Dolci Senza Frontiera -Ricettario

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Albania Cina Marocco Polonia Romania Tunisia Ucraina

Con il contributo della Provincia regionale di Ragusa Assessorato alle Politiche Sociali

DOLCI SENZA FRONTIERA Babilù Cooperativa Sociale

Progetto di educazione interculturale per l’integrazione sociale delle donne dell’immigrazione co-finanziato dall'Assessorato alle Politiche Sociali della Provincia Regionale di Ragusa

Babilù Cooperativa sociale 3, via San Teodoro 97015 Modica (RG) - IT All Rights Reserved @ Primavera 2009


Con il contributo della Provincia regionale di Ragusa Assessorato alle Politiche Sociali

DOLCI SENZA FRONTIERA Babilù Cooperativa Sociale

Albania – Cina - Marocco Polonia – Romania - Tunisia Ucraina

“Componente della storia e della cultura di ciascun popolo, il cibo è anche un mezzo di comunicazione attraverso cui l’uomo esprime sé stesso. Essendo un fatto culturale, anche l’alimentazione, come ogni altro fatto culturale, è oggi in trasformazione, a seguito del processo di globalizzazione, con il cibo che diventa uno strumento per il confronto e la conoscenza di culture diverse, quasi un ambasciatore della cultura di riferimento. Soprattutto in un’epoca di forti emigrazioni, la cucina diventa il modo principale con cui si entra in contatto con la cultura degli altri; si può quindi dire che l’alimentazione rappresenta uno strumento di primo contatto tra cultura di accoglienza e cultura di provenienza.” Antonio Ricci

IL PROGETTO La gastronomia rappresenta un’occasione per attivare incontri interculturali creativi e per valorizzare le differenze culturali. Il cibo come punto di incontro fra culture, espressione di territori diversi che si confrontano, é il punto di partenza del presente progetto che partendo dai dolci vuole offrire spunti per scoprire le culture e territori dei stranieri e nuovi cittadini che vivono a Modica e in Provincia di Ragusa. La gastronomia insegna che i prodotti viaggiano e si mescolano, come le persone dall’altro. Basta prendere l’esempio degli spaghetti al pomodoro e basilico, piatto tipico italiano per rendersi conto che d’italiano ha ben poco: i spaghetti sarebbe originari dalla Cina, il pomodoro dall’America, il basilico dall’Asia tropicale o dall’Africa. Il risultato é una maggiore apertura e ricchezza culturale.


Obiettivi Dare seguito alla prima Festa Interculturale della Contea di Modica (Ragusa) realizzata nell'ambito dell' Anno Europeo per il dialogo interculturale (2008); Promuovere l’incontro e la conoscenza tra culture, tra cittadini italiani e non, attraverso il cibo e l’alimentazione; Promuovere la conoscenza delle abitudini e delle tradizioni mondiali relative al cibo, in quanto segmento significativo della dimensione culturale dell’uomo; Favorire atteggiamenti di apertura e di valorizzazione verso comunità stranieri presenti in provincia; Creare condizioni innovative di partecipazione e cooperazione; Dare maggiore visibilità al ruolo delle donne dell’immigrazione e valorizzare le loro capacità nella preparazione di piatti tipici; Iniziare un percorso che potrebbe tradursi in attività lavorativa a medio-lungo termine(piccola cooperativa femminile di produzione) Risultati attesi Coinvolgimento di alcune donne dell'immigrazione nella preparazione dei dolici; Produzione di schede pratiche sui paesi d'origine e sulla cucina tipica e sulla confezione dei dolci; Formazione interculturale “informale” in occasioni di feste, rinfreschi, colazioni di lavoro, pranzi e cene a richiesta, laboratori di cucina in cucina e animazioni sul cibo e le culture.

Realizzazione : Eric E. van Monckhoven – Maria Zocco babilu.net@gmail.com

All Rights Reserved @ Primavera 2009


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ALBANIA – Europa

Capitale: TIRANA Popolazione: 3.600.000 Superficie: 28.748 km² Lingue: albanese, greco. Diffusa la conoscenza di italiano e inglese Religioni: Musulmana 76%, Ortodossa, Cattolica. Moneta: Lek Informazione paese: http://it.wikipedia.org/wiki/Albania Albanesi in Italia: circa 400 000 (ISTAT, 2007)

Bruna Bruna é originaria di Valona. E' arrivata nel nostro paese nel 2005 per ricongiungimento familiare. Vive a Modica con il marito e due figli. Ci parla del suo paese, del fenomeno migratorio verso l’Italia, delle donne albanesi e di alcune tradizioni, tra cui quelle della cucina e dei dolci. Ci presenta il Gurabi, un dolce semplice che serve spesso per la colazione dei bambini. Donne albanesi ed emigrazione L’Albania, “paese delle aquile”, conta una storia singolare. Le rotture politiche con i paesi “fratelli” (nell’ordine: Jugoslavia, Unione sovietica e Cina) nel corso del XX secolo furono continue, e dal 1978 questo paese entrò in una fase di totale isolamento con il resto del mondo, sino alla sconfitta del partito del lavoro d’Albania che sancì la fine del comunismo albanese.

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Arretratezza e povertà furono le caratteristiche dell’Albania, le cui spinte verso un liberismo incontrollato portarono il paese alla fine degli anni novanta nel baratro totale, consegnandolo nelle mani di clan e bande criminali e mafiose, spingendo molte persone a trovare rifugio all’estero. In tale contesto, il processo d’emancipazione femminile fu una sfida continua, sfida che si ripropone ogni giorno. Il governo di Enver Hoxha aveva riscattato le donne da secoli di dominio turco, che aveva imposto in alcune zone l’uso del velo e disincentivato il loro accesso all’istruzione. Come in tutti i paesi dell’ex blocco comunista, i diritti delle donne si erano prevalentemente incentrati sull’educazione e il lavoro, escludendo altre forme di discriminazione e di asimmetrie di genere che pure avevano gravemente segnato la vita delle donne nel corso del tempo. Dopo il crollo della dittatura, il ruolo delle donne nella ricostruzione democratica del paese fu molto importante, come tra l'altro é in generale importante nei Balcani il ruolo delle donne come “pacificatrici” in una società complessa dove non mancano i conflitti (religiosi, etnici, di genere, etc.). Purtroppo, vivendo in condizioni molto svantaggiate rispetto agli uomini, nonostante il loro livello d’istruzione sia più alto, costrette a fare i conti con le difficoltà di un paese in ricostruzione, con la disoccupazione, il caro vita, la perdita dei loro cari andati fuori in cerca di lavoro, molte donne albanesi si vedono costrette ad emigrare. Il Forum delle donne indipendenti d’Albania ha di recente denunciato l’alto tasso di disoccupazione femminile (19%) nettamente superiore alla media europea (6,2%), connesso alla privatizzazione del mercato del lavoro e agli elevati tassi migratori.

La cucina albanese La cucina albanese è semplice ma saporita da una grande quantità di aromi. Si trovano moltissime influenze della cucina bizantina e di quella turco-ottomana. Alcuni piatti sono molto rinomati, tra questi: il dromesat (una pasta fatta con grumi di farina che vengono cucinati nei sughi), le shtridhelat (tagliatelle cucinate con ceci e fagioli), il Byrek (una focaccia a base di farina, strutto e acqua),il riso pilaf e il tasqebap (un piatto a base di bocconcini di vitello). La carne di vitello è molto usata ma si mangiano anche carni di capretto e agnello: il perzie di mishesh arbesh è un misto di carne di capretto, agnello e pancetta di maiale, il kagiq me patana è capretto con patate, il macakorda è la coratella di capretto. La trippa è cucinata con erbe aromatiche e salse gustose. In Albania molto gustose sono le frittate con verdure come la veze petul di cicoria, frittata con cardi selvatici, scarola e capperi; la minzetra uligne me bath (frittata con fave secche ed olive). Nella parte centrale il piatto tradizionale è il Tave Dheu. Nel meridione, tipico a colazione è il Trahana, a base di yogurt. Fra i formaggi più popolari vi è il djathe (pecorino),il filicat (giuncata), gjize (ricotta) e fra i salumi: le saucice (salsiccie), ndule (salsicciotto), e supersate (soppressata).


Ricettario di cucina albanese online

http://www.cookaround.com/cucina/albania/index.php

I dolci Nelle ricorrenze si fa un grande uso di dolci, tra cui kanarikuj (grossi gnocchi bagnati nel miele), kasolle me gjize (involtino ripieno di ricotta), kulac (ciambella), petulla (frittelle), nucia (ha la forma di un fantoccio con un uovo che raffigura il viso) e i mustaculli.

Links utili Donne in Albania - http://www.noidonne.org/index.php?op=articolo&art=1277 Cucina degli albanesi d’Italia - http://www.ungra.it/new/Alf/LEM/Cucina.htm Cucina bizantina - http://it.wikipedia.org/wiki/Cucina_bizantina Cucina ottomana - http://www.gustoblog.it/tag/cucina+turca


GURABI GURABI (Albania) (Albania)

Ingredienti: 4 uova 2 bicchieri di farina di semola 2 bicchieri di farina 00 2 bicchieri di zucchero 125 gr. di burro 1 cucchiaino di bicarbonato Piccole quantitĂ di olio


Preparazione: Sciogliere il burro sul fuoco

Mettere insieme le uova, lo zucchero, zucchero, la farina, il bicarbonato e il burro

Mescolare fino ad ottenere un impasto omogeneo


Fare tanti panetti aiutandosi con le mani bagnate nell’olio e sistemarli nella teglia oleata

Mettere la teglia in forno caldo a 220 gradi e fare cuocere per circa mezz’ora

Tagliare e servire.


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CINA (RC) - Asia

Capitale: Pechino (Beijing) Popolazione: 1.314.622.000 (2006) Superficie: 9.600.000 kmq Lingue : il mandarino. Nell’area di Canton si parla il cantonese. Diffusi nelle varie province i dialetti locali. La conoscenza dell’inglese, seppure in crescita, e’ limitata ad alcune zone dei grandi centri urbani. Religione: ampiamente diffuso l’ateismo. Le principali religioni sono quella buddista e la taoista. Sono altresì presenti significative minoranze cristiane e islamiche. Moneta: Yuan/RMB. Informazione paese: http://it.wikipedia.org/wiki/Cina Cinesi in Italia: circa 145 000 (ISTAT, 2007)

Neva La famiglia di Neva vive in Italia da quasi 10 anni e gestisce un negozio di abbigliamento a Modica. Sono originari della provincia di Zhejiang che conta quasi 50 milioni di anime. Essa é conosciuta per la sua produzione di tè verde e di baco da seta. Situata al Sud-Est della Cina é una provincia che ha conosciuto molti sviluppi e un processo di modernizzazione molto spinto negli ultimi anni. Il 70% del territorio della provincia é collinare, possiede 6500 km di costa, grandi laghi, lunghi fiumi e tantissime isole. Per le sue condizioni naturalistiche (moltissime foreste) é rifugio per 3800 specie di piante e 1900 di animali selvaggi. E' anche uno dei luoghi di nascita della civiltà cinese. Qui troviamo una genuina cultura contadina ma anche città moderne in grande espansione come ad esempio Hangzou o Ningbo.

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Parlando di cucina, la prima cosa che impariamo é che, visto la sua estensione territoriale, la Cina possiede molte tradizioni culinarie. In realtà si possono distinguere almeno otto cucine regionali: Anhui, Cantonese, Fujian, Hunan, Jiangsu, Shandong, Szechuan e Zhejiang, alle quali bisogna aggiungere le cucine della diaspora. Per quanto riguarda i dolci, siamo stupiti di imparare che in generale i cinesi hanno più tendenza a consumare frutta e verdura che dolci. Forse perché le pietanze sono accompagnate da salse agro-dolce. Neva e sua famiglia sono molto disponibili a parlare della loro provincia e delle loro tradizioni. Purtroppo, sono molto impegnati nel gestire la loro attività.

La cucina cinese Alcuni resoconti della storia della cucina cinese riportano i suoi inizi all'età della pietra cinese, dove la coltivazione del riso e la produzione di "noodles", entrambi tipici esempi di quella che noi oggi conosciamo come cucina cinese, sono noti da ritrovamenti archeologici. Attraverso i secoli, quando nuove fonti di cibo e nuove tecniche furono inventate, la cucina cinese si modificò gradatamente. A titolo di esempio, l'uso delle bacchette di diversi materiali ed utilizzate come utensili per mangiare, un altro segno distintivo della cucina cinese, risale almeno alla dinastia Zhou, mentre i piatti di "frittura saltata" sono divenuti popolari durante la dinastia Tang. La cottura col metodo "frittura saltata" fu inventata in seguito alla necessità di conservare la legna da ardere. I più famosi piatti che oggi si possono trovare sono stati inventati durante la dinastia Qing e nei primi anni della Repubblica Cinese.

I Cinesi condividono i piatti. Questi sono spesso messi in comune. La tavola si caratterizza per il suo aspetto sociale. È rotonda e talvolta sormontata da un piatto girevole dove sono depositati i piatti. Nessun coltello è presente a tavola. Tutti gli alimenti sono tagliati in cucina, ad eccezione dei frutti di mare che talvolta sono serviti non sgusciati. La successione cronologica dei piatti che si conosce in Italia e negli altri paesi occidentali, nella cucina cinese è sostituita da una ricerca di equilibrio a partire dai cinque sapori di base (dolce-salato-acido-amaropiccante). Tutti i piatti sono serviti contemporaneamente e posti nel centro della tavola. Ogni commensale dispone di un piatto di media grandezza, una scodella per il riso e la zuppa (brodo), un cucchiaio di porcellana e un paio di bastoncini con cui si serve dai piatti centrali. Uno dei vantaggi della cucina cinese è costituito dal modo in cui il cibo può «ampliarsi», ed è per questa ragione che è abbastanza difficile dare precise «porzioni» per ogni ricetta. Il tè è la bevanda più bevuta. È consumato per le sue virtù digestive e decongestionanti. La birra e l'alcol di riso sono piuttosto bevande per le feste, riservate ai grandi eventi. Nondimeno, durante un pasto ordinario a casa propria, in generale non è proposta alcuna bevanda e ci si disseta con una zuppa o una pappa. Il tofu è un'invenzione cinese. Rappresenta la base di una dozzina di alimenti diversi che appaiono molto spesso sulle tavole a causa del loro costo modico


Ricettario di cucina cinese online

http://www.cookaround.com/cucina/cina/vedi.php

I dolci Con nostra grande sorpresa impariamo che in Cina, i dessert sono limitati ad un numero ristretto di dolci che fanno la loro comparsa solo durante banchetti ufficiali, e non vengono serviti alla fine, bensì a metà pranzo. I pasti si concludono con la frutta, fresca o essiccata o trattata secondo particolari ricette; quanto ai dolci, perlopiù vengono serviti sorbetti o gelatine, sempre a base di frutta. Banane e cocco sono i frutti più presenti nei dessert. I dessert più noti fuori dai confini cinesi sono frutta caramellata, gelato fritto e biscotti della fortuna. In Cina sono molto diffusi dessert a base di litchi, frutto originario delle regioni dell’estremo oriente e poco diffuso nel mondo occidentale. Quanto al gelato fritto, il segreto consiste tutto in un gioco sapiente di freddo e caldo: il gelato deve essere perfettamente congelato, l’olio in cui lo si frigge deve essere così caldo da cuocere l’impasto in pochi secondi. Links utili Portale sulla Cina - http://www.lacinaevicina.it/


SORBETTO di LITCHI (Cina)

Ingredienti: 700 gr di litchi freschi 100 gr di zucchero 2 albumi Sale Preparazione: Sbucciate Sbucciate i litchi, litchi, togliete il nocciolo e metteteli nel frullatore e frullate per 1 minuto. Poi passate la purea al setaccio in modo da togliere i filamenti. In un pentolino mettete lo zucchero e 200 ml di acqua, portate a ebollizione e lasciate sobbollire fino a quando lo zucchero non si sarà completamente sciolto, ci vorranno circa 5 minuti. Poi fate raffreddare. In una ciotola versate l’acqua con lo zucchero e la crema di litchi, litchi, mescolate bene e poi mettete in freezer per 3 ore mescolando ogni 15 minuti. Se avete avete la gelatiera mettete il composto lì lì dentro per 20 minuti. Mettete gli albumi in una ciotola con un pizzico di sale e montate a neve ben ferma con lo sbattitore elettrico. Poi sempre con lo sbattitore elettrico mescolate i litchi e gradualmente unite gli albumi. Mettete in gelatiera 10 minuti e poi in freezer per 5) 5)10 minuti. Servite in ciotoline individuali e decorate con un litchi intero.


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MAROCCO – Africa settentrionale

Capitale: RABAT Popolazione: 29.480.000 Superficie: 458.730 km² Lingue: arabo, berbero nelle zone di montagna. Diffusa la conoscenza del francese. Religioni: Musulmana (maggioranza), comunità ebraica importante a Casablanca. Moneta: Dirham marocchino Informazione paese: http://it.wikipedia.org/wiki/Marocco Marocchini in Italia: circa 343 000 (ISTAT, 2007)

Fatiha Fatiha é originaria di Casablanca e vive a Modica con il marito e la figlia piccola nata in Italia. Si occupa della casa e della bambina. Molto tempo é dedicato alla preparazione dei piatti che sono rigorosamente tradizionali. La dialettica tra tradizione e modernità, che caratterizza la cultura e le strutture politiche e sociali marocchine, si esprime in modo estremamente marcato per quanto riguarda la condizione della donna. Essa è soggetta a un duplice statuto giuridico, che distingue tra spazio pubblico, nel quale vige una legislazione di stampo moderno e democratico, che sancisce l’uguaglianza di tutti i cittadini, e uno spazio privato, retto da norme di ispirazione talora anche religiosa e sicuramente tradizionale, nel quale la donna ha diritti e doveri diversi dall’uomo.

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Questa situazione si ripercuote sulla partecipazione femminile alla vita politica e influenza l’esercizio di una cittadinanza attiva e consapevole: se i luoghi istituzionali della presa di decisione politica restano in larga parte preclusi alle donne, queste hanno accresciuto negli ultimi anni (dalla metà degli anni 90) la presenza nel settore associativo, spazio alternativo di partecipazione e spesso di espressione politica. Fatiha era molto contenta di riceverci per parlare del suo paese e per poter condividere le sue conoscenze sui dolci tradizionali che vengono sempre serviti con il "tè" (alla menta).

La cucina marocchina Il dada, ovvero il cuoco, è un’istituzione in Marocco, dove la cucina è molto varia e notevole per i suoi sapori e aromi. In pratica, é un mix di cucine orientali, mediterranee, africane e locali dei Berberi (40% della popolazione). I diversi secoli caratterizzati da invasioni hanno contribuito a creare delle diverse tradizioni culinarie, portare nuovi ingredienti e, naturalmente, combinare nel modo migliore possibile questi due fattori. In Marocco si producono una grande varietà di frutta e verdura. Il pesce e i frutti di mare sono presenti in grande quantità mentre l'ambiente naturale è molto generoso di pascoli per l'allevamento di pecore e capre. Anche il pollame è molto popolare in tutta la nazione. Gli invasori portarono in Marocco molti nuovi alimenti che iniziarono a far parte integrante della tradizione culinaria marocchina, insieme a preparazioni e metodi di cottura fino ad allora sconosciuti. La popolazione Andalusa, dal sud della Spagna, insegnò ai marocchini ad utilizzare ingredienti quali le olive, l’olio d'oliva, alcuni frutti, le noci e le erbe nella preparazione dei piatti. Gli Arabi, invece, introdussero le spezie, diverse varietà di pane e piatti a base di granaglie. La cucina francese e italiana sortirono un profondo effetto sulla cucina marocchina tradizionale. Le spezie sono molto usate, e mentre queste sono state importate per secoli da altri paesi, lo zafferano, la menta, le olive, le arance e i limoni sono di produzione nazionale. Le spezie comuni sono rappresentate da: la cannella, il kamoun (cumino), il kharkoum (curcuma), lo skingbir (zenzero), il libzar (pepe), la paprica, i semi di sesamo, il kasbour (coriandolo) e il prezzemolo. Il pasto di mezzogiorno rappresenta nella cucina marocchina il pasto principale, con eccezione del mese santo del Ramadan. Il pasto convenzionale tipico inizia con una serie di insalate calde e fredde. Il pane è mangiato ad ogni pasto. Un piatto di pollo o spesso di agnello è seguito dal couscous preparato con carni e verdure. Una tazza di tè alla menta dolce è spesso usata per concludere il pasto. Noto è il tajine un segmento tradizionale della cucina marocchina. Il tajine prende il nome dalla pentola in cui viene cotto ed è un piatto fatto di carne e pollame comune in tutti i ristoranti marocchini. Il piatto nazionale più conosciuto rimane tuttavia il couscous. La preparazione più popolare è sempre il B'stilla che viene servito in occasioni speciali; si tratta di una combinazione stravagante di carne di piccione speziata, uova cremose aromatizzate al limone e mandorle. Questo viene cotto al forno o fritto in un contenitore circolare fatto di foglie sovrapposte di pasta e coperto da una decorazione di zucchero e cannella prima di essere servito. L'agnello cotto sui carboni ardenti, conosciuto come mechoui è servito tradizionalmente durante il festival Aid al Kebir che ha luogo alla fine del Ramadan.


Ricettario di cucina marocchina online

http://www.cookaround.com/cucina/marocco/vedi.php

I dolci Il dessert comune è il kaab el ghzal ("corni di gazelle"), che è un dolce farcito con la pasta di mandorla e zucchero. Un altro dessert tipico è la torta di miele. Biscotti tipici sono gli Halwa Shebakia, mangiati soprattutto durante il mese del Ramadan, i Feqqas alle mandorle o uva sultanina, e i Ghoriba alle mandorle e al sesamo.

Links utili Donne in Marocco - http://www.ecologiasociale.org/pg/dum_fem_marocco2.html Cucina marochina – http://www.cookaround.com/cucina/marocco/index.php Dolci risvegli - http://www.claudiacastaldi.com/blog/2009/02/dolci-marocco/ I Berberi - http://it.wikipedia.org/wiki/Berberi


1. FEQQAS (Marocco)

Ingredienti: Pasta: 5 uova 1 bicchiere di zucchero 1 bicchiere di olio olio di soia buccia grattugiata di 1 limone 50 gr. di sesamo 50 gr. di mandorle 800 gr. di farina 00 1 bustina di lievito per dolci


Preparazione:

Mettere in una ciotola 5 uova e lo zucchero e mescolare .

Aggiungere l’olio e la buccia di limone e mescolare

Aggiungere mandorle e sesamo e continuare ad amalgamare


Infine aggiungere il lievito per dolci e la farina e impastare tutti gli ingredienti insieme fino ad ottenere un impasto omogeneo.

Fare tanti panetti bagnandosi le mani con l’olio.

Stirare i panetti fino ad ottenere dei rulli e stenderli su una teglia oleata


Lucidare con un rosso d’uovo mescolato con un poco di nescafè nescafè e fare degli intagli con la forchetta in diagonale.

Infornare a 200° per 20 minuti. minuti. Uscire la teglia dal forno e lasciare riposare per circa 45 minuti con un panno umido sopra. Tagliare a fettine ogni rullo e rimettere il tutto in forno per circa un quarto d’ora finché i biscotti non si dorano.

Servire con tè tè alla menta.


2. BREIWAT(Marocco) BREIWAT(Marocco)

Ingredienti: Pasta: 5oo gr. farina 00 Un pizzico di sale acqua 30 gr. burro Una tazza di olio di semi Ripieno: 250 gr. mandorle bianche 50 gr. mandorle abbrustolite 100 gr. zucchero 50 gr. sesamo 30 gr. semi di finocchio 1 cucchiaio di cannella 1 cucchiaio di burro Mezza tazza di latte Un rosso d’uovo 500 gr. di miele


Preparazione: Mettere in una ciotola farina sale e acqua e mescolare fino ad ottenere un impasto morbido e fare riposare per 10 minuti

Fare sciogliere il burro e mescolare con olio

Con la pasta fare delle piccole palline aiutandosi con le mani unte di olio e disporle in un vassoio inumidito con l’olio e il burro


Mettere un po’ di farina in un recipiente; prendere una pallina di pasta e bagnarla nel burro e nella farina; farina; ripetere il tutto con un’altra pallina; unire le palline a due a due.

Dopo stenderle con le mani fino a far diventare la pasta sottilissima.

Mettere la pasta ottenuta per pochi secondi su di una griglia griglia calda, prima da un lato e poi dall’altro e dopo separare le due sfoglie In tutto servono 24 sfoglie


Per il ripieno mescolare in una ciotola le mandorle bianche grattugiate, lo zucchero, il sesamo, i semi di finocchio, il cucchiaio di cannella, il cucchiaio cucchiaio di burro e il latte fino ad ottenere un impasto omogeneo e fare delle palline.

Prendere la sfoglia di pasta e passarla con un po’ di burro e olio; tagliare a strisce di circa 6 cm; sbattere un rosso d’uovo.

Mettere una pallina di impasto impasto in ogni striscia di pasta e avvolgerla in modo da formare un triangolo, infine cucire gli orli con il rosso di uovo.


Friggere le paste ottenute in olio caldo fino a diventare dorati;

dopo immergerli nel miele (o sciroppo di zucchero) per pochi minuti

e infine mettere sopra la mandorla abbrustolita grattugiata


Con il contributo della Provincia regionale di Ragusa Assessorato alle Politiche Sociali

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POLONIA - Europa

Capitale: VARSAVIA Popolazione: 38.632.500 Superficie: 312.683 km2 Lingue: Polacco. Sempre più diffusa tra i più giovani la conoscenza dell'inglese. Altre lingue conosciute: russo, tedesco, francese, italiano. Religioni: cattolica (95 % della popolazione) - ortodossa (soprattutto nella zona di confine con la Bielorussia) – minoranze protestanti, musulmani ed ebrei. Moneta: Zloty Informazione paese: http://it.wikipedia.org/wiki/Polonia Polacchi in Italia: circa 72 550 (ISTAT, 2007)

Ewa Ewa è originaria di Sanok, una piccola cittadina di montagna nel Sud del paese al confine con l’Ucraina. Vive a Modica con la sua famiglia e lavora nella ristorazione. E’ arrivata cinque anni fa in Italia. Possiede molte ricette di dolci, quelli della nonna. Ci presenterà il Placek Czarny.

L’immigrazione polacca in Italia La Polonia è stata, e resta ancora, un grande serbatoio di manodopera per l’Europa Occidentale e per il Nord America. Su una popolazione immigrata di 23,5 milioni di immigrati nell’Unione Europea, alla fine del 2003, i polacchi sono 559.000. In Italia, la comunità polacca incide per il 3% sull’intera popolazione immigrata, è notevolmente inferiore numericamente a quelle di

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Romania, Albania e Marocco, di poco inferiore a quelle di Ucraina e Filippine, superiore a quelle di Tunisia, Stati Uniti e Senegal, paesi compresi nella graduatoria dei primi dieci. Molti polacchi sono riusciti ad inserirsi nel mercato del lavoro italiano in mansioni corrispondenti alla propria qualifica oppure alla realtà lavorativa vissuta precedentemente in Polonia. L’incidenza delle donne è del 75%. La percentuale delle persone laureate (14%) e diplomate (50,7%) è superiore a quella media nazionale italiana (7,5% e 25,9%) e il grado d’istruzione delle donne è superiore a quello dei maschi. La presenza di cittadini polacchi in Italia, con una forte concentrazione a Roma, segue un lungo percorso di vicende storiche e religiose, a partire dal Medioevo. Gli arrivi dei polacchi proseguirono anche successivamente e in particolare nel corso dell’Ottocento, quando diversi militari di quel paese si inserirono nei moti risorgimentali italiani. Nel periodo a noi più vicino la presenza stabile dei polacchi in Italia si realizzò alla fine della seconda guerra mondiale, quando un certo numero di soldati polacchi, venuti a liberare l’Italia, preferì restarvi dopo la fine delle ostilità. Negli anni del dopoguerra, i flussi migratori dalla Polonia furono prima di carattere politico, causati dal desiderio di sfuggire al regime comunista (spesso si trattava solo di una temporanea permanenza in Italia, in attesa di recarsi oltreoceano). Con la caduta del muro di Berlino iniziò una seconda fase di flussi dalla Polonia verso l’Italia, caratterizzati da motivazioni economiche. La Germania è rimasta la meta privilegiata per i polacchi, ma l’Italia si è proposta come meta significativa, sia per impieghi stagionali o comunque temporanei, sia per inserimenti stabili. Una maggior libertà negli spostamenti si è avuta nel 1991, quando l’Italia ha esonerato i polacchi dall’obbligo del visto per motivi turistici. A partire dal 2000, e specialmente dopo l’entrata della Polonia nell’Unione Europea (maggio 2004), si è innestato un filone migratorio di diverso tipo, costituito sostanzialmente da giovani tesi verso orizzonti più ampi, interessati a venire in Italia non soltanto per motivi economici, ma anche per studiare, realizzare esperienze lavorative, imparare la lingua italiana e conoscere la cultura e le tradizioni del nostro paese.

La cucina polacca La cucina polacca, sviluppatasi interagendo con le culture culinarie delle molte etnie dell'antica Repubblica (lituani, bielorussi, ucraini, ebrei) e dei Paesi confinanti (Russia, Germania, Austria, Ungheria), ma non priva di influenze francesi e italiane, presenta una marcata impronta rustica, con sapori robusti e ricca di calorie, adatta a combattere i lunghi e rigidi inverni del Nord. Sulle tavole polacche dominano le carni (soprattutto maiale e cacciagione) e i pesci d'acqua dolce, mentre fra i contorni sono soprattutto patate, crauti, barbabietole e funghi a far da padroni. A pranzo e a cena dopo gli antipasti freddi (dal caviale al prosciutto, dalle aringhe, preparate in modi diversi, al formaggio, alla tatar, carne alla tartara) si passa direttamente alle zuppe, la cui varietà è sorprendente. Il barszcz czerwony, ad esempio, è a base di barbabietole rosse e può essere servito liscio o con pierogi, polpettine o una sfogliatina ripiena di carne tritata (pasztecik); lo żurek, a base di farina di segale fermentata, con salsiccia bianca e uovo sodo; il chłodnik, zuppa fredda, ottima in estate, è a base di barszcz con aggiunta di panna acida, foglie di barbabietola, erba cipollina, cetrioli e ravanelli. Altre zuppe sono l'ogórkowa, a base di cetrioli in salamoia e il kapuśniak, a base di cavoli in salamoia e i flaki, trippa in brodo insaporita con erbe e verdure. Tra i piatti tradizionali, il bigos, il più antico e famoso piatto polacco è uno stufato di carni e salumi, crauti bianchi e rossi, con l'aggiunta di prugne e pere secche, ginepro e altre spezie; gli zrazy, involtini di manzo ripieni di pancetta e cetriolini in salamoia; i pierogi, ravioloni farciti di formaggio, frutta, funghi, cavoli, carne e altri ripieni; i gołąbki, involtini di cavolo ripieni di carne e di riso; i pyzy, sorta di grossi gnocchi rotondi di mollica di pane simili ai canederli, con o senza


ripieno di carne. Tra i piatti di selvaggina vi sono gli arrosti di lepre, di capriolo, di cinghiale e di uccelli selvatici; notevole è la kaszka z jabłkami, anatra con le mele, cotta al forno. Uno dei piatti più popolari e gustosi è la golonka, stinco di maiale marinato con aromi e poi bollito o cotto in forno; infine sempre per quanto riguarda la carne, la kotlet schabowy, di solito impanata e fritta, può essere di maiale, di manzo oppure di pollo. I contorni sono soprattutto costituiti da patate lessate o fritte, ma anche da verdure quali carote, piselli, cetrioli, barbabietole rosse, crauti bianchi e rossi, stufati o in salamoia, pomodori, funghi. Tra i pesci, prevalgono quelli di acqua dolce: il dominio è della carpa (karp), cucinata alla polacca, in gelatina o alla giudea, che costituisce il piatto tradizionale della vigilia di Natale. Altro piatto forte è l'aringa (śledż) preparata in vari modi (in carpione, affumicata, marinata con cipolle e aromi). Non è abitudine far seguire al piatto forte il formaggio (che è un antipasto) ma il dolce e il caffè; il tè non di rado accompagna il pasto. Bevande nazionali sono la birra e la vodka.

Ricettario di cucina polacca online

http://www.ricettepercucinare.com/ricette_polonia.htm

I dolci Fra i molti dolci, i più tipici sono il makowiec, con semi di papavero, l'ottimo sernik, a base di ricotta e preparato in diverse varianti, la szarlotka o jabłecznik, ripieno di mele.

Links utili Sito dedicato alla Polonia – http://www.polonia.name/ Polonia. Nuovo paese di frontiera - http://www.emnitaly.it/down/ev-20-01.pdf


PLACEK CZARNY (Polonia)

Ingredienti: 1 kg di mele verdi non dolci 2 bicchieri grandi di farina 2 bicchieri di cacao amaro in polvere 1 ½ buste di lievito per dolci 1 cucchiaio di cannella 5 uova 1 bicchiere grande di zucchero zucchero 200 gr. di burro o margarina 1 bicchiere di olio Un po’ di uvetta


Preparazione : Tagliare le mele a pezzettini

Mettere insieme le 5 uova e lo zucchero e mischiare tutto con un frullatore

Fare sciogliere il burro in un pentolino


Mettere insieme la farina, il cioccolato, il lievito per dolci, la cannella e l’olio

Aggiungere l’impasto ottenuto con uova e zucchero e mescolare

Infine aggiungere le mele tagliate a pezzettini e l’uvetta ; mescolare fino ad ottenere un impasto omogeneo


Sistemare nella teglia e far cuocere in forno caldo a 200 gradi per circa 45 minuti

Fare raffreddare e servire


Con il contributo della Provincia regionale di Ragusa Assessorato alle Politiche Sociali

DOLCI SENZA FRONTIERA Babilù Cooperativa Sociale

ROMANIA - Europa

Capitale: BUCAREST Popolazione: 22.303.552 Superficie: 238.391 km2 Lingue: Rumeno, minoranze di madrelingua ungherese, ucraina e tedesca. Diffusi nei centri urbani inglese, francese e italiano. Religioni: Ortodossa, cattolica, ebraica e musulmana. Moneta: Leu Informazione paese: http://it.wikipedia.org/wiki/Romania Romeni in Italia: circa 626 000 (ISTAT, 2007)

Rodica e Cataryna Rodica e Cataryna sono due grandi amiche. Vivono da diversi anni a Modica con i loro figli. Originarie di Busau, sono persone serie e tranquille. Il dolce che ci presentano è semplice, tra quelli che tutti possono fare facilmente in casa per accontentare i bambini. Si chiama Chec.

Alcuni dati sull’immigrazione rumena Parlando di emigrazione impariamo che, prima della caduta del Muro di Berlino a emigrare dalla Romania furono complessivamente 300.000 persone, per lo più appartenenti alle minoranze tedesche ed ebree. Dopo il 1989, i flussi sono notevolmente aumentati, inizialmente verso i paesi vicini e poi a più largo raggio, fino a coinvolgere in maniera massiccia

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anche le donne e gli abitanti dei villaggi. Per inquadrare la propensione all’espatrio bisogna far riferimento all’urbanizzazione forzata voluto da Ceausescu, alla conseguente soppressione di 7.000 villaggi e alla recessione economica. Dopo il crollo del muro, molte delle fabbriche che erano gestite dallo Stato hanno chiuso e i lavoratori hanno continuato l’esodo iniziato a livello nazionale anche a livello transnazionale. Il movimento si è ampliato a partire dal 2002, anno in cui è venuto meno l’obbligo del visto Schengen. Nel 2007, in coincidenza con l’adesione formale all’Unione Europea della Romania e della Bulgaria, le politiche restrittive di quasi tutti i paesi europei si sono proposte il contenimento di questi flussi. In Italia, l’inserimento lavorativi dei Rumeni, che rappresentano il maggiore flusso dell’immigrazione straniera nel nostro paese dopo gli albanesi, avviene per un terzo nell’industria (notoriamente in edilizia), per la metà nel terziario (assistenza familiare, alberghi e ristoranti, informatica e servizi alle imprese) e per il 6,6% in agricoltura.

La cucina rumena La cucina rumena è forse una delle ultime vere cucine campagnole d'Europa! Influenze russe, turche, francesi ed ungheresi si sono da sempre mischiate alla cucina locale, che offre piatti tradizionali a base di carne, formaggi, verdure, pesce e polenta. Ecco alcuni piatti caratteristici: Gli antipasti, chiamati gustari, sono particolarmente gustosi, tra questi la Salata de vinete tocate (melanzane alla fiamma), le icre negre (caviale in insalata) e vari altri tipi a base di formaggio, insaccati, prosciutto, acciughe, olive ed ortaggi. Le minestre sono spesso acide, tra cui quelle di verdure chiamate Ciorbă (con carote e patate e carne di vitello, agnello o tacchino) e le Bors (queste ultime molto più acide delle ciorbe). Sono solitamente mangiate calde e possono essere preparate con patate, fagiolini e fagioli, carne di pollo o di vitello, cavolo, ortica e altri legumi. Il piatto nazionale rumeno, è la Mamaliga, un pasticcio di mais che assomiglia molto alla polenta e serve per accompagnare moltissimi piatti ma si mangia soprattutto con le cipolle dorate in padella, con le uova, il formaggio fresco, il pesce salato o con la tochitură (polpettine di fegato di pollo e di carne di maiale). Atri piatti popolari sono i mititei (salsicce di manzo aromatizzate e cotte alla griglia), le sarmale (involtini di polpette di carne trita avvolte in foglia di vite o di cavolo), il musacá (carne di maiale trita e speziata con aglio e peperoncino), la passatura (a base di lardo, verze e cipolle), oltre alla carne di maiale, di montone, di vitello o di pollo cotta alla griglia. Il ghiveci è un piatto di verdure con bocconcini di maiale, cucinate al forno. Nelle località di mare vengono cucinati i pesci e i crostacei, soprattutto la carpa allo spiedo (crap la protzap), il nasello alla paprika e i gamberi che sono alla base anche di squisite zuppe. La Plăcinta è una pasta sfoglia di origine turca che può essere salata (con carne, formaggio ed erbette) o dolce (con marmellata di mele o con formaggio dolce e bianco).


I formaggi piÚ famosi sono la branza de burduf (formaggio di pecora), il cascaval (caciocavallo) e l'urda (formaggio di latte di pecora). Tra i vini, la Romania offre ottimi vini sia bianchi che rossi, soprattutto quelli delle regioni di Murfatlar, Jidvei, Dealul Mare e Tirnave. Ricordiamo il Creata de Teremia Mare, il Mustoasa de Maderat e il Cadarca de Minis. La bevanda tradizionale rumena è la Zuica, un'acquavite che viene estratta dalle prugne.

Ricettario di cucina rumena online

http://www.ricettepercucinare.com/ricette_romania.htm

I dolci I dolci rumeni sono numerosi. Popolari sono le Cozonac (dolce simile al panettone con semi di papavero, canditi, uvetta e noci), la dulceata (mostarda dolce di frutta), e il cataif (dolce di origine turca di pasta farcita di mandorle tritate e caramellato di vaniglia).

Links utili A tavola con Rodica. Feste, riti e cucina in Romania: http://www.unilibro.it


CHEC (Romania) Romania)

Ingredienti: 6 uova 1 tazza di zucchero zucchero 12 cucchiai di olio di semi 1 lievito per dolci Mezzo limone spremuto 1 tazza di farina 00 Un pizzico di vaniglia Cacao amaro


Preparazione : Dividere il rosso dal bianco delle 6 uova; frullare il bianco fino a farlo montare

Mettere insieme i rossi e lo zucchero e mescolare il tutto ;

Aggiungere l’olio e continuare a mescolare con il frullatore


Nel frattempo mescolare il lievito per dolci con mezzo limone spremuto e aggiungerlo all’impasto che si sta frullando; aggiungere la farina e dopo circa 3 minuti aggiungere il bianco d’uovo montato

Aggiungere infine un pizzico di vaniglia e continuare a frullare fino ad ottenere un impasto omogeneo

Sistemare circa ž dell’impasto in una teglia


Nel rimanente impasto aggiungere un cucchiaio di cacao amaro e frullare ancora, infine con movimenti circolari aggiungerlo all’impasto già nella teglia

Mettere in forno e far cuocere a 180 gradi per circa 30 minuti. Appena cotta cotta aggiungere un po’ di zucchero velato


Tagliare e servire


Con il contributo della Provincia regionale di Ragusa Assessorato alle Politiche Sociali

DOLCI SENZA FRONTIERA Babilù Cooperativa Sociale

TUNISIA – Africa Settentrionale

Capitale: TUNISI Popolazione: 9.940.000 Superficie: 164.150 km² Lingue: Arabo e Francese. Religione: Musulmana Moneta: Dinaro tunisino (TND) Informazione paese: http://it.wikipedia.org/wiki/Tunisia

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Tunisini in Italia: circa 89 000 (ISTAT, 2007)

Atidel Atidel vive in Italia da diversi anni e si è affermata come interprete (italiano-arabo) presso diverse istituzioni pubbliche della provincia di Ragusa.

L’immigrazione tunisina Prima del 1963, la natura dell’emigrazione tunisina non era propriamente operaia, si trattava piuttosto di persone che avevano interessi politici ed economici con la vecchia potenza coloniale (in particolare la Francia): tra il 1957 e il 1962, i tunisini all’estero risalivano a circa 266 mila persone. A partire dagli anni ’70, il flusso di emigrati tunisini verso Europa è sensibilmente cresciuto, assumendo le caratteristiche dei movimenti migratori di lavoratori tunisini che hanno proseguito

fino ad oggi. I protocolli e gli accordi bilaterali con altri Paesi europei (Germania, Belgio, Olanda, Austria e Italia) e la crisi politica, agricola e industriale che investì il Paese alla fine degli anni settanta hanno favorito l’aumento dell’emigrazione tunisina nel “vecchio continente”. In Italia, l’immigrazione tunisina continua a contraddistinguersi per la sua natura maschile, temporanea e di origine lavorativa. Da metà degli anni ’60 sono avvenuti i primi e più consistenti flussi di immigrati tunisini verso l’Italia: manovali, braccianti e pescatori s’indirizzavano prevalentemente a Sud, verso le aree agricole e l’industria della pesca della Sicilia; migranti più qualificati si orientavano verso le industrie del Centro-Nord per poi proseguire, delle volte, verso altri Paesi europei. Tra metà degli anni ’70 e metà degli anni ’80, le politiche di chiusura all’immigrazione in alcuni Stati europei (Francia, Germania, Paesi Bassi) favorirono un secondo e più consistente flusso di migranti tunisini verso l’Italia. A partire dal 1985, avvenne un terzo flusso di migranti tunisini: la consistente emigrazione di lavoratori derivata dalla crisi economica del Paese, l’espulsione di tunisini dalla Libia (30mila persone) e la campagna di regolarizzazione dei lavoratori stranieri attuata in Italia nel 1986 favorì l’aumento dei cittadini tunisini regolarmente soggiornanti entro frontiere italiane (Cespi 2005). Dopo il 1990, grazie all’introduzione del visto e dell’ingresso nello spazio Schengen, sono aumentati gli ingressi regolari per ricongiungimento familiare e per lavoro. Rispetto alla distribuzione territoriale, i migranti tunisini si concentrano prevalentemente in tre poli regionali: Emilia Romagna, Lombardia e Sicilia.

La cucina tunisina Parlare oggi della cucina tunisina è parlare dell’incontro di diverse culture culinarie, soprattutto quelle provenienti dal Mediterraneo, dall’antichità sino ad oggi. Per via della sua posizione strategica in mezzo al bacino infatti, la Tunisia ha visto il passaggio di quasi tutte le civiltà mediterranee (romana, andalusa, araba, ottomana, francese, italiana) ed ognuna di esse ha portato il suo modo di vivere e la sue tradizioni. La cucina tunisina è un’esplosione di gusti, sapori e colori, è molto varia ed è arricchita da un grande utilizzo di spezie come l’anice, la menta ed il cumino. Il couscous è il piatto nazionale e lo si può gustare a base di carne di agnello oppure di pesce, il bric, è una speciale pasta composta da sottili sfoglie di pasta imbottite con tonno e uovo, alle verdure, e anche dolci con l’utilizzo di mandorle pistacchi e frutta secca. La Harissa è una specialità tunisina preparata con un impasto di peperoncino fresco, di aglio e olio d’oliva che è oramai diffusa in tutto il mondo arabo. Ricordiamo la Chorba, una


zuppa di verdure con carne d’agnello o manzo e spaghetti; il Tajine che può essere preparata sia con pollo che con agnello e naturalmente tante verdure, ad esempio con il Chakchouka, un tipo di peperonata con spezie e uova. Non mancano vari tipi di pesci che si accompagnano con pomodori e peperoni. La frutta locale offre i migliori datteri in circolazione, oltre a fichi d’india, meloni, arance succosissime, fragole e angurie. A fine pasto si beve tradizionalmente il tè alla menta, aromatizzato con pinoli e servito caldissimo. Per quanto riguarda le bevande, sono diffuse le bibite più comuni. La birra locale Celtia costituisce una inaspettata e gradita sorpresa. I liquori nazionali, originali e da non perdere, sono la boukha, un’acquavite di fichi, e il thibarine , un digestivo a base di datteri. Tra gli ottimi vini prodotti in particolar modo nella regione di CAP BON, rosè o rossi, ricordiamo il Coteaux de Carthage, Tyna, Magon, Gris de Tunisie; tra i bianchi il Moscato di Kelibia. Abbondante è il consumo di frutta e soprattutto dei dolcissimi datteri.

Ricettario di cucina tunisini online

http://www.ricettesemplici.net/sezioni/Tunisina_36.htm

I dolci I dessert, solitamente molto zuccherati, sono a base di semola e variamente aromatizzati: al fiore di arancio, alla mandorla, al pistacchio, al dattero o al miele. Troverete varianti del baklava, ripieno di noccioline o di mandorle (di origine turca); del makroud, dolce di semola farcito di datteri (di origine berbera); la bouza, crema a base di frutti secchi macinati, il ghareiba, dolce di farina di ceci a forma di cono; il samsa, un brick dolce; i mkharek, bigné fritti, e i loukoum. Spesso i dolci sono accompagnati dal tè alla menta e dal caffè turco dall’aroma spesso profumatissima.

Links utili Articolo Donne in Tunisia: http://www.iscos.cisl.it/dblog/articolo.asp?articolo=34


1. CAAC IL IOIO IOIO O YOYO (Tunisia)

Ingredienti: Ingredienti: 450 gr di farina 350 gr di zucchero 120 gr di miele 2 uova 30 gr di lievito di birra


1 limone 20 gr di scorza di arancia grattugiata Il succo di un’arancia 50 gr di olio 450 gr d’acqua

Preparazione Mettere in una terrina terrina le uova, l’olio, il succo di un’arancia, la scorza di un’arancia e 60 gr di zucchero e sbattere

Aggiungere il tutto alla farina con il lievito di birra

Lavorare la pasta fino ad ottenere un impasto omogeneo


Coprire il tutto e far lievitare per circa un’ora e mezza

Nel frattempo preparare lo sciroppo di zucchero: zucchero: Mettere in una pentola l’ acqua, lo zucchero rimasto (290 gr) e il succo di un limone e far cuocere fino a far sciogliere lo zucchero

Aggiungere Aggiungere il miele e fare cuocere per almeno 20 minuti mescolando Questo sciroppo si deve ridurre della metà ed alla fine possiamo aggiungervi anche l’acqua l’acqua di rose/fiori d'arancio


Dividere la pasta in pezzi e dare ad ogni porzione la forma di una una ciambella

Friggerle in olio caldo. Dopo averle fatte sgocciolare, passarle nello sciroppo, bucherellandole con una forchetta per far sĂŹ s che s'impregnino del liquido: ripassare una seconda volta

e completare a piacere con pistacchi e mandorle tritate


2.

TAIER DIBLA o ORECCHIE DEL GIUDICE (Tunisia)


Ingredienti: 1 kg di farina 100 gr di sesamo 4 uova Olio Un cucchiaino di sale 1 litro di sciroppo di zucchero

Preparazione:


Mettere in una terrina sale, farina, farina, uova e 50 gr di olio e cominciare ad ad impastare

Man mano aggiungere un po’ d’acqua e lavorare l’impasto

Fare riposare per 25 minuti.

Nel frattempo pulire il sesamo e tostarlo oppure in alternativa tritare le mandorle e tostarle


Infarinare il piano di lavoro e togliere una pallina di pasta della grandezza di un’arancia; spianarla col matterello fino ad avere una sfoglia di 1) 1)2)millimetri di spessore

Far cuocere un litro d’olio. Tagliare delle strisce di 20) 20)25 cm di lunghezza e di 4) 4)5 cm di larghezza, arrotolarle attorno alle dita

Immergerle nell’olio


Una volta fritti, immergerle nello sciroppo,

Sistemarle in un piatto e cospargerle di grani di sesamo o di mandorla tritata

Con il contributo della Provincia regionale di Ragusa

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Assessorato alle Politiche Sociali

DOLCI SENZA FRONTIERA Babilù Cooperativa Sociale

UCRAINA - Europa

Capitale: KIEV Popolazione: 46.590.000 Superficie: 603.700 km² Capitale: Kiev Popolazione: 49.590.000 Superficie: 603.700 km2 Lingue: ucraino, russo Religioni: cristiano-ortodossa Moneta: Hryvna (UAH) Informazione paese: http://it.wikipedia.org/wiki/Albania Ucraini in Italia: intorno a 150 000 (ISTAT, 2007)

Nataliya Nataliya è arrivata in Italia con suo figlio diversi anni fa. Vive a Modica e collabora con agenzie turistiche come interprete e guida, interviene regolarmente nelle scuole della contea di Modica come mediatrice linguistica, e presta assistenza domiciliare agli anziani. Era insegnante di russo e ucraino e pedagogista nel suo paese. Importante per Nataliya è l’integrazione lavorativa, sociale e culturale. Abbiamo tante cose interessanti da interscambiare, tra cui la cucina, la musica, il piacere di stare insieme. I dolci che ci presenta sono due: i vatrushky e la torta con semi di papavero.

A proposito di “badante”

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Le parole “badante” e “ucraina” in molte zone d’Italia sono diventate, insieme, un luogo comune. E’ vero, sono circa 104 mila le donne ucraine impegnate nel settore dell’assistenza domestica, e sono le più numerose fra le Colf straniere. Circa il 95% dei contattati nell’ambito di un’indagine di IARTAS Golden Fortune realizzata in Italia alla fine del 2007, indica nel bisogno di lavoro in Italia e quindi di denaro, il motivo per cui hanno deciso di lasciare la propria patria. Una necessità che trova origine e giustificazione nei bassi salari in Ucraina (risposta del 54% delle donne interpellate, nell`ambito di questa indagine eseguita dal Centro “Prospettive femminili”); bisogno di denaro per l’acquisto di un alloggio (33%); la disoccupazione in Ucraina (32%); la spesa per l’istruzione (26%); difficoltà nel restituire un prestito (32%). Altre indagini indicano che più di 2/3 dei laureati in Ucraina sono donne, che il 75% è preoccupato per le condizioni economiche all’interno delle loro famiglie, il 45% per l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, il 42% per la salute propria e dei famigliari, e il 39% per la disoccupazione. La stessa indagine sottolinea anche la prontezza delle donne ad assumersi sempre più responsabilità per il benessere economico della famiglia. A questo scopo sacrificano altre attività e tempo libero: solo il 27% di loro frequenta i parenti regolarmente, il 39% gli amici, e il 74% non sono andate al cinema o teatro nell’ultimo anno. Il punto è che l’era post-sovietica ha prodotto una maggiore polarizzazione sociale e che molte donne dell’Est trovano nell’emigrazione un mezzo per acquistare maggiore indipendenza. Come emerge dall`indagine di IARTAS “Golden Fortune” il 91% delle donne ucraine in Italia si sente socialmente tutelato nei suoi diritti acquisiti, con un 7% che si ritiene insoddisfatto.

La cucina ucraina I piatti della cucina ucraina sono altamente aromatici e contengono una larga varietà di spezie e di erbe tra le quali si possono annoverare l'aglio, il prezzemolo, l'aneto, la menta, la mostarda, il pepe e la cannella. Tra i generi più utilizzati troviamo la panna acida ovvero la scrematura del latte con un particolare procedimento di lavorazione. Il Borshch è la zuppa ucraina di barbabietole, si può trovare scritto anche "borsch" o "borscht". Questa zuppa viene preparata con l’utilizzo di molti ingredienti, possiamo trovarne fino a 25 di ingredienti, e solitamente contiene sia manzo che pollo, che gnocchi stufati con carne o funghi o verdura. Ciascuna famiglia ucraina possiede la propria particolare ricetta. Tra i piatti principali, oltre ai vari piatti di carne, come per esempio il maiale o il pollo stufato con funghi o verdure e lo stufato di carne con patate e verdure, viene servito anche del pesce come la carpa e la trota. Piatti importanti sono il kasha, i varenyky (ravioli), il holubtsi ("piccolo piccione"). Il pane è servito con tutti i piatti fragranti ed è di ottima qualità. Lo scrittore francese Balzac, che visse in Ucraina per 4 anni, contò fino a 77 tipi di procedure di panificazione diverse. Sempre legata al pane, c'è una tradizione in Ucraina che prevede il dono agli ospiti d'onore e ai viaggiatori in arrivo o in partenza una pagnotta di pane e del sale.

Per quanto riguarda, invece, le bevande, è assolutamente necessario citare il Kvas, una bevanda leggermente dolce non alcolica che ha un sapore simile a quello del frumento.


Quando a tavola ci sono degli ospiti, si pasteggia con del vino o vodka o acqua minerale.

Ricettario di cucina ucraina online

http://www.cookaround.com/cucina/ukraina/vedi.php

I dolci Anche i dolci trovano il loro spazio nella cucina ucraina anche se sono meno dolci di quelli che si trovano fuori dall'Europa continentale. Tra questi troviamo ad esempio i Vatrushki, o ancora una torta chiamata Kyivskiy, specialitĂ locale, fatta di strati di wafer friabili lievitati e nocciole, la quale viene sempre consegnata nella sua scatola speciale di colore verde.

Links utili Portale dell’Ucraina in lingua italiana - web.tiscali.it/ucrainaitalia/


1. VATRUSHKY (Ucraina)

Ingredienti per la pasta 2 tazze di farina 1 tazza di latte un cubetto di lievito di birra (25 grammi) 2 cucchiai di zucchero mezzo cucchiaio di sale 5 cucchiaiate di burro fuso (è (è stato diminuito il latte e aggiunto 1 uovo) Ingredienti per il ripieno: ripieno: 2 tazze di ricotta (si (si è usata la philadelphia) 3 cucchiai di zucchero 4 rossi d’uovo 2 cucchiai di burro 2 cucchiai di crema acida (non (non sono stati messi) messi) 1 cucchiaio di farina la buccia grattugiata di 1 limone + 1 rosso per la “lucidatura”


Preparazione: Sciogliere un cubetto di lievito di birra in una tazza di latte leggermente tiepido. Impastare tutti gli ingredienti per la pasta e lasciare lievitare fino al “raddoppio” del volume. volume. Fare tanti panetti e lievitare ancora per 15) 15)20 minuti. minuti.

Nel frattempo preparare il ripieno mescolando molto bene tutti gli ingredienti. Con l’aiuto di un bicchiere formare dei “buchi” nei quali inserire la crema ottenuta

. Lucidare con un rosso d’uovo Infornare a 200° per 20 minuti.


2. TORTA CON SEMI di PAPAVERO (Ucraina)

Ingredienti: 100 gr semi di papavero 160 gr di latte 1 bustina di vanillina 170 gr di burro 270 gr zucchero 200 gr farina 1 bustina di lievito 1 presa di sale 4 chiare d'uovo


Preparazione: Pre parazione: La sera prima si mettono i semi di papavero in ammollo nel latte caldo.

Il giorno dopo si inizia montando il burro ammorbidito, ammorbidito, si aggiunge poi lo zucchero e si continua a montare

Si vanno vanno quindi ad aggiungere i semi di papavero e si continua a montare fino a che che non avremo un composto omogeneo


Aggiungiamo poi la farina e una volta amalgamata bene aggiungiamo delicatamente le chiare montate a neve fermissima

Si ottiene ottiene un composto spumosissimo,

e si inforna a 180째 per circa 40' Una volta sfornato si fa raffreddare su una griglia.


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