S&H Magazine n. 282 • Marzo 2020

Page 22

22 S&H MAGAZINE

Una sfilata nel 1956 e Vittorio D’Angelo (sopra)

Vittorio D’Angelo racconta le maschere del Carnevale di Cagliari di ALESSANDRO LIGAS “Sa panettera è la maschera che rap­ presenta le donne di Cagliari che in abiti dell’epoca lavoravano nelle botte­ ghe dove si faceva il pane ­ racconta Vittorio D’Angelo, sarto, stampacino doc ed ex presidente della GIOC (Gio­ ventù Italiana Operaia Cattolica – che si occupava di organizzare il carnevale cagliaritano –). Erano le addette alla vendita. Vengono ricordate non perché vendevano il pane ma per un’altra loro caratteristica: erano crastule, pette­ gole. Sapevano tutto e soprattutto di tutti”.

Le maschere del carnevale cittadino non sono altro che la riproposizione delle abitudini dei personaggi locali più noti e dei mestieri riportati in modo scherzoso ed enfatizzate di modo da renderle comiche. Era il 1944 quando Pinuccio Schirra e Tonino D’Angelo, fratello di Vittorio, fondarono la GIOC e decisero di riesumare il tradizionale carnevale cagliaritano. Un carnevale inusuale rispetto a quelli del resto dell’isola con le sue tipiche maschere e i suoi riti. “C’erano is piccioccus de crobi – pro­ segue l’ex presidente – ossia quei ra­

gazzi che portavano la spesa ai signo­ rotti della Cagliari bene attraverso le loro ceste, appunto is crobi. Poi c’erano is dirasa. Sarebbero le attuali tate, quelle signore che seguivano i figli delle famiglie più abbienti. C’era su pappa figu, il mangiatore di fichi, generalmente un uomo vestito da campagnolo con una canna che gli ser­ viva per raccogliere, appunto, i fichi dalle piante. Attaccato alla canna c’era anche una lenza e un amo al quale ap­ pendeva i frutti per farli desiderare a chi stava intorno urlando “pappa sa figu, pappa sa figu” (mangia i fichi, mangia i fichi ndr). Ma non tutti pote­ vano partecipare ai festeggiamenti del carnevale specialmente, le famiglie più povere. Per poter permettere anche a loro di poter partecipare Pinuccio e To­ nino avevano riportato alla memoria la maschera de sa gattu. Un costume molto semplice che potevano fare tutti: un lenzuolo matrimoniale bianco legato sulla testa e in vita con un fiocco e con delle piccole orecchie an­ ch’esse realizzate con dei nastri”. “C’era su dotori (il dottore) – prosegue il sarto –, su palliazzu (il pagliaccio), su piscadori (il pescatore), sa viura (la ve­ dova), su diaulu (il diavolo) s’arregat­ teri (il rigattiere) e via via tutti i diversi


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.