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ERBORISTERIA

SET./OTT. 2013

ISSN 1721-5676

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VERSO IL TAVOLO DI FILIERA E L PIANO DI SETTORE PROGETTARE LO SCENARIO FUTURO

MONOGRAFIE IL CORBEZZOLO GRIPO PAPERS PERCEZIONE O.E. FITOTERAPIA SONNO E BENESSERE


Come intervenire sull’equilibrio della Flora?

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Il benessere in forma si tinge di verde.

Oggi il piacere di sentirsi bene non può prescindere dal

desiderio di sentirsi anche in forma. Un equilibrio auspicato da molti, che mette in gioco a pieno titolo un ottimale funzionamento del metabolismo. Per sostenerlo e renderlo fisiologicamente efficiente i segreti sono molti, e soprattutto alla portata di tutti. Si può partire dalla scelta di una dieta equilibrata e varia, possibilmente accompagnata dai consigli di uno specialista, che comprende anche l’impegno di bere acqua in buona quantità. L’alimentazione va integrata con il movimento, meglio ancora se si tratta di buon esercizio fisico allenante, costante e senza sforzi fisici esagerati: può essere sufficiente anche camminare tutti i giorni almeno 40 minuti a passo veloce. No al fumo, e sì ad un buon vino, ma solo se con autentica moderazione. I risultati non tardano ad arrivare ed è bene conquistarli poco per volta.

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5 meeting point

Selvatico e equo La domanda di piante officinali raccolte nell’ambiente naturale – come ingredienti alimentari, cosmetici, di prodotti di salute e medicinali – pone sfide ecologiche e sociali crescenti. La pressione sulle specie potenzialmente vulnerabili può danneggiare gravemente gli ecosistemi locali e i livelli di vita delle comunità dei raccoglitori, che spesso provengono dai gruppi sociali più poveri dei paesi di origine. Per intervenire concretamente su queste dinamiche, Fair Wild Foundation, nata nel 2008, sostiene gli impieghi sostenibili e la raccolta di piante officinali in natura, realizzata con accordi equi attraverso tutta la catena commerciale, e promuove standard e sistemi di certificazioni ad hoc per le specie selvatiche. Per saperne di più, www.fairwild.org

Nepal BIO Erbe e spezie dell’Himalaya: coltivate da più di 400 piccoli produttori, cooperative, aziende agricole locali, arrivano in Europa e nel resto del mondo certificate biologiche attraverso l’Olanda. The Organic Village è la compagnia che svolge questo lavoro da molti anni. Coltivare e raccogliere sulle montagne più alte del mondo non è una garanzia sufficiente? L’organizzazione nepalese-olandese ci dice di no: cresce la domanda di prodotto biologico, ma parallelamente crescono anche i problemi di degrado del territorio e di deforestazione. Per contrapporsi a questi problemi, la compagnia collabora con diverse ONG e lavora per lo sviluppo di un sistema agroforestale certificato biologico. Per saperne di più, www.theorganicvillage.com

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Meeting point Editoriale

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Filo diretto aziende In vetrina, le novità: Erbamea, Esi, Helan, L’Erbolario, Specchiasol, Company news Anteprima fiere Cosmoprof North America; nuovi record di successo Cosmoprof Asia: A Hong Kong continua l’innovazione Ingredienti cosmetici

pagine professionali

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Dossier La scoperta della filiera Il Tavolo di Filiera delle piante officinali:: progettare uno scenario per il futuro del comparto di Alberto Manzo, Ministero Politiche Agricole Alimentari e Forestali A Roma il Workshop sui progetti a sostegno della filiera: i dati statistici, a cura di Demetrio Benelli Piante officinali BIO: la scelta dei produttori, di Paolo Carnemolla, Presidente FederBio GRiPO papers Oli essenziali, i limiti della percezione: una prova dal vero, di Stefano Bona, Giulia Bellaio, Serena Szathvary Professione inteventi L’erborista In Herba, di Elisa Carnevale

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Iniziative sul campo Arboreto Prandi, corso di alimentazione consapevole Conservare per Innovare: Viaggio Studio a Pompei

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Ripercorriamo i passi che stanno portando alla “istituzione formale” presso il MiPAAF del Tavolo di Filiera delle Piante Officinali, nonché i criteri seguiti in questi primi due anni di lavoro e gli obiettivi individuati per quello che sarà nel prossimo futuro il principale strumento di intervento a favore dello sviluppo del produzione italiana: il Piano di Settore delle Piante Officinali

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Cronache cosmetiche ambienti e territori

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scienza e tecnica 44 50 56 64

Spazio fitoterapia Qualità del sonno e benessere, di Simona A. Bellometti , Cesarina Gregotti, Anna Maidecchi, Plinio Richelmi Monografie Il corbezzolo, di Paolo Poggi Review Fitoterapia e nutrizione. Dati ed evidenze della ricerca Aggiornamenti di fitocosmesi, a cura di Paolo Poggi ERBORISTERIA

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Le abitudini personali influenzano fortemente la qualità del sonno. E da essa dipendono salute e benessere. Una oppurtuna integrazione erboristica, e il ricorso a rimedi vegetali, vanno sempre accompagnati da una adeguata attenzione degli stili di vita, sopratutto per le persone anziane


8 colophon www.erboristeriadomani.it mensile nato nel 1978 - numero 380 - Settembre / Ottobre 2013

Abbonamenti Italia: Euro 70,00 (standard), Euro 50,00 (professionale), Euro 35,00 (studenti), Estero: Euro 99,00 Codice IBAN IT 57 S 06230 01629000043376351 CARIPARMA, Agenzia 1, Milano (intestato A Oriente! srl) Pubblicità inferiore al 50% Direttore responsabile Demetrio Benelli * direzione@erboristeriadomani.it Impaginazione e web Giuliano Tagliabue * grafico@erboristeriadomani.it Autori Giulia Bellaio, Simona A. Bellometti, Stefano Bona, Paolo Carnemolla, Elisa Carnevale, Cesarina Gregotti, Anna Maidecchi, Alberto Manzo, Paolo Poggi, Plinio Richelmi, Serena Szathvary Redazione Paolo Poggi, Anna Schoenstein

Stampa Associazione Padre Monti via Legnani 4, 21047 SARONNO www.associazionepadremonti.it

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issn 1721-5676

Iscrizioni Elenco Periodici della Cancelleria: Trib. Mi n. 264 del 26-6-1978. Registro Nazionale della Stampa: (L 416/1981) in data 28-10-1982 con il n. 467

Crediti Anna Schoenstein Spazio fitoterapia (pagina 44-49) Giuliano Tagliabue Dissier Filiera (pagina 24) GRiPO (pagine 32-35) Serena Szathvary GRiPO (pagine 32-35) Dossier filiera (pagina 25) Paolo Poggi Corbezzolo (pagine 50-55) Altre immagini: Associazione Arboreto Prandi Creative Commons

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Erboristeria domani è un marchio di Sogecos spa

verso il tavolo di filiera e l piano di settore progettare lo scenario futuro

Pubblicità e abbonamenti Erboristeria domani, piazza Wagner 1, 20145 MILANO Tel. + 02 87063916

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Monografie il corbezzolo gripo papers percezione o.e. fitoterapia sonno e benessere


9 editoriale

Origini e sviluppo Ancora oggi il mondo dell’erboristeria è fortemente legato alla sua origine contadina. L’attuale struttura del mercato ha di fatto completamente separato il momento della raccolta della pianta, la sua trasformazione primaria, dal prodotto finito, il preparato che l’erborista consegna al consumatore. Ma nell’immaginario degli addetti ai lavori la coltivazione delle piante officinali resta una ancora di sicurezza, una profonda ragione d’essere, da conservare e tutelare. Questo anche se fin dagli anni novanta si dice che il comparto dipende dalla materia prima estera, che la produzione nazionale è simbolica e che non può reggere la concorrenza dei Paesi emergenti. Questo era vero, non lo è più. In Europa paesi avanzati come la Francia, l’Austria, la Germania sono produttori primari, con superfici molto più estese delle nostre. Paesi in via di forte modernizzazione, come la Polonia, sono diventati forti competitori, producendo a condizioni europee. Anche Paesi meno industrializzati – Europa dell’Est, Nord Africa, Sud America – competono con noi sugli standard di qualità oltre che sui prezzi, mentre con la stessa Cina il confronto è sempre più sulla efficienza della trasformazione, sul valore intrinseco del derivato, più che sulla quantità di prodotto (per altro, la novità è anche che oggi possiamo guardare alla Cina come grande mercato di consumo, dove andare per vendere, oltre che per comprare). Un’altra trasformazione sta cambiando radicalmente lo scenario verde nel quale si trovano le imprese agricole che coltivano piante officinali. Il forte richiamo della natura, quello che ha creato la domanda di prodotto naturale che tutti gli osservatori considerano la leva che continua a sostenere il nostro settore, spinge oggi a tornare di persona nell’ambiente naturale e agreste. Si va a comprare direttamente in campagna, dai produttori, dedicando a questo il proprio tempo libero, o organizzandosi in gruppi per l’acquisto. Questo movimento interessa anche le aziende che coltivano piante officinali, e che integrano questa attività con la lavorazione del prodotto, con l’agriturismo, con le visite, gli incontri, la didattica per i più piccoli. Quel legame, la conoscenza diretta, fisica, della pianta officinale e dei suoi prodotti - che una volta esisteva tra il coltivatore e l’erborista (ai tempi della legge del 1931, per intendersi) - si forma oggi tra il produttore e il consumatore finale. C’è dell’altro: le piante officinali coltivate sono una minima parte della materia prima utilizzata. Oltre l’ottanta per cento del prodotto erboristico proviene da piante spontanee. La pianta officinale, prima ancora che all’agricoltura, appartiene all’ambiente naturale, all’habitat in cui forma i suoi principi attivi, la sua impronta. E’ il rapporto diretto con l’ambiente naturale che essa porta con sé quello che il pubblico sta riscoprendo, e verso il quale chiederà sempre più di essere accompagnato con competenza e attenzione da chi le piante officinali le conosce. Dedichiamo il dossier di questo numero all’iniziativa promossa dal Ministero delle Politiche Agricole per disegnare insieme ai rappresentanti del nostro settore le linee di sviluppo della filiera nel prossimo futuro. La presenza del nostro Paese come produttore sui mercati esteri e l’erboristeria come possibile percorso per incontrare la natura saranno valenze importanti di questo sviluppo Se saranno sostenuti con l’impegno e l’energia con cui questo progetto è stato avviato, il Tavolo di Filiera e il Piano di Settore potranno essere una garanzia per tutti.(D.B.) ERBORISTERIA

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la linea Effetto reale: L’Erbolario lo crea per i capelli

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’Erbolario crea per la cura dei capelli – soprattutto secchi e sfibrati – una nuova linea mirata e avanzata, Effetto Reale, nata da diversi anni di studio e di preparazione, per assicurare una efficacia cosmetica concreta e effettiva. Anche gli ingredienti che compongono la linea hanno un particolare valenza innovativa e esclusiva, ricercata dall’azienda con un lungo lavoro di selezione e sperimentazione. Il nucleo attivo attorno al quale si sviluppa la nuova linea sono i principi funzionali della Pappa Reale: in particolare, gli amminoacidi, accuratamente studiati e resi disponibili per questa linea in forma di fitocomplessi inediti e assolutamente esclusivi. Gli amminoacidi della Pappa Reale entrano nella linea come complesso lipoaminoacidico – che si fissa ai capelli restituendo morbidezza e pettinabilità – e come estratto liposolubile, combinato con le frazioni lipidiche di Cocco e Olivo (dove gli amminoacidi svolgono una azione ristrutturante). Un secondo fitocomplesso esclusivo della linea Effetto Reale è il Complesso Ristrutturante che comprende Miele di Castagno, Pappa Reale, Fiori D’ibisco, Fiori d’Arancio Amaro e Dolce. Questo complesso vegetale innovativo ha grande potere antiossidante e restitutivo, in grado di intervenire sulle zone più danneggiate del capel-

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lo, favorendone il ripristino dell’integrità. Nel Miele di Castagno oltre alla frazione zuccherina, esiste un pool di sostanze di natura flavonoidica ad azione antiossidante-antiradicalica; gli acidi organici contenuti negli estratti vegetali di fiori di Ibisco, di Arancio amaro e dolce, in virtù del loro pH acido, richiudono le squame della cuticola capillare rendendo la chioma più lucida. Infine l’estratto di Pappa Reale, ricco in aminoacidi quali prolina, lisina, alanina, arginina e acido aspartico e glutammico, rispristina l’integrità del capello danneggiato, intervenendo nelle zone capillari più carenti a favore di una chioma più robusta. Tra le altre sostanze che completano la gamma degli ingredienti ricordiamo la base tensioattiva da Pappa Reale, Olivo e Cocco,interamente di origine vegetale e dall’ottima attività lavante; l’olio di Inca Inchi, estratto a freddo dalla pianta peruviana della Plukenetia volubilis, con un valido profilo di acidi grassi polinsaturi (omega 3, omega 6 e omega 9) che conferiscono al capello una particolare lucentezza; l’acqua di Mandarino verde biologica, dermopurificante nonché tonificante; la frazione fitosterolica estratta dall’olio di Crambe abyssinica, che costituisce un ingrediente dalle proprietà altamente protettive e filmogene per capelli dall’aspetto sano e robusto. Particolare è poi l’estratto biologico di Castagna

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italiana (Castanea sativa Miller) , ottenuto attraverso un moderno ed ecologico processo di lavorazione tramite processi enzimatici e con l’utilizzo solo di castagne italiane e biologiche: un estratto interamente biodisponibile sul capello in grado di riparare i capelli aridi e danneggiati e di aumentarne la robustezza. Infine l’estratto del frutto verde della noce (Juglans regia), ricco di proteine, carboidrati, fibre e sali minerali, ricavato tramite un processo estrattivo enzimatico, e in grado di reticolare le proteine dei capelli, garantendo così un’ottima protezione della fibra capillare. La linea si compone di sei specialità: lo Shampoo Nutrimento intenso - agli aminoacidi della Pappa Reale e alla Castagna - che nutre e ristruttura, insieme al Balsamo Nutrimento intenso, agli aminoacidi della Pappa Reale e all’Ibisco, che nutre e fortifica. L’azione ristrutturante è svolta dalla Maschera super nutriente ad azione restituiva, caratterizzata dal complesso ristrutturante Miele di Castagno- Pappa Reale- Fiori d’Ibisco- Fiori d’Arancio amaro e dolce (esclusivo ingrediente sviluppato dalla ricerca de L’Erbolario), dall’estratto di Noce verde, dall’estratto biologico di Castagna, da olio di Inca Inchi e acqua di Mandarino verde biologica. Il Siero riparatore per capelli è un trattamento intensivo, agli aminoacidi della Pappa Reale e all’olio di Babassu e olio di Inca Inchi, che previene e riduce la formazione di doppie punte. L’ Acqua cristallina Ristrutturante, agli Aminoacidi della Pappa Reale e Mandarino Verde, dona un effet-

Capelli più vitali, unghie più resistenti, integrazione erboristica con Erbamea

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utti sognano di poter conservare nel tempo la salute e il vigore dei propri capelli e delle unghie, un capitale di bellezza davvero importante da custodire con cura. Al contrario, si verifica molto frequentemente un indebolimento che causa il diradamento e la caduta dei capelli e una grande fragilità delle unghie: tra i tanti fattori responsabili di questi fenomeni un’alimentazione non equilibrata, che rende l’organismo povero di sostanze nutritive fondamentali, che presiedono la funzionalità, la vitalità e la struttura delle chiome e delle unghie, insieme all’aggressione da parte di agenti climatici e ambientali e all’uso di detergenti o altri prodotti troppo aggressivi. Per contrastare l’insorgere e l’avanzare di queste problematiche e preservare capelli forti e voluminosi e unghie resistenti, oggi è possibile affidarsi anche ai benefici effetti di prodotti che agiscono dall’interno del nostro organismo, come l’integratore Capelli & Unghie proposto da Erbamea. Contiene estratto di semi di Miglio e Zinco, che contribuiscono al mantenimento di capelli e unghie normali; l’aminoacido L-cisteina, il “mattone” che l’organismo utilizza per sintetizzare la cheratina, la proteina che compone naturalmente capelli e unghie; estratto di semi d’Uva ricco di proantocianidine (OPC), Vitamina C naturale (da Rosa canina) e Vitamina B6. In ogni capsula 80 mg di Vitamina C naturale (100% RDA), 10 mg di Zinco (100% RDA) e 2,1 mg di vitamina B6 (150% RDA). Si consiglia di assumere una capsula al giorno. Info: www.erbamea.com

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PID BLOCK®, trattamento integrato ESI: salute e igiene sulla testa dei piccoli

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n Italia è stato osservato ultimamente un incremento del numero di casi di infestazioni di pidocchi (pediculosi), un fenomeno che interessa soprattutto i bambini dai 3 agli 11 anni e molto diffuso fra i banchi di scuola. La misura più efficace contro questi fastidiosi parassiti è la prevenzione, che i genitori possono attuare educando i bambini a non scambiare oggetti personali con gli altri, soprattutto berretti, pettini, spazzole, fermagli. È consigliabile, inoltre, effettuare il controllo settimanale della testa dei propri figli, affidandosi non solo all’ispezione visiva, ma utilizzando anche i pettini a denti stretti, appositamente studiati per identificare e rimuovere gli eventuali pidocchi e le loro uova. Qualora si riscontri la presenza di questi antipatici insetti, è importante intervenire subito, per evitarne la proliferazione, con prodotti efficaci, sicuri e adatti ai bambini. PID BLOCK®, di ESI, è una linea completa di prodotti naturali dedicati alla prevenzione e al trattamento dei pidocchi: PID BLOCK® OLIO SPRAY è un olio trattante risolutivo antipediculosi. Contiene olio di Neem, che soffoca i pidocchi e ne limita i movimenti; Tea Tree Oil, che soffoca i pidocchi ed aiuta a rimuovere le lendini; oli essenziali di Lavanda, Rosmarino, Timo e Salvia, che impediscono i movimenti dei pidocchi e la suzione del sangue; Olio di Mandorle dolci ed Olio di Argan, che ammorbidiscono, nutrono e proteggono il capello; Vitamina E, un prezioso antiossidante per i capelli. Il prodotto è un Dispositivo Medico in flacone spray da 100 ml. La confezione contiene anche lo speciale pettine a denti stretti. Prezzo consigliato al pubblico: Euro 16,50. PID BLOCK® SHAMPOO è formulato con estratti ed ERBORISTERIA

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oli essenziali noti per la loro azione parassiticida, studiato appositamente per lavaggi frequenti, deterge la cute in modo profondo, ma senza aggredire. Contiene aceto di Mele, che aiuta a staccare le lendini; olio di Neem; estratti di Origano, Timo, Cannella, Olivo, Rosmarino, Menta, Lavanda, Idraste, Limone e Salvia, che allo stesso tempo sono utili repellenti naturali contro i pidocchi e profumano delicatamente i capelli; Pantenolo, che svolge un’azione idratante, lenitiva e riparatrice sui capelli danneggiati. In flacone da 200 ml, prezzo consigliato al pubblico: Euro 12,90. Esiste anche il kit trattamento completo, scontato al pubblico, una confezione contenente l’OLIO SPRAY, lo SHAMPOO ed il pettine a denti stretti (in offerta ad Euro 24,40, invece di Euro 29,40). Per prevenire l’insediamento dei pidocchi, la tradizione riteneva utile l’applicazione di un macerato di erbe, chiamato “Aceto dei Quattro Ladroni”, per proteggere dalle malattie infettive e dalla infestazioni di parassiti. Oggi la scienza ne ha confermato l’efficacia nella prevenzione dai pidocchi. PID BLOCK® LOZIONE SPRAY è una lozione alcolica da spruzzare direttamente su capelli e cuoio capelluto ad azione preventiva. Contiene estratti ed eli essenziali di Salvia, Rosmarino, Timo, Lavanda (principali componenti dell’Aceto dei Quattro Ladroni), Origano, Cannella, Menta, Idraste, Limone, che allo stesso tempo sono utili repellenti naturali contro i pidocchi e profumano delicatamente i capelli; olio di Neem e Tea Tree Oil, che soffocano i pidocchi e facilitano la rimozione delle lendini; olio di Argan, che nutre e protegge il capello. I prodotti PID BLOCK® appartengono alla linea RIGENFORTE®, appositamente studiata da ESI per la cura del capello. www.esitalia.com 380 (2013/5) - MERCATO


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SPECCHIASOL: tradizione ed innovazione In occasione del 40° anno dalla sua fondazione della fondazione dell’azienda, il dr. Giuseppe Maria Ricchiuto organizza un importante convegno scientifico a Verona. La giornata sarà il prossimo 29 ottobre, e il convegno si terrà al Palazzo della Gran Guardia della città veneta

Ore 9.00 Saluto del Presidente Giuseppe Maria Ricchiuto: Passato, presente e futuro: 40 anni di storia Ore 9.15 -10.00 Integratori alimentari : attualità e prospettive Dr. Bruno Scarpa MINISTERO DELLA SALUTE BENESSERE FEMMINILE 10.00 - 10.45 Probiotici e benessere Prof. Giovanni Gasbarrini Gastroenterologo 10.45 -11.30 Dieta al femminile Prof. Piergiorgio Pietta Dip. di scienze cliniche e sperimentali Università degli studi di Brescia Prof. Giorgio Calabrese Nutrizionista

12.30 -13.00 Fitoestrogeni Prof.ssa Daniela Giachetti Università degli studi di Siena 13.00 -13.15 Domande 13.15 -14.30 Buffet in buvette BENESSERE MASCHILE 14.30 -15.15 Sindrome metabolica Dott. Bruno Brigo Medico chirurgo specializzazioni medicina interna e riabilitazione

11.30 -11.45 Domande

15.15 -16.00 Composti bioattivi di origine vegetale e disordini metabolici Prof. Piergiorgio Pietta Dip. di scienze cliniche e sperimentali Università degli studi di Brescia

11.45 -12.00 Pausa

16.00 -16.15 Domande

12.00 - 12.30 Le cistiti recidivanti in menopausa Prof. Antonio Manganelli Urologo - Univeristà di Siena

CONCLUSIONI Moderatore: dr.ssa Rosanna Lambertucci direttore Più Sani più belli.

Per informazioni: www.specchiasol.it

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Gli ELISIR ANTITEMPO VISO: trattamenti cosmetici avanzati da HELAN

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Laboratori Cosmetici HELAN hanno sempre dedicato ai trattamenti viso la massima attenzione e li considerano il fiore all’occhiello di tutta la propria produzione: sono“ formule in evoluzione” nel senso che sono costantemente oggetto di revisione per migliorarle in funzione dei più recenti progressi scientifici e raggiungere il massimo dell’innovazione, funzionalità, efficacia. Con il viso si esprimono emozioni, sentimenti, stati d’animo. Il viso rappresenta l’identità stessa della persona, la sua individualità, e per questa ragione necessita di attenzioni minuziose e costanti per mantenerne la caratteristiche di luminosità, turgore, splendore cutaneo che sono gli inequivocabili segni distintivi della giovinezza, continuamente insidiati da processi fisiologici, dalla stessa mimica facciale, dall’irraggiamento luminoso e da inadeguata esposizione al sole, oltre che da aggressioni esterne di origine chimica, termica, meccanica. Gli ELISIR ANTITEMPO VISO, trattamenti cosmetici avanzati, sono il cardine di tutta la cosmetica HELAN: ogni prodotto è un gioiello di tecnologia, efficacia, piacevolezza. Tutti i prodotti sono conformi al European Regulation on Cosmetic products EC 1223/2009, hanno origine naturale (alta percentuale, fino al 99%, di estratti secchi titolati in

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principi attivi), presentano nuove formulazioni, più leggere, di facile stendibilità e penetrazione pur richiedendo un buon massaggio per favorire l’azione degli oli, burri ed estratti presenti in alta quantità. Le nuove profumazioni sono delicate, appena percepibili. Il programma Elisir Antitempo Viso è strutturato in due fasi per offrire a ogni donna il cosmetico personalizzato più adeguato alle proprie esigenze: la fase 1, per mantenere nella pelle la giusta quantità d’acqua fin dalla più giovane età, e la fase 2, per prevenire, contrastare e rallentare gli effetti dell’invecchiamento cutaneo. I gruppi Hidrata Jaluronico Detersione e Trattamento costituiscono la selezione di 6 originali prodotti per mantenere il tasso ideale di idratazione: tre prodotti per donare alla pelle levigatezza e splendore e prepararla alle specialità di trattamento, tre prodotti altamente idratanti per conservare le caratteristiche della giovinezza. Per preservare elasticità e compattezza l imperativo categorico è idratare, che non vuol dire bagnare la pelle ma aiutarla a “mantenere” l’acqua che è al suo interno. L’ elemento che aiuta la cute a conservare il suo giusto tenore d’acqua è il film idro-lipidico: una fine emulsione fra goccioline d’acqua e grassi cutanei che la protegge dalle aggressioni esterne e ne regola la traspirazione dagli strati più interni. L’Acido Jaluronico riempie, insieme ad altre molecole quali Collagene ed Elastina, gli spazi tra le fibre dei tessuti cutanei e, grazie alla sua struttura, immagazzina grandi quantità d’acqua rallentando in 380 (2013/5) - MERCATO


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modo fisiologico l’evaporazione e le perdite d’acqua dell’epidermide. Nel corso degli anni la presenza di Acido Jaluronico nella pelle si attenua (a 50 anni, per esempio, ne resta circa la metà), con una progressiva perdita dell’attitudine di trattenere i liquidi e una riduzione della capacità di mantenersi distesa ed elastica. HELAN ha introdotto nelle sue formule un’ottimale combinazione di Acido Jaluronico a tripla efficacia insieme a un’accurata selezione di principi attivi biotecnologici, fitoestratti e oli vegetali dalle preziose proprietà rigeneranti: tra essi, i glicosamminoglicani anch’essi amminozuccheri che costituiscono la sostanza fondamentale del tessuto connettivo responsabile del turgore della cute e che possono legarsi molto facilmente con l’acqua, fino a 1000 volte il loro volume. Le mucillagini estratte dalle foglie del Baobab africano (Adansonia digitata), un albero che vive nelle regioni aride della Savana sub-sahariana e per sopravvivere al clima arido ha sviluppato opportune strategie di conservazione dell’acqua: il suo tronco, che può raggiungere i 10 metri di diametro, è una vera e propria riserva idrica. Le sue foglie contengono mucillagini che legano l’acqua in maniera tenace, minerali, vitamine e flavonoidi ma proprio grazie all’acqua intrappolata dalle mucillagini, il Baobab previene la disidratazione Alla formulazione HELAN ha aggiunto anche un complesso naturale derivante dal Miele e dal Nettare per contrastare efficacemente aridità e screpolature, che sono il preludio alla comparsa precoce di rughe e linee d’espressione. Info: www.helan.it

Da Specchiasol, per franare rena i disturbi della menopausa: pausa night&day

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’integrazione naturale ai disturbi della menopausa considera innanzitutto l’importanza di compensare dal punto di vista nutrizionale la ridotta produzione ormonale. Vengono per questo impiegate piante come la Soia ed il Trifoglio rosso per il loro naturale apporto di isoflavoni, e l’Igname per il suo naturale apporto in diosgenina. La sinergia con altri ingredienti funzionali, come la Cimicifuga, il Magnesio che contribuisce al normale funzionamento del sistema nervoso, ed il Pycnogenol® dalle note proprietà antiossidanti, consente una integrazione mirata ed efficace. Specchiasol ha formulato il prodotto differenziando un’integrazione specifica per il giorno ed una specifica per la notte, per rispondere ai disturbi della menopausa durante tutto l’arco della giornata. Pausa Night & Day è un integratore alimentare a base di estratti di Soia e Trifoglio rosso, che apportano naturalmente isoflavoni, Igname e Cimicifuga utili per contrastare i disturbi della menopausa, Pycnogenol® dalla spiccata azione antiossidante e Magnesio che supporta la funzionalità del sistema nervoso aiutando così ad alleviare gli stati di tensione. Tra le componenti della formulazione: Soia (Glicine max (L.) Merr.) semi e.s.titolato al 40% in isoflavoni, Trifoglio rosso (Trifolium pratense L.) fiori e.s.titolato al 8% in isoflavoni, Igname (Dioscorea opposita Thum.) rizoma e.s.titolato al 16% in diosgenina. Si consiglia l’assunzione di 2 capsule bianche al mattino a colazione e di 2 capsule blu la sera dopo cena. Cicli di 20 giorni al mese, da ripetere più volte l’anno e/o al bisogno. Per l’uso del prodotto e per la durata della sua assunzione si consiglia di consultare il medico. Il prodotto non va comunque utilizzato in caso di disfunzioni o malattie epatiche. Info: www.specchiasol.it

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Quando la paura si trasforma in coraggio i Fiori di Bach e le emozioni a Sana 2013

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arlo ha quarant’anni e da sempre convive con la paura di prendere l’aereo. Il volo lo terrorizza, e neanche la prospettiva di una vacanza lo ha mai aiutato a vincere la paura. Dopo l’utilizzo dei fiori di Bach associati a un percorso di riequilibrio emozionale (ERT), quella paura si è ridotta ai minimi termini, e finalmente ha potuto realizzare il sogno di visitare gli Stati Uniti. Margherita invece ha vent’anni e non esce di casa per la fobia degli insetti. Di qualunque insetto. Anche lei, con la stessa tecnica, ora conduce una vita normale. Anche Luca, che di anni ne ha solo quattro, con una sola seduta è riuscito a salire in macchina senza avere i conati di vomito, come ormai gli capitava ogni mattina, anche solo per il breve tragitto da casa a scuola. Ancora, ecco Federica, dieci anni, campionessa di tennis: non riesce ad arrivare a una gara senza crisi di pianto. Tanto che ha deciso di smettere, non ce la fa a reggere questa tensione. A lei sono bastate tre sedute del percorso di riequilibrio emozionale per aumentare la sua autostima e tornare a impugnare la racchetta con serenità, o se vogliamo con quella sana tensione che precede ogni gara. I nomi sono di fantasia, le storie invece sono vere: sono storie di emozioni negative che si trasformano in emozioni positive, sono storie di paura che diventa coraggio, di rabbia che diventa tolleranza, di dubbio che diventa voglia di cogliere l’opportunità di fare la scelta migliore. Ad aiutare questo pensiero positivo

sono i fiori di Bach, associati al percorso di riequilibrio emozionale, un percorso di guarigione che si avvale di diversi strumenti di cura e realizza una crescita spirituale del paziente e dello stesso terapeuta. Le storie di emozioni negative che si trasformano in emozioni positive saranno al centro dell’incontro con gli esperti di riequilibrio emozionale, kinesiologia e floriterapia Mauro Stegagno e Carmela Travaglini, nell’ambito del programma “Salute e benessere” di SANA ACADEMY, il ciclo di corsi di formazione e aggiornamento professionale, a ingresso libero, promosso da SANA, il Salone Internazionale del Biologico e del Naturale, in programma a BolognaFiere dal 7 al 10 settembre. L’incontro con i due esperti, dal titolo “Emozioni che uccidono, emozioni che guariscono: le terapie con i fiori di Bach dal bambino all’adulto”, è previsto domenica 8 settembre dalle 10.30 alle 13. Mauro Stegagno, medico, e Carmela Travaglini, medico pediatra, si occupano da sempre di medicina non convenzionale e a SANA 2013 racconteranno alcune esperienze condotte con i loro pazienti, partendo dal concetto di fondo che “il nostro stato di salute è gestito anche da noi stessi”. Ecco come. Ogni situazione stressante provoca delle risposte, ogni emozione, anche la più piccola, alla quale siamo sottoposti durante la nostra vita quotidiana, porta a dei riequilibri


e quindi a delle reazioni dell’organismo che molto superficialmente vengono chiamate psicosomatiche. I fiori di Bach agiscono proprio su queste emozioni negative e aiutano a trasformarle in modo positivo, costruttivo, cioè a interpretarle come opportunità per crescere. “Semplificando al massimo – prosegue Stegagno – nel momento in cui il nostro organismo viene sottoposto a uno stress, attiva tutti i sistemi antistress a sua disposizione, attraverso le ghiandole surrenali, con la produzione di adrenalina, con l’aumento del battito cardiaco”. In quel momento, poi, il nostro corpo decide se combattere o fuggire, e il tono della nostra muscolatura si comporta di conseguenza: se si affloscia, non è in grado di reagire all’emozione negativa e soccombe, portando con sé anche il sistema immunitario e rischiando di diventare terreno fertile per le malattie, dal raffreddore alle patologie più gravi. Qui entra in gioco la terapia con i fiori di Bach: “Quando le nostre papille gustative entrano a contatto con i fiori di Bach, scelti a seconda dell’emozione negativa alla quale si è sottoposti – prosegue l’esperto – accade che l’organismo ne legge lo stimolo positivo e, ripensando all’emozione negativa, il tono muscolare rimane forte, pronto a combattere anziché a fuggire”. La floriterapia, dunque, è in grado di riequilibrare qualsiasi emozione lieve o lieve-moderata, e ovviamente a seconda dei casi può essere affiancata alla psicoterapia o ad altre pratiche come lo yoga o la meditazione. Oppure come il percorso di guarigione ribattezzato ERT, che attiva le emozioni positive necessarie a riequilibrare quelle negative. Tutto questo vale sia per gli adulti che per i bambini. Anzi, “con i piccoli pazienti le soddisfazioni e i successi aumentano – afferma Carmela Travaglini – perché hanno meno strutture, credono veramente in ciò che fanno e che dicono, e su di loro i solchi degli errori sono ancora poco profondi, dunque recuperabili con più facilità”. E inoltre con i bambini è meno complicato arrivare a monte del problema, cioè all’emozione che ha scatenato un malessere, rispetto ai pazienti adulti.

Durante l’incontro in programma a SANA, i due esperti cominceranno da un excursus sulla floriterapia e sui suoi principi di base, per trattare l’argomento delle emozioni che uccidono e di quelle che guariscono, affrontare le tecniche di riequilibrio e infine daranno la possibilità ai partecipanti, sia adulti che bambini, di effettuare un test kinesiologico, per verificare la reazione dell’organismo a particolari stimoli negativi, che si tenterà di trasformare in positivi a seconda delle emozioni, per esempio con i fiori per l’insicurezza, i fiori per la paura, oppure i fiori per l’ipersensibilità, tra i più utilizzati soprattutto con i bambini molto sensibili che non riescono a gestire la rabbia e spesso la rivolgono inconsciamente contro se stessi. “Negli ultimi anni, tutto ciò che ha a che vedere con le emozioni ha avuto un interesse esponenzialmente sempre maggiore – conclude Stegagno – e anche i più scettici hanno ceduto alla fame di conoscenza di queste pratiche che sono solo una goccia d’olio nell’ingranaggio ma nel loro piccolo aiutano a migliorarsi e a migliorare, e quindi a vivere meglio”. Su www.sana.it, insieme al programma integrale dei corsi di SANA Academy, tutte le informazioni sulla venticinquesima edizione di SANA, l’unica manifestazione fieristica in Italia dedicata esclusivamente ai prodotti biologici certificati, organizzata da BolognaFiere, in collaborazione con Federbio, e il patrocinio di Expo 2015 di Milano e il supporto di Ifoam. Ufficio Stampa SANA: Silvia Zamboni – zambonisilvia@tiscali.it Ufficio stampa BolognaFiere: Gregory Picco gregory.picco@bolognafiere.it


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COSMOPROF NORTH AMERICA 2013:

Un nuovo record di espositori e visitatori C

osmoprof North America continua ad essere il punto sinergico della creatività per l’intera industria della bellezza degli Stati Uniti, il più importante hub di settore, un’eccellente piattaforma business, un momento di incontro dove scoprire le novità prodotto e concretizzare le relazioni commerciali. L’edizione appena conclusa ha stabilito nuovi record sia in termini di visitazione sia per il numero di espositori presenti. L’evento si è svolto presso il Mandalay Bay Convention Center di Las Vegas dal 14 al 16 luglio 2013: 892 le aziende espositrici, più di 26.000 visitatori presenti (con un incremento dell’8% rispetto al 2012). Cosmoprof North America è organizzata da North America Beauty Events, una joint venture tra il Gruppo BolognaFiere, organizzatore leader mondiale di manifestazioni fieristiche che vanta un portfolio di oltre 80 manifestazioni, fra eventi nazionali ed internazionali, e Professional Beauty Association, la più grande e influente associazione in Nord America che rappresenta tutti i settori professionali della bellezza. “Il Gruppo BolognaFiere e Professional Beauty Association collaborano per offrire non solo un grande evento per l’industria della bellezza, ma anche un’indimenticabile esperienza per tutti i partecipanti” – commenta Max Wexler, Presidente di Professional Beauty Association. “Cosmoprof North America è in continua evoluzione ed espansione, ERBORISTERIA

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confermandosi l’evento più importante per il settore in Nord America. Insieme a Cosmoprof Worldwide Bologna e a Cosmoprof Asia costituisce un’unica piattaforma internazionale guidata dal Gruppo BolognaFiere, che soddisfa il bisogno di internazionalità dell’industria mondiale della bellezza – dice Duccio Campagnoli, Presidente del Gruppo BolognaFiere e SoGeCos”. Cosmoprof North America si conferma come la manifestazione leader del mercato americano, e l’edizione di quest’anno non ha fatto eccezione grazie anche alla forte presenza di espositori internazionali provenienti da 38 paesi (8 i padiglioni nazionali), e grazie a una delegazione di buyer, organizzata da CPNA, proveniente da 6 nazioni differenti. L’International Buyer Program è l’anello di congiunzione tra i buyer internazionali e le aziende espositrici: sono stati organizzati oltre 219 incontri one-to-one

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in tre giorni, coinvolgendo 179 aziende. I buyer provenienti da Argentina, Brasile, Canada, India, Messico e Panama, hanno partecipato alla manifestazione con lo scopo di trovare nuovi prodotti da introdurre nei rispettivi mercati di riferimento. Quest’anno il numero delle aziende espositrici internazionali e dei paesi rappresentati ha segnato un nuovo record grazie ai 314 espositori internazionali presenti per un totale di 38 Paesi (con un aumento del 7% sul 2012). 8 i Country Pavillion: Brasile, Cina, Colombia, Italia, Corea, Pakistan, Spagna e Turchia. Discover Beauty, un’iniziativa esclusiva di CPNA, ha aiutato i marchi emergenti presenti in questa sezione a trovare i distributori di riferimento, promuovendo le nuove tendenze. Sono stati organizzati incontri oneto-one con i maggiori retailer statunitensi fra i quali C.O. Bigelow, Duane Reade, Henri Bendel, Ron Robinson Apothia, HSN, Amazon.com e Dermstore.com. n

Cosmoprof Asia: continua l’innovazione

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osmoprof Asia celebrerà la sua 18° edizione dal 13 al 15 novembre prossimi all’ Hong Kong Conventionand Exhibition Centre. Consolidando il successo dell’ scorso anno, questa edizione attende circa 2.000 espositori e oltre 55.000 visitatori. La manifestazione potrà avvantaggiarsi di diversi innovazioni nei contenuti, oltre che di un programma di convegni ulteriormente ampliato. Il programma Buyer punta alla nazioni emergenti Quest’anno l’International Buyer Programme sarà indirizzato alla creazione di contatti diretti tra gli espositori e distributori e importatori selezionati di Australia, Cina, India, Giappone e Nuova Zelanda, attraverso un’agenda di incontri programmati. Le nazione dell’anno per il 2013 saranno gli Emirati Arabi Uniti (UAE). La dimensione internazionale interessa tutta l’esposizione, grazie agli stand dei gruppi e delle nazioni: Australia, Belgio, Brasile, Canada, China, Francia, Germania, Hong Kong, Inghilterra, Israele, Italia, Giappone, Corea, Pakistan, Polonia, Singapore, Spagna, Stati Uniti, Svizzera, Taiwan, Tailandia eTurchia. L’agenda degli incontri Per tutta la durata della manifestazione si svilupperà un ampio e eterogeneo programma di seminari e incontri, riguardanti un ampio spettro dei più significativi aspetti del mercato. La sesta edizione della Cosmoprof Asia Spa Conference offirà una panoramica degli aspetti della gestione di una Spa. Klyne & Company, agenzia statunitense di analisi industriale, discuterà le strategie a confronto per il mercato della bellezza tra Oriente e Occidente. Il seminario “Focus on China” offrirà consigli e indicazione sulle opportunità del mercato cosmetico in China, mentre “Focus on Japan” tratterà le tendenze di consumo in Giappone attraverso un’analisi dei Social Media. Info: www.cosmoprof-asia.com 

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21 dossier il tavolo di filiera

La scoperta della

filiera A CURA di DEMETRIO BENELLI

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Quello presentato a Roma lo scorso luglio è al tempo stesso il più consistente aggiornamento statistico sulle fasi primarie della produzione di piante officinali realizzato in Italia da almeno 10 anni e il primo programma di intervento strategico a favore della filiera. Questo non vuol dire che sia già tutto fatto: ma, oltre ai risultati già conseguiti, l’impegno profuso dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali e dall’ISMEA - su ispirazione prima, e con la diretta collaborazione poi delle rappresentanze del settore, oltre che con la consulenza del mondo universitario costituisce un eccezionale impulso verso una reale conoscenza della consistenza del mercato primario e per una concertazione delle linee di sviluppo del settore. Un passo che andrà perseguito e implementato di qui in avanti - con il concorso di tutti gli interessati- per non dichiarare persa la possibilità per il comparto italiano di competere, in un prossimo futuro, nello scenario internazionale.


22 dossier il tavolo di filiera

Il Tavolo di Filiera delle piante officinali: progettare uno scenario per il futuro del comparto Ripercorriamo i passi che stanno portando alla “istituzione formale” presso il MiPAAF del Tavolo di Filiera delle Piante Officinali, nonché i criteri seguiti in questi primi due anni di lavoro e gli obiettivi individuati per quello che sarà nel prossimo futuro il principale strumento di intervento a favore dello sviluppo del produzione italiana: il Piano di Settore delle Piante Officinali Dr. Alberto Manzo

Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e forestali Dipartimento delle Politiche Competitive del Mondo Rurale e della Qualità Direzione Generale dello Sviluppo Agroalimentare e della Qualità - Ufficio PQA II E-mail: PQA2mpaaf.gov.it

Il settore delle piante officinali è un settore di “nicchia” ma con un trend in espansione ed un potenziale ancora tutto da sfruttare. Il settore delle piante officinali alimenta in effetti più filiere: quella agricola/ alimentare, quella farmaceutica e quella cosmetica. L’insieme delle imprese coinvolte assomma a quasi 3 mila aziende agricole e la superficie investita, poco più di 7 mila ettari: in un decennio è più che triplicata. Anche le superfici biologiche - che interessano circa 2.900 ettari - hanno registrato una crescita nel periodo 2000-2011 ed ancora oltre nel 2012. È senza dubbio un comparto in grado di esprimere valenze ambientali, salutistiche e socioculturali e conferire all’agricoltura quel ruolo multifunzionale che rappresenta uno dei cardini della PAC (Politica Agricola Comunitaria) anche nella strategia futura. Tuttavia nonostante i numeri in crescita, gran parte del fabbisogno di materie prime e semilavorati dell’industria di trasformazione è soddisfatto dall’offerta estera - circa il 70% del totale -, come dimostrano i dati dell’import di piante officinali e derivati che, nel 2011, ha determinato un esborso di quasi un miliardo di euro. ERBORISTERIA

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ISMEA – Osservatorio Economico del settore delle piante officinali – giugno 2013 Fig. 6.1 – Uno schema semplificato della filiera delle piante officinali e dei prodotti derivati

u Il percorso per Sementi e piantine l’istituzione del Raccolta spontanea Tavolo di Filiera Produzione agricola e trasformazione primaria Il Tavolo di Filiera sulle (selezione, lavaggio, essiccazione, distillazione, Import prodotti confezionamento, ecc.) trasf. primaria Piante Officinali, il cui Export Grossisti provvedimento formale Trasformazione intermedia (coloranti, oli essenziali, Import prodotti di istituzione è in corso trasf. intermedia Export aromi, principi attivi) da parte del Ministero Grossisti delle Politiche Agricole Export Trasformazione finale e Forestali (MiPAAF), sta Cosmetici Farmaceutici Alimentari: bevande, Altri: lavorando ormai da due Detergenti Grandi acquirenti liquori, integratori, infusi, Fitoterapici Ind. tessile, (enti pubblici) Antiparassitari anni per fornire, prima spezie, dolci, yogurt Ind. conciaria di tutto, una risposta alle Mangimi Altri acquirenti Import (Allevamenti, altre Associazioni di settore prodotti industrie..) Grossisti finali (FIPPO, Assoerbe, SISTE) Dettaglio generico e che hanno ne avevano Erboristerie Farmacie Ristorazione GDO spec. fatto richiesta, ed al fine Consumatore finale di avviare un confronto tra le diverse Istituzioni, Enti e attori della filiera Legenda: in verde la produzione primaria agricola raccoltaofficinali spontanea), in blu le fasi di Schema della filiera(fase italiana dellee piante (fonte ISMEA) trasformazione industriale, in arancio la fase di intermediazione commerciale, in azzurro la vendita al preposti allo sviluppo ed ed in celeste il consumo finale. alla valorizzazione del settore. Ma dettaglio è apparso subito Associazioni e delle Federazioni del settore delle Fonte: ISMEA. come questa iniziativa si proponesse diverse finalità: Piante Officinali, delle Università, dei Centri e degli aggiornare il settore anche dal punto6.2di- vista normatiIstituti di Ricerca, del Ministero della Salute, e nel Imprese e attori vo, in ragione della sua significativa espansione; soste- settembre successivo sono stati costituiti i gruppi di La produzione primaria può avvenire in aziende agricole, più o meno specializzate, dedite alla coltivazione nere il comparto superando le eventuali criticità, e lavoro. delle piante officinali, oppure può derivare da un’attività di raccolta delle specie spontanee. tenendo conto dei molteplici utilizziSuccessivamente, dei suoi prodotti, MiPAAF, in accordo TavoloAlcune di filiera, ha si il prodottoIlpuò essere immesso sul mercato con in varieilmodalità. aziende agricole e dell’esistenza quindi di più filiere con caratteristiche in seguito deciso di affidare ad ISMEA il progetto limitano a produrre e vendere prodotto fresco (sistema del fresco), altre realizzano piante in vaso, altre ancora effettuano la riproduzione delle sementi. Diverse aziende agricole realizzano loro Officinali” interno alcune molto diverse. Infine, riguardo soprattutto al possibile denominato“Osservatorio economico del settore delle alPiante prime fasi della filiera dei prodotti derivati (filiera del trasformato); infine, in alcuni casi, le attività agricole utilizzo di specie officinali autoctone e/o spontanee, riguardante il censimento del settore, per procedere sono realizzate all’interno di aziende o gruppi nei quali si realizza l'intero processo di produzione dei garantire un approccio multidisciplinare, in un’ottica poi alla programmazione delle azioni e delle linee di prodotti derivati (filiera totalmente integrata). di salvaguardia del territorio e dell’ambiente. indirizzo ai fini della valorizzazione dell’intera filiera. Il Nella fase industriale, si trovano impresefinale che fabbricano e mettono commercio derivati delle materie La prima riunione del Tavolo di Filiera si è tenuta il 19 rapporto dell’attività fin in qui svolta dall’Osservaprime agricole, sia come semilavorati industriali sia come prodotti finiti, già pronti per collocati sui luglio 2011, con la partecipazione dei Rappresentanti torio, presentato a Roma nel Workshop delessere 17 luglio mercati al consumo. In ambito industriale esistono, come si è già illustrato, specializzazioni orientate verso degli Assessorati Regionali all’Agricoltura, delle scorso, contiene una fotografia completa ed attuale prodotti alimentari, produzioni destinate alla salute e al benessere, e così via; tuttavia, si deve tenere della filiera, che ha così permesso di procedere alla presente che esistono varie intersezioni tra le diverse utilizzazioni o meglio tra i diversi subsistemi della stesura di una bozza di Piano di settore. filiera. Il prossimo, significativo, passo sarà l’istituzionalizzaI gruppi di lavoro zione formale - attesa entro questo settembre - del Gruppo 1, Legislazione e Politiche nazionali e comunitaria 100 Tavolo di filiera, che dovrà avvenire attraverso un (coordinatori Dr. Alberto Manzo, MiPAAF e Dr.ssa Stefania Dal apposito Decreto Ministeriale. Frà, Ministero della Salute); In seguito il Tavolo di Filiera si attiverà per fare approGruppo 2, Certificazione e qualità (coordinatori Dr. Fulvio De vare in seno alla Conferenza Permanente per i rapporti Caro, Quality Assurance Martin Bauer S.p.a. e dr.ssa Marinella tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trovato, Assoerbe); Trento e Bolzano il Piano del Settore Piante Officinali Gruppo 3, Ricerca & Sperimentazione (coordinatori Prof. (cosa che potrebbe avvenire già entro il prossimo ssa Luisa Pistelli, Università di Pisa e Prof.ssa Laura Di Renzo, ottobre). Università Roma Tor Vergata, alle quali si è aggiunta in seguito la Prof.ssa Maria Laura Colombo dell’Università di Torino); Gruppo 4, Osservatorio economico e Dati statistici (coordinatore Dr. Andrea Primavera, FIPPO).

u Obiettivi generali del Piano di settore L’obiettivo generale del Piano é quello di aumentare la competitività del settore nel suo insieme, con efficaci

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priorità nella ricerca Ecco alcuni possibili linee di sviluppo da incentivare nell’ambito della ricerca finalizzata per il settore: * approvvigionare il settore di sementi certificate e definire una lista di specie i cui materiali di riproduzione siano oggetto di commercio nel nostro Paese; * favorire lo sviluppo e la sperimentazione di applicazioni di ingegneria agraria volte alla realizzazione di macchine per raccolta ed altro adatte al settore, * individuare processi produttivi ecosostenibili (difesa integrata, lotta biologica e ricorso a principi attivi fitosanitari di nuova generazione) ma anche favorire estensioni di impiego e/o mutuo riconoscimento di agrofarmaci già registrati in altri Paesi membri; *mettere a punto innovativi protocolli di propagazione, moltiplicazione e coltivazione delle specie officinali; individuare e sperimentare nuove specie da aree a clima mediterraneo o provenienti dal patrimonio genetico autoctono o naturalizzato; * salvaguardare il germoplasma naturale ed autoctono che rappresenta un’importantissima fonte di geni utili e di diversità per il rinnovamento e l’ampliamento del patrimonio officiale; * ulteriori linee di ricerca già individuate nell’allegato tecnico od eventualmente integrabili dal tavolo tecnico. Nel definire le linee di ricerca sarà tenuto conto delle priorità trasmesse dalla Rete Interregionale per la Ricerca Agraria, Forestale, Acquacoltura e Pesca per il triennio 2010/ 2012 

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menti diretti che ha aperto spazi alla coltivazione di prodotti agricoli minori, ma redditizi e con sbocchi di mercato più dinamici. Importante ai fini dell’applicazione del Pianto di Settore sarà la possibilità nel prossimo futuro, di trasferire le azioni previste nell’ambito dei Piani di Sviluppo Regionali. In prospettiva, il Piano di settore potrà inoltre proporsi di fornire un nuovo impulso alla ricerca tecnico-scientifica, individuando linee di indirizzo e coordinando al meglio gli sforzi realizzati in sedi pubbliche e in ambito privato, finalizzando le priorità alle esigenze commerciali e produttive. u Le azioni di carattere economico e sulla struttura del mercato Uno sviluppo coerente dell’attività di analisi economica fin qui svolta sarà la strutturazione di un “Osservatorio Nazionale sui prezzi e sui dati statistici” presso il Ministero: tale organismo dovrà monitorare continuamente le condizioni dei prezzi di mercato ed interfacciarsi con gli Enti preposti ad elaborare e fornire dati il più possibile attendi-

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e idonee politiche nazionali legislative, economiche e commerciali, e dovrà essere perseguito attraverso le necessarie azioni sinergiche con altre Istituzioni pubbliche a livello centrale, regionale e locale. Il nostro Paese deve superare il “controsenso” di Paese europeo con il più alto numero di erboristerie, oltre 4.000, ma con la minor superficie agricola investita a piante officinali. Questo processo richiede in primo luogo il superamento di tre problematiche legate a una normativa nazionale “agricola” del settore da ammodernare, una maggiore conoscenza dei dati disponibili attraverso indagini specifiche ed uno sforzo nella modifica delle classificazioni statistiche ormai obsolete e inadeguate al commercio attuale. Più in dettaglio, gli obiettivi del Piano delle piante officinali riguardano interventi volti a creare un quadro legislativo nazionale del settore agricolo efficace ed armonizzato per definire i necessari interventi di supporto al settore, valutare l’inserimento del settore a pieno titolo nella PAC, anche avvalendosi delle “affinità” con il settore florovivaistico, sfruttare la Politica Agricola Comunitaria del disaccoppiamento dei paga-


25 dossier il tavolo di filiera bili, coordinare a livello nazionale e locale iniziative di comunicazione e promozione valorizzando e promuovendo le produzioni italiane. Il Piano di Settore si propone di migliorare il sistema distributivo italiano, aggregando le imprese nella filiera con la creazione di centri di prima trasformazione, per realizzare migliori economie di scala nel settore primario, della produzione, della commercializzazione e distribuzione tramite la costituzione di associazioni, cooperative, consorzi. Ciò contribuirà a superare le difficoltà del mercato facilitando l’incontro tra domanda ed offerta degli operatori del settore. Tra le attività che deriveranno dal Piano di settore sarà quella di implementare i controlli su partite importate da paesi terzi da parte delle Istituzioni preposte sia sanitarie che agricole a livello nazionale e regionale, presso punti di entrata nazionali e presso strutture di stoccaggio nel territorio nazionale u La politica di valorizzazione della produzione italiana Una politica preziosa che potrà essere perseguita con l’attuazione del piano di settore sarà quella rivolta a valorizzare la produzione italiana attraverso l’ottenimento e l’utilizzo di certificazioni nazionali e regionali riguardanti la qualità, ovvero marchi che certifichino produzioni eco-sostenibili a basso impatto ambientale. Al tempo stesso, obiettivo del Piano sarà incentivare l’ingresso nel settore di giovani lavoratori, ai fini del necessario ricambio generazionale e per una migliore professionalità, predisponendo appositi corsi di formazione ed aggiornamento attraverso la collaborazione di Università, Enti ed Istituti qualificati Azioni assolutamente necessarie, e vitali al tempo stesso, che potranno attuarsi attraverso l’introduzione del piano di settore, saranno quelle rivolte al miglioramento tecnologico e alla qualificazione del comparto.

Le sinergie e progettualità da attivare in questa direzione dovranno nascere in un’ottica condivisa tra Enti locali, privati cittadini, operatori della filiera ed Amministrazioni pubbliche, stimolando anche l’utilizzo del prodotto officinale a fini turistici, ambientali e domestici, per la realizzazione della multifunzionalità dell’azienda agricola. u Riflessioni conclusive Il settore ha grandi potenzialità, perché ha diversi “punti di forza” che altri settori non hanno. Affonda infatti le radici nella tradizione ma è investito dall’innovazione, coniuga e va incontro a molti interessi ed esigenze dei consumatori: naturalità, benessere, tradizione, cultura, territorio ma anche delle novità. Tuttavia deve uscire dalla attuale condizione di “settore di nicchia”. Per raggiungere gli obiettivi del Piano è necessaria la massima collaborazione di tutti gli addetti del settore e delle Istituzioni a livello nazionale e locale nonché del mondo della Ricerca. Il settore deve poter cogliere tali opportunità. Nella fase agricola è fondamentale che siano veicolate risorse non solo pubbliche (nuova PAC, PSR) necessarie a superare le difficoltà ma bisogna migliorare la capacità contrattuale ed i rapporti commerciali nella filiera attraverso l’associazionismo, l’interprofessione e il riconoscimento ufficiale della qualità delle materie prime con la creazione di marchi “Made in Italy”. n

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26 dossier il tavolo di filiera

A Roma il Workshop sui progetti a sostegno della filiera delle Piante Officinali promosso congiuntamente da MiPAAF e MinSAN: i dati statistici

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i è svolto lo scorso luglio a Roma il Workshop Piano di Settore, Osservatorio Economico e dati statistici della filiera delle piante officinali, ospitato e curato del Ministero della Salute e promosso dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. L’incontro ha permesso ai numerosi partecipanti di conoscere i risultati di una attività di studio e ricerca sulla filiera delle piante officinali, che si è svolta a partire dal 2011. Ma ha anche rappresentato il primo momento pubblico del Tavolo della Filiera, il coordinamento promosso dal Ministero delle Politiche Agricole in risposta a una precisa richiesta delle associazioni di settore, quella di vedere riconosciuta la specifica identità del comparto produttivo delle piante officinali e di poter così definire una strategia concertata di sviluppo, quella delineata dal Piano di Settore. Nell’intervento del dr. Alberto Manzo del MiPAAF – che riportiamo nelle pagine precedenti è descritto in dettaglio il percorso realizzato e gli obbiettivi del Piano di Settore emersi durante il lavoro comune. Solo in parte possiamo richiamare qui gli elementi statistici emersi dal lavoro svolto da ISMEA nell’ambito dell’Osservatorio Economico nato nell’ambito del progetto (il documento completo si può scaricare dal sito del MiPAAF). Anche se facilmente ci possiamo rendere conto di quante ulteriori approssimazioni saranno necessarie per tracciare un disegno ricco di tutti particolari delle diverse esperienze presenti sul campo, la presentazione di questo genere di dati produce sempre un grande interesse. u L’avvio della ricerca Fabio Del Bravo è il dirigente di ISMEA (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) che si è incaricato di illustrare il piano di lavoro che l’istituto si è dato per impostare la ricerca, una volta ricevuto l’input di realizzarla da parte del Tavolo di Filiera del MiPAAF. Pur essendo assodato un interesse crescente per le piante officinali nel corso degli ultimi anni, il punto di partenza di fatto, era una totale assenza di informazioni aggiornate. ERBORISTERIA

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Lo stesso tracciato della filiera è stato il primo elemento da definire (ved. riquadro). Sono state analizzate le fonti statistiche del settore, e la raccolta di dati avviata in breve tempo con la collaborazione delle associazioni del settore è stata oggetto di elaborazione ad hoc. E’ stata predisposta una indagine sul campo con interviste agli operatori,. Si è cercato di individuare un elenco delle specie utilizzate dal mercato italiano, di stimare i valori degli impieghi (prezzi all’ingrosso) e di evidenziare le specie che sono già coltivate in Italia, e quelle che potrebbero esserlo o potrebbero esserlo in misura maggiore. Si sono rilevati così alcuni trend, riscontrati a livello mondo, Europa e Italia, in un arco temporale compreso tra 2000 il 2010: tutti sono contrassegnati dal segno più (tranne uno, che si rileva per altro in un contesto di crescita: il numero delle aziende attive a livello agricolo diminuisce, mentre le superficie aumentano sensibilmente: quindi meno aziende, che coltivano superfici maggiori). A livello mondo la produzione di materia prima è stata stimata in aumento del 43% (a fronte di una crescita delle superfici coltivare di solo il 12%: aumento, quindi, della produttività). In Europa, nel decennio, le superfici crescono complessivamente del 55%, per un totale delle aziende impegnate che sale del 22%. In Italia, come si diceva, le aziende sono numericamente in calo (soprattutto nella prima metà del decennio, per tornare aumentare negli ultimi anni), ma le superfici dedicate nel 2010 sono più del 200% di quelle rilevate nel 2000, (anche se continuano a costituire solo una piccola fetta della coltivazione UE, non più del 3% delle superfici impiegate in Europa). Di qui la necessità di andare subito a una analisi dell’import-export: esigenza che in Italia ancora oggi si arena per la dispersione e la in appropriatezza delle voci doganali italiane – per inciso, era così già nella prima indagine che nel nostro piccolo abbiamo svolto nel 1978 - non adatte a descrivere la dinamica dei prodotti del settore officinale (vedremo poi in dettaglio cosa la ricerca a potuto puntualizzare su questo fronte).

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Piante officinali BIO: la scelta dei produttori Nel settore delle piante officinali la produzione biologica riveste una notevole importanza. Sulla base dei dati amministrativi forniti al MiPAAF dagli Organismi di controllo e elaborati dal SINAB, la superficie a piante aromatiche, medicinali e da condimento nel 2011 è pari a 2.916 ettari. Rispetto alla superficie agricola biologica totale, queste coltivazioni incidono per circa lo 0,3%. Ma più interessante è il confronto con gli ettari complessivi investiti alle colture aromatiche, medicinali e da condimento, risultanti dal Censimento dell’Agricoltura, da cui si deduce che nel 2010 il 41% della superficie coltivata a queste piante è biologica, mentre per il totale delle coltivazioni agricole, l’incidenza della superficie biologica è solo del 9%. Negli ultimi undici anni, la superficie biologica delle colture in esame ha mostrato una dinamica crescente, si è registrata infatti la crescita degli ettari biologici di queste colture ad un tasso medio annuo del 5,4%. Al fine di approfondire la conoscenza sulla produzione biologica del settore, sono stati elaborati i dati di dettaglio degli archivi degli Organismi di Certificazione, acquisiti da Federbio. Questi dati si riferiscono a 745 aziende di cui 70 registrate come preparatori e/o importatori. Inoltre, delle restanti 674 aziende, 524 sono produttori agricoli esclusivi, mentre 151 sono produttori /preparatori / importatori. La linea di tendenza indica come da alcuni anni il numero degli operatori biologici si stia stabilizzando, mentre gli operatori officinali biologici, se pur con anni altalenanti, dimostrano ancora una crescita continua. Sono stati inoltre analizzati i dati dei Piani Annuali di Produzione (PAP) che forniscono informazioni sulla superficie aziendale e sulle specie coltivate per singolo appezzamento di terreno che gli operatori biologici comunicano annualmente ai propri organismi di controllo e certificazione. Tali dati riportano le reali produzioni investite nel corso del 2011. I dati resi disponibili riguardano 614 aziende biologiche per un totale di 2.227,25 ettari, con una copertura quindi del 76,4% circa degli ettari totali stimati a livello nazionale di fonte SINAB. L’ordinamento delle aziende in base alle superfici coltivate aziendali conferma l’elevata polverizzazione della produzione. Anche l’elenco delle specie coltivate da parte di queste aziende rappresenta un’informazione molto interessante, escludendo le voci generiche nell’elenco si contano oltre 200 specie; considerando i relativi dati di superficie, le specie con la maggiore superficie investita con il metodo biologico nel 2011 sono la lavanda, il coriandolo, lo psillio e il finocchio selvatico, cui seguono camomilla, origano e passiflora. Il dato relativo al meliloto va interpretato con estrema cautela, probabilmente il dato risulta in qualche misura sovradimensionato rispetto a quella che, a giudizio degli operatori, è la richiesta di mercato. Oggi viene coltivata prevalentemente come essenza da rinnovo, foraggera o mellifera, anche in connessione, in diversi casi, con gli interventi definiti dai programmi comunitari in ed in particolare in ottemperanza degli impegni ambientali previsti dai Piani di Sviluppo Rurale regionali o a cui sono legati i contributi PAC per l’avvicendamento dei cereali. Dalla relazione di Paolo Carnemolla, Presidente FederBio

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“Il settore, ancorché di limitate dimensioni rappresenta uno dei pochi settori in crescita con delle potenzialità interessanti per l’agricoltura italiana - è la considerazione finale di Del Bravo. Per cogliere queste opportunità è importante eliminare i coni d’ombra informativi che possono costituire un vincolo al suo sviluppo. Il lavoro realizzato non rappresenta un punto d’arrivo quanto, piuttosto, un punto di partenza.

diversificato. Rispetto alle medie nazionali rappresentate dal Censimento dell’Agricoltura (2010), le imprese che coltivano p.o. mostrano forme giuridiche tendenzialmente un poco più complesse (società e cooperative) e utilizzano forme di conduzione più articolate. Un ultimo dato caratterizza, rispetto alle medie del comparto agricolo le aziende di coltivazione delle piante officinali: il capitale umano ha un livello di istruzione elevato (i laureati sono oltre il doppio, quelli in agraria tre volte il valore medio del censimento). “La coltivazione di PAMC (Piante Aromatiche Medicinali e da Condimento) sembra caratterizzata da un livello di formazione e di competenze articolato, non strettamente settoriale, capace di interagire anche con le “moderne” tecnologie della comunicazione” conclude il Corrado Ievoli.

Esportazioni (sopra) e importazioni (a fianco) (% valori 2011, elab. ISMEA fonte ISTAT)

u La tipologia delle aziende e il capitale umano Per la prima volta la ricerca si occupa di un aspetto della filiera che nelle precedenti indagini non era mai stato studiato: la tipologia, i caratteri peculiari delle aziende agricole che coltivano piante officinali. Se ne è occupato, per conto di ISMEA, il prof. Corrado Ievoli dell’Università del Molise. Una panoramica affascinante, anche se appare forse un poco innaturale descrivere delle realtà fatte di persone e storie vissute con grafici e linee. Dal punto di vista statistico il fenomeno che forse caratterizza di più le trasformazioni avvenute negli ultimi anni è quello a cui abbiamo già accennato: le aziende attive diminuiscono numericamente a fronte di un significativo aumento delle superficie dedicate a p.o. (si riduce molto la polverizzazione, quasi scompaiano le realtà inferiori all’ettaro). La specializzazione delle imprese si muove invece nella direzione opposta: le piccole – medie aziende sono quelle a più alta specializzazione (spesso lavorano solo p.o. in abbinamento ad attività a esse collegate, come trasformazione e confezionamento, agriturismo, ecc); in quelle più grandi, le officinali figurano accanto ad altre colture o ad allevamento, in un contesto di posizionamento aziendale ERBORISTERIA

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u Il rapporto con i mercati esteri L’analisi degli scambi internazionali è fondamentale per determinare le quantità e i valori utilizzati del mercato interno, e quindi le potenzialità à di sviluppo della produzione nazionale. Ma tutte le indagini svolte si sono sempre scontrate con la dispersione delle voci doganali: i prodotti riconducibili a piante officinali e derivati si frammentano su varie tabelle elaborate da ISTAT per rilevare altre voci, più generiche, di movimenti con l’estero. “Avviando la nostra ricerca – ha spiegato Mario Schiano, di ISMEA, che ha affrontato il tema degli scambi internazionali durante il workshop – abbiamo individuato circa 200 voci doganali del sistema armonizzato (comprese in 8 diversi capitoli, 21 sotto-capitoli e circa 80 codici) alle quali potevano

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essere ricondotte le materie prime ed i semilavorati provenienti da piante officinali. Operativamente si è provveduto quindi a ricercare nella banca dati ISTAT le voci doganali con il massimo grado di dettaglio disponibile”. Applicando questi criteri, i valori globali conteggiati sono i seguenti: dal 2000 al 2012 le importazioni di piante officinali e di loro derivati sono aumentate da 120 mila a 165 mila tonnellate. Nello stesso periodo, l’esborso è cresciuto da 677 a 1.052milioni di euro. Le esportazioni sono aumentate da 45 mila a 85 mila tonnellate con introiti per circa 470 milioni di euro. Il saldo della bilancia commerciale è quindi passivo: nel 2012, il passivo è stato di poco inferiore a 600 milioni di euro. Questi dati comprendono – come sempre avviene nella determinazione dell’import-export – anche i valori delle sostanze importate come materie prime e semilavorati, e riesportate dopo trasformazione e quindi a valore aggiunto: un ulteriore elemento che dovrebbe essere quantificato per ottenere indicazioni utili per determinare l’effettivo fabbisogno interno, quello che potrebbe essere soddisfatto da prodotto coltivato in Italia rispetto a quello importato.

u Il contribuito della associazioni di categoria Il Tavolo di Filiera nasce, come spiega più avanti il dr. Manzo, per una specifica richiesta delle associazioni di categoria, in particolare FIPPO, ASSOERBE, SISTE. E queste stesse associazioni si sono fatte parte attiva nello sviluppo del progetto, contribuendo al lavoro svolto dall’Osservatorio Economico con una raccolta organizzata di dati e informazioni tra i soci. Questi dati sono molto significativi, e sinteticamente chiari. Si è fatta carico di esporli Marinella Trovato, presidente SISTE e responsabile della Segreteria ASSOERBE. Il fabbisogno nazionale di materia prima officinale, secondo gli importatori e le industrie utilizzatrici, può essere valutato in circa 25 mila tonnellate di prodotto secco all’anno, per un valore all’ingrosso di 115 milioni di euro. Questi dati sono significativi per i coltivatori italiani soprattutto in considerazione di una ulteriore elaborazione esposta da Marinella Trovato: delle 296 specie di droghe censite, 142 sono coltivate

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u Il contesto eterogeneo e complesso La matrice dei dati quantitativi lascia spazio a una serie di valutazioni soggettive, basate sulla raccolta delle impressioni degli addetti ai lavori: è questo il metodo utilizzato per una prima descrizione del contesto competitivo e della struttura del mercato di cui si è occupato - con la realizzazione di focus group e interviste individuali - il prof. Franco Torelli dell’Università di Modena e Reggio Emilia. I fattori da considerare si moltiplicano : l’insieme delle condizioni che gravano sulla impresa appaiono comporre un quadro piuttosto eterogeneo, nel quale appare certo il traino derivante dalla domanda del prodotto naturale, in crescita, e dalla accoglienza positiva del consumatore, contrapposto alle difficoltà prodotte dalle carenze normative, dagli elevati costi di produzione, dalla pressione della concorrenza di

paesi con costi del lavoro inferiori. Un quadro ancora che appare ancora troppo contradditorio, e nel quale in questa fase si possono solo inventariare e porre sul piatto i singoli elementi - tutt’al più ordinati secondo il modello, di gran moda, SWOT (punti di forza, debolezze, opportunità, minacce) – ma che è forse prematuro cercare di soppesare per trarre delle conclusioni.


30 dossier il tavolo di filiera

o coltivabili in Italia. La stima che gli utilizzatori traggono da questo dato, considerando il peso relativo della varie specie, è che la produzione nazionale potrebbe teoricamente arrivare a coprire il 73% del quantitativo di prodotto secco utilizzato dall’industria – in volumi, 18 mila tonnellate - , per un valore corrispondente a circa 74 milioni di euro. Nell’analisi di Marinella Trovato il settore rappresenta un comparto di grande futuro, e la sfida per il prodotto italiano - quello coltivato, ma non solo - è tutta sul piano della qualità: una qualità che deve essere certificata e garantita da sistemi di validazione basati su rigorosi criteri scientifici. Un tema questo che si integra strettamente con la dinamica regolatoria illustrata da Stefania Dalfrà, del Ministero della Salute: quella relativa all’individuazione delle sostanze impiegabili nel settore degli integratori alimentari, e alle linee guida per i produttori, elaborate e costantemente implementate dal Ministero italiano. La realtà della FIPPO, illustrata da Andrea Primavera, è forse quella che potrà trovare il più concreto appoggio nello sviluppo del Piano di Settore: attiva e rappresenta nelle sedi istituzionali, l’associazione dei produttori può puntare a crescere nei prossimi anni, acquisendo la rappresenta di un ampio numero di aziende, presenti a quanto appare sul mercato, ma non ancora coinvolte nella vita del settore. Il settore biologico è un interlocutore essenziale per il futuro della coltivazione in Italia: e dalla relazione del dr. Carnemolla, presidente di FEDERBIO, emerge inaspettatamente un dato importante, come a livello tendenziale i produttori officinali siano fortemente sensibilizzati verso la scelta biologica, in misura largamente maggiore della media della agricoltura nazionale (qui a lato i contenuti essenziali della relazione).

con la ricerca e l’innovazione scientifica, e collateralmente con il ruolo didattico e formativo che le università potranno svolgere, anch’esso indispensabile per la svolgimento stesso dei punti programmatici del Piano di settore. A Luisa Pistelli, dell’Università di Pisa, il compito infine di ricomporre tutti gli aspetti del workshop in un quadro generale, basato sull’analisi SWOT del Piano di Settore. Una visione articolata per ciascuno dei differenti livelli di utilizzo delle p.o. illustrato nell’Allegato Tecnico. Un inventario accurato di tutti i fattori positivi e negativi che potranno caratterizzare gli scenari futuri e sui quali potrà indirizzare il suo intervento il Piano di Settore. Una piattaforma analitica da tenere bene in vista, e con la quale sarà utile confrontarsi passo per passo nello sviluppo del progetto. La creazione del Tavolo di Filiera rappresenta uno dei più importanti riconoscimenti dati al settore nell’ultimo decennio, un ulteriore attestato dell’attenzione che la Pubblica Amministrazione rivolge in questi anni ad un comparto che tutti riconoscono essere ancora di nicchia, ma dalle grandi potenzialità. Il documento riassuntivo del lavoro svolto dall’Osservatorio Economico dimostra il grande lavoro svolto da chi ha curato il progetto in questi due anni, senza risparmiare energie rispetto alla risorse impiegate. “Ma il vero lavoro comincia adesso – ci dice il Alberto Manzo. “Ogni aiuto sarà prezioso” (D.B.) n

u Il rapporto con la ricerca e la didattica Il progetto del Tavolo di Filiera si è avvalso del contributo del mondo universitario, con la partecipazione di diversi sedi. La professoressa Maria Laura Colombo del Dipartimento di Scienza e Tecnologia del Farmaco dell’Università di Torino, si è occupata, e ha presentato al workshop, l’Allegato Tecnico del Piano di settore, un documento nato per individuare tutte le possibili forme e canali di utilizzazione della pianta officinale: Dalla raccolta spontanea alla coltivazione in campo, dalle forme di coltura in vitro alla caratterizzazione molecolare delle specie coltivate. Una visione che lega fortemente la filiera produttrice ERBORISTERIA

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GRiPO papers Con il gruppo di ricerca, nato all’interno dell’Università di Padova per realizzare indagini mirate sulla qualità in campo erboristico, la nostra rivista ha avuto modo di collaborare per la realizzazione di alcuni test con il pubblico. Diamo il via su questo numero a uno spazio dedicato alla loro attività, invitando i nostri lettori a suggerire temi che potrebbero diventare oggetto di analisi e valutazione di interesse generale

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RiPO, il Gruppo di Ricerca Piante Officinali, è nato da un’idea tre persone - Stefano Bona, Giulia Bellaio e Serena Szathvary, con la collaborazione di Elisa Carnevale. Il professor Stefano Bona è docente all’Università di Padova dove tiene il corso di Produzioni Vegetali agli studenti di Scienze e Tecnologie Agrarie, Scienze e Tecnologie Alimentari e Scienze Farmaceutiche Applicate. Lavora presso il Dipartimento di Agronomia Animali Alimenti Risorse Naturali e Ambiente (DAFNAE), si occupa di coltivazione di piante officinali da oltre vent’anni anni ma i suoi interessi spaziano ben oltre, dall’analisi sensoriale all’analisi statistica e alla valutazione dell’impatto ambientale. Le dottoresse Serena Szathvary e la Giulia Bellaio sono laureate in Scienze e Tecnologie Alimentari e dottorande in Scienze delle Produzioni Vegetali dell’Università di Padova. Serena Szathvary lavora allo sviluppo di nuove tipologie di imballaggio che vedono l’impiego di oli essenziali nei film plastici comunemente utilizzati. L’obiettivo è quello di prolungare la shelf-life di prodotti alimentari freschi confezionati. L’olio essenziale infatti, grazie alle sue proprietà antimicrobiche, dovrebbe poter controllare lo sviluppo dei microrganismi responsabili del veloce deperimento di tali prodotti alimentari. Serena Szathvary si occupa dunque dello studio di questi imballaggi dal processo di produzione alla loro utilizzazione pratica. La ricerca riguarda lo sviluppo di protocolli di coltivazione di piante aromatiche al fine di ottenere olio essenziale di qualità, le cui proprietà antimicrobi-

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Nella foto: Giulia Bellaio, Stefano Bona, Elisa Carnevale, Serena Szathvary

che vengono studiate e testate in laboratorio. Lo studio comprende anche la valutazione dell’interazione tra oli essenziali e alimento e l’analisi sensoriale finale del prodotto confezionato e proposto al consumatore. Giulia Bellaio si occupa della coltivazione di piante officinali. Il suo dottorato di ricerca studia la possibilità di introdurre la coltivazione di piante “inusuali” a destinazione erboristica in Italia. L’obiettivo è quindi quello di determinare, per i parametri agronomici più importanti, la situazione ottimale per la coltivazione di queste piante nel nostro Paese. Le specie in sperimentazione per il 2013 sono circa una trentina tra cui piante provenienti da diverse parti del mondo come ad esempio il luppolo (la cui coltivazione risulta essere sempre più interessante dato l’enorme sviluppo in Ita-

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33 ricerca sul campo

Oli essenziali, lia dei microbirrifici) ma anche piante tipiche della medicina cinese come Goji (Lycium barbarum), Perilla frutescens e Schisandra chinensis. Elisa Carnevale, laureata in Tecniche erboristiche, si occupa dell’aggiornamento in tempo reale del sito InHerba (www.inherba.it);. Gli ambiti di ricerca del gruppo spaziano oltre la ricerca universitaria cercando nuove aree di studio, sviluppando idee innovative e nuove opportunità di collaborazione e dunque anche di crescita. Tra i vari progetti di studio attualmente GRIPO si occupa di una disciplina sempre più in evoluzione che vede coinvolti i cinque sensi. Questa scienza prende il nome di “Analisi sensoriale” e viene inconsapevolmente utilizzata dal consumatore ogni qualvolta sceglie un prodotto. Nonostante ciò è ancora poco sfruttata dalle aziende che potrebbero utilizzarla per migliorare i propri prodotti secondo le esigenze del mercato. In occasione dell’ultima Cosmofarma, Erboristeria domani ha ospitato nel proprio stand il gruppo GRIPO proprio per svolgere alcune attività nell’ambito di questa disciplina, coinvolgendo il pubblico della manifestazione in due test di analisi sensoriale. Il gruppo di ricerca ha proposto ai visitatori di diventare “giudici” di una seduta di analisi sensoriale facendo loro valutare due prodotti specifici del settore: oli essenziali e creme viso e corpo. La partecipazione all’iniziativa presentata al Cosmofarma è stata notevole, i visitatori hanno spontaneamente dedicato tempo ad entrambi i test, dimostrando curiosità per l’analisi sensoriale e interesse per le attività di ricerca del gruppo. Dopo questa esperienza, il gruppo ha accolto con piacere la proposta di Erboristeria domani di avviare un colloquio continuativo con i lettori per illustrare queste ricerche e approfondire i loro quesiti e le loro curiosità. Apriamo questo spazio con la relazione sui risultati del primo dei due test svolti a Cosmofarma, e proseguiremo nei prossimi mesi con altri temi, che sceglieremo insieme alla redazione in relazione a richieste e interessi specifici dei lettori.

i limiti della percezione: una prova dal vero Durante le giornate di Cosmofarma, GRIPO ha proposto ai visitatori dello stand di Erboristeria domani – pubblico composto, lo ricordiamo, da operatori professionali - due test: il primo per determinare la soglia minima di percezione di differenti oli essenziali, il secondo per valutare il giudizio del consumatore su alcune creme. Qui riferiamo dei risultati del primo test, nel quale sono stati testati tre oli essenziali – basilico, timo e menta – proposti in campioni contenenti concentrazioni differenti dell’estratto

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er entrambi i test il gruppo ha preparato dei campioni anonimi per evitare di influenzare la valutazione dei giudici. Ad ogni giudice è stato chiesto di mettere alla prova il proprio olfatto cercando di percepire eventuali molecole volatili rilasciate da ciascun campione anche a concentrazioni molto basse. Ogni “giudice” ha riportato su una scheda, preparata appositamente dal gruppo, alcune informazioni personali quali età, sesso, professione, abitudine al fumo. Dopo aver odorato ogni campione è stato chiesto se percepiva un aroma e se era in grado di riconoscerlo. Il giudizio di percezione ed eventualmente di riconoscimento dell’aroma è stato dunque riportato sulla scheda, specifica per ogni giudice. Con questo test si è voluta determinare la soglia minima di percezione sensoriale dei visitatori che hanno partecipato al test. Questa soglia è definita come “il range di concentrazione al di sotto del quale un aroma non è percepibile e al di sopra del quale individui con un normale olfatto percepiscono la presenza dello stimolo”.


34 ricerca sul campo

La determinazione della concentrazione alla quale le molecole odorose vengono percepite in riferimento al progetto di ricerca già descritto, risulta essere importante nel momento in cui si voglia evitare che all’apertura della confezione del prodotto il consumatore percepisca l’aroma dell’olio essenziale presente. I visitatori che si sono sottoposti al test rappresentavano un campione molto giovane. Ben l’80% degli intervistati aveva un’età inferiore ai 30 anni e il 55% era sotto i 24 anni. La distribuzione in funzione del genere era nettamente sbilanciata verso le donne con circa un 73%. Un dato appare consolante, solo il 20% degli intervistati ha dichiarato di essere fumatore. Quest’ultimo dato risulta piuttosto interessante dato che il fatto di essere fumatore può essere associato ad una perdita di sensibilità dell’epitelio olfattivo delle persone. Nel test solo l’11% delle persone hanno affermato di essere raffreddati. Inoltre alle persone che si sono sottoposte al test è stato domandato se avevano consumato caffè, bevanda fortemente aromatica e perciò in grado di modificare la percezione degli aromi stessi, nella mezz’ora precedente al test. I dati ottenuti devono perciò essere analizzati tenendo in considerazione la possibile perdita di sensibilità dovuta a diversi fattori.

Le componenti volatili vengono inalate attraverso le narici nella cavità nasale e qui vengono a contatto con i recettori dell’olfatto. Questi vengono stimolati ed emettono dei segnali che, giunti al cervello vengono elaborati e, grazie soprattutto alla “memoria olfattiva”, vengono associate ad un determinato aroma.

u Sintesi dei risultati

Nel grafico di seguito sono riportati i risultati del test di percezione degli aromi in funzione della concentrazione degli stessi. ERBORISTERIA

Cosmofarma 2013, stand di Erboristeria domani: i visitatori partecipano ai test sulla percezione degli oli essenziali e di valutazione di alcune creme cosmetiche realizzati dal gruppo GRiPO, con la collaborazione di altri studenti dell’Università di Padova

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35 ricerca sul campo

Il grafico riassuntivo dei risultati del test di percezione degli oli essenziali. Le curve indicano la crescita delle percentuali degli intervistati in grado di riconoscere i differenti oli al crescere delle concetrazioni. Il timo risulta essere l’aroma più facilmente riconoscibile (linea rossa, percepito dal 50% degli intervistati alla concentrazione 0,57 μL per 100 ml). Per gli scopi della ricerca, l’olio più adatto è quello alla più alta soglia di percezione.

Sebbene l’aroma di menta sia ben conosciuto risulta essere quello meno percepito. La concentrazione alla quale il 50% degli intervistati ha percepito l’aroma di menta è risultata essere di 0.57 μL di olio essenziale su 100mL. Il timo è risultato essere l’aroma più facilmente percepibile in quanto la soglia per raggiungere lo stesso risultato è risultata essere di 0.12 μL/100mL. Situazione analoga si è riscontrata per il basilico la cui soglia di percezione è di 0,18 μL/100mL. La percezione degli aromi (stimato statisticamente) del 100% degli intervistati si ottiene alle concentrazioni di 4.41 μL/100mL per

il timo, 5.52μL/100mL per il basilico e 6.17 μL/100mL per la menta. Questi risultati risultano particolarmente interessanti per l’impiego alimentare di questi aromi naturali. Da una parte, se l’obbiettivo è quello di aromatizzare un alimento, si possono determinare le dosi di olio essenziale da aggiungere all’alimento stesso, dall’altra si possono conoscere le concentrazioni alle quali il consumatore non percepisce l’aroma. Questa seconda possibilità è di estrema importanza ai fini di introdurre l’olio essenziale come agente conservante nei film plastici. Più alta è la soglia di percezione di un olio essenziale meno impattante risulterà il suo effetto sull’aroma del prodotto su cui viene impiegato. (Stefano Bona, Giulia Bellaio, Serena Szathvary) n

Contatti Stefano Bona stefano.bona@unipd.it Giulia Bellaio giulia.bellaio@studenti.unipd.it Serena Szathvary serena.szathvary@studenti.unipd.it Sul sito www.inherba.it vengono costantemente integrate e aggiornate le iniziative del gruppo

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36 professione interventi

L’erborista in herba Proseguiamo la carrellata dalle esperienze dei giovani erboristi che grazie alle competenze acquisite con la laurea hanno avviato percorsi professionali innovativi: l’autrice di questo articolo è diventata webmaster di un sito nato per informare tutti gli appassionati del mondo dell’erboristeria sulle effettive potenzialità delle erbe, e per insegnare loro ad usarle, e anche ad allestire un piccolo laboratorio domestico per la loro trasformazione Di ELISA CARNEVALE, laureata in Tecniche Erboristiche all’Università di Padova, membro del gruppo di lavoro GRiPO del prof. Stefano Bona, webmaster del sito www.inherba.it

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on mi sarei mai aspettata di trovarmi a scrivere un articolo su di me e il mio lavoro a solo un anno dalla laurea e di sicuro questo è, oltre che una grandissima soddisfazione personale, un segnale che la strada che sto percorrendo è quella giusta. Ma veniamo al dunque: mi chiamo Elisa, ho 25 anni, laureata in Scienze Erboristiche presso l’università di Padova. Ho scelto questo corso di laurea spinta da un’iniziale curiosità ingenua verso il mondo naturale, ma che presto si è trasformata in passione che ha come fondamento una solida base scientifica fatta di chimica, fitochimica, anatomia e fisiologia umana, botanica e farmacognosia, consolidatasi nel corso dei tre anni universitari. Dopo la mia esperienza di tirocinio, dove ho potuto “toccare con mano”, entrare in campo, raccogliere le piante allo stato spontaneo e vedere tutto il processo di lavorazione fino al prodotto finito, mi sono fatta una domanda: “cosa voglio fare una volta laureata?”. La risposta è stata: “vorrei lavorare in un laboratorio di produzione”…. il mio lavoro attuale? Tutt’altro! Il desiderio di iniziare a fare presto

Elisa Carnevale al desktop alla redazione del sito

esperienza e il non volermi precludere nessun tipo di opportunità mi hanno spinto ad accettare, un po’ alla cieca, una proposta cadutami dal cielo, ovvero una collaborazione con l’azienda Albrigi Luigi di Stallavena (Verona), specializzata nella lavorazione dell’acciaio inox e leader nella progettazione e costruzione di macchine per la produzione di estratti vegetali. È una realtà in contatto con le grandi aziende del settore, con il piccolo produttore, ma anche con l’appassionato che vuole cominciare a interfacciarsi con il mondo delle piante officinali.

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37 professione interventi In azienda abbiamo modo di confrontarci spesso con la “disinformazione” purtroppo molto diffusa nel nostro campo: persone che, pur volendo iniziare questa strada, non hanno la minima idea di cosa voglia dire coltivare le piante officinali e quali possano essere i costi, le energie e le materie prime adatte ai loro scopi; privati che desiderano acquistare un distillatore ancor prima di sapere che cos’è un olio essenziale e quali sono le piante adatte alla distillazione. La colpa di questa approssimativa conoscenza è da ricercarsi nella difficoltà di reperire un’informazione corretta; si assiste ad una mancanza di scambio di informazioni fra tutti gli attori della filiera erboristica, dalla coltivazione della pianta fino al prodotto venduto in erboristeria. Il nostro settore è caratterizzato da una certa “confusione” dato che si tratta di un settore che si sta sviluppando rapidamente e che non ha ancora raggiunto un suo equilibrio. È un ambito in cui l’esperienza e la pratica arrivano prima della teoria: non è facile trovare informazioni univoche sull’utilizzo di un determinato rimedio e spesso si può incorrere in informazioni sbagliate e, se riguardano la salute, anche pericolose. L’idea di mettere ordine e rendere accessibili a tutti le nozioni necessarie per conoscere, capire ed utilizzare le piante officinali, nasce da Manuel Genesini, responsabile commerciale dell’azienda Albrigi Luigi che, gestendo i rapporti con i clienti, ha potuto sperimentare personalmente questa grossa lacuna del settore, ossia: “dove è possibile trovare un’informazione immediata, semplice, chiara, corretta ed attendibile?” Da queste motivazioni è nato il mio lavoro: un progetto denominato IN HERBA, la

Da fare

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38 professione interventi

 Elisa al lavoro come erborista

guida pratica alle erbe officinali, ovvero un portale web rivolto a chi è alle prime armi, come il nome stesso suggerisce, e vuole iniziare a scoprire il mondo delle piante medicinali, in maniera semplice, veloce, chiara e corretta. Non solo, IN HERBA è anche un’ottima fonte per chi è già del settore e che vuole approfondire e verificare le proprie conoscenze. All’interno del sito si possono trovare le schede tecniche delle piante officinali tipiche della tradizione mediterranea, ma anche piante più innovative e sconosciute nei nostri ambienti. Per ognuna viene fornita una foto illustrativa, la descrizione botanica e tutte le informazioni necessarie per la coltivazione, la raccolta, la trasformazione e l’utilizzo di questa, senza tralasciare gli aspetti legati alla tradizione e alla storia, con leggende e curiosità. Collegato con i maggiori social network, è uno spazio in continuo aggiornamento dove sono inserite le novità del settore e dove è possibile conoscere i principali eventi tenuti principalmente nel territorio nazionale riguardanti il mondo naturale e le piante officinali. Il mio compito è quello di inserire i contenuti, ricercando le informazioni presenti in letteratura ma senza dimenticare il contributo fondamentale della tradizione erboristica. Con la supervisione costante del prof. Stefano Bona, responsabile scientifico di IN HERBA e docente in Produzione e Difesa di Specie Medicinali e Aromatiche presso l’università di Padova, occupandomi in prima persona del portale, ho la possibilità sia di aumentare il mio bagaglio di conoscenza sulle piante officinali, effettuando ricerche e scrivendo articoli, ma anche e soprattutto di conoscere e fare esperienza della realtà effettiva del settore erboristico. L’obiettivo di IN HERBA è anche quello di creare relazioni, mirando a diventare una sorta di riferimento per aziende e privati. Un’occasione per far conoscere la propria realtà o il proprio progetto condividendo l’esperienza personale, fornendo in questo modo consigli pratici e tangibili per chi volesse intraprendere la stessa strada. All’interno di IN HERBA inoltre vi è la possibilità di contattare la redazione per qualunque dubbio e curiosità e un esperto è pronto a rispondere, o comunque indirizzare verso il canale giusto per trovare risposta alle proprie domande. Fino ad ora le domande rivolte alla redazione richiedono principalmente informazioni più precise sulla coltivazione di una determinata pianta; in ERBORISTERIA

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particolare vengono richiesti consigli su come convertire od avviare una azienda agricola alla coltivazione di officinali, quali possono essere le specie più redditizie e quali possono essere le rese ottenibili in termine di prodotto fresco o secco. Molto curioso è il crescente interesse su colture da considerarsi innovative per il nostro territorio nazionale, ossia di piante alloctone (originarie di un altro luogo). Supportato dal Gruppo Ricerca Piante Officinali (GRiPO) dell’università di Padova, IN HERBA infatti, si contraddistingue proprio perché mette a disposizione informazioni su piante, non sempre conosciute, come Goji (Lycium barbarum), Ginseng (Panax ginseng), Perilla (Perilla frutescens), Chia (Salvia hispanica), e molte altre.. di cui spesso è difficile reperire dati e indicazioni attendibili. Naturalmente In Herba non può sempre fornire informazioni esatte poiché i dati sono in funzione di numerose variabili, difficili da considerare in maniera universale; tuttavia, la consultazione di IN HERBA o dell’esperto a disposizione può essere comunque un punto di partenza, una sorta di segnale stradale indicante la strada giusta da percorrere. IN HERBA ha preso vita da meno di un anno, ma i risultati ottenuti sono di sicuro superiori alle nostre aspettative, sia per quanto riguarda la visibilità che il tempo di permanenza sul sito, segnali che mettono in evidenza quanto sia diffusa la voglia di conoscere le piante ed imparare ad utilizzarle, a partire proprio dalla coltivazione anche per uso personale. Essere la responsabile di IN HERBA per me, neo-laureta, è di sicuro un ottima palestra di esperienza, una valida alternativa al lavoro in erboristeria o in laboratorio e un ottimo modo per mettere in pratica le conoscenze universitarie e condividerle cercando di creare maggiore consapevolezza ed interesse verso il mondo delle piante officinali. n

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39 iniziative sul campo

All’Arboreto Prandi il primo corso di alimentazione consapevole L’Associazione Arboreto Prandi organizza il corso Dai Campi .. alla tavola: corso di alimentazione consapevole, in programma il 20-22 settembre prossimi. I temi del corso spaziano dalla energetica orientale al cibo come fonte di vitalità, da elementi di coltivazione biodinamica a impatto ambientale e scelta alimentare. Relatori sono Chiara Masetti e Patrizio Michelis. Il corso si svolge presso la Cascina Prandi. Il corso è la prima iniziativa promossa dalla associazione, nata agli inizi del 2013, che si propone di gestire e valorizzare l’Arborteo Prandi di Sale San Giovanni, un patrimonio composto in primis da specie arboree di elevata bellezza, per la dimensione delle piante e per la loro differenza legata alla provenienza dalle varie parti del mondo, nonché tutto il complesso ricettivo. I partecipanti al corso potranno ammirare conifere quali l’Abete di Spagna o Pinsapo, l’ Abete della Numidia, il Douglas, il Cipresso di Lawson, la Criptomeria del Giappone, la Sequoia gigante, il Cipresso di Monterey, e latifoglie come i Faggi rossi, il Faggio pendulo, il Faggio quercino, Aceri di varie specie con forme e colori unici, l’ Albero dei tulipani, la Catalpa, le Pterocarie, la Quercia rossa, i Tigli nostrano ed europeo, boschetti di Leccio ed Ornielli, l’Acacia spinosa, il Gelso della Cina, le Palme nane, l’ Hickory, Cornioli, Cerri, la Quercia bianca, Bossi, Glicini, Deutzie, Maggiociondoli, Bambù, nonché un esemplare magnifico di Araucaria. Per ogni informazione l’associazione invia a visitare il nuovo sito, in linea all’indirizzo www.arboretoprandi.it

Viaggio di studio per conoscere i giardini antichi di Pompei L’Associazione Culturale Conservare per Innovare di Torino, che ha origine da un gruppo di professionisti uniti dalla passione per la conservazione e la tutela del patrimonio architettonico, artistico e paesaggistico, organizza i Cantierando, attività rivolta alla visita di cantieri di beni culturali, finalizzata allo studio e alla conoscenza del patrimonio culturale presente sul territorio, importante dal punto di vista artistico - architettonico - paesaggistico, ma meno conosciuto. Il Cantierando 2013 comprende anche un viaggio studio della durata di quattro giorni (dal 26 al 29 settembre) e ha come meta il sito archeologico di Pompei, con particolare attenzione allo studio naturalistico dei giardini dell’antica città ai piedi del Vesuvio. Con il coinvolgimento dei funzionari della Soprintendenza e degli operatori che hanno partecipato agli scavi degli antichi giardini pietrificati, la visita interesserà lo studio degli antichi giardini ritrovati e l’archeologia del luogo e dei suoi manufatti dal punto di vista storico, artistico, paesaggistico. La visita dei giardini di Pompei sarà accompagnata dall’archeologa Chiara Giordano, specializzata in Archeologia Classica, che è stata collaboratrice della naturalista Annamaria Ciarallo - che fu la responsabile sino al 2011 del laboratorio di ricerche archeoambientali della Soprintendenza speciale di Napoli e Pompei - nello svolgimento dell’analisi a tappeto relativa ai ritrovamenti dei giardini oggetto di scavo. Il coordinamento scientifico del viaggio studio a Pompei è di Mirna Irene Colpo e di Marialuce Reyneri. Per informazioni: www.associazionecxi.org, E-mail: mirna.colpo@associazionecxi.org

AMBIENTI E TERRITORI - ERBORISTERIA

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40 cronache cosmetiche

Bisabololo naturale da fonti alternative Ci fa sempre piacere poter riferire di ricerche e di messa a punto di processi tramite i quali è possibile l’ottenimento di principi attivi di alta qualità e di elevato interesse dal punto di vista del loro impiego in campo cosmetico, partendo da materie prime di più facile reperibilità e, soprattutto da potersi considerare fonti rinnovabili. Il bisabololo, meglio l’α-bisabololo, è un alcole sesquiterpenico monociclico che è stato isolato dall’olio essenziale estratto dalla Camomilla. Esiste il bisabololo sintetico che è una miscela dei due isomeri, l’α-bisabololo sopra citato ed il β-bisabololo. Il bisabololo, oltre che quale componente di fragranze per il suo delizioso profumo floreale trova, da secoli, impiego in cosmesi per le sue proprietà antinfiammatorie, anti-irritanti ed anche antimicrobiche. Per il bisabololo naturale come principale fonte di approvvigionamento si ricorre ad una pianta tipica della foresta brasiliana nota come Candeia (botanicamente Vanillosmopsis erytropappa). Continui tagli di dette piante hanno reso insostenibile lo sfruttamento di tale sorgente e resa necessaria la ricerca per il ricorso ad altre fonti. Leggiamo su un recente numero di Phytochemistry, che una ricerca tassonomica ha individuato e raccomandato in due particolari specie di Salvia indigena del Sud Africa, una nuova potenziale fonte rinnovabile per l’estrazione di detto importante ingrediente attivo naturale.

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Peptidi, polipeptidi Sempre nuovi, sempre diversi come struttura e come funzionalità. Continua, da parte nostra, la citazione di nuovi termini di questa categoria di importanti ingredienti attivi per una cosmesi sempre più funzionale. Oggetto di un recente brevetto un nuovo tripeptide che, incorporato in un preparato cosmetico, incrementa la sintesi del collagene. Il prodotto, basato su una sequenza Gly-Pro-Hyp, si è visto che è in grado di promuovere un significativo aumento della densità dermica dopo una serie di applicazioni giornaliere per quattro settimane. Si è anche visto che il nuovo tripeptide opera in marcata sinergia quando usato in associazione a proteine da riso. Riferito anche di miscele di peptidi individuali multifunzionali o di polipetidi o loro miscele, che contengono unità peptidiche in grado di organizzarsi strutturalmente in modo da formare una matrice 2D o anche 3D nell’epidermide o entro il follicolo dei capelli, offrendo quindi una funzione rigenerante, antirughe e di stimolazione e riparazione dello stelo dei capelli. Da citare anche la messa a punto ed applicazione di peptidi con funzione inibente le metallo-proteinasi della matrice (MMP) attivate, ad esempio da raggi UV. Questi peptidi inibirebbero i siti attivi enzimatici delle MMP impedendone la indesiderata attività degradativa nei confronti dei componenti della matrice intercellulare della giunzione dermo-epidermica. Ancora una citazione, che ci porta a ricordare peptidi sintetici la cui struttura non contempla la presenza di aldeidi funzionalizzate, che si sono rilevati efficaci stimolanti della produzione di proteine Hsp-70. Riteniamo utile ricordare che Hsp (Heat shock proteins), sono una classe di particolari proteine funzionali la cui espressione aumenta quando le cellule sono esposte ad elevate temperature o altri stress. Praticamente funzionano da difesa di altre proteine favorendone, ad esempio, la conformazione o prevenendo loro indesiderate aggregazioni.

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41 cronache cosmetiche

Nei cosmetici: acqua si, acqua no La frazione acquosa in un cosmetico, è utile o si dovrebbe metterne il meno possibile? La spinosa materia è stata discussa in un recente numero di Cosmetics & Toiletries, che recensiamo in breve, con alcuni commenti. I pro e i contro, circa la quantità di acqua presente in un preparato cosmetico. È utile la presenza di questo elemento di base o, in opportuni casi se ne potrebbe fare a meno, o tutt’al più, se ne potrebbe usare una minore quantità? C’è chi sostiene che quando si formulano preparati cosmetici a base naturale l’acqua andrebbe eliminata del tutto, e chi invece ne eliminerebbe una parte, aggiungendo solo quella strettamente necessaria, ad esempio utile per la dissoluzione di un sale o di polimero viscosizzante. L’acqua, si fa osservare, viene in genere aggiunta per diminuire il costo di un prodotto, ma questo può creare dei problemi, che non solo quelli correlati al fatto che il prodotto ‘annaffiato’ contiene meno sostanza attiva. Un problema serio è quello dei conservanti: per la preservazione da contaminazione microbica questi sono assolutamente essenziali in preparati contenenti acqua. Prodotti anidri, ad esempio quelli a base siliconi, dice qualcuno, sono resistenti a bio-contaminanti, ma c’è chi ribatte che i conservanti sono utili anche in prodotti anidri, magari in minore quantità, ma utili, quantomeno quelli a funzione antiossidante, antirancido, dato la presenza di oli, cere, burri e sostanze attive demolibili. Conservanti ed anche emulsionanti, fa osservare qualcuno, meno sono presenti in un cosmetico e meglio è, dato la loro non sempre ben accertata potenzialità sensibilizzante o tossica. Qualcuno li considera addirittura ‘ingredienti non necessari’ nella formulazione. In un sistema a base prodotti naturali, per esempio, non dovrebbero figurare. Qui, diciamo noi, potrebbe funzionare la risorsa di aggiungere conservanti naturali che, non figurano nelle liste dei tradizionali conservanti, per cui… chiaro, no? Dove sta la verità, la nota non arriva a stabilirlo, anche noi riteniamo im-

possibile verificarlo. Ma esiste il buon senso, specie se il formulatore ha idee chiare ed è attrezzato di corrette conoscenze: da prodotto a prodotto, da presenza di sostanze a diverso comportamento, dalla qualità estetica, organolettica ed applicativa del preparato finito, ecc., la scelta andrà fatta in maniera adeguata. Senza aprire del tutto il rubinetto o del tutto chiuderlo.

Chimica verde: idrocarburi da alghe Le alghe, inesauribile sorgente naturale per l’ottenimento da fonti sostenibili di sostanze di interesse applicativo nell’industria. Stavolta parliamo di idrocarburi da alghe.

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In un recente rapporto economico, si legge della messa a punto di un processo di pirolisi catalitica che consente l’ottenimento di idrocarburi aromatici da microalghe. Con questo processo si ottengono idrocarburi e ammoniaca di apprezzabile qualità; il secondo prodotto può essere riciclato come fertilizzante nella coltivazione delle microalghe. Oltre alle alghe sono stati valutati col medesimo procedimento anche bio masse lignocellulosiche e scarti da legno, ma si è visto che è operando su microalghe verdi (Chlorella vulgaris) che si ottengono idrocarburi aromatici con una migliore resa e con una migliore distribuzione di tipi; ad esempio, la pirolisi catalitica con microalghe consente l’ottenimento di una maggiore quantità di aromatici monociclici. Tale procedimento, che risolve alcuni problemi correlati alla lavorazione di masse algali, rivelatosi economico, ed ecosostenibile, rappresenta quindi un ulteriore passo in avanti nella chimica verde ai fini dello sfruttamento di biomasse per la produzione di biocombustibili.


42 cronache cosmetiche

Da un frutto selvatico attivi per far crescere le ciglia Così come esistono principi attivi naturali che si è potuto scientificamente verificare essere in grado di favorire la crescita dei capelli, ecco che dal Giappone si ha notizia che esistono anche attivi vegetali in grado di sviluppare la crescita delle ciglia. Dal Giappone la notizia che gli estratti di Giuggiolo (Ziziphus jujuba), una pianta di origine asiatica ma, una volta (ora meno) diffusa anche da noi si è rivelata efficace nel promuovere la crescita e l’allungamento delle ciglia. La Giuggiola - una pianta la cui droga contiene flavonoidi, tannini pectine, zuccheri, ecc. - è nota nella medicina tradizionale asiatica per le sue numerose proprietà terapeutiche. Il suo frutto, a forma di una grossa oliva, rosso a maturazione, è edule, con gusto simile a quello di un dattero. Parecchi anni fa la Shiseido aveva intrapreso una ricerca di carattere fisiologico ed istologico sulle caratteristiche di formazione e di sviluppo delle ciglia umane e aveva potuto stabilire che le ciglia hanno un più rapido ciclo di crescita (circa 4 mesi) ma una più lenta velocità di sviluppo rispetto ai capelli. Si era, peraltro, potuto stabilire che la crescita e la lunghezza delle ciglia a ciclo completo varia da individuo a individuo. Sulla scorta di quelle ricerche, la Compagnia giapponese ha, recentemente, rinnovato la sua attenzione e quindi correlata ricerca scientifica a questa materia, intesa a scoprire se esistevano principi attivi naturali in grado di favorire questo processo biologico. La ponderosa ricerca, nel corso della quale pare sia stato esaminato l’effetto di almeno 200 tipi di piante, si è visto che è la frazione attiva del frutto della Giuggiola a presentate in maniera maggiore questa funzionalità, cioè accelerare la crescita delle ciglia: i i componenti attivi della droga del piccolo frutto stimolerebbero la proliferazione delle cellule del follicolo capillare.

Proteine da sottoprodotti della pesca Dalla lavorazione dei pesci il recupero di sottoprodotti di notevole interesse industriale quali proteine, per i quali sono previsti impieghi in campo alimentare, quali integratori nutrizionali. La produzione di idrolizzati proteici come sottoprodotti della lavorazione dei pesci è una tecnologia conveniente ed ecosostenibile che consente il recupero di sottoprodotti di notevole interesse industriale da altre lavorazioni. Sono stati studiati idonei processi al fine di migliorare le condizioni di operazione e di qualità e di resa di sottoprodotti di un pesce del mare dell’Atlantico orientale del genere Merluccius. Se ne riferisce in un recente numero di J Sci Food Agric. Le proteine contenute in questo genere di pesce variano da 800 a 860 g/kg-1 e presentano un grado di idrolisi tra 19 e 22%. Un primo metodo adottato consentiva l’ottenimento di una resa pari al 72% ma l’idrolizzato ottenuto era troppo scuro per potere essere utilizzato inERBORISTERIA

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dustrialmente. Con metodi successivamente messi a punto, che prevedono anche fasi di lavorazione in emulsione e con adeguato controllo della schiuma, è stato possibile ottenere idrolizzati proteici concentrati ed interessanti frazioni peptidiche dotate di elevato potere antiossidante, bloccate i radicali liberi. Per questi nuovi prodotti ecosostenibili sono previsti impieghi in campo alimentare, quali integratori nutrizionali.

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Chimica verde, prodotti alternativi Nuovo processo ecosostenibile per la produzione di vanillina partendo da biomasse agricole, ovvero lignina ottenuta da scarti di legname. La vanillina (4-idrossi-3-metossibenzaldeide) è una importante sostanza aromatica che trova largo impiego nell’industria, soprattutto nel settore alimentare. Esiste un prodotto di origine naturale, che si ricava dai frutti (baccelli) di diverse piante del genere Vanilla, ma in particolare da Vanilla planifolia. Peraltro, il consumo industriale di vanillina naturale oggi è ridotto al minimo, si ritiene dell’1%, rispetto a quello di vanillina ottenuta per biosintesi e questo in ragione dell’enorme divario di prezzo tra le due qualità di prodotto, divario spiegabile per varie ragioni ma soprattutto per la scarsa e discostante disponibilità in mercato di materia prima. La produzione industriale è basata sull’ottenimento del prodotto per via sintetica, per bioconversione da altre sostanze quali acido caffeico, veratraldeide ed, in particolare acido ferulico. Moderne ricerche hanno comunque messo a punto processi ecosostenibili per la produzione di vanillina partendo da biomasse agricole; sono numerose, infatti, le piante il cui legno contiene vanillina. Uno di questi processi prevede, ad esempio l’ottenimento del pregiato aroma partendo da lignina ottenuta da scarti di legname: si tratta di una ossidazione controllata della materia prima cui segue una fase di distillazione e cristallizzazione del derivato per ottenerlo allo stato puro.

Migliora l’aspetto della pelle smettendo di fumare Da uno studio di una equipe di ricercatori giapponesi, la conferma che il fumo accelera l’invecchiamento della cute. Smettendo di fumare l’aspetto della pelle migliora. È ormai accertato che l’abituale vizio del fumo porta ad un prematuro invecchiamento della pelle, fenomeno per il quale gli anglosassoni hanno coniato un’ espressione che calza a pennello:’smoker’s face’. Sinora, l’effetto conseguente alla cessazione del fumare sull’aspetto della pelle non era stato mai elucidato. Dal Giappone una ricerca che, occupandosi di colmare questa lacuna, sembra sia riuscita a dimostrare che dallo smettere di fumare l’spetto esteriore della pelle ed il suo benessere traggono indubbio vantaggio.

Si riteneva che tale modificazione dell’aspetto della cute fosse dovuto a carbonilazione delle proteine; è questa una indesiderata modificazione delle proteine: i ROS modificano la struttura amminica di vari aminoacidi (arginina, lisina, prolina, treonina) e danno luogo alla formazione di aminoacidi carbonilati. Dalla ricerca è risultato che il livello di carbonil-proteine sullo strato corneo non è diverso tra prima e dopo la cessazione del fumare. Peraltro, la lucentezza si esalta significativamente già dopo 4 settimane di cessazione, aumentando entro le 12 settimane. Il rossore della pelle diminuisce, mentre sostanziali differenze non si notano su soggetti a cute con tono giallastro. Il tenore in emoglobina tende a diminuire, per cui si ritiene che il migliore aspetto della pelle conseguente alla cessazione di fumare dipenda proprio da una diminuzione dell’emoglobina, che porterebbe ad una cute meno arrossata e più brillante. n

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Qualità del sonno e benessere SIMONA A. BELLOMETTI (Scuola di Specializzazione in Idrologia Medica, Università degli Studi di Pavia) CESARINA GREGOTTI ( Dipartimento di Medicina Interna e di terapia Medica, Università degli Studi di Pavia) ANNA MAIDECCHI (Responsabile Ricerca Preclinica e Clinica, Gruppo Aboca-Planta Medica) PLINIO RICHELMI (Direttore Dipartimento di Medicina Interna e Terapia Medica, Università degli Studi di Pavia)

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pesso tra i cambiamenti fisici e parafisiologici che accompagnano l’invecchiamento, si manifestano anche modifiche quali-quantitative del sonno. Non è insolito sentire affermare ad una persona anziana che impiega più tempo ad addormentarsi di quanto le necessitava parecchi anni addietro e, peraltro, le risulta spesso più faticoso restare sveglia a lungo. Che cosa porta, allora, molte persone un po’ avanti negli anni a dichiararsi non pienamente soddisfatte del riposo notturno e più stanche durante la giornata? Alcuni studi sugli stili di vita correlati alla qualità del sonno, riportano per esempio una riferita dilatazione dei tempi necessari ad addormentarsi, un maggior numero di risvegli notturni, una minore durata delle fasi REM (rapid eyes movements), ciò che gli specialisti definiscono “architettura del sonno”. Altri fattori che possono contribuire ad alterare l’assodata ritmicità del sonno riguardano i ritmi circadiani che regolano e coordinano numerose funzioni del nostro corpo, incluso il sonno. Nel caso specifico non è insolito sentire affermare da persone anziane che avvertono sonnolenza precocemente durante la serata, ma altrettanto precocemente tendono a

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Le abitudini personali influenzano fortemente la qualità del sonno. E da essa dipendono salute e benessere. Una oppurtuna integrazione erboristica, e il ricorso a rimedi vegetali, vanno sempre accompagnati da una adeguata attenzione degli stili di vita, sopratutto per le persone anziane

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ziali al benessere fisico e psicologico Per molti clinici la qualità del sonno risvegliarsi al mattino, ciò che tecnidell’individuo, a ripristinare una serappresenta una sorta di variabile camente viene chiamato “advanced rie di equilibri immunologici e meche orienta sulla condizione globale sleep phase syndrome” (1, 2, 3) tabolici adiuvanti il mantenimento di salute di un individuo anziano; è Contrariamente ad alcuni luoghi codello stato di salute. (Tab.1) dimostrato, infatti, che gli anziani muni che affermano l’evidenziarsi di è indubbio che il “bisogno di sonche non godono di un soddisfacenuna riduzione nel bisogno di sonno no” varia da un individuo ad un alte riposo notturno soffrono più free di riposo con il passare degli anni, tro, anche se gli standard scientifiquentemente di depressione, deficit recenti studi dimostrano che esso camente riconosciuti per un adulto di memoria e di attenzione. rappresenta una quantità quasi cosono attorno alle 7 ore e stante, anche in età mezza per notte, non si adulta avanzata deve, tuttavia, ignoraCiò significa che se Il sonno per l’anziano re che alcuni parametri dal punto di vista Il sonno è importante per la salute fisica e psichica nell’età endocrini e metaboliquantitativo il bisoavanzata quanto in quella giovanile. ci possono intervenire gno di sonno resta Per i soggetti anziani dormire bene, godere di un buon riad influenzare variabili invariato ciò che si quali-quantitative del modifica è la necesposo notturno è di particolare importanza per mantenere sonno. sità di iniziare più integre la capacità di concentrazione e di memorizzazione Per esempio, diminuiprecocemente il rioltre che per consentire ai processi fisiologici di ristabilire ti livelli di GH (growth poso notturno, che quegli equilibri compromessi dalle attività quotidiane. hormon) e, di consea sua volta, tende guenza, di melatonina, ad anticipare il mopossono indurre modimento della sveglia fiche alla ritmicità del sonno, deterPoiché la qualità del sonno è rilemattutina. minando un certo numero di risvegli vante tanto quanto la quantità, è La ragione della desincronizzazionotturni o anticipato risveglio matimportante riconoscerle la dovuta ne tra i ritmi circadiani endogeni ed tutino, cosa che, entro certi limiti, attenzione all’interno di un’analisi il ritmo sonno veglia non è ancora non rappresenta comunque un indiglobale: l’eccessiva fatica ad iniziare completamente chiara, ma molti rice di patologicità del problema. la giornata o una sonnolenza che si cercatori sono orientati ad attribuire ripresenta frequentemente durante una certa responsabilità alla stimolail giorno, può essere sintomatico di zione luminosa e ad alcune sostanze u Il sonno e gli stili di vita una cattiva qualità del sonno anche endogene come la melatonina. In alcuni casi di riferita insonnia in assenza di episodi di risveglio anUna non adeguata qualità del sonno l’anamnesi può rivelare una serie di ticipato o di insonnia conclamata. può esitare in stanchezza, diminuita problematiche non direttamente colDormire bene, avvantaggiarsi di una attenzione e diminuita efficienza dulegate a meccanismi di controllo del buona qualità di sonno sono essenrante la giornata. ciclo sonno/veglia, bensì a situazioni


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bocce, golf, bicicletta, passeggiare), contingenti e controllabili: depresu Abitudini positive favorisce la buona qualità del sonno sione, ansia, esperienze traumatiche Come abbiamo già detto, la maggior e protegge da sintomi depressivi, direcenti. parte degli individui adulti ha nesturbi dell’attenzione, affaticabilità Per fare alcuni esempi: cessità di dormire circa otto ore per diurna (National sleep foundation). — stress: importanti cambiamenti notte, fermo restando una variabilità nelle abitudini e negli stili di vita, (la biologica soggettiva che può incidemorte di un congiunto, il cambio di re, per eccesso o per difetto, su tale u Gli ambienti destinati domicilio, ecc), sono situazioni che media quantitativa. Come fare, alloal sonno possono precipitare sentimenti di ra per entrare in sintonia con il proUna attenzione particolare va dediansia e depressione che influenzano prio ritmo sonno/veglia? cata al luogo destinato al riposo notnegativamente la qualità del riposo; Ecco alcuni semplici suggerimenti: turno: la camera da letto. — stili di vita scorretti: dormire un — andare a letto ad un orario regolare Il luogo in cui si dorme dovrebbe esnumero insufficiente di ore e dore svegliarsi alla stessa ora ogni giorno sere silenzioso e scuro (evitando di mirle in modo irregolare, consumare (ciò consente di amplificare i benefimantenere accese durante la notte alcool per indurre il rilassamento, ci di un quantitativo standard di ore fonti di luce artificiale), confortevole addormentarsi con la televisione o il dormite sul benessere e sulla perfored interpretato come un luogo non computer accesi; mance diurna) destinato ad attività professionali — dolore e malattie: una sintomato— se necessario, soddisfare ulteriori (computer, appunti, scrivere) o a stilogia dolorosa non adeguatamente necessità di sonno con un breve ripomolazioni sensoriali (musica, televitrattata, ovviamente, sino pomeridiano; ciò compromette il riposo andrà accuratamente Sintomi di cattiva qualità del sonno notturno. Anche una evitato in caso di inlunga serie di patosonnia conclamata Risveglio particolarmente faticoso stanchezza accentualogie (artrite, artrosi, — contro la sonnolenta anche dopo riposo notturno irritabilità e sonnolenza osteoporosi, asma, za post prandiale, può durante il giorno tendenza ad appisolarsi guardando la diabete, Alzheimer, essere strategico impetelevisione o il computer, assumendo posizione seduta ecc) possono esitare gnarsi in semplici attidifficoltà di concentrazione scarso controllo delle proprie nella medesima provità esecutive che facireazioni emotive ricorso a sostanze farmacologiche o blematica; litino il raggiungimenall’assunzione di alcoolici per indurre il sonno. — politerapia: l’utilizto dell’abituale orario zo contemporaneo di per andare a dormire svariati principi far(riordinare la cucina, macologicamente attivi, frequente preparare l’abbigliamento per il giorsione, social network, ecc). tra gli individui anziani, può portare no dopo, telefonare ad un amico ecc) Tra le strategie trasversalmente cona ripercussioni, in difetto o in eccesdivise per favorire il rilassamento so, sui ritmi sonno/veglia; preliminare ad un buon sonno, vi è lo u Fisiologia del sonno Alcuni semplici suggerimenti adiusviluppo di abitudini e rituali prima La regolazione del ritmo sonno/vevanti potrebbero essere, invece: di andare a letto, come fare un bagno glia è un meccanismo complesso — praticare attività fisica almeno 3 ore caldo, ascoltare musica rilassante, coinvolgente svariati circuiti neuroprima di andare a letto; ciò può rapattivare esercizi di respirazione, farsi logici e molecole endogene. presentare uno strumento di normamassaggiare, assumere bevande calL’interrelazione tra sistemi neuroalizzazione del ritmo sonno/veglia, in de non alcooliche, sfogliare le pagine natomici e neurochimici, come acequanto migliorando il tono dell’umodi un giornale, leggere. Queste abitilcolina, noradrenalina, serotonina, re e riducendo lo stress, favorisce il tudini possono influenzare drasticaistamina, favorisce il mantenimento ripristino di corretti equilibri. mente la qualità del riposo notturno dello stato di veglia La pratica regolare di attività fisica e, se esiste una chiave “segreta” nella I neuroni promotori del sonno, inpromuove la liberazione nell’organidefinizione di una strategia personavece, sono localizzati nella parte ansmo di una serie di sostanze chimilizzata, essa va ricercata in una sorta teriore dell’ipotalamo e nel tronco che che favoriscono un sonno regodi sperimentazione sul campo che ci encefalico, rilasciano GABA ed inibilare e riposante. renda capaci di identificare, ed evenscono le regioni che promuovono la Studi condotti anche su individui antualmente ridiscutere, i nostri bisocondizione di veglia. (4) ziani hanno dimostrato che un mogni , finalizzandoli a comportamenti Uno dei principali regolatori endoderato, ma costante, esercizio fisico coerenti con un riposo notturno adegeni del meccanismo sonno/veglia è (nuoto, aquagym, ballo, bowling, guato e soddisfacente. la melatonina. Si tratta di un ormone

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Da evitare

secreto dalla ghiandola pineale, che aiuta, insieme ad altre sostanze, il buon funzionamento di una serie di ritmi circadiani tra cui quello sonno/ veglia. (5, 6, 7) La sua produzione è influenzata dall’esposizione alla luce solare e condiziona il ciclo sonno-veglia. Il picco di secrezione della melatonina è alla sera, con il buio, così da favorire il riposo notturno, mentre durante il giorno la sua produzione è ridotta, così da non incidere sulla performance.

u I rimedi fitoterapici

Valeriana è uno dei rimedi erboristici più tradizionalmente utilizzati nei casi di insonnia e per gli stati d’ansia, una tra le più conosciute tra le piante amiche del sonno. Alcuni componenti attivi della valeriana sono in grado di provocare rilassamento muscolare, ciò che facilita l’induzione del sonno, senza lasciare, peraltro, i reliquati di intontimento che, talvolta, rappresentano l’esito dell’utilizzo di sostanze farmacologiche. Secondo alcune ricerche il suo meccanismo d’azione risiede nella capacità di alcuni suoi componenti di inibire un enzima destinato alla degradazione del GABA (acido γ-ammino butirrico), mediatore chimico coinvolto nei meccanismi di eccitabilità neuronale, del rilassamento e dell’induzione del sonno. (10, 11, 12, 13, 14, 15, 16)

Passiflora Anche studi condotti in laboratorio su animali hanno confermato le qualità ansiolitiche, sedative ed ipnoinducenti di questa pianta e, recentemente, uno studio condotto su 40 soggetti monitorati per 7 giorni, durante i quali assumevano quantità controllate e note di passiflora sotto forma di tè, ha evidenziato un indubbio beneficio sulla qualità del sonno e sui livelli di ansia. (17) La passiflora è nota per favorire il rilassamento muscolare, ha azione ansiolitica e risolve alcuni tipici sintomi stress dipendenti, come la contrattura muscolare delle spalle e del rachide cervicale, facilitando condizioni di rilassamento fisico e psichico (18, 19). Camomilla L’attività ipnotica della camomilla è nota e scientificamente indagata.

Molte persone che hanno disturbi del sonno scelgono di affrontare le proprie problematiche ricorrendo all’assunzione di sostanze naturali con proprietà fitoterapiche, che tradizionalmente sono tra i rimedi e gli approcci di automedicazione più adatti a favorire il rilassamento e quei rituali idonei ad indurre il sonno. Il ricorso all’utilizzo di sostanze naturali derivate da piante medicinali, soprattutto sotto forma di infusi e tisane, permette di abbinare all’efficacia del prodotto, la gradevolezza dell’assunzione di una bevanda calda e buona tanto che, da indagini recentemente effettuate, è emerso come l’utilizzo di tali prodotti, tra gli adulti statunitensi, nell’ultimo decennio, è passato dal 2,5% al 12,4%, ciò che ha imposto al personale sanitario, tanto quanto ai pazienti, la necessità di un percorso di formazione specifico, per un utilizzo corretto dei prodotti. Alcune piante medicinali sono tradizionalmente usate come ansiolitiche e facilitanti il sonno: tra le più conosciute citiamo camomilla matricaria, passiflora, melissa, valeriana. E’ raccomandabile che l’assunzione di queste sostanze avvenga, soprattutto nei casi di uso continuativo/ cronico, in accordo con il curante, poiché alcune di esse potrebbero interferire con i meccanismi d’azione di principi farmacologicamente attivi o, assunte a dosaggi elevati e non controllati, indurre effetti collaterali.

Tuttavia, molti aspetti della vita quotidiana moderna possono influire negativamente sulla fisiologia del ritmo sonno/veglia, come rimanere molte ore al giorno in spazi chiusi, lontano dall’esposizione alla luce solare, passare periodi quotidiani prolungati davanti alla televisione o al computer, mantenere una fonte luminosa accesa durante la notte in camera da letto (compromette la produzione di melatonina e rende difficoltosa la fisiologia del sonno). Ecco, allora, altri suggerimenti — passare il maggior numero di ore possibile alla luce del giorno; — favorire la massima illuminazione naturale dell’ambiente domestico durante il giorno e, se possibile, lavorare vicino ad una finestra — imparare a spegnere computer e televisione, qualche volta — non utilizzare sussidi quali iPad, iBook, PC per leggere a letto (..fonte luminosa artificiale)

Campo di camomilla

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La sua assunzione sotto forma di infuso riduce i tempi di latenza della fase di addormentamento e prolunga il periodo di sonno, oltre a ridurre l’attività motoria. Studi recenti assimilano l’attività ansiolitica ed ipnoinducente della camomilla ad un’azione simile a quella svolta dalle principali categorie di farmaci tradizionalmente utilizzati nei disturbi ansiogeni: le benzodiazepine. (20)

Melissa Si tratta di un’altra pianta cui la letteratura botanica e scientifica riconoscono proprietà antistress e ansiolitiche. (21) Secondo alcuni studi il potenziale terapeutico dei suoi principi attivi la rende un’alternativa ad alcuni classici rimedi farmacologici per l’ansia. (22) Essa viene spesso utilizzata insieme alla valeriana, associazione che ha consentito di evidenziare un’effica-

cia paragonabile a quella sviluppata dalle benzodiazepine nell’induzione del sonno. Indurre rilassamento nelle condizioni di stress, senza provocare compromissione di performance intellettuali e cognitive è un’altra delle qualità attribuibili a questa pianta nota sin dai tempi più antichi. (23, 24) Lavanda Anche alla lavanda sono attribuite e riconosciute proprietà sedative ed ansiolitiche. Recenti studi ne hanno dimostrato, attraverso rilevazioni strumentali, l’attività neurosedativa quando utilizzata per via inalatoria, mentre altri studi ne hanno testato la positiva influenza sia su soggetti sani che su pazienti affetti da demenza senile e con manifestazioni di agitazione psico-motoria. (25, 26) Ognuna di queste piante ha una sua specifica composizione chimica, definibile attraverso apparecchiature sofisticate che consentono analisi complesse, e dalla presenza, al loro interno, di una serie di sostanze chimiche, alcune caratterizzate da attività medicamentosa, altre definite inerti. Nel loro insieme, comunque, costituiscono quello che viene definito come “fitocomplesso”, che è il responsabile delle proprietà salutari svolte dalla pianta e che possono essere diverse da quelle indotte dai singoli componenti attivi che lo costituiscono (una sorta di interazione farmacologica).

u Preparazioni domestiche

Le forme farmaceutiche che ci rendono accessibili le proprietà benefiche delle piante, possono essere ottenute partendo da: — pianta essiccata (tisane, infusi, decotti, ecc); — pianta fresca (tintura madre, macerati o succhi); — distillazione o spremitura (olii essenziali). Tisane, infusi, decotti non sono sino-

Lavanda ERBORISTERIA

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nimi, corrono tra loro alcune differenze nelle modalità di preparazione e nelle caratteristiche della materia prima, ma per l’utente finale, soprattutto in alcuni momenti della giornata, bere qualcosa di caldo e profumato è comunque un metodo

Bibliografia

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50 monografie Corbezzolo

I frutti del bosco: il Corbezzolo

Arbusto mediterraneo ricco di singolarità: sempreverde, fruttifica in pieno inverno, è una preziosa pianta mellifera (il suo miele monoflora, amaro, è fortemente balsamico); se ne usano tradizionalmente tutte le parti (sia quelle aeree che le radici). Gli studi recenti si moltiplicano, per la diversificata gamma di componenti bioattivi; il più noto, l’arbutina, dalla certa attività antisettica delle vie urinarie, è rilevante anche in campo cosmetico. ERBORISTERIA

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51 monografie Corbezzolo

di paolo poggi

Q

uesta volta parliamo di una pianta assai nota tra le tipiche della macchia mediterranea occidentale, il Corbezzolo. Arbutus unedo è il suo nome botanico, appartiene alla famiglia delle Ericaceae; il primo termine binomiale pare derivi da due parole celtiche: ar, aspro e butus, cespuglio, forse per indicare che i frutti prodotti da questo cespuglio sono aspri al gusto. Il termine unedo, pare invece sia stato coniato dal naturalista romano Plinio (23-79 d.C.), il quale sosteneva che il frutto della pianta è aspro e sgradevole al gusto, per cui unum edo, cioè riusciva a mangiarne uno solo. Nelle varie regioni italiane, la pianta va sotto altri diversi nomi, come ‘albatro’ e, soprattutto ‘comaro’ (anche ‘conero’), parola che si ritiene derivi dal termine greco kòmaros.

u Un poco di storia Il Corbezzolo è conosciuto sin da tempi antichi; in Roma, oltre il già citato Plinio, ne riferiscono Orazio e Virgilio: entrambi apprezzano il suo miele. Ovidio in una sua ode recita “...e gli uomini, appagati dai cibi nati spontaneamente, raccolgono more, corbezzoli, fragole di monte…”. Mattioli, medico e botanico senese, nel 1500, esprime il suo …disappunto per il frutto della pianta… “nuoce allo stomaco e fa dolere il capo”, e poi rifacendosi agli insegnamenti di Dioscoride (medico greco del I sec. d.C), di cui coordinò le conoscenze medico-botaniche del suo tempo

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in un vasto trattato, scrive una nota curiosa ed originale: “…mangiano i frutti dell’Arbuto volentieri i tordi e i merli ed imperò sono ruffiani degli uccellatori a far frullare i lacci che ascondono tra le fronde...” Nel Rinascimento, il Corbezzolo veniva curiosamente celebrato come la pianta che rappresentava l’unità nazionale, infatti, i suoi fiori bianchi, le sue foglie verdi e le sue bacche rosse non erano forse il simbolo della nostra bandiera tricolore? Tant’è, che qualche tempo più tardi, il Pascoli declamò: “…o verde albero italico…” u Il Corbezzolo nella medicina popolare

Le parti aeree della pianta (fiori, foglie, corteccia e frutti) ed anche le radici sono state per secoli sfruttate nella medicina popolare tradizionale. Le foglie in particolare, venivano usate (e lo sono tuttora in erboristeria) come decotto a funzione astringente, diuretica, depurativa, (ad esempio nel caso di disturbi intestinali). Quella astringente (dovuta ovviamente al sostenuto contenuto in tannini della droga) è una delle funzioni più eclatanti degli estratti dalle foglie e dal frutto del Corbezzolo, usati ad esempio come antidiarroici. Ricordiamo anche che le foglie della pianta, anticamente venivano utilizzate nella concia delle pelli. Dalle foglie si ricava anche una “tintura madre” (cioè una soluzione in alcole dei componenti attivi della droga della pianta) efficace quale antinfiammatorio (ad esempio, delle vie urinarie e biliari). Dai fiori si ottengono decotti da utilizzarsi per favorire la sudorazione. Le radici essic-

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u Appunti di Botanica Il Corbezzolo è pianta riteniamo nota a tutti, per cui ci limiteremo ad una sua brevissima descrizione. Trattasi di una arbustiva (peraltro a volte raggiunge le dimensioni di un albero), con rami frondosi, chioma tondeggiante, su un tronco a volte contorto. Le foglie, che si sviluppano all’apice di ogni ramoscello, sono lucide, coriacee, acuminate, leggermente più scure nel palmo superiore. Quello che è da sottolineare, invece, è che trattasi di una pianta in un certo senso originale in ragione del fatto che i suoi frutti maturano il secondo anno dopo la fioritura, per cui sui frondosi rami sempreverdi dell’arbusto è facile osservare nello stesso tempo fiori (bianchi, in mazzetti, a forma di piccole campanule), bac-

che acerbe (verdi), bacche semimature (gialle) e bacche mature (rosse). A causa di questi molteplici vistosi ornamenti, a diversa foggia e diverso colore sulla sua verde chioma, il Corbezzolo è assai apprezzato come pianta ornamentale per parchi e giardini. Habitat tipico della pianta è il sottobosco di Pini e Lecci. I fiori del Corbezzolo sono molto ricchi di nettare e quindi godono di vasta frequentazione da parte delle api (dai qui si ricava l’ultimo miele della stagione, essendo i fiori della pianta gli ultimi ad apparire). Le bacche sono eduli quando ben mature, rosse e carnose; come tali, il loro gusto non è poi un gran che (sono, in questo, d’accordo con Plinio), ma condizionate con zucchero e vino o, meglio ancora, con limone e gin (come le fragole) possono ben figurare come dessert. Si usa anche farne marmellate e, anche, dopo loro fermentazione, se ne ricava una bevanda a bassa gradazione alcolica.


52 monografie Corbezzolo

cate e polverizzate sono state usate nel trattamento di foruncolosi. Altri impieghi sono stati registrati nel trattamento di infezioni e di infiammazioni interne ed esterne del corpo. In tempi non molto lontani, nella medicina popolare estratti da Corbezzolo sono stati impiegati nei confronti di ipertensione e diabete. u I componenti attivi della droga

Abbiamo reperito vari studi, veri e propri screening analitici, intesi a determinare il contenuto in ingredienti attivi della droga della pianta. La frazione fenolica è risultata la preponderante: dall’arbutina alla glicogallina, dai numerosi derivati dell’acido gallico (acido galloilchinico, acido galloil-shikimico, un galloil-glucopiranoside), alla antocianine (cianidin-galatto piranoside,

I

delfinidin-glucopiranoside, cianidinarabinopiranoside). Alcune di queste cianidine sono responsabili del colore rosso (a maturazione) del frutto. Isolati anche vitamina C e acidi organici. Nelle foglie è anche presente un olio volatile, oltre a flavonoidi, ancora cianidine, glucosidi iridoidi, zuccheri, tocoferolo. Studi specifici sui piccoli frutti della pianta sono stati effettuati anche ai fini di determinarne il potenziale valore nutrizionale, in considerazione del loro contenuto in componenti bioattivi lipofili (come acidi grassi polinsaturi e tocoferolo) ed idrofili (quali acidi organici e vitamina C) ed, in particolare tutta una serie di derivati fenolici interessanti da includere in integratori alimentari o diete antiossidanti. Nella parte edule del frutto sono state identificate anche proteine; abbiamo reperito un dato:

circa 0,8-1 g/100 g di parte edule. Peraltro, per quanto il frutto del Corbezzolo contenga una certa frazione di sostanze a buon valore nutrizionale e componenti bioattivi, l’uso del frutto edule non è molto diffuso. Il trattamento di essiccazione sotto vuoto può cambiarne alcune caratteristiche organolettiche e colore, senza peraltro alterarne il valore nutrizionale. Di notevole interesse invece il suo miele, al quale dedicheremo un riquadro a parte. u Proprietà farmacologiche La ricerca scientifica moderna ha avuto modo di confermare le proprietà funzionali della droga della pianta sfruttate nella medicina popolare estemporanea, ma con ulteriori studi ne ha scoperte e validate altre, non meno interessanti. Pur non essendo Arbutus unedo una pianta di

Il miele di Corbezzolo

fiori del Corbezzolo sono molto ricchi di nettare e quindi godono di vasta frequentazione da parte delle api. Da questi fiori si ricava l’ultimo miele della stagione, essendo gli ultimi ad apparire. Il Miele di questa pianta è da considerarsi uno dei più apprezzati, sia per le sue proprietà nutrizionali, sia per sue funzionalità farmacologiche: balsamico, antispasmodico, antisettico e diuretico. In genere il sapore di questo miele è amarognolo ed il suo colore tende ad essere piuttosto scuro e questo in ragione del fatto che un suo componente fenolico, l’acido omogensinitico, al contatto dell’aria si ossida e genera pigmenti scuri. Quest’acido, peraltro, è dotato di elevata attività antiossidante ed antiradicalica, quindi esplica effetto protettivo della massa che lo contiene contro degradazione ossidativa e termica. Un altro interessante componente il miele di Corbezzolo è l’acido abscissico (noto anche come abscissicina), un composto fenolico che si trova anche in altri tipi di miele, ma non in quantità così elevata come nel Corbezzolo, tanto da poterlo considerare un suo marker biologico. Questo singolare acido, nell’organismo, in associazione con caroteni partecipa a varie funzioni biologiche, non ultime quelle di abbassare la pressione sanguigna, migliorare la vista, ridurre l’insorgere di manifestazioni tumorali. Abbiamo detto che il miele di Corbezzolo è uno dei più apprezzati; diremo anche che è uno dei più costosi, in ragione della sua scarsa produzione. Infatti, fiorendo la pianta molto tardi, può succedere che per avverse condizioni ambientali le api escano con minore frequenza per bottinare e da qui la contrazione nella produzione.

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53 monografie Corbezzolo

larga popolarità, sono infatti molti e diversificati gli studi clinico-farmacologici che gli sono stati dedicati, soprattutto nell’ultimo decennio. Procediamo con una breve descrizione di quelle che sono le più note, tra le varie riconosciute, proprietà della droga dei frutti e delle foglie (ed anche della radice) della pianta.

L’arbutina è un glucoside idrochinonico presente nella droga di Uva ursina, Mirtillo, Lamponi e del Corbezzolo (Arbutus unedo, da cui è stata isolata per la prima volta e da cui, quindi, prende il nome). In natura, in genere è legata al suo derivato metilato metil-arbutina. Sotto l’azione idrolitica di acidi e di emulsina (una β-glicosidasi) si trasforma in glucosio e idrochinone. HO Già nota ed utilizzata nel XVIII sec, l’arbutina era considerata un efficace agente antinfiammatorio, OH in particolare nei confronti di ciH O stiti, uretriti e pieliti e contro inOH O fiammazioni allergiche della pelle. H È stata usata al fine di prevenire virulenza di batteri patogeni e HO OH contaminazioni batteriche. H è un ingrediente attivo di largo Formula chimica dell’Arburtina impiego cosmetico in ragione, soprattutto, della sua funzione depigmentante, ma è anche dotata di buone capacità antiossidanti. Arbutina Come antisettico, disinfettante, l’arbutina può considerarsi un profarmaco; inattiva nella forma glicosilata, diventa attiva dopo idrolisi trasformandosi in idrochinone; siccome viene eliminata dall’organismo per via urinaria, è proprio in tali siti che agisce da disinfettante.

Ad ulteriore conferma, si riferisce anche di test di valutazione dell’attività antiossidante di questi estratti effettuata col metodo colorimetrico ABTS, anche in questo caso confortata da esaurienti risultati. ABTS (azin–ethylbenzothiazolin sulfonic acid), è una sostanza cromogena che può essere convertita nella sua forma radicalica ABTS+ colorata se trattata con un agente ossidante. Si usa pertanto in un test idoneo a valutare la capacità antiossidante di una sostanza (in particolare principi attivi vegetali). Attività antinfiammatoria Recenti ricerche hanno pure spiegato il meccanismo di azione a livello an-

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tinfiammatorio di estratto di Corbezzolo. L’estratto agisce da regolatore di certi fattori trascrizionali che controllano processi infiammatori ma, peraltro, dotati di multiple ed anche contrastanti funzioni. Infatti, tali fattori, se troppo attivi, potrebbero indurre infiammazione ancora maggiore, per cui una loro deregolazione è importante ai fini di tenere sotto controllo la loro funzionalità. Dati di una ricerca hanno mostrato che l’estratto acquoso da foglie di Arbutus unedo esercita un’azione inibente sull’attivazione di STAT-1 (signal transducer and activator of transcription-1) provocata dall’interferone-γ. In studi a questi correlati, al fine di valutare altri effetti dell’estratto su

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Attività antiossidante Non solo test in vitro, ma anche su membrane biologiche hanno confermato attività antiradicalica (test con DPPH, difenil picrilidrazile), sia di estratti da frutto, sia da foglie e funzione inibente perossidazione lipidica indotta su eritrociti umani, spiegandone, certi ricercatori, anche il maccanismo di azione. Contro l’azione ossidativa di AAPH, l’estratto protegge le membrane degli eritrociti da emolisi e diminuisce il livello di formazione di malonilaldeide. Riteniamo utile ricordare che AAPH (azobis-amidinopropane hydrochloride) è un azocomposto idrosolubile che è largamente usato come generatore di radicali liberi nello studio di perossidazione lipidica e, quindi, nella caratterizzazione di antiossidanti. Due parole anche per quanto concerne malondialdeide. La perossidazione lipidica porta alla demolizione dei lipidi di membrana con formazione di lipidi perossidati ed aldeidi, tra cui malondialdeide. Dalla misura dello sviluppo di malondialdeide (tramite analisi colorimetrica), si risale al valore della perossidazione lipidica e quindi alla funzionalità protettiva di certe sostanze antiossidanti. Nel caso riportato, questi test hanno ben confermato l’efficienza antiossidante ed antiradicalica di vari estratti valutati. Quello da foglie, secondo quanto risulterebbe ancora dai sopracitati test, è da ritenersi a maggiore contenuto polifenolico. Gli estratti da Corbezzolo quindi sono da considerarsi come sorgente naturale di antiossidanti potenzialmente utili nel contrastare disagi mediati da radicali liberi.

L’Arbutina


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modelli di forme acute infiammatorie (test su animali) si è esaminato anche il responso antinfiammatorio su infiammazione indotta da carraghenani (per iniezione intrapleurica). Anche in questo caso si è visto che, attenuando l’attività dei parametri associati al fenomeno, lo stato di disagio si attenua. Questo studio è servito, tra l’altro a dimostrare che il trattamento con estratto di Corbezzolo attenua in maniera significativa anche infiammazione acuta al polmone. L’attività antinfiammatoria di questi estratti è attribuita anche ad alcuni componenti steroidei della droga della pianta ed in particolare quella specifica attribuita all’acetato dell’acido pomilico (un attivo cui si attribuisce proprietà di inibire la proliferazione cellulare e quindi anche la crescita di cellule cancerogene); il meccanismo di azione sarebbe quindi da intendersi, per i prodotti per primi segnati, come una inibizione dell’attività di ciclossigenasi-2, mediatore proinfiammatorio, e per il secondo prodotto, un’azione interferente positivamente anche a livello di manifestazioni tumorali correlate a fatti infiammatori.

Pianta di Corbezzolo

Altri studi hanno confermato che l’attività nei confronti di cellule cancerogene è attribuibile alla funzione antiossidante ed antiproliferativa esplicata da derivati fenolici tipici della droga della pianta. Attivita vasorilassante In uno studio, esaminato l’effetto protettivo vascolare di un estratto da foglie della pianta, si è anche descritto che l’effetto è da attribuire ad alcuni derivati fenolici della droga, in particolare a tannini condensati e catechin-gallato. Vari disagi fisici di ordine vascolare, tipo ipertensione arteriale, sono in genere correlati ad una incrementata attività delle piastrine del sangue (aggregazione piastrinica). Il Corbezzolo, considerato nella medicina tradizionale una pianta utile nel trattamento di ipertensione delle arterie, è stato valutato al fine di verificarne il suo effetto sull’aggregazione piastrinica. Suoi estratti, anche acquoso, ma in particolare in solvente (metanolo ed etile acetato), hanno rivelato di esplicare una marcata inibizione di aggregazione piastrinica trombino-indotta. Si ritiene che tale attività sia da attribuire al forte effetto antiaggregante dei tannini della droga. I risultati di questi test confermerebbero in maniera significativa la fiducia che nell’antica medicina tradizionale si riponeva nella droga della pianta ai fini di questo speciale trattamento terapeutico. Altre funzioni Nel corso della nostra esamina abbiamo avuto occasione di reperire altri scritti nei quali si riferiva di altre potenziali utilizzazioni a fini terapeutici degli estratti del Corbezzolo. Riferiamo, in proposito, brevemente. Si riferisce di una potenziale funzione antiglicemica di tali estratti: riscontrata una riduzione in glicemia appena 60 minuti dopo somministrazione di glucosio. Test sulla attività antimicrobica di estratti da Arbutus unedo hanno con-

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fermato la loro validità nel confronto di vari ceppi esaminati. L’effetto anche in questo caso è prevalentemente da ascrivere alla riconosciuta funzione antibatterica di vari derivati fenolici, antocianine, flavoni, flavonoli. Estratti etanolici di Arbutus unedo si è visto che sono in grado di diminuire il tono ileale basale, producendo una significativamente più alta riduzione del responso contrattile all’acetilcolina. L’estratto, si dice, esplicherebbe un effetto antispasmodico paragonabile a quello di Verapamil, un noto ipotensivo del commercio. Tale funzione sarebbe attribuibile a tannini ed altri polifenoli (flavonoidi). u Impieghi cosmetici Non esiste una grande documentazione tecnico-scientifica circa l’impiego di estratti da Corbezzolo in cosmesi, peraltro le formulazioni che si ritrovano in commercio sono ben validate e giustificate nel loro uso. Si tratta di tonici e creme in genere destinate a pelli grasse con funzione astringente (ricordate i tannini), che rendono la pelle più liscia, meno untuosa, più luminosa; così come di lozioni a funzione lenitiva, antinfiammatoria grazie all’azione di flavonoidi ed altri attivi (ad esempio acido ursolico ) ad azione protettiva cutanea. Di recente la scoperta che un principio attivo tipico del Corbezzolo, l’arbutina, oltre ad altre proprietà presenta anche quella di esplicare funzione schiarente cutanea. Quale derivato dell’idrochinone esplica una buona funzione inibente la tirosinasi, per quanto non incida sulla sua espressione e sintesi in colture. Produce un più delicato effetto schiarente rispetto all’idrochinone in quanto il suo rilascio sul substrato avviene in modo controllato, in seguito al procedere dell’idrolisi del legame glucosidico. La deossiarbutina è un altro derivato dell’arbutina che agisce con maggiore efficacia ai fini depigmentanti, cioè è da considerarsi un più energico e rapido inibitore della tirosinasi, in grado di fornire un

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55 monografie Corbezzolo

marcato effetto depigmentante completamente reversibile nel giro di alcune settimane. Questa reversibilità dell’effetto schiarente starebbe ad indicare che i melanociti non vengono danneggiati permanentemente, ma che è invece necessaria una più prolungata applicazione al fine di ottenere più sostanziosi risultati. L’effetto sbiancante della deossiarbutina conduce a risultati più prolungati di

Bibliografia

quelli dell’idrochinone e dell’arbutina. Il meccanismo di azione e della maggiore efficacia della deossioarbitina è spiegabile col fatto che composti di-ossi- sono dotati di un maggiore potere di penetrazione e di affinità di attacco alla tirosinasi e quindi ne inibiscono meglio l’attività. L’arbutina ed il suo derivato deossiarbutina quindi funzionerebbero da schiarenti cutanei e, lo sappiamo — Mariotto S, Ciampa AR, De Prati A et

— Maeda K, Fukuda M: Arbutin, mecha-

bene, che non tutti gli individui vogliono avere la pelle scura, c’è chi ama averla, invece, chiara e levigata, senza rischi di comparsa di macchie, efelidi o colorito disomogeneo dovuti a iperpigmentazione. Peraltro, a quest’arbutina, che è da ritenersi il componente attivo più noto della droga del Corbezzzolo, dedichiamo un riquadro a parte, alla cui lettura rimandiamo. n xidant activity, some nutritional and

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colour properties of vacuum dried

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56 spazio fitoterapia

Fitoterapia e nutrizione dati e evidenze dalla ricerca di Marcello Monti

trattamenti terapeutici u Attività anticancerogena della Liquerizia

Estratti liquorosi ottenuti da radici di Glycyrrhiza inflata, una delle oltre 20 specie del genere Glycyrrhiza presenti in vari paesi del mondo (questa è tipica cinese), sono utilizzati da lungo tempo, in particolare per le loro accertate e riconosciute proprietà antinfiammatorie. Si ritiene che tale attività sia, in particolare, da attribuire ad un componente della droga, il Licocalcone-A, un flavonoide calcone, la cui azione si ritiene sia dovuta alla sua capacità di inibire ciclossigenasi e lipossigenasi, enzimi implicati nella sintesi di agenti proinfiammatori. Altri studi hanno anche verificato la possibilità di utilizzare estratti da Liquerizia nella prevenzione del cancro. Si ritiene che la droga della pianta sia in grado di inibire l’attività della ornitina-decarbossilasi, un enzima coinvolto nel processo di proliferazione delle cellule. In uno studio si è investigato l’effetto di estratti della pianta ricchi in flavonoidi su cellule carcinoma cervicali. Sulle cellule trattate col liquido, si è determinata la vitalità e l’apoptosi, ricorrendo al metodo MTT (Methyl thyazolidinyl phenyl tetrazolium e tramite flow citometry. È il primo un saggio che consente di valutare la proliferazione di cellule mentre il secondo (via laser) ne consente la misura e la separazione. Si è visto che a seguito trattamento

con l’estratto (dosaggi sino a 500 µgL ), la vitalità delle cellule diminuisce gradualmente (in maniera dosedipendente), mentre incrementa il tasso di apoptosi. Ricorderemo che il termine ‘apoptosi’ indica una forma di morte cellulare programmata (ben distinta da necrosi cellulare) che, in condizioni normali contribuisce al mantenimento del numero di cellule sane di un sistema. I risultati starebbero a confermare l’efficacia dell’estratto che inibirebbe la vitalità e la crescita di cellule malate, a loro volta eliminate per apoptosi. (1) -1

u Biodisponibilità di curcuminoidi

Dei curcuminoidi, il più noto dei quali è la curcumina (diferuloil metano) il colorante giallo (E-110) estratto dal rizoma di Curcuma longa L., abbiamo avuto più di una occasione di riferire in questa rubrica, per cui ricorderemo solo brevemente che sono molecole dotate di una marcata attività preventiva la formazione di radicali liberi e bloccante quelli già esistenti. Alla curcimina si ascrive anche attività coleretica. Un problema correlato al loro impiego è la loro scarsa solubilità in acqua e quindi bassa biodisponibilità conseguente alla loro assunzione. Si è quindi ricorso alla messa a punto di un metodo che ne migliorasse questa indispensabile caratteristica, sviluppando una microemulsione contenente il principio attivo. L’emulsione ottimale si è ottenuta impiegando un estere caprilico-caprico lipofilo e olio di ricino idrogenato ed etossilato come emulsionante e coemulsionante e glicerina. A seguito test operando con la microemulsione si è visto che la bio-

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disponibilità dell’ingrediente attivo (presenza nel plasma, test su topi), aumenta di almeno 9 volte rispetto al trattamento con estratto tal quale. Questo dell’incorporazione dei curcuminoidi in una speciale microemulsione rappresenterebbe quindi un valido metodo al fine di incrementare la biodisponibilità del prodotto e quindi l’efficacia terapeutica del preparato che lo contiene. (2) u Attivi vegetali e disturbi

correlati a menopausa

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u Luppolo e menopausa Manteniamoci nell’argomento trattato nella nota precedente per parlare del Luppolo. Il Luppolo (Humulsu lupulus L.) contiene nella su droga una significativa frazione steroidea che, oltre a β-sitosterolo e estradiolo, è costituita anche da prenil-flavonidi (8-prenilnaringenina, 6-prenilnaringenina) che sono considerati composti ad attività estrogeno-simile piuttosto elevata. I numerosi studi effettuati sugli effetti terapeutici della pianta hanno evidenziato la potenziale attività della sua droga (ed in particolare del suo componente a maggiore efficacia, la 8-prenilnaringenina) nell’alleviare disturbi legati al climaterio quali osteoporosi, dolori vasomotori, stimoli sessuali. Per contro, solo rari studi clinici sono stati sinora effettuati o, quanto meno resi noti, per quanto concerne la potenziale efficacia estrogeno-simile di estratti dalla pianta nel contrastare disturbi tipici e più comuni (vampate di calore, sudorazioni, ecc.) legati al periodo di menopausa. È per questo che ulteriori studi sui principi attivi di questa pianta sono auspicabili al fine di determinarne effettiva validità e sicurezza di impiego. (4) Azione antidepressiva di Areca Areca cathecu è una palmacea tropicale (originaria del Madagascar) conosciuta soprattutto per il fatto che i suoi semi forniscono una droga costituita da una ricca frazione in ener-

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Le donne in menopausa sono soggette ad una varietà di fastidiosi sintomi, che vanno da improvvise vampate di calore a sudorazioni notturne, che possono incidere sulla qualità della vita. La terapia ormonale è quella ritenuta la più efficace al fine di alleviare tali disturbi, ma a questa cura si attribuisce il rischio di aumento di possibili manifestazioni cancerogene. La ricerca ha quindi, anche in questo caso, rivolto la sua attenzione all’esamina di eventuali molecole naturali di potenziale uso nel trattamento di questi disturbi. I dati relativi a tale ricerca hanno proposto diversi possibili meccanismi di azione a questo fine, di derivati naturali, da attività estrogenica, a quella progestogenica alla serotonergica. Piante con potenziale attività estrogeno-simile sono da ritenersi, ad esempio, la Soia, il Luppolo, il Trifoglio, la Liquerizia, il Rabarbaro ed altre, tutte caratterizzate dal contenere nella loro droga derivati steroidei cioè composti naturali a funzione estrogeno-simile. Vegetali con funzione progestogenica sono invece, oltre ai già citati Luppolo e Trifoglio, anche Dioscorea e Agnocasto. Sono stati anche proposti estratti a funzione serotonergica in quanto le donne che assumono antidepressanti spesso riferiscono di una riduzione in vampate e sudorazioni. Questo meccanismo di azione è riconosciuto a Liquerizia, Pueraria, Cimicifuga,

Kava-Kava. Sviluppare ulteriori ricerche onde meglio conoscere il meccanismo di azione di questi ingredienti, potrebbe rappresentate un utile mezzo per arrivare ad isolare molecole utili allo sviluppo di più efficaci formulazioni a maggiore sicurezza di impiego di quelle che prevedono trattamento con ormoni di sintesi. (3)


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gici alcaloidi pirimidinici (arecalina, arecolidina, guvacina e altri) i quali sono in grado di esercitare una marcata azione stimolante sul sistema nervoso centrale e sul tono muscolare. Tant’è, che gli indigeni delle regioni ove la pianta cresce, camminano e masticano piccoli pezzi tagliati sottili del frutto della pianta (una noce) che funziona da stimolante, fornendo una sensazione di benessere contro fatica e stanchezza. Test effettuati su soggetti dopo stress di fatica hanno rilevato in pieno l’efficacia rilassante, antidepressiva della droga. Test su ratti trattati con preparato contenente la droga hanno mostrato un significativo aumento nell’ippocampo dell’animale di serotonina (ca. il 35%) e noradrenalina (ca. il 30%) rispetto a soggetti non trattati. Secondo detto studio il meccanismo di azione della droga di Areca con effetto antifatica e antidepressante, sarebbe da spiegare con una elevata espressione di serotonina e noradrenalina, neurotrasmettitori regolatori dell’umore e attivi ai fini del rilascio di energia. (5) u Aglio benefico sul sistema

cardiovascolare

L’allicina, è un composto solforato (allil-acril-solfotionato) contenuto nella droga dell’Aglio (Allium sativum L.). cui impartisce il caratteristico odore pungente quando tagliato. A questo ingrediente sono attribuite varie proprietà, come antiossidante, antinfiammatorio, riducente la formazione di depositi grassi ed altre. L’allicina è uno degli ingredienti che concorrono ad impartire all’Aglio anche potenziali benefici effetti sul sistema cardiovascolare, Da studi farmacocinetici, si è visto che l’allicina, composto idrofobico, può essere facilmente assorbita attraverso la membrana cellulare senza indurre danni al bistrato fosfolipidico e quindi, una volta metabolizzata velocemente, esercitare effetti

farmacologici importanti sul sistema cardiovascolare. Il suo meccanismo di azione consiste nel fatto che induce vasorilassamento ed allevia varie condizioni patologiche del sistema come ipertrofia cardiaca, angiogenesi, aggregazione piastrinica, iperlipidemia e iperglicemia. Si è scoperto inoltre che l’allicina esplica anche una marcata attività protettiva abbassando il livello di formazione di ROS (specie di ossigeno reattive) stimolando la produzione di glutatione, un energico agente antiossidante naturale. L’allicina può essere quindi ragionevolmente inclusa in preparati per il trattamento protettivo e preventivo di disturbi di origine cardiovascolare. (6) u Artemisia vasorilassante, ipotensiva

Artemisia copa, pianta tipica del Centro e Sud America, è una specie della nutritissima famiglia delle Asteraceae, cui appartengono, tanto per dare un’idea, l’Assenzio (Artemisia absinthium), il Dragoncello (Artemisia dragunculus), l’Artemisia volgare (Artemisia vulgaris), la Santonica o Assenzio marino (Artemisia maritima), ma potremmo continuare. Si tratta di una pianta molto nota nella medicina popolare e usata per la sua attività inibente lo sviluppo di mediatori proinfiammatori. In Argentina, infusioni da parti aeree della pianta sono utilizzate come antitussive, digestive, febbrifughe e contro l’ipertensione. È proprio ai fini di validare quest’ultima proprietà empiricamente attribuita alla droga della pianta, che è stato valutato un estratto acquoso e si è visto che questo ingenera dilatazione dell’aorta toracica precontratta con fenilefedrina. L’estratto induce anche un decremento della pressione arteriosa media. Analizzando la composizione dell’estratto, sono stati identificati acido p-cumarico, isovitexina, luteolina e crisoeriolo. (7)

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u Achillea nel trattamento del cancro

I molteplici ricorsi ad estratti da erbe officinali nella prevenzione e terapia del cancro sono determinati da due ben distinte ragioni: la prima per il fatto che derivati naturali sono più sicuri nell’impiego rispetto a farmaci di sintesi in quanto esenti dall’insorgere di manifestazioni collaterali indesiderate; secondo in quanto il loro effetto inibitorio si è manifestato positivo nel confronto di manifestazioni a differenziata natura e patologia. Achillea fragrantissima, una delle tante specie del genere Achillea, famiglia Asteraceae (la più nota è certamente la comune Achillea millefolium), è da tempo usata nella medicina tradizionale nel trattamento di febbri virali e disagi cronici quali artriti e diabete. Peraltro, il potenziale anticancerogeno della droga di questa pianta non è stato sinora diffusamente esaminato, per cui quello cui ci si riferisce è da considerarsi uno studio d’avanguardia. Gli effetti della droga della pianta, sono stati valutati utilizzando cellule specifiche CML-K562 (human chronic myeloid leukemia) e cellule carcinoma epatiche. Si sono controllate le manifestazioni morfologiche e terapeutiche indotte dalla droga, valutando la differenziazione e migrazione delle cellule e la loro vitalità. Si è visto che l’estratto esplica un potere inducente differenziazione, arresto di cicli e apoptosi su cellule cancerogene e che agisce in maniera dose-dipendente. (8)

antiossidanti antinfiammatori u Attivi della Liquerizia proteggono l’endotelio

L’acido glicirrizico è una saponina triterpenica pentaciclica costituita da un aglicone (acido glicirretico) e da due unità di acido glucuronico. Nella droga della Liquerizia (Glycyrrhiza glabra L.) esiste in associazio-

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ne a suoi due sali, di ammonio e di potassio e tale associazione, che ha acquistato in idrosolubilità, va sotto il nome di glicirrizina. Sono molte le funzionalità farmacologiche attribuite a questo componente naturale, soprattutto noto per la sua attività antinfiammatoria. Uno studio è stato condotto al fine di verificare il potenziale protettivo dell’acido glicirrizico su disfunzioni dell’endotelio indotte da AGEs, stress ossidanti e responsi pro-infiammatori di varia origine e valutarne i meccanismi di azione. Ricorderemo che l’endotelio è il tessuto costituito da cellule appiattite che riveste l’interno dei vasi sanguigni e linfatici del cuore. Due parole anche sul termine AGEs (Advanced glycation end-products) sopra citato. Sta ad indicare un accumulo nell’organismo di proteine glicate Si tratta di prodotti irreversibili che si accumulano con l’invecchiamento, responsabili del cross-linking delle proteine che comporta una modifica della struttura secondaria. Cellule venose umane sono state incubate e pretrattate con acido glicirrizico, quindi a valutazione dell’effetto si è visto che il trattamento incrementata l’attività di SOD (superossido dismutasi), ben noto fattore enzimatico naturale antiossidante, mentre si ha riduzione nello sviluppo di malondialdeide. La perossidazione lipidica porta alla demolizione dei lipidi di membrana con formazione di lipidi perossidati ed aldeidi, tra cui malondialdeide. Dalla misura dello sviluppo di malondialdeide (tramite analisi colorimetrica), si risale al valore della perossidazione lipidica ed alla funzionalità protettiva di certe sostanze antiossidanti. I risultati dei test hanno anche confermato che il trattamento regola l’espressione di TGF-β (Transforming growth factor), proteine che controllano la proliferazione e la differenziazione delle cellule, oltre, che nel contempo stabilizzar-

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ne la struttura e di NF-kB (Nuclear factor kB), fattori di trascrizione proinfiammatori. Dai risultati dei test appare evidente la duplice funzionalità antiossidante ed antinfiammatoria del derivato naturale oggetto dell’indagine. (9) u Antocianine da Mirtillo antiossidanti, antinfiammatorie

Obesità, diabete e disturbi cardiovascolari possono essere correlati a stress ossidativi. Le antocianine, presenti in natura in forma glucosidica (gli agliconi sono detti antocianidine), trovano impiego, in ragione della loro marcata azione antiossidante. Per questa loro specifica funzione sono quindi da considerarsi una alternativa strategica quali supplementi a diete atte ad attenuare diabete e obesità associate a stress ossidativi. Recenti studi suggeriscono che un incrementato consumo di antocianine abbassa il rischio di disagi cardiovascolari e può contribuire alla prevenzione di ipertensione, così come una dieta di frutti ricchi in antocianine può abbassare il livello di rischi di diabete tipo 2. Recenti studi hanno anche dimostrato che somministrazione prolungata (alcuni mesi) di un estratto da Mirtillo (Vaccinium myrtillus), frutto fresco ed appena raccolto, standardizzato al 36% in antocianidine, ha indotto un significativo miglioramento ai fini di una corretta acuità della vista e del campo visivo. (10)

alimenti, integratori nutrizionali u Coloranti naturali per alimenti La natura è in grado di proporre una vasta gamma di coloranti presenti nei fiori, nei frutti e nei vegetali. Sapere che un alimento o un drink è colorato con un pigmento di origine naturale è indubbio che rende più attraente e, forse anche più ‘appetibile’ il preparato.

I coloranti naturali sono disponibili sotto forma liquida, polvere, gel e pasta. Tra i numerosi tipi disponibili, quelli che oggi godono di più vasta reputazione d’impiego sono quelli noti come: annatto, antocianine, rosso barbabietola, curcuma e carminio. Diamo una breve descrizione dei citati coloranti naturali. L’annatto, si ottiene dai semi di una pianta tropicale, la Bixa orellana L. Si tratta di una miscela di carotenoidi (tra cui bixina e norbixina), il cui colore varia dal giallo all’arancione; nel composto sono presenti anche tocotrienoli, terpenoidi e flavonoidi (inclusi luteolina e apigenina). I tocotrienoli in particolare, sono stati recentemente oggetto di nuovi studi e ricerche nel campo medico e nutrizionale, in ragione di loro identificate proprietà anti-angiogenetiche ed anticancerogene. Le antocianine, di colore tra il giallo (betaxantine) e rosso (betacianine), appartengono alla classe dei flavonoidi, Sono contenute nei vacuoli dei tessuti delle piante; la loro prerogativa principale è la loro elevata attività antiossidante. La frazione colorante della Bietola rossa contiene antocianine gialle ed altre rosso vivo, tendente al violetto. Nel succo del tubero sono presenti anche vitamine (A e C), sali minerali, zuccheri. Il colorante estratto dalla Curcuma (Curcuma longa), prende lo stesso nome della pianta. È costituito da curcuminoidi. Il principale di questi è la curcumina (diferuloil metano; che sarebbe il colorante alimentare giallo E-110. Questa molecola non è solo da considerarsi un colorante, ma è nota anche per la sua azione coleretica (stimola la produzione di bile). I curcuminoidi in genere sono anche ottimi antiossidanti. Il rosso carminio, meglio noto come rosso cocciniglia è un colorante naturale chinonico, ma non vegetale, essendo estratto da un insetto, la femmina di Cocus cacti L. (coccini-

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glia). Tale colorante, di un bel rosso scarlatto, contiene acido carminico, ed è registrato come E.120. Come si vede, quindi, i diversi e più noti coloranti naturali non sono da considerarsi solo come tali, funzionali e sicuri nell’impiego, ma anche come una ricca fonte di principi attivi naturali di elevato interesse farmacologico. (11) u Ancora sulle proprietà nutrizionali della Trigonella

La trigonella (Trigonella foenum graecum L) è una pianta di sicuro vasto eco tra quelle tradizionali della medicina popolare. Agli estratti di questa pianta, caratterizzati dal contenere alcaloidi, flavonoidi, saponine steroidee, mucillagini, aminoacidi primari, vitamine (A,C, acido nicotinico) ecc, sono da tempo riconosciute proprietà antinfiammatorie, ipoglicemiche e ipocolesterolemiche, confermate anche da recenti ricerche, tanto da considerarla una pianta ‘medicinale’ a tutti gli effetti, in grado cioè di fornire ‘materia prima’ per la realizzazione di vari ed efficaci preparati terapeutici. In varie regioni viene utilizzata anche come alimento: nei paesi orientali cotta col riso (Iran), i chicchi macinati a fine farina per panificazione (pane non lievitato, Egitto), i chicchi arrostiti come surrogato del caffè (Africa). Anche in Europa si usa, ad esempio in Svizzera come aromatizzante dei formaggi, in Germania in sciroppi e drink amari. Alla Trigonella sono riconosciute anche proprietà stimolanti l’appetito e digestive. (12) u Gli attivi nutritivo-funzionali

delle alghe

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u Biopolimero naturale protegge da danni cellulari

In un brevetto si riferisce di un biopolimero ottenuto per fermentazione di una coltura includente estratto di soia (Glycine soya) ed acido folico. A questo biopolimero sono state riconosciute, oltre che alcune marcata proprietà terapeutiche quali azione antistaminica, effetto antiallergico, effetto accelerante l’assorbimento

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È ormai accertato che le alghe sono da considerarsi come una importante potenziale sorgente di composti bioattivi utilizzabili in farmaceutica e nell’alimentare. Da tempo si parla di ‘functional foods’, intendendo con questo termine alimenti i quali, oltre che presentare

effettivo apporto nutrizionale, siano anche in grado, dietro loro assunzione, di migliorare le stato di benessere e di salute del consumatore. In Giappone, sin dal 1991 esiste addirittura una disposizione legislativa (‘Foods for specified health uses’) che regolamenta la produzione ed il commercio di cibi così ‘targati’, nonché di loro additivi e supplementi. La ricerca ha ormai identificato nelle alghe una inesauribile fonte di ingredienti per detti ‘functional foods’. Proviamo a citarne, qui di seguito alcune, tra le categorie più importanti: i lipidi (In genere legati a molecole zuccherine, ad es, galattosil-gliceroli), ed anche rappresentati da acidi grassi polinsaturi; le proteine e peptidi, oltre che per il valore nutrizionale interessanti per altre funzionalità a loro correlate (antiossidanti anticancerogene, anti-ipertensione, ecc.); i carotenoidi, di cui citeremo come esempio la zeaxantina delle alghe rosse, uno dei più noti antiossidanti; gli steroli, attivi quali antiossidanti e precursori di altre molecole di alto interesse (vitamine); polisaccaridi, il loro effetto rigonfiante viene sfruttato in preparati antiobesità che devono indurre sensazione di sazietà; composti fenolici antiossidanti. La lista dei principi attivi di interesse farmacologico-nutrizionale delle alghe da noi citata, ma ovviamente non completa, riteniamo dia una chiara visione di quanto sia giustificata l’attenzione che la moderna ricerca dedica da anni a questa inesauribile fonte marina. (13)


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del calcio, anche alcune proprietà sfruttabili in campo cosmetico, come funzione accelerante lo sviluppo cellulare, attivante la sintesi del collagene ed effetto inibente danni cellulari indotti da raggi UV. È facile capire che queste tre proprietà sono da identificarsi come ben definite funzioni biologiche protettive da invecchiamento precoce della pelle. A seguito fermentazione di estratti da soia si formano γ-poliglutammati e polifruttani, polimeri ben noti per la loro funzione idratante ed attivante la vitalità cellulare. L’acido folico (o folacina, o vitamina B9), viene trasformato nell’organismo in forma biologicamente attiva, l’acido tetraidrofolico, che costituisce il cofattore di numerosi enzimi coinvolti nella sintesi di aminoacidi, acidi nucleici e della colina. Si tratta di una vitamina molto diffusa nel regno vegetale: foglie verdi, Cavoli, Spinaci, legumi verdi, Carote, Patate, nella droga di Gelso (Morus nigra), in natura si ritrova anche sotto forma di poliglutammato. Oltre che In preparati topici cosmetici e dermofarmaceutici il biopolimero è sfruttabile anche come integratore alimentare con funzione ristrutturante, riparativa di danni cutanei. (14) u Quercetina contro l’obesità La quercetina è uno dei più noti e diffusi flavonoidi reperibili in natura ed utilizzati in farmacologia e cosmesi. Chimicamente è un flavonolo (tetraossiflavonolo), presente sia come aglicone, sia in forma glucosidica (quercitrina) in numerose piante, tra cui Quercia (Quercus robur, da cui il nome), Iperico, Ippocastano, Ginkgo biloba, ecc. è dotato di marcate

proprietà antiossidanti ed antinfiammatorie. Colorante naturale, il suo glucoside (3-ramnoside) ‘quercitrina’ costituisce il pigmento colorante della Quercus tinctoria. In un test si è cercato di spiegare il meccanismo molecolare secondo cui tale attivo vegetale esplica un suo fisiologico benefico effetto nei confronti di iperlipidemia causata da una dieta ad alto contenuto in grassi (HFD = high-fat diet) che induce obesità. Si è visto (test su topini) che supplementazioni di quercetina alla HFD conducono ad un significativa riduzione del peso corporeo, del peso del fegato e della massa di tessuto adiposo bianco, rispetto alla dieta HFD senza ingrediente attivo. Nel siero lipidico si è notata anche una significativa riduzione di colesterolo, triglieridi e sostanze reattive al test TBARS. Ricorderemo che TBARS (Tiobarbituric acid-reactive substances) è un sistema analitico colorimetrico atto a determinare la funzione antiossidante (riduzione di formazione di lipoperossidi) di prodotti idonei. I lipoperossidi instabili si decompongono formando malondialdeide che reagisce con l’acido tiobarbiturico sviluppando colore, dalla determinazione della cui intensità si risale al grado di perossidazione e quindi anche al potenziale di difesa esplicato dalla sostanza antiossidante: sviluppo meno intenso di colore = sostanza più protettiva, a più energica attività anti-ROS. La supplementazione di quercetina altera anche le espressioni di vari geni correlati al metabolismo lipidico regolando quindi la lipogenesi. (15) n

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63 spazio fitoterapia

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grantissima extract exerts its anticancer effect via induction of differentiation, cell cycle arrest and apoptosis in chronic myeloid leukemia cell line – J of Medic Plant Res 7(26) 15661567, 2013 9 Feng L, Zhu M, Zhang M et al: Protection of glycyrrhizinic acid against AGEs-induced endothelian disfunction through inhibition RAGE/NF-kB pathway activation in human umbilical vein endothelian cells – J of Ethnopharm 148(1) 27-36, 2013 10 Documentazione tecnica Indena, 2013 11 Mumbai S: Natural food colours – Int J Adv Res Pharmac BioSci 3(2) 151-153, 2013 12 Moradi N, Moradi K: Physiological and pharmaceutical effects of Fenugreek (Trigonella foenum-graecum L.) as a multipurpose and valuable medicinal plant – Global J Medic Plants Res 1(2) 199-206, 14 13 Ibaňez E, Cifuentes A: Benefits of using algae as natural sources of functional ingredients – J of Sci Food Agric 93(4) 703-709, 2013 14 Cho L et al (Dami Chem Co, 2013) Biopolymer produced by fermenting the extract of soya bean with folic acid and composition thereof (2013) US Pat 8431364, April 2013 15 Jung C, Cho I, Ahn J et al: Quercetin reduces High-fat diet –induced fat accumulationin the liver by regulating lipid methabolism genes – Phytoth Res 27(1) 138-143, 2013

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64 review fitocosmesi

Aggiornamenti di

fitocosmesi a cura di paolo poggi

u Attività antibatterica dell’olio Il genus Artemisia (Asteraceae) include oltre 400 specie distribuite nelle regioni mediterranee ma anche nel Nord Africa e regioni occidentali asiatiche. La specie A. campestris, è una di quelle che gode più larga popolarità come pianta officinale, in ragione delle sue riconosciute proprietà rilassanti, antiossidanti ed in particolare antimicrobiche. In un olio essenziale idrodistillato da parti aeree fresche della pianta sono stati identificati oltre il 98% di componenti attivi, tra cui β-mircene, α-pinene, trans-βocimene, β-cimene, e canfora, tutti composti terpenici a ben nota attività antibatterica. L’attività antibatterica dell’olio etereo è stata testata su Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae, Pseudomonas aeruginosa, Salmonella typhimurium, Staphylococcus aureus. L’olio etereo è risultato efficace nei confronti dei vari ceppi, ma la più marcata attività antibatterica è risultata nei confronti di Pseudomonas aeruginosa ed Escherichia coli (23 e 20 mm zona inibizione, rispettivamente). (1)

sostanze coloranti conosciute come curcuminoidi, dei quali il termine più importante è un composto polifenolico (diferuloilmetano), la curcumina. Alla droga della Curcuma sono attribuite proprietà antinfiammatorie, antiossidanti, antimicrobiche, antitumorali. In uno studio si è ricercato l’effetto inibente della curcumina su metallo-proteinasi attivate da raggi UV su cellule di fibroblasti umani dermici. Le metallo-proteinasi – ovvero, metallo-proteinasi della matrice (MMP) - sono enzimi i quali, nel loro insieme sono in grado di degradare praticamente tutti i componenti della sostanza intercellulare della giunzione dermo-epidermica. In condizioni normali, l’attività di queste MMP viene controllata da antagonisti fisiologici specifici (TIMP, Tissue inhibitor of metalloproteinase) mentre sotto effetto di radiazioni solari la loro attività aumenta notevolmente. Numerosi estratti da piante sono in grado di inibire l’attivazione delle MMP a seguito irraggiamento UV. Si è visto che la curcumina inibisce l’espressione di MMP1 e MMP-3 indotta da raggi UV ed inoltre blocca la generazione di specie di ossigeno reattive e l’attivazione di NF.kB (Nuclear factor kB), fattore di trascrizione, regolatore dell’attività del gene e responsabile della formazione di prodotti del gene che sono utilizzati per indurre una risposta infiammatoria. La Curcumina risulterebbe quindi un idoneo ingrediente efficace nel contrastare fotoinvecchiamento. (2)

u Curcumina inibisce l’attività di

u Anche acido carnosinico protegge da MMP

Nella droga della Curcuma (Curcuma longa L.), della famiglia delle Zinziberaceae, pianta aromatizzante ben nota come spezie, è presente una frazione costituita da

L’acido carnosinico, un fenolo-acido, è stato identificato come il più interessante tra i principi attivi dell’estratto di Rosmarino (Rosmarinus offcinalis L.) e si è visto che è in grado di inibire la produzione di radicali NO- indotta da

essenziale di Artemisia

metallo-proteinasi

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attivate

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65 review fitocosmesi

citochine durante il processo infiammatorio. Gli sono state attribuite anche proprietà anticarcinogene. Si è studiato l’effetto che tale acido può sviluppare sull’espressione di MMP indotte da raggi UV su cellule cutanee dermiche. Anche in questo caso si è visto che l’ingrediente attivo naturale è in grado di inibire significativamente (ed in maniera dose-dipendente) l’espressione di MMP-1, MMP-3 e MMP-9 UV-indotte. Pure la generazione di ROS (specie di ossigeno reattive) indotte da raggi UV risulta attenuata, mentre si è visto che non attenua l’attività di fattori di crescita epidermici. Anche per questo acido naturale è quindi da registrare un suo effetto anti-fotoinvecchiamento. (3)

u Flavanoni del Limone

inducono melanogenesi

Il processo di abbronzatura avviene spontaneamente, come responso all’azione dei raggi UV che innescano la sintesi della melanina. Attivare questa sintesi vuol dire quindi promuovere un maggiore effetto protettivo della melanina sulla nostra pelle esposta al sole. Nel succo delle piante del genere Citrus, è contenuta naringenina (4’,5,7-triidrossiflavanone) cui è riconosciuta funzione inducente melanogenesi. In uno studio si è cercato di verificare se ad un aumento del contenuto in naringenina corrisponde un aumento dell’effetto melanogeno. In cellule melanoma B16 si è determinato il contenuto in melanina e l’espressione di tirosinasi dopo trattamento con estratti da Citrus e loro idrolizzati. I risultati hanno rivelato che l’idrolisi aumenta il contenuto in naringenina e che, quindi, sotto questa forma l’estratto esplica una maggiore attività stimolante la melanogenesi. Questo metodo risulterebbe quindi importante ai fini di formulare prodotti che, a parità di contenuto in sostanza attiva, sarebbero in grado di esplicare un maggiore effetto melanogeno. (4)

u Anche dalla Cicoria una attivo

antimelanogeno

mentazione cutanea che può indurre disomogeneità di colore della pelle, esaltare piccole imperfezioni in pelle matura quali macchie, lentigini e causare altri disordini a seguito anormale pigmentazione. L’acido caftarico, o acido mono-caffeil tartarico è un prodotto di derivazione naturale, presente in particolare nella Cicoria comune (Cichorium inthibus) ed anche nell’uva passa (si ritiene sia il pigmento che impartisce il caratteristico colore tenue al vino bianco). Test applicativi con preparati contenenti il citato ingrediente naturale hanno rivelato di esplicare una efficace attività limitante disordini causati da iperpigmentazione. Quello che ha sorpreso i ricercatori, è che a quest’acido non viene riconosciuta una funzione inibente l’attività della tirosinasi, rivelatasi invece scarsa, praticamente nulla e, come ben noto è proprio l’inibizione dell’attività di questo enzima la funzione primaria per deregolare la melanogenesi. Rimarrebbe quindi da spiegare il meccanismo di azione di questo nuovo ed originare agente antimelanogeno che, peraltro, ha dimostrato di operare in maniera perfetta, concorrendo al controllo della sinte-

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In un brevetto si riferisce di preparati cosmetici contenenti acido caftarico o suoi derivati per prevenire o ridurre iperpig-

Cichorium intybus


66 review fitocosmesi

si della melanina e conseguente schiarimento delle cute senza ingenerare disordini correlati (disomogeneità del colorito, formazione di macchie, ecc.) o effetti secondari citotossici. Si è scoperto anche che il preparato che contiene acido caftarico o suoi derivati fornisce alla cute idratazione ed incrementa la funzione protettiva della barriera cutanea. (5)

infiammatoria nota come ‘acne vulgaris’. Si è visto che tutte le varie formulazioni mostrano una notevole attività inibente, paragonabile, anche se leggermente inferiore, a quella di un noto antibiotico (clindamicina) utilizzato nel trattamento clinico dell’acne (7)

u Echinacea contro l’acne

u I polifenoli antiossidanti della

L’Echinacea (Echinacea purpurea) è una pianta officinale cui sono riconosciute proprietà benefiche nella terapia di infezioni localizzate e generali grazie ad una sua funzione stimolante il sistema immunitario di difesa nella prevenzione di infezioni. Nella sua droga sono presenti, oltre un olio etereo, un glucoside (echinacoside), composti azotati (betaina), fitosteroli, polisaccaridi, ecc. In considerazione del fatto che alla droga della pianta sono riconosciute proprietà antinfiammatorie, antibatteriche ed antivirali, si è cercato di stabilire se poteva essere un utile ingrediente ai fini di debellare Propionibacterium acnes, il batterio Gram-positivo responsabile principale della formazione della forfora. A seguito test di laboratorio e clinici, si è potuto stabilire che l’estratto realmente uccide il detto batterio. Su modelli di cellule in coltura e su fibroblasti umani, il P. acnes induce la secrezione di un sostanziale ammontare di diverse citochine pro-infiammatorie, incluse IL-6 e IL-8. Si è visto che il trattamento con l’estratto di Echinaea rovescia completamente questo effetto ed il livello di citochine ritorna a valori normali. A tale estratto è pertanto da ascrivere una duplice funzionalità: la prima inibente la proliferazione del batterio e quindi bloccante la formazione di forfora; la seconda inibente lo sviluppo di citochine pro-infiammatorie e, di conseguenza, preservante da effetti secondari indotti da infiammazione. (6)

Passiflora

Passiflora edulis è una delle numerose specie del genere Passiflora, cui appartiene anche Passiflora incarnata L., pianta meglio nota come ‘fiore della passione’. Un estratto in etile acetato da semi della Passiflora edulis ha rivelato una potente attività antiossidante rispetto ad un estratto acquoso, effetto spiegabile col maggiore contenuto in fenoli totali nell’estratto organico. L’estratto ha rivelato di possedere anche un marcato effetto inibente la tirosinasi, con un potenziale paragonabile a quello dell’acido ferulico. Nell’estratto in etile acetato sono stati identificati acido clorogenico, acido rosmarinico e quercetina, mentre nell’estratto acquoso sì ritrovano acido kojico ed acido gallico. Pur possedendo una così elevata concentrazione in deri-

u Altro attivo vegetale antiacne

Nello studio si riferisce di valutazioni fatte con estratti di alcune erbe officinali utilizzate nella medicina popolare nel trattamento estemporaneo topico dell’acne, ai fini di verificarne scientificamente tale loro proprietà. Si è proceduto operando con un estratto idro-alcolico da frutti di una nota pianta aromatica, la Cannella (Myristica fragrans) e dalle foglie di una specie a noi meno nota ma, peraltro, assai conosciuta come pianta terapeutica nelle medicina orientale (antidolorifica, contro febbri, infezioni), Azadirachta indica, meglio conosciuta come Neem. Sono state realizzate varie formulazioni contenenti i due estratti dei quali, col metodo a diffusione su disco, è stata valutata l’attività antimicrobica nei confronti di Propionibacterium acnes, batterio lipofilo, anaerobico, ritenuto quale il maggiore responsabile di quella manifestazione

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Passiflora incarnata L.

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67 review fitocosmesi

vati fenolici, le due frazioni non hanno rivelato citotossicità alcuna, anche se impiegati a più elevate concentrazioni. Questi estratti polifunzionali potrebbero quindi rappresentare utili ingredienti in preparazioni cosmetiche. (8)

u Acido ursolico da Plumeria rubra

L’acido ursolico, triterpene pentaciclico (acido 3-bidrossiurs-12-en-28-oico), in natura si ritrova negli estratti di alcune piante (Maggiorana, Biancospino, Uva ursina, Elicriso, Agrimonia) ed anche nei rivestimenti cerosi che coprono la buccia di alcuni frutti (Mele, Ciliegie). In cosmetica si sfruttano le sue proprietà protettive cutanee (fotoesposizione, atrofia della pelle indotta dall’uso topico di retinoidi, ecc.). Ha interesse farmacologico in quanto ha la proprietà di inibire la acetilcolinoesterasi, un enzima che inattiva l’acetil-colina, importante neuro-trasmettitore. Sebbene presente in numerose piante, come sopra ricordato, esiste una tradizionale fonte, anche questa naturale, per ottenere in sostenute quantità questo metabolita: si tratta di Primeria rubra, una pianta originaria del Centro America, ben nota agli amanti dei giardini per la sua vistosa splendida fioritura. Da noi questa bella pianta è conosciuta col nome di ‘frangipane rosso’. Sono stati ricercati i metodi migliori per addivenire alla più razionale e meno dispendiosa estrazione di questo importante principio attivo naturale dalla pianta e si è visto pure che la sua presenza nella droga è stagionale-dipendente (maggiore nei mesi estivi, rispetto agli invernali). I ttriterpeni pentaciclici maggiori e più importanti componenti la droga della, pianta, il detto acido ursolico, il lupeolo, la β-amirina, si ritiene servano anche come agenti di difesa della pianta contro l’attacco di insetti. (9)

u Proprietà cosmetiche dell’olio da semi

dell’albero della gomma

neo al fine di sua utilizzazione in campo cosmetico. (10)

u Gli antiossidanti dell’olio

di Canola

Quella che viene definita Canola, non è altro che una varietà geneticamente modificata di Colza (Brassica napur oleifera). L’olio estratto dai semi della pianta, non è molto usato da noi, assai di più, ad esempio in Sud America. Scopo di uno studio è stato quello di verificare il contenuto in principi attivi antiossidanti presenti nei semi delipidizzati della pianta e nella farina ottenuta per loro macinazione. Sono stati identificati vari componenti, tra cui acido sinapico (un derivato dell’acido cinnamico), il suo estere sinapina e canololo. A seguito test di attività antiradicalica ed antiossidante (utilizzando emulsioni O/A contenti l’olio), effettuati usando come controllo BHT (butil idrossitoluolo, uno degli antiossidanti di maggiore utilizzo ed a riscontrata maggiore efficacia) è stato possibile verificare il forte potere antiossidante dei tre citati componenti, già attivi in concentrazioni di 100 µM. Questo contenuto in tali componenti fenolici a così elevata attività antiossidante, confermerebbe la possibilità di impiego dell’olio di Canola in alternativa ad altri oli vegetali meno stabili all’ossidazione

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Hevea brasiliensis (Muller), è il nome botanico di quella pianta della famiglia delle Euphorbiaceae nota come ‘albero della gomma’, tipica delle foreste amazzoniche. Si tratta di una pianta di enorme importanza economica in quanto dal lattice che sgorga da incisioni praticate nella sua scorza si ottiene il caucciù. L’olio ottenuto dai grossi semi della pianta è stato studiato al fine di valutarne la composizione in acidi grassi, la funzione antiossidante, antimicrobica e la citotossicità. Olio di varie origini ha dimostrato una elevata capacità inibente i radicali liberi (test DPPH, difenil picrilidrazile), mentre moderata è risultata l’azione inibente la perossidazione lipidica. L’effetto citotossico dell’olio è stato valutato su fibroblasti dermici umani ed è risultato superiore a 1000 µg/mL. In base a questi risultati tale olio è da considerarsi ido-

Hevea brasiliensis


68 review fitocosmesi

anche in preparazioni delicate e sensibili quali le cosmetiche e dermofarmaceutiche. (11)

u Attivi vegetali incrementano

la luminosità della pelle

La bilirubina è un cromoforo, un pigmento vegetale di colore tra il giallo ed il rosso, contenuto nella bile; è un catabolita dell’emoglobina. Questo pigmento può influire (come la melanina) sul colore e la luminosità della pelle. È una causa, ad esempio, della formazione di cerchi scuri attorno gli occhi. Sinora, non si sapeva che certe piante producono bilirubina. Ora si conosce un piccolo gruppo di piante, ad esempio alcune del genere Strelitzia, che non solo producono nel loro tessuto questo pigmento, ma anche sono dotate di un meccanismo che ne controlla la produzione e la degradazione. Applicazioni topiche di estratti da Strelitzia si è visto che sono in grado di attenuare i cerchi neri attorno gli occhi e di rendere la pelle più luminosa. Si è pure scoperto che colture di cellule meristematiche da altre varie piante sono in grado (test sia in vitro, sia in vivo) di diminuire la produzione di melanina. Si è visto che, in particolare, un estratto selezionato, inizialmente sviluppava solo uno scarso decremento nella produzione di melanina ma, variando parametri del mezzo di crescita ed usando specifici attivanti, l’attività inibente aumentava vistosamente. Praticamente questo estratto ha sviluppato un’azione inibente la sintesi della melanina paragonabile a quella dell’acido kojico, schiarendo quindi e rendendo più luminosa la cute. (12)

u Oli naturali in cosmesi ed ecosostenibilità

Sono ormai tanti gli oli naturali che trovano largo impiego in preparati cosmetici in ragione della loro multifunzionalità, per quanto non tutto sia stato ancora chiarito e supportato scientificamente circa queste loro importanti prerogative. In anni recenti, ai tradizionali oli naturali in uso da sempre, si è aggiunta una vasta gamma di altri oli, soprattutto esotici, alcuni dei quali ormai, di massivo impiego. La produzione, la richiesta ed il consumo di questi oli, a prescindere dalle loro proprietà eudermiche, porta ad un’altra importante considerazione: la loro provenienza da fonti effettivamente ecosostenibili. Si fanno due esempi emblematici, quelli dell’olio di Argan (da Argania spinosa) ormai da tempo affermato nella produzione cosmetica e dell’olio di Baobab (da Adansonia digitata) , di più recente adozione. Entrambe le piante, di origine africana, sono di lenta crescita, per cui se il loro sfruttamento (e conseguente largo impiego dei due oli ricavati dai loro semi) non viene controllato e regolamentato da idonee disposizioni tipo reforestazione, gestione delle foreste e protezione dell’am-

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biente da enti locali ed internazionali, il concetto di ecosostenibilità va a farsi benedire. Lo stesso discorso vale per altri oli esotici di recente presentazione sul mercato, tipo l’olio ungurahua (da Oenocarpus bataua) e l’olio di buriti (da Mauritia flexuosa), o quelli di due altre piante pure africane molto note, la Marula (Sclerocarya birrea) e la Moringa (Moringa oleifera). Anche in questo caso, l’incrementata domanda per gli oli prodotti dai loro semi solleva la questione della ecosostenibilità se non è attuato un piano di riforestazione e di difesa socioeconomica della popolazione indigena che dallo sfruttamento di queste piante traggono il loro sostentamento. Per le due piante ultime sopra citate, i produttori fornitori dell’olio sembra abbiano adottati modelli che garantiscono queste necessità, coadiuvati in questo anche da istituzione dei governi locali con serie partecipazioni e programmi. (13)

u Attivi vegetali in baby-cosmesi

Nella realizzazione di formulazioni cosmetiche destinate alla pelle delicata del bambino, si deve tener conto di alcuni specifici requisiti relativamente al tipo di ingredienti scelti, alla gradevolezza del prodotto finito, alla razionalità della formulazione da realizzare. Il regno vegetale rappresenta una ricca sorgente di attivi biologici a varia funzionalità, lenitiva, emolliente, calmante, ecc, rispondenti ai sopra citati requisiti. Scopo di uno studio è stato quello di mettere a punto alcune formulazioni per baby utilizzando ingredienti attivi naturali di cui esiste un’ampia documentazione scientifica comprovante la loro funzionalità e testati. In particolare sono state realizzate una formulazione di prodotto e detersione delicata, uno per il trattamento di stati di leggera irritazione, una emulsione doposole ed una a funzione emolliente, lenitiva. Sono numerosi gli ingredienti attivi vegetali utilizzati per realizzate tali razionali formulazioni che sono citati nello studio e che vanno da oli di consolidato e tradizionale impiego come l’olio Jojoba (Simmmondsia chinensis) emolliente all’insaponificabile da olio di Oliva (Olea

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69 review fitocosmesi

europaea) protettivo e rigenerante cutaneo, dall’estratto di ippocastano (Aesculus hippocastanum) contenente esculina ad azione protettiva dei capillari ai polisaccaridi idratanti ed emollienti del Tamarindo (Tamarindus indica). Si riferisce inoltre di ingredienti di piante meno note ma di cui è stata confermata la validità e la sicurezza di impiego di componenti la loro droga quali la gommoresina dell’Olibano (Boswellia carteri) protettiva cutanea contro prurito ed irritazioni. (14)

u Coloranti naturali da

un’Anacardiacea

Olea europaea u L’angolino delle alghe

Nella ricerca di nuovi prodotti intesi a contrastare il dannoso effetto dei radicali liberi, non si sono trascurati esperimenti su derivati marini. In particolare, differenti tipi di spugne (del genere Axinella ed altre) distribuite sulle coste mediterranee orientali (Turchia) hanno rivelato interessante capacità antiossidante. Un estratto metanolico ottenuto da un blend di vari tipi di questa spugne è stato valutato col metodo DPPH (difenil picrilidrazile) ed altri metodi al fine di verificarne il potenziale antiradicalico. Si è così potuto conoscere che tale miscela è in grado di sviluppare un potenziale antiradicalico paragonabile come efficacia a quello di alcuni tra i più noti antiossidabti utilizzati allo scopo (acido ascorbico, quercetina, butil idrossianisolo). (16) Anche in alghe rosse (Chondrococcus hornemanni e Spyridia fusiformis), sono stati identificati componenti attivi in grado di operare quali bloccanti di radicali liberi. In particolare, questa proprietà è ascrivibile a composti polifenolici caratterizzanti la frazione attiva della droga. Si è potuto notare, peraltro, che il contenuto in sostanze

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L’impiego di coloranti naturali, un tempo assai diffuso – c’erano solo quelli – è scemato in maniera drammatica da quando sono apparsi sul mercato i coloranti sintetici (i primi, nel 1856), più a buon mercato e, soprattutto, proposti in una gamma vastissima di tipi e tonalità, il che offre la possibilità di una scelta specifica per ogni tipo di richiesta ed utilizzazione. Non è del tutto cessata, peraltro, la ricerca di questo genere di articoli ottenibili da fonti naturali, ancora interessanti soprattutto per ragioni di ecosostenibilità. Odina wodier L, è un’Anacardiacea che cresce in India; una peculiarità della pianta è che dalla sua corteccia si estrae un carbone attivo assorbente per vari usi industriali a basso costo. Recentemente, peraltro dalla corteccia della pianta sono stati isolati coloranti che hanno rivelato buone possibilità di impiego in varie utilizzazioni industriali, tipo tessile, conciario, ecc. I capi (di cotone) dopo trattamento con i coloranti ottenuti da corteccia di Odina, utilizzati in test per valutare l’efficacia e la possibilità di sfruttamento di tali derivati naturali, hanno dimostrato resistenza al lavaggio, alla luce, allo sfregamento, alla traspirazione. Variazioni di colore su capi trattati sono state misurate con strumenti ottici computerizzati. Studi di spettrometria di massa hanno anche rivelato che in questi coloranti non sono presenti metalli pesanti tipo antimonio, arsenico, cadmio e piombo nell’estratto secco. Sono state studiate anche le potenziali attività antibatteriche ed antifungine di questi coloranti naturali. (15)


70 review fitocosmesi

attive è in stretta correlazione col tipo di solvente utilizzato per l’estrazione dalla massa algale e di conseguenza può variare notevolmente il potere scavenger dei preparati ottenuti. Questi derivati algali antiossidanti, antiradicalici possono trovare utile impiego in cosmetici e nutraceutici. (17) Un altro studio è servito a confermare il forte potere antiossidante di una fraziona attiva estratta da Eisenia bicyclis,

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un’alga bruna, commestibile, che in Giappone gode larga popolarità. Questa marcata attività antiossidante è stata ascritta a due composti della droga che si è riusciti ad isolare (estrazione con etile acetato) ed identificare. Si tratta di dieckolo e florofucofuroeckolo, che al test colorimetrico ABTS hanno rivelato un potere antiradicalico pari a 65% e 70% rispettivamente a dosi d’uso di 50 µg/mL. Si ritiene che l’impiego di questi due potenti antiossidanti marini possa risultare interessante in applicazioni sia terapeutiche sia cosmetiche. (18) n

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ERBORISTERIA

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71 produzione ingredienti cosmetici

Dalle aziende

materie prime, specialità, principi attivi, formulazioni e processi industriali

Nuovi modificatori reologici elettroliti-tolleranti

Alla già nutrita serie di carbossi vinilpolimeri modificatori reologici di largo impiego cosmetico, la Lubrizol (in Italia Biochim), ha aggiunto, un nuovo termine, Carbopol Ultrez 30 (INCI = Carbomer), descritto come presentante forte tolleranza agli elettroliti, elevato potere ispessente in un ampio spettro di pH e che fornisce pregevoli proprietà sensoriali al prodotto finito. Si tratta di un cross-omopolimero acrilico che consente al formulatore di realizzare prodotti cosmetici da medie ad elevate viscosità. Grazie alla sua tolleranza agli elettroliti, il nuovo omopolimero consente di operare in presenza di sali o ingredienti attivi acidi ed è ideale, ad esempio, per formulare prodotti contenenti estratti vegetali, soluzioni saline, ingredienti attivi acidi quali α-idrossiacidi, acido salicilico e, ancora, acidi organici a funzione preservante sino ad un valore di pH su 4-4,5. L’efficacia del prodotto si manifesta già utilizzandone basse dosi (0,1-0,2%). Di facile uso e manipolazione è indicato per vari tipi di preparati, sia in forma di creme, di lozioni o di gel.

antinfiammatoria ed antibatterica, contiene anche tannini condensati ed idrolizzabili, a marcata attività astringente. Per cui, il meccanismo di azione dell’ingrediente si basa sulla sua azione astringente che limita l’emissione di sebo e la sua azione antiossidante che protegge l’ossidazione dello squalene, inibendo la formazione di batteri e quindi l’insorgere di manifestazioni infiammatorie. L’ingrediente è pertanto da considerarsi indicato nella realizzazione di preparati per il trattamento topico dell’acne.

Seboregolatore naturale

Olio tropicale idratante, restitutivo

Patauà oil è un olio estratto da una pianta tropicale delle foreste amazzoniche e delle regioni del Centro America, una palma botanicamente nota come Oenocarpus bataia. L’olio viene estratto dalla polpa carnosa dei frutti presenti su vistosi grappoli appesi ai rami, simili a quelli dei datteri. Tale olio, ad elevata frazione in acido oleico (oltre il 75%), contiene anche acidi grassi polinsaturi (omega-3 e omega-6), oltre a vitamine A, E e C e proteine. Quest’olio, come viscosità ed aspetto (giallo intenso) assomiglia molto a quello di oliva. L’impiego cosmetico dell’olio di Patauà – presentato da Beraca (in Italia Pharma Cosm Polli) all’ultimo in Cosmetics ’13 - è previsto nella realiz-

MERCATO - ERBORISTERIA

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A In cosmetics ’13 presentato da Solabia (in Italia Variati) un nuovo prodotto a funzione seboregolatrice di natura completamente naturale. Si tratta di Seboxyl®, costituito da un estratto glicerico da foglie di Ribes e di Lampone (INCI = Glycerin (and) Ribes nigrum leaf extract (and) Rubus idaeus leaf extract). L’estratto, ricco in polifenoli, molecole ben note per la loro capacità antiossidante,

Ribes nigrum


72 produzione ingredienti cosmetici

zazione di preparati a funzione idratante, nutriente, restitutiva cutanea, nonché in preparati per capelli che rende morbidi, lucidi, inibendo la formazione di forfora.

Derivato vegetale protettivo da raggi IR

Un nuovo prodotto della Lucas Meyer (in Italia Caldic), visto al recente ‘in Cosmetics ‘13’, è stato definito non come ‘antiaging’ o ‘fotoaging’, ma con un termine più specifico: infra-aging. Il nuovo prodotto è denominato Elix-IR (INCI = Aqua (and) Glycerin (and) Polygonum aviculare extract). Inibendo la catepsina (un enzima che degrada le proteine), è in grado di difendere la pelle non solo da raggi UV, ma anche da raggi IR, il cui calore può attivare le MMP, le quali, quando attivate sono in grado di degradare praticamente tutti i componenti della sostanza intercellulare della giunzione dermo-epidermica. I raggi IR, o infrarossi, sono quelli di una banda inferiore a quella della luce visibile; per anni, a fini protettivi cutanei, non si è tenuto in gran conto la loro attività. Oggi è ampiamente dimostrato che anche da questi ci si deve difendere, in primo luogo in quanto arrivano sulla terra in grande quantità, secondo perché si è scoperto che penetrano nella pelle più profondamente degli UV e quindi possono accelerare il processo di invecchiamento cutaneo. Di qui l’interesse per il nuovo ingrediente sopra descritto in grado, come dicono i fabbricanti, di proteggerci anche da quest’altro tipo di raggi solari.

Polipeptide antinfiammatorio

Recentemente presentato da Lipotec (in Italia Lipotec Italia) un nuovo polipetide ad effetto antinfiammatorio. Telangyn (acetil tetrapetide-40), contrasta l’emissione di citochine pro-infiammatorie e quindi è indicato per combattere infiammazioni ed eritema in particolare su pelli sensibili. L’attività inibente lo sviluppo di IL-6 e IL-8 si manifesta già a dosaggi inferiori a 0,1 mg/mL.

Oenocarpus bataia

Il tetrapeptide, alle concentrazioni da 2 a 10 mg/mL, inibisce in modo statisticamente significativo l’attività della collagenasi e della tirosinasi. Nel secondo caso, il risultato è una inibizione della sintesi della melanina del 50% (test su colture di melanociti epidermici umani). Telangyn ha rivelato anche una forte azione incrementante la vitalità cellulare su colture di fibroblasti irradiati UV. L’effetto antinfiammatorio del peptide è stato valutato utilizzandolo incorporato in una crema in dosaggio del 2% su volontari affetti da rosacea (test: due volte al giorno, per 28 gg). I risultati hanno dimostrato una diminuzione (8-9%) dei principali parametri valutati (eritema, rossore, estensione del disturbo, morbidezza della pelle) già dopo 7 gg di trattamento con ulteriore benefico effetto ala fine del ciclo di trattamento.

Microbi fermentati in preparati antiaging

Una combinazione di due microbi fermentati in crescita simultanea al fine di realizzare preparati restitutivi cutanei, antiaging. L’ingrediente, a nome ProSynergen DF (INCI = Lactobacillus/Ulkenia amoeboidea), è una associazione di microbi anaerobi, Gram-positivi del genere Lactobacillus con bacilli di origine marina (ordine delle Amebe). È presentato da Lonza (in Italia Bregaglio). La pelle sana mantiene intatta la barriera cutanea e la sua proprietà di difesa, che consente di riparare cellule danneggiate attraverso un naturale processo rigenerativo. Fattori intrinsechi ed ambientali contribuiscono a danneggiare l’epidermide, diminuendo la sua funzione protettiva e riducendone il necessario tasso idrico. Il nuovo ingrediente viene suggerito come idoneo a difesa della barriera cutanea epidermica di cui protegge la funzione, la struttura e migliora l’aspetto, soprattutto nel caso di cute senile, o precocemente invecchiata. con evidenti segni di rugosità. n

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380 (2013/5) - MERCATO


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