del '17 il Comando Italiano decide di prendere il Corno. Cominciano subito i primi studi da parte di ufficiali sul dafarsi. Tutto doveva svolgersi nel massimo riserbo per una sicura riuscita dell' operazione. Perfino gli stessi soldati Italiani non sapevano cosa si stesse preparando. Tra aprile e maggio i lavori si fanno sempre più assidui. Spesso saliva in linea il Col. Ronchi per costatare il punto dei lavori. Il 21 Maggio viene decisa ufficialmente che l' operazione può avere inizio. L' attacco è fissato per il 15 Giugno. Nei primi giorni di Giugno cominciano ad affluire le truppe che prenderanno parte all' assalto e il 4 arrivano anche i Comandanti dei reparti. Tutte le notti 1200 uomini della Territoriale trasportano enormi quantitativi di materiale in quota. La notte del 6 Giugno viene anche trainato il grosso 149/G (ippopotamo) su tre slitte dal Passo del Veneracolo a Cresta Croce. Il duro lavoro viene svolto dal Batt. Val Baltea. Per l' attacco sono pronti anche 29 pezzi d'artiglieria. Nonostante il grosso lavoro di preparazione gli Austriaci non si accorsero di niente. Infatti il 14 giugno alle ore 12.00 l' ufficiale del Corno scrive: " Al Comando Artiglieria Carè Alto. Situazione invariata. Osservo che il nemico ha sempre pochissima gente sulle postazioni" Firmato: Kohler. Tutto è studiato nei minimi particolari, nulla è lasciato al caso. L' azione non poteva e non doveva fallire, tanto che 2 giorni prima arriva l' ordine d' operazione dove al punto 6 il Col. Ronchi scrive: " Ricordo ai Comandanti di truppe che non devono esistere difficoltà....Faccio perciò formale divieto di usare in qualsiasi comunicazione di servizio le parole difficile, impossibile". Il pomeriggio del 14 tutti gli uomini sono negli alloggi costruiti al Passo della Lobbia, vengono distribuiti per ogni soldato i materiali necessari comprendenti una tuta bianca, munizioni per fucile, bombe Sipe, ramponi, racchette e generi di conforto. Durante la notte fra il 14 e il 15 gli uomini preposti alla prima fase si portano sulle postazioni prestabilite. (continua)

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3° parte

Proposte di cammino... In collaborazione con “Itinerari e Luoghi” una proposta per la visita (a piedi) di un luogo particolare. Questo mese……riproponiamo Sui sentieri della Carinzia Se non si apre cliccandoci sopra copiate ed incollate il link qui sotto nel vostro browser. http://satlavis.weebly.com/suisentieri-della-carinzia.html Nella prossima pagina un'altra proposta, un po' più vicino....

Nel Web, navigando

Arcowall http://www.arcowall.com/ Le falesie di Arco e della Valle del Sarca

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Per l' azione tutto intorno alla vetta gli Alpini schierano 1300 uomini. E' una notte limpida e la temperatura e di molti gradi sotto lo 0. Alle 04.30 del 15 giugno 1917 il 149/G spara il primo colpo... è il segnale. Contemporaneamente 29 cannoni di vario calibro sparsi tutto intorno aprono il fuoco. In poche ore sulle vetta del Cavento piovono 5600 granate. Alle 09.30 due razzi luminosi sparati dalla Lobbia Alta danno il via alla fanteria. Dal Passo del Diavolo scendono sulla vedretta di Lares gli sciatori della I° comp. del Cap. Bartorelli, poi la 9° comp. del Cap. Nino Calvi e la 10° comp. del Cap. Marco Elter. Dal P. di Cavento il plotone del Btg. "Mandrone" comandata dal Ten. Albizzi, 3 plotoni del "Val Baltea" comandati dal Ten. Battanza attaccano per cresta Nord e il S.Ten. Telese aggira il Cavento per attaccarlo dalla "Bottiglia". Gli scalatori invece salgono verso la cima per la parete ovest mai salita in precedenza con il Serg. Fioretta, il Cap. Patroni e il Ten. Auguadri seguiti da alcuni Allievi Ufficiali. Vi è anche una specie di gara per chi arriva prima alla vetta tra gli sciatori e i rocciatori. Dopo un primo slancio l' avanzata subisce un brusco arresto sotto il tiro micidiale delle mitragliatrici austriache. Vi è un attimo di confusione, poi l' azione da parte Italiana riprende vigore. Con un' abile manovra alpinistica il Ten Albizzi e gli Arditi puntano diritti sulla vetta. Gli avversari che si avvicinano minacciosi e i tiri delle Artigliere che provocano un vero inferno, costringono gli Austriaci a rifugiarsi in galleria ripiegando e abbandonando la posizione. Battanza con i suoi uomini bloccano l' ingresso.... la vetta è presa. Ma cosa era successo agli Austriaci e al comandante del presidio Ten. Hecht? Nella fuga tra le gallerie di ghiaccio per evitare che gli Italiani avanzassero, vengono tolti i ponti di legno che servivano ad oltrepassare alcuni grossi crepacci, ma qualcuno rimane indietro e viene fatto prigioniero. Fra loro vi è anche il Ten. Hecht il quale andò su tutte le furie quando vide i suoi uomini darsela a gambe senza lottare, da loro non se lo sarebbe mai aspettato tanto che preso dalla disperazione si alzò in piedi e cominciò ad urlare: "Kaiserjager, non abbandonatemi!" Questo è quanto riportò il suo attendente Sepp Majer. In quello stesso istante venne colpito da una granata e morì. Il suo corpo non è stato più ritrovato, riposa tuttora all' interno del ghiacciaio insieme ad altri commilitoni che furono seppelliti per sgombrare la vetta dai morti (non c'era possibilità di degna sepoltura a quelle quote) sotto la parete Ovest. Ma il Comando Austriaco non si da per vinto, rivuole il Cavento. Sotto la direzione della 96° Brg. Alpina del Magg. Gener. Kramer von Kramenen il 15 giugno 1918 (esattamente un anno dopo), gli Imperiali tentano la riconquista della vetta. Ormai gli uomini Austriaci cominciano a scarseggiare e l' unico modo di avvicinarsi al nemico in modo sicuro e senza essere scoperti rimane quello di una galleria scavata nel ghiaccio. La galleria avrà un unico troncone che si dirige in direzione del Cavento per poi dividersi in tre rami che porteranno in prossimità delle linee Italiane. (continua)


4° parte

Proposte di cammino... In collaborazione con “Itinerari e Luoghi” una proposta per la visita (a piedi) di un luogo particolare. Questo mese…… Il Selvaggio Nord-est Se non si apre cliccandoci sopra copiate ed incollate il link qui sotto nel vostro browser. http://satlavis.weebly.com/selvaggi o-nord-est.html

Nel Web, navigando Altitudini http://altitudini.it Nel vasto spazio virtuale dedicato alle terre alte, questo sito si è affacciato nel 2013 come “un luogo d'incontro, scambio di opinioni e punti di vista, crocevia di persone che in quota vivono quotidianamente o passano parte del loro tempo”. Nato come blog della rivista “Le Dolomiti Bellunesi” (primo passo editoriale verso internet e ponte fra la montagna “di carta” e la montagna “social”) si è trasformato sotto la guida di Teddy Soppelsa in un blogmagazine dedicato alle attività outdoor, alla vita e alla cultura in montagna, “dove le Dolomiti sono le coordinate centrali di un arco alpino che si estende oltre i confini geografici, per potersi confrontare anche con le vette di altri continenti”. In questi anni di attività “Altitudini” ha anche organizzato tre concorsi nazionali di scrittura su web denominati “Blogger Contest” con la partecipazione di decine di concorrenti molto qualificati.

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Ci vorrà circa un anno per completare l' opera. Il 14 Giugno 1918 il presidio Italiano sulla vetta del Cavento è formato da un centinaio di uomini della 242° Comp. del Btg. Val Baltea comandati dal Cap. Battanta (troppo pochi per resistere ad un attacco). Gli ufficiali designati all' azione sono il I° Ten. Oberrauch del 2° Reg. Kaiserschutzen, il I° Ten. Gallischko e il Ten. Knaus della 12° Comp. Guide. La sera del 14 giugno 1918 i reparti d'assalto si portano in prossimità delle posizioni assegnate in galleria (circa 60 uomini per ramo). Pochi minuti prima delle 05.00, Shatz ordina al graduato del lanciafiamme di accendere l' apparecchio ma dovrà spegnerlo immediatamente perché i gas e il fumo per poco non soffocano gli uomini. Alle 05.05 squilla il telefono e giunge l' ordine d' attacco: "Avanti". Shatz rompe con una vanghetta il ghiaccio e va all' attacco. Nella galleria di sinistra del Ten. Oberrauch l' ordine di attacco non arriva: la linea telefonica è rotta. Preoccupato, rompe cautamente la crosta di ghiaccio, guarda fuori e si accorge che i reparti delle altre gallerie sono già usciti. Da l' ordine di uscire e il primo a farlo è il maresciallo Schwarz che al grido: "O medaglia o morte" incoraggia i suoi uomini. Non riesce neanche ad alzarsi in piedi che un Alpino di guardia lo trapassa con la sua baionetta, uccidendolo. In poco tempo i reparti d' assalto Austriaci hanno la meglio sugli Alpini, anche l' artiglieria fa sentire la sua voce sul presidio del Corno. Nel frattempo arrivano i rinforzi Austriaci, 120 uomini del Btg. d' Assalto. Gli Austriaci riescono a riprendersi la vetta catturando circa 100 prigionieri (quasi tutto il presidio). Il contrattacco Italiano non si fa attendere molto. Il 19 luglio il 149/G di Cresta Croce apre nuovamente i lavori. Il Ten. Franz Oberrauch ha già il foglio di licenza per Bolzano, ma si rende conto che qualcosa di grosso sta per accadere. Decide di rimanere. L' azione Italiana ha successo, con grosse perdite. Mentre il Ten. Albizzi fa uscire i prigionieri dalla caverna, il Ten. Fioretta vi entra e trova il Ten. Oberrauch ferito a terra agonizzante. Sente molto freddo e chiede al Tenente Italiano di coprirlo con una coperta. Questi lo accontenta. Poi Oberrauch gli porge una custodia con la carta del Cavento. E' come un rispettoso passaggio di consegne di stile militare. La guerra ormai è vicina ad una svolta. Il 3 Novembre 1918 nella baracca del presidio Austriaco sotto il Dente del Folletto squilla il telefono. E' il Comandante che vuole l' Aiutante di Battaglia Felix Raffeiner. Si tratta della notizia che tutti trepidamente attendevano da anni: "Armistizio, ordine di cedere le armi". Raffeiner va subito incontro ad una pattuglia di Alpini. Il Sottufficiale Austriaco e il SottoTenente Italiano che comanda la pattuglia si salutano da militari, poi si lasciano andare in un abbraccio: E' LA PACE.


Proposte di cammino... In collaborazione con “Itinerari e Luoghi” una proposta per la visita (a piedi) di un luogo particolare. Questo mese…… Selvaggio Nord-est

Nel Web, navigando Altitudini http://altitudini.it Nel vasto spazio virtuale dedicato alle terre alte, questo sito si è affacciato nel 2013 come “un luogo d'incontro, scambio di opinioni e punti di vista, crocevia di persone che in quota vivono quotidianamente o passano parte del loro tempo”. Nato come blog della rivista “Le Dolomiti Bellunesi” (primo passo editoriale verso internet e ponte fra la montagna “di carta” e la montagna “social”) si è trasformato sotto la guida di Teddy Soppelsa in un blogmagazine dedicato alle attività outdoor, alla vita e alla cultura in montagna, “dove le Dolomiti sono le coordinate centrali di un arco alpino che si estende oltre i confini geografici, per potersi confrontare anche con le vette di altri continenti”. In questi anni di attività “Altitudini” ha anche organizzato tre concorsi nazionali di scrittura su web denominati “Blogger Contest” con la partecipazione di decine di concorrenti molto qualificati.

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Corno di Cavento e la Galleria – 3402 m. EEA Gruppo dell'Adamello Gita di due giorni, che richiede buona gamba per le svariate ore di cammino del secondo giorno. Il primo giorno, partendo dal Pian della Sega in Val di Borzago si prende la vecchia mulattiera sino a Malga Coel da dove parte la teleferica per il rifugio. Chi vuole, previo contatto col gestore e dietro pagamento di un piccolo forfait, può farsi portare lo zaino direttamente al rifugio. Tramite il sentiero Sat 213 si sale infine, in circa 3,30h. al rifugio Carè Alto. La storia del Rifugio. Dove al tempo della grande guerra sorgeva un villaggio militare in quota, con tanto di teleferiche (ben cinque) e centrale elettrica autonoma, sorge oggi il rifugio Carè Alto, costruito nel 1912 da una società di amici alpinisti rendenesi, solo in seguito ceduto alla S.A.T. È resistito con la struttura originale fino alla fine degli anni ‘80, quando venne ampliato e ammodernato. Il nuovo rifugio Carè Alto è stato inaugurato nell’estate del 1988. La costruzione si trova sulla grande cresta orientale che scende dalla cima del Carè Alto dividendo le valli di Conca e Niscli, e le rispettive vedrette nella parte alta della Val di Borzago. La sua posizione dominante e la quota ne fanno un punto panoramico di grande interesse, con una splendida vista, ad oriente, verso le Dolomiti di Brenta. L’intera zona circostante è estremamente selvaggia: si è preservata grazie alle difficoltà di accesso sia da Borzago che dalle altre direzioni. I dintorni del rifugio sono ancora oggi un museo all’aperto della grande guerra, con camminamenti, trincee e residuati. Nelle immediate vicinanze della costruzione il caratteristico passaggio detto "Bus del Gat" avvia l’alpinista alla salita ai ghiacciai del Làres e di Niscli, mentre poco sopra, sulla cresta Cerana, si trova ancora un cannone della prima guerra mondiale; lo si raggiunge in circa 1 ora di cammino dal rifugio. Nei pressi del rifugio rimane un’ulteriore testimonianza della grande guerra: si tratta della piccola chiesa, costruita con tronchi di legno dai prigionieri russi. Il secondo giorno è sicuramente il più faticoso. Si parte di buon mattino (ore 4 prob.) e si scende dapprima per una 50tina di m., poi si risale alla Bocchetta di Niscli a q. 2850(ca). Da qui si scende ancora per imboccare il ghiacciaio da dove si sale fino alla Sella e poi al Il Carè Alto (3465 m.) Corno di Cavento, dove vi sarà una visita guidata da un membro della Commissione Storica della SAT alla galleria austriaca, scavata nella roccia sotto la cima a q. 3404, e adibita a ricovero per il presidio del Corno. Da qui in breve si raggiunge la Cima. A differenza di quanto scritto sull'annuario il dislivello è di circa 1200 m. a cui si devono aggiungere quelli poi per il ritorno. Il dislivello in discesa è quindi di più di 2000 m.


Gita Escursionistica Monte Pin – 2420 m. 24 luglio - Gruppo delle Maddalene .Escursione ad anello che parte dalla Val Lavazze che s'imbocca a Mocenigo. Parcheggiata la macchina a Fontane (1099m.), si segue la valle fino alla Malga omonima. Di lì si prosegue sul segnavia 131 che transita presso Malga Grumi, i graziosi laghetti di Grumi (2090m.) e Sella Piron. Ora in circa 40' si raggiunge il Monte Pin, meta dell'escursione (2420m.) dominante la Val di Non. Rientro da Malga Stablei e da qui si torna a Fontane.

”Dala Madalena l'è l'ultim temp per somenar” Il 22 luglio (S. Maddalena) è l'ultimo giorno utile per seminare. (da “Antica saggezza dei nostri nonni” di Umberto Raffaelli-2015 Ed. Programma)

Angolo della Poesia L'infinito « Sempre caro mi fu quest'ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo, ove per poco il cor non si spaura. E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando: e mi sovvien l'eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei. Così tra questa immensità s'annega il pensier mio: e il naufragar m'è dolce in questo mare. »

. (1819) Giacomo Leopardi

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Le nostre foto

Sopra: A.G. Canyon Bletterbach, 5/6/2016

Sotto: Cima Brenta, Nicola e Federico 7/6/2015

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Proposte di Stagione Da “Ogni stagione ha il suo fascino-52 escursioni sui monti dell'Alto Adige Occidentale” (Fernando Gardini)

Erensee Raggiunto Plan di Passiria (Pfelders) lasciamo la macchina negli ampi parcheggi all'entrata del paese. La circolazione nell'abitato è vietata ai non residenti. Con la strada forestale che corre sulla sponda destra del Pfelderer Bach (segnavia 8) raggiungiamo il Lazinser Hof. Bel posto di ristoro (0,40). Abbandonata la carrareccia prendiamo sulla sinistra il segnavia 4 indicato per Erensee e Faltschnalalm. Un comodo sentiero tracciato nel bosco ci porta in breve a quota 1890, poco sotto la malga (1.25). Da qui parte il sentiero 7 per l'Erensee (Lago Eren), meta della nostra gita. Con una serie di curve prendiamo quota avendo sotto di noi la Faltschnal Alm mentre siamo circondati da stupende piante di rododendri in fiore. Superate due o tre balze che sembrano sempre essere le ultime da valicar, raggiungiamo finalmente il bacino allungato dell'Erensee (2,15). Siamo a quota 2294 nel cuore del Gruppo di Tessa, proprio alla base delle cime Erenschneid e Erenspitz. A nord si ergono le alte vette innevate dell'Altissima (Hochwilde), delle Anime (Hinterer Seelenkogel), Liebener Spitze che segnano lo spartiacque con l'Austria. Per il rientro ripercorriamo lo stesso itinerario della salita fino al punto di ristoro Faltschnalalm (3,15). La gita termina percorrendo un tratto del Tiroler Hohenweg, segnavia 6, che porta velocemente all'abitato di Plan.

Tempo 3.50’ ore totale

Dislivello 720 m.

Diff. E

I nostri Sponsor

Chi legge queste pagine in pdf dovrebbe riuscire ad aprire i collegamenti internet, altrimenti può copiare l'indirizzo nel proprio browser. Per quanto riguarda gli sponsor c'è il collegamento diretto alla pagina dedicata nella Home Page del sito. Mandateci le vostre foto o filmati, (ma anche racconti o poesie) fatte durante le gite sociali, portandoceli direttamente su chiavetta o scheda SD oppure inviandoli all'indirizzo della sezione a lato o a enricom6548@hotmail.com

CONTATTI mail:

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Web:

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