Piazza Loreto, 3
Agosto 2016 Numero 7
La voce del silenzio L'ambiente naturale deve essere visitato con discrezione: per così dire, in punta dei piedi. Lasciamo ai più intolleranti pensare che la folla porti comunque il rumore: in una chiesa gremita di fedeli non si sente volare una mosca quando tutti ascoltano la propria voce interiore (cui può benissimo essere dato un nome, pesante forse: anima). Così, in questa grande chiesa all'aperto, anche un grande numero di persone non è sinonimo di frastuono. Per evitare che folla voglia dire rumore, dobbiamo imparare ad aprirci al silenzio ed a riconoscerne la voce profonda. Chi si aggira per i boschi ridendo fragorosamente o facendo il verso a canti popolari e gorgheggi tirolesi in realtà si distacca così seriamente dalle prprie radici da non potere o non volere più distinguere, come talvolta i bambini, una gioiosa allegria da una fastidiosa e capricciosa petulanza. Spesso però, con dolore, prevaricano coloro che invece cercano la quiete. Sentire nel proprio intimo questa aggressività ignorante e insensibile è soprattutto la denuncia di quanto poco siamo capaci di rispettare noi stessi. Chi, neppure sulla cima di una montagna o immerso in un luogo solitario, non è capace di raggiungere la calma mentale e rimane prigioniero dell'agitazione, del nervosismo e della confusione che gli caratterizzano la vita in città è ben lontano anche dalla sola ricerca della propria pace interiore; ma pure chi, come noi, si lascia sorprendere a volta da una punta di fastidio per questa gente non è in posizione migliore nel lungo cammino verso la serenità: anche il ronzio di un insetto in quelle condizioni ci disturba e ci lasciamo contagiare dallo stesso tipo di aggressività che denunciamo negli altri. La convivenza, spesso problematica, tra modernità e ricerca della propria interiorità, tra solitudine e folla turistica è evidente sulla Paganella. Foto Mendrix
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