2015 N° 5
Piazza Loreto, 3 Lavis
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Sul Cammino Iacopeo d'Anaunia, nei pressi di Salter
La montagna, come si sa, è fonte di molteplici stimoli. Stimoli fisici che interessano il corpo e la salute; stimoli visivi, con i panorami e le grandiose aperture spaziali delle vette, sostitutive non secondarie della molto più costosa visione aeronautica ; stimoli antropologici, che trovano nella gente di montagna e nel suo duro stile di vita un terreno assai stimolante; stimoli psicologici, dal fatto che la montagna è di per sé una sfida e vincere tale sfida salendola e quindi dominandola è sicuramente appagante per l'”ego” di qualsiasi uomo (c'è chi dice che gli alpinisti abbiano un ego talmente grande che se misurato supererebbe addirittura l'altezza dell'Everest, ma questa è sicuramente una diceria senza nessun fondamento(!?)); finisco, anche non sono sicuro di aver esaurito l'argomento (ma la vostra pazienza si), con gli stimoli spirituali. Il camminare nella natura, respirarne gli odori, vederne o sentirne gli abitanti nascosti, scoprire ad ogni angolo un punto di vista diverso è sicuramente il miglior modo per distaccarsi dalle fatiche ed ubbie quotidiane e ritrovare il proprio equilibrio interiore, anche nel rapporto con la religione e l'essere supremo. Il Cammino Iacopeo d'Anaunia, di cui ho avuto il piacere di fare la conoscenza diretta (seppure non esaustiva) nei primi giorni di maggio, unisce molti di questi stimoli proprio sotto l'egida del pellegrinaggio, un modo antico ma sempre attuale di affrontare un percorso già preparati per soffrire fisicamente e ripensare le proprie priorità mentali e spirituali. Lo scenario è chiaramente quello della Val di Non, con i suoi meleti in fiore ma non solo: raggiungendo una dopo l'altra svariate chiesette di origine medievale abbiamo (eravamo circa una quarantina di persone) scoperto al loro interno o riscoperto all'esterno bellissimi affreschi e pitture che facevano da contrappunto e sostegno alla meravigliosa pinacoteca naturale di cui l'Anaunia spesso dimentica l'esistenza. Ognuno dei partecipanti aveva, come naturale, le sue proprie motivazioni per percorrere un cammino appositamente costruito andando a cercare le perdute vie medievali (molto spesso perdute per sempre e sostituite da piste ciclabili o tratturi in ghiaia) che i pellegrini percorrevano per recarsi nelle varie chiesette e santuari della valle o per intraprendere i primi passi verso il Pellegrinaggio per antonomasia, e cioè quello verso San Giacomo di Compostela , essendo Gerusalemme, la città Santa per eccellenza, sotto il dominio turco (dove resterà peraltro fino ai primi anni del '900). Abbiamo richiesto alla sede dell'APT alcune credenziali del pellegrino, dove apporre i timbri alle varie tappe del cammino. Chiunque può farlo come e quando vuole venendo in sede a chiedere la credenziale. Sotto il link per vedere le foto ed i video fatti nei tre giorni, stancanti ma appaganti.
http://enricomenestrinaase.weebly.com/tutte-le-foto-in-galleria.html Per quanto riguarda gli appuntamenti della sezione di giugno il giorno 14 due giri in Ortigara, tempo permettendo (l'anno scorso, per la troppa neve, abbiamo dovuto come sapete, rimandare). La settimana dopo (21)sarà la volta dell'Intersezionale, organizzata quest'anno dalla sezione di Zambana, una traversata da Saltria, sull'Alpe di Siusi fino al Passo Sella, un giro sicuramente spettacolare con le vette dolomitiche in primo piano. Come di consueto all'arrivo alcuni satini daranno “fuoco alle polveri” per una braciolata en passant. E' in via di definizione una gita al giorno 28 dalla Valle dei Laghi a Molveno, in collaborazione con la Sat di Avio, ma ancora tutto è da definire. Vi farò sapere in seguito. Giugno è anche il mese in cui finiscono le scuole. Per alcuni ragazzi dai 13 ai 18 anni c'è la possibilità di trascorrere 4 giorni tra coetanei, in Val di Non. Le Commissioni di Alpinismo Giovanile e Sentieri hanno organizzato un “Campo Sentieri allo scopo di promuovere tra i ragazzi la cultura e l'interesse per i sentieri. Alcune brevi lezioni teoriche anticiperanno le dimostrazioni e le esercitazioni per la posa della segnaletica. Anche i ragazzi impareranno che ognuno può contribuire a mantenere pulito e funzionale un sentiero. Il campo si svolgerà dal 25 al 28 giugno. Le iscrizioni si possono fare entro la fine di maggio, quindi entro mercoledì prossimo in sede. La quota per partecipante è di 40 euro. Ev. riferimento renzosevignani@gmail.com. Il punto su: Ortigara, il calvario degli alpini. «L'avevo solo vista da ragazzo, l'Ortigara, da un altro gran monte vicino che si chiama Cima Dodici, con un enorme batticuore» (Luigi Meneghello, I piccoli maestri) Il Monte Ortigara alta 2.105 m. (la cima prima della Grande Guerra era più alta di ben 8 metri: si è abbassata a causa dei continui bombardamenti che la videro teatro di sanguinosissime battaglie). È situata in Provincia di Vicenza, lungo il confine fra Veneto e Trentino-Alto Adige, nella parte settentrionale dell'Altopiano dei Sette Comuni. A seguito della particolare suddivisione amministrativa dei Sette Comuni, l'Ortigara fa parte della cosiddetta "zona censuaria": la competenza amministrativa è del Comune di Asiago, in realtà la proprietà è del Comune di Enego. Tra il 10 ed il 29 giugno 1917, tra assalti e contrassalti sugli aridi crinali tra l'Ortigara ed il sottostante, infernale, vallone dell'Agnella, vennero falciati oltre 28.000 giovanissimi soldati italiani e 8.000 austroungarici. Sull'arida cima una colonna mozza eretta nel 1920: per non dimenticare. In fondo, al Lozze, sull'alta colonna, la Madonnina volge il suo silenzioso sguardo verso questo disumano luogo di inutile sofferenza. Era questo il cuneo più a nord della prima linea di arroccamento austroungarica nell'altipiano di Asiago, linea che si estendeva dall'Ortigara, il Colombara, il Zebio, l'Interrotto e la profonda incisione della Val d'Assa, dal luglio 1916 al dicembre 1917, dopo la ritirata dai punti di massima conquista a seguito della Strafexpedition del maggio 1916. Il 16 giugno 1916, esaurita la spinta offensiva, il comando austroungarico decise di ritirarsi su posizioni più facilmente difendibili. Questo è il settore che vide il maggior sacrificio di sangue della prima guerra mondiale, la guerra di posizione sulle trincee durò per oltre un lunghissimo, interminabile, anno e con in mezzo il rigidissimo inverno del 1916/17. Nella notte tra il 9 e il 10 giugno 1917, tra banchi di nebbia, pioggia, fulmini e razzi illuminanti, i cannoni tempestano le linee austriache dell'Ortigara preparando l'attacco degli alpini e dei bersaglieri che si svilupperà con l'immane ondata umana del pomeriggio e dei giorni seguenti. Le perdite assumono sempre più proporzioni drammatiche tra un assalto e l'altro per la conquista, la perdita e la riconquista di poche decine di metri tra le trincee ed i campi di filo spinato. Per avere un'idea della violenza degli attacchi, si pensi che le truppe austriache consumarono, in mezza giornata, 200 tonnellate di munizioni per i moschetti e le mitragliatrici. Messi alle corde, gli imperiali, rinforzano velocemente le posizioni con l'"operazione Anna" ai comandi del col. Baszel richiamato dalla Val d'Astico, ma il baluardo dell'Ortigara viene nuovamente attaccato da 10 battaglioni di alpini, costringendoli sul delicatissimo Monte Campigoletti in postazioni disperate. Si salvano dalla catastrofe con un impressionante cannoneggiamento sulla massa umana all'Ortigara, costringendo gli alpini a desistere dallo sfondare il fronte. Nuova riconquista austriaca delle trincee sull'Ortigara e
sulla busa delle Pozze il 25 giugno. La situazione ora è capovolta, sono gli italiani a trovarsi in situazione drammatica, arroccati sulla cima della Caldiera. I soldati, allo sbando, si ritirano alla disperata, ma la valletta sotto la Caldiera è invasa dai gas asfissianti sorprendendoli completamente allo scoperto sotto il fuoco proveniente dal soprastante Ortigara. Quindi nuovo assalto italiano alle trincee dell'Ortigara. …....... Sul sito, alla pagina del prossimamente: giugno, tutta la storia con alcuni video d'epoca. Credo che anche per questo mese sia tutto Excelsior!
Passeggiata lungo il Lago di Levico
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