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Editoriale
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lcune città italiane vengono identificate con un soprannome, come la Serenissima nel caso di Venezia o la Città Eterna per Roma. Bologna viene comunemente citata come la dotta o la grassa sia per aver istituito nel 1088 la prima università del mondo occidentale e sia per aver inventato una cucina estremamente gustosa ma al tempo stesso succulenta e ricca appunto di grassi. C’è poi un altro appellativo e cioè la rossa che, secondo alcuni, starebbe ad identificare il regno delle rombanti Ferrari, mentre, più verosimilmente, è dovuto al colore politico prettamente sinistrorso di questa regione. A questo riguardo, basterebbe ricordare l’indimenticabile film “Novecento” che descrive mirabilmente le lotte sociali e l’avversione politica di questa gente verso il potere dispotico del fascismo, così come in “Amarcord” di Fellini e “Peppone e don Camillo” interpretati da Gino Cervi, il sindaco comunista e Fernandel, il parroco democristiano. Da questi episodi si capisce come l’Emilia, da sempre, sia connotata politicamente di sinistra, ovvero come regione rossa. Ma Bologna, ovviamente, non è solo questo. Il capoluogo emiliano riflette in sintesi la cordialità e la simpatia di una terra quanto mai ospitale e allegra, il cui carattere, oltre ad essere particolarmente gioviale, è schietto e burlesco. Del resto, il simbolo di Bologna, cioè le torri della Garisenda e degli Asinelli, furono erette in una gara fra le due famiglie dell’epoca per dimostrare chi fosse la più potente. Ma si dirà: è tutto positivo in questa parte d’Italia? Ci sono, come sempre, i lati negativi quali ad esempio il clima, torrido d’estate e freddissimo d’inverno, tanto da aver costruito i famosi portici per difendersi appunto dal gelo. Il mare romagnolo non è tra i più belli del nostro paese, anche se le località bagnate dall’Adriatico sono molto accoglienti, adatte ai giovani e alle famiglie con bambini. Clima a parte, l’Emilia Romagna vanta una storia invidiabile anche per aver dato i natali a molti artisti, scienziati e uomini di cultura: un patrimonio non comune, da valorizzare.
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emilia romagna Periodico monografico di politica, economia, arte, cultura e turismo - Anno VII n.22 - € 5,00
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Regioni d’Italia è un periodico della Casa Editrice S.E.I. registrato presso il Tribunale di Roma al n.175/10. Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione totale o parziale della pubblicazione senza la preventiva autorizzazione della Casa Editrice. Il contenuto della rivista non comporta responsabilità alcuna per involontari errori o inesattezze o per l’uso corretto delle fonti di informazione a cui l’Editore ha attinto. Manoscritti e foto non pubblicati, non sono soggetti a restituzione. La Casa Editrice si scusa se,per cause indipendenti dalla sua volontà, abbia omesso o erroneamente citato qualche fonte iconografica. Un particolare ringraziamento viene rivolto a tutti gli Uffici Stampa che hanno contribuito alla realizzazione di questo numero monografico.
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Sommario 009
Editoriale
014
Personaggi
018
L’Emilia nella storia
022
Politica 1
024
Politica 2
028
Vivere a Bologna
034
Castelli & Palazzi
038
I Borghi
040
Parchi & Riserve
045
La Riviera Romagnola
050
San Marino
057
Arte & Musei
063
Industria & Commercio
067
Terra di motori
074
La sanità
078
Le terme
082
Sicurezza & Qualità della vita
084
Le tradizioni
086
Emilia canterina
090
Trasporti
094
Sport
096
Hôtellerie
098
I parchi dell’India del sud
100
La ristorazione
103
La cucina
108
I Vini
112
I circoli di golf
114
Elenco Hotel 5 stelle
117
Mostre da non perdere
120
Il Passatempo
Piazza Maggiore, la piazza principale di Bologna
Il castello di Bardi
La spiaggia di Gabicce Mare
Il passaggio della Millemiglia a San Marino
Lucio Dalla e Gianni Morandi durante un tour del 1988
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Personaggi
arturo toscanini
I
l parmense Arturo Toscanini è tra i più grandi direttori d’orchestra di tutti i tempi e uno dei più acclamati musicisti tra la fine del XIX secolo e la prima metà del XX. La sua carriera inizia a vent’anni, a Parma, ai tempi dell’ultima stagione di Giuseppe Verdi, e durerà settant’anni; in questo periodo il suo talento è così famoso che raggiunge ogni angolo del mondo: Toscanini, infatti, si esibisce nei più importanti teatri dell’epoca come la Scala di Milano, il Metropolitan di New York, l’Operà di Parigi e al Festival di Bayreuth a Salisburgo. A soli nove anni sa già suonare il violoncello e nel 1880 diventa violoncellista del Teatro Regio. Prima di intraprendere la carriera di direttore d’orchestra, però, Toscanini si dedica alla composizione di alcune liriche per voce e pianoforte ma, nel 1901 alla Scala, inizia ad emergere il suo spirito innovativo quando decide di riformare il modo di rappresentare l’opera con un lavoro sulle luci di scena. Oltre a questo, viene deciso di vietare l’ingresso ai ritardati durante le sue rappresentazioni e vengono tolti di mezzo i bis. Importantissima è stata la direzione del Va pensiero del 26 febbraio 1901 - in onore di Verdi e Giuseppina Strepponi nel quale dirige centoventi strumentisti e circa novecento voci. Il Va pensiero non compariva alla Scala da almeno vent’anni. La sua esaltante vita artistica si scontra però con l’amara realtà dell’epoca: assieme alla storia del grande musicista c’è anche quella dell’uomo che ha combattuto la sua personale battaglia contro il nazifascismo.
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Durante gli anni della Guerra, infatti, le sue idee socialiste e anti fasciste lo rendono un nemico del regime, una voce critica e stonata nella cultura omologata del tempo. Il suo anti fascismo è figlio anche di una storia familiare notevole: suo padre Claudio, infatti, combatté al fianco di Giuseppe Garibaldi nella famosa giornata di Aspromonte. Partecipazione questa che gli valse una condanna di tre anni in carcere. Allo scoppio della prima guerra mondiale Toscanini assume la posizione interventista e si spinge quasi in prima linea; si oppone, come detto, al regime fascista e riesce a mantenere la perfetta autonomia dell’orchestra della Scala. Nonostante l’amicizia che lo lega a Giacomo Puccini, si rifiuta persino di dirigere la Turandot per la presenza in sala di Benito Mussolini. A causa di questa sua costante frizione con il regime, abbandona l’Italia per gli Stati Uniti, dove fonda la NBC Symphony Orchestra che dirige fino al 1954. Una volta conclusa la seconda guerra mondiale torna in Italia per un breve periodo assumendo, nuovamente, la direzione della Scala, ricostruita dopo i bombardamenti, dove dirige il Nabucco e il Te deum. Si ritira dalle scene all’età di ottantasette anni dirigendo un concerto dedicato a Richard Wagner; muore nella sua casa di Riverdale, a New York nel 1957. Toscanini è considerato oggi uno dei più grandi direttori di ogni epoca per l’omogeneità e la brillante intensità del suono, la fenomenale cura dei dettagli e l’instancabile perfezionismo.
Personaggi
Guglielmo Marconi
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uglielmo Marconi nasce nell’aprile del 1874 in via delle Asse 1170, a Bologna. Sua madre, una giovane irlandese protestante, decide di non fargli seguire gli studi regolari ma di educarlo privatamente tra Bologna, Firenze e Livorno, tutte città in cui la famiglia vive, per periodi più o meno lunghi. La fisica è fin da subito la sua vocazione e, dopo aver studiato giorno e notte i lavori di Hertz, Righi, Maxwell e Lodge, decide di costruire un laboratorio per eseguire gli esperimenti di propagazione delle onde elettriche proprio all’interno del granaio della villa paterna di Pontecchio, alle porte di Bologna. Anche allora, come oggi, l’estero sembra essere molto più aperto a nuove idee e studi; è per questo che Marconi decide di trasferirsi in Inghilterra nel 1896, portando con sé tutti i suoi apparecchi. Proprio qui, nel giro di un anno, ottiene il brevetto per il suo sistema di telegrafia senza fili. Da questo momento in poi la sua vita cambia per sempre: fonda a Chelmsford la Wireless Telegraph & Signal Company Limited che, poco tempo dopo, viene rinominata Marconi’s Telegraph Company Limited e, nel 1899, istituisce un servizio di comunicazione senza fili tra Francia e Inghilterra attraverso il Canale della Manica. Ma è il brevetto n. 7777 a cambiare la sua vita (e anche la nostra, in fondo). Con questo, infatti, sperimenta il circuito LC che gli permette di dimostrare, con il collegamento attraverso l’Atlantico tra la Cornovaglia e San Giovanni di Terranova, che le trasmissioni
radio non erano influenzate dalla curvatura terrestre. Il soprannome “padre della radio” gli viene dato dallo scienziato russo Alexander Popov nel 1902 dopo una serie di esperimenti effettuati sulla corazzata “Carlo Alberto” della Marina Militare Italiana a lunga distanza. Due anni dopo, e con svariati esperimenti alle spalle, riceve la Laura Honoris Causa in Ingegneria “per le alte benemerenze verso gli studi e per le sue scoperte scientifiche” dall’Università di Bologna. In totale, colleziona ben sedici Lauree Honoris Causa conferitegli dalle Università di tutto il mondo ma il suo lavoro continua anche dopo aver ricevuto tutti questi riconoscimenti. Fa grande scalpore il naufragio del piroscafo Republic del 1909, scontratosi a causa del mal tempo con un’altra imbarcazione nel Mar Atlantico. Grazie alle apparecchiature radio installate sulle navi, infatti, le autorità riescono a salvare i duemila passeggeri, cosa che invece non riesce nel 1912 con la tragedia del Titanic: l’unica nave in zona che avrebbe potuto essere allertata, infatti, non aveva a bordo una radio e quindi continuò tranquillamente il suo viaggio senza poter aiutare i naufraghi. Grazie a Marconi, dal 1928 in poi, tutti i velivoli destinati a lunghe distanze vengono obbligatoriamente forniti di apparecchiature radio a onde corte. Marconi continua a lavorare fino agli ultimi giorni della sua vita compiendo alcuni studi sulla riflessione delle microonde. Partendo da questi studi gli inglesi, qualche anno dopo la sua morte, inventarono il radar.
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Personaggi
lucio dalla
L
a casa di Lucio Dalla, in via D’Azeglio a Bologna, è rimasta come l’ha lasciata il suo padrone tre anni fa. Centinaia di oggetti, quadri e sculture d’autore, fotografie e ritratti, appaiono qua e là di stanza in stanza. Chi l’ha conosciuto bene, racconta di come Dalla fosse ammalato di “presepite”; per lui Natale iniziava a novembre e terminava a fine gennaio. Quindi la sua casa era disseminata di presepi, con luci, alberi e statuine. Dalla scrivania di casa, vicino alla finestra che si affacciava su Piazza de’ Celestini, Dalla prendeva appunti, note e buttava giù idee da trasformare in musica con l’aiuto dell’inseparabile pianoforte a coda. Guardava i bambini giocare e li incorniciava in una melodia. La sua casa oggi è diventata inevitabilmente un museo: all’interno delle sue mura, infatti, essa nasconde e custodisce storie e oggetti che raccontano la persona prima ancora del cantautore. Si racconta che da piccolo, la madre, non vedendolo avanzare di statura, gli imponesse di bere un intruglio di ormoni per stimolare la crescita, senza però ricevere il benché minimo beneficio. Cresciuto quindi d’età più che di centimetri grazie all’amore materno, per Dalla rimase sempre un angolo buio della sua persona il fatto di non essere riuscito a conoscere bene il padre, scomparso quando aveva solo sette anni. Forse anche per questa sua mancanza, i suoi amici lo raccontavano mosso invece da una curiosità morbosa nel voler conoscere le persone intorno a lui. La profondità della persona viene ben raccontata da Marco Alemanno - compagno di Dalla per vari anni fino alla prematura morte del cantautore - quando ricorda il suo primo incontro tra i due. Era il 7 dicembre 1997 e Alemanno stava passeggiando con un’amica che, riconoscendo Dalla per strada, lo fermò. Il cantante invitò i due a cenare in-
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sieme a casa sua ammettendo che Alemanno e l’amica l’avevano incuriosito perché gli ricordavano gli Anna e Marco della sua canzone. Da quel momento inizia il legame inseparabile tra Dalla e Alemanno, che collaborerà anche ad alcuni testi diventando il co-autore di qualche pezzo del cantante bolognese. Secondo chi lo ha vissuto da vicino, il suo più grande nemico è stata la sua stessa frenesia. Dormiva pochissimo e approfittava della notte per scrivere lunghi testi diventate però pagine meravigliose della storia della musica italiana. Cinquant’anni di carriera, non solo in musica però. Sono numerose, infatti, le incursioni del cantautore in altre attività artistiche, come la pittura, la scrittura, la televisione e il cinema. E’ stato autore di programmi tv e scrittore di racconti, ricoprendo anche il ruolo di docente presso la facoltà di sociologia dell’Università di Urbino Carlo Bo. Il resto è, purtroppo, storia. Dalla viene stroncato da un infarto il primo marzo del 2012 in un hotel di Montreux. Due giorni dopo viene allestita la camera ardente nel cortile d’onore di Palazzo d’Accursio, sede del municipio di Bologna, e la città proclama il lutto cittadino. Il quattro marzo, giorno nel quale Dalla avrebbe compiuto sessantanove anni, si tiene il funerale alla presenza di più di cinquanta mila persone. Nel settembre del 2014 viene aperta una prima asta relativa ai beni immobiliari dell’artista, chiusa però alla fine dello stesso mese per mancanza di offerte ritenute sufficienti. Nel febbraio del 2014, invece, viene costituita la “Fondazione Lucio Dalla”, chiesta a gran voce dai maggiori musicisti italiani, che ha sede proprio nella sua casa di Via D’Azeglio a Bologna e ha come obiettivo principale quello di valorizzare l’esperienza e il patrimonio culturale dell’artista.
Personaggi
luciano pavarotti
S
i narra che, da piccolo, Luciano Pavarotti si dilettasse a intrattenere il pubblico di casa con la sua precoce vocazione al canto salendo sul tavolo di cucina per esibirsi davanti a tutti. Questo suo passatempo nasceva dalla profonda ammirazione verso il padre, tenore dilettante che passava intere giornate ad ascoltare musica di tutti i tipi nella loro abitazione di Modena. Il piccolo Luciano, però, non aveva ancora deciso di diventare il Pavarotti che tutti poi oggi avrebbero conosciuto e ammirato; durante l’adolescenza, infatti, il suo obiettivo era quello di diventare insegnante di educazione fisica ma, per sua fortuna, il fato lo ha portato da tutt’altra parte… Parallelamente agli studi magistrali, Pavarotti continua a prendere lezioni di canto con il maestro Arrigo Pola e, successivamente, con Ettore Campogalliani, coloro che rimarranno per sempre i suoi punti di riferimento. A ventisei anni arriva il tanto atteso debutto al Teatro Municipale di Reggio Emilia con la Bohème di Puccini. Il 1961 è un anno fondamentale per la sua vita visto che sposa Adua Veroni. Dopo otto anni di matrimonio; da questa unione nasceranno tre figlie. La sua carriera prende quota velocemente, prima in Italia, dove viene considerato già una promessa, e anche all’estero. Nel 1963 al Covent Garden di Londra il destino di Pavarotti incrocia quello di Giuseppe Di Stefano, uno dei suoi grandi miti giovanili. Il tenore, infatti, è chiamato a sostituire il grande maestro a causa della malattia di Di Stefano; rimpiazzerà il suo mito sia in teatro che in tv al Sunday Night at the Palladium, uno spettacolo seguito da quindici milioni di inglesi. Così ha inizio il mito Pavarotti: La Decca gli propone alcune incisioni e il famoso direttore d’orchestra Richard Bonynge gli chiede di cantare a fianco di sua moglie, Joan Sutherland. In questi anni, si esibisce anche negli Stati Uniti e, finalmente, anche a La Scala di Milano e la sua carriera è un continuo successo, tra incisioni, interpretazioni e ovazioni sui palchi di tutto il mondo. La differenza tra Pavarotti e il resto dei tenori in circolazioni è data da un indiscutibile pregio, quello di avere una delle voci più “tenorili” che si siano mai sentite, quasi fosse un miracolo di natura. Nel 1980 va in scena una delle manifestazioni con più successo tra quelle a cui ha preso parte
Pavarotti nella sua carriera: la rappresentazione di Rigoletto a Central Park di New York. Oltre duecento mila persone accorrono per assistere alla performance e non rimangono deluse. A cavallo tra anni Ottanta e Novanta inizia la collaborazione con José Carreras e Placido Domingo, dando vita ai Tre Tenori, un’altra grandissima performance. Famoso è stato il concerto del 1991 ad Hyde Park di Londra dove, nonostante la pioggia battente, riesce ad ammutolire le duecentocinquanta mila persone. Da qui in poi inizia la carriera che lo vedrà protagonista in una sorta di altri generi musicali come quello di organizzare colossali concerti con stelle pop di primo piano. Lo sviluppo dell’idea porta alla nascita del famosissimo “Pavarotti & friends”, dove il Maestro invita stelle di fama mondiale per raccogliere fondi a favore di organizzazioni umanitarie internazionali. Qui entra in scena una figura molto chiacchierata dal pubblico mondiale ma che diventerà parte integrante della vita del tenore: Nicoletta Mantovani. La ragazza, di trentaquattro anni più giovane di lui, fa naufragare il suo matrimonio con Adua Veroni ma permetterà a Pavarotti di diventare padre per la quarta volta. La Mantovani diventa direttore artistico del “Pavarotti & friends” di cui cura marketing, sponsorizzazioni e charity. Nella metà degli anni Novanta inizia a viaggiare in lungo e in largo anche nel Sudamerica mentre, le sue ultime esibizioni, nei primi anni del Duemila lo vedono duettare con Lou Reed. Nel 2004 al Metropolitan Opera House, in occasione dell’addio ufficiale all’opera, riceve un’ovazione di trentacinque secondi dai quattromila spettatori presenti all’inizio del primo atto della Tosca. Dopo quarant’anni di carriera, due matrimoni, quattro figlie, dopo aver superato la morte dei genitori e di persone a lui molto care come quella della principessa Diana e aver affrontato la sentenza del fisco italiano che lo ha accusato di aver evaso per quaranta miliardi di lire, Pavarotti affronta la sua ultima grande sfida. Nel 2006 viene operato d’urgenza in un ospedale di New York per l’asportazione di un tumore maligno al pancreas. Decide quindi di stabilirsi nella sua villa modenese cercando di recuperare le forze ma si spegne all’età di settantuno anni, nel settembre del 2007.
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Maria Luigia d’Austria in un ritratto ufficiale come duchessa di Parma
l’emilia nella storia
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STORIA
Il matrimonio di Napoleone e l’arciduchessa Maria Luisa d’Austria
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razie alla sua conformazione geografica, la regione è stata sempre abitata fin dall’antichità. Una vera e propria organizzazione politica, però, arrivò solo nel VI secolo con l’espansione etrusca sulle rive del Po. La zona è stata, anche in tempi ormai lontani, fondamentale per la presenza dei molti porti (Spina, Adria, Ravenna, Rimini) vedendo fiorire numerosi centri urbani commerciali anche lungo la famosa Via Emilia, come Cesena, Modena, Parma e Piacenza e sulle colline dell’alto corso del Reno e Misa (oggi Marzabotto). Nel periodo dei comuni, le città di Bologna, Piacenza, Modena e Reggio ebbero un notevole sviluppo dovuto certamente alla presenza di grosse correnti di traffico commerciale ma presto si distrussero vicendevolmente in lotte e grandi rivalità. In particolare, in seguito alla discesa di Federico Barbarossa, alcuni paesi aderirono alla Lega Lombarda mentre altri sostennero l’Impero di Federico I che proponeva di restaurare un forte potere centrale nell’Italia Settentrionale. Il territorio di Bologna fu sicuramente quello con più prestigio visto che proprio lì venne fondata la celebre Università, la più antica di Europa. L’esempio di Ferrara, invece, ci fa capire come al tempo ci fosse una profonda turbolenza amministrativa: la città,
Ludovico Ariosto
Ciro Menotti
Torquato Tasso
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infatti, passò da governi comunali a quello degli Estensi acquistando notevole prestigio e diventando anche uno dei centri culturali più importanti dell’Umanesimo e del Rinascimento italiano (presso la corte estense operarono infatti intellettuali del calibro di Matteo Maria Boiardo, Ludovico Ariosto e Torquato Tasso). Più in generale, possiamo dire che Emilia e Romagna hanno avuto uno sviluppo simile ma con differenti tipi di gestione. La prima, da una parte, in età comunale fu centro della lunga disputa papale e imperiale per l’eredità di Matilde di Canossa e quindi fu teatro di lotte tra comuni. Mentre Modena, Parma e Reggio si schierarono con i ghibellini, Piacenza fu guelfa: tali posizioni
Nel 1796 la Santa Sede subì l’invasione francese e l’insurrezione popolare, che determinarono la perdita della Romagna tutta. L’età napoleonica vide il passaggio di molte città alla Repubblica Cispadana mentre, con la Restaurazione, Parma e Piacenza passarono ai Borbone e Modena agli Asburgo-D’Este. I moti liberali del 1831 portarono alla nascita del breve governo delle Province Unite e al sacrificio del patriota Ciro Menotti e, mentre i moti risorgimentali continuarono fino all’Unità d’Italia, l’amministrazione piemontese creò la regione “Emilia”, in disuso dai tempi dell’antica Roma. Con i plebisciti dell’11 e 12 marzo 1860 i territori vennero ufficialmente annessi al Regno di Sardegna che l’anno successivo divenne Regno d’Italia.
però furono esposte a repentini mutamenti per il prevalere di una fazione o lo spostarsi di un’alleanza. Poiché in nessuna città si era formata una signoria solida, l’Emilia finì con l’essere divisa tra due signorie forestiere: gli Estensi a Modena e Reggio, i Visconti a Parma e Piacenza. Dall’altra parte, invece, in età comunale la Romagna venne sottomessa alla Chiesa ma questo non significò pace per le sue città. Il papato, infatti, non disponendo di una adeguata forza militare ed essendo distratto da più gravi preoccupazioni politiche e religiose, non riuscì a difendere il territorio dagli attacchi dei vicini. E a poco valsero le spontanee associazioni di gente popolare, dette i Pacifici, armate e favorite dal governo pontificio per frenare quelle faziosità.
Da notare come, fra i secoli XIX e XX sorse in tutta la regione un forte movimento bracciantile e socialista organizzato in leghe e cooperative, soprattutto di orientamento riformista. La reazione dei proprietari terrieri venne veicolata dallo squadrismo fascista che trovò nella regione terra d’elezione. Nel corso del secondo conflitto mondiale, durante la primavera del 1944, l’esercito tedesco eresse proprio qui una linea di difesa che costituiva la frontiera d’Italia ormai liberata dagli Alleati e la Pianura Padana: la famosa Linea Gotica, che da Rimini giungeva fino a La Spezia. Naturalmente la Linea venne sfondata dagli Alleati e numerose città vennero liberate. Le ultime a veder cacciati i tedeschi furono quelle ubicate a nord del fiume Senio, in cui gli Alleati giunsero solo nella primavera del 1945.
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Politica
Il ritorno del tuttologo
L
a lunga “marcia” mediatica di Diego della Valle, ha ripreso vigore. In una lunga intervista televisiva, l’imprenditore marchigiano ribadisce gli attacchi al governo Renzi, in modo virulento ma al tempo stesso, privi di qualsiasi motivazione. In buona sostanza, Della Valle invita Renzi ad andare a casa perché non avrebbe fatto niente di buono, sostenendo che il paese ha bisogno di ben altre riforme ( ma non dice quali ) e di ben altri ministri. Alla domanda se per caso egli intenda entrare in politica, lui risponde risoluto di no, ma questo atteggiamento ricorda altre risposte analoghe, prima fra tutte quella di Antonio Di Pietro. Diamo però credito all’affermazione di Della Valle, ma allora ci chiediamo: perché mai questa maledetta voglia di apparire? Per salvare il paese? Per correre alla poltrona di Confindustria? Per essere nominato ministro dell’economia nel prossimo governo?
Diego Della Valle
Per diventare sindaco di Milano? Che il personaggio sia vanitoso, eccentrico e smanioso di potere, è evidente. Ma è altrettanto palese la sua voglia di emergere, avendo capito che per sfondare in Italia, non serve una critica pacata e motivata, ma al contrario una strategia di attacco frontale che faccia colpo sui giornalisti e quindi crei spazio e visibilità sui media. In questo senso, prima di Renzi, è nota la sua forsennata invettiva contro Berlusconi e poi contro Elkann, cioè contro i poteri forti. Che sia invidia? Non c’è dubbio che a monte di questo atteggiamento ci sia un movente ben preciso, una spinta ad agire che solo uno psicologo potrebbe spiegare. Il pensiero corre a Savonarola e a Robespierre, ma entrambi finirono male: uno si bruciò le chiappe e l’altro perse la testa. 22
Politica
Sidney Poitier
Indovina chi viene a cena
è
di questi giorni la polemica fra chi vorrebbe cacciare i migranti e chi, al contrario, li vuol continuare ad accogliere. Non è da ieri, si dirà, che il problema esiste, ma adesso sta diventando quanto mai attuale, viste le migliaia di arrivi giornalieri nei barconi che approdano sulle nostre spiagge. Con l’estate e col mare più o meno calmo, il fenomeno ha ripreso consistenza e si teme un esodo biblico senza precedenti. Questa massa umana di disperati, da un lato fa pena se si pensa cosa deve aver sopportato per arrivare fin qui e dall’altro lato impensierisce per la quantità di gente che l’Europa dovrebbe accogliere, senza sapere bene come e dove. Il problema di fondo è proprio questo e cioè la mancanza di una strategia comunitaria che possa risolvere la questione. Forse è troppo tardi per correre ai ripari, ma i paesi industrializzati, cioè ricchi, avrebbero dovuto metter mano al
portafogli costruendo le basi per migliorare la vita di questa povera gente nel loro paese d’origine. Bisognava investire,creare lavoro, sfruttando le risorse di cui l’Africa dispone, in modo da consentire una sussistenza appena accettabile. Invece la storia ci insegna che gli occidentali hanno, da tempo immemorabile, visto l’Africa come terra di conquista, di sfruttamento. Prima la caccia grossa agli animali, oggi in via di estinzione, poi la caccia agli esseri umani per deportarli come schiavi a raccogliere cotone, banane, caffè e altre coltivazioni. Infine le guerre coloniali, fra le quali anche l’Italia ha avuto la sua parte. Oggi l’Africa presenta il conto da pagare che purtroppo non è solo monetario, ma soprattutto umanitario. E oltre all’Europa, una mano sulla coscienza dovrebbero mettersela anche gli Stati Uniti d’America, responsabili di tanto sfruttamento.
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Il Ministro dell’Interno Angelino Alfano
Infiltrazioni mafiose in Emilia Romagna
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l 2015 per l’Emilia Romagna si è aperto all’insegna della malavita organizzata. È da circa un anno che se ne parla, ma da gennaio la notizia delle infiltrazioni mafiose di stampo ‘ndranghetista in una tra le regioni più insospettabili è diventata realtà attraverso un numero quasi sconfinato di arresti. Nessuno si è stupito, dunque, non fino in fondo, visto che già da tempo si è capito che la malavita non è più quella di una volta e non si aggira più nei vicoli del meridione, ma anche in quelli di casa nostra. Al nord, al centro e al sud senza distinzione. Va dove c’è il capitale ed è inutile sottolineare che, soprattutto in tempo di crisi, il capitale sale al nord e li staziona come una boa che sta a galla. Il fenomeno dell’infiltrazione mafiosa, infatti, attecchisce soprattutto nei territori caratterizzati da un tessuto produttivo di grande rilevanza ed è questo il caso dell’Emilia Romagna, una delle regioni più produttive e ricche dello stivale. Quello delle infiltrazioni, che ormai sono ben più che infiltrazioni, è un tema che richiede la massima attenzione non solo da parte degli organismi inquirenti, ma anche da parte del sistema delle istituzioni territoriali. L’antimafia di Bologna ci prova con Aemilia, un’operazione che dall’inizio dell’anno ha portato a centinaia di arresti, oltre duecento imputati e 330 milioni di euro. La ‘ndrangheta, l’organizzazione più attiva nella regione, può vantare numerose persone attive tra Reggio Emilia, Parma, Piacenza e Modena, ma anche Verona, Mantova e Cremona. E l’Emilia Romagna ha dimostrato di tenerci al maxi processo al via in questi mesi: se in
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prima battuta era stato ipotizzato di spostarlo a Milano o Firenze a causa dell’elevato numero di imputati (il capoluogo emiliano non dispone di un’aula bunker adeguata), l’allarme è presto rientrato perché è stato messo a disposizione un intero padiglione della fiera di Bologna. Non si tratta solo di un risultato importante per Bologna, ma anche di una dimostrazione della voglia della regione di punire con severità tutti i fenomeni di sfruttamento del territorio e della produzione regionale. È una questione di orgoglio e di giustizia, al punto da spingersi a sborsare di propria tasca le spese straordinarie di allestimento del processo per permetterne lo svolgimento nonostante la sua mole titanica. Ma come si infiltrano le associazioni mafiose? Qual è la realtà dei fatti? Macchine appariscenti, mezzi di ultima generazione, sedi aziendali eleganti. È con l’apparenza che le società ‘marce’ conquistano la fiducia, accompagnando
Politica
il tutto con prezzi stracciati che gli fanno scivolare i contratti tra le mani senza troppo sforzo. Si accaparrano lavori di ogni tipo e mettono in ginocchio i competitor, quelli onesti, quelli che a quei prezzi non potrebbero mai arrivarci neanche privandosi del guadagno. Tra i settori più colpito l’autotrasporto che, insieme all’edilizia e al facchinaggio, è uno dei settori più porosi alle infiltrazioni criminali. Infiltrazioni che, con il tempo, rischiano di mettere vere e proprie radici. L’operazione Aemilia ha peraltro dimostrato l’esistenza di un intreccio tra finanza, politica e forze dell’ordine, una ragnatela letale che è cresciuta anche a causa della sottovalutazione del fenomeno da parte delle amministrazioni locali. Il motivo? Tra i tanti, oltre agli interessi personali, c’è anche la paura delle ritorsioni. La stessa paura e gli stessi interessi che altrove hanno generato – certo nel corso di secoli – un concorso di colpa che si chiama omertà.
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Cruciale in Emilia Romagna - come del resto anche nelle indagini più blasonate di Mafia Capitale - il nodo dei consorzi e i fondi pubblici, centinaia di migliaia di euro l’anno che attirano come miele gli attivissimi bastoni della malavita organizzata. I nervi scoperti sono, a questo proposito, il sistema di appalti e subappalti nell’edilizia e quello dei consorzi nei trasporti: 200mila euro di fondi pubblici che per essere assegnati hanno bisogno del raggiungimento delle soglie minime di fatturato che le singole aziende non riescono neanche a immaginare. Le conseguenze dirette sono una tendenza a ‘consorziare’, cioè a creare calderoni aziendali in cui può finire di tutto, anche società raggiunte da informative di mafia. Insomma, quello che sembrava un’exploit destinato a risolversi nel giro di poco tempo a causa della lontananza dalla ‘terra-madre’ è invece diventato un vero e proprio vespaio, peraltro alimentato dalla stessa burocrazia con la quale speravamo di salvarci. Va da sé che i tempi per la bonifica dell’Emilia Romagna si allungano giorno dopo giorno: il tumore delle organizzazioni mafiose ha ormai attecchito sul territorio e per liberare la regione dall’attenta ragnatela che è
Politica
stata intessuta è necessario agire con estrema attenzione per non rischiare, con interventi frettolosi, di ottenere una moltiplicazione del tessuto malavitoso che si vuole eliminare. Quello dei trasporti, poi, è un settore doppiamente sensibile perché si presta a essere, attraverso aziende che scommettono sul ribasso dei prezzi, un’ottima lavatrice di denaro sporco. E sulle quattro ruote si muove di tutto, non solo merci: armi, droga, rifiuti tossici, amianto. La crisi poi rappresenta un’aggravante significativa, uno scivolo verso quelle aziende che propongo prezzi bassissimi. Le difficoltà e le spendig review non fanno altro che favorire dei ‘sì’ che non andrebbero detti, la chiusura di occhi che andrebbero tenuti bene aperti. Ma gli occhi aperti non sempre sono sufficienti: in territori come l’Emilia Romagna, dove i nomi e i cognomi dei boss non hanno una storia pregressa, bisogna costruire una rete più grande e solida della ragnatela marcia delle associazioni mafiose. Una rete composta non solo dalle istituzioni, ma anche dalla coscienza del cittadino. Perché la nazione, la regione, i comuni e le frazioni, tutta l’Italia è composta dal cittadino e da nessun altro.
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La fontana del Nettuno a Bologna in Piazza del Nettuno
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Bologna, Piazza Maggiore
vivere a bologna
di stefano Di pino
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ologna è una città piuttosto singolare, con una serie di caratteristiche che contribuiscono a renderla letteralmente unica. È una stupenda città d’arte, a metà tra grande centro e paesone (i comuni limitrofi, per fare un esempio, sono collegati attraverso un’efficiente rete di strade e mezzi pubblici). Ma Bologna è la città universitaria per eccellenza, luogo di nascita dell’università italiana, con una struttura che risale addirittura al 1088. Per conosce meglio la città è necessario suddividerla in alcune zone specifiche, tutte ricche di particolarità, a partire dal centro storico: qui, all’ombra delle vecchie mura, fra grandi ed eleganti palazzi, tra cui la stessa Università, si aggirano bolognesi doc, studenti fuori sede e una folla di turisti. I mezzi pubblici funzionano bene e collegano il centro al resto della città. Vivere in centro significa vivere a stretto contatto con la storia, le realtà turistiche e i portici, simbolo di Bologna. I condomini in questa zona solitamente godono di scarsa illuminazione, dato che si affacciano a stradine abbastanza strette, ma il centro offre molti spazi verdi, come giardini e piccoli parchi, dove staccare dalla vita della città.
Bologna vista dalla torre degli Asinelli
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Santuario della Madonna di San Luca
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Le case qui risalgono agli anni ’50 o ’60 e sono molto caratteristiche. Ovviamente, come in altre città italiane, l’affitto in centro ha un costo abbastanza elevato - se paragonato ai metri quadrati – sia per il prestigio dei condomini, sia per la qualità della vita. In ogni caso il centro è una zona ricca e dinamica, tutta da vivere, sia di giorno che di notte, con locali di tendenza per ragazzi e numerose attrattive e attività ricreative: vicino all’Università Piazza Maggiore innevata infatti ci sono locali molto frequentati. È anche una zona pedonale, non vi è traffico ma nemmeno parcheggio, il che la rende sconsigliabile per chi abbia intenzione di muoversi con la macchina. Il centro dunque resta un quartiere fortemente consigliato ai giovani e agli studenti. Il quartiere di Murri-Mazzini, di fianco al centro storico, è una zona elegante e molto verde; ben collegata con le altre zone mediante autobus e metropolitana, si distingue per i suoi edifici abbastanza bassi e per i tanti giardini, qui infatti c’ è il parco della ‘Lunetta Gamberini’ e il parco dei ‘Giardini Margherita’. La zona di Murri è quasi collinare mentre quella di Mazzini è più pianeggiante: i prezzi degli affitti, avvicinandosi alle colline aumentano. Questo quartiere è consigliabile a tutti coloro che vogliano vivere a due passi dal centro, ma senza il tipico stress delle zone centrali, in un’area elegante e signorile. Toscana-Savena, poi, è un quartiere molto verde, pullula di scuole e servizi pubblici. Si trova al lato del fiume Savena, le cui sponde dopo la bonifica sono diventate un parco di grande inVia dell’Indipendenza teresse, una delle aree verdi più piacevoli della città. Collegato molto bene sia col centro che con le uscite della città (autostrade e tangenziali). Gli edifici risalgono agli anni ’50, sono in genere molto spaziosi. I prezzi degli affitti qui sono scesi abbastanza ma meno che in altri quartieri di Bologna. Costa-Saragozza è un’altra zona al lato del centro, quartiere che arriva fino al a Casalecchio di Reno e per questo attraversato dal fiume Reno, con la conseguenza che vi sono grandi spazi verdi e una zona collinare. Molto richiesto sul mercato immobiliare, il quartiere Costa–Saragozza presenta numerose costruzioni signorili. A Fiera-San Donato ci sono molte aree residenziali, zone commerciali e addirittura terreni agricoli: alla Fiera a al mercato ortofrutticolo si affiancano terreni da poter coltivare ed edifici residenziali a un passo dalla ruralità. Qui i prezzi qui sono tra i più bassi della città, ma vista la vicinanza al centro storico e all’università, il quartiere San Donato presenta comunque un mercaIl Fiera District di Bologna to immobiliare molto frizzante e vivo.
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I Portici di via Pescherie Vecchie, Piazza Maggiore
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Il polo fieristico è il suo segno di riconoscimento. Infine abbiamo Megoli-Massarenta-Sant’Orsola, zona che offre molti servizi al cittadino, tra cui il grande Ospedale Sant’Orsola-Malpighi. Il quartiere è collegato molto bene e si può arrivare al centro a piedi costeggiando Via Massarenti, strada dello shopping piena zeppa di negozi di ogni tipo. Bologna non è una semplice città universitaria, è la città universitaria per eccellenza. Gran parte della sua economia, infatti, gira attorno agli studenti, in particolar modo i fuori sede, che rappresentano una fetta significativa della popolazione, soprattutto nelle zone più centrali (e quindi vicine alle strutture universitarie). Per questo motivo è interessante sottolineare, attraverso alcune interviste, il parere che i più giovani hanno di questa città: molti ragazzi intervistati, anche fuori sede, sottolineano come Bologna sia una città perfetta dove vivere. I motivi sono numerosi e variegati e non si limitano semplicemente ai locali di tendenza, ma viene considerata una città non troppo grande, e per questo vivibile, con vita notturna, ma anche con musei e palazzi d’epoca che stimolano i più giovani.
Bologna, Porta Saragozza
All’afa estiva, elemento ampiamente citato, si contrappone però la posizione mediana, a metà strada tra il profondo nord e la riviera romagnola, mecca del divertimento. Elementi che uniscono i pareri degli intervistati (anche i più anziani) sono il verde pubblico, la cui presenza è evidente anche dalla breve descrizione dei quartieri che abbiamo fatto, e la qualità del cibo, paragonabile, forse, solo a città universitarie come Siena. Secondo i suoi cittadini, infatti, Bologna è una città “in cui si mangia bene”. Qualche piccola nota dolente per quanto riguarda la pulizia del centro, rovescio della medaglia rispetto a quella movida che non può che avere ricadute anche negative. A tal proposito, si registra anche qualche lamentela per quanto riguarda la sicurezza, ma più che a carattere generale, queste sembrano riferirsi a un passato migliore, forse meno affollato, in cui la città era sì universitaria, ma certamente meno di oggi. A conti fatti, però, questa città a metà tra nord e sud che vive di turismo, arte e università, non può che considerarsi un ottimo luogo dove andare a studiare e anche uno splendido gioiello incastonato nella variegata ragione dell’Emilia Romagna. 33
Il castello di Bardi
castelli & Palazzi
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’Emilia-Romagna è stata in passato terra di signorie. Il ducato di Modena, di Parma, le signorie di Pesaro e Urbino, sono stati grandi potentati e, di conseguenza, hanno ospitato - e molto spesso ospitano ancora - grandi palazzi reali. Tutto questo si traduce in una diffusa cultura rinascimentale che attraversa l’intero triangolo regionale, dalla costiera adriatica fino all’entroterra che sfiora regioni ugualmente importanti sotto il punto di vista architettonico (Lombardia, Piemonte) in una vera e propria regione dei castelli. Più specificamente, le valli tra Parma e Reggio Emilia sono ricche di tradizioni signorili, a volte di minore importanza sotto un profilo di grandezza territoriale ma non per questo meno importanti sotto il profilo – decisamente più determinante – della strategia geopolitica. Canossa e Rossena furono tra i primi centri fortilizi nati intorno all’anno Mille, tristemente ridotti a rovine in epoca odierna; anche Torrechiara e Scandiano sono state fortezze di primaria importanza in epoca medievale e moderna, grazie all’influenza di famiglie note come quella dei Boiardo. Tra le due città, inoltre, si snodano una serie di rocche. Montechiarugolo, di origini duecentesche, è appartenuta per circa quattrocento anni ai Sanvitale, per poi passare nelle mani dei potenti Farnese.
Il palazzo Ducale a Parma
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La rocca di Montechiarugolo è un chiaro esempio di architettura medievale, con un fossato, una torre e un cortile interno caratteristici dell’architettura dell’epoca. A livello artistico questo castello è diventato celebre grazie alla presenza di una stanza a opera di Cesare Baglione, dedicata ai Quattro elementi. Torrechiara, affacciata sulla val Parma, fu costruita nel XV secolo ed è visibile da ogni lato della vallata. Tra le più suggestive fortezze, le già ciL’interno del Palazzo Ducale di Sassuolo tate Rossena, Scandiano e Canossa occupano un posto d’onore: la prima è una rocca che risale addirittura all’XI secolo, ancora oggi perfettamente integrata nella rossa rupe scoscesa su cui sorge; Scandiano, poi, è una rocca monumentale che ospitò la famiglia Boiardo sin dal 1262. Gli affreschi, oggi presenti nella Galleria Estense di Modena, sono di grande spessore artistico e la torre del castello è decorata da merli ghibellini. Le rovine del castello di Canossa, inoltre, colpiscono in gran parte per lo splendido scenario paesaggistico in cui sono immerse. Impossibile dimenticare la dimora di una delle famiglie più potenti d’Italia e – allora - del mondo conosciuto: la fortezza estense nasce nel 1385, ma nel corso del XV secolo il castello acquisì funzione residenziale finché Ercole I non la elesse a dimora ducale. La complessità architettonica è stata raggiunta a seguito di numerose modifiche, che fanno sì che oggi si possa ancora ammirare, in tutto il loro splendore, splendidi ambienti come la Cappella Ducale, o il Salone Il palazzo dei Pio di Carpi dei Giochi. Le torri, i cortili, sono tutti elementi caratteristici del castello, ma lo sono anche i sotterranei, nei cui bui anfratti si sono svolti alcuni dei più importanti drammi della famiglia ferrarese. Utilissimo il fossato, che se un tempo isolava il castello dal resto del mondo in caso d’assedio, oggi lo isola con uno splendido prato verde dalla città. Ferrara, città ducale, è stata eletta, proprio in concomitanza con lo ‘sviluppo ducale’ operato dai d’Este, a città dei poeti. Non è un caso se Ariosto e Tasso elessero, proprio in quel periodo, la città a loro dimora. Fu infatti per volontà della famiglia ferrarese se crebbe presso la corte d’Este un grande centro culturale, favorendo lo sviluppo di un importante spaccato letterario – e rinascimentale - proprio a Ferrara. Luogo di grande fascino e remota origine è il castello di Chiavenna Landi, crocevia a due passi sia da Piacenza che da Cremona. Le prime informazioni sull’edificio risalgono al 1200, come testimoniano la citazione nel Registrum Magnum e Il Palazzo Farnese di Piacenza
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La Rocca Sforzesca di Imola
Il palazzo Ducale di Sassuolo
La Rocca Pallavicino di Busseto
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alcuni particolari di pregio come i beccatelli situati nella parte superiore sui quali poggiano il cammino di ronda con le aperture delle caditoie e le merlature alla Ghibellina. La torre, complessivamente ben conservata, sembra essere la prima costruzione dell’attuale castello, e aveva funzione di avamposto tattico contro le truppe provenienti da Cremona. Parliamo infatti di territori che, durante quei periodi, erano interessati da minacciose incursioni e scorribande. Non possiamo dimenticare la sosta nel castello di Chiavenna Landi di Federico I, detto il Barbarossa, che in quel periodo discese in Italia in occasione della sua incoronazione a Pavia. Il castello rimase alla famiglia Landi fino al Novecento, quando la marchesa Teresa lo portò in dote al conte Cigala Fulgosi, il quale a sua volta lo vendette nel 1941 alla famiglia del notaio Livio Cattadori. Nel tempo il castello non ha mai subito sostanziali modifiche, anzi è stato lasciato in progressivo degrado e all’incuria del tempo e degli uomini, fino a quando, nell’anno 2004, la famiglia Ferro ha deciso di acquistarlo e realizzarne, pur mantenendo intatta la struttura esistente, un magnifico e particolarissimo Hotel Ristorante denominato La Tavola Rotonda. Oggi, come molti castelli italiani, quello di Chiavenna Landi è diventato una location esclusiva per matrimoni. Bologna, capoluogo di regione, com’è ovvio ospita un numero spropositato di palazzi di grande interesse storico e civile. Tra tutti ricordiamo Palazzo d’Accursio nel 1336 sede degli Anziani, ossia la massima magistratura del comune, e oggi ugualmente sede dell’odierno consiglio comunale. Il nome deriva invece da Accursio, primo proprietario e abitante dell’edificio. Nella storia recente il palazzo è tristemente famoso per la strage degli squadristi del 1920. A simboleggiare l’influenza che ebbero, nel Seicento, i Farnese in quest’area, una delle sale più importanti del palazzo è appunto la Sala Farnese – anticamente Sala Regia – attigua alla Cappella del Legato, che ospita numerose opere d’arte. Nel palazzo trovano sede inoltre numerose attività culturali, tra cui la Biblioteca Sala Borsa, che sorge sui resti dell’antico foro romano. Altro palazzo importante, anche se più recente, è il Palazzo dei Banchi. Costruito nel 1412 - ma completato definitivamente intorno al 1565-1568 – è punto di partenza del portico che collega Piazza Maggiore al Palazzo dell’Archiginnasio, prima sede dell’Università di Bologna.
Il Castello Estense di Ferrara
Questo portico prende il nome di Paviglione (dialetto Pavajån) dalla fiera dei bachi da seta che si tenne dal 1449 negli spazi ora occupati da Piazza Galvani. A lungo il Pavaglione è stato considerato il salotto della città. Questi sono ovviamente solo alcuni esempi dello straordinario spessore architettonico di questa fascia di terra che si spande dall’adriatico fin ai piedi degli appennini. L’Emilia-Romagna è stato un pianeggiante luogo di ritrovo e crocevia di popoli che nel corso dei secoli ha sempre rappresentato il punto di partenza di grandi movimenti, spesso rivoluzionari. È importante, infatti, non dimenticare che fu proprio da Reggio Emilia e dai territori dell’Emilia-Romagna che partì il primo tentativo di emancipazione dell’Italia dalle signorie, con la celebre istituzione della Repubblica Cispadana e della prima bandiera tricolore – che poi sarebbe diventata il simbolo dell’Italia unita. Tutto questo è avvenuto all’ombra di palazzi e castelli che restano ancora oggi a simboleggiare il passato antico della terra italica.
Il Castello di Torrechiara
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I Borghi
La rocca Sanvitale, nota anche come castello di Fontanellato
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olti conoscono il lato festaiolo dell’Emilia Romagna, mente solo in pochi sanno che il suo entroterra è ricco di un passato in cui si sono avvicendate epoche e personaggi storici molto importanti. L’epoca medievale è quella che ha portato alla creazione della maggior parte dei borghi presenti oggi in Emilia. Qui dove la vita scorre lentamente, il dialetto e le tradizioni sono più che mai radicate si ha la sensazione tornare indietro nel tempo. La maggior parte dei borghi si trovano nel cuore del territorio emiliano, in particolare nel ducato di Parma e Piacenza. Il primo che si incontra è Fontanellato, ad una ventina di chilometri da Parma. Il suo nome sta ad indicare la grande ricchezza acquatica della Bassa Parmense. Simbolo del borgo è Rocca Sanvitale. Conosciuta anche con il nome di Castello di Fontanellato è una fortezza medievale circondata da portici ed edifici, si caratterizza per il suo fossato d’acqua che la circonda interamente. Al suo interno, sono custodite opere artistiche e testimonianze storiche di grande pregio. È proprio qui, nella saletta di Diana e Atteone, la cui storia è narrata da Ovidio nella Metamorfosi, che possiamo ammirare un affresco risalente al 1524 realizzato da uno dei maggiori esponenti del nostro Rinascimento: il Parmigianino. Strategicamente situato sulle prime alture della Val d’Arde, troviamo Castell’Arquato, un borgo di rara bellezza formato da case basse poste a schiera color marrone e da vicoli stretti in acciottolato che portano alla grande piazza monumentale dove troviamo la Rocca Viscontea.
Castello di Bardi
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Nella piazza si resta affascinati dal gruppo absidale della Collegiata, una delle più antiche chiese rinascimentali risalenti al 756, dove il gioco volumetrico dei tetti lascia il visitatore estasiato. Scendendo nella Val Trebbia si raggiunge Bobbio, una piccola città di origine romana. Il suo centro storico ha mantenuto intatte le tipiche caratteristiche del borgo medievale. Simbolo della città è il Ponte Gobbo, la cui edificazione è avvolta Castello di San Pietro in Cerro nella leggenda. Si narra infatti che molte volte si è tentata la costruzione del ponte, ma che fosse sempre crollato. Il diavolo un giorno si rivolse a San Colombano promettendogli di costruire il ponte in una sola notte in cambio dell’anima mortale del primo che lo avesse attraversato. San Colombano accettò la proposta ed il diavolo iniziò il suo lavoro. Si fece aiutare da diversi diavoletti affinché lo costruissero reggendo la volta del ponte. Dato che ogni demone che aveva reclutato era di altezza diversa, le arcate non furono tutte uguali. Il mattino seguente, il diavolo si sistemò all’estremità del ponte pronto a riscuotere la sua ricompensa ma San Colombano invece di una persona gli mandò incontro un cagnolino. Il diavolo sentendosi preso in giro, prima di andare all’inferno, sferrò un violento calcio al ponte, rendendolo sbilenco. Altro gioiello dell’entroterra emiliano è Dozza. Le origini di questo borgo sono molto antiche, addirittura risalenti al 1126. La caratteristica fondamentale di questo borgo sta nella sua planiCastell’Arquato metria. Osservandolo dall’alto esso rappresenta la carena di una nave. Imperdibile la visita alla Rocca, al cui interno si possono ammirare arredi di gusto rinascimentale e barocco con soffitti a cassettoni ed una grande tela raffigurante la famiglia Campeggi risalente alla fine del ‘600. Ultimo, ma solo per la sua posizione geografica, è Brisighella. Il borgo si presenta appoggiato ad una rupe gessosa sovrastata da 3 scogli su cui si trovano la Rocca, la Torre dell’Orologio ed il Santuario del Monticino. Cuore del borgo è Piazza Marconi, ma soprattutto la Via del Borgo, una strada sopraelevata coperta da archi di differente ampiezza. È proprio qui, che nel 1467 i Brisighellesi, soldati di ventura, riuscirono ad impedire l’assedio del borgo da parte di Federico da Montefeltro. Molti sono i borghi in Emilia, Compiano, Fiumalbo, Gualtieri, Montefiore Conca, Montegridolfo, San Giovanni in Marignano, San Leo, Vigoleno, ognuno con una sua storia ed un vissuto che non aspettano altro che di essere visitato. La rocca di Dozza 39
Parchi & riserve naturali
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La cascata dell’Acquacheta
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’Emilia Romagna è una regione che si estende orizzontalmente, incorporando al suo interno la fascia di imbuto che si distacca dal continente e poi diventa penisola. L’estensione, unitamente alla singolare disposizione, fa sì che questo ‘fazzoletto’ di terra possa esibire un clima e un paesaggio estremamente variegati. Se da un lato la regione ingloba una parte importante di quella che viene chiamata Pianura Padana, dall’altro può vantare coste tra le più rinomate d’Italia e territori di tipo appenninico in comune con la Toscana. È proprio in questa fascia più interna e impervia che si sviluppano i due parchi nazionali presenti nella regione: quello dell’appennino tosco-emiliano e quello delle foreste casentinesi. Il primo rappresenta un vero e proprio ‘ponte’ di natura e storia tra la Pianura Padana e il mar ligure: qui vi sono foreste, praterie d’alta quota, laghi e vette che superano i 2000 metri; il versante emiliano è poi caratterizzato da pareti verticali come la Pietra di Bismantova. Il territorio del Parco interessa una superficie di 23.613 ettari, di cui ben 16.424 in Emilia-Romagna: dunque la maggior parte del parco si trova nella regione emilano-romagnola. Fanno parte del parco anche i famosi Gessi Triassici, formazioni di gesso che sono state scavate dal fiume e che si trovano anche vicino a Bologna, nel parco dei gessi bolognesi. Quest’ultimo, situato sulle colline bolognesi, comprende una fascia di affioramenti gessosi che hanno dato vita ad un complesso carsico di estremo interesse e che rappresentano, insieme ai Gessi Triassici, una delle principali emergenze naturalistiche della regione,
con doline, altipiani, valli cieche e rupi che modellano il paesaggio e ospitano una vegetazione caratterizzata da presenze mediterranee e specie legate a fasce altitudinali più elevate. Il parco nazionale delle foreste casentinesi è invece una grande area protetta in cui è custodito un importante patrimonio floristico e faunistico: lupo e aquila reale sono solo gli esempi più rinomati della varietà di fauna che è possibile incontrare in queste valli. Qui le foreste e i numerosi ambienti naturali fanno da cornice ai segni di millenaria presenza dell’uomo: borghi, mulattiere e soprattutto due santuari di assoluto fascino come Camaldoli e La Verna. Il parco più grande per estensione è il parco regionale ‘Delta del po emiliano-romagnolo’. Occupa un’importantissima porzione del territorio della regione a partire dal corso del Po di Goro, comprendendo tutto il delta storico del fiume Po, le foci di alcuni fiumi appenninici (Reno, Lamone, Fiumi Uniti, Bevano), zone umide salmastre site
Un esemplare di cervo nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi
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B&B TORREBIANCA Dove dormire nel cuore di Trieste
B&B TORREBIANCA Via di Torre Bianca, 9 • 34132 • Trieste Tel. +39/3291431701 • +39/0402602476 • torrebiancabebts@gmail.com
I Gessi Triassici dell’alta valle del fiume Secchia
lungo la costa adriatica quali la Sacca di Goro, le Valli di Comacchio, le Piallasse Ravennati, le Saline di Cervia, le zone umide interne di acqua dolce delle Valli di Campotto, boschi e pinete come il Bosco della Mesola e la Pineta di San Vitale. Ricchissima è anche la dotazione di importanti monumenti come l’Abbazia di Pomposa e S. Apollinare in Classe. Gli stessi centri storici di Mesola, Comacchio, Ravenna e Cervia sono interamente inclusi in questo enorme parco naturale che rappresenta una delle anime della regione. Esteso tra il parmense e l’appenino è il parco dei centolaghi, ufficialmente Parco Regionale delle Valli del Cedra e del Parma. L’area occupa una porzione dell’Appennino parmense orientale, al confine con le province di Reggio-Emilia e MassaCarrara, ed è caratterizzato da un dolce paesaggio agricolo che si alza verso boschi e piccoli centri abitati collegati da una fitta rete di strade forestali e sentieri pedonali. È questo il luogo di nascita di eccellenze agroalimentari come il ParmigianoReggiano DOP e il Prosciutto di Parma DOP.
Anche il Parco del fiume Taro e del torrente Baganza fa parte dei territori ducali ed è principalmente un altopiano solcato da vari corsi d’acqua in cui si ha una delle zone più ricche di specie vegetali in generale e di specie della flora spontanea protetta. Natura e storia si incontrano sul parco del Monte Sole: compreso tra le valli del Reno e del Setta, il parco copre un territorio che ha visto diverse civiltà avvicendarsi e ne conserva importanti testimonianze. Monte Sole è inoltre un luogo dove la storia ha lasciato segni profondi: l’area è nota principalmente per gli episodi dell’autunno del 1944, quando le truppe naziste trucidarono centinaia degli abitati di queste terre, cancellando secoli di tranquilla e laboriosa vita delle comunità locali. Nonostante la regione sia una delle più automatizzate e la produzione industriale ricopra un ruolo di prim’ordine, le aree protette regionali sono in totale 48, a sottolineare la vera anima di questo territorio: un attento connubio tra tradizione, cura del paesaggio e innovazione tecnologica.
Parco del Delta del Po
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hotel VISTA MARE **** Eleganza e raffinatezza sono la sintesi di questo hotel a Cesenatico L’Hotel Vista Mare, grazie alla sua grande offerta per tipologia di camera è in grado di soddisfare le esigenze di tutti. Ristrutturato da poco, l’hotel vanta 36 camere, un centro benessere di 200 mq, una terrazza panoramica con idromassaggio, ma soprattutto due ristoranti, il Vista Mare Gourmet ed il Ristorante il Bragozzo, dove gli chef creano prelibatezze che spaziano dal mare ai sapori della terra di Romagna, utilizzando prodotti biologici o a km 0. L’hotel offre anche un servizio biciclette e il parcheggio auto a tutti gli ospiti, scegliendo tra quello coperto (a pagamento e solo su prenotazione) e quello gratuito a disposizione di tutti gli ospiti situato a soli 300 mt dall’Hotel. Il Vista Mare va incontro anche alle esigenze di lavoro, mettendo a disposizione un’area dedicata a meeting aziendali, briefing e piccoli convegni, offrendo anche tutto il materiale necessario. Hotel Vista Mare, una perla che aspetta che di essere visitata.
HOTEL VISTA MARE Via G. Carducci 286 Cesenatico 47042 (FC) Tel. 0547 87506 – 800 168 267 Cell. 339 3318295 – 338 2450761 info@hotelvistamarecesenatico.it www.hotelvistamarecesenatico.it
la Riviera romagnola
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’Italia è un paese riconosciuto in tutto il mondo per le sue splendide spiagge e, ancora di più, per l’atmosfera che si crea, da aprile a ottobre, lungo i suoi incantevoli litorali. Ma se il cinema da sempre preferisce immortalare gli anfratti più impervi, o le celebri coste tirreniche, l’italiano - e non solo - conosce un’altra faccia del mare peninsulare, quella delle spiagge, delle attrezzature, delle riviere esaltate dalla movida, della vacanza che non si ferma mai. Sul versante est della regione, infatti, si snoda la celeberrima riviera romagnola, 90 chilometri di spiagge attrezzate tra le più famose d’Europa. Non è un caso se proprio il mare romagnolo è la meta finale della maggior parte del flusso turistico estivo proveniente dall’Europa del nord, favorito soprattutto dai tedeschi che scendono dall’A22. La costa di cui stiamo parlando è infatti quella che va dalla foce del Reno, vera cerniera tra nord e centro Italia, a Gabicce in provincia di Pesaro-Urbino. Il litorale attraversa dunque i vari territori provinciali di Ravenna, Forlì-Cesena e la provincia di Rimini, per terminare a Gabicce Mare.
Un villaggio del lido delle Nazioni a Comacchio
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Le città cardine di questa fascia litoranea sono numerose e, in uno strano paradosso, molto simili e variegate allo stesso tempo. Alla somiglianza dovuta alla continuità territoriale si accosta una singolarità tutta italiana, tipica di comuni che stanno al passo con le tendenze, ma che sono anche La notte rosa, capodanno dell’estate in Romagna città storiche, a volte persino d’arte. Rimini, è una città dai mille volti tra mare e cultura: divertente, vivace, ricca di eventi, perfetta per giovani ma anche per le famiglie: qui il fascino felliniano si respira tra centro storico e spiagge attrezzate. Riccione era e resta la capitale del divertimento e delle tendenze, tra mare, parchi a tema e terme in un vortice di divertimento. È una città estiva, italiana, ma gli ospiti che si avvicendano in ogni serata fanno respirare un’aria internazionale. Ci sono poi la ‘modaiola’ Milano Marittima, la sicura Misano Adriatico, luogo ideale per le famiglie per la sua sicurezza e le discoteche collinari per i più grandi. Cattolica e Cesenatico completano questa piccola collana di perle: la prima dotata di un famoso acquario, la seconda famosa Le notti dell’Aquafan di Riccione per le regate e il porto canale disegnato da Leonardo Da Vinci. Il boom di questa regione costiera è innegabilmente da collocare nell’immediato dopoguerra, fino e non oltre gli anni ‘80, con un picco nel decennio precedente, consacrato peraltro da una filmografia d’eccezione, nell’ambito della quale ricordiamo “Amarcord” di Fellini. Quella della Romagna estiva era una vita fatta di momenti, di bagnini, di eventi mondani, di spiagge notturne. Tutto è cambiato negli anni ‘80, quando al mancato rinnovamento dell’offerta turistica si è affiancato il ben triste fenomeno della cementificazione, aggravato poi da una scarsa attenzione all’aspetto paesaggistico, con una conseguente svalutazione dell’ambiente marino. Notte di San Lorenzo a Cervia 46
Senza voler dimenticare le pur numerose riserve attraverso le quali si è cercato di mantenere in vita – almeno in alcuni punti – l’ecosistema originario, possiamo dire che sulla riviera, soprattutto nella zona sud, il turismo ha portato a una cementificazione sregolata. Ciò premesso, la riviera romagnola – come, più in generale, la riviera adriatica Le montagne russe di Mirabilandia – è da sempre una meta privilegiata per le famiglie, grazie alle ampie spiagge attrezzate, assolutamente indicate per i più piccoli (a cui è peraltro dedicato un festival nel mese di giugno), oltre a essere preferita anche dagli adolescenti per i numerosi locali di tendenza. La quantità di servizi disponibili è infatti molto vasta e si parte dai parchi divertimento, tra i quali spicca il più grande d’Italia per estensione, Mirabilandia, fino ad arrivare ad attrazioni come l’Italia in miniatura di Rimini. Mirabilandia è ormai uno dei parchi di divertimento più famosi d’Italia, aperto dal lontano 1992 e forte di numerose attrazioni, tra le quali anche diverse a tema acquatico. Decisamente più estivo è l’Acquafan di Riccione, forse il più celebre della riviera e quello più esplicitamente estiLa spiaggia di Gabicce Mare vo, situato nella città più giovanile e mondana. Riccione è infatti diventata nel dopoguerra, e quindi in concomitanza con lo sviluppo del settore turistico, una vera e propria passerella per personalità italiane e straniere. Qui trovano peraltro sede alcune tra le più famose discoteche della riviera e d’Italia, come il Cocorico, recentemente entrata nella top 20 delle discoteche più famose al mondo. Anche il Papeete Beach di Milano Marittima, allo stesso tempo stabilimento e locale, è una mecca dell’intrattenimento italiano, tra i locali più visitati. Insomma, dalla crisi degli anni ‘80, dalla mancanza di proposte che sembrava aver decretato la fine di questa sfruttatissima costiera, le cose sono cambiate e le Il Porto Canale Leonardesco di Cesenatico proposte si sono rinnovate. 47
I delfini del Parco Oltremare di Riccione
Tanto che oggi, tra alti e bassi, la riviera romagnola resta la meta di mare più ambita dagli italiani, anche al di sopra della Sardegna, che pur si attesta al secondo posto. Prima, certo, ma nella classifica della celebrità e non in quella del ‘trendy’. Infatti oggi le mete turistiche oltre a offrire servizi e attrattive, devono anche occuparsi di una sorta di indice di ‘ricercatezza’ nel quale, sembra, la riviera romagnola perde punti rispetto ad altre regioni come la Puglia e la Sardegna. Ci si riferisce, ovviamente, alla presenza di locali e strutture con un profilo sì alto, ma allo stesso tempo caratterizzato da una particolare cura del lifestyle. Insomma, la riviera romagnola era e resta il mare più ambito e più popolare, la località con maggiori servizi, con un ottima percentuale di riempimento delle strutture, ma risente ancora degli strascichi di quel terribile decennio di cementificazione (come altri regioni d’Italia, come la Liguria ad esempio) e dalla stratificazione di strutture obsolete, esplose a seguito del boom e poi rimaste indietro zavorrando, senza arricchire, la proposta della riviera più celebrata d’Italia.
Misano Adriatico
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Foto vincitrice del premio speciale Euronics 2014 - tema “Bianco e nero”: Rocca di Vignola, di Lara Zanarini (Opera propria) Licenza CC BY-SA 3.0, attraverso Wikimedia Commons
Euronics e Wikimedia Italia insieme per sostenere e valorizzare il patrimonio artistico italiano Partecipa al grande concorso fotografico
Il concorso si svolgerà dall’1 al 30 settembre 2015 Scopri tutti i dettagli sul sito wikilovesmonuments.wikimedia.it A ottobre 2015 saranno proclamati i vincitori PREMIO SPECIALE EURONICS
EURONICS, IN COLLABORAZIONE CON CANON, È PARTNER TECNICO UFFICIALE DELLA QUARTA EDIZIONE DI WIKI LOVES MONUMENTS ITALIA. Euronics e Canon per l’occasione istituiscono un premio speciale: “La memoria dei luoghi”. La competizione è dedicata in esclusiva a una selezione di immagini che ritraggono i luoghi dell’Emilia Romagna colpiti dal sisma del 2012, con lo scopo di documentarne la memoria, con fotografie precedenti e successive al 2012. Il premio nasce grazie alla collaborazione tra Wikimedia Italia e APT Servizi Emilia Romagna - Unione di Prodotto Città d’Arte, Cultura, e Affari dell’Emilia Romagna e il Ministero dei beni e delle Attività Culturali e del Turismo per l’Emilia Romagna. Partner di Wiki Loves Monuments
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SAN MARINO
La Torre dell’Orologio di San Marino, Borgo Maggiore
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Uno Stato nello Stato di Andrea Amoroso
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a leggenda fa risalire la fondazione della Repubblica a un tagliapietre originario di Arbe, in Dalmazia, di nome Marino. Egli giunse a Rimini nel 257 d.C. dove lavorò fino a quando, per sfuggire alle persecuzioni contro i cristiani ad opera dell’Imperatore Diocleziano, dovette fuggire. Si rifugiò sul Monte Titano. Personalità carismatica e taumaturgo, sul monte Marino riuscì a coagulare intorno a sé una piccola comunità di cui divenne il punto di riferimento. Il Monte Titano gli fu donato dalla proprietaria, Donna Felicita (o Felicissima) per ringraziarlo di aver guarito il figlio malato. C’era il territorio, c’era la popolazione. Il senso di coesione e indipendenza fu trasfuso alla comunità da Marino. Si narra che le sue ultime parole prima di morire fossero: “Vi lascio liberi da entrambi gli uomini” riferendosi al Papa e all’Imperatore. Era il 301 d.C. e il seme dell’indipendenza era stato gettato. Poiché il terreno era fertile, germogliò. Furono molte le situazioni pericolose che nei secoli il popolo del Monte Titano seppe fronteggiare consolidando la propria autonomia. Due volte la Repubblica di San Marino fu occupata militarmente, ma solo per pochi mesi: nel 1503 da Cesare Borgia detto il Valentino e nel 1739 dal Cardinale Giulio Alberoni. Dal Borgia riuscì a liberarsi per la morte del tiranno.
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Dal Cardinale Alberoni seppe sottrarsi con la disobbedienza civile, chiedendo giustizia al Sommo Pontefice, che riconobbe il buon diritto di San Marino all’indipendenza per volontà del suo popolo. Napoleone nel 1797 offrì ai sammarinesi amicizia, doni e l’estensione del territorio fino al mare. I Sammarinesi furono grati per l’onore di tali elargizioni, ma rifiutarono con istintiva saggezza l’ampliamento territoriale “paghi dei loro confini”. Così piccola nelle dimensioni, l’antica repubblica ha una grande storia ed è stata protagonista di vicende meritevoli di essere menzionate, come il cosiddetto episodio garibaldino: nel 1849 il Generale Giuseppe Garibaldi, capo militare dei rivoluzionari che stavano combattendo per unificare l’Italia, si rifugiò a San Marino con circa 2.000 soldati per sfuggire alle armate dell’Austria e di Roma. Tutti trovarono rifugio nel territorio sammarinese. Le autorità riuscirono a evitare l’ingresso delle truppe austriache dando tempo ai garibaldini di lasciare il territorio senza spargimento di sangue. Non di meno, il piccolo stato suscitò la simpatia del presidente Lincoln, che, nel 1861 scrisse “Benché il Vostro dominio sia piccolo nondimeno il Vostro Stato è uno dei più onorati di tutta la storia”. San Marino vanta una tradizione di ospitalità eccezionale in tutti i tempi.
Piazza della Libertà, San Marino
In questa terra di libertà non furono infatti mai negati il diritto d’asilo e l’aiuto ai perseguitati, di qualunque condizione, provenienza o idea. Durante la seconda guerra mondiale San Marino fu Stato neutrale, e benché avesse al tempo una popolazione di appena 15.000 abitanti, accolse e diede rifugio a 100.000 sfollati provenienti dal territorio italiano limitrofo che era soggetto a bombardamento. Oggi, San Marino ha un’estensione territoriale di 61,19 km² popolati da 32.538 abitanti. È uno dei meno popolosi fra gli Stati membri del Consiglio d’Europa e delle Nazioni Unite. La capitale è Città di San Marino che conta appena 4.211 abitanti ed è soltanto la terza città della nazione, ma sarebbe più giusto definirla castello poiché così sono chiamate le unità amministrative in cui è divisa la Repubblica e sono in totale ben nove. La lingua ufficiale è l’italiano. Tuttora sono circa 17.000 i sammarinesi residenti all’estero; quindi in totale, i cittadini sammarinesi sono 45.231. I residenti all’estero vivono soprattutto in Italia, fra Emilia-Romagna e Marche. In tutto il mondo sono presenti comunità di sammarinesi ufficialmente riconosciute dal Consiglio dei XII, la più grande delle quali è quella di Detroit con circa un migliaio di aderenti. A tali comunità aderiscono attualmente 6.695 persone. 52
Tra questi ad esempio il famoso cantante Little Tony, sanmarinese che non ha mai richiesto la cittadinanza italiana pur avendo sempre vissuto in Italia. A capo dello stato vi sono i capitani reggenti; sono due ed entrano in carica il primo aprile e il primo ottobre di ogni anno; esercitano collegialmente le loro funzioni e possono opporsi reciprocamente per eventuali decisioni assunte individualmente con diritto di veto; presiedono il Consiglio grande e generale, il Consiglio dei XII e il Congresso di Stato; hanno diritto al titolo di Eccellenza. L’esercizio della funzione di capo di Stato da parte di due individui, come la ridotta durata del mandato (soltanto sei mesi), deriva direttamente dalle istituzioni dell’antica Roma repubblicana, retta da due consoli. Questa particolarità è condivisa con il Principato di Andorra, che è retto congiuntamente dal vescovo spagnolo di La Seu d’Urgell e dal Presidente della Repubblica francese. Va tuttavia sottolineato come ad Andorra le cariche siano prettamente onorifiche e la sede dei capi di Stato (non andorrani) non sia situata nel Paese. San Marino ha perciò il primato mondiale di avere il capo dello Stato - in questo caso due persone - con il minor periodo di durata. Nel 2013 si è svolto un referendum per l’eventuale adesione all’Unione europea, che però non ha visto raggiungere il quorum necessario per essere convalidato.
La funivia che collega il centro storico di Città di San Marino a Borgo Maggiore
Pur non facendo dunque parte dell’Unione Europea, San Marino adotta l’euro come moneta ufficiale ed anche se per la maggioranza sono distribuite correntemente monete coniate in Italia, viene coniato un limitato quantitativo di monete sammarinesi aventi interesse soprattutto numismatico. L’economia è fondata sui settori industria, finanza, commercio e turismo. Nel 2012 sono stati ospitati oltre 2 milioni di turisti. Le principali attività sono l’intermediazione finanziaria, l’attività bancaria, l’industria leggera, l’emissione di francobolli e di monete da collezione e la produzione di ceramica. L’agricoltura, fonte economica basilare fino agli anni sessanta, produce vino e formaggi. La Repubblica, che sino al 2000 poté contare su un costante avanzo di bilancio, ha affrontato un periodo di recessione che ha reso necessari interventi volti a ridurre il debito pubblico. Nonostante il periodo economico sfavorevole San Marino presenta ancora uno dei più bassi tassi di disoccupazione d’Europa: a gennaio 2011 il tasso di disoccupazione è stato del 5,5% contro l’8,6% italiano ed una media europea del 9,5%. San Marino deve importare tutta la sua energia dall’Italia. Dalla chiusura della cava del monte Titano non ha più risorse minerarie. Un piccolo stato con una grande storia, una grande identità nazionale da difendere e valorizzare. 53
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San Marino è ricca di chiese e basiliche anche molto antiche come la Basilica di San Marino e quella di San Pietro che ospita il giaciglio del santo fondatore ed è l’edificio più grande dello stato. E’ ricca di musei e attività culturali, presente nello sport, con una sua nazionale di calcio e una squadra di baseball, nonché, fino a pochi anni fa, di un suo gran premio di formula 1 (sul circuito di Imola). A partire dal 2008 il centro storico è stato inserito dall’UNESCO tra i patrimoni dell’umanità, in coppia con il Monte Titano. La motivazione data dal comitato parla di “testimonianza della continuità di una repubblica libera fin dal Medioevo”. In particolare sono stati iscritti nel patrimonio: torri, mura, porte e bastioni, la basilica di San Marino dell’Ottocento,
alcuni conventi del XIV e XVI secolo, il Teatro Titano del XVIII secolo ed il Palazzo Pubblico del XIX secolo. Una meta ambita per tutto quanto sopra citato, ma una meta non solo turistica, molti, visto il regime fiscale agevolato rispetto a quello italiano e non solo, ne cercano residenze e cittadinanza, ragion per cui sia lo stato italiano che quello sammarinese controllano e monitorano con cura tale flusso di richieste. Un’ultima peculiarità di San Marino, per taluni probabilmente degna di nota: dal 3 ottobre 2007, sulla spinta dell’Associazione sammarinese protezione animali (APAS), la Repubblica ha vietato la sperimentazione animale nel suo territorio, risultando così il primo Stato ad abolire per legge tale pratica scientifica. 55
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Museo dedicato alla figurina
MUSEI DELL’EMILIA ROMAGNA
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on oltre cinquecento fra musei, raccolte e istituti culturali, in gran parte appartenenti agli enti locali, l’Emilia-Romagna propone a turisti e visitatori temi diversisissimi: dal cibo alla musica, dall’arte al teatro di figura, dal collezionismo all’archeologia, dalle testimonianze della cultura rurale all’artigianato. Nel sistema museale coesistono tradizione e nuove fondazioni, grandi collezioni d’arte e dimore storiche, ecomusei, castelli, musei all’aperto e musei d’impresa, luoghi e spazi nei quali rivive la memoria dei protagonisti della storia e della cultura locali e nazionali. Bologna è la sede, tra gli altri, del Museo internazionale e biblioteca della musica, un’istituzione museale e bibliotecaria inaugurata nel 2004 in cui è raccolto, in uno spazio illustre per storia e pregio artistico, il principale patrimonio bibliografico, iconografico-musicale e organologico della città. Tra le innumerevoli “storie musicali” che i documenti consentono di narrare, l’allestimento museale ha scelto di presentare quella del suo principale artefice, Martini, e dei suoi amici e corrispondenti. A Piacenza, il Collegio Alberoni è un seminario dotato di una pinacoteca, un osservatorio astronomico, un museo di scienze naturali, una biblioteca e la chiesa di San Lazzaro. Deve il suo nome al Cardinale Alberoni che, dopo il sostegno fornito a Clemente XII, fu nominato amministratore dell’ospedale di San Lazzaro di Piacenza, nel 1740. L’ospedale era una fondazione medioevale a beneficio dei lebbrosi. Essendo la malattia scomparsa dall’Italia, Alberoni ottenne il consenso del Papa per la soppressione dell’ospedale, che era caduto in stato di grande disordine, e istituì al suo posto un collegio per l’educazione al sacerdozio di settanta ragazzi poveri, con il nome di Collegio Alberoni. Il Collegio aprì il 18 novembre del 1751 e fu affidato alla gestione dei Padri della Congregazione della Missione di San Vincenzo de’ Paoli. Alla sua morte il Cardinale Alberoni lasciò una somma di 600.000 ducati in dote al seminario da lui fondato. Museo internazionale e biblioteca della musica 57
A Parma si trova il castello dei burattini, museo presente nel complesso storico del monastero di San Paolo in cui sono esposti burattini, marionette, e altri oggetti di scena. Affacciato sul giardino segreto, nacque grazie alla ricca collezione di Giordano Ferrari. Il Museo del Tricolore si trova a Reggio Emilia ed è ospitato nel Municipio. Qui è ricostruita la storia del tricolore italiano, che venne adottato per la prima volta proprio a Reggio Emilia il 7 gennaio 1797 come bandiera della Repubblica Cispadana, ispirato al modello di quella francese, che all’epoca era un simbolo di libertà contro gli stati dell’ancien régime. Qui sono conservati documenti e cimeli che vanno dall’arrivo di Napoleone Bonaparte a Reggio fino alla Restaurazione (tra cui le chiavi della città donate a Napoleone stesso e il proclama del Senato del 26 agosto 1796 che istituisce la Repubblica Reggiana) e altri del successivo periodo risorgimentale. Sono anche presenti in gran numero bandiere tricolori degli Stati preunitari italiani. Di grande importanza è il Museo archeologico nazionale di Ferrara, ospitato presso il Palazzo Costabili, detto anche palazzo di Ludovico il Moro. Sebbene incompiuto costituisce a pieno titolo uno dei maggiori capolavori dell’architetto Biagio Rossetti. Secondo un’ipotetica tradizione, il duca di Milano Ludovico il Moro, per sfuggire alle minacce incombenti che si andavano profilando sulla sua persona, avrebbe deciso di edificarsi una sontuosa dimora nella tranquilla capitale estense, città d’origine della sua sposa Beatrice d’Este, ed affidò all’ambasciatore della città meneghina presso la corte d’Este il compito di provvedere a costruire tale edificio. I lavori vennero affidati al grande architetto Biagio Rossetti che iniziò la costruzione della dimora nel 1495 mentre i lavori terminarono già nel 1504. Il palazzo venne edificato sull’antica Via della Ghiara, così chiamata per via dei residui sabbiosi lasciati da uno dei rami del Po che un tempo scorreva in quella zona, e rappresenta le storiche alleanze politiche che a quei tempi intercorrevano fra Ferrara e Milano, evidenziate in modo particolare dalle parentele di Ludovico il Moro con gli Este, sia come marito di Beatrice d’Este e sia come zio di Anna Maria Sforza, prima moglie di Alfonso I d’Este. A Ravenna, nel Palazzo Arcivescovile, ha sede il museo arcivescovile: fondato nel 1734, è il primo museo diocesano sorto in Italia. Museo archeologico nazionale 58
Museo dell’Aviazione di Rimini
Nei primi decenni del XVIII secolo, il vescovado decise di demolire e poi ricostruire ex novo la cattedrale medioevale di Ravenna. L’edificio ospitava molti oggetti d’arte appartenenti alla precedente cattedrale paleocristiana, sorta quando la capitale dell’Impero romano era stata trasferita da Milano. I mosaici, le epigrafi, i capitelli e le lapidi furono asportati. L’arcivescovo Maffeo Nicolò Farsetti (1727-1741) decise di non ricollocarli nella nuova chiesa, ma di raccoglierli in un luogo apposito. Il percorso espositivo, costituito da quattro sale, è molto suggestivo, poiché si alternano in esso ambienti storici, reperti archeologici e opere d’arte. Completa la visita la torre romana detta Salustra, dove è esposta: la Cattedra vescovile di Massimiano (VI secolo), in avorio. Forlì è sede dell’Armeria Albicini, museo civico che porta il nome della nobile famiglia forlivese che donò la raccolta al comune. Questa, frutto in gran parte di ricerche nelle antiche rocche forlivesi condotte dall’erudito marchese Raffaello Albicini e dal figlio Livio, fu costituita nel 1905. Essa consta di 410 pezzi che vanno dal XV secolo in poi in gran parte trovate nel territorio forlivese. È costituita da falcioni, picche, alabarde, partigiane ronconi, mazze ferrate, balestre, corazze, maglie di ferro, celate, borgognotte, bacinetti, morioni, frontali del cavallo, spadoni, spade, coltellacci, pugnali e sciabole. A Rimini infine troviamo il Parco Tematico & Museo dell’Aviazione di Rimini, importante centro museale situato sulle prime colline dell’entroterra e inaugurato nel 1995. Del Parco fanno parte il Museo dell’Aviazione, il Museo dell’Aeromodellismo storico, il Centro Studi sulla Linea Gotica (Battaglia di Rimini) e l’Associazione Culturale “Sulle Ali della Storia”. Con la sua superficie espositiva di circa 100.000 m² e la sua collezione di oltre 50 velivoli originali, mezzi contraerei e corazzati, modelli volanti in scala, divise e tute da volo, documenti, decorazioni e medaglie, è la più grande struttura di questo genere in Italia. L’offerta museale emilianoromagnola è in assoluto tra le più variegate per temi di interesse e, pur non citando obbligatoriamente i musei più visitati, o più antichi, o più “rinomati”, rimane evidente il valore dei palazzi, delle pinacoteche e dele istituzioni di grande interesse storico, architettonico, territoriale e sociale che costellano la regione. Castello dei burattini 59
PARK HOTEL ARGENTO**** Aria frizzante, i primi raggi di sole, le giornate che iniziano ad allungarsi... Il verde argenteo degli ulivi, il blu del cielo e l’azzurro del mare vi accolgono in questo angolo di Liguria per offrirvi un’esperienza indimenticabile. Situato in posizione panoramica, a 800mt dal centro di Levanto e a pochi minuti a piedi dalla stazione ferroviaria, il Park Hotel Argento dispone di 40 camere e 7 suite spaziose e luminose e di una piscina esterna non riscaldata con zona idromassaggio. Il nostro centro benessere con sauna, bagno turco, docce emozionali e zona relax vi attende con i numerosi trattamenti viso e corpo della linea Natùrys per regalarvi momenti di relax da assaporare immersi nella straordinaria cornice naturale dei monti circostanti. La prima colazione e la cena sono servite nell’ampia sala ristorante con annessa terrazza. Lo Chef Matteo Guastini saprà deliziare i palati dei suoi ospiti con gustosi piatti locali ed internazionali da lui sapientemente rivisitati, per assicurarvi una vacanza dal sapore unico.
PARK HOTEL ARGENTO
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( 1884 - 1972 ) - 33° Presidente USA
Lamborghini in Piazza Maggiore, Bologna
industria & commercio di Stefano Di Pino
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’Emilia-Romagna è considerata una delle regioni più ricche d’Europa, con tassi d’occupazione piuttosto elevati e un PIL invidiabile. In questa vera e propria isola felice d’Italia la crisi ha avuto una ricaduta inevitabile, ma è doveroso confrontare questa discesa al resto d’Italia e il risultato era e resta largamente positivo. L’ampia occupazione – soprattutto in tempi di disoccupazione - ha inciso sulla presenza degli immigrati, che nelle province di Reggio Emilia, Piacenza e Modena ha raggiunto una percentuale a due cifre. Oltre a situazioni particolarmente felici come Bologna, l’Emilia Romagna è un vero e proprio insieme di città floride, tutte inanellate sulla direttrice autostradale che dalle coste adriatiche affonda verso le terre lombarde. Anche Parma e Modena, ad esempio, sono città ricchissime, in cima alle classifiche e seconde solo alla vera metropoli d’Italia, Milano, e alla singolarissima Biella, una vera e propria oasi piemontese. Ciononostante Bologna è stata più volte insignita della targa di città con il più alto tenore di vita, e considerando i dati economici si può ben dire che l’intera regione è una delle più ricche d’Europa e senz’altro una delle prime d’Italia a livello economico. L’economia regionale, dunque, si può dire ben sviluppata, con le piccole aziende ben radicate sul territorio al punto da diventare, come è accaduto per grandi marchi oggi di levatura internazionale, decisamente ‘grandi tra le grandi’. Nella regione sono molto diffuse le cooperative, soprattutto nelle province di Reggio Emilia, Modena, Bologna e Forlì-Cesena.
Int Il museo Ferrari di Maranello
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Il potere economico della regione risulta evidente già da un semplice confronto dei dati regionali dei macro settori economici con quelli nazionali, che mette in luce come nella regione il peso del settore industriale sull’economia regionale sia superiore al dato nazionale, a sottolineare quindi la forte vocazione industriale dell’Emilia-Romagna. La collocazione regionale, forte della più grande pianura italiana, oltre che dei terreni tra i più fertili e produttivi dell’intera penisola, si può dire assolutamente adatta all’indole agricola che la contraddistingue. L’Emilia Romagna può infatti contare su un forte sviluppo della pianura Padana e del versante romagnolo, con numerosi prodotti DOP e IGP coltivati in regione ed esportati in tutto il mondo. La fertilità di questa zona ha come diretta conseguenza un rapporto tra raccolto e seminato tra i più alti d’Italia, ma è tutto frutto di lavori di bonifica cominciati in epoche anche remote, di una specialistica rete d’irrigazione e canalizzazione, forte della presenza sul territorio di grandi aziende di macchinari agricoli come Goldoni e Landini.
Lo stabilimento Barilla di Pedrignano
Nel corso del tempo, la tendenza cerealicola dell’agricoltura regionale ha ceduto il passo (a causa dell’oscillazione dei prezzi) alla coltivazione del mais, ma la regione resta comunque un importante granaio nel cuore della nazione. Ad aggravare la condizione precaria generata dalla crisi globale, ha contribuito nel 2012 la farfalla Pyrausta purpuralis, il cui attacco ha determinato una produzione in molti casi inquinata da microtossine; tutto si è risolto con la distruzione delle coltivazioni, ma le ricadute sul mercato sono state pesanti. Anche nel campo della coltura fruttifera la regione ha picchi di eccellenza, con una produzione di primo livello di mele, albicocche, ciliegie, susine, pere, pesche. In tempi di veganesimo e vegetarianesimo questi dati sono significativi in ambito economico, e ancora di più lo sono quelli relativi alle verdure: la produzione di insalate, finocchio, pomodori, lattuga, rapa, ravanello, carote, patate, zucchine, zucche, peperoni, cetrioli e molti altri ortaggi sono ai primi posti in Italia, con un primato nazionale storico nella produzione di barbabietola da zucchero.
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Come tutti sanno, inoltre, tutte le maggiori aziende alimentari hanno sede in Emilia ed è anche per questo che il Ministero delle Politiche agricole e alimentari, in collaborazione con la regione Emilia-Romagna, ha riconosciuto 184 prodotti emiliani e romagnoli come ‘tradizionali’. Chi è mai passato in Emilia, anche solo in autostrada, sa che il settore industriale è fondamentale: lo skyline dell’A1 è corredato da numerosissime fabbriche di spessore internazionale. La Ferrari di Maranello, ad esempio, è il marchio automobilistico per eccellenza, la più conosciuta al mondo e anche la più apprezzata. Nel settore industriale, poi, emergono – in senso positivo – tutte le caratteristiche singolari delle province. Se a Modena, Reggio Emilia e Bologna sono molto diffuse le industrie meccaniche con nomi illustri come Ducati, Italjet, Moto Morini, Maserati, Pagani, Lamborghini e la già citata Ferrari, Parma è l’eccellenza dell’industria alimentare, con marchi di dimensioni mondiali come Barilla e Parmalat. A livello economico si può dunque dire che la regione sia presente
Stabilimento Maserati di Modena
in ogni settore produttivo, dal chimico, specifico della zona di Ravenna, al meccanico, che ha centri d’eccellenza nella zona centrale dell’Emilia, fino ad arrivare al tessile e all’elettronico. Importanti anche le ceramiche di Faenza, mentre per il settore editoriale resta Panini nella zona modenese. Piacenza è, infine, un fondamentale centro di smistamento. Indubbiamente, poi, il settore turistico rappresenta una delle più consistenti entrate a livello regionale, soprattutto per quanto riguarda l’ambitissima riviera romagnola, con stime che sfiorano gli 11 milioni di presenze l’anno. La regione Emilia Romagna, poi, è storicamente un centro di snodo delle merci, centro nevralgico dello smistamento commerciale e polo di transito più importante del paese. Per questo motivo la sua città cardine, Bologna, è un nodo ferroviario di primaria importanza e la sua stazione merci è la più grande d’Italia come volume di traffico. La base dell’economia emiliana, dunque, sta proprio nella sua posizione strategica che la rende terra di passaggio e quindi sempre al passo con i tempi.
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“LaFerrari” è un’autovettura supersportiva ad alimentazione ibrida prodotta dalla Ferrari
terra di motori
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’Emilia-Romagna è ormai ribattezzata come la “terra dei motori”, o Motor Valley. Qui la passione per i motori ha superato qualunque cosa e ha valicato persino i confini del turismo, diventando una vera e propria attrazione: gli itinerari in chiave due o quattro ruote abbracciano un insieme di possibilità grazie a 13 musei, 12 collezioni private, quattro autodromi, 11 kartodromi, 188 team sportivi e circuiti internazionali per test drive. In quale altro posto del mondo esiste una concentrazione di miti motoristici di questo livello? Qui un vero e proprio universo ruota attorno ai motori, caratterizzato da una avanzata ricerca, una qualificata produzione di auto e moto, sia sportive che da competizione, di recupero motori e auto d’epoca, da una vivace attività formativa a livello professionale e universitario. E poi ci sono gli eventi per la divulgazione delle tecnologie più avanzate, le manifestazioni sportive internazionali, le piste di prova, gli autodromi, i musei e le collezioni private e molto altro ancora. Nell’Emilia, insomma, si assiste a un vero e proprio fenomeno di “turismo dei motori”. Ma vediamo quali sono le principali case di produzione che hanno reso questa terra famosa in tutto il mondo e soprattutto chi sono i personaggi storici che le hanno ideate. Ferruccio Lamborghini, classe 1916, era originario della provincia di Ferrara. Inizialmente meccanico presso un’azienda bolognese di mezzi per l’esercito, riuscì a concretizzare la propria passione per i motori e fondò una propria azienda, che dapprima fabbricava trattori e macchinari agricoli, ma che poi, dal 1963, iniziò a produrre le ormai famose
La Maserati MC12
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autovetture marchiate dal toro (segno zodiacale di Ferruccio), prime tra tutti i modelli 350 GT e la Miura. A Funo di Argelato (in provincia di Bologna), si trova il Museo Ferruccio Lamborghini che ripercorre la storia delle scuderie diventate un’eccellenza per il design italiano dei motori e che rappresentano lo stile italiano nel mondo. Alfieri Maserati è di un’altra generazione e ha altre origini: nato a Voghera nel 1887, fu un talentuoso pilota, tecnico e costruttore. Eppure insieme al fratello inaugurò la propria casa automobilistica proprio a Bologna e qui brevettò anche una candela di accensione in mica più resistente di quelle usate fino a quel momento. Nel 1926 finalmente Alfieri riuscì a fabbricare la propria auto da corsa, contraddistinta dal marchio raffigurante il tridente di Nettuno. Dopo i mitici modelli Tipo 60 e Bora, la casa automobilistica ha festeggiato nel 2014 i suoi 100 anni in forte ripresa, con l’elegante vettura Maserati Alfieri. Presso il Museo Umberto Panini (altro grande personaggio dell’Emilia Romagna industriale) a Modena è possibile ammirare ancora oggi le 19 autovetture storiche, come la Berlinetta di Pininfarina, la 5000GT di Allemano o la Mistral,
Valentino Rossi e la Ducati Desmosedici GP12
che grazie all’imprenditore Panini sono rimaste patrimonio culturale del territorio emiliano. Enzo Ferrari, forse il più famoso emiliano, è stato un personaggio poliedrico e passionale: fin dalla tenera età (nasce nel 1898) il suo obiettivo fu quello di realizzare qualcosa di grande e di farlo nel mondo delle auto e dello sport. Per questo si dedicò al lavoro in officina e agli studi ingegneristici sui motori fino a che, nel 1939, riuscì a coronare il suo sogno. Enzo lanciò sul mercato le celebri e potenti auto contraddistinte dal marchio del cavallino rampante, scelto perché avuto in dono dalla madre dell’aviatore Francesco Baracca. Le vetture, conosciute per il colore rosso fiammante, sono diventate auto di lusso ed esclusivi oggetti di design, con costi elevatissimi. Quello della Ferrari è ovviamente il marchio a cui si pensa immediatamente nel binomio motori-Emilia Romagna. La storica casa automobilistica è di casa a Maranello, in provincia di Modena, dove si trova il suo quartier generale: qui le visite guidate agli stabilimenti sono riservate ai soli clienti e sponsor ufficiali o agli iscritti Scuderia Ferrari Club, in giornate dedicate. 68
Alfa Romeo 6C 2500 TOURING, esemplare esposto nella Collezione Righini
Per il comune turista o appassionato è possibile visitarne solo l’esterno, ma ci sono il Museo Ferrari, a Maranello, e il Museo Casa Enzo Ferrari, a Modena, con cinquemila metri quadrati di superficie dedicati a Enzo Ferrari e all’automobilismo sportivo. Sempre nel modenese si può visitare la collezione privata di Mario Righini, nel Castello di Panzano a Castelfranco Emilia, che ospita la 815 del 1940, la prima macchina costruita da Enzo Ferrari. Ma non c’è solo il rosso Ferrari. Nell’alveo di musei e collezioni si possono visitare il Museo Ducati a Bologna, o a San Martino in Casola la collezione di Bruno Nigelli che custodisce oltre 300 moto d’epoca con modelli rari e pezzi unici. Presso il Museo dell’automobile a San Martino in Rio (Reggio Emilia) si può ammirare la Zedel Laundalet del 1910, appartenuta a Margherita di Savoia, moglie di Umberto I. A Modena c’è poi anche il Museo dell’auto storica Stanguellini, costruttore di auto da corsa, dove è possibile ammirare autovetture, motori, accessori, fotografie, riviste e materiale pubblicitario dell’epoca. L’Emilia, infine, è anche terra d’autodromo: nell’Enzo e Dino Ferrari di Imola, dove si svolgono alcune tra le più importanti manifestazioni motoristiche, è possibile seguire la maggior parte del tracciato percorrendo strade pubbliche. Inoltre, circondato dall’autodromo e aperto al pubblico, c’è il Parco delle Acque Minerali, con il monumento ad Ayrton Senna. Ferrari, Lamborghini, Maserati, le mitiche Morini, Malaguti e Ducati, i circuiti di Imola e Misano, sono solo alcuni dei nomi che hanno fatto di questa terra un luogo di fascino, di passione, e di vittorie per milioni di persone in tutto il mondo.
Lamborghini Huracán
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Sede di Bologna - Banca Fideuram e Sanpaolo Invest
Banca Fideuram in Emilia Romagna Il gruppo Banca Fideuram è leader di mercato nella consulenza finanziaria: • è presente in Italia con più di 5 mila private banker, appartenenti alle due reti di distribuzione Fideuram e Sanpaolo Invest; • amministra una ricchezza finanziaria di più di 96 miliardi di euro per conto dei suoi 641 mila clienti. Fideuram offre un servizio di consulenza finanziaria evoluto e ha una gamma prodotti sempre al passo con l’evoluzione delle esigenze della clientela. Nel risparmio gestito collabora con le più prestigiose case di asset management internazionali, in una logica di architettura aperta. Nel risparmio amministrato offre servizi bancari completi e di private placement. Offre servizi fiduciari tramite una società dedicata, Fideuram Fiduciaria, oltre a servizi di consulenza fiscale, legale e immobiliare, grazie a importanti partnership con le principali società specializzate.
Fideuram e Sanpaolo Invest in Emilia Romagna Banca Fideuram è presente in Emilia Romagna con 355 private banker e 14 manager che operano presso 10 sportelli bancari e 31 uffici di promotori finanziari. I promotori Fideuram amministrano nella regione una ricchezza finanziaria di circa 8 miliardi di euro per conto di circa 52 mila clienti. Sanpaolo Invest è presente in questa regione con 105 promotori e 4 manager che amministrano in Emilia Romagna una ricchezza finanziaria di circa 1,5 miliardi di euro per conto di più di 10 mila clienti.
Sede di Forlì - Banca Fideuram
Il modello di consulenza Banca Fideuram, pioniera sul mercato italiano per aver offerto la consulenza finanziaria in modo gratuito a tutti i suoi clienti, garantisce in ogni momento la massima assistenza nelle scelte di investimento e il massimo livello di tutela previsto dalla normativa vigente attraverso un modello di consulenza scalabile che include: il servizio di “consulenza base” e il “servizio di consulenza evoluta Sei“, quest’ultimo anche nella versione dedicata alla clientela Private. Il servizio di “consulenza base”, offerto gratuitamente a tutti i clienti, prevede la profilatura finanziaria e l’analisi preventiva di adeguatezza – in termini di rischiosità, liquidabilità, concentrazione ecc. – di ogni singola operazione rispetto all’intero portafoglio detenuto dal cliente. L’ampiezza dei criteri presi in considerazione dal modello posizionano il servizio di consulenza base ai vertici del mercato. Ai clienti con esigenze più complesse è dedicato il “servizio di consulenza evoluto Sei”, che: • permette un’allocazione delle risorse patrimoniali nelle sei aree di bisogno della clientela: protezione, liquidità, riserva, investimento, previdenza ed extra-rendimento; • consente il controllo ex ante ed ex post dei principali fattori di rischio, sia in relazione al patrimonio gestito presso Banca Fideuram, sia per le risorse detenute presso altri intermediari. I riscontri ottenuti dalla clientela sono molto positivi: Fideuram ha raggiunto più di 27 miliardi di masse sotto consulenza Sei e di circa 62 mila clienti hanno sottoscritto il servizio.
Sede di Rimini - Banca Fideuram
Sede di Modena - Banca Fideuram
I clienti private Fideuram presta particolare attenzione al segmento dei clienti private, per i quali l’assistenza, oltre ad un supporto nella pianificazione finanziaria, va estesa anche a bisogni non strettamente finanziari, quali ad esempio l’ottimizzazione fiscale, le tematiche successorie legate al passaggio generazionale, i servizi fiduciari e di asset protection, la tutela del tenore di vita. Questi temi, validi per molti clienti, lo sono ancor di più per un cliente private in quanto al crescere dell’importanza del patrimonio queste esigenze di protezione diventano prioritarie. Fideuram conta oggi più di 36 mila clienti private e più di 46 miliardi di euro in gestione per questo segmento. A clienti singoli o gruppi familiari con una ricchezza finanziaria superiore ai 2,5 milioni di euro è dedicata la Service Line Private, con centri a Torino, Milano, Brescia, Padova, Bologna, Firenze, Roma e Catania. A partire da aprile 2013 in Banca Fideuram è poi disponibile Sei Private, una versione potenziata del servizio di consulenza evoluta, personalizzato sulle specifiche caratteristiche della clientela private.
Sede di Faenza - Banca Fideuram
Dove siamo BANCA FIDEURAM ARGENTA UFFICIO PB
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Passaggio generazionale: soluzioni Quello del passaggio generazionale è un tema sul quale Banca Fideuram punta con grande decisione. La ragione è semplice. Basti pensare che nel nostro paese ogni anno sono circa 80 mila le imprese a controllo familiare coinvolte in un ricambio generazionale, che due aziende su tre non sopravvivono a questo passaggio e che i problemi di successione costituiscono la seconda causa di cessazione di un’attività imprenditoriale. Questo perché gli imprenditori si focalizzano spesso sull’attività della loro impresa, sottovalutando la fase successoria e contando sul buon senso degli eredi. Per proteggersi dai rischi è quindi necessaria una corretta pianificazione. Gli strumenti a disposizione sono tanti e ciascuno ha vincoli e vantaggi. La priorità resta il testamento e, almeno nelle situazioni più semplici, si può optare per prodotti assicurativi, patti di famiglia o donazioni: basti pensare che la combinazione efficiente di due o tre strumenti tra quelli elencati risolve l’80% delle successioni; per i casi più complessi occorrono soluzioni più articolate, quali trust e holding. Per far fronte al passaggio generazionale Banca Fideuram offre ai clienti un servizio di analisi e supporto gratuito. Restano in carico al cliente solo le spese notarili e per consulenze fiscali legate ai prodotti assicurativi.
Sede di Parma - Banca Fideuram
Sede di Cesena - Banca Fideuram
Fideuram Mobile Solution Fideuram Mobile Solution fornisce in mobilità gli strumenti di supporto alla consulenza. Questo vuol dire flessibilità, risparmio di carta, riduzione degli inserimenti manuali, maggiore velocità e semplicità nella finalizzazione delle operazioni. Una volta predisposta una proposta commerciale approvata dal cliente, un unico ambiente applicativo consente al private banker di completare le verifiche di adeguatezza e mandare in esecuzione gli ordini. Il tutto senza utilizzo di carta poiché, se il cliente lo desidera, può apporre la sua firma elettronica con gli strumenti già utilizzati per l’operatività online. Il successo di questa novità è dimostrato dal crescente gradimento da parte clienti e promotori.
Voluntary disclosure In una fase così delicata della vita dei clienti, che si devono confrontare con la complessità della normativa sulla Voluntary disclosure, come da tradizione Banca Fideuram si è attivata subito per dare delle risposte concrete alle loro esigenze informative. Questo con due modalità: da un lato verso i clienti stessi e, dall’altro, attraverso specifici interventi info-formativi per i dottori commercialisti, che sono l’unico soggetto autorizzato a presentare la pratica di emersione alle autorità tributarie italiane. La Banca propone ai clienti che lo desiderino una selezione di grandi studi di commercialisti che li potranno assistere; si tratta di strutture che per dimensione, dislocazione geografica, internazionalità, solidità e metodi applicativi sono in grado di garantire un eccellente livello del servizio. In collaborazione con lo studio Ceppellini, Lugano & Associati, la Banca offre invece ai commercialisti che lo richiedano un primo momento formativo, con un programma di eventi sul territorio, e successivamente un percorso che comprende dei continui aggiornamenti. Banca Fideuram ha fissato 22 eventi sul territorio nazionale, con una concentrazione particolare nella parte settentrionale del paese.
sanitĂ
Il Pronto Soccorso dell’ospedale di Rimini
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Il Laboratorio Unico di Area Vasta Romagna, situato nel Centro Servizi Pievesestina
A
parlar male, spesso si dimentica del bene. È purtroppo questo il risultato di anni e anni di scandali in seno alla sanità italiana, notizie di cronaca che hanno affollato e ancora affollano quotidiani e notiziari e ci impediscono di guardare al di là della cortina degli scandali, verso le eccellenze del Sistema Sanitario Nazionale. Tra queste c’è senz’altro il sistema sanitario dell’Emilia Romagna, regione all’avanguardia in cui se non funziona tutto alla perfezione, poco ci manca. Anche in questo caso, come in qualsiasi altro campo che risenta dell’influsso economico, la crisi ha fatto sentire la sua presenza, ma l’eccellenza regionale resta comunque intatta. Otto Aziende USL, cinque Aziende ospedaliero-universitarie e quattro Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, questi i numeri a grandi linee del sistema regionale, che ha una storia lunga e prestigiosa, a partire dall’assistenza teutonica dell’ospedale di Parma fondato nel 1201 fino ad arrivare alla fondazione, nel gennaio 2014, dell’Azienda Unità Sanitaria Locale della Romagna, sintesi delle dismesse Aziende USL di Cesena, Forlì, Ravenna e Rimini. Oggi quell’ospedale inaugurato dai cavalieri teutonici e dalle corporazioni dei mestieri è diventato l’Azienda ospedaliero-universitaria di Parma, una struttura ad alta specializzazione che, usufruendo dei freschi talenti della facoltà di medicina e chirurgia dell’Università di Parma, offre tra i più numerosi servizi diagnostici, terapeutici e riabilitativi della regione ed è centro di riferimento traumatologico e neurochirurgico per l’Emilia nord-occidentale. La struttura dispone di 1.359 posti letto e offre lavoro a 3.150 dipendenti. Altra celebre istituzione è l’Azienda ospedaliero-universitaria di Bologna policlinico Sant’Orsola-Malpighi, uno dei quattro ospedali di Bologna, fondato nel 1592 e anch’esso forte di un gran numero di posti letto, ai limiti del record.
Questa struttura ha subito negli ultimi anni numerose trasformazioni a seguito di importanti lavori di rifacimento, come la ristrutturazione del padiglione di Anatomia patologica, o la costituzione di un centro logistico per l’erogazione dei servizi ospedalieri e di assistenza. I lavori di ampliamento avrebbero dovuto portare i posti letto a superare le 2000 unità, trasformando l’ospedale nella più grande struttura ospedaliera d’Italia, ma i tagli del budget hanno colpito anche questo colosso dell’assistenza sanitaria, impedendo – almeno provvisoriamente – il raggiungimento di questo ambito traguardo. Aria di rinnovamento anche al Policlinico di Modena, dove sono stati inaugurati i nuovi reparti di Endoscopia digestiva e Patologia dell’apparato locomotore. Entro il 2015 è previsto il completamento del Dipartimento di Chirurgia e Trapianti e l’avvio della gara per il nuovo Padiglione Materno-Infantile. A questi lavori di ampliamento si aggiungono quelli di riorganizzazione generale. In un momento di grande stasi economica, dunque, il sistema regionale va avanti sulla sua strada di rinnovamento all’insegna della trasparenza.
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Tutte queste informazioni sono peraltro da leggere nell’ottica dei dati sulle classifiche che riguardano la qualità del sistema regionale. La sanità dell’Emilia-Romagna è letteralmente tra le migliori al mondo in ambito pubblico, ma è tuttavia ancora necessario, forse, favorire una sempre maggiore integrazione delle aziende ospedaliere e delle strutture nei territori, così come lavorare sulla riduzione dei tempi delle liste d’attesa per alcune prestazioni sanitarie. È altrettanto evidente che gli sforzi della regione sono tutti puntati a investimenti per una sanità e un sistema di welfare moderno e di qualità. Parlando d’Europa, l’Emilia-Romagna è fra le quindici regioni più efficienti in termini di esiti, di tasso di mortalità e di efficacia dell’outcome. Anche i conti regionali sembrano piuttosto equilibrati. La commissione per la salute e le politiche sociali dell’assemblea legislativa dell’Emilia Romagna ha recentemente approvato con parere positivo i conti, dai quali non sono emerse problematicità. Anzi. È stato confermato il pareggio di bilancio e si è sottolineato come ci sia stata una significativa riduzione dei tempi dei pagamenti relativi alle forniture sanitarie. Ovviamente, parlando di un tema delicato come quello della salute, difficilmente tutto funziona sempre alla perfezione. A voler cercare i problemi, questi diventano più facili da trovare, ma è evidente che al netto di errori umani e di altrettanto punti deboli, il sistema sanitario regionale funziona a pieno regime e può considerarsi a tutti gli effetti un motivo di vanto per l’intero Sistema Sanitario Nazionale. di Stefano Di Pino
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Pagina Aceto
Terme della Salvarola, Sassuolo
le Terme
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Terme Berzieri a Salsomaggiore
S
ono ben venticinque i centri termali dell’Emilia Romagna che sorgono tra Salsomaggiore e Riccione, abbracciando in totale una ventina di località. Circondate da parchi o affacciate sul mare, sui colli o nelle città d’arte, le Terme della regione offrono trattamenti rigeneranti e naturali a base di acque salsobromoiodiche, acque cioè di origine marina che si trovano in località marittime o lungo la dorsale appenninica della Pianura Padana, e acque sulfuree, ricche di elementi essenziali per il funzionamento dell’organismo e per la riabilitazione. Tutte le materie vengono utilizzate e scelte dai clienti proprio grazie alle loro tante proprietà, tra le quali spiccano quelle antinfiammatorie e antisettiche. Il filo conduttore è l’eccellenza delle strutture e l’unicità delle acque, ciascuna con le proprie peculiarità, che prevedono piscine calde, idromassaggi con oli essenziali, bagni di vapore aromatico e molto altro. Le acque termali della regione presentano tutte ottime caratteristiche apprezzate in diverse forme: dai bagni alle inalazioni, dai fanghi alle nebulizzazioni. Questo perché la qualità del principio attivo di ogni località termale, l’acqua, è stata qui oggetto di studio su scala nazionale. I segni particolari delle terme in Emilia Romagna sono il personale medico specializzato di altissimo livello che si coniuga con la simpatia tipica di questo territorio.
Terme di Punta Marina
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Un impegno costante per tutelare una tipicitĂ della nostra terra www.ordinedelnocinomodenese.it www.facebook.com/ordinenocinomodenese
Un soggiorno in uno di questi centri si trasforma in una vacanza di salute dagli effetti terapeutici verificati scientificamente, perché queste terme sono vere e proprie destinazioni turistiche. L’offerta dell’Emilia Romagna quindi non è solo sinonimo di piacevoli terme; stiamo infatti parlando di strutture con efficaci trattamenti terapeutici e innovativi percorsi salutari che si intrecciano con la cultura, la natura, l’enogastronomia di un territorio unico al mondo. La località più conosciuta è senz’altro Salsomaggiore Terme, gioiello Liberty e Città della salute. Qui sorgono il Centro Termale Il Baistrocchi e due alberghi termali, il Grand Hotel Porro e l’Albergo Termale Valentini. Proseguendo verso Montechiarugolo, a soli dieci chilometri da Parma, ecco le Terme di Monticelli con tre piscine termali a temperatura differenziata; mentre sull’antica Via Francigena si trovano invece le Terme di S. Andrea Bagni, un bacino termale con otto tipologie di acque curative. Sull’Appennino Reggiano ci sono le Terme di Cervarezza, indicate per le cure inalatorie; mentre, a dieci minuti da Maranello, nelle Terme della Salvarola si può provare il percorso ayurvedico o il bagno di coppia immersi in una botte di mosto e acqua termale. Anche Bologna ha una lunga tradizione termale. In città si trovano le Terme Felsinee, quelle di San Luca e di San Petronio. Sono invece due le destinazioni di benessere a poca distanza da Ravenna: Brisighella e Riolo, con un intero padiglione dedicato a cure convenzionate per bambini. Particolare è invece Bagno di Romagna, in provincia di Forlì-Cesena, grazioso paesino incastonato nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi dove sono nati ben tre centri termali a quattro stelle: Ròseo Hotel Euroterme, il Grand Hotel Terme Rosso e l’Hotel delle Terme di Sant’Agnese. L’Emilia Romagna permette anche di unire la vacanza al mare ai trattamenti benessere e salute scegliendo le Terme di Cervia con la piscina più salata d’Europa dove si galleggia come nel famoso Mar Morto. A Riminiterme, invece, c’è uno dei pochi stabilimenti talassoterapici italiani.
Ròseo Hotel Euroterme
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sicurezza & qualità della vita
I
l rapporto 2014 sulla “Qualità della vita” di Italia Oggi ci svela che Reggio Emilia è la città dell’Emilia Romagna dove si vive meglio ed è la sesta nella classifica generale, avendo scalato ben dodici posizioni rispetto all’ultima rilevazione. Poca criminalità, eccellenza nei servizi scolastici e nella cura dell’ambiente sono alcuni degli elementi che rendono Reggio Emilia un piccolo angolo di benessere. Grazie anche ad un’evoluzione demografica costante e tra la più alta d’Italia, Reggio è riuscita ad accogliere - con eccellenti risultati d’integrazione - molti stranieri da ogni parte del mondo e il numero dei suoi abitanti è cresciuto tanto anche grazie all’immigrazione dall’Italia del Sud.
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Il fenomeno è spiegabile con l’elevato benessere economico e il riconosciuto altissimo livello dei servizi alla persona che la città e tutta la sua provincia possono vantare. Da sempre tra le prime in Italia per tasso di occupazione, è la prima della regione con un tasso del 70% (a fronte di una media nazionale che oscilla intorno al 55%); il dato è naturalmente peggiorato con la recessione economica degli ultimi anni rimanendo comunque uno dei più elevati a livello nazionale. Storicamente, la regione ha un occhio di riguardo verso l’ambiente. Nel 2014, infatti, ha mantenuto il secondo posto in Italia per la raccolta dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche: si tratta di circa ventidue mila tonnellate con una crescita totale dell’1% rispetto all’anno precedente. Un bilancio positivo che mantiene l’Emilia Romagna tra i territori più virtuosi del Paese in questo settore e che fa emergere una voglia di cura e rispetto per l’ambiente circostante da parte di molti cittadini, che raramente emerge in altri angoli d’Italia. Proprio lo scorso anno è stato sottoscritto dalla Regione e l’Agenzia Territoriale per i Servizi Idrici e Rifiuti, un accordo sul riciclo che semplifica le modalità di raccolta, rendendole più fruibili per i cittadini; l’obiettivo dichiarato è quello di raddoppiare i valori entro il 2019. Per fare qualche esempio, l’Italia si ferma a 3,81 kg di rifiuti raccolti per abitante; l’Emilia Romagna sfiora i 5 kg.
Ecco perché, passeggiando per le verdi distese della regione raramente troverete apparecchi televisivi o lavatrici abbandonati nei prati. I risultati positivi, come detto, sono distribuiti su tutto il territorio regionale con la provincia di Bologna che si è confermata al primo posto per raccolta pro capite, seguita da Piacenza e Ravenna. Per capire il perché di una regione così virtuosa e con così alti parametri nel campo della qualità della vita, basta prendere come esempio ciò che sta facendo la Giunta comunale di Bologna che ha da poco approvato le Linee Guida “Per restituire la natura ai bambini”. Si tratta di un progetto che ha come obiettivo quello di stimolare l’educazione all’aperto, per valorizzare e curare il tema essenziale del rapporto dei bambini con l’ambiente che li circonda. Attraverso l’esplorazione, l’uso dei sensi e il contatto diretto con gli elementi della natura, i bambini infatti imparano a interrogare e conoscere la realtà che li circonda e a percepire se stessi in relazione al mondo e agli altri, crescendo in termini di autonomia, realizzazione di sé e rispetto per l’ambiente che compone e comporrà nel futuro la loro vita. Passiamo adesso a ciò che allarma sempre di più i cittadini e i loro governanti: la criminalità. Se le province più esposte alla penetrazione della criminalità organizzata sono quelle costiere - quindi Ferrara, Ravenna, Rimini, Forlì-Cesena - è però nella ricca Emilia che la recessione ha fornito terreno di coltura a reati finanziari difficili da contrastare. Le istituzioni lavorano giorno dopo giorno per creare una connessione all’interno della comunità, tra imprese, associazioni di categoria, pubblici amministratori e sindacati, per far circolare le informazioni necessarie a prevenire e a contrastare l’economia illegale.
Oggi, però, sono le città di Parma, Ravenna e Rimini quelle dove la contraffazione è riuscita ad affondare le sue lunghe radici in maniera silenziosa. Molte inchieste degli ultimi anni hanno portato alla luce i movimenti mafiosi della zona che proprio qui diventano quasi autoctoni e germogliano anno dopo anno. Una delle ultime inchieste, “Aemilia”, ha dimostrato l’esistenza di un intreccio tra settori economici, politica e forze dell’ordine, cresciuto anche a causa della sottovalutazione del fenomeno da parte delle amministrazioni locali; “perché la Mafia non può arrivare in Emilia Romagna”, si diceva fino a qualche tempo fa. Sarebbero addirittura ottanta i clan mafiosi che agiscono nella regione e che smuovono un fatturato di venti miliardi di euro attraverso un patto silenzioso tra ‘ndrangheta, camorra e Cosa nostra, che prevede la spartizione degli affari. Ed ecco che questa infiltrazione criminale ha fatto dell’Emilia Romagna una delle dieci regioni italiane con il maggior numero di beni confiscati alle mafie negli ultimi anni.
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le tradizioni Palio di San Giorgio Dal 1279 qui si tiene il palio più antico d’Italia, il Palio di San Giorgio. Nel 1471 viene leggermente rivisitato e modificato per salutare l’ingresso a Ferrara del duca Borso d’Este, di ritorno da Roma dove papa Paolo II lo aveva insignito del titolo ducale. Ancora oggi viene riprodotto il corteo quattrocentesco che accolse il duca, con ben ottocento personaggi in costume d’epoca, dame, cavalieri, gonfalonieri, armigeri, musici e sbandieratori. Dopo la parata ha inizio il palio, con quattro gare distinte: quella dei putti, delle putte, degli asini e dei cavalli. E’ un’occasione di ritrovo e folklore per tutti i cittadini che in questo modo rendono omaggio al Patrono San Giorgio. Viale Umberto I - Ferrara
Palio di S. Reparata Evento caratteristico dell’antica città di Terra del Sole (FC) si tratta di una sfida tra i due Borghi in una gara di Tiro con la Balestra Antica. Il primo Palio risale al 1963 in cui vennero contrapposte la città di Terra del Sole e quella di Castrocaro Terme, ma dal ‘71 la sfidasi svolge tra le contrade di Borgo Romano e Borgo Fiorentino. La contrada che vince riceve il gonfalone dipinto da un artista locale. Terra del Sole (FC)
Corteo Storico Matildico La manifestazione rievoca l’episodio dell’incoronazione di Matilde di Canossa per mano di Enrico V, figlio di Enrico IV che aveva beneficiato dell’intervento di Matilde, il perdono dal papa Gregorio VII, avvenuta ai piedi del Castello di Bianello avvenuta nel 1111. L’evento è composto da diversi spettacoli medievali, tra cui gli sbandieratori e i musici delle diverse contrade (Contrada di Monticelli, Contrada della Corte, Contrada della Maestà della Battaglia), le sfilate dei gruppo storici. A corollario di tutto ci sono la Quintana dell’Anello, un gioco di abilità in cui i cavalieri cavalcando devono infilare la lancia in degli appositi anelli che diventano sempre più piccoli e il Gran Passo d’armi, meglio conosciuto come “Giodo del Ponte”: due squadre di 7 giocatori si affrontano in un duello sopra il ponte di legno; vince la squadra che fa cadere gli avversari dal ponte. Centro storico di Quattro Castella (RE)
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le tradizioni Palio del Niballo Si tratta di una giostra di ispirazione tipicamente medievale in cui i cinque cavalieri dei rispettivi rioni si sfidano a coppie: il rappresentante del rione ultimo classificato nel Palio dell’anno precedente sfida ad uno ad uno i quattro cavalieri dei rioni avversari. Identica sfida viene poi lanciata da tutti gli altri contendenti, per un totale di venti scontri chiamati tornate. All’inizio della tornata i cavalieri si sistemano entro gli appositi stalli di partenza; quando il magistrato dà il via, gli stalli si aprono e i cavalieri lanciano i cavalli al galoppo, percorrendo ognuno il proprio tracciato semicircolare per una lunghezza di circa 200 metri. L’incontro tra i cavalieri avviene sull’altro lato del campo di gara dove è posto il Niballo, un pupazzo raffigurante un saraceno con le braccia distese e con in ogni mano un bersaglio dal diametro di 8 centimetri. Il primo cavaliere che, senza aver commesso irregolarità, colpisce con la lancia il bersaglio vince la tornata ed ottiene uno scudo coi colori del rione sconfitto, che viene issato sulla tribuna del rione vincitore. Il rione che ha conquistato il maggior numero di scudi vince il Palio, cioè un vessillo in stoffa. Stadio comunale “Bruno Neri” - Faenza
Rievocazione Storica Canossana Nella stupenda cornice dei castelli matildici di Rossena, Rossenella e Canossa che si affacciano sulla Val d’Enza, le piazze del paese rievocano l’incontro avvenuto tra il papa Gregorio VII ed Enrico IV avvenuto per sua intercessione nel 1077, in seguito al quale il papa perdonò Enrico IV per il suo comportamento laico. A seguito del perdono, Matilde organizzò una grande festa con un banchetto memorabile . Per questo motivo viene rinnovata la cucina matildica con ricette a base di selvaggina, arrosti, focacce, dolci e frutta con un ruolo di riguardo per il melograno, simbolo di Matilde. Vie e piazze del centro Ciano d’Enza - Canossa (RE)
Festa di Garibaldi Ogni anno Cesenatico rivive il 2 Agosto 1849 giorno in cui Garibaldi, inseguito sia dalle truppe austriache che da quelle pontificio, dopo la sconfitta della Repubblica Romana, riuscì a scappare per raggiungere Venezia, grazie alle 13 imbarcazioni donategli dai pescatori di Cesenatico. Dopo ben 36 anni da quell’evento, nel 1885 venne istituita la festa per ricordare l’eroe dei due mondi. È proprio qui che venne innalzata la prima statua di Garibaldi in Italia. Oggi si ricorda quel momento con una parata marittima, corredata da fuochi d’artificio ed una grande festa sulla spiaggia, dove si erge un palo della cuccagna. Cesenatico
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Lucio Dalla e Gianni Morandi durante un tour del 1988
Emilia canterina
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’Emilia Romagna non è solo famosa in tutta Italia per la sua cucina e la bellezza del suo territorio perché l’altro elemento interessante da notare è il grande numero di cantanti nati proprio in questa terra. Alcuni di questi nomi sono diventati patrimonio della musica leggera italiana, riconosciuti e acclamati anche fuori dai nostri confini. Tra tutti questi nomi spiccano sicuramente Laura Pausini nata a Faenza nel 1974 e con una carriera che inizia a soli diciannove anni sul palco del Festival di Sanremo. Le sue canzoni sono diventate famose soprattutto in Sud America dove sono state registrate anche in lingua spagnola. Gianni Morandi, di Monghidoro, entrato tra i venti artisti italiani che hanno venduto il maggior numero di dischi di sempre, è un professionista a tutto tondo essendo stato anche attore nonché conduttore nella sua lunga carriera.
Luciano Pavarotti
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Laura Pausini
Per capire un po’ l’attaccamento alla sua terra, nel 2010 Morandi è diventato anche presidente onorario della squadra di calcio del Bologna ricoprendo la carica fino all’ottobre dell’anno scorso, quando cioè il club è stato comprato da una cordata americana. Nel 2005 è stato nominato Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal Presidente della Repubblica. Come per Laura Pausini, anche Morandi è famoso all’estero; ottanta canzoni sono state, infatti, incise in quattro lingue diverse e distribuite nei maggiori mercati musicali mondiali. Di quattro anni più vecchio è un’altra icona della musica italiana, Francesco Guccini, nato a Modena nel 1940. Il suo debutto risale al 1967 e, nei più di quarant’anni di carriera, ha pubblicato venti album diventando uno degli esponenti di spicco della scuola dei cantautori italiani. Guccini riscontra nel tempo un vasto seguito popolare, venendo considerato da alcuni il cantautore simbolo, a cavallo di tre generazioni. Rispetto ai suoi colleghi, la sua poetica è stata caratterizzata dal suo passato come insegnante di lingua italiana al Dickinson College, scuola di Bologna legata all’Università della Pennsylvania. Nel panorama rock, invece, sono due gli artisti italiani tutt’ora più amati e acclamati dal pubblico: Vasco Rossi e Luciano Ligabue. Il primo, di Zocca, ha pubblicato in totale trentasette album dal 1977 ad oggi, con oltre trentacinque milioni di copie vendute. Il nome gli è stato dato dal papà, in omaggio a un omonimo compagno di prigionia in Germania conosciuto durante la Seconda Guerra Mondiale. Ma è stata la mamma ad avvicinarlo al canto; a soli tredici anni anni vince il premio “Usignolo d’oro”. Dei suoi trentasette album, diciassette sono stati registrati in studio, nove dal vivo mentre undici sono le raccolte ufficiali. In totale ha composto centocinquanta canzoni.
Luciano Ligabue
Vasco Rossi
Francesco Guccini
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Samuele Bersani
Ligabue, è probabilmente il cantante rock più amato in questo momento in Italia. Ma la sua carriera si è divisa tra palco, cinema e sceneggiatura. Negli oltre venticinque anni di carriera, infatti, ha vinto oltre sessanta premi per la sua brillantezza musicale, cinque per la sua attività di scrittore e dieci per il cinema. Nel 2003 Fabrizio De André affermò di non aver mai visto un musicista comunicare col pubblico come sa fare Ligabue. La consacrazione musicale arriva a metà anni Novanta quando il cantante emiliano diventerà un punto di riferimento per i futuri artisti italiani e per un’intera generazione. Chiudiamo questa breve carrellata con Lucio Dalla che ci ha purtroppo lasciato prematuramente tre anni fa ma che è stato uno dei più innovativi cantanti italiani venendo da una formazione prettamente jazz. La sua grandezza è stata quella di ricercare costantemente nuove sonorità e utilizzare la curiosità come strumento fondante della sua musica. Nell’arco della sua carriera, durata cinquant’anni, ha sempre suonato il pianoforte, il sassofono e il clarinetto, cimentandosi anche come autore di musiche prima ancora che paroliere e autore dei suoi testi.
Zucchero Sugar Fornaciari
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trasporti
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er collocazione naturale, l’Emilia Romagna sconta un alto tasso d’inquinamento atmosferico. È infatti situata nel bacino padano ed è quindi chiusa dalle montagne su tre lati, aspetto particolarmente critico dal punto di vista della qualità dell’aria visto che le emissioni inquinanti si distribuiscono ma, per ragioni geografiche, faticano a disperdersi. Per la sua posizione, la regione rappresenta un nodo fondamentale dal punto di vista dei trasporti dal momento che è caratterizzata da elevati flussi di persone e di merci. L’impegno dei governanti verso i cittadini è quindi quello di provvedere a migliorare la rete dei trasporti e, contemporaneamente, promuovere diversi accordi intersettoriali, che coinvolgono anche
Province e Comuni, allo scopo di avviare azioni più capillari e diffuse a favore della sostenibilità ambientale. Questo impegno è presente nelle righe del Piano regionale integrato dei trasporti, il principale strumento di pianificazione con il quale la Regione stabilisce indirizzi e direttive per le politiche regionali sulla mobilità e fissa i principali interventi e le azioni prioritarie. L’Emilia Romagna ha circa quattro milioni e mezzo di abitanti e la densità di auto per abitante è superiore alla media nazionale ed europea; parallelamente a ciò, la media regionale degli spostamenti ciclabili è tre volte superiore a quella nazionale. Quindi, se da una parte è difficile cambiare le abitudini quotidiane repentinamente, dall’altra bisogna riconoscere
La funivia di San Marino, che collega il centro storico di Città di San Marino a Borgo Maggiore
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alla Regione un certo impegno nel proporre nuovi stili di vita che permettono ai propri cittadini di vivere con praticità la vita di ogni giorno migliorando la qualità dei loro movimenti. Gli obiettivi sono, naturalmente, quelli di facilitare e incentivare l’uso del trasporto pubblico a favore di una mobilità più sostenibile attraverso l’introduzione di alcuni strumenti che permettono, con pochi e facili gesti, di usufruire dei classici autobus metropolitani o dei treni regionali, ai quali viene affiancato il bike e il car sharing. A tutto ciò, dobbiamo aggiungere anche la spinta verso il rinnovamento intrapresa dalla Regione con l’introduzione dei veicoli elettrici e delle loro relative infrastrutture innovative per le operazioni di ricarica della vettura;
ambientale da parte del Ministero dell’Ambiente. Per quanto riguarda invece la rete ferroviaria, l’Emilia Romagna conta quasi due mila chilometri di linee, con sessantasei stazioni classificate come gold, platinum e silver. La più importante è sicuramente la MilanoBologna, interamente elettrificata a doppio binario che prevede anche l’Alta Velocità. Negli ultimi mesi si è anche tornato a parlare della Tirreno-Brennero, il raccordo autostradale che collegherà i porti dell’Alto Tirreno (dalla Liguria al Lazio) fino al valico per la Germania, passando per Parma e l’Emilia Romagna. Da anni il progetto procede a singhiozzo, dopo che lo Stato aveva interrotto i finanziamenti per la maxi opera. Il tracciato, agli occhi dei tecnici, si presenta
La stazione di Bologna Centrale AV sotterranea
oppure, degli incentivi all’acquisto, da parte delle aziende che operano nel settore del trasporto, di autobus a basso impatto. Parma, Modena, Bologna e Rimini, per esempio, dispongono oggi di una flotta complessiva di oltre centoventi filobus. In totale sono undici mila i chilometri di strade che compongono la rete di comunicazione su gomma della Regione. Le autostrade che l’attraversano sono statali e regionali; una delle ultime autostrade progettate è stata la Cispadana, che collega il casello di Ferrara Sud con l’Autostrada A22 a Reggiolo - Rolo. Purtroppo, a causa dei soliti rallentamenti burocratici famosi nel nostro paese, il progetto è ancora in fase preliminare, non essendo ancora stata emessa la valutazione di impatto
come un’alternativa all’attuale rete stradale per collegare Parma a Verona, passando per Piadena e Modena, in meno di due ore. Le associazioni ambientaliste come Legambiente e il Wwf parlano però di scempio per cercare di comunicare al maggior numero di cittadini possibile le informazioni relative al progetto. Il primo tratto, come detto, vedrà la realizzazione di nove chilometri di autostrada in territorio parmense ma ciò che sta a cuore agli ambientalisti è l’utilizzo che verrà fatto di prati, rive fluviali e boschi ripariali, una volta che il progetto definitivo verrà approvato. Si tratta infatti di paesaggi e campagna agricola condannati ad essere asfaltati dall’inutile, dicono loro, moncone di autostrada Tirreno-Brennero. 91
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Sport
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gni anno la Regione, attraverso l’azione congiunta degli Assessorati allo Sport e alle Politiche per la Salute, pubblicizza programmi per la promozione della pratica sportiva. L’obiettivo, com’è facile immaginare, è il miglioramento dello stato di salute attraverso l’attività motorio-sportiva, favorendo la crescita di una cultura che rafforzi gli aspetti positivi e di salute connessi alla pratica dell’attività fisica. Questo perché il territorio è all’avanguardia, sia a livello agonistico che dilettantistico, negli sport più comuni che in quelli meno diffusi a livello nazionale. Sono tante le discipline tra cui scegliere e sono molte le strutture a disposizione per tutti, soprattutto per i più piccoli. Per fare qualche esempio, l’Emilia Romagna è una delle regioni che vede all’interno dei suoi confini il maggior numero di squadre di baseball. Queste sono più di venti e hanno una storia ben consolidata nel tempo essendo state fondate addirittura nel dopoguerra; il vero boom però il baseball qui lo ebbe a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta quando videro la luce le squadre che ancora oggi competono in Serie A2 e B. Tralasciando per un attimo il calcio che conta una cinquantina di squadre in totale, l’Emilia Romagna è famosa per le sue squadre di rugby e football americano. Se per quanto riguarda le prime, si può dire che la loro nascita coincide con il fiorire dello sport in tutto il territorio nazionale - quindi parliamo del boom del
Il passaggio della Millemiglia a San Marino
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dopoguerra - gli anni Ottanta hanno registrato, invece, il fiorire del football americano. In questi anni le città di Parma, Ravenna, Bologna e Reggio hanno visto nascere vari team in questa disciplina che, giorno dopo giorno, si è riuscita a ritagliare uno spazio interessante all’interno del panorama sportivo del nord Italia, con squadre apprezzate anche a livello nazionale. I Panthers Parma, addirittura, sono stati inseriti anche in uno dei libri del famoso giallista John Grishman, “Il professionista”, ambientato a Parma proprio negli ambienti dei Panthers. Il protagonista del racconto era un giocatore statunitense della NFL che vuole tornare a giocare accettando un contratto con la squadra ducale. Gli impianti sportivi della regione sono numerosissimi. Si passa da quelli utilizzati per il calcio, e che possono ospitare migliaia di persone, come il Renato Dall’Ara di Bologna, l’Ennio Tardini di Parma, il Dino Manzi di Cesena o lo Stadio Giglio di Reggio Emilia, a quelli meno capienti ma non per questo motivo meno calorosi come l’Unipol Arena, il PalaPanini, il 105 Stadium o il Palaghiaccio di Ferrara. Mentre i primi citati vengono utilizzati
esclusivamente per il calcio a undici, gli altri sono tutti indoor e utilizzati per la pratica di diversi sport come il basket e la pallavolo ma anche il ciclismo, il superiore e il wrestling. La versatilità di tutti questi impianti consente di ospitare anche convention, congressi, concorsi, spettacoli musicali e teatrali e serate di gala grazie alla presenza delle tribune mobili. Fondamentalmente, però, chi dice Emilia Romagna dice anche Terra dei Motori. Proprio qui infatti è nato e cresciuto un mito divenuto tra i più grandi simboli del made in Italia: la Ferrari. L’Autodromo di Imola e il nuovo Autodromo di Marmaglia, sono solo alcune delle strutture dove si possono ammirare i motori più famosi del mondo oppure, con tanto impegno e un briciolo di fortuna, si può tentare di sfondare nell’ambiente della formula 1. Non è un caso se i migliori motociclisti italiani vengano proprio da questa terra. La presenza sul territorio di Ducati, Moto Morini, Bimota, Ferrari, Maserati e Lamborghini sottolinea come emiliani e romagnoli rappresentino la passione motoristica allo stato puro e spiega anche perché la regione sia considerata in tutto il mondo la Terra dei Motori.
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Villa Horti della Fasanara
Hôtellerie
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Antica Corte Pallavicina
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nche l’Emilia Romagna, come il resto delle regioni italiane, ha visto aumentare negli ultimi anni il numero delle strutture pluristellate e luxury. Da nord a sud, da est a ovest, un gran numero di ville sono state ristrutturate con l’obiettivo di offrire una ospitalità superior ai propri clienti. Un esempio, è la Villa Horti della Fasanara nei dintorni di Ferrara. Si tratta di una dimora storica di pregio che accoglie gli ospiti seguendo gli elementi artistici della città; Ferrara, infatti, è riconosciuta in tutto il mondo come una delle città d’arte più famose in Italia. Entrare nella villa corrisponde a un’immersione nella tradizione rinascimentale a pochi passi dal Castello Estense e dal Palazzo dei Diamanti. Anche le stanze richiamano all’arte medievale della zona: quelle del piano terra si chiamano Orlando Furioso e Bradamante, ideali per un soggiorno romantico; mentre quelle al primo piano riprendono i classici nomi delle strutture di questo tipo - Royal, Deluxe e Regal. Come succede nella maggior parte degli hotel con queste caratteristiche, Horti della Fasanara è molto più di un albergo, poiché concede ai viaggiatori il meglio del comfort unito all’emozione di un luogo dal fascino eterno, dove il verde e la natura si sposano alla nobile architettura dei palazzi circostanti. Non è raro poi trovare parchi o giardini a circondare questi luxury hotel dove alberi secolari trasmettono pace e serenità ai viaggiatori. Nella zona di Rimini sorge I-Suite, una struttura che accoglie i clienti nella dimensione del relax, della ricercatezza e della comodità. Si tratta di un boutique hotel, in una delle zone più famose dell’Emilia Romagna, visitata ogni anno da famiglie e giovani grazie al mare e alle tante attività presenti in riviera. Qui il design si manifesta in forme sinuose, con vista panoramica sul lungomare, tecnologia all’avanguardia e dettagli strabilianti. Le sue camere sono delle suite ampie e luminose, personalizzate con elementi differenti, dallo stile hi-tech alla giusta dose di glamour.
Le Dolce Vista Suite Lovers, ad esempio, hanno una vasca in Corian per crioterapia proprio al centro della camera, un caminetto di design per scaldarsi nelle giornate più fredde e grandi vetrate con affaccio sull’Adriatico. Come in molte altre strutture di questo tipo, anche qui è presente una piscina - in questo caso riscaldata costantemente a 32 gradi dove poter rilassarsi senza dover per forza subire lo stress della spiaggia. La sera, il bordo piscina, diventa la location ideale per feste e dj-set. Nell’entroterra, è giusto ricordare luoghi come l’Antica Corte Pallavicina, in provincia di Parma e sulle rive del Po. Conosciuta soprattutto dai turisti stranieri, questa tenuta riesce ad attirare turismo grazie al suo panorama mozzafiato. E’ infatti circondata da vigneti, orti biologici e verdi distese di pioppi. Anche qui si tratta di un maniero del sedicesimo secolo ristrutturato recentemente e trasformato in una vera e propria country house che, oltre al pernottamento di livello, offre cene particolarmente ricercate all’interno di una scenografia mozzafiato grazie al suo ristorante stellato Michelin. La struttura offre anche la possibilità di utilizzare biciclette per andare alla scoperta delle colline circostanti e piccole imbarcazioni per attraversare il Po. Nelle camere, elegantemente arredate e dotate di ogni comfort, si respira ancora l’atmosfera di un tempo passato perché le mura interne non hanno perso la loro anima medievale. Chiudiamo questa nostra veloce carrellata con l’Agriturismo Opera 02. Il nome non deve trarre in inganno, da fuori può sembrare un banale agriturismo ma una volta entrati dentro si può osservare l’unicità di questa idea di accomodation. Si tratta infatti di una charming boutique che offre ai suoi ospiti relax e tranquillità nella campagna modenese. Uno dei suoi elementi vincenti è sicuramente il ristorante che propone i più rinomati piatti della cucina modenese con prodotti tipici locali come il miele, l’aceto e il Lambrusco DOP. Al suo interno Opera 02 propone un’area wellness con sauna, bagno turco e una spettacolare piscina che si affaccia quasi a picco sulla vallata circostante; tutte le suite hanno balconi e alcune sono sviluppate su due piani. Opera 02 viene scelta anche per la sua vicinanza con Modena e per la quantità di storia e arte che si respira nei dintorni.
Design Hotel - Rimini
Palazzo Castiglioni - Mantova
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I Parchi dell’India del Sud
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’India, paese dalle mille attrazioni, ha il 4% del proprio territorio protetto come parco o riserva naturale, allo scopo di salvaguardare l’habitat naturale della flora e della fauna. Il rapporto tra uomo e natura è molto importante, soprattutto in un sub-continente come l’India che vede una continua crescita della popolazione ma anche uno sviluppo industriale in costante aumento. Questo rapporto spesso si incrina e a pagarne il prezzo più alto è sempre la natura. A maggior tutela dell’ambiente l’accesso a queste aree è ristretto e consentito solamente tramite una guida accreditata. Quando si accede ai parchi, vere e proprie oasi, è possibile ammirare diverse specie di animali. È nel sud del Paese che si concentrano i parchi più belli, tra cui segnaliamo la Nilgiri Biosphere Reserve, il Periyar Wildlife Sanctuary. La Nilgiri Biosphere Reserve si estende per circa 3.000 kmq,, formata da diversi parchi, nel 2012 è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Il primo è il Bandipur National Park, un tempo riserva privata dei Maharaja di Mysone, oggi è famoso per i suoi branchi di “gaur”,
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turismo
bisonte bianco, i “chital”, cervi maculati, elefanti, samban e pantere. Purtroppo raramente è possibile ammirare le tigri, anche se all’interno del parco se ne contano un centinaio. In compenso è possibile visitare il parco facendo delle brevi escursioni a dorso degli elefanti. Il secondo parco è il Nagarhole National Park, situato nel distretto di Kodagu, che si estende in una zona isolata ed al suo interno ospita tigri, leopardi ed elefanti. La foresta di questo parco è la più bella e particolare di tutte, in quanto è caratterizzata da macchie di arbusti, che permettono anche di vedere gli animali con più facilità. Sulle colline ai piedi del Nilgiri troviamo il Mudumalai National Park, che con i suoi 321 kmq è il posto migliore del Tamil Nadu per vedere gli animali. Con una vegetazione che spazia dalle praterie alle foreste semi-sempreverdi è possibile ammirare il “chital”, cervo pomellato, tigri, bradipi e lontre che vivono nel Moyar River. Il Wayanad Wildlife Sanctuary è una remota riserva pluviale che, secondo gli abitanti del Kerala, vanta i paesaggi più belli di tutto lo stato, grazie anche alle risaie, alle piantagioni di spezie e le foreste. Il parco è poco visitato quindi permette ai pochi escursionisti di poter ammirare nella più completa tranquillità elefanti, cervi, pavoni, ma anche leopardi e tigri. Il Tamil Nadu contribuisce a questa grande riserva con due meravigliosi parchi.
Il primo è il Mukurthi National Park che, con i suoi 78,46 km, è un perfetto esempio di integrazione di flora e fauna tipiche della montagna con quella della pianura. Qui la vegetazione è spontanea, tipica delle più alte quote dell’India del Sud, il cui punto più alto è Kolaribetta a 2.6310m slm. Il secondo è il Sathyamangalam Wildlife Sanctuary che, con una superficie di 1.411 kmq, è il più grande santuario dedicato alla flora selvatica. Nel 2013 è anche diventato il quarto Tiger Reserve, come parte del “Progetto Tigre” voluto fortemente dal governo per proteggere la tigre del bengala. A chiudere questa grande riserva troviamo il Silent Valley National Park, nello stato del Kerala. Questo parco rappresenta uno degli ultimi baluardi di flora incontaminata, dove accanto alle foreste pluviali di montagna si incontrano foreste tropicali sempre verdi. Rimanendo nello stato del Kerala troviamo il Periyar National Park and Wildlife Sanctuary, la riserva più famosa di tutto il paese, al cui interno nel 1895 gli inglesi crearono un lago artificiale di ben 26 kmq. Questo parco è stato concepito a misura di turista, in quanto oltre ad ammirare i paesaggi montani, è possibile fare delle passeggiate nella giungla, ma soprattutto fare delle crociere sul lago. Ognuno dei parchi citati ha una sua caratteristica unica in grado di soddisfare anche il visitatore più esigente.
Per informazioni UFFICIO NAZIONALE - DEL TURISMO INDIANO Via Albricci, 9 - 20122 Milano Italia Tel. +39 02 804952, Fax: +39 02 72021681 - E-Mail: info@indiatourismmilan.com Internet: www.indiatourismmilan.com - www.incredibleindia.org
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Ristorante “Al Vedel”
la ristorazione
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’Emilia Romagna è terra di ristorazione, dove la buona cucina diventa arte e, addirittura, industria. È il caso della zona emiliana, dove hanno sede alcune tra le più importanti industrie alimentari al mondo. La medesima eccellenza è da rintracciarsi in un settore analogo e altrettanto importante, quello della ristorazione. I dati Coldiretti emersi in occasione di Expo parlano chiaro: dall’inizio della crisi economica in EmiliaRomagna hanno aperto i battenti 3.856 nuove attività di ristorazione. Il numero delle attività di ristorazione è infatti passato da 27.253 del 2008 a 31.109 alla fine del 2014. Un balzo in avanti che ha favorito l’occupazione, portando gli addetti dai 93mila dell’inizio crisi ai 105mila attuali, con un 13% delle imprese guidate da giovani con meno di 35 anni. Ma quali sono i ristoranti che - chi per la tradizione, chi per la tendenza e chi per il prestigio – non si può ignorare passando per la regione? La tradizione con la T maiuscola è l’Osteria Enoteca al Brindisi, vera e propria bottega storica che ha aperto i battenti addirittura nel 1435 a Ferrara. Si tratta a conti fatti della più antica osteria del mondo, certificata dal Guinness, aperta sicuramente già nel 1100 per gli operai che costruirono la Cattedrale. Nota come Hostaria del Chiuchiolino (da “chiù”, ubriaco), venne frequentata da Cellini, Tiziano Vecellio e Tasso. Ariosto la ricorda nella commedia “La Lena”; Copernico, che si laureò all’Università di
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Ferrara, abitava le salette al primo piano, che nel 1973 – per i 500 anni della nascita dell’astronomo polacco - il primate di Polonia cardinale Wiszinsky e Karol Vojtyla visitarono passando dall’osteria. Nei menù di questo ristorante d’altri tempi si respirano forse la storia e la tradizione più che in qualsiasi altro ristorante al mondo. Il forno bolognese di Atti, invece, pur non essendo un ristorante rappresenta un’eccellenza per la produzione di pasticceria e di pasta fatta a mano, con estimatori da tutto il mondo. Qui la cucina ha origine e qui si conserva la tradizione della “bottega” e degli ambienti liberty ricreati nel 1907 (l’apertura dell’attività è datata 1868): bancone, boiserie con scaffali, vetrine, soffitti affrescati, lampade e persino pavimento a mattonelle. Carducci, il pittore Morandi, lo scrittore Raimondi, sostavano tutti qui, a dissertare di cultura e golosità con Paolo Atti, antesignano dell’imprenditoria bolognese, a cui lasciarono testimonianze scritte, come l’ode al tortellino del commediografo Testoni. Atti, a Bologna, è il regno dei tortellini, della pasta tirata a mano e della tradizione gastronomica bolognese. Chi si occupa di ristorazione da generazioni e lo fa seguendo gli antichi dogmi regionali, trasformandosi di anno in anno da bottega a ristorante è “Al Vedel” nato come pizzicagnolo tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, è stato anche alimentari, bar, posta e telefono
pubblico, ma oggi è testimone della storia del gusto della bassa parmense, tra antiche ricette e prezioso “Culatello di Zibello” che qui si produce da sei generazioni. Amato da Gassman, Tognazzi e dallo scrittore Bevilacqua, è sempre nell’antica casa colonica di famiglia, nel territorio della “Reggia” di Colorno dove visse Maria Luigia moglie di Napoleone. Incastonato in un gioiello liberty di inizio Novecento è il ristorante “Antica Trattoria al Gallo” caratterizzato da vetrate, arredi, statue, quadri e oggetti di sapore dannunziano. Nel 1909 fu il nonno Giuseppe – formatosi a Roma dai principi Torlonia e direttore del Reale Albergo San Marco di Ravenna – ad acquistare lo “Stallatico del Gallo con Locanda e Osteria” che risaliva al 1866 e a lanciarlo nella leggenda.
Osteria del Teatro a Piacenza”, la cui cucina è gestita dallo chef Filippo Chiappini Dattilo, ingegnere della cucina tra rigore, precisione e poesia gastronomica. Il ristorante è tra i più elogiati dalla critica, forte di una stella Michelin e di una massiccia presenza nel circuito gourmet italiano. Come ha spesso ripetuto il famoso cuoco Bruno Barbieri, la ristorazione emiliana è fortemente caratterizzata dalla materia prima, elemento di fondamentale importanza. La conferma arriva da Coldiretti: due ristoranti su tre utilizzano nei loro menù prevalentemente prodotti locali, ritenendoli un valore aggiunto per la loro attività. Questa tendenza, iniziata con il ritorno a uno stile di vita più salutare e una voglia di mangiare meno e meglio, è in aumento, soprattutto nelle zone interne dell’Emilia Romagna, dove il
Antica Osteria del Teatro
Distrutto dalle bombe nel 1944, rinacque subito nell’unica casa rimasta nella via ed è un’istituzione, al punto che qui era una sosta delle soste della 1000 Miglia. Raffinato e squisito, questo ristorante ha raggiunto ormai la quarta generazione e ancora oggi è testimonianza dell’importanza della tradizione e della cultura gastronomica nella regione Emilia Romagna. Tra i più raffinati e stellati ristoranti della regione annoveriamo senz’altro il “San Domenico” di Imola, sorto anche grazie al passaggio del celeberrimo cuoco piemontese Nino Bergese. Qui la filosofia gastronomica è ancora legata al territorio, un territorio in continua evoluzione mediato dalle figure di Bergese e da quella di altri grandi cuochi che hanno militato nelle sue cucine. Famoso anche il ristorante “Antica
cibo costituisce una delle attrattive principali insieme alla ricchezze ambientali e artistiche. Le ricerche del settore turistico convergono infatti su un dato essenziale: quello enogastronomico è uno dei motivi principali di attrazione della regione, tanto per gli italiani quanto per gli stranieri. La ristorazione è infatti diventata negli ultimi anni un elemento essenziale per la vita, oltre a essere un alleato importante per l’agricoltura e per tutto il territorio, contribuendo a salvaguardare un panorama inestimabile di prodotti agricoli ed enogastronomici. In Italia tutto questo si traduce in un vero e proprio patrimonio da tutelare, dal valore non solo meramente economico, ma anche culturale e ambientale. Livio Lastrucci
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la cucina
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’Emilia Romagna è, una delle - pur numerose - regine della gastronomia italiana. Il territorio vastissimo garantisce variegata materia prima di qualità e in quantità, unitamente a una tradizione culinaria vasta, differenziata e particolareggiata. L’antica gastronomia emiliana e romagnola vanta una varietà di formaggi e salumi di produzione locale che sfrutta nelle numerose ricette di cui è assoluta genitrice. La tradizione regna incontrastata in cucina, dall’antica zuppa bolognese ai cappelletti in brodo, dal cotechino in galera alle patate al lardo fino ai biscotti brutti ma buoni. I prodotti locali numerosissimi e di eccezionale qualità, sono alla base dell’export italiano in termini non solo nazionali, ma anche mondiali: il prosciutto di Modena Dop, i ciccioli, ricavati dai resti della lavorazione dello strutto, la coppa piacentina Dop, che adotta una stagionatura che supera i 6 mesi; la salama da sugo ferrarese, particolare tipo di salsiccia impiegata per la preparazione del sugo, il celebre prosciutto di Parma Dop, dal sapore dolce e delicato, tra i dieci e dodici mesi, che gli conferisce il sapore dolce e delicato.
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Il culatello di Zibello Dop: forse il maggiore esponente di tutti i salumi della regione, ma ancora abbiamo la pancetta piacentina Dop ricavata da carni di suino selezionate, il salame felino composto da carni magre e una piccola percentuale di pancetta; la pancetta canusina, un insaccato dal sapore speziato; il fiocchetto, particolare salume confezionato con fesa di spalla ed un filo di grasso. Ce ne sono, poi, ancora molti altri, tra i quali la mortadella di Bologna Dop famoso salume di carni suine e grasso, il cotechino di Modena, il salame piacentino Dop e lo zampone di Modena Dop costituito dalla zampa anteriore del suino, unito a grasso, cotenne e carne. Importante, soprattutto in questi tempi di salutismo, vegetarianesimo e veganesimo, il ritorno agli ortaggi. In questo ambito la regione non è da meno, con numerosi prodotti a marchio di origine controllata, o d’indicazione geografica. Tra i tanti citiamo senz’altro lo scalogno di Romagna, gli asparagi verdi di Altedo (dal caratteristico sapore amaro). La regione vanta un’eccellenza anche per quanto riguarda la produzione di olio, con un Dop di prestigio che è l’olio extravergine di oliva di Brisighella, ma parlando di condimenti non dobbiamo dimenticare il celeberrimo aceto balsamico di Modena.
E questi sono solo alcuni dei prodotti tipici da gustare, o da utilizzare nella pressoché infinita lista di ricette presenti nel ricettario regionale. Ci sono poi le ricette, tipiche di una tradizione che affonda le proprie radici non più nella sola regione, ma nell’intera Italia; alcuni piatti, infatti, sono così famosi da non essere più considerati locali, bensì italiani a tutti gli effetti, anche grazie all’export e alla celebrità da loro raggiunta. Inoltre in una regione come l’Emilia Romagna, che può vantare oltre 60 ricette tipiche, l’offerta enogastronomica va più gustata che letta. Ma proviamo a interpretare questa cucina con qualche esempio. Tralasciando alcuni piatti celebri come la piadina romagnola ci sono i borlengi, ostie composte da latte ed uova, o le chizze reggiane, fagottini fritti farciti di grana da gustare caldi. A Reggio Emilia un piatto tipico con cui iniziare un pasto è l’erbazzone, variante della più nota pizza con le verdure della tradizione partenopea, con spinaci ed insaporita con cannella. A Bologna le varianti della mortadella hanno raggiunto la perfezione con la tipica mousse Mortadella, mentre a Modena è quasi d’obbligo gustare la Tigella, un tipico pane misto cotto su speciali pietre, e infine a Parma abbiamo la torta fritta, a base di farina. 105
I primi, poi, sono il fiore all’occhiello della gastronomia regionale, con numerosissime ricette. L’Emilia Romagna è la patria del tortellino, dei cappelletti, delle tagliatelle. I sughi sono generalmente pesanti ma gustosissimi. Il sugo alla bolognese è composto oltre che da pomodoro, da carne macinata, cipolla, carote e sedano. La variante più tipica prevede l’aggiunta di panna al momento in cui la pasta viene unita al condimento. Su tutti i primi piatti a base di sugo, il grana padano o il più prelibato parmigiano sono d’obbligo. Gli anolini di carne parmensi ed i cappelletti all’emiliana vengono preparati con brodo di carne e sono entrambi bon bon farciti di carne e formaggio. A Ferrara sono da assaporare le lasagne al Forno alla Ferrarese e il timballo: in uno splendido connubio di panna e ragù di carne, con tanto parmigiano e aggiunta di latte. I passatelli reggiani, cotti in brodo, invece, sono costituiti da una sbriciolata di uova e pane grattato con aggiunta di formaggio che viene cotta direttamente nel brodo. Sulla costa romagnola il piatto più rappresentativo per quanto riguarda i primi è il brodetto di pesce. Per i secondi, dalla costa all’interno dell’Emilia Romagna, vi è l’imbarazzo della scelta. Nelle zone marine l’anguilla ferrarese è il piatto principe, insieme alla sogliola al vino e gli scampi al prosciutto.
Per chi non ha problemi di digestione e di linea si consiglia lo zampone modenese con lenticchie o la trippa bolognese. Se a Piacenza e dintorni l’arte culinaria si esplica nella preparazione del capretto, a Reggio Emilia è il coniglio alla reggiana il secondo piatto forte. Per i palati più sopraffini si consigliano le lumache di Bobbio con carote, cipolla e salsa di pomodoro, mentre nella zona di Parma, i cardi con tartufo costituiscono una prelibatezza di altissimo livello. Infine, tra i dolci della gastronomia emiliana e romagnola ha un posto d’onore l’elaboratissimo burlengo romagnolo, il dolce più caratteristico della zona orientale della regione. È costituito da una miriade di ingredienti, tra cui primeggiano riso, farro e orzo oltre a mandorle e noci. Più semplice la bracciadella reggiana, simile alla più classica delle ciambelle. Poi c’è la bonissima, torta ripiena di noci e miele e ricoperta di cioccolato. Tipico del capoluogo il pan speziale bolognese con zucchero, pinoli mandorle e spezie varie – sebbene la ricetta tradizionale di questo dolce ormai subisca numerose varianti, tutte molto gustose. A Natale, nella zona di Reggio Emilia, si può assaggiare la spongata di Natale, una torta dal ripieno ipercalorico, ricco di spezie a base di miele, noci, mandorle insaporito con cannella, noce moscata e chiodi di garofano. 107
i Vini
L
’Emilia Romagna è terra di cucina e gastronomia, dove si trovano ricette tra le più famose d’Italia. Terra di chef, di gastronomia, ma anche terra di vini e vitigni di alta qualità. La regione produce tantissimi vini diversi, alcuni dei quali, come il Lambrusco, sono conosciuti ed apprezzati a livello internazionale, ed è una delle zone vinicole più produttive al mondo. Quasi completamente pianeggiante o collinare, il territorio della regione si presta naturalmente alla coltivazione non solo di viti, ma anche di altri prodotti agricoli. A seconda della zona di coltivazione, i vitigni vengono declinati nei vari vini a diversa denominazione, così il Trebbiano Romagnolo diviene Colli d’Imola Trebbiano, Colli di Faenza Trebbiano oppure Trebbiano di Romagna, oppure il Pignoletto, per rimanere ancora nei bianchi, viene impiegato in varie zone per il Colli Bolognesi Pignoletto, il Colli d’Imola Pignoletto e il Reno Pignoletto. Tra i vini rossi viene molto apprezzato il vitigno Sangiovese, che si trova come Colli d’Imola Sangiovese, Colli di Faenza Sangiovese e Sangiovese di Romagna. Largo spazio viene dato anche alla coltivazione di due vitigni classici come il cabernet Sauvignon ed il Merlot.
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L’Albana di Romagna, dallo stesso vitigno con cui si produce anche lo spumante, è uno dei vini Docg della regione. Un Docg a tutti gli effetti l’Albana che, insieme al Sangiovese (quello ‘di Romagna’), è il vino che più rappresenta la regione. Prodotto dall’omonimo vitigno, coltivato nelle colline delle province di Bologna, Ravenna e Forlì-Cesena questo vino dal colore dorato trova i suoi punti di forza in una struttura e in una morbidezza perfettamente bilanciate dalla freschezza e soprattutto dai tannini, presenza singolare, piuttosto rara in un vino bianco. L’Albana è un vitigno dolce, intenso e generoso, una combinazione tutta romagnola di personalità, morbidezza e passione, che ha valso a questo vino, primo tra i bianchi in Italia, la Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG) nel 1987. Rimanendo sul bianco, il Trebbiano è il vitigno a bacca bianca più coltivato in Emilia Romagna,
informali, spesso adoperato come aperitivo nella versione bollicine. Il Pignoletto è un vitigno a bacca bianca da cui si ottiene il vino dallo stesso nome, presente in 3 DOC: Colli Bolognesi, Reno e Colli d’Imola. Il luogo per eccellenza di produzione del Pignoletto è la zona collinare attorno a Bologna, dove ha recentemente ottenuto il marchio DOCG. Qui, l’inseguirsi di paesaggi e di sentori, di luce e ombra, di calore e freschezza esaltano in maniera particolare le caratteristiche organolettiche di questo bianco fresco e profumato dal caratteristico finale amarognolo. Proprio per la sua presenza nel bolognese, questo vitigino è celebre dall’antichità grazie alle attestazione di Plinio il Vecchio, che già nel I secolo d.C. citava un vino chiamato “Pinum Laetum”. Anche l’Emilia Romagna è terra di Sangiovese, che in queste zone genera rossi dal profumo di viola e frutti di bosco, dai tannini setosi e dal
in particolare nella provincia di Ravenna. Si tratta di un vitigno molto produttivo e resistente ai parassiti, che dà origine a un vino di colore giallo paglierino, di discreto grado alcolico, non particolarmente ricco dal punto di vista aromatico e associabile a numerosi piatti. Il Trebbiano romagnolo è adatto per la produzione di vini fermi ma anche di vini base per spumanti e per la distillazione del brandy. Proprio per il suo sapore discreto, il Trebbiano Romagnolo è componente importante di un numero di bianchi doc fermi e frizzanti, sia dolci che secchi, ma per conoscerne a fondo le caratteristiche consigliamo di assaggiare un Romagna Trebbiano e il Colli di Imola Trebbiano, prodotti con un minimo dell’85% di quest’uva. Si tratta di un vino leggero e versatile particolarmente adatto alle occasioni
gusto pieno, che si produce nelle tipologie base, superiore, riserva e novello. Il Sangiovese, ovviamente, è il vitigno italiano più diffuso, componente principale di tante eccellenze come il Brunello di Montalcino, il Chianti, il Montepulciano o il Morellino di Scansano, ma a nord degli Appennini tosco-emiliani diventa Sangiovese di Romagna DOC, indiscusso signore delle colline tra Rimini e Imola. Il vino che forse più caratterizza la regione è in assoluto il Lambrusco, famiglia di vitigni tra le più diffuse nella campagna che da Parma si estende verso est fino a comprendere i territori reggiano e modenese. Da queste uve fragranti si ottiene un vino frizzante profondamente piacevole, al punto da essere il più esportato al mondo. Un successo commerciale che rispecchia a pieno la popolarità in loco:
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qui i ‘seguaci del Lambrusco’ si dividono in varie correnti di pensiero, tra gli estimatori del più fine Sorbara, quelli del più intenso Grasparossa o ancora quelli del Salamino o del Maestri. Le tipologie di Lambrusco vanno dalla più dolce alla più secca, dal profumo di viola ai sentori di frutti di bosco maturi. Quali che siano le preferenze personali, il Lambrusco si riconosce fin dal primo sorso: corpo fresco, bollicine e profumi di frutta rossa non lasciano dubbi. Parlando un po’ di origini, il nome Lambrusco racconta la storia di questo vitigno dalla vite selvatica, la “labrusca”, quella, cioè, “che cresce incolta ai margini dei campi”. Ma il vino come lo conosciamo oggi, con una spuma allegra e una buona acidità, è frutto dell’intervento dei Longobardi, che fermarono i propri eserciti alle porte dell’Esarcato di Ravenna, corrispondente all’attuale Romagna. Questo popolo germanico semi-nomade diffuse nel territorio emiliano il proprio modo di vita e di alimentazione, in cui l’allevamento del maiale allo stato semi-brado aveva un ruolo centrale.
I cibi non venivano più cotti in olio d’oliva ma nello strutto, acquistando grassezza e untuosità, ed è qui che entra in scena la bollicina dei vini frizzanti che “pulisce” il palato ad ogni sorso, vera e propria risposta enologica a questa svolta longobarda della cucina emiliana. Il Lambrusco ancora oggi è legato alla cucina emiliano-romagnola, a sua volta legata al maiale e all’uso di animali grassi: il Lambrusco si lega infatti a piatti della tradizione come il cotechino, lo zampone alle lenticchie oppure i classici lessi o i numerosi affettati che questa terra regala. Quale che sia l’origine, il Lambrusco è quasi uno stile di vita, esaltato peraltro da personaggi famosi come Luciano Ligabue, Pavarotti ed Enzo Ferrari. La realtà vitivinicola dell’Emilia Romagna, dunque, è ampia e variegata, a metà tra storia e innovazione, ma soprattutto tra tradizione e lifestyle: ai piaceri di vini elaborati e trendy si affiancano la spontaneità e l’audacia di vini quali Colli Bolognesi o il Lambrusco. 111
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Via il Prato, 42 - 50123 Firenze Viale Isonzo, 14 - 20125 Milano Giudecca, 810 - 30133 Venezia Via E. Morin, 169 55042 - Forte dei Marmi (Lu) P.zza Barberini, 23 - 00187 Roma Viale A. Morin, 46 55042 Forte dei Marmi (Lu) Campo Santa Sofia 4198/99 - 30121 Venezia Via R. Menardi, 42 - 32043 Cortina d’Ampezzo (Bi) Via Hoepli, 6 - 20121 Milano Via Ludovisi, 49 00187 Roma Via Labicana, 125 00184 Roma Via dei Pescioni, 2 50123 Firenze Via del Salviatino, 21 50137 Firenze Via San Matteo, 87 53037 S. Gimignano (Si) Via Tragara, 8 - 80073 Capri Str. Col Alt, 105 - 39033 Corvara (Bz) Via G. Dè Notaris, 5 00197 Roma Via Veneto, 50 - 00187 Roma Via Masaccio, 19 20149 Milano Via Aldobrandeschi, 223 00163 Roma Riva degli Schiavoni, 4149 - 30122 Venezia Via Tommaso Grossi, 1 - 20121 Milano P.zza della Repubblica, 17 - 20124 Milano Largo Febo, 2 00186 Roma Via di Porta Pinciana, 14 00187 Roma Via San Raffaele, 6 - 20121 Milano Via Sempione Nord, 123 28838 Stresa (No) Via Giovanni Augustariccio, 33 - 84011 Amalfi (Sa) Via Pagana, 19 16038 S.Margherita Ligure (Ge) Via dei Castelli, 17033 Garlenda Via Vittorio Emanuele II, 23 20530 Erbusco (Bs)
L’Orto degli Angeli - Residenze d’Epoca Marriot Grand Hotel Flora Miramare e Castello Miramonti Majestic Grand Hotel Mont Blanc Hotel Village NH Jolly President Palazzo Alfani Palazzo Arzaga Hotel Palazzo Capponi all’Annunziata Palazzo Leti - Residenze d’Epoca Palazzo Niccolini Park Hotel Argento Radisson Blu Hotel Milano Radisson Blu Hotel Roma Relais&Chateaux La Posta Vecchia Relais San Maurizio Royal Hotel San Biagio a Colle - Residenze d’Epoca St George St Regis Grand Hotel Star Hotel Rosa Grand Terme di Saturnia The St. Regis Firenze The Westin Excelsior The Westin Palace Torre Almonte – Residenze d’Epoca Town House Una Hotel Century Villa Cimbrone Villa d’Este Villa Le Maschere Villa Milani – Residenze d’Epoca Villa Olmi Villa Orso Grigio Villa Lattanzi Villa Tolomei
Via Dante Alighieri, 1 - 06031 Bevagna (PG) Via Veneto, 191 00187 Roma Via Pontano, 5 - 80077 Ischia Via Peziè, 103 - 32043 Cortina d’Ampezzo (Bi) Località La Croisette, 36 - 11015 La Salle (Ao) Largo Augusto, 10 - 20122 Milano Via Ricasoli, 49 50122 Firenze Via Arzaga, 1 25080 Cavalgese della Riviera (Bs) Via Gino Capponi, 26 - 50121 Firenze Via degli Eremiti, 10 - 06049 Spoleto Via dei Servi, 2 50122 Firenze Via per Sant’Anna, snc – 19015 Levanto (SP) Via Villapizzone, 24 - 20156 Milano Via F.Turati, 171 00185 Roma Palo Laziale - 00055 Ladispoli (Rm) Località San Maurizio, 39 12058 S. Stefano Belbo (Cn) Corso Imperatrice, 80 - 18038 Sanremo (Im) San Leo Bastia, 1 - 06012 Città di Castello (PG) Via Giulia, 62 00186 Roma Via Vittorio Emanuele Orlando, 3 00185 Roma Piazza Fontana, 3 - 20122 Milano Loc. Follonata - 58014 Saturnia (Gr) Piazza Ognissanti, 1 - 50123 Firenze Piazza Ognissanti, 3 - 50123 Firenze P.zza della Repubblica, 20 - 20124 Milano Frazione Frontignano, 1 – 06059 Tosi (PG) Via Silvio Pellico, 8 - 20121 Milano Via Fabio Filzi, 25/B - 20124 Milano Via S.Chiara, 26 - 84010 Ravello (Sa) Via Regina, 40 - 22012 Cernobbio (Co) Via Nazionale, 75 50031 Barberino del Mugello (Fi) Località Colleattivoli, 4 – 06049 Spoleto (PG) Viale Europa, 200 50126 Firenze Via Regole, 12 - 38010 Ronzone (Tv) Torre di Palme - Fermo Via S. Maria a Marignolle, 10/B - 50124 Firenze
Le Dimore di San Crispino – Residenze d’Epoca Via Sant’Agnese, 11 – 06081 Assisi (PG)
055-2381331 02-54069504 041-2723311 0584-787200 06-488931 0584-787052 041-2413111 0436-881111 02-867651 06-478121 06-77591380 055-26651 055-90411 0577-942014 081-8370633 0471-8310000 06-3220404 06-42144705 02-44406 06-665441 041-5205044 02-88211234 02-62301 06-682831 06-421689 02-7208951 0323-933818 089-831148 0185-288991 0182-580271 030-7760550
075-8155124
0742-360130 06-489929 081-991333 0436-4201 0165-864111 02-77461 055-291574 030-680600 055-27266800 0743-224930 055-282412 0187-801223 02-3631888 06-444841 06-9949501 0141-841900 0184-5391 336-635785 06-686611 06-47091 02 88311 0564-600111 055/27161 055-27151 02-63361 075-8852560 02-70156 02-675041 089-857459 031-3481 055-88881 0743-225056 055-637711 0463-880559 0734-53711 055-3920401
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le mostre da non perdere L’arte di Francesco. Capolavori d’arte e terre d’Asia dal XIII al XV Secolo La mostra ha l’obiettivo di documentare tutta la produzione artistica francescana (oggetti, sculture, dipinti) nel periodo che va dal Duecento al Quattrocento, enfatizzando l’attività del Santo nei luoghi più remoti del mondo come l’Asia, la Terra Santa, la Cina. Sarà possibile ammirare anche il famoso corno appartenuto al Sultano d’Egitto al-Malik al-Kalim che donò al Santo in occasione del loro incontro nel 1219 a Damietta. Galleria Accademia - Firenze 31 Marzo 2015 - 11 Ottobre 2015 Info: 055-2948836
Raffaello Parmigianino Barocci La mostra nasce dal confronto che il Parmigianino e Barocci instaurarono con Raffaello. Nonostante fossero vissuti in epoche diverse tra loro, entrambi sono considerati suoi eredi. Sono stati selezionati disegni e stampe, insieme a dipinti e a qualche scultura antica in cui si nota particolarmente la loro ricerca dell’anima sperimentale di Raffaello. Musei Capitolini - Roma 02 Ottobre 2015 - 10 Gennaio 2016 Info: 060606
Rimini, sulle tracce di Piero della Francesca Un viaggio alla scoperta di un itinerario mozzafiato che si snoda tra arte, territorio, storia, tradizioni e cultura. Proprio quella cultura che Piero ha ammirato e immortalato nei suoi viaggi per l’Italia centrale, nei palazzi dei Malatesta, Medici, Montefeltro. Il percorso parte dal luogo simbolo del Rinascimento: il tempio Malatestiano, dove si può ammirare il ritratto a figura intera di Sigismondo Pandolfo Malatesta risalente al 1451. Mostra itinerante - Rimini 06 Aprile 2015 - 04 Ottobre 2015 Info: www.riminiturismo.it
L’arte per l’arte. Il Castello Estense ospita Boldini e De Pisis Il Castello Estense ospiterà le opere di Boldini e De Pisis fino alla riapertura di Palazzo Massari, prevista nel 2017. La mostra è l’occasione perfetta per restituire le opere di questi grandi artisti al pubblico, dopo un lungo periodo di non esposizione in seguito al terremoto che ha colpito questa zona nel 2012. La mostra si apre con i dipinti e le opere di Boldini, mentre la seconda sezione è dedicata a De Pisis. Castello Estense - Ferrara 31 Gennaio 2015 - 31 Dicembre 2017 Info: www.castelloestense.it
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le mostre da non perdere Giotto, l’Italia. Da Assisi a Milano Palazzo Reale rende omaggio ad uno dei più grandi protagonisti della storia dell’arte italiana. La mostra analizza l’evoluzione del suo linguaggio e delle sue pitture durante i suoi soggiorni a Roma, Assisi, Bologna, Firenze, Rimini, Padova, Milano. Questa è una occasione più unica che rara di poter conoscere le opere di un’artista rivoluzionario di tale levatura. Palazzo Reale – Milano 02 Settembre 2015 - 10 Gennaio 2016 Info: info@milanoguida.com
Jackson Pollock. Murale. Energia resa visibile In anteprima per l’italia, la Collezione Peggy Guggeinheim presenta la mostra dedicata a Pollock. Si tratta di una esposizione itinerante dedicata al monumentale Murale che Pollock realizzò per l’appartamento newyorkese di Peggy Guggenheim. Il Murale è considerato il dipinto americano più importante del XX Secolo. Collezione Peggy guggenheim – Venezia 22 Aprile 2015 - 16 Novembre 2015 Info: info@guggeinheim-venice.it
Tissot Al Chiostro del Bramante vengono esposte le opere più importanti di Tissot, artista divenuto celebre per aver rappresentato ambienti e personaggi della Parigi mondana dei primi del ‘900, rappresentando in modo unico su tela il fascino femminile. Vengono anche esposte centinaia di stampe ed illustrazioni rappresentanti episodi del Nuovo Testamento, creati in seguito al suo viaggio in Palestina. Chiostro del Bramante – Roma 26 Settembre 2015 - 21 Febbraio 2016 Info: 06-916508451
Il genio delle acque. Dalla domus in riva al mare a Tamo La mostra prende il nome dal più importante reperto esposto, la raffigurazione di un uomo con barba, simbolo di una divinità fluviale, appunto “il genio delle acque”, portato alla luce in Piazza Anita Garibaldi a Ravenna nell’estate 2011, durante la realizzazione da parte della multiutility Hera dell’isola ecologica interrata. Museo Tamo - Complesso di S. Nicolò - Ravenna 29 Maggio 2014 - 31 Dicembre 2015 Info: press@ravennantica.org - www.ravennantica.it
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Il passatempo Scopri quanto sei colto risolvendo 20 quiz 1) 2) 3) 4) 5) 6) 7) 8) 9) 10) 11) 12) 13) 14) 15) 16) 17) 18) 19) 20)
Scrisse “Addio alle armi” La capitale dello Zambia La città russa dove venne sterminata la famiglia dello Zar Nicola II° Il grande economista britannico fautore della macroeconomia Sconfisse la flotta di Napoleone nella battaglia del Nilo Un possedimento francese nei Caraibi Cos’è l’enfiteusi Vi nacque Ugo Foscolo Il Papa dei Patti Lateranensi Il giorno del solstizio d’estate Il babordo marinaresco L’attuale Primo Ministro Cinese L’indimenticabile interprete femminile di “Via col vento” Il grande filosofo ginevrino Sul suo impero non tramontava mai il sole Il fiume che bagna Parma Il nome delle due torri bolognesi Rodrigo Borgia che divenne Papa Un noto idrocarburo usato come insetticida contro le tarme L’autore dell’opera “L’italiana in Algeri”
L’autore del “L’italiana in Algeri”
L’attuale Primo Ministro Cinese
La città russa dove venne sterminata la famiglia dello Zar Nicola II°
L’interprete di “Via col vento”
La capitale dello Zambia
L’economista britannico
Risposte 20) Gioachino Rossini 15) Carlo d’Asburgo 16) Parma 17) Garisenda e Asinelli 18) Alessandro VI 19) Naftalina 11) La parte sinistra della nave 12) Li Keqiang 13) Vivien Leigh 14) Jean-Jacques Rousseau 6) Martinica 7) Un diritto reale di godimento 8) Zante ( Grecia) 9) Pio XI 10) 21 Giugno 1) Ernest Hemingway
2) Lusaka
3) Ekaterinburg
4) John Keynes
5) Horatio Nelson 120