S&H Magazine n. 282 • Marzo 2020

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THE ORATORIO IL DOCU-FILM CON MARTIN SCORSESE CHE PORTA IL TEATRO LIRICO DI CAGLIARI NEGLI USA di ALBA MARINI

U

na singola performan­ ce, nel lontano 1826, che ha cambiato per sempre il panorama musicale americano con l’introduzione dell’opera italiana nel Nuovo Mondo. Si tratta dell’opera unica “Oratorio for the Be­ nefit of the Orphan Asylum”, un concerto che andò in scena quasi 200 anni fa a Little Italy, il quartiere italiano di New York dove passò la sua infanzia il famosissimo Martin Scor­ sese, regista – tra le altre cose – di film ormai cult, come Taxi Driver e The Departed. Ed è proprio grazie a Martin Scorsese e a quest’opera per­ duta che la Sardegna approda negli USA. Il regista americano, infatti, ha ideato ed è stato protagonista del documentario The Oratorio, girato da Jona­ than Mann. Il docu­film rac­

conta la storia dell’opera per­ duta che è stata riportata in scena nel 2018 proprio dal Teatro Lirico di Cagliari. Partendo dallo spartito per­ duto e ritrovato a distanza di 200 anni, il film prova a rico­ struire il contesto originario in cui avvenne quell’unica rap­ presentazione, attraverso gli interventi di musicisti e storici, fino ad arrivare alla prima e unica rappresentazione mo­ derna del concerto storico “Oratorio for the Benefit of the Orphan Asylum”, eseguita, appunto, dal Teatro Lirico di Cagliari, sotto la direzione del Maestro Donato Renzetti. L’opera è stata riportata in scena nel capoluogo sardo perché è stata riconosciuta la sua importanza come “pon­ te tra culture”: la sua prima e unica rappresentazione av­ venuta nel 1826 segnò l’in­ gresso di una delle maggiori

GIOCA D’ANTICIPO

arti italiane ­ l’opera ­ in una cultura, quella nordamericana e in particolare newyorkese, che non la conosceva. The Oratorio è anche un do­ cumentario che vuole fornire uno sguardo completo sulla società nella quale l’opera ita­ liana si inserì come genere musicale “nuovo”. E questo sguardo non può prescindere dal luogo in cui tutto è co­ minciato, una chiesetta di Lit­ tle Italy. Martin Scorsese fre­ quentò proprio quella par­ rocchia durante la sua infanzia, partecipò persino al coro, e anni più tardi ne divenne il principale benefattore. Per questo nel documentario c’è spazio sia per i ricordi del famoso regista, sia per la ri­ costruzione della realtà storica e sociale newyorkese del 1826. Particolare risalto è dato al ruolo degli immigrati (ricordiamo che Little Italy

nacque come quartiere di im­ migrati italiani a New York), capaci di dare forma a un’in­ tera comunità e di influenzare, attraverso la loro arte e la loro cultura, un’intera nazione. Il film include storie sulle in­ credibili personalità coinvolte nella performance originale del 1826 come quella dell’or­ ganizzatore Lorenzo Da Ponte, il librettista di Mozart, op­ presso dal debito, quella della prima diva dell’opera, Maria Malibran, e quella di Pierre Toussaint, uno schiavo libe­ rato che fu il principale be­ nefattore nella costruzione della chiesa. Nel documentario interven­ gono anche i membri del Tea­ tro Lirico di Cagliari che rac­ contano dal loro punto di vista lo sforzo storico fatto per far rivivere un’opera rappresen­ tata per l’ultima volta 200 anni fa.

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