Euposia 81full

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L A R IVISTA DEL V INO E DEL B UON B ERE

CHI AMA IL VINO E PER CHI VUOLE CONOSCERLO

Anno XIII - n. 81 - Euro 5 - Dicembre 2014

www.euposia.it www.italianwinejournal.com

Südtiroler Sekt I fantastici cinque Challenge Euposia

Weinguter Wegeler über alles: è del Reno il miglior SW del mondo

Make wine not war

Grandi vini dal Medio Oriente che non si arrende

Brunello di Montalcino: le nostre scelte per il millesimo 2009 - Simonit conquista Château d’Yquem - Cà del Bosco: ecco il Dosage Zéro Noir - Trentodoc: la grande degustazione - Le Marchesine: matching perfetto con gli chef internazionali - Frescobaldi: così a Londra - Panettoni: i migliori del 2014 sono “made in Sud” - Beretta, c’è del nuovo padella - Soligo, cuore in Prealpi BIMESTRALE - "Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 NE/VR"



s o m m a r i o

PRIMO PIANO 12

12-17 Camera (106) con vista Locanda Ristoro San Marco a Maderno sul Garda 118-25

Brunello, la collina dei famosi L’annata 2009

DEGUSTAZIONI 38

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Cà del Bosco Il nuovo Dosage Zéro Noir

32 Challenge Euposia Tutti i vincitori dell’edizione 2014 42 Sudtiroler Sekt I “fantastici cinque”

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TERRITORI E FOCUS 50-53 Medio Oriente Quattro grandissimi vini fra Israele, Libano e Siria

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54 Franciacorta giramondo Le Marchesine e le cucine internazionali

64 Trentodoc Fascino “alpino”

54 I NOSTRI RIFERIMENTI Tel. - Fax 045 591342 - redazione@euposia.it Per inviare cartelle stampa o materiale informativo: Nicoletta Fattori: fattori@euposia.it Per inviare bottiglie da inserire nelle degustazioni cieche: Redazione Euposia - Via Prati 18 37124 Verona (Vr)



News

SI ALLARGA ALL’OLPREPO PAVESE LA “RETE” DI TOMMASI: ACQUISITA TENUTA CASEO i chiama Tenuta Caseo, il nuovo investimento della famiglia Tommasi, storica realtà di viticoltori della Valpolicella Classica, Verona. Tenuta Caseo si trova nell'alta Valle Versa, misura 80 ettari, di cui 44 di vigneto in produzione, 22 in fase d'impianto ed i rimanenti 14 ettari sono bosco, cornice naturale dei vigneti e riserva di caccia. La tenuta Caseo è unica per esposizione al sole, tutta sudsudovest, e per composizione del terreno con tenore elevato di argilla, accompagnato da buone presenze di calcare attivo, perfetto per la produzione di vini di straordinaria eleganza come il pinot nero. I vigneti sono coltivati nel rispetto delle direttive CEE riguardanti l'agricoltura a basso impatto ambientale; allevati a cordone speronato e guyot classico con rigide pratiche agronomiche per mantenere basse rese e favorire la produzione di uve di elevata qualità.

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La chiusura dell'accordo e l'acquisto è di pochi giorni fa, ma la famiglia Tommasi è presente nel territorio dell'Oltrepò Pavese da circa un anno, grazie alla precedente acquisizione dei vigneti della Colonia Bonsignori a Soriasco di Santa Maria La Versa. Il progetto di sviluppo di questa tenuta è solo all'inizio. Come da filosofia aziendale, la volontà è quella di dare prestigio e risalto al territorio, mantenendone l'identità e cercando di esprimerne l'eccellenza. «Crediamo nelle potenzialità di questa tenuta ed il progetto che abbiamo valorizzerà non solo i vini per cui l'Oltrepò è famoso, il metodo classico ed il pinot nero, ma anche l'intero territorio - afferma Dario Tommasi, presidente - Non vogliamo in alcun modo interferire con le realtà presenti, ma anzi interagire, collaborare e crescere insieme ai già qualificati produttori della zona». In merito alle insistenti voci che

si sono rincorse in questi ultimi giorni e che hanno coinvolto la famiglia sulla questione della Cantina La Versa, Dario Tommasi afferma che è veritiero l'interesse ed il dialogo con un importante gruppo internazionale per un ingresso assieme a Tommasi, anche se i tempi per verificarne la fattibilità sono al momento molto stretti. Dario Tommasi sottolinea inoltre il fatto che le tenute che rappresenta «fanno parte e sono il frutto del lavoro e dei sacrifici di un'intera famiglia, dedita alla viticoltura da sempre E che segue la politica dei "piccoli passi", attenti e misurati, alla larga dalle speculazioni di ogni genere». Tenuta Caseo, si aggiunge alle altre tenute della famiglia: Tommasi Viticoltori, in Veneto, Poggio al Tufo in Maremma Toscana e Masseria Surani a Manduria, Puglia, per un totale di circa 400 ettari vitati, compresi nel master brand Tommasi Family Estates.


R USSIA «ABRAU DURSO: IL RITORNO DELLO “CHAMPAGNE” DELLO ZAR» TASTING EX...PRESS: MARTEDI 24 MARZO 2015 DALLE ORE 11.00 ALLE ORE 12.00 SALA IRIS PALAEXPO INGRESSO A1 - PIANO/LEVEL - 1 il grande ritorno della vitivinicoltura russa: dal Mar Nero, per la prima volta in Italia, Abrau Durso - maison spumantistica fondata dallo Zar Alessandro II° nel 1870 - si racconta attraverso nove imperdibili vini: sparkling metodo classico e fermi. Questi i vini in degustazione: - Brut Vintage, 2009 - L'Art Nouveau, 2009 - Victor Dravigny Brut N.V. - Imperial Brut Rosé, 2009 - Victor Dravigny Rosè , n.v - Rouge Semi -sweet, n.v. - Usadba Divnomorskoye, West Hill

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blend 2012 (sette medaglie d'oro a Mundus Vini 2014) - Cuvee Alexander II, brut rosé 2009 (una medaglia d'oro a Mundus Vini 2014). Alessandro II° (nonno di Nicola II° fucilato dopo la Rivoluzione d'Ottobre) fu l'ultimo grande riformatore della Russia; grande appassionato di vini (in suo onore Louis Roederer creò il celebre Cristal) decise di avviare una produzione nazionale di vini e spumanti. Una passione ed una attività che proseguì dopo la sua morte, tanto che venne mantenuta anche dall'Urss.

Per accedere alla degustazione bisogna essere in possesso di un biglietto di entrata al Vinitaly e prenotarsi sul sito www.vinitaly.com area visitatori/degustazioni


News AGLIANICO E FALANGHINA MUSTILLI IN EDIZIONE LIMITATA PER BILL DE BLASIO Aglianico e la Falanghina di Sant'Agata dei Goti per Bill De Blasio, sindaco di New York originario dell'antico borgo sannita. Una tiratura limitata di sole 100 bottiglie per celebrare l'elezione di De Blasio a sindaco della più importante città statunitense. L'omaggio viene dalla famiglia Mustilli viticoltori in Sant'Agata dei Goti dal 1700 che ha voluto dedicare al Primo cittadino di New York un'etichetta speciale disegnata dal celebre illustratore inglese David Atkinson. I vini rappresentano la più alta espressione del territorio di Sant'Agata dei Goti e la storia della famiglia Mustilli: l'Aglianico e la Falanghina, la cui riscoperta e valorizzazione si deve proprio alle ricerche appassionate di Leonardo Mustilli. «Da cinque generazioni, la nostra famiglia produce vini a Sant'Agata dei Goti e celebrare con un nostro vino De Blasio, Primo Cittadino di New York, è stato un pensiero immediato. Gli abbiamo dedicato un'etichetta che suggella il ricordo del percorso che fecero i suoi antenati quando lasciarono questo piccolo paese del Sud Italia per emigrare negli Stati Uniti» spiega Paola Mustilli che insieme alla sorella Anna Chiara guida la storica azienda familiare. Le prime due magnum furono inviate a New York all'indomani dell'insediamento di De Blasio che ora, nel suo recente viaggio in Campania, ha voluto recarsi in Sant'Agata dei Goti per riallacciare i fili della memoria e ringraziare la famiglia Mustilli di persona.

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Sul mercato “Le Volte” dell'Ornellaia 2012 ebutta sul mercato “Le Volte dell'Ornellaia” : un blend creato con massima cura che unisce i migliori terroirs della Toscana. Combina l'espressione mediterranea di opulenza e generosità con doti di intensità e complessità: la morbidezza del Merlot, la struttura importante del Cabernet Sauvignon supportata dalla vivace personalità del Sangiovese. La vendemmia 2012 è stata caratterizzata da poche piogge, così come la 2011: «La mancanza d'acqua si è sentita già durante l'inverno, freddo ma poco piovoso. Al momento del germogliamento le precipitazioni accusavano un deficit di circa 100 mm rispetto alla media pluriannuale spiega Leonardo Raspini, Dg ed agronomo Ornellaia -. Una primavera soleggiata e mite ha condotto ad un ottimo sviluppo vegetativo portando ad una fioritura rapida e omogenea. Luglio e agosto sono stati caldi e quasi privi di piogge,

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facendo temere problemi di blocco della maturazione per mancanza d'acqua». Nonostante ciò, l'invaiatura si è svolta in perfette condizioni completandosi così in modo regolare e soddisfacente. Alcune piogge tra fine agosto e inizio settembre, hanno poi dato un'ulteriore accelerazione alla maturazione che si è completata in modo uniforme con ottimi parametri sia aromatici che polifenolici. «Il 2012 regala un'altra bellissima espressione di Le Volte dell'Ornellaia. L'annata calda ma senza eccessi ha permesso un'ottima maturazione delle uve - così Axel Heinz, enologo - Il vino si presenta con il solito colore intenso, un naso ampiamente fruttato e leggermente speziato. In bocca colpisce una trama tannica elegante, setosa, sottolineata da un'acidità vibrante e rinfrescante».



News BUONE NUOVE DAL VINO CAMPANO: ARRIVA MATA, LO SW ROSÈ DI VILLA MATILDE Aglianico in una nuova e sorprendente forma è la sorpresa che l'azienda vinicola campana Villa Matilde presentato allo scorso Vinitaly: arriva Mata, il primo spumante firmato Villa Matilde, un rosato ottenuto al 100% da uve del più nobile vitigno autoctono campano, prodotto con Metodo Classico. Le uve 100% Aglianico provengono dalle Tenute storiche di San Castrese nel territorio dell'Ager Falernus, lungo le pendici del vulcano spento di Roccamonfina, in provincia di Caserta. La vendemmia è quella del 2011. Dal colore rosa chiaro, con perlage fine, Mata si apre in degustazione con sentori di frutti a bacca rossa accompagnati da piacevoli note floreali. Al palato è fresco e di buono spessore con finale avvolgente e setoso, ideale come aperitivo, versatile a tutto pasto. «Gran parte del nostro lavoro racconta Salvatore Avallone, titolare con sua sorella Maria Ida di Villa Matilde - consiste nella ricerca degli strumenti praticabili per la valorizzazione del nostro grande patrimonio enologico. I nostri vitigni, la nostra storia meritano nuove forme.

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È per questo che abbiamo deciso di investire su questo progetto, perchè crediamo che anche dalla Campania, e da vitigni importanti come l'Aglianico possano nascere vini spumanti interessanti. E speriamo che Mata possa divenire uno di questi».

Con Mata, Villa Matilde inaugura il "Progetto spumanti" e aggiunge al suo già portfolio una nuova gamma - entro la fine del 2014 sarà presentato un secondo spumante da uve Falanghina - in linea con il trend positivo del consumo delle bollicine italiane.

Cantina Andriano conquista i mercati dell’Est iniziata nel 2008 una nuova era per Cantina Andriano. La fusione a livello amministrativo con Cantina Terlano ha avuto infatti effetti positivi, non solo dovuti alle ottime sinergie che si sono create, ma ha anche portato ad un nuovo posizionamento del marchio: «Oggi possiamo dire che la svolta storica non ha altro che rafforzato Cantina Andriano, conferendole un carattere ancora più forte e deciso» afferma Hansjörg Hafner (nella foto), ex presidente di Cantina Andriano e oggi vicepresidente a Terlano. «La rigorosa attenzione alla qualità ci ha permesso di far conoscere il marchio Cantina Andriano a livello internazionale». «Dall’autunno 2010, quindi da circa 4 anni, i vini di Andriano hanno conquistato un nuovo posizionamento sul mercato, con un’immagine completamente rinnovata. La quota export si attesta oggi al 37 per cento, il 20 per cento in più rispetto all’inizio. Considerando una produzione annua pari a 450.000 bottiglie di vini rossi e bianchi, ciò si traduce in 190.000 bottiglie complessive esportate» spiega il responsabile commerciale Klaus Gasser. Gli ultimi paesi “conquistati” da Cantina Andriano sono Russia, Repubblica Ceca e Giappone. Fino a qualche anno fa le esportazioni avvenivano solo verso la Germania. «Dopo la fusione abbiamo ridotto la nostra gamma in modo mirato e abbiamo puntato ad aumentare la riconoscibilità del marchio, facendo attenzione sia ai nomi conferiti ai vini sia al design delle bottiglie. Tutto ciò in preparazione all’entrata di Cantina Andriano sui mercati internazionali» conclude Gasser.

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P ROWEIN 2015 STAND DESA-EUPOSIA PROGRAMMA DELLE DEGUSTAZIONI PUBBLICHE

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opo il successo della passata edizione - 50 cantine partecipanti, 1350 visitatori professionali, 110 giornalisti della stampa specializzata presenti allo stand nei tre giorni di manifestazione - torna al prossimo Prowein (Düsseldorf, 15-17 marzo 2015) l’appuntamento con lo stand DESA-Euposia che, raddoppiato nelle dimensioni, sarà posizionato nella Halle 15, postazione A41. Più spazio per le Cantine e, soprattutto, più spazio per le degustazioni con un’area dedicata anche nella Enoteca dello stand. Questo il calendario (provvisorio) delle degustazioni per buyer e

giornalisti che si terranno nei tre giorni: DOMENICA 15 MARZO

09.00-18.00 Enoteca- Selezione Italiana curata da Gianni De Bellis. - Dal Friuli: La Magnolia - Dalla Scozia: Lagavulin, Oban, Cragganmore (limited editions)

10:45 Verticale Lugana Fabio Contato Un’opportunità unica di conoscere i Lugana Fabio Contato dal 1996 al 2012 (consulente Michel Rolland), e il grande potenziale del Trebbiano di Lugana, direttamente dalla voce del produttore. 12:15 DOC Terre di Cosenza Nuovi vini da antichi vitigni. La sorpresa della eccezionale freschezza ed eleganza di questi vini, abbinati alle specialità gastronomiche calabresi. Modera: Jens Priewe. 13:45 Challenge Euposia: degustazione e premia-


zione dei vincitori della Settima edizione del nostro Challenge internazionale per SW metodo classico. Presenta: Christine Mayr, AIS Bolzano 14:05 Champagne Bruno Paillard 15:05 Brunello di Montalcino, verticale di “La Togata” Riserva Docg: 1997,1998,1999, 2001 e 2004.

le” attraverso quattro decadi del leggendario Montepulciano d'Abruzzo Bio Doc. Conduce la verticale: Sofia Pepe. 12:05 Durello: una perla dal vulcano. Lessini Durello Doc, le “nuove” bollicine venete: dieci produttori di

16.45 Ribolla: i nuovi metodo classico da Collio, Friuli e Slovenia. MARTEDÌ 17 MARZO 09.00- 18.00 Enoteca, Selezione Italiana curata da Gianni De Bellis. - Dalla Scozia: Lagavulin, Oban, Cragganmore (limited Editions)

13.05 Dal Prosecco all’Amarone: la metodo classi- forza degli autoctoni co in una grande degu- vincenti, nuovi protagonisti. LUNEDÌ 16 MARZO stazione, con vini 09.00- 18.00 Conduce la degustazioanche del 2006. Enoteca, Selezione ne: Veronica Crecelius. Conduce: Veronica Italiana curata da Crecelius. Gianni De Bellis. 14.35 - Dalla Valpolicella: Lambrusco: il meglio 14.15 Corteforte della tradizione padaPinot Noir: i migliori - Dalla Svezia: l'Icewine d’Italia na, la rivincita di una di Goran Amnegard denominazione storica. Conduce: Jens Priewe - Dalla Scozia: Conduce: Veronica Lagavulin, Oban, Crecelius. 15.35 Cragganmore (limited Lungarotti:Verticale del Editions) Rubesco Riserva Vigna 17:45 Monticchio1997-2008 Tutti i giorni: alla fine 10:45 della giornata ostriche Conduce: Chiara Emidio Pepe: “vertica- Lungarotti e caviale.


LUOGHI

CAMERA (106) CON VISTA Costantino Gabardi torna a casa e “rifonda” la locanda di famiglia. Facendola diventare il cuore pulsante della nuova movida gourmand del Garda

< Non si può sfuggire al proprio destino. Non quando nasci nella stanza 106 della locanda di famiglia e dopo aver vissuto, in quella stanza, l'intera giovinezza. Non quando hai imparato a seguire i clienti, fra un compito di scuola e un altro. Non quando la locanda, dove da due generazioni la tua famiglia è impegnata notte e giorno, non sta alla periferia industriale di una fumosa città del nord, ma è affacciata su uno dei più bei golfi del lago di Garda, quello di Maderno, con una luce, una brezza, un panorama che, linea d'orizzonte a parte, potresti confondere con uno dei tanti Cap della Costa Azzurra. Beh, in verità lui a sfuggire al suo destino ci avrebbe pure provato. Ha girato il mondo seguendo le sue passioni, cercando dei prodotti tipici che fossero delle vere e

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proprie storie da raccontare; studiando e cercando vini autentici che potessero insegnare ogni volta qualcosa di nuovo. Alla fine però il destino ha raggiunto Costantino Gabardi riuscendo però a dargli la fortuna di metter assieme la sua storia e passione professionale con l'eredità di famiglia e i suoi doveri di “varon”, di primogenito. E davanti al bivio - affidare ad una terza mano la gestione oppure assumersi la responsabilità di una rinascita - ha scelto di seguire il richiamo del lago. Siamo lontani però da un “buen ritiro”: «No, qui abbiamo dovuto ripartire rimboccandoci le maniche. La Locanda mostrava i segni di un tempo, della crescita tumultuosa del turismo di massa degli Anni Sessanta e della scelta di portare a Maderno un turismo “tranquillo”, fatto in larga parte di seconde case e pensionati. Una scelta che da un


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LUOGHI

lato ha mantenuto in larga parte integra Maderno, ma dall'altro non costituiva certo un incentivo a restare aggiornati, a guardare le nuove tendenze. Un quieto vivere, certo, ma che se andava bene nel passato oggi fa di Maderno una bella addormentata». Un quieto vivere che non calzava molto a pennello con Costantino: «Beh, mi son detto: se debbo gestire la Locanda, che diventi però un punto di riferimento, che richiami un ospite diverso, che testimoni di un cambiamento». Davanti alla nuova sfida, Costantino chiama a raccolta famiglia ed amici. La Locanda deve essere rimessa

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SAN MARCO LOCANDA

a nuovo. Si parte dei locali dell'area ristorazione: cucina e sale da pranzo. Con la compagna Daniela si rivalutano gli spazi comuni recuperando anche una stalla del Cinquecento che era nel nucleo storico dell'abitato di Maderno. Si rifanno gli impianti, si scelgono colori ed arredi. Ma questo è soltanto l'involucro esterno, bisogna trovare un'anima che possa tradurre anche nell'offerta gastronomica questa voglia di cambiamento, ma soprattutto questa maniacale attenzione alla materia prima che Costantino ha acquisito girando come cronista e come gourmand. L'anima ha le fattezze e il volto

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di Piercarlo Zanotti, chef bresciano giramondo già stella Michelin, che dopo esperienze un po' dappertutto sente l'esigenza di fermarsi e di condividere un"progetto". E, soprattutto, di riprendersi la "stella" che aveva conquistato all’Ortica di Lonato. Zanotti guida uno staff di cucina tutto nuovo che si poggia sull'entusiasmo dei rookie come Carmelo Ferrera, giovane sous chef di talento, e sulla esperienza di alcuni pivot. Come un grande maestro pizzaiolo; come Iginio Massari, che ha creato dei dolci in esclusiva per la locanda; come Dennis Metz che ha contribuito dall'alto della sua esperienza a formulare pacchetti


di abbinamento dei diversi menù. Zanotti porta nei suoi piatti il rigore della passione per la materia prima, per una cucina che non sottragga nulla alla forza, alla vitalità dei prodotti, e che soprattutto non aggiunga, che non ecceda, che non sovrasti. «E' un rigore che ho appreso in Giappone - spiega ad Euposia lo chef giramondo con diverse esperienza internazionali sulle spalle - e che consente ai nostri ospiti di arrivare al cuore del prodotto, a scoprire le caratteristiche di ogni singolo

ingrediente dei nostri piatti». Del resto, che senso avrebbe alterare la materia prima quando questa è capace di arrivarti in “bottega” nel cuore della notte dalle mani del pescatore che l'ha appena catturata nell'Alto lago? O quando la “recherce” di ogni singolo ingrediente ha raggiunto il parossismo, andando a scovare i produttori, i prodotti, piú originali, più particolari, più ricchi di profumi e sapori. Molti prodotti ed ingredienti non sono ancora distribuiti in Italia, ma sono il diretto filo conEuposia Dicembre 2014

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SAN MARCO LOCANDA CON RISTORO 1727

La conduzione del “San Marco Locanda con Ristoro 1727” è diretta da Costantino Gabardi, affiancato dalla compagna Daniela Bulleri, con l’executive chef Piercarlo Zanotti (nella foto) e la giovane promessa Carmelo Ferrera (in alto a destra).

duttore col lavoro storico di Costantino. Un esempio sono gli aperitivi: un Vesper con il Lillet originale, Gin Tonic con una carta dedicata di 30 gin (la grande passione del patron) per 10 toniche premium, Pimm’s con il N°1, il N°3, il N°6 e il Summer Limited Edition. Altro esempio, i menu proposti dallo staff di Piercarlo. A partire dall’entry-level “Gastro Bistrot” che prevede dalle pizze-gourmet (farine dell’antico molino Caputo, pomodori di Corbara o del Piennolo), all’hamburger di chianina, al kebab (rivisitato con pane cotto al momento e mayonnese al beberé ethiope) ingredienti e materie prime che rendono la definizione “entry-level” poco più di un insulto tanto sono esclusive e contemporaneamente abbordabili; al “Ristorante Gourmet” con una opzione più complessa che prevede ben quattro opportunità per i gourmand - menu del giorno, menu del lago, menu Signature (ovvero lo storia stellata dello chef

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attraverso i suoi piatti più originali ed il suo racconto), menu Caviar (quattro diverse sfumature di caviale) - con un range di prezzi da 24 a 100 euro. Ricca la carta dei vini, che racchiude gran parte della storia di Costantino, così come quella delle birre e delle acque minerali. Tre caffè: un decaffeinato in grani, una miscela di Santos e Blue Mountain e una monorigine da Portorico che prende il nome dalla tenuta Maricao, tutti macinati al momento. Selezione di te in foglia e tisane, zuccheri biologici. Dopo il dessert e la pasticceria fine prima e dopo il caffè vengono serviti dei dolcetti creati in esclusiva dal maestro Iginio Massari. Il San Marco dispone di tre salette per la ristorazione d’autore - da venti, da cinque, da quindici persone più una table d’hotes per poter incontrare visa-vis lo chef -, una terrazza sul lago, a pochi passi dalla pieve romanica di Sant’Andrea e da Villa Bianchi destinata a diventare, nel prosieguo della riconversione, veranda con cucina a vista. La riconversione, nel prossimo biennio coivolgerà fortemente anche la componente alberghiera: le attuali venti camere diventeranno nove camere superior, tre suite con spa interna, e tre junior suite. Verranno rivisitati anche gli spazi comuni come un giardino verticale nei cortili interni, una piccola spa e una palestra per le camere che non l’avranno internamente. Ma questo fa parte del futuro; di primo acchito resta il nuovo volto del San Marco e la sua capacità e voglia di stupire. Il destino compie giri a volte bizzarri. Ma anche perfettamente riusciti. >


Trenta Gin per impare ad amare questo simbolo del British style (e non solo) ome detto, è la grande passione di Costantino Gabardi. E questi sono due straordinari esempi della ricchissima, quasi unica, selezione di Gin (inglesi e non) che si trova al San Marco.

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HASWELL LONDON DISTILLED DRY GIN È londinese, come Julian Haswell, Master Distiller e proprietario che dichiara: «A mio parere i tre ingredienti più importanti per fare un London Dry Gin classico sono, naturalmente, bacche di ginepro, radice di angelica e semi di coriandolo. Ho sempre voluto fare un Dry Gin che potesse, in primo luogo, essere goduto pulito, dopo di che, ognuno potrà fare quello che vuole». Gli ingredienti che il Master Distiller ha scelto sono: bacche di Ginepro, Angelica dall'Europa, semi di Coriandolo dal Marocco, Santoreggia, Limoni dalla Spagna, Grani del Paradiso dall'Africa Occidentale, buccia d'Arancia da Haiti e Marocco, radice di Liquerizia dalla Cina e Europa. MARTIN MILER'S LONDON GIN e WESTBOURNE STRENGHT 90° PROOF La palma del gin più ricercato e dal percorso produttivo più dispendioso spetta sicuramente a questo gin. Martin Miller's Gin è nato da un idea eccentrica di tre amici di Notting Hill, che decidono di produrre un gin senza badare a costi e problematiche logistiche, ma con un solo obbiettivo: la qualità. La distillazione avviene nel cuore dell'Inghilterra, utilizzando i botanici classici tradizionali, l'alambicco discontinuo "Angela" è stato costruito da Jonh Dore, infine il distillato viene trasportato in Islanda, dove viene addizionato dell'acqua dei ghiacciai, fino a dieci volte più pura di ogni acqua minerale.


ANTEPRIME

L A C OLLINA DEI FAMOSI < La zona di produzione dei vini di Montalcino è all’interno del territorio del Comune di Montalcino. Un comprensorio di 24.000 ettari, dei quali solo il 15% è occupato dai vigneti. La zona ha una forma pressoché quadrata, i cui ‘lati’ sono delimitati dai fiumi Ombrone, Asso e Orcia. Montalcino, che dista circa 40 km in linea d’aria dal mare e 100 km dagli Appennini, è in una zona collinare dal paesaggio incontaminato. Un ambiente agricolo di grande storia e di grande bellezza che, dal 2004, è iscritto dall’Unesco nel

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Patrimonio dell’umanità. Il territorio ilcinese è costituito da una sola grande collina in gran parte coperta di boschi. Le coltivazioni alternano vigneti, oliveti e seminativi con un gran numero di edifici in pietra che testimoniano la centenaria coltivazione di queste terre. La collina di Montalcino si è formata in ere geologiche diverse e presenta caratteristiche del suolo disomogenee per costituzione e struttura. La parte più antica, a livello di formazione geologica, è quella situata ad un livello di altitudine maggiore e presenta una composizione prevalente di alberese e gale-


BRUNELLO

Montalcino e il suo Brunello: ovvero una delle eccellenze italiane per antonomasia, capace anno dopo anno di stupire anche i winelover più affezionati di Alessandra Piubello

stro, ai quali si alternano arenarie fini, calcari marnosi e calcari a grana fine: terreni non particolarmente ricchi, ma che si sposano perfettamente con le richieste del vitigno Sangiovese. Nella parte posta più in basso, si trovano invece argille ricche in sali minerali, originatesi per trasporto di detriti alluvionali. La maggior parte delle aziende è

concentrata nella fascia di media collina, dove la presenza del vento garantisce le condizioni migliori per lo stato sanitario delle piante. Il terreno diverso, la presenza di versanti con orientamenti differenti, la marcata modulazione delle colline, lo scarto altimetrico determinano microambienti climatici molto diversi tra loro, malgrado l’estrema vicinanza delle zone.

Dalla collina che domina il paese, Poggio Civitella, è possibile suddividere la zona in quattro versanti, che danno caratteristiche organolettiche peculiari ai vini, riconoscibili dagli intenditori. Il versante nord presenta un terreno variegato nelle sue componenti che si alternano continuamente, mediamente fertili e sciolti. Il clima più rigido costringe ad Euposia Dicembre

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ANTEPRIME LE NOSTRE SCELTE: BRUNELLO

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MONTALCINO DOCG

LE POTAZZINE BRUNELLO DI MONTALCINO 2009 Pienezza fruttata, succosa maturità, espansivo al gusto con note intense di lunga prospettiva. Una silohuette tridimensionale, con un futuro radioso. L'azienda nasce nel 1993 grazie a Giuseppe Gorelli, perito agrario ed enologo. La tenuta è costituita da cinque ettari di vigneto, tre dei quali si dispiegano vicino alla cantina; gli altri, impiantati nel 1996, si trovano invece più a sud, nei pressi di Sant'Angelo in Colle, in località La Torre. SALVIONI LA CERBAIOLA BRUNELLO DI MONTALCINO 2009 Il respiro s’allarga e l’emozione invade i sensi. Resterà alla memoria questa pagina lirica, armoniosamente orchestrata, dai tratti fini e intensi. Salvioni è un nome storico nel comprensorio ilcinese: dall’85, da quando Giulio Salvioni produce la sua prima etichetta, lo è anche nel mondo del vino, a livello internazionale. Il vigneto di quattro ettari si trova in località La Cerbaiola, ricca di terreni di galestro. Le viti sono databili agli anni Ottanta e alcune sono state reimpiantate nel 2001. FULIGNI BRUNELLO DI MONTALCINO 2009 Un calice carico di suggestioni. Sapidità, potenza, vigore. Struttura vivida, dall’espansione dinamica, si allunga in un finale intenso. In un ex convento ha sede l’azienda della famiglia Fuligni che, fondata agli inizi del Novecento, è ora nelle mani di Maria Flora, aiutata dal cognato e dal nipote. I vigneti si estendono per circa undici ettari principalmente attorno al nucleo aziendale, con terreni a scheletro sassoso ed esposti ad est. Paolo Vagaggini è il loro consulente. PIAN DELLE QUERCI BRUNELLO DI MONTALCINO 2009 Impressioni balsamiche e iodate caratterizzano il

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profilo sensoriale di questo Sangiovese di gentile struttura. Sensazioni tattili scorrevoli e gradevoli al palato. Nel 1966 Vittorio Pinti compra il podere di Pian delle Querci, ma solo nel 1996 decide di impiantare i vigneti che sorgono su terreni argillosi con tanto scheletro. Nel 2001 commercializza il primo Brunello. Oggi Vittorio è coadiuvato dal figlio Angelo e dalla moglie Angelina e seguito dall’enologo Vittorio Coltellini. LE RAGNAIE ‘VECCHIE VIGNE’ BRUNELLO DI MONTALCINO 2009 Complessità naturale, nella quale l’irruenza sapida del frutto si armonizza in un pulito rigore e in un’energia trascinante fino alla fine. Riccardo Campinoti conduce l'azienda acquistata dalla famiglia nel 2002. I vigneti si estendono per quattordici ettari in zone diverse: le Ragnaie (con vigne dai 5 ai 40 anni), Pietroso e Castelnuovo dell'Abate. La conduzione è biologica, certificata dal 2009. LAMBARDI BRUNELLO DI MONTALCINO 2009 La famiglia Lambardi acquistò il podere nel 1965, la prima vendemmia in bottiglia fu la 1973. Silvano Lambardo, padre di Maurizio che attualmente segue le vigne, fu tra i fondatori del consorzio. I vigneti si estendono per sei ettari e mezzo su terreni di matrice argillosa tufacea con presenza di scheletro, altitudine a 370 m.s.l.m. I Lambardi sono strenui difensori del Sangiovese in purezza, da affinare in botte grande. POGGIO DI SOTTO BRUNELLO DI MONTALCINO 2009 Nel sorso la forza evocativa della terra e del frutto maturo. Ricca e pastosa la genuina trama tannica, che risalta la luce interiore di questo vino di carattere. Nonostante il cambio di proprietà di questi ultimi anni, tutto è rimasto inalterato. I dieci ettari a conduzione biologica impiantati a vigneto nel versante sud-est della collina di Montalcino,


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beneficiano di un microclima unico con importanti escursioni termiche. Le vigne sono a quote diverse, dai 250 ai 400 m.s.l.m., su terreni differenti, con età variabili dai dodici ai quaranta per le più vecchie. In cantina, Luca Marrone che ha raccolto l’eredità di Giulio Gambelli, opera con la supervisione di Federico Staderini.

LISINI BRUNELLO

IL PARADISO DI MANFREDI BRUNELLO DI MONTALCINO 2009 Armoniosa articolazione con una complessità scura e palpitante. Carnoso e profondo, lascia quel senso ultimo di lunga vitalità. Il nome deriva da Manfredi Martini e dal podere "Il Paradiso", abitazione contadina costruita agli inizi dell'800, da lui acquistato negli anni Cinquanta. Il genero Florio, con la moglie Rossella Martini e le figlie, si definisce “custode” di queste vigne disposte su 2,5 ettari ad un'alti-

LE CHIUSE BRUNELLO DI MONTALCINO 2009 Corredo espressivo persistente e infuso alla ricca materia. Personalità originale ben profilata, amplificata da un finale che arrotonda. L'azienda, storicamente di proprietà della famiglia Biondi Santi, oggi è condotta dalla diretta discendente Simonetta Valiani, che dal 1986 ha deciso di produrre in proprio il vino. Viene usato il sistema tradizionale in questa realtà che è certificata biologica. Le vigne, nel versante nord est di Montalcino, si estendono su sette ettari e sono a 300 metri s.l.m. su terreni minerali.

tudine variabile (intorno ai 330 mt sul livello del mare), esposte a Nord Est, su terreni ricchi di fossili. L'età media dei vigneti è 28 anni. La conduzione è biologica.

MONTALCINO 2009 Finezza nei tannini registrati con maestria, sostanza ben presente profilata da un’eleganza morbida e accogliente. Una delle realtà più antiche e consolidate della zona, da secoli proprietà dell’omonima famiglia, oggi guidata da Lorenzo, Ludovica e Carlo. La vigna è di venti ettari, situata a sud di Montalcino, in frazione Sant’Angelo al Colle, piantata su terreni di tufo, galestro e argilla. L’età media oscilla tra i trenta e i quarant’anni. I vigneti aperti alle correnti marine della Maremma dispongono di un particolare microclima, estremamente differente da altre zone del comune, costituito da precipitazioni ridotte e assenza di nebbie. L’altitudine media dei vigneti di 350 m.s.l.m. risulta ottimale per la coltura del Sangiovese Grosso, unico clone utilizzato nelle vigne.

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ANTEPRIME

una raccolta tardiva rispetto alle altre zone (ottobre inoltrato). Il vino ottenuto è più austero rispetto alle altre tipologie, con un corpo di decisa robustezza e ricco di componenti estrattive che hanno bisogno di anni di invecchiamento per equilibrarsi ed esprimere appieno tutto il loro potenziale. Il versante sud beneficia della maggiore insolazione. I vigneti si trovano ad altezze variabili, con un dislivello di 300 metri. I terreni sono ricchi in scheletro e calcare, quindi poco fertili e duri. La maturazione delle uve avviene con un certo anticipo e il vino ottenuto presenta un grado più basso di acidità, maggiore potenza alcolica, consistenza, senza scadere

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nell’eccesso di morbidezza. Il versante posto ad est, rivolto verso l’interno, gode di un clima caldo, senza mai raggiungere temperature eccessive e mantenendosi costante, permettendo un raggiungimento graduale e regolare della maturazione dei frutti. I vigneti sono posti fra i 250 e i 450 metri, calanchi e sabbie connotano il territorio. Il Brunello che nasce da questo settore è forse il maggiormente equilibrato, deciso ma al tempo stesso rotondo, con una certa caratterialità. Infine, il lato posto a ovest presenta caratteristiche climatiche simili a quello meridionale senza però raggiungere temperature eccessive, grazie soprattutto ai venti provenienti dal mare

con la loro azione mitigatrice. La terra è sassosa, disgregata e grossolana. I vini ottenuti hanno struttura piena con note minerali, quasi salmastre e con caratteristiche di eleganza e sapidità notevoli. Ecco, questo è il quadro generale, al quale va però aggiunta un’ulteriore informazione: alcune aziende procedono con assemblaggi tra le uve provenienti dai diversi versanti, sapientemente unite alla ricerca di equilibrio e di uno stile produttivo personale. Il nome Brunello pare si riferisca ad un torrente che scendeva verso l’abbazia di Sant’Antimo, o forse si riferisce al nome in dialetto dato all’uva rossa prodotta da piante non troppo rigogliose e


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con acini piuttosto piccoli. Probabilmente questo spiega perché in antichità, quel vino rosso veniva prodotto unendo altre varietà, anche a bacca bianca. Fatto sta che il Brunello nasce ad opera di un singolo. E questa è la storia: Ferruccio Biondi Santi seleziona accuratamente un clone del sangiovese esistente nella sua fattoria del Greppo e vinifica queste uve in purezza, rinunciando ai blend e al ‘governo all’uso toscano’ (consistente nel far rifermentare il vino una seconda volta in seguito all’immissione di uve leggermente appassite). Così facendo porta la rivoluzione nell’arte di vinificare a Montalcino, ottenendo un vino potente e delicato insieme. Siamo intorno al 1870: il Brunello è finalmente nato. Sarà il primo vino ad ottenere la DOCG in Italia nel 1980, dopo la DOC del 1966. Ad oggi, dopo tutti questi anni, sorge spontanea una domanda: qual è stato il motivo di un successo che ha creato il mito mondiale del Brunello, che ha avviato una fertilità imprenditoriale incredibile (dal 1975 al 2000, per fare un esempio, sono nate da cinque a dieci cantine l’anno), che ha attirato i migliori enologi, ma che ha portato anche a degli eccessi? Brunellopoli nel 2008 ha dato un grosso colpo all’immagine del Brunello con la scoperta che alcune aziende sin dagli anni Ottanta univano merlot al sangiovese, violando il disciplinare di produzione (che, come sappiamo, prevede sangiovese al 100%). Montalcino ha successo perché qui storia e cultura sono più importanti del singolo produttore. Ha successo perché qui la tipicità è regola: un solo comune, un solo vitigno, una sola procedura di produzione. Nell’immaginario collettivo quindi è l’unicità del marchio Brunello che viene percepita, con il suo racconto che esalta le peculiarità di un vino, di un territorio, di un sistema. QUALCHE NUMERO Produzione in deciso calo, a Montalcino, nel 2013: 8,1 milioni di bottiglie di Brunello, -12% sul 2012 e 4,3 di Rosso (-4%). Ma su questo, i conti, si faranno nel 2018, quando la vendemmia 2013 del Brunello

di Montalcino entrerà in commercio. Intanto, i dati economici, dicono che Montalcino è un territorio apparentemente in salute, grazie soprattutto all’export, la cui quota, sul totale, è salita dal 65 al 67%, per un fatturato complessivo delle aziende, però, in leggero calo, da 167 milioni di euro nel 2012, ai 165 del 2013. Per l’export, il mercato top sono sempre gli Usa, che pesano per il 28%, seguiti dai mercati asiatici (15%), e dal Centro-Sud America (10%). Un vino “globale”, dunque, ma anche “local”, il Brunello, visto che il 18% della produzione viene comprato e consumato a Montalcino. I valori fondiari dell’area sono fra i più alti d’Italia, il giro d’affari del settore vitivinicolo si aggira intorno ai 160 milioni di euro. Ci sono 250 produttori, di cui 208 imbottigliatori, tutti aderenti al Consorzio: unico caso in Italia. Gli ettari di vigna sono in tutto 3.500: 2.100 dedicati al Brunello di Montalcino, 510 al Rosso di Montalcino, 50 ettari a Moscadello (ormai tenuti quasi per ricordo) e 480 ettari coltivati a Sant’Antimo Doc, 360 ettari per fare vini IGT. LA DEGUSTAZIONE DI BENVENUTO BRUNELLO Nel luminoso chiostro del Museo di Montalcino, serviti irreprensibilmente da premurosi ed efficienti sommelier, si avevano in degustazione per il Brunello DOCG 2009 più di 140 vini, una quindicina di riserve del Brunello DOCG 2008, una novantina di Rosso di Montalcino DOC dell’annata 2012 e circa 30 dell’annata 2011, otto Moscadello e 15 Sant’Antimo. E se Montalcino chiude un periodo della sua storia segnata dal Brunellogate del 2008 e, nel 2013, dalla scomparsa del “dottore” Franco Biondi Santi, due momenti infelici per la denominazione, apre invece le porte ad una nuova era in cui i protagonisti sono i giovani produttori che hanno fatto importanti esperienze all’estero. Prima di addentarci nella degustazione vera e propria qualche dato sull’annata 2009 (dichiarata a 4 stelle) che fu abbastanza anticipata (come nel 2008). Un’annata di non semplice gestione e a due facce Euposia Dicembre 2014

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ANTEPRIME

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come questa (umido e pioggia fino a tutto giugno e parte di luglio; poi calore e asciutto fino a ottobre) non poteva che scavare differenze profonde fra produttore e produttore e fra terroir e terroir. Perchè il connubio fra sensibilità interpretativa e ragioni del terroir mai come in queste circostanze fa gravare il suo peso sul risultato finale. E se riscontriamo con una certa frequenza un tenore alcolico sottolineato, ciò che in diversi vini (provenienti soprattutto da certi versanti) ha contribuito ad allargare le trame sfrangiandone un po’ definizione, messa a fuoco e contrasto (senza invero disperderne più di tanto il fascino), diciamo pure che il versante nord, più fresco e tardivo, e in generale le esposizioni più appartate o alte, sono state quelle capaci in maggiore misura di portare a casa i conseguimenti più apprezzabili dal punto di vista della tonicità, dell’equilibrio e dell’articolazione del sorso. Quindi, in generale, se è vero che ci troviamo di fronte a vini con un po’ di evoluzione di troppo sulle spalle, è altresì vero che trattasi di vini da cui traspare nettissima una migliore consapevolezza interpretativa da parte dei produttori, in grado oggi di fronteggiare le annate più difficili con lungimiranza e stile, cosa impensabile fino a solo dieci anni fa. Nella maggioranza dei Brunello degustati i profumi sono fini ma non molto intensi, più aperti dal punto di vista olfattivo ma spesso privi di una tensione vibrante. Le note terziarie, in particolare quelle del legno, si profilano assolutamente non invadenti. In bocca manca la classica potenza, i vini sono praticamente

già pronti, con tannini spesso rotondi ed una freschezza che accompagna il vino. Se l’annata non permette estrazioni “muscolari” bene hanno fatto molti a privilegiare la prontezza e la bevibilità. I figli di quest’annata hanno una silohuette snella, sono vini da bere giovani, di approccio facile, probabilmente ideali per la ristorazione. Non avranno vita longeva, ma in compenso potranno essere gustati subito senza doverli relegare in cantina. Difficilmente per quest’annata siamo d’accordo con quanto scrisse Mario Soldati in occasione del suo viaggio tra i vini italiani: “Distinguendosi da ogni altro vino toscano, il Brunello può invecchiare praticamente all’infinito: migliorando, oserei dire, sempre.” I colori sono finalmente rientrati nei ranghi dopo le cupe virate cromatiche di certe stagioni passate. Nel bicchiere una confortante percezione di diversità di stili e terroir e una dote tannica poco invasiva, che non fa della tridimensionalità la sua carta migliore (tipica delle grandi annate) e che proietta la “seconda parte” di bocca verso sviluppi non troppo profondi e assai semplificati. Un’annata non certo eccezionale che non ha convinto appieno per la sua magrezza e media struttura. Eppure non ha mancato di regalarci alcuni campioni di Brunello da ricordare. Produttori che hanno saputo interpretare e capitalizzare la minore ricchezza dell’annata tirando fuori dei vini che hanno nell’eleganza e nell’austerità la loro cifra stilistica: i cavalli di razza sono delle belle conferme. > Euposia Dicembre 2014

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News

TORNA LA SCUOLA DI POTATURA, IL RISPETTO DEL LEGNO COME STRATEGIA SALVA-VENDEMMIE orna la Scuola Italiana di Potatura della Vite, che i Preparatori d'Uva terranno in 13 sedi regionali da novembre 2014 a febbraio 2015. L'obiettivo della Scuola è insegnare le basi su cui si fonda il Metodo Simonit&Sirch di potatura ramificata della vite, ormai adottato da oltre 130 fra le principali cantine italiane ed europee. «I risultati di una corretta potatura e di un'attenta gestione del verde si vedono chiaramente durante la vendemmia. Le viti potate secondo il nostro Metodo - dice Marco Simonit - danno uve più sane, omogenee, di migliore qualità, più facili da raccogliere anche in annate di vendemmia difficile come è il 2014. Infatti, essendo delle piante equilibrate, hanno

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una maturazione più omogenea, cosa che quest'anno ha fatto la differenza, soprattutto al Nord, che ha dovuto affrontare più che le altre zone della penisola le note problematiche meteorologiche». In sintesi, il Metodo Simonit&Sirch si fonda su 4 regole base che possono essere applicate universalmente: permettere alla pianta di crescere con l'età, di occupare spazio col fusto e con i rami; garantire la continuità del flusso linfatico; eseguire tagli di piccole dimensioni sul legno giovane, poco invasivi; utilizzare la cosidetta tecnica “del legno di rispetto” per allontanare il disseccamento dal flusso principale della linfa. Visto l'ottimo riscontro ottenuto l'anno scorso, si ripropongono a

Cormòns (Friuli Venezia Giulia), Suvereto (Toscana) e Conegliano (Veneto) le lezioni di ginnastica per potatori di Catherine Berger, esperta in risorse umane, e Pierre Le Guennec, fisioterapista. Si tratta di esercizi per la schiena, il collo, le braccia, le mani da fare prima e dopo il lavoro, studiati appositamente per i movimenti che compie il potatore «perché - dice Marco Simonit - per prendersi cura delle vigne, bisogna innanzitutto prendersi cura del proprio corpo. Perciò abbiamo deciso di mettere al centro della formazione in vigna anche il benessere del potatore». La Scuola, creata da Simonit&Sirch, consolida in questa sesta edizione la sua presenza nei territori di pregio


News della viticultura italiana, con 13 sedi permanenti e Tutor di potatura, che fanno parte del Team di Marco Simonit e che lavorano in varie zone viticole d'Italia e d'Europa. Frequentata da centinaia di persone ogni anno, rafforza anche le collaborazioni con importanti Università e Istituti di Ricerca Italiani che contribuiscono al progetto con approfondimenti di fisiologie e patologia della vite. Le lezioni si terranno tra novembre 2014 e febbraio 2015 per la potatura invernale e maggio 2015 per la potatura verde. Come per le scorse edizioni, sono aperte a tutti (addetti ai lavori, tecnici, studenti o anche semplici appassionati del verde) e si articoleranno in 4 giorni di lezione per un totale di 32 ore formative. In Friuli Venezia Giulia, in Toscana (sede di Suvereto) e in Veneto (sede di Conegliano) dove si terrà la ginnastica dei potatori le giornate saranno cinque I primi tre giorni si terranno in inverno, con 24 ore di corso focalizzate su teoria e pratica della potatura ramificata sulle forme di allevamento a taglio corto e lungo. Saranno date nozioni di anatomia, morfologia e patologia della vite. Alla parte teorica si affiancherà quella pratica, in vigneti dove il team Simonit&Sirch applica già da tempo il Metodo, con dimostrazione di potatura da parte dei tutor (in cui verranno evidenziate manualità e postura corrette) e esercitazioni individuali di potatura per i partecipanti. Il quarto giorno si terrà nella primavera 2015 per la gestione dei lavori in verde. A chi frequenterà sia le lezioni invernali che quella primaverile e supererà i test finali, sarà rilasciato un attestato di frequenza.

CALENDARIO CORSI INVERNALE 17-18-19-20 novembre 2014 FRIULI VENEZIA GIULIA - Cormòns (Go) 17-18-19 novembre 2014 VENETO - Pedemonte della Valpolicella (Vr) 19-20-21 novembre 2014 TOSCANA - Castelnuovo Berardenga (Si) 20-21-22 novembre 2014 SICILIA - San Giuseppe Jato (Pa) 24-25-26 novembre 2014 LOMBARDIA - Erbusco (Bs) 26-27-28-29 novembre 2014 TOSCANA - Suvereto (Li) 27-28-29 novembre 2014 EMILIA ROMAGNA - Tebano (Ra) 1-2-3 dicembre 2014 UMBRIA/LAZIO - Velletri (Roma) 11-12-13 dicembre 2014 PIEMONTE - Pollenzo (Cn) 18-19-20 dicembre 2014 CAMPANIA - Sorbo Serpico (Av) 28-29-30-31gennaio 2015 VENETO - Conegliano (Tv) 2-3-4 febbraio 2015 TRENTINO ALTO ADIGE - Laimburg (Bz) Gennaio 2015 (data da definire) SARDEGNA (Cagliari) Date e programmi dettagliati si trovano sul sito www.simonitesirch.it, dove si possono anche fare le iscrizioni online.

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DEGUSTAZIONI

LA BOLGHERI

DI

ANTINORI SI CHIAMA CORONATO Da Ornellaia in poi Bolgheri è un nome fortemente legato a quello dei marchesi Ludovico e Piero. Che oggi scommettono anche sulla denominazione di territorio con la Tenuta dei Pianali. di Francesca Lucchese

< Partiamo da qui: il 2013 segna un milione di bottiglie in più per la Doc Bolgheri con un aumento delle vendite pari al 22%. Un totale di circa 5,5 milioni di bottiglie di cui 700 mila finite nei mercati esteri. Il territorio di Bolgheri è secondo solo a Montalcino in termini di valore economico dei vigneti toscani. Sassicaia, Ornellaia, Masseto e Guado al Tasso sono probabilmente le prime blasonate etichette che saltano alla mente quando parliamo di Bolgheri, una realtà vitivinicola che ha visto il Marchese Niccolo’ Incisa della Rocchetta fare da traino alla giovane denominazione (1994) guidando il Consorzio per due decenni prima di passare il testimone un anno fa all’attuale presidente

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Federico Zileri Dal Verme. C’è un altro marchese che ha investito in quest’area dell’alta Maremma dedicandosi alla produzione della Doc Bolgheri: Ludovico Antinori che nel 2000, nella parte meridionale della Doc, decide di investire soprattutto sul Cabernet Sauvignon affittando prima e acquistando poi 28,9 ettari vitati situati su uno splendido altopiano vicino al mare. L’amicizia e la consulenza del winemaker francese Michel Rolland lo convinceranno a reimpiantare totalmente i vigneti con i quattro vitigni tipicamente bordolesi. Il risultato si chiama Tenuta dei Pianali, azienda a 100 metri sul livello del mare da cui dista appena 4-5 km. In questi luoghi la natura è incantevole, contesa tra il verde del paesaggio collinare e i colo-


TENUTA

ri della flora marina. L’altopiano potrebbe essere un antico cratere, ma nessuna certezza conferma questa affascinante teoria. Il terreno è sabbioso con una componente scheletrica e argillosa. La cantina degli anni venti conserva ancora i vecchi tini in cemento. Qui nasce un unico prodotto, la Doc Bolgheri “Coronato” che prende il nome dall’omonimo Monte che si staglia alle spalle dei vigneti. La prima annata vede la luce nel 2005, ma è solo con la vendemmia 2008 che si esprime appieno e per la prima volta la vera personalità di questo blend. Un blend che cambia forma ogni anno pur mantenendo uno stile volutamente “Sauvignon” che in questo vino predomina sempre. Dunque nel bicchiere trionfa la classica triade Cabernet Sauvignon, Merlot e Cabernet Franc,

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PIANALI

ma a partire dallo scorso anno è stato aggiunto anche un 5% di Petit Verdot che però non sarà una costante ad ogni annata. Dopo dodici mesi di maturazione in barrique francesi di nuovo e secondo passaggio e sei mesi di affinamento in bottiglia, dalla cantina escono 50.000 esemplari all’anno di Coronato. Il 2008 ha segnato il passo conquistando anche i 93 punti di Wine Enthusiast e i 92 punti di James Suckling e Antonio Galloni. Il nostro assaggio rivela un bicchiere schietto, pulito, un vino assolutamente di territorio. Il colore è deciso, senza incertezze e sfumature. Al naso è fresco ed equilibrato con note di ginepro e cioccolato. La frutta è intensa ma non marmellatosa. I tannini sono presenti ma eleganti e lasciano intuire una certa longevità scoraggiando la pronta beva,

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suggerendo piuttosto un’attesa di almeno 3-4 anni. Nel frattempo è in uscita nel 2014 il Coronato 2009. Abbiamo incontrato Niccolò Marzichi Lenzi, figlio di Ilaria Antinori e dunque nipote di entrambi i fratelli Ludovico e Piero, attualmente presidente della società Tenuta di Biserno a cui fanno capo la Tenuta Campo di Sasso e la Tenuta dei Pianali. Lenzi confessa di amare profondamente il territorio di Bolgheri e ci spiega perché abbia scelto di trasferirsi con la sua famiglia su quello stesso altopiano: «Il posto è bellissimo perché qui la natura è perfetta». Quanto c’è della famiglia Antinori nel Coronato? «Tutto, a partire dal colore della bottiglia, quello antico delle prime bordolesi che mio nonno Niccolò introdusse per primo in sostituzione del tradizionale fiasco e che abbiamo mantenuto proprio in suo onore». Qual è la caratteristica principale di questo vino? «Dello zio Ludovico ho ammirato l’obiettivo e lo stile che lui seguiva sempre. Ecco, Coronato ha esattamente il suo stile e proprio come mio zio va sempre dritto per la sua strada». Dunque un vino con un’identità precisa e molto forte. Resterà l’unica etichetta della Tenuta dei Pianali? «In realtà stiamo aspettando che le uve siano pronte e che la produzione raggiunga il massimo potenziale per dar vita alla Riserva. È possibile che possa già arrivare il prossimo anno con la vendemmia 2012. Aspettiamo». >

LA SCHEDA TECNICA CORONATO BOLGHERI

DOC

2008

Azienda: Tenuta dei Pianali Enologa: Helena Lindberg Uvaggio: 35% Cabernet Sauvignon, 40% Merlot, 25% Cabernet Franc Età dei vigneti: da 6 a 8 anni Sistema di allevamento: cordone speronato Vendemmia: da metà settembre a inizio ottobre, raccolta a mano in cassette da 15 kg, ulteriore selezione delle uve sul nastro in cantina Vinificazione: diraspatura e pigiatura soffice, fermentazione alcolica in serbatoi di cemento a temperatura controllata, fermentazione malolattica una parte in cemento e l’altra in piccole botti di rovere francese Affinamento: 12 mesi in barriques di legno francese nuove e di secondo passaggio. Affinamento in bottiglia per 6 mesi Alcol: 14% Tenuta dei Pianali - Bolgheri (Livorno) www.biserno.com

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7° CHALLENGE EUPOSIA

D AL R HEINGAU CON F URORE Va in Germania - Weinguter Wegeler - la Settima edizione del Challenge internazionale della nostra rivista dedicato agli spumanti metodo classico. Triplete italiano nei Rosè, in evidenza anche Spagna, Bulgaria e Slovenia. Paillard e Bollinger i migliori di Francia

< E' l'anno della Germania campione del mondo: dopo il Brasile, anche il Challenge Euposia. Weingut Wegeler, maison spumantistica fondata nel 1862 da Julius Wegeler ha infatti conquistato il primo posto nella serratissima finale della Settima edizione del Challenge internazionale Euposia, dedicato ai soli vini spumante ottenuti con rifermentazione in bottiglia. La finale si è svolta nei giorni scorsi alla Tenuta Abbazia, di Giusti Wines, a Nervesa della Battaglia, al termine di una dura selezione che ha coinvolto oltre 180 metodo classico internazionali. Per Wegeler si tratta del secondo risultato ottenuto nel nostro Challenge: nel 2013 aveva conquistato infatti il titolo di "Miglior SW internazionale" exaequo con la brasiliana Miolo. Difficile il lavoro della Giuria internazionale guidata da Alessandro Scorsone: in soli 3 punti percentuali

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infatti sono stati assegnati tutti i premi come dimostrano i numerosi riconoscimenti ex-aequo assegnati quest'anno Grande risultato anche per i vini della Slovenia che hanno ottenuto la medaglia di bronzo nella classifica dei Rosè ed hanno inserito ben due vini nella top30. I premi verranno assegnati al Prowein, domenica 15 marzo 2015, alle ore 14,00 allo stand DESA-Euposia (Halle 15, stand 15 A41) durante una degustazione riservata alla stampa ed ai buyer internazionali - che coinvolgerà tutti i premiati. Verranno assegnati anche due "Premi Speciali": il primo, intitolato a Dino Marchi (presidente dei Sommelier del Veneto scomparso quest'anno), sarà dedicato alla Cantina che maggiormente si è impegnata, fra quelle partecipanti al Challenge, sul tema della sostenibilità, per qualità degli interventi e per quantità della produzione coinvolta; il secondo alla "carriera" riservato agli Spumantisti italiani.


Tom Driesenberg, attuale contitolare di Weinguter Wegeler, con Angelo Gaja, suo importatore in Italia

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EUPOSIA

7° CHALLENGE

WEINGUTER

CAMPIONE DEL MONDO 2014 WEGELER, "GEHEIMRAT J" RHEINGAU RIESLING BRUT 2004

CHAMPAGNE

MEDAGLIA D’ARGENTO 2014 BRUNO PAILLARD, PREMIERE CUVÉE BRUT

MEDAGLIA DI BRONZO 2014 DERBUSCO CIVES, FRANCIACORTA DOCG, DOPPIO ERREDI 2011 MIGLIOR METODO INTERNAZIONALE EDOARDO MIROGLIO WINERY, BULGARIA, EM BRUT 2008 MIGLIOR METODO CLASSICO ITALIANO CESARINI SFORZA, TRENTODOC, AQUILA REALE 2007 ENRICO SERAFINO, ALTA LANGA DOCG, ZERO 2008 MIGLIOR METODO CLASSICO FRANCESE CHAMPAGNE BOLLINGER, LA GRANDE ANNÉE 2004 MIGLIOR METODO CLASSICO DEL REGNO UNITO HAMBLEDON VINEYARD, HAMPSHIRE, CLASSIC CUVÉE MIGLIOR METODO CLASSICO DA VITIGNI AUTOCTONI GRAMONA, SPAGNA, CAVA, III° LUSTROS 2006 MIGLIOR METODO CLASSICO DEL VENETO FONGARO, LESSINI DURELLO DOC, RISERVA BRUT 2010 CA’ ROVERE, BLANC DE BLANCS BRUT 2010 IN CLASSIFICA FERNAND ENGEL, FRANCIA, ALSACE BRUT 2011 CHAMPAGNE JACQUART, FRANCIA, BRUT MOSAIQ, N.V. VEVUE DU VERNAY/PATRIARCHE, FRANCE, BOURGOGNE, CHARDONNAY BRUT, N.V. JENKYN PLACE VINEYARD, UK, JP BRUT 2009 ENDRIZZI, ITALIA, TRENTODOC, PIAN CASTELLO BRUT MILL.2013 CHAMPAGNE DEVAUX, FRANCIA, ULTRA D EXTRA BRUT BESTHEIM, FRANCE, ALSACE, CUVÉE BRUT (PINOT BLANC 100%), 2011 LA BOSCAIOLA, FRANCIACORTA DOCG, NELSON CENCI CUVEE EXTRA BRUT 2011 CHAMPAGNE LOUISE BRISON, FRANCIA, BRUT MILLESIMÉ 2008 RICCHI AZ. AGRICOLA, ITALIA, ESSENZA ZERO PAS DOSÉ GUSBOURNE, UK, KENT, BLANC DE BLANCS "LATE DISGORGED" 2007 VILLA, ITALIA, FRANCIACORTA DOCG, BRUT SELEZIONE MILL. 2005 MARCATO, ITALIA, LESSINI DURELLO DOC, A.R. 2004 RAVENTOS I BLANC, SPAGNA, L'HEREU DO D'ANOIA, 2012

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CAMPIONE

DEL

MONDO, ROSE’ 2014

BELLENDA 1986, ITALIA, DIOL BRUT MEDAGLIA D’ARGENTO ROSE’ 2014 LURETTA-CASTELLO DI MOMELIANO, ITALIA, RISERVA RONCOLINO "ON ATTEND LES INVITES" 2009 MEDAGLIA DI BRONZO, ROSE’ 2014 CESARINI SFORZA, ITALIA, BRUT ROSÉ ZLATI GRIC, SLOVENIA, ROSÉ BRUT IN CLASSIFICA VILLA, ITALIA, FRANCIACORTA DOCG, ROSÉ BRUT BOKÉ MILLESIMATO CARGA 1767, SLOVENIA, DONNA REGINA ROSE’ 2010 BJANA WINERY, SLOVENIA, BRUT ROSE’ MILLESIMATO BALTER, ITALIA, TRENTODOC, BRUT ROSÉ ZLATI GRIC, SLOVENIA, KONJISKA PENINA ROSE’ MARCATO, ITALIA, CUVEE MAFFEA ROSÉ 36

MESI

2011

VENAGOTA, ITALIA, VSQ, ROSE’ BRUT 2010 ENDRIZZI, ITALIA, TRENTODOC, PIAN CASTELLO ROSE’ MILL IGRECO, ITALIA,

GRAN CUVEE

MILLESIMATO

ROSÉ 2012

HOFFMANN & RATHBONE, UK, SUSSEX, ROSÉ RÉSERVE 2011 SAN SALVATORE 1988, ITALIA, JOI BRUT ROSE’ 2011 GIANFRANCO FINO, ITALIA, “SIMONA NATALE" FRANCESCO BELLEI, ITALIA, EXTRA CUVÉE

PAS DOSE’

BRUT

2009

ROSÉ 2011

CAMEL VALLEY, UK, CORNWALL, PINOT NOIR ROSÉ

BRUT

2012

PEDROTTI SPUMANTI, ITALIA, TRENTODOC, BRUT ROSE’ 2010 FONTANAVECCHIA, ITALIA, AGLIANICO ROSÉ GIV-CAVICCHIOLI, ITALIA, LAMBRUSCO

DI

I

SORBARA DOC, ROSÉ

DEL

CRISTO

SIEUR D'ARQUES, FRANCIA, CREMANT DE LIMOUX KETTMEIR, ITALIA, ALTO ADIGE DOC, ATHESIS ROSÉ BRUT 2012 EDOARDO MIROGLIO WINERY, BULGARIA, EM BRUT ROSÉ 2009

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7° CHALLENGE

EUPOSIA

LA GIURIA 2014 ALESSANDRO SCORSONE (PRESIDENTE) MAGDALENA KUNSTER RALF KAISER HANKA PAETOW HELMUT KNALL THOMAS GOLENIA BORIS MASKOW TORGE THIES STEFANO CARBONI STEFANIA BELCECCHI ALBERTO UGOLINI PAOLO IANNA GIANNI DE BELLIS GORAN AMNEGARD GIULIA ZAMPOGNARO PAOLA GAMBINI FABIO DE RAFFAELE LUCIANO RAPPO MONIA ZALETTE FRANCA BERTANI GIOVANNI PONCHIA LUCA PURELLI GENNARO CONVERTINI MARCO ALDEGHERI

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CHI È IL CAMPIONE DEL MONDO Julius Wegeler, export-manager dello cantina di August Deinhard, ne sposò la figlia Emma nel 1862. Dopo la morte prematura del suocero, Wegeler assunse la gestione della società. L'impresa prosperò, e nel 1882 la famiglia acquistò una tenuta vino nel Rheingau. Dopo l'acquisto dei vigneti di Rüdesheim e Oestrich e la casa signorile di Friedensplatz che ospita ancora l'amministrazione, Wegeler si ampliò nella Mosella nel 1900 con la leggendaria acquisizione di una gran parte del famoso sito "Bernkasteler Doctor". Ancora oggi, i vini della Mosella sono prodotti nella cantina della Gutshaus, costruita nel 1903, utilizzando il principio di gravità secondo il disegno di Giulio Wegeler. Dopo centocinquant'anni, Weinguter Wegeler resta un azienda a conduzione familiare caratterizzata da un forte senso di appartenza alla storia e tradizione del vino tedesco. La produzione si è specializzata sul Riesling e le uve provengono tutte da vigneti di proprietà lungo il Reno e le sponde del fiume Mosella: trattamenti sostenibili e lavorazioni in larga parte manuali, esattamente come alla fine dell'Ottocento. La superficie vitata di proprietà è di 35 ettari che si snodano lungo una ventina di chilometri lungo il Reno verso nord. Il metodo classico "Geheimrat "J" è il "Grand vin" e proviene dalla tenuta Oestrich. Si tratta di un blend di uve Riesling provenienti da quindici vigneti differenti, classificati Erste Gewächse secondo la legge del 1995.. Ridotta la produzione di uva per pianta, vendemmia a mano di uve leggermente surmature effettuata in più passaggi, prima fermentazione in botte per garantire la qualità premium e l'eleganza. Nel Geheimrat "J" si possono percepire la finezza e il carattere vivace dei siti minerari del suolo intorno Rüdesheim e Geisenheim che si combinano con la cremosità dei suoli argilloso dal Medio Rheingau. Dal 1983 viene prodotto questo vino in conformità a rigidi standard interni che sono ancora più severi rispetto ai requisiti ufficiali riservati al "Erste Gewächse". A seconda della vendemmia, il "Geheimrat "J" ha un potenziale di invecchiamento di oltre 15 anni. >



DEGUSTAZIONI

IN NOMINE PINOT NOIR Dosage Zéro Noir è l’ultimo Franciacorta Docg nato nella maison di Erbusco, il secondo pas-dosé della linea Vintage. E già si colloca ai vertici qualitativi della denominazione di Giulio Bendfeldt

< La “Vintage Collection” di Cà del Bosco non ha soltanto rinnovato e riposizionato la gamma dei Franciacorta “intermedi” della maison lombarda, ma ha “imposto” un proprio carattere ed una personalità ben distinta a metà strada fra il pop della Cuvée Prestige e l’esclusività della Cuvée Annamaria Clementi. Sin dal suo lancio, alla fine del 2012, ha mostrato di voler rappresentare dei Franciacorta di estremo carattere, molto ben definiti, rappresentanti di una denominazione che ora non teme, ma anzi cerca il confronto coi benchmark internazionali senza complessi di inferiorità puntando sulla forza del territorio e una cura nelle lavorazioni - in CdB, dal vigneto sino ai trattamenti “da spa” delle uve in cantina - che ha pochissimi termini di paragone al mondo. Mission accomplished già nel 2012, oggi ulterior-

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mente rafforzata dal debutto della quarta etichetta firmata “Vintage Collection”: il Dosage Zéro Noir, una Riserva, ma soprattutto, il secondo pas-dosé della linea. A differenza del primo - l’etichetta verde, uno dei vini preferiti di Euposia - non nasce da un blend di chardonnay, pinot bianco e pinot noir, ma è un blanc-de-noir, realizzato eslucivamente con le uve di pinot noir provenienti dal vigneto Belvedere, tre blocchi di vigna rivolti a mezzogiorno sui contrafforti montuosi del lago d’Iseo, a poco meno di 500 metri sul livello del mare, ben protetti dai venti di settentrione. Il suolo è morenico, frutto di diverse glaciazioni: si tratta di complessivamente 4 ettari e mezzo di vigneti, acquisiti nel 1991, e destinati alle uve chardonnay e pinot noir di cui sono stati scelti i cloni meno produttivi; la forma di allevamento


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A pagina 39 Maurizio Zanella nel vigneto Belvedere di Iseo a 466 metri di altitudine; in questa pagina, uno scorcio del vigneto; nella pagina a fianco, l’enologo di Cà del Bosco, Stefano Capelli

adottata è il guyot. Il suolo è gestito con la tecnica dell’inerbimento permanente e della lavorazione meccanica del sottofila. La concimazione è esclusivamente organica. Grazie alla condizione di isolamento rispetto agli altri vigneti, e all’altezza delle colline su cui è situata la tenuta Belvedere, sin dai primi anni la difesa antiparassitaria dell’impianto è stata gestita applicando soluzioni a basso impatto ambientale. Attualmente gli impianti seguono il protocollo biologico. La volontà di arrivare ad avere stabilmente in linea un blancde-noir risale in Cà del Bosco ad un trentennio fa ed alle impostazioni fissate da Maurizio Zanella e dell’enologo francese, André Dubois nel varare il primo Franciacorta frutto di

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pinot noir in purezza: il “Brut PN”. Quel vino rimase un esperimento per pochi, ed oggi il suo testimone è stato idealmente ripreso dal “Dosage Zéro Noir”. La qualità del terroir, l’attenzione in lavorazione - ad esempio, il dégorgement svolto in totale assenza di ossigeno, grazie ad un brevetto interno di Cà del Bosco - collocano questo nuovo Franciacorta ai vertice della Vintage, un gradino sotto alla Cuvée Annamaria Clementi. La lavorazione è quella classica: vendemmia a mano, ulteriore selezione dei grappoli prima della pressatura soffice; fermentazione - parcella per parcella: le uve vengono monitorate e tenute sepate sin in vendemmia - in piccole botti per cinque mesi, cui seguono altri due mesi di

affinamento in acciaio prima dell’imbottigliamento. Vin-degarde nelle attese della maison, dopo l’assembleaggio dei tre vini base, la seconda fermentazione in bottiglia prevede tempi molto lunghi, almeno otto anni prima della sboccatura, qualificandosi come Riserva. L’assenza di ossigeno in questa fase permette di evitare di aggiungere solfiti la cui incidenza resta davvero ai minimi: 50 milligrammi/litro contro i 185 ammessi per legge. Per il debutto del DZN, Cà del Bosco ha predisposto una verticale che raccoglie tre annate: 2001, 2004 e 2005. Queste le note di Euposia: DZN Franciacorta Docg 2001 Un’annata reputata eccellente, con una prima fase piovosa cui


ha fatto seguito un lungo periodo soleggiato che ha favorito la perfetta maturazione dei grappoli. La vendemmia è iniziata il 31 agosto, con una resa finale uva/vino del 43%. Dodici anni sui lieviti. Profumi molto ampi, dove predominano le sensazioni di frutta secca. Palato pieno, ricco, conferma le sensazioni olfattive, ancora di vibrante acidità, e di grande soddisfazione. Secco e lungo il finale. DZN Franciacorta Docg 2004 Il migliore del lotto, o almeno quello che ci è piaciuto di più, ma già il millesimo - dopo lo shock del 2003 con la prima delle annate bollenti di questo inizio di secolo - è considerato in Franciacorta come “eccezionale” . Profumi immediati, potenti. Palato di corpo, fresco, di grande complessità, con un finale dove emergono note candite e una bella mineralità. Della serie: ci piace vincere facile, ma - ovviamente - scrivere è una cosa, fare ottimi vini un’altra... DZN Franciacorta Docg 2005 La vendemmia è iniziata l’8 settembre, ma nessuno ne ha tratto cattivi auspici. La resa uva/vino è stata del 57%. L’annata è stata caratterizzata da una forte variabilità con l’alternarsi di giornate estive calde e freddi temporali. Questo ha obbligato CdB a lavorare con maggiore selezione prima della pressatura tanto in vigna che in cantina. Appagante, dà grande soddisfazione, un bel mix fra eleganza e piacevolezza, invitante alla beva. Immediato e senza fronzoli. > Euposia Dicembre 2014

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TREND

BOLLICINE IMPERIALI Cinque produttori - Kettmeir, Arunda Vivaldi, Lorenz Martini, Cantina St.Pauls e Von Braunbach - proseguono la tradizione del metodo classico in Alto Adige. Una storia nata con la principessa Sissi di Carlo Rossi

< E' proprio vero. Produrre un vino è come raccontare un po' della propria storia, ma occorre riconoscersi nei valori profondi del territorio che ci circonda, comprenderne l'ambiente naturale e sociale e rispettarne le origini e le tradizioni. Cultura e territorio, tradizione ed innovazione, profondissimo, quasi religioso, senso del rispetto per l'ambiente, ma anche ironia e voglia di stupire l'ospite, sono i tratti salienti che caratterizzano i magnifici cinque uomini dell'Associazione Produttori Spumanti Metodo Classico dell'Alto Adige Sud Tirol che, con la loro provocazione, quella di produrre un metodo classico di grande qualità in una zona già vocata all'alto livello nella produzione vitivinicola, arricchiscono, con la loro passione e competenza, di valore aggiunto un territorio fortunato: quella parte, l'Oltradige, vicina a Bolzano composta da nove piccoli centri che si sviluppano tra 200 e 1800 metri

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s.l.m., dal comune di Appiano a Meltina. Arunda, Braunbach, Kettmeir, Martini, Cantina Produttori San Paolo, uniti dal 1990 in nome dell'eccellenza nella qualità di un vino innervato profondamente nella storia delle genti di lingua tedesca. Sono i territori vitivinicoli piu' grandi dell'Alto Adige, che offrono ideali visite ed assaggi di charme in qualsiasi stagione. Un territorio risultato della lenta azione di modificazione intervenuta su suoli antichissimi, attraverso tempi geologici complessi e lunghi, con il risultato di modellare zone tra le piu' belle di tutto l'Alto Adige. Ma c'era dunque bisogno di uno spumante, e per di piu' elaborato secondo il metodo champenoise, in Alto Adige vista la concorrenza di Champagne & co? La solita sbruffoneria di chi vuole sentirsi diverso…Parrebbe così a pensar male, invece, la spumantistica altoatesina ha una sua ragione d'essere che


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A pagina 43, foto di gruppo dei produttori sud-tirolesi di spumante. In questa pagina: Josef Reiterer, della Sektkellerei Arunda Vivaldi (a sinistra) e a destra, Josef Romen, enologo di Kettmeir (gruppo Santa Margherita), la cantina che cinquant’anni fa riprese la tradizione della spumantizzazione in Alto Adige

rinverdisce il notevole passato di tradizione tedesca.. E’ andata così : alla fine del 18 ° e l'inizio del 19 ° secolo giovani uomini provenienti dalla Renania (Deutz , Krug , Mumm), Württemberg ( Bollinger ), anche dalla Vestfalia (Heidsieck) e Prussia (Piper) raggiunsero Champagne , a Reims ed Epernay. Vi erano commercianti e viticoltori , studenti della “langue de Molière”. Alcuni erano ,comunque, più o meno compatrioti : alsaziano (Roederer) e Lorena ( Taittinger). Chi più, chi meno, tutti i tedeschi si integrarono velocemente nella società locale, venendo ad accettare la cittadinanza francese. Affascinante e complessa come la storia della rifermentazione in bottiglia c'è poco al mondo. In estrema sintesi, in Italia il medico

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Francesco Scacchi da Fabriano, nel suo libro “De salubri potu dissertatio”, stampato e datato 1622, si possono trarre interessanti ragguagli sulla tecnica di preparazione dei "vini piccanti" (frizzanti) che veniva effettuata sia partendo dalle uve nere che da quelle bianche, aggiungendo acqua al mosto o al vino già finito per diluire la spuma. “Al tempo della vendemmia oppure mentre i vini sono alquanto giovani” riferisce Scacchi, “si preparano vini frizzanti aggiungendo e agitando a lungo, nella botte, due parti di vino dolce ed una di acqua bollente”. Poi Christopher Merret il 17 dicembre 1662 presenta Some Observations concerning the Ordering of Wines alla Royal Society di Londra, documento scoperto da Tom Stevenson, nel

quale viene introdotto il liqueur de tirage per rendere il vino “brisk and sparkling”. Anton von Mueller, francesizzato in Antoine, come Platini, Kellermeister presso Veuve Cliquot, inventa i pupitre e quindi la cosiddetta remuage. Tornando ai nostri altoatesini, al passo della Mendola, Francesco Giuseppe I d'Asburgo, imperatore d'Austria, soggiornò nel 1903. L'imperatrice Elisabetta di Baviera (Sissi) lo scelse più volte per trascorrervi le vacanze e caratterizzate dalla presenza di un ulteriore unicum i tradizionali secolari Masi contadini diffusi su dolci pendii. Qui la corte richiedeva bollicine di grande classe e pare per accontentare esigenze di questi ospiti illustri nacque e si sviluppo' la cultura champenoise, che ebbe un


primo picco d'eccellenza nel 1911 dove venne premiato il Tiroler Gold, alla fiera del vino di Bolzano. Anno coincidente con i grandi festeggiamenti per il cinquantesimo dell'unità d'Italia. Ma qui era ancora Impero Asburgico e pare che il Tiroler venisse elaborato da uve riesling, prodotto dalla "Ubertscher Champagnekellerei" W. Burk di Appiano Monte dal 1896 al 1902, da enologi della scuola di San Michele all'Adige, fucina per tutto l'Impero. Uno dei fortunati fornitori della casa imperiale fu il tedesco Robert Alwin Schlumberger che a pochi passi da Vienna, nella cittadina di Vöslau a sud della capitale, fondò la sua fabbrica per la produzione di vini nel 1842 insieme alla bella e ricca moglie Sophie. Schlumberger fu il direttore di Ruinart a Reims, fino al 1841, finché Sophie lo portò con sé a Vienna dove tuttora la Sektkellerai è attiva ed è diventata la più importante d’Austria, quotata in Borsa. LORENZ MARTINI-CORNAIANO In questo ambiente straordinario si sviluppa la storia delle eleganti, effervescenti e raffinate bollicine del Sud Tirol. A casa di Lorenz Martini, Comitissa, campeggia il bel manifesto di di uno specialista pubblicitario attivo soprattutto in epoca Belle Epoque anche in Oltradige. Nella riserva Comitissa Lorenz Martini, bravissimo enologo consulente di diverse cantine, utilizza Euposia Dicembre 2014

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A destra in questa pagina: Lorenz Martini, autore del “Comitissa Gold 2002” appena premiato con la Corona della Guida ai Vini Buoni d’Italia del Touring Club, in alto, e , sotto, Wolfgang Tratter,”Kellermeister” ovvero “chef-du-cave” della Cantina St. Pauls di Cornaiano

ben il 30% di Pinot bianco, una percentuale pari a quella dello Chardonnay e inferiore di un dieci per cento a quella del Pinot nero. Uve che arrivano da vigneti di Cornaiano, Appiano-Monte e Cologna-San Genesio, situati tra 500 e 800 metri di altezza. Vigneti posti su terreni argilloso, ciottoloso, calcarei. Lorenz Martini innerva la tradizione della eccellenza. Il suo Alto Adige Doc Spumante Brut Gran Riserva Comitissa Gold 2002, elaborato con il preciso scopo di ricordare il centenario della prima Sektkellerei di Appiano, è stato premiato da Alessandro Scorsone con la mitica Corona dei Vini buoni d'Italia nel 2014. Un vino rinomato, quello della Sektkellerei di Burk, che oggi non c'è più, al punto da meritare un famoso poster del grande Ludwig Holwein, un architetto, pittore e illustratore tedesco che, assieme a Lucian Bernhard, Ernst Deutsch-Dryden, Hans Rudi Erdt e Julius Klinger fu tra i più rinomati artisti nel campo della pubblicità dei primi del '900 in Germania. Sino alla prima Guerra Mondiale v'era anche un'altra Sektkellerei, la H.M. Matha che produceva il Kron Champagner, lo champagne della Corona. A quel tempo l'Alto Adige era uno dei più

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importanti fornitori di vini dell'impero austroungarico (di cui faceva parte) e l'area coltivata a vite raggiungeva una superficie quasi doppia rispetto a quella attuale . Le due Guerre Mondiali hanno interrotto la produzione di Sekt dall’Alto Adige. E fu Franco Kettmeir, nel 1964, a riservare una parte della vendemmia per la produzione del primo spumante della nuova generazione altoatesina nell’anno successivo. CANTINA SAN PAOLO-CORNAIANO Un bunker costruito da Mussolini in funzione anti tedesca è la culla di un “grande” della spumantistica sudtirolese, il Praeclarus, Cuvée St. Pauls Brut Alto Adige Spumante doc Metodo Classico, frutto della competenza e della passione dell'enologo Wolfgang Tratter. L'uva Chardonnay, base della Cuvée St. Pauls, matura su terreno morenico e calcareo e grazie agli sbalzi termici tra giorno e notte, acquista fragranza ed aromaticità. Già garantisce al prodotto finito, dopo una maturazione di 48 mesi sui lieviti nel vecchio bunker militare a temperatura costante intorno ai 12°, una particolare eleganza e complessità. Degustazione: uno Spumante eccezionale, che spicca per la sua complessità ed eleganza aromatica, sentori di pesca e mela, molto strutturato e sapido. Tra innovazione e tradizione, con una spinta contraddistinta da sempre alla creatività, il GVG (organizzazione che rappresenta 16 associazioni ) di Cornaiano vuole oggi attribuire al paese vitivinicolo più antico dell'Alto Adige un profilo autentico e forte attraverso l'avveniristico progetto Vineum Appiano, che ha già incontrato l'interesse di potenziali investitori, rivolto

a collegare attraverso un sotterraneo le cantine storiche. Lo studio degli architetti Sandy Attia e Matteo Scagnol, dopo aver ricevuto un riconoscimento speciale dalla giuria del Premio Architetto italiano 2013, conquista il primo posto al concorso per la progettazione di un percorso tra le cantine sotterranee della piccola cittadina, da allestire per avvicinare i visitatori al mondo del vino. L'idea è collegare le cantine attraverso scavi sotterranei per creare un itinerario di visita che abbia inizio e si concluda in un edificio con funzioni di accoglienza e di servizio. Ad affiancare il team di Bressanone, per la progettazione dell'allestimento, è lo studio Janglednerves di Stoccarda. La struttura ruota attorno alla stella e al concetto stesso di casa e cantina. “Cornaiano - spiega Scagnol - presenta una mappa che incredibilmente può essere sezionata in un pentagono che ricorda una stella. Abbiamo ripreso questo elemento nella volta e nella concezione dell'opera affiancando il giorno dell'entrata con l'oscurità delle cantine in un richiamo dello scudo municipale”. ARUNDA VIVALDI-MELTINA Arte, cultura, storia e religiosità fanno da fondale al gran teatro della produzione spumantistica. Un esempio? Per il Presidente dell'Associazione, il mitico Josef Reiterer, di Arunda Vivaldi, a Meltina, sull'altopiano del Montezoccolo, a quota 1200 metri sul livello del mare, sembra quasi l'incarnazione di uno degli omini di pietra, centinaia di piccoli omini costruiti da pietre messe una sopra l'altra. Probabilmente un antico luogo di culto. Proprio con la scelta dei nomi delle sue creazioni, cuvèe pensate, Euposia Dicembre 2014

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TREND

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prodotte interamente ed affinate nelle altezze piu' elevate in Europa, vuole evidenziare i legami con una storia antica, quella delle genti celtiche che abitarono la valle. «Se l'uva coltivata in quota conferisce al vino particolarità e caratteristiche di pregio, perché non fare anche la presa di spuma ai massimi livelli?» mi racconta. La sua casa, tra arte, cultura e un giardino in stile giapponese perfettamente curati dalla moglie Marianne, sono un esempio di quella civiltà dell'accoglienza che diviene un must anche grazie all'apporto dello spumante metodo classico elaborato a queste altezze. Se chiudiamo per un attimo gli occhi e respiriamo l'aria intorno ancora sembra di udire voci di celti tra i boschi. Sulla base di numerosi reperti della preistoria e protostoria, rinvenuti nel territorio, sono ormai dimostrati sia l'insediamento umano che la colonizzazione stabile di Meltina almeno a partire dal 2000 a.C . Un altro assaggio di rilievo, entusiasmante, è stato il grandissimo Phineas, Progetto Phineas parte negli anni 2002 e 2003. Il professor Rainer Zierock, in quel periodo conduttore di un'azienda vinicola sul Renon (vicino Bolzano), trova in Josef Reiterer l'interlocutore per l'elaborazione del Dolomytos. Si tratta di un vino composto da chardonnay, pinot bianco e assyrtiko. Particolare curiosità desta l'utilizzo di quest'ultimo, vitigno greco a bacca bianca impiantato in Alto Adige e meglio conosciuto come componente del vino Retsina, frutto della consulenza di Zierock in note aziende vinicole elleniche. La percentuale delle uve è sconosciuta. La produzione per ettaro s'aggira intorno ai 35 ettolitri di vino finito. La macerazione di quasi una settimana e la fermentazione con lieviti indigeni precedono la maturazione per un anno in barrique. Nasce, così, un nettare di enorme concentrazione aromatica e, ancor più, di sapore. Nel 2005 la partita di Zierok è acquisita dall'azienda Arunda. Con la speranza di creare un prodotto particolare, un'elaborazione sfidante mai fatta in azienda Arunda e forse mai elaborata da altre aziende di notevole prestigio, e con coraggio enorme, anche nella sfida batteriologica, si è eseguita la presa di spuma. Dopo quasi sette anni è pronto per farsi scoprire. Ma il mio favorito è stato l'Extra Brut Cuvée Marianna Talento, uno dei prodotti di punta del

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metodo classico italiano. E' basato sui vitigni Chardonnay, Pinot Nero, e la sua composizione è: Chardonnay 80%, Pinot Nero 20%. Ne vengono prodotte circa 6.000 bottiglie. KETTMEIR- CALDARO La cantina Kettmeir, con sede in una storica cantina nel cuore di Caldaro, fondata nel 1909 dal roveretano Giuseppe Kettmeir, quasi riprende il testimone della prima Setkellerei, e fa oggi parte del gruppo Santa Margherita, che l'acquistò nel 1986. A seguirla da più di 30 anni nelle vesti di direttore è l'enologo Josef Romen. In Kettmeir la volontà è di proporre vini che sappiano raccontare un territorio: per questo negli ultimi tempi ci si sta concentrando sempre più su pinot bianco, müller thurgau, pinot nero e pinot grigio, che quest'anno ha festeggiato la cinquantesima vendemmia. Kettmeir è stata una delle primissime aziende a produrre spumanti di gran pregio: vini di estrema pulizia, vibrante energia e penetrante persistenza. Propone, all’interno di una selezione enologica tutta territoriale, tre spumanti metodo classico: la Grande Cuvée Brut e i due Athesis, bianco e rosé, figli di quei 40 ettari in affitto (più uno di proprietà) situati proprio di fronte al lago di Caldaro. Speciale menzione merita l’assaggio il bellissimo Metodo Classico Brut Athesis Alto Adige DOC . Qui la descrizione della vinificazione diventa un must:separata per i tre vitigni con pressatura soffice delle uve e fermentazione a temperatura controllata 16°-18° C. L’affinamento avviene in acciaio inox fino in primavera sui lieviti della prima fermentazione. Al vino base viene aggiunto del liquer de tirage, posto in bottiglie chiuse con tappo corona e accatastate in cantina a 10°-12° C, dove inizia la seconda fermentazione. Una tecnologia che pone le bollicine dell’Alto Adige Sud Tirol al vertice della tradizione spumantistica del Gruppo Santa Margherita. Il prodotto rimane sui lieviti per almeno 24 mesi, prima di essere degorgèe e messo in commercio. Il profilo sensoriale vede un colore giallo paglierino brillante, perlage finissimo e persistente, profumi fruttati con nota equilibrata di lievito. Il gusto è fresco, secco, di ottima persistenza, con un bel retrogusto di frutta secca. Infine, una vera prima scelta il Metodo Classico Brut Rosè Athesis Alto Adige DOC . La vinificazione in rosato con pressatura soffice


delle uve e fermentazione a temperatura controllata di 16- 18°C . L'affinamento avviene in acciaio inox fino a primavera sui lieviti della prima fermentazione. Al vino base viene quindi aggiunto del liquer de tirage, posto in bottiglie da 0,75 l o 1,5 l chiuse con tappo a corona e accatastate in cantina a 10- 12°C, dove inizia la seconda fermentazione. Il Rosé rimane sui lieviti per almeno 18 mesi, prima di essere degorgèe e messo in commercio. Il colore rosa tenue buccia di cipolla, con riflessi pesca, perlage fine e persistente, esprime note fruttate di lampone con sentori piacevoli di lievito. Al gusto è secco, pieno, armonico. E’ indicato come aperitivo, ben si abbina ad accompagnare un tutto pasto soprattutto con piatti di mare elaborati. Interessante sui piatti della cucina orientale e in generale su portate speziate. Zum voll! VON BRAUNBACH-BOLZANO La cantina Von Braunbach si trova in Alto Adige, adagiata sulle soleggiate colline ad ovest di Bolzano. Di proprietà fino al 1200 del Vescovo di Bressanone, il complesso conventuale cui apparteneva il podere fu donato all'Ordine Teutonico. Oggi, in questo ambiente perfetto per la crescita e la maturazione, ha sede una cantina vinicola di prim'ordine. L'Alto Adige ti offre in ogni stagione il meglio di quello che ti puoi aspettare dalla natura, dall'ambiente magicamente curato per preservarlo, dallo stesso panorama che godeva Re Laurino e dai suoi inimitabili prodotti: il vino prima di ogni altro. Qui accolti dal giovane e valente titolare, ed enologo, Hannes Kleon, potrete gustare i migliori risultati di una non vasta, ma selezionata e mania-

calmente curata, produzione enologica. Solo 70.000 bottiglie l'anno tra cui spicca un impareggiabile “brut” , che nasce dall'esperienza spumantistica della piccola cantina, oltre ad un Sauvignon con pochi eguali e ad un sorprendente Merlot di Settequerce. Legrein Dunkel e riserva, tra gli altri pochi vini della lista, tutti serviti anche a bicchiere, daranno il polso della capacità del giovane enologo. Von Braunbach acquista quasi il 90% delle uve. E’ quindi un negociant manipulant e ci ha presentato un prodotto molto moderno, il Von Braunbach Brut, che faceva della fragranza la sua arma migliore: un perfetto protagonista per un aperitivo al bar. Questo spumante é frutto di una vecchia tradizione, ormai dimenticata in Alto Adige. Gli ottimi vini base come lo Chardonnay ed il Pinot bianco ma anche la capacitá dell´enolgo rendono questo spumanto unico nel suo carattere. Leggermente barricato si presenta piuttosto secco nelle sua variante “Nature” (senza residuo zuccherino per particolari esigenze) e con un bilanciato equilibrio tra aciditá e zuccheri residui nella variante “Brut”. Si adatta come aperitivo ma si combina molto bene anche con antipasti freddi, anche lardo, pesce e crostacei. Maturazione sui lieviti: 36 mesi. Dopo la visita della cantina, nel suggestivo interno o nel rilassante giardino, niente di meglio che le proposte di Speck di Foiana, formaggi e salumi locali, pane artigianale e alcuni prodotti della più tipica cucina sidtirolese con grande attenzione per la qualità. Esperienza indimenticabile e ripetibile ed una inattesa scoperta enologica. Simpatia e cordialità in linea con l'eccellenza dei prodotti. > Euposia Dicembre 2014

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DEGUSTAZIONI

DAL MEDIO ORIENTE QUATTRO IMPERDIBILI Judean Hills di Tzora Vineyards, Israele; Bargylus, Siria; Château Kefraya, Libano: divisi dalla Storia. Uniti dal fascino e dalla qualità di Giulio Bendfeldt

< Lo so, lo so... arriva Natale e giù tutti a fare i buoni, dai panettoni agli Italiani perbene, però... però come il figlio del grande Eduardo a domanda «Te piace o’Presepe?” rispondo anch’io un perplesso “nun tanto!”. E quindi, questo non è un pezzo di maniera su quattro vini che arrivano, guarda caso, vicino a Natale per fare un po’ di “ammuina”. Okay, sono quattro vini che nascono in un fazzoletto di chilometri quadrati che, per inciso, da un paio di migliaio d’anni sono nel centro del mirino della Storia e che mai come oggi sono di una drammatica urgenza e attualità, ma sono anche, soprattutto, quattro grandissimi vini che meritano di fare la propria strada senza lasciarsi andare al buonismo di maniera e ad un po’ di retorica natalizia. Allora, una sommatoria di interessi; la disponibilità di Borgo Rocca Sveva della Cantina di Soave; il know how di un grande del vino come Severino Barzan che in quel fazzoletto di terra benedetto da Dio, ma maledetto dagli uomini, ha portato l’oseleta, ed ecco che Euposia può raccontare - appunto - quattro grandissimi vini: da Israele, dal Libano e

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dalla Siria. Dove non bastano gli integralisti, non basta la guerra civile più lunga della regione, ma la famiglia Saadé continua a tenere viva una tradizione produttiva che vanta millenni di storia. E chi sostiene che la “viticoltura eroica” sia quella che si fa in montagna, sui terrazzamenti dove non arriva il trattorino, faccia un salto oltre il Golan dove l’eroismo sta nell’alzarsi ogni mattina per testimoniare rischiando il collo - che anche il vino è un dono di Dio. Questa è la nostra degustazione: BARGYLUS, GRAND VIN DE SYRIE, RED 2008 Citato anche da Plinio il vecchio, il monte Bargylus è da sempre culla di grandi vini. Tradizione ripresa dalla famiglia greco-ortodossa Saadé che, con alle spalle una lunga attività mercantile, ha deciso alla fine degli Anni Novanta di diversificare nel mondo del vino. Prima scelta: Bordeaux. Per poi immaginare un futuro anche nella propria Patria. Con enologo advisor Stéphane


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I vigneti di Bargylus in Siria; nella pagina a destra: Karim e Sandro Sadeé, titolari di Bagylus; a fianco, vendemmia notturna sulle Judean Hills, il ricordo di Ronnie James nelle etichette di Tzora Vinetards e, infine, lavorazioni a Bargylus

Derenconcourt , i due fratelli Karim e Sandro Saadé hanno optato per vigneti nella Valle della Bekaa in Libano e in un terreno culla della vite fra Antiochia e Emesa, vicino alla città greca di Laodicea (oggi Latakia). Colline che già i Greci ed i Romani avevano ricoperto di vigneti. Veniamo al vino: il 2008 è stata un’annata molto calda, con 850 mm di pioggia, ma il caldo estivo è stato mitigato dal Mediterraneo. Il taglio è bordolese (cabernet sauvignon,merlot e syrah) di un bel colore rosso scuro, profondo, dall’unghia altrettanto scura. Al naso è balsamico, di frutta matura e spezie. Il palato è pieno, molto asciutto, con note di prugna e rabarbaro, cuoio e tabacco. Molto caldo e potente. CHÂTEAU KEFRAYA, LIBANO BEKAA VALLEY, 2010 Avviata nel 1946 da Michel de Bustros avendo come fonda-

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menta una collina artificiale costruita dai Romani, la cantina è la più rinomata del Libano ed è stata protagonista di tutta la storia recente del Paese. Occupata dagli Israeliani nel 1982 durante l’oeprazione “Pace in Galilea” e parzialmente distrutta non ha smesso di lavorare ottenendo prorpio negli anni più duri i suoi primi riconoscimenti internazionali. Lavora uve dei propri vigneti (430 ettari) posizionati fra i 900 ed i 1100 metri sul livello del mare. Il vino: cabernet sauvignon, syrah e mourvedre. L’annata è stata molto calda. Al naso, profumo pieno di goudron, frutta rossa in confettura; 18 mesi in barrique, 50-50 legno nuovo e di secondo passaggio. Si lavora barrique per barrique, parcella per parcella, non viene fatta irrigazione e le radici attraversano più strati minerali, sino a 2,5 metri di profondità. Il palato tende a chiudere velocemente su note sapide e minerali.

Meglio l’olfatto, complessivamente molto interessante. TZORA VINEYARDS JUDEAN HILLS RED 2012 Tzora Vineyard è stato il sogno, e la vita, di Ronnie James che ha iniziato la sua attività imprenditoriale nel settore une trantina di anni fa e l’ha portata avanti sino alla sua morte, nel 2008. Una figura importante dell’agricoltura israeliana, una passione forte così come l’amore per la prorpia terra, senza compromessi. Il vigneto di questo Red si chiama Shoresh èd è un patchwork di diversi appezzamenti terrazzati assai differenti come composizione del suolo: dalla terra rossa, argille fini, sabbia dolomitica, parti calcaree ricche di ossidi di ferro. Il blend vede cabernet sauvignon, merlot, syrah, petit verdot. Un altro taglio bordolese, dunque; la vendemmia è stata svolta nella seconda metà di agost; è ancora molto giovane ed è


invecchiato per un anno in barrique, tutte le partite lavorate separatamente e poi assemblate. All’olfatto frutti di bosco e macchia mediterranea, note verde più aromatiche; palato di bella acidità, pieno e profondo. Acidità e freschezza. Dopo un po' nel bicchiere diventa davvero importante. TZORA VINEYARDS JUDEAN HILLS, BLANC 2013 Il suolo è composto da Terra Rossa su un substrato calcareo ricco di scheletro. Una zona sempre ventilata, coi vigneti sulla cima della collina, a 700 metri sul livello del mare, impianto a guyot, escursione termica importante di 15-16 gradi fra il giorno e la notte. Chardonnay all’86% e sauvignon blanc. Vinificazione sur-lie a freddo e nove mesi di affinamento fra barrique e acciaio. Non svolge la malolattica. Ebbene, un grandissimo vino, appagante, divertente, fresco, invitante alla beva. Esplosione al naso di erba verde, fieno, fiori bianchi, pomodoro. Al palato è potente, ha un’impronta alcolica importante -sono 14 gradi - , con una grande spalla acida, sapido e minerale sul finale, con sensazioni di fiori bianchi che virano su note più cedrate e mature. Compete con Borgogna; nel bicchiere resta vitale a lungo e promette una longevità interessante, sempre che si riesca a lasciarlo in cantina. Cosa, oggettivamente, difficile. Mitico. > Euposia Dicembre 2014

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I MIGLIORI ABBINAMENTI

SPARKLING GLOBETROTTER La capacità di abbinarsi alle cucine internazionali è uno dei punti di forza del vino italiano e del Franciacorta in particolare. Parola di Loris Biatta di Enzo Russo

< Nel cuore della Franciacorta, incastonata tra la pianura padana e la sponda meridionale del lago d’Iseo, circondata da un magnifico coro di montagne che anche d’inverno, nelle belle giornate, si stagliano contro il blu del cielo di Lombardia, poi vigne ovunque a perdita d'occhio con filari a coprire colline tanto ordinate da sembrare pettinate, il tutto arricchito da torri, castelli e abbazie. La Franciacorta è bella, di una bellezza armoniosa con campagne e borghi che ha saputo difendersi

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molto bene dalla speculazione edilizia per merito della sua vocazione agricola e vitivinicola. Infatti la Franciacorta è anche “ il Franciacorta”, lo spumante italiano più famoso che in questi anni è cresciuto quantitativamente e qualitativamente facendosi conoscere in tutto il mondo per merito di molte aziende che con passione e serietà hanno investito su tutta la filiera produttiva, e i risultati non sono mancati. Un esempio ci viene da Le Marchesine, una cantina e una delle realtà di maggiore spicco nel panorama vitivinicolo della regione.


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A pagina 55: luccio di mare (Mikasa-Ginza), tempura di rombo (Table d’Amis-Courtay) e carré d'agnello delle valli grigionesi al timo (Cresta Hotel-Davos); qui sopra, churrasco brasiliano e carpaccio di canguro (Osteria di Russo & Russo-Sydney) e salumi di selvaggina canadese (Inferno-Montreal)

Sapientemente guidata da Loris Biatta – uomo di forte umanità e grande professionalità, ma soprattutto imprenditore con la capacità rara di vedere il futuro e di coglierne le opportunità – l’azienda di Passirano si pone da protagonista e da esempio per tutto il comparto delle bollicine, e non solo, in Italia. Produttore eccezionale per qualità – nel 2013 ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti – ma anche importante per dimensioni, con una produzione annuale di 500 mila bottiglie l’anno, di diverse tipologie, destinate a crescere in funzione dei successi commerciali soprattutto all’estero (Giappone, Brasile, Stati Uniti,Canada ed Europa). Tra le tante eccellenze che escono dalla cantina, c'è il premiatissimo Franciacorta docg

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Secolo Novo Brut Millesimato: vino per le grandi occasioni, è un blanc de blanc ottenuto da uve Chardonnay vendemmiate a mano. Dopo oltre 48 mesi di affinamento a temperatura controllata (12°-14°), il vino si presenta con un colore giallo paglierino brillante con riflessi oro-verde, al naso ha sentori di nocciole tostate, margarina, note mentolate e di cedro candido. Al gusto è avvolgente, rotondo ed equilibrato. Ma soprattutto è un vino del quale non si può non sentire l’anima, cosa che ne fa uno tra i migliori Franciacorta in assoluto. Ma quando ha inizio la fantastica avventura nel mondo delle bollicine? Loris Biatta è appena rientrato da Tokio e si sta già

preparando per un giro in Brasile, dove i suoi vini sono molto apprezzati. Anche se frastornato dal fuso orario, accetta volentieri di raccontare la performance della sua azienda. «Nel 1985 iniziamo a produrre poche migliaia di bollicine e nel '95 esportiamo in Belgio. Questo primo e positivo approccio mi fa subito capire che le bollicine Franciacorta erano apprezzate e quanto fosse importante l'estero per le grandi opportunità che offriva. Poi è arrivato il mercato tedesco, difficile ma molto interessante. Man mano le vendite aumentavano e anche le soddisfazioni, perchè andavano a confermare la bontà e qualità del vino. E' stato poi quasi naturale fare il passo oltre Oceano.


Il mercato americano è vasto ed interessante. Con gli importatori abbiamo instaurato dei buoni rapporti e la prima città toccata è stata New York, poi Chicago, Los Angeles e San Francisco. Questi primi contatti ci hanno fatto conoscere la grandezza di questo mercato e realtà completamente diverse dalle nostre. Forti e soddisfatti dell'accoglienza che ricevevano i nostri vini, abbiamo allargato il nostro raggio d'azione, scoprendo il mercato Brasiliano dove oggi siamo ben presenti nei migliori ristoranti, locali d'intrattenimento, alberghi e anche in aeroporto. E' stato un lavoro duro e faticoso che ha dato riscontri positivi anche in Canada. Le Marchesine si bevono nel più prestigioso ristorante di Montreal». Quali sono i vini più richiesti? «Il più richiesto è il Franciacorta Brut, poi ci sono mercati che chiedono il Rosè Brut oppure i millesimati, il Giappone chiede principalmente le riserve». Come si fa, quale strada bisogna percorrere in questo mercato globalizzato, dove la concorrenza è spietata, ad acquisire clienti all'estero? «E' complesso e allo stesso momento semplice. La cosa più importante è avere tante conoscenze e tramite loro si fa conoscere il prodotto sul Euposia Dicembre 2014

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Nella pagina precedente, Loris Biatta de Le Marchesine; in questa pagina, sopra, Leopold Kufmüller del Cresta Hotel a Davos; in alto a destra, Lamberto e Silvia Percussi, miglior ristorante di San Paolo per Wine Spectator nel 2014; qui a lato, Jason Saxby e Marc Russo dell’Osteria di Russo & Russo a Sydney; a pagina 59, in alto, tutto lo staff di Queue de Cheval, ristorante-icona di Montreal.

posto con le degustazioni. E' la cosa migliore perché si entra subito in contatto con il potenziale cliente e poi se il vino è buono i risultati arrivano. Ho partecipato anche a molte fiere all'estero ma risultati zero. E' un lavoro duro il nostro, io e mio figlio siamo sempre in giro per il mondo ad organizzare degustazioni mirate che nel breve danno risultati positivi. Gli importatori e i clienti apprezzano moltissimo la nostra presenza perché li rassicura sulla serietà dell'azienda Le Marchesine e la qualità del prodotto. Siamo sempre in “prima fila”, ci mettiamo la faccia». Siete presenti in moltissimi Paesi, dall'Europa all'Asia, dall'Australia all'America, ognuno diverso dall'altro per usi costumi e tradizioni gastronomiche, ci può illustrare in linea di massima, con quale alimento o piatto gastronomico vengono degustate Le Marchesine?

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«Un Paese che ci rassomiglia molto è Il Giappone perché abbinano il Franciacorta Extra Brut e Riserve ai loro piatti di pesce crudo o il sushi, la loro è una cucina dai sapori delicati, molto fine, elegante, e le bollicine sono l'ideale per il palato. A Tokyo, il ristorante MIKASA DI GINZA propone il Luccio di mare cotto su tavole di cipresso con il Franciacorta Extra Brut. In Australia a Sidney, il ristorante OSTERIA DI RUSSO & RUSSO, lo chef Jason Saxby, con una esperienza di 6 mesi in Italia, propone il Franciacorta Rosè Millesimato con il piatto tipico Carpaccio di canguro con semi di acacia, lievito naturale e Manjimup Tartufo Nero. Il sapore del canguro è molto simile a quello del cervo e la mimosa è una pianta nativa australiana, i cui semi vengono tostati e macinati in una polvere. Il sapore di questi semi è una combinazione di caffè, noci e cioccolato. Un abbinamento fantastico di sapori. In Brasile a San Paolo, i risoranti OLEA e PERCUSSI, il Franciacorta Brut Le Marchesine o il Rosè Millesimato, accompagnano il churrasco, un piatto tipico brasiliano, a base di carne cotta su spiedoni alla brace con sale grosso. Vengono utilizzati i più svariati tagli di carne, dal pollo al manzo, dal maiale alla pecora. Il particolare sapore misto tra la classica grigliata di carne e un leggero sapore di affumicato è dato dalla cottura particolarmente alta, perlomeno 50 cm. dalla brace. In Canada a Montreal, siamo presenti con tutti i nostri vini in uno dei più importanti ristoranti, il QUEUE DE CHEVAL. Il Franciacorta Rosè millesimato è richiesto in parti-

colare con la carne di alce e cervo. Con la cucina di pesce in generale e il salmone, vengono serviti con il Franciacorta Brut Millesimato Blanc de Blanc. Il ristorante l'AUTRE VERSION – Montreal- Con le Capesante con peperonata al limoncello, purè di cavolfiore e funghi eryngii, viene richiesto il Franciacorta Rosè. Mentre il ristorante INFERNO – Montreal - con i Salumi di selvaggina canadese, melanzane, lupini e formaggi, viene abbinato al Franciacorta Brut. In Belgio a Courtai, il ristorante TABLE D'AMIS DI KORTRIJK, la Tempura di Rombo giallo con tartare di pomodoro, la propone con il Franciacorta Secolo Novo. In Olanda ad Halmont, il ristorante IL BORGO abbina al Franciacorta Blanc de Blanc al formaggio Gouda. In Svizzera a Lucerna, il ristorante CRESTA HOTEL DAVOS, il Carrè d'agnello delle Valli Grigionesi al timo, cucinato dallo storico chef Leopold Kufmüller, viene abbinato con Franciacorta Rosè Millesimato». La vasta gamma di bollicine che escono dalla cantina de Le Marchesine sono molto apprezzate all'estero: «A secondo dei Paesi che visitiamo per le degustazioni, cerchiamo sempre di proporre degli abbinamenti in funzione della loro gastronomia. E' molto importante individuare il giusto vino da consumare nelle diverse ore della giornata. I clienti rimangono soddisfatti degli abbinamenti e apprezzano la nostra professionalità nel descrivere le caratteristiche organolettiche di ogni vino. In questi giorni ci stiamo preparando per un tour in Messico, toccheremo le principali città per presentare le nostre bolliccine». >


News

a settima edizione di Italia in Rosa, la rassegna dedicata a tutto quanto fa “rosa” nella produzione enologica sia nazionale che internazionale, è stata inaugurata alla presenza di una vasta rappresentanza di autorità. Nella tre giorni, le migliaia di persone hanno potuto degustare oltre 160 rosè presentati da 100 cantine del territorio e di tutta Italia. .Come da tradizione, dopo il taglio del nastro la rassegna si è aperta con la consegna del Trofeo Pompeo Molmenti, il tradizionale riconoscimento riservato ai TALIA IN OSA ALL AGRICOLA Chiaretti della Valtènesi, ROVENZA DI ESENZANO IL divenuto quest’anno ROFEO OMPEO OLMENTI una compeno 85/100) al Concorso Enologico Nazionale per la tizione Doc Valtènesi-Garda Classico della Fiera del Vino di istituzioPolpenazze. nale: al Il premio è andato all'Azienda Agricola Provenza di premio Desenzano di Fabio Contato che ha conquistato la prehanno ferenza della commissione d’assaggio grazie al Valtènesi infatti Chiaretto 2013 “Roseri”, un vino delicato che gratifica parteciil palato che viene fatto con 50% Groppello- 20% pato esclusiva- Marzemino- 15% Sangiovese e 15% Barbera. Il riconoscimento è stato consegnato dal presidente di mente i Italia in Rosa Luigi Alberti e dal sindaco di Moniga 24 Chiaretti Lorella Lavo, nel corso della cerimonia inaugurale cui hanno partecipato anche il presidente del Consorzio che Valtènesi Alessandro Luzzago, l’assessore all’agricoltura hanno ottenuto di Regione Lombardia Gianni Fava e a numerose altre autorità istituzionali del territorio e non. l’eccelItalia in Rosa è una vetrina molto importante che ogni lenza (punteg- anno richiama a Moniga moltissimi appassionati dei vini rosè e per le aziende diventa imperativo presentarsi gio pari con vini di ottima qualità. (er) ad alme-

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opo 20 anni, i produttori e le cantine di “Santa Maddalena” hanno ripreso una vecchia tradizione, quella di promuovere il classico di Bolzano, il “S. Maddalena” dedicandogli una giornata il 27 settembre, “La nona beatitudine di Bolzano”. Il protagonista della tavola, dal colore rosso rubino intenso e dall'aroma fruttato e floreale, che nasce nelle colline circostanti Santa Maddalena si è fatto degustare nelle diverse varietà e annate prodotte dalle aziende. Le più gettonate sono state quelle del 2012/13, dove esprimono freschezza e profumi floreali che ricordano i campi, la campagna e la genuinità della gente che lo produce. Degustare il “S. Maddalena” all'Hotel Eberle, dal cui terrazzo si può ammirare uno splendido panorama di Bolzano e tutt'attorno montagne e colline si prova una sensazione di tranquillità e benessere che si mescolano con il piacere del bere il rinomato vino dal profumo vinoso con profumi ricordanti la viola e la mandorla dal gusto vellutato, sapido e pieno di corpo Le colline attorno a Bolzano hanno una terra perfetta per la coltivazione della vite, come a Santa Maddalena dove nasce l'uva Schiava più famosa dell'Alto Adige. E il “Santa Maddalena” è, senza dubbio, il vino simbolo dell'intenditore altoatesino. Questo rosso così affascinante ha una caratteristica molto particolare: viene vinificato per la maggior parte con varietà a Schiava, soprattutto Schiava Grigia e Schiava Nobile, cui può essere aggiunto anche un altro vino di origine altoatesino, il corposo Lagrein o Pinot Nero, in quantità non superiore al 10%. Si abbina a tutti i primi piatti, e soprattutto speck, salumi, formaggi, piatti tradizionali altoatesini, vitello.

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I compiti del Consorzio Per favorire il rispetto delle norme di legge contenute nel disciplinare di produzione, il “Consorzio dei vignaioli”, esistente dal 1923, nel 1978 venne trasformato nel “Consorzio Volontario per la Tutela della Produzione del Vino Santa Maddalena”. I compiti del Consorzio di tutela continuano ad essere il mantenimento delle caratteristiche del Santa Maddalena D.O.C., il controllo della sua qualità, nonché il consolidamento e la promozione delle vendite. Sono attualmente soci del consorzio circa 200 viticoltori della zona di produzione. Almeno due dozzine di piccole e grandi aziende producono a Bolzano (zona di S. Maddalena, Santa Giustina e Coste) e dintorni il Santa Maddalena: ognuna delle sue versioni è "personale" e di accentuato carattere con aromi

del tutto particolari, derivanti dalle diverse caratteristiche dei vigneti, dalla struttura del terreno non chè dalla mano del maestro cantiniere. Il “Santa Maddalena” è un vino rosso secco ed entusiasmante: fruttato, armonico, leggero con retrogusto delicato e persistente. Ecco le cantine produttrici dell'autoctono S. Maddalena classico che hanno partecipato alla manifestazione, che si è conclusa con una cena realizzata dallo chef stellato Roland Tretti,: Wassererhof, Unterganzgnerhof, Larcherhof, Loacker Schwarhof, Tenuta Waldgries, Griesbauer, Zundlhof, Pfannenstielhof, Glögglhof, Obermoserhof, Untermoserhof, Fliederhof, Plonerhof, Kandlerhof, Eberlehof, Cantina Bolzano, Malojer, Messnerhof, Tenuta Egger-Ramer, H. Rottensteiner, Oberingramhof. (Enzo Russo)



FASCINO A LPINO < Come ogni inverno, in occasione della kermesse “Bollicine su Trento”, Euposia ha degustato in anteprima - a Palazzo Roccabruna, sede dell’Enoteca Provinciale della Camera di Commercio atesina, cuore e anima dell’enogastronomia trentina - buona parte dei Trentodoc che sono stati protagonisti di ben quattordici giorni di eventi di alto profilo. Rispetto alla Franciacorta - che ha scelto un percorso di promozione che attraversa l'Italia - il Trentodoc conferma la volontà di "portare" in Trentino i winelover contando sull'eccezionale patrimonio artistico-culturale e su

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un'offerta sportiva e naturalistica d'altissimo profilo, senza pari in Italia per qualità e completezza. Prima delle degustazioni, qualche numero interessante: - nel decennio 2003-2013 l'export italiano di bollicine è passato da 232 a 736 milioni di euro, grazie soprattutto al boom del Prosecco, con un tasso di crescita del 218%; - nel periodo 2010-2012 l'export dei vini spumanti italiani (Prosecco compreso) è cresciuto del 40.3% da 444 a 623 milioni di euro; - in questo stesso periodo, l'export di metodo classico


TRENTODOC

Le “bollicine delle Dolomiti” confermano - millesimo dopo millesimo - la grande qualità di questa denominazione, unica per territorio e per passione foto di Carlo Baroni e Alessandro Gardin (Trentino Marketing)

trentino è invece cresciuto di più della media nazionale: ben il 67% passando da 15,5 a 25,9 milioni mantenendo in questo una posizione di forte vantaggio rispetto al principale competitor (la Franciacorta Docg) che nel 2013 ha venduto poco più di 1,3 milioni di bottiglie per un fatturato export stimato fra i 16 ed i 20 milioni a fronte di un'attesa 2013

per il Trentodoc stimata ad oltre 32 milioni; - il Trentodoc vende molto bene negli Usa (dove vola il 35,1% del complessivo delle esportazioni atesine), mentre Inghilterra, Svezia ed Austria performano oltre il 10% delle vendite di Trentodoc con a chiudere la Germania dove si vendono appena 8 bottiglie di Trentodoc ogni 100 vendute oltre-

confine. Un dato quest'ultimo preoccupante considerando che la Germania è il primo mercato al mondo per consumo totale e procapite di bollicine e che Dolomiti e Garda sono mete di casa per il turista tedesco che sempre più cerca “emozioni” guardando più al piacere e, finalmente, meno al portafoglio. Euposia Dicembre 2014

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TASTING

LA DEGUSTAZIONE TRENTODOC NON VINTAGE PEDROTTI BOUQUET NATURE Chardonnay in purezza per l'entry level dei Pedrotti. Interpretazione classica, senza fronzoli, molto immediata e diretta. 84/100 CEMBRA-CANTINA DI MONTAGNA OROROSSO 48 MESI EXTRABRUT Allo chardonnay si aggiunge un 20% di pinot nero; emerge con forza la caratteristica minerale della Val di Cembra: verticale, belle note floreali, importante al palato. 86/100 AGRARIA RIVA DEL GARDA BREZZA RIVA BRUT Palato importante e complesso; belle note di agrumi canditi sul finale. 87/100 BALTER BALTER BRUT Chardonnay in purezza, olfatto ricco ed immediato, palato coerente e complesso, finale di bella mineralità. 90/100 CANTINA D'ISERA SELEZIONE 1907 BRUT Resta uno dei Trentodoc preferiti da Euposia, confermandosi anno dopo anno. Ottimo all'olfatto, al palato emergono note mediterranee. Intrigante. 90/100

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CANTINA MORI COLLI ZUGNA TERRA DI SAN MAURO BRUT Floreali, frutta a pasta gialla, palato pieno e potente. 87/100

Interessante sul finale con belle note aromatiche che si fondono con l'aggrumato, cedro candito in particolare. 88/100

CANTINA ROTALIANA DI MEZZOLOMBARDO REDOR BRUT Un Trentodoc che non vuole sconvolgere, ma conquistare un po' tutti i palati. Pulito, semplice. 84/100

FERRARI FRATELLI LUNELLI MAXIMUM BRUT Chardonnay in purezza per l'entry level del principale player di mercato nel Trentodoc. Non si cerca di stupire, ma di dare un vino completo, che lasci intravedere le capacità della maison, ma senza strafare. Perfettino, da primo della classe. 84/100

CANTINA SOCIALE DI AVIO SARNIS AVIO BRUT Un palato importante, un bel finale coerente. Olfatto, invece, inferiore a quanto poi si scopre in bocca. Peccato. 88/100 CANTINA SOCIALE DI TRENTO ZELL BRUT Di brut - per dirla con Lino Toffolo - c'è soltanto la classificazione zuccherina; per il resto, giù il cappello. Dopo il debutto dell'anno scorso, Zell stupisce ancora per l'ottimo olfatto, la pienezza al palato, le belle note floreali e fruttate. Un grande Trentodoc da avere assolutamente in cantina. 91/100 CANTINE MONFORT MONFORT BRUT Non stupisce all'analisi olfattiva, mentre il palato è di grande piacevolezza. 87/100 CONCILIO-VOLANO 600UNO BRUT

GAIERHOF SIRIS BRUT Un olfatto molto interessante, che trova però soltanto un parziale riscontro al palato che tende a chiudere un po' troppo presto. 85/100 MOSER 51.151 BRUT Il Trentodoc di Moser era così "unico" che si indovinava in una cieca: quelle note floreali così marcate e caratteristiche erano uniche. Forse un po' troppo femminile come metodo classico, ma aveva il pregio della riconoscibilità oltre che dell'ottima fattura. Adesso è diventato più muscoloso. Piace sempre, però… 89/100 ROTARI-MEZZOCORONA ROTARI CUVÉE 28+ BRUT Bell'impatto olfattivo, palato coerente e pieno. Cifra stilistica perfetta per un Trentodoc.


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VIVALLIS-NOGAREDO VALENTINI DI WEINFELD BRUT Note verdi marcate, molto aggraziate e personali. Al palato si fondono con note più evolute. 88/100

BORGO DEI POSSERI TANANAI 2010 BRUT Blend fifty-fifty fra chardonnay e pinot nero; vigneti posti fra i 500 e gli 800 metri di quota. La cantina è giovane e si è fatta notare sin dalle prime annate per la personalità spiccata. Caratteristiche mantenute da questo Trentodoc che si spinge oltre i canoni della consuetudine. Non cedendo a compromessi dividerà nettamente i consumatori. 84/100

TRENTODOC MILLESIMATI CANTINA DI ALDENO ALTINUM 2011 BRUT Chardonnay con pinot nero al 10%. Pieno, ricco, convincente. 88/100 ENDRIZZI ENDRIZZI 2011 BRUT La percentuale di pinot nero sale al 15% e il Trentodoc acquista più spessore e trama. 86/100 SIMONCELLI SIMONCELLI 2011 BRUT Olfatto abbastanza ricco, palato coerente. 84/100 REVÌ MILLESIMATO 2010 DOSAGGIO ZERO

Pinot nero al 25% in blend con lo chardonnay. Profumi fruttati netti e marcato, palato coerente. Dimostra personalità. 88/100 ALTEMASI MISSESIMATO 2010 BRUT Al naso è perfetto, c'è la frutta, ci sono le note più floreali ed un accenno di balsamico. Palato pieno, complesso, di grande soddisfazione.

CANTINA TOBLINO ANTARES MILL. 2010 BRUT Di grande equilibrio, perfetta rispondenza fra olfatto e palato. 88/100 MADONNA DELLE VITTORIE MILLESIMATO 2010 BRUT Chardonnay in purezza; olfatto ricco ed avvolgente; palato pieno e complesso. Di ottima beva. 89/100 PISONI MILLESIMATO 2010 BRUT Siamo alla storia del Trentodoc, uno dei pionieri ed uno dei "difensori" della specificità vinicola atesina. Un'aliquota di pinot nero (10%) si aggiunge allo chardonnay. Interpretazione classica, estrema pulizia al naso ed al palato. 88/100 SAN MICHAEL SAN MICHAEL 2010 BRUT Bella acidità che promette grande capacità di invecchiamento; molto

coerente fra olfatto e palato; finale aggrumato e minerale. 90/100 ABATE NERO DOMINI MILLESIMATO 2009 BRUT Affascina all'olfatto con delle bellissime sensazioni di mela al forno, lievito, fiori gialli. Il palato è pieno, ampio. Il finale è importante e prezioso. Un altro vino da non mancare. 95/100 CESARINI SFORZA TRIDENTUM 2009 BRUT 80% chardonnay e pinot nero a chiudere. Cesarini Sforza è uno dei nomi storici della spumantistica trentina con una forte presenza sul territorio nazionale rafforzata dall'arrivo della grande esperienza di Luciano Rappo alla guida della maison . Estrema pulizia al naso, palato pieno e complesso, forza ed eleganza insieme. Chiusura tipicamente "cembrana". Come fa a non piacere? 92/100 REVÌ PALADINO MILL. 2009 EXTRABRUT Revì di Aldeno è una piccola maison, verrebbe da dire un vin-dugarage, che passo dopo passo sta passando dalla passione alla struttura. Lo testimonia la crescita qualitativa dei suoi vini, l'approccio in etichetta più attento al mercato, ma soprattutto il risultato nel bicchiere. Da uve biologiche. Frutta a pasta gialla matura, mela al forno, palato di struttura. Molto appagante.

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TASTING

90/100 OPERA VITIVINICOLA IN VAL DI CEMBRA OPERA MILL. 2009 BRUT Pulito, coerente, estremamente curato. Complesso ed elegante. Ottima beva. 90/100 ZENI GIORGIO ZENI GIORGIO 2009 BRUT Chardonnay in purezza. Sta nella media, non si spinge oltre. 85/100 ROTARI ALPEREGIS MILLESIMATO 2008 EXTRABRUT Ancora chardonnay in purezza; all'olfatto note floreali e più verdi;

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palato di bella acidità, abbastanza coerente con l'olfatto, chiusura sapida, un po' troppo netta senza lasciare un ricordo ben fissato. 84/100 CONTI WALLENBURG CUVÉE DEL CONTE FONDATORE 2008 BRUT Pinot nero con un solo 5% di chardonnay per questa maison che fa capo alla scaligera Montresor. Bell'impronta olfattiva, immediata e ricercata; al palato ancora note fruttate con sensazioni di crosta di pane, lievito, frutta secca. Finale sapido e leggermente amaro. 86/100 ALTEMASI ALTEMASI 2009 PAS DOSÉ

Un metodo classico "nuovo" per uno dei marchi storici del Trentodoc. Elegante, di bella struttura, con una spalla acida importante che promette longevità, con note fruttate marcate e assai ben definite. Palato pieno, caldo e complesso. 93/100 RISERVE ROBERTO ZENI MASO NERO RISERVA 2009 Chardonnay in purezza, malolattica svolta. Quattro anni prima della sboccatura si fanno sentire appieno. Opulento, rotondo, con note marcate di crema pasticcera, davvero invitante e piacevole. 92/100


TRENTODOC

BELLAVEDER RISERVA 2010 NATURE Sensazioni pieni di fiori e frutta; palato importante, dove dominano le note fruttate che poi virano sulla mandorla con finale aggrumato di bella intensità. 92/100 CANTINA D'ISERA SELEZIONE 1907 RISERVA 2009 BRUT Sempre di gran classe, pulito, perfetto alla beva, di grande ed immediata piacevolezza. 91/100 ENDRIZZI PIAN CASTELLO RISERVA 2009 BRUT Questo è senza dubbio uno dei migliori metodo classico d'Europa e non soltanto d'Italia. Il blend vede lo chardonnay al 60% col pinot nero a chiudere. Poco da aggiungere, va provato assolutamente in questi giorni a Trento. 94/100 FONDAZIONE EDMUND MACH RISERVA DEL FONDATORE 2009 BRUT Alla Fondazione insegnano da moltissimo tempo, da quando a San Michele all'Adige la bandiera era biancorossa con l'aquila imperiale al centro, a migliaia di allievi a produrre vini di altissima qualità. Le sperimentazioni, il lavoro di ricerca e sul campo, rendono questa scuola un gioiello di cui andar fieri. Il vino prodotto è il loro ambasciatore, non l'unico va detto. Rispetto alle altre degustazioni, questa bottiglia non appaga appieno come atteso. Ma resta un grandissimo monumento al bere bene per eccellenza. 90/100 METIUS METHIUS RISERVA 2009 BRUT Ora, se volete, possiamo divertirci con le note fruttate ecc ecc, ma non sprechiamo tempo: questo è uno dei migliori spumanti in circolazione. Fidatevi e fate provvista. Soddisfatti o rimborsati. 93/100 LETRARI RISERVA 2009 DOSAGGIO ZERO

La fortuna di un territorio, di una tradizione produttiva, sta nella capacità dei leader, dei battistrada, di permettere la condivisione, la creazione di un vero e proprio distretto, di una competenza diffusa. Se il Trentodoc è cresciuto nel tempo lo si deve a non poche figure, capitanate dal Giulio Ferrari. Fra queste, un posto importante va riservato a Leonello Letrari. Oggi in cantina comanda la figlia Lucia, ma se buon sangue non mente, figuriamoci il vino! 96/100 CANTINE MONFORT MONFORT RISERVA 2008 BRUT Pinot nero al 20% e chardonnay a completare il blend. Bella impronta olfattiva, palato molto coerente. Chiusura sapida di bella intensità con note aggrumate e di crema sul finale. 86/100 CESARINI SFORZA TRIDENTUM 2007 EXTRABRUT Frutta a pasta bianca, spiccata freschezza, profondo al palato. Un altro must per il Trentodoc. 94/100 ABATE NERO CUVÉE DELL'ABATE RISERVA 2007 BRUT Nel blend della Riserva entra anche un'aliquota di Pinot bianco, non sfruttato come meriterebbe in Trentino. Ricco all'olfatto, dal palato molto complesso ed appagante, invitante alla beva. 95/100 CANTINA ROTALIANA DI MEZZOLOMBARDO REDOR RISERVA 2007 BRUT Coerente, di bella profondità e stoffa. 90/100 MASO MARTIS RISERVA 2007 BRUT Per anni un simbolo del Trentodoc di potenza e non soltanto di alpina leggerezza ed eleganza. Questo millesimo evidenzia, oltre alla potenza, anche una raffinatezza ulteriore, con profumi immediati ed avvolgenti; un palato importante e ricco. Una bellissima conferma. 95/100 Euposia Dicembre 2014

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ALTEMASI ALTEMASI GRAAL RISERVA 2006 Per anni ha vinto tutto, una vera certezza per Cavit. Intendiamoci, resta sempre su altissimi livelli, ma questa annata sembra leggermente appannata rispetto alle precedenti.

Olfatto ricco di profumi floreali e fruttati, crosta di pane, miele. Palato meno appagante del solito. Da riprovare. 91/100 ROTARI ROTARI FLAVIO RISERVA 2006

BRUT Nel top di gamma, Rotari dĂ finalmente il meglio di se. I risultati si avvertono nel bicchiere con al naso profumi sottili ma ben delineati, con un palato coerente, ampio e caldo, e un bel finale. 93/100


TRENTODOC ROSÈ Sino a non molti anni fa erano pochi i vignaioli trentini che si lanciavano nei Trentodoc Rosé: c'era la testimonianza di Ferrari e davvero pochi altri per una tipologia che appariva "lontana" e certamente non troppo richiesta dal pubblico. Oggi la situazione è cambiata e non soltanto i winelover hanno riscoperto le bollicina in rosa, ma molti più produttori hanno preso consapevolezza delle potenzialità del segmento. Anche qui, si registra una crescita costante nella qualità, anno dopo anno con sempre più metodo classici frutto di pinot noir in purezza. ROBERTO ZENI MASO NERO ROSÉ BRUT 2008 Altro grande nome, storico, della vitivinicoltura atesina, sin dal 1882, Francesco Giuseppe regnando, quando il capostipite avviò la sua attività di oste e produttore. Un secolo dopo i pronipoti rilanciano su una produzione ampia, diversificata, ma estremamente accurata. Pinot nero in purezza, che nasce a 450 metri di altitudine. Macerazione a cappello sommerso, malolattica svolta, 40 mesi sui lieviti. Il risultato è un vino di grande carattere, dove sono dominanti le note fruttate, con un palato caldo e molto ampio. Di grande soddisfazione. 90/100 ALTEMASI ALTEMASI ROSÉ BRUT E' un prodotto recente del colosso di Ravina e si presenta di un bellissimo colore ed un perlage finissimo.

Frutto in evidenza, molto coerente fra olfatto e palato. Lungo e sapido. 90/100 BALTER BALTER ROSÉ BRUT Primo pinot noir in purezza. Grande impatto olfattivo, palato pieno, caldo, dove tornano le note di frutta rossa e lievi sentori balsamici. Molto ben impostato. 92/100 CANTINE MONFORT MONFORT ROSÉ BRUT Blend chardonnay-pinot noir; impostazione classica, senza strappi. Di facile beva. 82/100 MASO MARTIS MASO MARTIS ROSÉ BRUT Per molti anni questo è stato il termine di paragone per i Rosé trentini, per stoffa, classe, potenza ed eleganza. Ancor oggi si conferma ai vertici, da avere nella cantina ideale. 93/100 OPERA VITIVINICOLA IN VALDICEMBRA OPERA ROSÉ BRUT Il terroir fa la differenza e si sente tutto nel bicchiere; entusiasmante, con una bella base fruttata ed una mineralità importante. 94/100 CANTINA TOBLINO ANTARES ROSÉ MILLESIMATO 2010 BRUT Chardonnay in prevalenza, rispettando le caratteristiche dei produttori. Coerenza premiata da un'attenta lavorazione, una perfetta coerenza

fra olfatto e palato, giocato più sulla leggerezza che sulla potenza. Elegante. 89/100 ROTARI ALPEREGIS ROSÉ MILLESIMATO 2010 BRUT Il Pinot noir torna predominante nel blend per questo spumante che deve piacere a molti, magari rinunciando ad un pizzico di personalità in più. Interpretazione scolastica, da manuale, ineccepibile. Così diventa un po' troppo scontato. 88/100 CESARINI SFORZA TRIDENTUM ROSÉ 2008 BRUT Pinot nero della Val di Cembra in purezza, vigneti in altura, cura maniacale del frutto e controllo stretto dei viticoltori: con queste basi di partenza l'importante diventa davvero non rovinare tutto in cantina. Cosa che, ovviamente, questo brand storico non fa, presentando annata dopo annata un grandissimo rosé che non può non piacere. Nel bicchiere si ritrova tutto, in un perfetto equilibrio. Un altro Trentodoc che è obbligatorio avere in cantina. 95/100 ENDRIZZI PIAN CASTELLO ROSÉ MILLESIMATO 2008 Un altro must, un altro Rosé che deriva da Pinot noir in purezza coltivato in una splendida vigna che domina la Piana Rotaliana. Estrema attenzione in vigneto, lavorazioni in cantina a regola d'arte, perfetto equilibrio fra olfatto e palato, raffinatezza e corpo. 95/100 > Euposia Dicembre 2014

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Ristoranti FRESCOBALDI APRE A LONDRA IL SUO NUOVO RISTORANTE A MAYFAIR a famiglia Frescobaldi ha aperto il suo primo ristorante e wine bar "standalone" nel Regno Unito, a Londra, nel quartiere "in" di Mayfair, affidato alla supervisione di Diana Frescobaldi, e frutto di una jointventure con la Good Food Society, promossa da Levent Büyükugur e dall'imprenditore Sanjay Nandi. I ristoranti Frescobaldi - a Firenze e all'aeroporto di RomaFiumicino - sono universalmente quotati per l'ottimo abbinamento fra cibo e vino, l'ambiente raffinato e l'atmosfera unica, e la nuova apertura non fa eccezione. Il ristorante di Londra sarà guidato dall'estremamente talentuoso chef Roberto Reatini, che lascia così lo “Zafferano". Prima di questo incarico, Reatini è stato Senior sous chef a "Shoreditch House", affiancando lo chef Michele Nargi. Reatini ha creato un nuovo menù per Frescobaldi dove presenta la propria interpretazione dei piatti classici toscani. Il suo menu di antipasti sarà caratterizzato da prelibatezze come il carpaccio di gamberi con mela verde e caviale. I primi piatti includono standouts come pappardelle con guancia di vitello e pane al rosmarino; gamberoni all'invidia e liquirizia; maltagliati pasta-e-fagioli con Laudemio olio d'oliva. I dessert sono altrettanto stimolanti: millefoglie con albicocche caramellate o torta di mele e

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noci.. Chiave per vivere appieno "l'esperienza" Frescobaldi è la vasta gamma di vini prodotti da Marchesi de 'Frescobaldi: nove tenute (prevalentemente sulle colline intorno a Firenze e Siena), con una produzione annua di sette milioni di bottiglie, la distribuzione in 65 paesi e innumerevoli riconoscimenti internazionali. Supervisionata dal chef-sommelier Fabrizio Pavlic, ex dell'Hotel Cipriani di Venezia, l'offerta di Frescobaldi va da vini entry level, come "Castiglioni Chianti 2013" fino a nomi leggendari come

"Mormorato", cru del Castello di Nipozzano, "Frescobaldi cuvée" e il "Brunello di Montalcino Castelgiocondo Riserva". I vini Marchesi de' Frescobaldi rappresentano circa il 75% della lista del ristorante; il resto comprende una raffinata selezione sia dal Vecchio e dal Nuovo Mondo; la maggior parte dei vini sarà servita al bicchiere. La storia Frescobaldi è in evidenza negli interni del ristorante. I progettisti hanno ripreso le vicende uniche della famiglia come punto di partenza, reinterpretandole in chiave contemporanea. L'atmosfera che hanno creato è simile a quello di una sala da pranzo privata italiana, intrisa di un senso di calore e ospitalità. Ci sono accenni alla cultura culi-


Ristoranti

naria italiana in tutto il locale, dalle ceramiche e pannelli in legno a disegni dipinti a mano e immagini incorniciate che adornano le pareti. L'arredamento confortevole frattempo incoraggerà lunghi, comodi pasti. Tutta la parte anteriore dell'edificio è costituito da finestre di vetro che possono essere completamente aperte, inondando il ristorante con luce naturale nei giorni più caldi. Nel 1999 il Frescobaldi hanno lanciato la loro divisione ristorante. L'obiettivo era quello di offrire agli ospiti un luogo moderno e rilassante in cui godere il calore della tradizionale toscana, dove il vino avrebbe regnato, ma sempre in compagnia di un cibo eccezionale. L'apertura del Frescobaldi, nel cuore di Londra nel quadrilatero Park Lane, Piccadilly circus, Regent Street e Oxford Street - farà in modo che questa filosofia eccezionale raggiunge un pubblico ancora più ampio.

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Ricerche

GIOVANE, LAUREATO, RICCO E ... “ROSA” COSÌ IL PROSECCO DOCG CONEGLIANO VALDOBBIADENE CHE VOLA A 470 MILIONI l Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore crea valore per il territorio di cui è divenuto simbolo e portavoce nel mondo: in un anno difficile, quale il 2013, le bottiglie Docg hanno permesso un giro d’affari superiore a 327 m,ilioni di euro, dei quali 250 realizzati in Italia.

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OCCUPAZIONE DI QUALITÀ Il “Rapporto del Centro Studi del Distretto” evidenzia anche un alto livello di occupazione giovanile (pari al 45,6% del totale) e quote rosa che hanno toccato il 40,7% tra gli under 40 impiegati nelle 170 case spumantistiche della Docg. Tra gli aspetti più interessanti che emergono dal Rapporto, vi è sicuramente la percentuale di giovani, con meno di 40 anni, che ricoprono il ruolo di titolare o cotitolare: essi rappresentano il

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32,9% sul totale aziendale. Sempre nell'ambito del personale dirigenziale, il tasso di incidenza dei giovani che ricoprono il ruolo di responsabile export è pari al 47,9%, mentre quello delle attività di direttori commerciali è pari al 21,9%. La maggioranza delle imprese detiene nell'organigramma aziendale giovani con preparazione universitaria (58,7%). «Questi dati ci fanno capire come quella del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore sia una denominazione in cui non contano solo le percentuali di crescita, i fatturati e le esportazioni in continua espansione - afferma il presidente del Consorzio di Tutela, Innocente Nardi -. Nel corso del 2013, la dimensione dell'offerta del Conegliano Valdobbiadene ha raggiunto un valore stimato alla

produzione pari a 362,2 milioni di euro e il mercato internazionale dello Spumante Docg ha ottenuto un nuovo massimo con un valore della produzione pari a 132,2 milioni di euro. Dietro tutto questo però c'è un elemento fondamentale: il creare valore per il territorio che si traduce in occupazione, indotto legato al turismo, tutela e valorizzazione dell'ambiente» La sfida del Consorzio di Tutela, è quella di «competere nel valore», una filosofia che accompagna da anni le attività dell'associazione che, in occasione della presentazione del Rapporto, ha analizzato le strategie per il futuro. BOLLICINA ANTICICLICA Si è fatto il punto sui prossimi obiettivi da raggiungere per uno spumante Docg che, ancora una volta, si è dimostrato più forte


Ricerche

della crisi: nel 2013 la tipologia spumante, che oggi rappresenta più del 90%, è aumentata in valore del 6,6% nel 2013, con un giro d'affari pari a 327,2 milioni di euro. In Italia il Conegliano Valdobbiadene è cresciuto dell'11,4% in valore e del 10,5% in volume nell'ultimo anno. Negli ultimi 10 anni il trend è stato in costante ascesa: dal 2003 al 2013, infatti, si è registrato un aumento a volume pari a un +72.9%. Anche i dati Ho.Re.Ca. a livello nazionale vanno in direzione opposta rispetto all'attuale congiuntura economica: +8,9 % in

valore e + 7,3% in volume in un panorama generale che vede questo importante canale in calo. EXPORT DA IMPLEMENTARE Fuori dai confini i risultati parlano di una denominazione in crescita: l'export rappresenta una quota del 42% per l'intera denominazione. La Germania si conferma nel 2013 il primo Paese importatore di Spumante Docg a valore con 29,6 milioni di euro. La flessione pari al 5,9% su base annua è stata compensata da un aumento del livello dei prezzi dell'+1,8%, un risultato importante se si considera che il mer-

cato tedesco è da sempre molto competitivo. La Svizzera, secondo mercato estero della Docg, ha raggiunto una quota pari a 28,8 milioni di euro. Le esportazioni in questo Paese rappresentano il 21,8% delle vendite all'estero. Molto promettente si presenta poi il mercato inglese, che ha denotato un significativo aumento del valore con un +11,3% su base annua. Oltreoceano gli Stati Uniti si sono collocati, nel 2013, al quarto posto tra i mercati e si sono contraddistinti per una crescita elevata (+11,9% in raffronto al 2012).

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Ricerche

PROWEIN 2015: ECCO LE PREVISIONI PER IL MERCATO DEL VINO NEI PROSSIMI 12 MESI l consumo di vino nei paesi produttori tradizionali è certamente in calo, tuttavia, soprattutto in Asia e nel Nord America il vino conquista sempre più consumatori. Mentre la tendenza verso una viticoltura sostenibile e verso i vini prodotti in paesi dal clima freddo persiste, alcuni viticoltori sperimentano in molti paesi un "vino naturale" desolforato e vini in anfore di argilla. La vendemmia del 2014 riesce a soddisfare il fabbisogno e le necessità mondiali in continua espansione: dal 2005 la quantità di vino esportato in tutto il mondo è passata infatti da 72 Mio di ettolitri a 99 Mio hl nell'anno precedente. Questo è il 40% del consumo globale di vino che, anche se con piccole oscillazioni, resta relativamente stabile a circa 240 Mio hl.

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USA IL PIÙ GRANDE MERCATO DI CONSUMO Gli USA con i suoi 29 Mio hl

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nel 2013 rappresenta per la prima volta il più grande mercato di consumo al mondo, soprattutto perché il forte calo di consumo in Francia (28 Mio. hl) non accenna ad arrestarsi. Il terzo e il quarto posto è occupato dall'Italia (22 Mio. hl), anche in regressione, e dalla Germania (20 Mio. hl) con un consumo leggermente in rialzo. La Cina (17 Mio hl) mantiene il quinto posto, nonostante la rapida crescita dell'anno precedente abbia subito un arresto forse dovuto alla campagna del governo contro la corruzione. Tuttavia una previsione Euromonitor sostiene che la Cina potrebbe diventare nel 2017 il più grande mercato vinicolo mondiale. Nonostante in Francia, Italia e Cina si consumi soprattutto vino locale, due di questi tre paesi consumatori sono nella “top 3” delle nazioni più importanti per importazione di vino al mondo. Tra i più grandi importatori di vino e, di conseguenza, tra i

paesi consumatori più importanti per il commercio mondiale rientrano, come l'anno precedente, la Germania (15 Mio hl), la Gran Bretagna (13 Mio hl) e gli USA (11 Mio hl). Sono diversi i produttori che vedono negli USA un significativo potenziale di crescita, poiché il consumo pro-capite al momento ancora basso è in continua crescita. IN PRIMO PIANO: SOSTENIBILITÀ E VINI DA CLIMI FREDDI

Indipendentemente da questo spostamento, relativo alla quantità di consumo e al commercio, alcune tendenze nella viticoltura internazionale restano invariate. L'attenzione verso l'ambiente, la viticoltura sostenibile da tempo non rappresenta più una nicchia di mercato. Associazioni vinicole di tutti i paesi, come Sudafrica, California o Nuova Zelanda, hanno continuato a sviluppare il loro programma di sostenibilità. Spagna, Italia e Francia coltivano


Ricerche già quasi 200.000 ettari di vigneti ecologici. Mentre in Europa si attribuisce un valore ben preciso alle rigide regole di produzione ecologica definite a livello internazionale, i paesi extraeuropei tendono verso un concetto più ampio che, oltre all'aspetto relativo alla viticoltura, include anche l'aspetto sociale. Per il più grande produttore mondiale biodinamico, la cantina cilena Emiliana, la trasformazione ha anche un fondamento qualitativo, come ha detto più volte il CEO José Guilisasti, da poco scomparso (qui a sinistra): «Crediamo che i prodotti sostenibili e biodinamici siano una condizione importante per le vigne che si trovano in un naturale equilibrio e che si manifesta con una migliore qualità dell'uva e del vino». E’ inoltre ininterrotta la tendenza internazionale verso vini freschi e meno forti, provenienti da zone fredde. Soprattutto per il timore di un cambiamento climatico, questa tendenza porta in molte nazioni allo sfruttamento di nuovi vigneti situati in altitudine. Il pioniere spagnolo della viticoltura Miguel Torres (in alto a sinistra) ha piantato un vigneto ai piedi dei Pirenei a 1200 m di altezza. «Si tratta di una specie di assicurazione contro le avversità climatiche » afferma. VENDEMMIA 2014: 271 MIO ETTOLITRI La produzione di vino a livello mondiale con i suoi 271 Mio hl è leggermente inferiore all'anno precedente. Anche qui, nei paesi produttori più potenti, si è registrata un'oscillazione (in base alle stime della OIV). L'IItalia (presente alla ProWein nei padiglioni 15 e 16) con i suoi 20,4 Mio hl è il più grande esportatore mondiale di vini, ma visto il basso raccolto del 2014 (44 Mio Hl) non potrà certamente mantenere il suo primato. Gli osservatori dei mercati prevedono un aumento dei prezzi che toccherà soprattutto Euposia Dicembre 2014

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Ricerche

il più grande cliente: la Germania. Alexander Hofer (nella foto a destra) del Gruppo Italiano Vini vede la Cina e la Russia come i più importanti mercati in crescita per il vino italiano. Con i suoi 46 Mio hl di vino la Francia, più grande produttore mondiale di vini nel 2014 i cui espositori della ProWein 2015 saranno presenti nei padiglioni 11 e 12, deve accettare la perdita nel China-Export. Un “piano d'azione 2025” aspira a ulteriori miglioramenti nella produzione, nel capitale umano e nel marketing e fa propria la tendenza verso il tema del sociale e della sostenibilità. La Spagna (padiglione 10) fra tutti i paesi produttori di vini possiede la più grande superficie viticola (1,08 Mio ha), ma con i suo quasi 37 Mio hl ha raccolto chiaramente meno dell'anno precedente. Con un intenso sforzo verso l'esportazione i produttori possono compensare il consumo interno che registra da anni un calo. Due terzi dell'esportazione spagnola è rappresentata da vini sfusi. La tendenza verso un potenziamento dello sviluppo biologico e di vigneti autoctoni come Garnacha o Monastrell continua. Fra i paesi produttori più piccoli, la Germania (alla ProWein nei padiglioni 13 e 14) con 9,3 Mio hl ha raccolto nuovamente una normale quantità di vino. Nell'esportazione i tedeschi negli ultimi anni hanno registrato un aumento dei prezzi medi. La tendenza di una produzione di vini pregiati continua. La vendita di vini greci beneficia di una evidente ripresa del turismo greco. Il Portogallo non è in grado di raggiungere il volume di esportazione dell'anno precedente, perché non può ripetere le eccezionali spedizioni di vini sfusi in Francia e Spagna. In genere i paesi produttori e consumatori extraeuropei assumo sempre maggiore importanza. Il Cile nell'anno passato ha sostituito l'Australia come quarto esportatore mondiale di vino. L'esportazione dei Paesi Andini sale a quasi 8 Mio Argentina che nel 2014, ha raccolto circa 15 hl. L'A Mio hl (senza mosto e succo), per l'esportazione patisce le direttiva burocratiche. La veloce tendenza verso una produzione di vini di qualità provenienti da zone pregiate tuttavia non è da trascurare: il Malbec dall'Argentina è nel mercato, come USA e Canada, da tempo parte integrante dell'offerta.

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Anche il Sudafrica (quantità di vendemmia 11,4 Mio hl compreso succo, concentro ecc) ha molto successo nell'esportazione. Siobhan Thompson, CEO della WOSA (nella foto a pagina 77), desidera impostare in futuro nuove priorità: «Noi esportiamo più di due terzi delle vendite all'estero verso mercati europei saturi. In futuro dobbiamo volgere lo sguardo verso gli USA e l'Estremo Oriente».

Australia nonostante il calo della superficie vitiL'A cola, con un raccolto di 12,6 Mio hl registra un leggero incremento rispetto all'anno precedente e si prevede che nei prossimi 5 anni la sua posizione nel mercato internazionale possa vedere un miglioramento. La Nuova Zelanda registra un raccolto record di 3,2 Mio hl (+29%), che permette al paese di soddisfare la crescente domanda. L'industria vinicola della Nuova Zelanda che da grande importanza a una produzione sostenibile, desidera aumentare nei prossimi anni il volume di esportazione del 50 % a 2 miliardi di Dollari Neozelandesi. Nonostante la produzione internazionale di vino nel 2014 non raggiunga i risultati dell'anno precedente, la quantità disponibile è superiore al consumo mondiale, tanto da avere a disposizione anche del vino industriale. In genere l'annata vinicola 2014 nel prossimo anno può soddisfare la domanda mondiale.


News

ENOLOGICA 35 SUPERA OGNI PREVISIONE ontefalco, posto in una posizione dominante sulle valli del Topino e del Clitunno, offre la vista di un ampio panorama delle terre umbre, in particolar modo i vigneti, sparsi un po ovunque che danno al paesaggio un affresco da quadro d'autore. Infatti l’incantevole “Ringhiera dell’Umbria” è tutta da scoprire sia all'interno delle antiche mura per il patrimonio artistico, culturale e storico sia all'esterno per quanto riguarda l’universo del Sagrantino Docg o Sagrantino Docg di Montefalco che prende il nome dall'omonimo vitigno da cui vengono prodotti. Coltivato da secoli sulle pendici delle colline umbre, il Sagrantino viene considerato autoctono, nonostante siano varie le ipotesi riguardanti la sua origine. Alcuni, infatti, lo ritengono di provenienza spagnola, altri credono sia stato importato dai primi frati francescani, altri ancora introdotto in Italia dai Saraceni. E' un vino importante che in poco tempo ha fatto il giro del mondo. A confermarne il prestigio e il valore internazionale è stato il grande successo di Enologica35 di settembre, kermesse organizzata dal Consorzio Tutela Vini di Montefalco e dal Comune di Montefalco che ha visto la presenza di numerosi turisti amanti del buon bere, intenditori prove-

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nienti da ogni parte che hanno potuto degustare il Sagrantino docg delle 27 cantine partecipanti: Adanti, Antonelli, Arnaldo Caprai, Briziarelli, Castelgrosso, Colle Ciocco, Còlpetrone, Di Filippo, Dionigi, Antano - Fattoria Colleallodole, Le Cimate, Lungarotti, Moretti Omero, Novelli, Pardi, Pennacchi – Terre di Capitani, Perticaia, Rialto, Rocca di Fabbri, Romanelli, Scacciadiavoli, Tabarrini, Tenuta Alzatura, Tenuta Castelbuono, Terre de la Custodia, Terre de Trinci, F.lli Tocchi. «Al suo trentacinquesimo appuntamento, Enologica si rivela una manifestazione giunta a piena maturità, capace di soddisfare sia il pubblico, sia i tecnici e gli addetti ai lavori – ha commentato Amilcare Pambuffetti, Presidente del Consorzio Tutela Vini di Montefalco – Quest’anno, in particolare, grazie ad un calendario ricco di eventi organizzati dalle 27 cantine aderenti, siamo riusciti a mettere a stretto contatto turisti, giornalisti e produttori vinicoli. Le nostre ‘Storie di Vite’, al centro di questa edizione, hanno raccontato al pubblico lo spirito e il profondo legame che unisce la comunità del comprensorio montefalchese alla produzione vitivinicola, superando qualsiasi risultato preposto all’inizio dell’evento». Tra i tanti vini degustati, quasi tutti si sono ddimostrati all'altezza del

“nome che portano”, segnaliamo: CANTINE RIALTO MONTEFALCO SAGRANTINO DOCG Ottenuto dalla vinificazione in purezza, si presenta di un colore rosso rubino profondo, al naso si sentono profumi di frutti rossi, di sottobosco e liquirizia. Al palato risulta piacevole, vellutato e avvolgente. AZIENDA AGRARIA PERTICAIA MONTEFALCO SAGRANTINO DOCG Affinamento di 36 mesi: 12 in legno, 12 acciaio e 12 in bottiglia. Si presenta di color rosso rubino intenso con sentori cannella, aromi di frutta rossa e amarena. Molto pieno e persistente, leggermente tannico. CANTINA LE CIMATE MONTEFALCO SAGRANTINO DOCG Ottenuto da uve selezionate, si presenta di colore rosso intenso luminoso. Al naso si sentono note di frutta, liquirizia ed erbe officinali. E' ben strutturato, avvolgente di lunga persistenza. Il modello Enologica si è confermato uno degli esempi più riusciti di promozione e racconto del territorio, dove si è parlato non solo del passato, tra tradizioni e usanze ma anche del futuro, investimenti in innovazione e promozione nel settore vitivinicolo da parte del Piano di Sviluppo Rurale, il progetto regionale che ha contribuito anche al finanziamento di Enologica 35. (Enzo Russo) Euposia Dicembre 2014

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Vino & Motori

PEUGEOT 308 1.6 E-HDI 115 CV ALLURE ELEGANZA E SICUREZZA: COME VIVERE LA FAMIGLIA vestita elegantemente con una silhouette accattivante, ha una bella presenza e conquista subito l'occhio la Peugeot 308 SW. Gli uomini della Casa francese si sono impegnati al massimo rendendola un auto per vivere la famiglia con serenità e sicurezza. Lo spazio che offre è perfetto per una famiglia con tre figli: le portiere posteriori grandi con un buon angolo di apertura, il bagagliaio è ampio con facilità di carico che permette di programmare viaggi medio lunghi. La qualità e la bella presenza della Peugeot 308 SW si notano

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subito per la verniciatura ben curata e brillante, le finiture perfette e all'interno molta attenzione nella scelta dei materiali, con la plancia morbida e i pannelli delle portiere ben rifiniti nello stile e nei materiali, un'eleganza e una semplicità nel layout che si estende al resto degli interni che fa venire in mente la stanza da bagno di un hotel di lusso: senza fronzoli e finemente arredato. Notevole la luminosità, grazie anche all'enorme tetto in vetro, mentre la visuale è aiutata dalla ricca dotazione di serie: fari interamente a led, fendinebbia,

retrovisori esterni sbrinabili e sensori di parcheggio anteriori e posteriori. Guidare la 308 SW è piacevole e rilassante. Il sedile è avvolgente e comodo dà un senso di sicurezza alla guida. Infatti il piccolo volante ellittico, quasi da Formula 1, posizionato in base alle esigenze di guida e il cruscotto leggermente più alto riducono al minimo lo spostamento degli occhi dalla strada agli strumenti di vedere. La plancia è semplice, salvo l'originale contagiri che ruota alla rovescia, da destra verso sinistra, anche perché parecchie funzio-


Vino & Motori ni, come il "clima", la radio e il telefono Bluetooth, si gestiscono dallo schermo a sfioramento di 9,7 pollici del navigatore. La Peugeot 308SW ha anche un motore raffinato, fluido, silenzioso e reattivo che rende la guida elegante delle strade di campagna tra i vigneti, merito delle sospensioni, efficaci sulle buche che permettono di affrontare i tragitti senza stress. Mentre sulle altre strade si trasforma, sembra avere più potere di quanto si possa anticipare, godendo il suo cambio a sei velocità e sorpasso senza sforzo. In marcia si sente che è solida e che l'aerodinamica è stata ben curata. Sull'asfalto si conferma silenziosa, non si sente il rotolamento delle gomme, non lascia filtrare vibrazioni nell'abitacolo, addirittura, quando ci si ferma a un semaforo, non ci si rende conto dell'intervento dello Stop&Start. Con i suoi 116 CV il turbodiesel della Peugeot 308 1600 SW si fa sentire con tutta la sua personalità. E' vivace, silenziosa, spinge con fluidità già dai 1800 giri e consuma poco, 21km con un litro, se si ha un piede leggero. Viaggiando in autostrada con la sesta marcia, che sviluppa 130 km a 2000 giri, si ha il vantaggio di un basso consumo di carburante. In città si percorrono circa 16 Km/l, merito anche di un sofisticato sistema start&stop che spegne il motore al di sotto dei 20 Km/h e lo riavvia alla pressione della frizione senza nessuna vibrazione. Con i tempi che corrono non è male. Altra accortezza, non da poco, è il sensore che avverte la troppa vicinanza al veicolo che ci precede, rallentando immediatamente la velocità dell'auto, quasi a frenarla. La berlina Peugeot 308 1600 SW si fa sentire anche in termini di maneggevolezza: affronta le curve con agilità, è sicura e, se si esagera, l’Esp interviene con solerzia. Sempre all’altezza della situazione lo sterzo, la cui prontezza è in grado di soddisfare anche una guida sportiva con la complicità del piccolo volante, che invoglia ad emulare, ma voi non fatelo, i piloti di F1. (Enzo Russo) Euposia Dicembre 2014

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C’È DEL “NUOVO” IN PADELLA

Meno grassi, ma sapore inalterato. Così pancetta e guanciale Beretta possono restare assoluti protagonisti delle nostre tavole più gustose. di Enzo Russo

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< Qualità & Genuinità, sono i principali “ingredienti” che hanno contribuito a far conoscere agli amanti della cucina , i gourmet e in generale il mondo della ristorazione e del consumatore, il Salumificio Fratelli Beretta, una bottega diventata azienda, fondata nel 1812 a Barzanò dai fratelli Felice e Mario Beretta. Con la loro maestria artigianale sono riusciti a conquistarsi un posto in “prima fila” nel panorama dei salumi che vengono prodotti quotidianamente.

Sono tra i salumi più venduti e conosciuti nel mondo e una delle più importanti realtà nel panorama della lavorazioni delle carni suine. Il suo nome: Salumificio Fratelli Beretta, è una garanzia per tutti, sia in Italia sia all'estero. Questo primato, faticosamente conquistato nell'arco degli anni è il frutto delle generazioni che si sono succedute che hanno scelto di proseguire sul solco tracciato dal capostipite, sempre alla ricerca della migliore qualità artigianale che è risultata vin-

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PANCETTA & VINI

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DELL’EMILIA

cente. «Nel panorama della salumeria italiana - dice il direttore Marketing e Strategie Sabino Gravina - in Italia sono stati i primi a credere nei supermercati e al loro sviluppo di questo nuovo canale di vendita che preludeva ai cambiamenti di stili di vita dei consumatori che nel futuro avranno sempre minor tempo per fare la spesa. Il consumatore, si è reso conto che le confezioni di salumi mantengono intatte tutte le fragranze, le qualità e la freschezza di un salume appena tagliato e in più, conservati in frigorifero, hanno il vantaggio di mantenere inalterati sapori e profumi per parecchi giorni, fino alla naturale scadenza indicata sulla confezione». Il Salumificio Fratelli Beretta è un Azienda sempre in anticipo e attenta alla qualità, innovativa che sembra voler dettare regole e cambiamenti in un mercato globalizzato, dove sui banchi di vendita si trova una variegata offerta di salumi la cui produzione non è solo italiana. «Anche su questo fronte il Salumificio Fratelli Beretta rimarca ulteriormente le sue origini della più autentica salumeria italiana con una una nuova linea di salumi: Frutti dei Sogni, una linea Premium di affettati a peso variabile, che nasce con l'obiettivo di fornire ai veri intenditori del salume il meglio della tradizione della salumeria italiana abbinando la freschezza di un salume tagliato ad arte al momento con la più alta componente del servizio (confezionamento in vaschetta in atmosfera modificata). Si va da una gamma di salumi italiani DOP e IGP tra gli altri il Prosciutto di Parma, il Prosciutto San Daniele, il Salame Brianza e il Salame Felino ad alcune specialità internazionali come il Jambon Serrano e Iberico». In questi giorni state pubblicizzando su tv, radio, web e carta stampata una linea di salumi già cubettati e pronti, come la pancetta ed il guanciale, per realizzare piatti saporiti, perchè tanto impegno, quale messaggio intendete inviare ai consumatori? «Le confezioni di Pancetta dolce e affumicata, sono prodotti pensati molti anni fa a completamento della nostra gamma. Con il passare del tempo la richiesta è aumentata notevolmente perchè i consumatori hanno trovato nei cubetti di pancetta e negli altri salumi cubettati innumerevoli soluzioni pratiche e quotidiane in cucina. La fantasia ha iniziato a moltiplicare fantastiche ricette, sia con pancetta dolce sia affumicata. Un grande slancio è arrivato da grandi chef che ne

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hanno fatto, alcune volte, l'ingrediente principe del piatto. Basta pensare alla famosa pasta alla carbonara, gustosa e appetitosa. E' uno dei piatti più gettonati a Roma e nel Lazio, ma da alcuni anni ha fatto breccia in quasi tutti i locali nazionali. Altro piatto saporito è quello all'amatriciana, molto richiesto dal nord al sud. Poi ci sono tanti altri piatti che hanno fatto la fortuna con la pancetta a cubetti, come per esempio la frittata con mozzarella e pancetta, patate in tegame con pancetta, tagliolini con erbette e pancetta, tagliatelle con funghi e pancetta e tanti altri piatti. E' un ingrediente semplice, naturale, genui-

no che dà quel tocco in più alle pietanze. Oggi i salumi cubettati sono utilizzati da oltre 15 milioni di famiglie italiane, questa crescita si è sviluppata spontaneamente di anno in anno senza particolari investimenti pubblicitari. Dopo circa 20 anni e con i primi segnali di maturità, abbiamo deciso di dare nuovo impulso al mercato sviluppando nuovi segmenti e nuove tipologie e

tramite il

Il direttore Marketing e Strategie di Fratelli Beretta 1812, Sabino Gravina

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PER INFORMAZIONI Salumificio F.lli Beretta S.p.A. Via Fratelli Bandiera 12 20056 Trezzo sull'Adda (Mi) Telefono 02.909851 - Fax 02.90985510 www.berettafood.com

RINGRAZIAMENTI: Per la degustazione dei vini si ringrazia CHIARLI 1860 . Via D.Manin, 15 41100 MODENA Telefono 059.3163311 Fax 059.313705 info@chiarli.it www.chiarli.it


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supporto di un importante budget di comunicazione consumer multimediale; nell'area dei nuovi prodotti in primis abbiamo deciso di applicare alla Pancetta, una speciale cura “dimagrante”, rendendola più attuale ai tempi che viviamo, attenti alla cura del fisico, sempre in forma e scattanti, pieni d'energia e voglia di fare, è stato ridotto il tenore dei grassi, mentre di conseguenza è aumentato il tenore di proteine. Questo nuovo segmento è entrato a far parte della linea “Semplici Piaceri” il nostro brand dedicato ai prodotti “Benessere”. Parallelamente abbiamo lanciato il guanciale sia cubettato che a Julienne un prodotto in gran spolvero e che ci sta dando tantissime soddisfazioni. Questi nuovi prodotti si sono affiancati ai classici cubettati Beretta e sono e saranno i protagonisti della tavola e in cucina nei prossimi anni». CHE COSA È LA PANCETTA. E' un salume di suino preparato con la parte della pancia dell'animale. Contrariamente a quanto erroneamente sostenuto da molti, la pancetta non fa parte della categoria dei salumi insaccati, ma della categoria dei salumi crudi stagionati, in quanto preparata da tagli di carne intere e non da carne tritata. La pancetta di maiale è così tanto diffusa in Italia da essere inoltre inserita nell'elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali di ben 12 Regioni. E' un prodotto molto richiesto perchè si presta a moltissime occasioni di consumo. UN FELICE MATRIMONIO Altro pregio del dei cubetti di pancetta Beretta, oltre all'uso in cucina,, è quello di attrarre il vino, dagli spumanti ai rossi. In questo caso vi consigliamo due vini importanti della Cantina Cleto Chiarli, la più antica azienda

vitivinicola modenese che ha iniziato a produrre il Lambrusco fin dal lontano 1860. Dalla cantina escono diverse tipicità di Lambrusco che hanno conquistato un posto importante sui mercati nazionali ed esteri. L'ideale “matrimonio” è con le bollicine di Chiarli, darà al palato freschezza, sensazioni di nuovi sapori e anche profumi legati alla campagna quando inizia a diventare verde. L'incontro esalterà le virtù dell'altro, perché l'acidità e la spuma del vino contribuiranno a tenere la bocca pulita e a prepararla al prossimo boccone. Con alcuni primi piatti, come la Carbonara o l'amatriciana, si sposa perfettamente Premium Mention Honorable - Lambrusco Sorbara doc. E' un Lambrusco di Sorbara doc, dal gusto secco e sapido, armonioso, gradevolmente acidulo. La spuma è fine ed evanescente; il colore è chiaro e vivace con riflessi rosa; il profumo è intero e gradevole. Con altri piatti con sapori meno forti, l'ideale è il Pignoletto Modén Blanc Brut: è un vino fruttato, intenso, multiforme, di piacevole beva ma che lascia un ricordo di sé. Si presenta di colore giallo paglierino chiaro, dalla spuma ricca e vivace. Al naso esprime belle note di frutta fresca, albicocca e pesca, fiori di campo e piccola pasticceria. In bocca è fresco, disteso, appagante. Una leggera acidità nel delinea le forme fino ad un finale di ottima persistenza. > Euposia Dicembre 2014

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AL CASARO NON FAR SAPERE ... Diciamoci la verità: quale altro abbinamento riesce a battere la fusion di sapori fra i formaggi autentici delle nostre Prealpi con le più celebrate bollicine italiane? Latteria Soligo e Villa Franciacorta: un vero e proprio “must” testo di Enzo Russo

< E' un vero gioiello di tecnologie "arredato" con macchinari all'avanguardia. Ogni giorno i 350 soci dislocati nelle diverse provincie del Veneto e del Friuli Venezia Giulia, gli conferiscono 2.000 quintali di latte di alta qualità che viene lavorato dai professionisti dell'arte casearia con amore e passione. Stiamo parlando della Latteria di Soligo, una delle più antiche e importanti aziende lattiero-casearia veneta, ma non solo, situata nella provincia di Treviso sulle pendici del colle di Soligo a pochi chilometri da Conegliano. Fondata nel 1883 da alcuni allevatori, la Latteria è da sempre un importante punto di riferimento per la produzione dei formaggi e di altri derivati dal latte, che sono l'espressione più autentica dell'arte casearia veneta.

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«Noi facciamo dei buonissimi formaggi - dice il Presidente della Latteria di Soligo, Lorenzo Brugnera - perchè da sempre prestiamo attenzione a tutta la filiera produttiva, dall'alimentazione delle bovine fino alla trasformazione in caseificio. Siamo impegnati affinchè la filiera cresca, sia in valore sia in efficienza, mirando ad un aumento considerevole della produzione di latte di Alta Qualità grazie anche al supporto tecnico scientifico che ci viene fornito dall' Università di Padova». Alla completa gamma di latte (compresi il Latte Alta Digeribilità, il Biologico e il Latte a marchio QV, un latte di qualità superiore ricco di preziosi Omega 3) si unisce una ricca gamma di formaggi: dai freschi, tra cui spiccano Lea Casatella Trevigiana DOP, incoronata miglior formaggio fresco d'Italia per il biennio 2014-


2016 nel corso dell'ultimo Alma Caseus al Cibus di Parma; dalla Mozzarella STG ad una ricca scelta di formaggi stagionati e affinati. «In questi anni - continua il presidente - la Latteria è riuscita ad esprimere, attraverso ricerche e sperimentazioni, formaggi di alta qualità che oggi fanno parte del nostro patrimonio lattiero-caseario. Sono venduti nelle più importanti “piazze” italiane ed estere e sono gustati dai palati più raffinati, nei ristoranti e nelle principali boutique dei formaggi. Nella nostra azienda vengono fatti 30 tipicità di formaggi, come l'Asiago dop, il Montasio dop, il Soligo selezione Oro , il Formajo inbriago, lo Stracchino e tanti altri prodotti, come il latte fresco, lo yogurt, la mozzarella stg, la panna e altre specialità che quotidianamente vengono consumate nel nostro territorio e fuori. I nostri tecnici, oltre a controllare

la qualità dei formaggi, sono sempre alla ricerca di “nuovi formaggi” per allargare la sfera dei consumi. E' questa la politica della Latteria di Soligo, perché noi pensiamo che i mercati, sia nazionali sia esteri, vanno conquistati anche con “prodotti” innovativi che vanno incontro ai gusti del nuovo consumatore». Vediamone alcuni di questi "celebri" formaggi che da regionali sono diventati nazionali/internazionali soddisfacendo molti palati raffinati, buon gustai che amano avere il cacio a tavola. Sono formaggi che donano al palato sapori unici. Barricato al Pepe (medaglia d'oro al Caseus Veneti 2013 e 2014). La lunga vicinanza al pepe (almeno dodici mesi), insieme alla par-

ticolare temperatura e umidità che si creano nel buio della barrique di stagionatura, donano a questo formaggio la sua bella crosta color grigio antracite e un carattere unico. In un tagliere di formaggi può essere un'eccellente chiusura, magari abbinato ad una mostarda, ma può essere utilizzato anche per donare sapore e carattere unico ad un piatto. Antiche tradizioni, il "mestiere" del mastro casaro unito a quelle del maestro affinatore, danno vita all'Imbriago. Un tipico formaggio veneto che la Latteria Soligo ha saputo reinterpretare con successo grazie alla collaborazione con l'Istituto Enologico Cerletti di Conegliano, Euposia Dicembre 2014

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FOOD INFO LATTERIA DI SOLIGO SAS Via I° settembre 32 31020 Soligo (Tv) Telefono 0438.985111 Fax 0438.980322 info@latteriasoligo.it www.latteriasoligo.it

RINGRAZIAMENTI Si ringrazia per la degustazione dei vini AZIENDA AGRICOLA VILLA Frazione Villa 25040 Monticelli Brusati (Bs) Telefono 030.652329 - Fax 030.6852305 infor@villa-franciacorta.it www.villa-franciacorta.it

la più antica scuola enologica d'Europa. Dopo un'iniziale stagionatura il formaggio viene lasciato a riposare almeno sessanta giorni nel vino. Due le versioni, Imbriago al Manzoni Bianco Monovitigno e Imbriago Cabernet Monovitigno. Sapore deciso, aromatico, lievemente piccante sono le caratteristiche di questi formaggi che sicuramente sapranno stupire. SOLIGO SELEZIONE ORO. E' un formaggio a pasta cotta dove il latte viene riscaldato oltre i 42° e rappresenta la tipica produzione di formaggi della latteria trevigiana. Si conserva nel tempo ed è di media e lunga stagionatura. Le forme pesano Kg. 5,500. Il formaggio fresco si può assaporare dopo 60 giorni, poi c'è quello mezzano che va dai 6 agli 8 mesi il cui sapore è più sapido, i profumi sono più intensi e la pasta è più consistente ed infine, la "Selezione oro", che va dai 12 fino ad arrivare ai 24 mesi, ha caratteristiche quasi da grattugia e una forte personalità nei sapori, non diventa piccante è profumato e si può gustare a fine pasto accompagnato da fresche insalate, oppure da un miele al castagno, dall'Aceto Balsamico di Modena o da una marmellata di pesche. VINO E FORMAGGIO Vino e formaggio sono un ottimo abbinamento perché riescono a

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esaltarsi l'un l'altro e poi hanno anche una storia in comune, sono entrambi sottoposti a un processo di trasformazione: la fermentazione alcolica per il vino e la cagliatura per il formaggio. Poi c'è la maturazione, la stagionatura per il formaggio e l'invecchiamento per il vino. Per gustare le “tre eccellenze” bisogna scegliere con molta attenzione il vino da abbinare. In questo caso ne consigliamo alcuni che nascono in Franciacorta, dell'Azienda Agricola Villa a Monticelli Brusati a pochi chilometri da Brescia. E' una delle più importanti del territorio, ricca di vigneti che ogni anno donano tante bollicine agli appassionati del buon bere. Il complesso, risalente al XVI secolo, è ben conservato ed è un piccolo “gioiello” incastonato alle pendici della collina. Dalla Cantina, completamente interrata, escono ogni anno milioni di bollicine millesimate che sono state fatte riposare sui lieviti per oltre 30 mesi. Ma veniamo agli abbinamenti. Arrivano le feste, quale migliore occasione offrire agli amici una coppa di Franciacorta che sa donare anche, assieme all'allegria, una perdurante gradevolezza al palato e al cibo, perché le fantastiche bollicine che sollecitano la vista, sollecitano il naso e puliscono la bocca preparandola al boccone successivo.

Con le "tre eccellenze" si abbinano perfettamente altre “due eccellenze”, sono l'ideale perchè incontrando il saporito formaggio, metteranno in risalto tutte le loro qualità. VILLA FRANCIACORTA DOCG ROSÈ BOKÉ BRUT MILLESIMATO E’ un vino molto articolato all'olfatto e affascinante per la sua rara eleganza aromatica con percezioni di ciliegia, ribes e agrumi. Al gusto risulta fresco, equilibrato e sapido. Il volume e la pienezza del Pinot Nero si dimostra in perfetta sinergia con l'eleganza dello Chardonnay. Il prolungato retrogusto riflette le sensazioni promesse. Perfetto a tutto pasto, ideale con piatti profumati e saporosi. Ottimo come aperitivo grazie all'esigua quantità di zuccheri. VILLA FRANCIACORTA DOCG BRUT “EMOZIONE” MILLESIMATO Da uve Chardonnay 85%, Pinot Nero 10% e Pinot Bianco 5%. La maturazione di 36 mesi avviene nelle cantine interrate con temperatura costante di 12°/15°. Si presenta di colore giallo paglierino e al naso sprigiona eleganti note floreali, di frutta fresca e crosta di pane. Accarezza il palato con fini e persistenti bollicine esaltandone la struttura. E' ideale a tutto pasto e come aperitivo. > Euposia dicembre 2014

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LA CAMPANIA BELLA E BUONA Non più soltanto la pastiera: ora i pasticceri del Sud scoprono che si può fare un panettone coi prodotti del più vasto giacimento gastronomico del mondo. E che non esiste il confronto coi “cugini” milanesi... testo di Giulio Bendfeldt

< I maestri pasticceri campani si cimentano già da qualche tempo con il grande lievitato delle feste, tipico della tradizione milanese, riscuotendo consensi di pubblico e critica. Alcuni hanno conquistato il primo posto nelle classifiche gourmet nazionali, altri si sono imposti all'attenzione dei palati più curiosi con creazioni originali. Da qui nasce il libro “I Panettoni del Sole. Luoghi, volti, storie e sapori del panettone artigianale in Campania ” (Malvarosa Edizioni 2014 Pagine 180. Prezzo 25,50) di Donatella Bernabò Silorata, giornalista napoletana, da sempre con le antenne ben sollevate su ciò che accade in tema di cucina e tendenze.

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Il suo è stato un approccio di giornalista, tiene a precisare, e non di critico gastronomico. «Mi incuriosiva indagare il fenomeno dei panettoni del Sud, i protagonisti, le storie di questi artigiani pasticceri che nell'impasto tradizionale tuffano i pomodori del piennolo del Vesuvio e i fichi bianchi del Cilento», spiega l'autrice che da quindici anni scrive di territori, persone, sapori sulle pagine di La Repubblica. Il libro racconta e fotografa i pasticceri (undici in totale), le loro storie, i luoghi in cui operano e naturalmente le loro creazioni. Il risultato è un viaggio nella Campania bella e


buona: dalla mitica Costa d'Amalfi, terra del limone Sfusato amalfitano e del celebre Sal De Riso, al Cilento piÚ interno, a sud di Salerno, dove artigiani solitari e appassionati producono lievitati straordinari al profumo di lavanda e al rosmarino. Ma non solo. L'autrice è andata tra le montagne del Partenio e quelle dei Picentini, nella provincia di Avellino, per scovare Raffaele Vignola che fa un panettone nero,

ovvero al carbon vegetale, ma che schiude in bocca intensi profumi di agrumi e vaniglia. Ăˆ arrivata a Piaggine, ai piedi del Monte Cervati, per intervistare Pietro Macellaro, il pasticcere contadino che coltiva nella sua azienda agricola biologica le materie prime che finiscono nei suoi impasti a cominciare dall'uva sultanina. Un panettone su tutti da assaggiare? Quello con le melanzane candite, i pistacchi e il Euposia Dicembre 2014

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Sopra: Donatella Bernabò Silorata, autrice de “I panettoni del sole” (a sinistra la copertina)

Il

cioccolato. La creatività del Sud è prorompente, si sa.

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libro indaga proprio questa capacità di innovare pur restando fedeli alla tradizione del disciplinare di produzione stabilito dal decreto ministeriale del 2005.

E' il caso di Alfonso Pepe , miglior panettone 2013 per Gazza Golosa, che a Sant'Egidio del Monte Albino sforna un panettone da manuale soffice, fragrante, con ampia e irregolare alveolatura, profumi di vaniglia e agrumi -, ma non disdegna sperimentazioni come il nuovo panettone al pomodorino corbarino,


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pregiata varietà dei Monti Lattari. Con i pomodorini del piennolo del Vesuvio ha lavorato invece Anna Chiavazzo , pasticciera casertana, diventata famosa con il suo Pan di Bufala, impastato con burro di bufala e nato da una collaborazione con il Consorzio di Tutela Mozzarella di bufala campana Dop. Il suo panettone 2014 si chiama Donna Sophia ed è dedicato a Sophia Loren: l'impasto rivela all'interno guizzi di rosso vesuviano. Tra le donne pasticciere, oltre alla Chiavazzo ci sono anche Carmen Vecchione , Stella Ricci e Rosanna Marziale col suo panettone alla birra artigianale. Carmen Vecchione, allieva di Rolando Morandin, ha pasticceria ad Avellino e sforna panettoni tutto l'anno con una gamma di gusti estivi ed invernali, abbinamenti originali. Stella Ricci di Rotondi produce solo 900 panettoni a stagione, tutti numerati uno ad uno. Il Vesuvio è la terra di altri due maestri pasticcieri: Sabatino Sirica, veterano della pasticceria partenopea, e Vincenzo Mennella che presenta il panettone

Mediterraneo con scaglie di cioccolato, agrumi e nocciole tonde di Giffoni. Un ortodosso del panettone milanese è infine Giuseppe Manilia di Montesano sulla Marcellana, pasticciere schivo e riservato e di rara eleganza. L'autrice ben racconta come dietro ogni creazione c'è dunque una storia, una ricerca, un'identità territoriale, la suggestione di un luogo o piuttosto la passione per un ingrediente. La Campania è d'altronde la terra delle Albicocche vesuviane, delle nocciole di Giffoni Igp, del Fico bianco del Cilento, della melannurca, delle noci di Sorrento: un ventaglio di profumi e sapori che sono l'essenza del Mediterraneo, del sole. A dare pregio al libro è la prefazione di Alfonso Iaccarino, chef del celebre Don Alfonso 1890 che da sempre si batte per la salvaguardia delle biodiversità. In chiusura, due pagine a cura di Tommaso Luongo, delegato Ais di Napoli, suggeriscono gli abbinamenti con i vini giusti, rigorosamente campani anche questi. > Euposia dicembre 2014

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euposia Direttore responsabile: Beppe Giuliano (boss@euposia.it) telefono +39 045 591342 Caporedattore: Nicoletta Fattori (fattori@euposia.it) telefono +39 045 591342 Redazione e Degustazioni Via G. Prati 18 - 37124 Verona tel. fax. 045.591342 redazione@euposia.it Hanno collaborato a questo numero. Carlo Rossi, Enzo Russo (Enogastronomia) Francesca Lucchese, Giulio Bendfeldt Euposia pubblica in esclusiva gli articoli de

Impaginazione: ConTesto editore scarl grafici@euposia.it Si ringrazia per il materiale fotografico Fotolia - Giulio Bendfeldt - Archivio San Marco Locanda - Consorzio Brunello di Montalcino Docg - Archivio CĂ del Bosco - EOS Bolzano Copertina: Archivio EOS Bolzano Concessionaria per la pubblicitĂ : Contesto Editore Scarl Per i siti www.euposia.it e www.italianwinejournal.com info@vinoclic.it

NEL

PROSSIMO NUMERO

Speciale Prowein 2015 Toscana: le cantine degli archi-star E ancora: Santa Margherita: 80.mo Abrau Durso SW inglesi: brand new SW dalla Slovenia Domaine Rosier Amarone: la grande Anteprima del 2011 Gavi Doc Giusti Wines: ritorno sul Montello Lessini Durello: bollicine dal vulcano

Stampa: Tieffe Emmeprint - Italy Distribuzione per le edicole Sodip Spa, via Bettola, 18 20092 Cinisello Balsamo Prezzo della rivista: 5 euro Arretrati: 8 euro + spese di spedizione Per informazioni: tel. 045.591342 Editore: Contesto Editore Scarl Via Frattini, 3 - 37121 Verona Iscr. Roc n. 12207 del 02/XI/2004 Registrazione Tribunale di Verona n. 1597 del 14/05/2004

E tanti altri approfondimenti sul numero di

PROWEIN & VINITALY MARZO 2015




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