Liguria

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Panorama di Rapallo

EDITORIALE

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hi ha visto la Liguria prima della devastante cementificazione, stenta a riconoscere quello che una volta era uno dei litorali più belli del mondo. Pochissimi sono gli angoli di paradiso risparmiati dalla forsennata frenesia dei palazzinari, come Portofino, Paraggi, San Fruttuoso e le Cinque Terre, rimasti miracolosamente intatti. La colpa di questo degrado ambientale è tutta degli amministratori locali che negli anni 60 hanno permesso un simile scempio, conseguenza in gran parte del sistema di corruzione già dilagante a quei tempi. Molti neo-pensionati, con i soldi della liquidazione, abbandonarono città inquinate come Milano e Torino, e decisero di venire a vivere nel dolce clima della Riviera, comprando una casa fra le migliaia di palazzine erette nell’immediato entroterra. La grande domanda di appartamenti alimentò così la devastazione di verdi zone collinari e tratti costieri non lontani dal mare. Un esempio per tutti, è Rapallo la cui disgraziata urbanizzazione ha coniato il termine “rapallizzato”. Se il Levante piange, il Ponente però, non ride. Città come Albenga hanno pagato un conto salatissimo. Ma questo discorso, purtroppo, vale per tutta la nostra penisola, deturpata da un abusivismo edilizio inaudito. L’ambiente, col mare in primis, grandissimo patrimonio di questa regione, va tutelato per quel che resta da proteggere. Il compito che attende il nuovo Governatore della Regione Liguria, non dovrebbe essere dei più difficili, considerando soprattutto la pochezza politica del suo predecessore Burlando, la cui presidenza è stata funestata dalle tremende alluvioni di Genova e delle Cinque Terre che hanno causato vittime ed ingentissimi danni ambientali! I liguri non dimenticano.

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BEST WESTERN TIGULLIO ROYAL**** un raffinato albergo a quattro stelle

Se Rapallo è considerata a buon diritto perla del Golfo del Tigullio, il BEST WESTERN Tigullio Royal ne è pietra miliare nel settore alberghiero. Elegante albergo, è situato in posizione centrale e panoramica sulla passeggiata del lungomare di Rapallo con splendida vista sul golfo del Tigullio apprezzabile dai sette piani della struttura. A pochi metri dalla spiaggia e dai battelli per Portofino, San Fruttuoso, Portovenere e le Cinque Terre, rappresenta la soluzione ideale per soggiorni di piacere e d’affari. L’Hotel dispone di 33 camere, di cui 4 Junior Suite e di una splendida Suite con meravigliosa vista sul Golfo del Tigullio. Le camere, ampie ed elegantemente arredate, sono dotate dei principali comfort per il Vostro relax durante il soggiorno, quali frigobar, cassaforte elettronica, connessione internet Wi-Fi gratuita, aria climatizzata, TV Lcd con canali satellitari e canali pay per view Mediaset Premium. L’Angolo Benessere “Goccia di Luna” è dedicato totalmente alla Vostra totale “remise en forme” attraverso delicati massaggi e moderni trattamenti estetici per il viso e corpo. La nostra ricca Prima Colazione a Buffet sulla Terrazza Vista Mare, l'Angolo Benessere per rilassarsi in qualsiasi momento della giornata e la cortesia e la professionalità del nostro staff, renderanno il vostro soggiorno indimenticabile.

BEST WESTERN Tigullio Royal Hotel Piazza IV Novembre, 3 - 16035 Rapallo (GE) Tel: +39 0185.273805 • Fax: 0185 230453 www.hoteltigullioroyal.it 12


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SOMMARIO 1

Editoriale

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Colophon

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Sommario

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Personaggi

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La Liguria nella storia

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Politica

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Il territorio

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Genova

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Il Porto

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L’Acquario

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Il Salone Nautico

Villa del Principe, dimora nobiliare di Andrea Doria a Genova

Varigotti, frazione di Finale Ligure

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Il Golfo del Tigullio

48

Le Cinque Terre

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Liguria da scoprire

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I musei

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Folklore & Tradizioni

70

L’economia ligure

72

La cantieristica navale

78

Il turismo

82

Le terme

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Turismo internazionale

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L’ospitalità alberghiera

94

I trasporti

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Qualità della vita

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Lo sport

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Salone dell’Auto

107

La cucina ligure

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Circoli di golf

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Hotel a 5 stelle

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Le mostre da non perdere

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Il Passatempo

Vernazza

Genova di notte

Baia del Silenzio

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CRISTOFORO COLOMBO da Genova al “nuevo mundo”

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a controversa figura di Cristoforo Colombo è da tempo ritratto emblematico della Genova rinascimentale nel mondo. Il navigatore ed esploratore italiano ha segnato con le sue teorie una linea di demarcazione tra il mondo medievale antico e quello rinascimentale moderno. Primogenito di quattro figli, Colombo nacque con tutta probabilità in territorio genovese tra agosto e ottobre del 1451, sebbene non ci siano fonti accertate riguardo i primi vent’anni della sua vita. È da queste imprecisioni che derivano le varie teorie, più o meno fantasiose, riguardo alle origini del navigatore; secondo alcuni autorevoli studiosi, infatti, Cristoforo Colombo e la sua famiglia avrebbero origini ebree. Questo a causa del nome della madre, Susanna, e dell’azienda tessile gestita dai genitori, giacché all’epoca gli ebrei avevano notevole influenza in questo settore manifatturiero. Dunque Cristoforo Colombo sarebbe un ebreo catalano convertito, fuggito con la sua famiglia in Liguria dopo i moti antiebraici in Catalogna alla fine del secolo XIV? In realtà ad oggi non si può dubitare delle origini genovesi di Cristoforo Colombo: sappiamo infatti con certezza che suo padre, di nome Domenico, esercitava il mestiere di tessitore e, legato al clan familiare dei Fregoso, fu guardiano della porta dell’Olivella di Genova; sappiamo addirittura qualcosa anche di Giovanni, nonno di Cristoforo Colombo, anch’egli tessitore. Dopo qualche tempo, comunque, la famiglia Colombo si trasferì a Savona, dove presero in gestione un’osteria. Colombo seguì i genitori nella nuova abitazione di vico Diritto di Ponticello, ma la sua carriera di navigatore iniziò molto presto, forse addirittura a 14 anni. In una lettera che venne citata dal figlio Ferdinando datata 1492, lo stesso Cristoforo affermava di navigare da 23 anni, mentre nel 1501 parlava di oltre 40 anni di navigazione. Ad ogni modo le informazioni riguardo alla nascita e i primi vent’anni di Colombo sono molto confuse, anche alla luce delle affermazioni di Andrés Bernáldez, curato di Los Palacios presso Siviglia, che ospitò a casa sua l’ammiraglio prima della sua scomparsa e affermò che Colombo morì il 20 maggio 1506 all’età di circa 70 anni – il ché porterebbe la sua data di nascita al 1436, con tutto ciò che ne consegue. Colombo

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formò il suo carattere sulla tolda di numerosi mercantili, viaggiando in tutto il nord Europa fino ad arrivare addirittura in Islanda, come testimoniato da Lord Dufferin nelle “Lettere dalle latitudine nordiche”, in cui affermava che “nel febbraio 1477 giunse a Reykjavík un marinaio genovese proveniente da Bristol” – elemento che coincide con il percorso di Colombo. Dopo una serie di tentativi di commercio in proprio falliti, Cristoforo Colombo si trasferì in Spagna con il fratello Bartolomeo e fu proprio sulle carte geografiche di questo che maturerà la convinzione dell’esistenza della terraferma oltre le Azzorre. Questa terra, secondo Colombo, non poteva che essere l’Asia, ma ben pochi davano credito alle sue teorie. Ma perché il progetto di Cristoforo Colombo, che era stato giudicato negativamente da figure più che autorevoli, trovò poi un’accoglienza da parte dei Re Cattolici? Colombo dimostrò grande arguzia e abilità nel “vendere” le proprie idee, procurandosi un importante appoggio proprio dal papato; ma la causa essenziale è da ricercarsi anche nell’euforia dei sovrani spagnoli, nonché della Corte e dello stesso popolo, per l’avvenuto compimento del processo di Reconquista della penisola iberica, liberata dopo 750 di occupazione musulmana e culminata proprio il 2 gennaio del 1492 con la conquista di Granada. Ad ogni modo il suo progetto si basava su un duplice errore geografico; Colombo riteneva che la terra fosse molto più piccola rispetto alla sua effettiva dimensione e che l’Asia fosse molto più allungata verso l’Europa. Le idee errate di Colombo sono importanti per capire il parere negativo sia degli studiosi consultati dal re del Portogallo, Giovanni II, sia di quelli spagnoli. Sotto un punto di vista matematico e geografico, essi avevano ragione e proprio da questi nuclei partono le discussioni che frustreranno Colombo e lo renderanno un giovane italiano a cui nessuno sembrava voler accordare fiducia. Nel suo periodo spagnolo, però, Colombo riuscì a entrare in contatto con Isabella di Castiglia e fu proprio lei a rendere possibili i suoi celebri viaggi verso quella che, secondo i calcoli del navigatore, doveva essere l’Asia. Figure emblematiche in questa trattativa furono senz’altro padre Julio Perez e il vescovo Alessandro Geraldini, entrambi


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PERSONAGGI confessori della regina spagnola. Se il primo recapitò una missiva di Colombo, il secondo, amico personale del navigatore, caldeggiò la proposta dell’ammiraglio genovese e la esaltò agli occhi della sovrana cattolica. Le spedizioni di Colombo si articolano nell’arco di circa 12 anni, dal 3 agosto 1492 al 7 novembre 1504, più specificatamente dalla partenza delle tre caravelle Niña, Pinta e Santa Maria da Palos de la Frontera al definitivo rientro di Cristoforo Colombo in Spagna dopo il quarto viaggio; le spedizioni verso l’Asia e le ricchezze del lontano Oriente furono dunque quattro e Cristoforo Colombo per lungo tempo credette di essere approdato in isole prospicienti alle Indie. Solo successivamente egli comprese di essere in un luogo diverso, terre nuove, e divenne fermo sostenitore di un’organizzazione del nuovo mondo favorevole ai futuri commerci con i ricchi imperi asiatici, in modo tale da ottenere, in maniera analoga a quanto già fatto dai portoghesi in Africa, “oro, schiavi, e altri beni attraverso il pacifico riscatto o tramite baratto con i nativi”, o tramite sfruttamento diretto delle risorse, pur utilizzando il lavoro dei nativi, decisamente più economico rispetto a quello importato dall’Europa. Ma durante il terzo viaggio, Colombo approdò nella città fondata dal fratello Bartolomeo, Santo Domingo, dove nel 1499 scoppiò una rivolta capeggiata da Francisco Roldán (l'alcalde di Isabella) contro i tre fratelli Diego, Bartolomeo e Cristoforo. I sovrani ispanici, avvertiti dai reduci dei disordini sull'isola, e dubbiosi circa le strane pretese avanzate da Colombo, inviarono nel 1500 Francisco de BobaLa caravella Santa Maria dilla per far luce sull'accaduto. Il suo arrivo coincise con la morte di Adrian de Muxica, uno dei secondi di Roldán. Resosi conto della situazione, Bobadilla arrestò Colombo insieme ai fratelli e li ricondusse in patria incatenati. Solo l’intercessione di Isabella permetterà la loro scarcerazione, ma il navigatore genovese perderà la sua carica di viceré, avviandosi al declino che lo porterà ai margini della società spagnola. Nel corso dei viaggi del genovese, inoltre, la situazione europea cambiò drasticamente rispetto allo sfondo politico che aveva favorito la sua prima partenza: ad Innocenzo VIII era succeduto lo spagnolo Alessandro VI Borgia, che aveva cancellato il ricordo del suo predecessore. Nel 1504, poi, morì la regina Isabella, ferma protettrice di Cristoforo Colombo. Due anni dopo morì anche lui, tra l’indifferenza di tutti, senza essere riuscito ad ottenere dal re le ricchezze che si era guadagnato con la scoperta del Nuovo Mondo e che peraltro dovevano servire anche in ottica di un nuovo tentativo di crociata per liberare Gerusalemme.

Nonostante l’impegno, neanche i figli riuscirono ad avere quello che spettava al padre e iniziò invece una secolare opera per screditare l’operato di Colombo, arrestatasi solo nella storia più recente. In verità, è impossibile comprendere l’uomo Cristoforo Colombo senza intenderne le profonde radici cattoliche e medievali, senza inquadrarlo nel suo tempo e senza porlo al punto cruciale di una generale espansione europea. L’idea di Cristoforo Colombo di avventurarsi in un viaggio denso di mistero derivava da un desiderio di spazio al di là dalla questione materiale - giacché le epidemie dell’epoca avevano in un certo senso riequilibrato la popolazione allontanando il rischio del sovrappopolamento - ma a questo si aggiungeva, almeno dal punto di vista del genovese, una questione di carattere religioso, che cozzava con le mire speculative della corona spagnola. Per Cristoforo Colombo le motivazioni di ordine religioso avevano un peso notevole, ma sono molti – oggi e allora - a sostenere che il genovese parlasse di dovere religioso, di servizio di Cristo e di prospettive di evangelizzazione solo per meglio conciliarsi con la regina attraverso una manovra interessata. In realtà, però, già nel suo Diario di Bordo, Colombo offre un’ampia esemplificazione di aspetti decisivi per comprendere la sua profonda religiosità, che lo portò all’epoca alla convinzione di svolgere una missione accompagnata dal favore divino. In data 23 settembre 1492 egli istituì addirittura un parallelo fra sé e Mosè: come allora al principe d’Egitto risultò utile il mare grosso in assenza di vento, così lo stesso straordinario fenomeno si è ripetuto a suo vantaggio per tranquillizzare i marinai timorosi circa la possibilità di fare ritorno. A tutto questo si aggiungeva la questione sulla conversione degli indigeni che, fin dallo stesso primo contatto del 12 ottobre, era al centro dell’attenzione dell’esploratore italiano. Nel Diario di Bordo leggiamo: “Conobbi che era gente che meglio si salverebbe e si convertirebbe alla nostra santa fede con l’amore che con la forza”. Il 27 novembre, rivolgendosi ai sovrani spagnoli, scrisse: “E poi si raccoglieranno i benefici e si lavorerà per fare cristiani tutti questi popoli, il che agevolmente si farà perché essi non hanno setta alcuna, né sono idolatri”. Queste parole, unitamente alla folta raccolta di appunti di viaggio, permettono di comprendere inoltre le intenzioni non violente di Colombo nei confronti dei nativi americani, atteggiamento spesso messo in dubbio in favore di teorie circa una natura più violenta del genovese nei confronti degli indigeni.

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EUGENIO MONTALE

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ra nato a Genova nel 1896 e dei genovesi e della sua città scriveva con toni nostalgici: “I vecchi genovesi erano, a modo loro, universali: conoscevano il mondo (poco l’Italia) e non erano neppure digiuni di studi; ma la loro città, finché non si allungò a dismisura e non lasciò distruggere i suoi più caratteristici edifizi, i luoghi topici di ogni possibile itinerario sentimentale, fu una città fortemente accentrata, in cui ci si sentiva difesi da una tradizione fatta di pietre e di costume”. Montale quella sua città l’aveva amata e cantata senza mai nominarla nelle sue poesie. La sua poetica era divisa tra l’ispirazione della natura e quella dell’umano, così come nella sua giovinezza, ancora indeciso tra il canto lirico e la letteratura, trascorreva il suo tempo tra Genova e le Cinque terre, tra la casa urbana di Corso Dogali e la casa in campagna, a Monterosso. Come scrive il critico Giuseppe Marcenaro, “la poesia di Montale nacque da un’assorta attenzione”, da sensi tesi all’ascolto di silenzi, di odori, di manifestazioni lente o improvvise della vita. Chi non ricorderà i suoi girasoli, i greti, il simbolismo di quel correlativo oggettivo pronto a segnalarci la vita, come il martin pescatore, o la morte, come lo stesso titolo “Ossi di seppia”? Montale ha fatto credere di essere divenuto poeta quasi inconsapevolmente, di averlo dovuto constatare di fronte alla sua opera compiuta, eppure questa sua “casuale” produzione letteraria ha segnato fortemente la letteratura europea del Novecento, all’interno della quale il nostro poeta è stato un costante punto di riferimento. Per sua fortuna, nel 1964, il Presidente della Repubblica Saragat, riconoscendone la grandezza, lo nominò senatore a vita e nel 1976 il re di Svezia gli consegnò il Premio Nobel per la Letteratura. C’è da dire tuttavia che per lui non fu semplice, benché figlio prediletto delle Muse, sposare la poesia. La continuità della sua produzione fu messa a dura prova dall’ansia per un “posto fisso”, per una indipendenza e una serenità economica che raggiunse veramente solo con la direzione del Viesseux, prima di essere espulso, nel 1938, perché non iscritto al partito fascista. Anche sul piano sentimentale il grande autore fu uomo particolarmente complesso,

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sposò nel 1963 Drusilla Tanzi, soprannominata Mosca, ma amò moltissimo anche altre donne, tra cui l’americana Irma Brandeis, cui dedicò Le occasioni, dove era soprannominata Clizia, e la poetessa Maria Luisa Spaziani, la Volpe de La bufera. Pur provando passioni intense, deflagrazioni quasi adolescenziali, preferì sempre restare sotto l’ala protettiva della Mosca, che forse non aveva amato con bruciante desiderio, ma verso la quale sviluppò indubbiamente un sentimento elevatissimo, come ci testimonia la sezione Xenia nella raccolta Satura, di cui non possiamo non ricordare questi versi: “Ho sceso dandoti il braccio, almeno un milione di scale/ e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino”. Montale fu un uomo schivo e contraddittorio e la sua articolata personalità sfugge ad ogni ritratto: la certezza della sua vocazione poetica fu sempre accompagnata dall’insoddisfazione di chi non si sente mai fino in fondo perfetto; la ricerca formale, imponente quanto naturale, non schiacciò mai, o quasi mai, la verità delle sue immagini, dei suoi personaggi, spesso compiuti e rappresentati nello spazio di pochi versi. Aveva ragione Moravia quando gridò ai funerali di Pasolini che i poeti non si uccidono, perché di poeti veri ne nasce uno ogni cento anni. Il nostro Novecento, felice anomalia, ci ha regalato tante voci indimenticabili, Montale è stata tra tutte la più alta. C’è da domandarsi se oggi oltre ai poeti, non stiano uccidendo la poesia stessa, che, anche quando si ammanta di malinconia, altro non fa che esprimere una speranza esistenziale, il gusto per il mistero. Forse in una società di mercato non c’è più posto per la poesia e sembrano quanto mai feroci e vere le parole di Montale all’Accademia di Svezia: “Io sono qui perché ho scritto poesie, un prodotto assolutamente inutile, ma quasi mai nocivo e questo è uno dei suoi titoli di nobiltà. Ma non è il solo essendo la poesia una produzione o una malattia assolutamente endemica. Sono qui perché ho scritto poesie: sei volumi, oltre innumerevoli traduzioni e saggi critici. Hanno detto che è una produzione scarsa, forse supponendo che il poeta sia un produttore di mercanzie. Per fortuna la poesia non è una merce”.


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PERSONAGGI

GIUSEPPE MAZZINI

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a casa natale di Mazzini (1805-1872) è in una strada stretta vicino al porto di Genova, via Lomellini, dove oggi ha sede il museo mazziniano e ancora si trovano i suoi appunti, la sua chitarra, il cappello con cui uscì dal carcere di Gaeta e il primo fascicolo della Giovine Italia. Ma i ricordi a cui Giuseppe, detto Pippo, è più legato sono quelli della casa in collina dove la famiglia si è trasferita quando era ancora piccolo; nel ’38 in una lettera alla madre confessa la nostalgia per la sua camera e per i momenti trascorsi lì affermando che avrebbe potuto “far la storia di certi periodi minuto per minuto”. E in effetti Maria, la madre, aveva lasciato tutto com’era una volta nella sua stanza e a volte vi si ritirava come fosse un santuario, lì dove suo figlio aveva passato tanto tempo, a causa della sua salute debole, in un letto ingombro di libri. La vita familiare, le abitudini semplici e democratiche dei suoi genitori “che usavano modi identici col patrizio e col popolano”, lo influenzano fortemente; la sua famiglia gli trasmette anche la passione per la storia e lo educa all’osservazione dei movimenti politici della società. Mazzini amava raccontare che un giorno, da piccolo, un mendicante a cui aveva dato una moneta si era rivolto alla madre dicendole di tenerlo caro perché sarebbe diventato un uomo che avrebbe amato il popolo. Nel 1821, quando a Genova passano i Federati piemontesi reduci dal tentativo di rivolta Mazzini sente di dover lottare per la patria. “L’idea che in quella lotta io avrei potuto far la mia parte, non mi balenò che in quei giorni per non lasciarmi mai più”, dice nelle sue Note autobiografiche. Qualche giorno prima aveva manifestato con i suoi compagni in favore della costituzione che Carlo Alberto aveva promesso e Carlo Felice negato. Appassionato di letteratura, venera Dante oltre che come poeta anche come padre della nazione, legge Goethe, Byron, Foscolo, si veste di nero come Jacopo Ortis, in segno di lutto per la patria oppressa, tanto che la madre ha perfino paura di un suicidio. Ma Giuseppe è di carattere gioviale, ama suonare la chitarra e fa le serenate sotto le finestre delle ragazze. Si iscrive a Medicina, ma non fa per lui, sviene al primo esperimento di necroscopia e quindi abbandona la facoltà per iscriversi a Legge. Finiti gli

studi inizia a esercitare la professione di avvocato e fa il giornalista presso l’Indicatore genovese, su cui pubblica recensioni di libri patriottici. Il giornale, in seguito, è soppresso dalla censura. Nel 1827 diventa membro della Carboneria. Una sera in vicolo dell’Olmi viene iniziato, ma rimane deluso dal rito sbrigativo, una semplice formula di obbedienza dove non si menzionano né fini né il da farsi. “L’iniziatore non aveva proferito sillaba che accennasse a federalismo o unità, a repubblica o monarchia. Era guerra al governo, non altro”. Mazzini inizia a viaggiare cercando adesioni per la sua società segreta, ma ben presto viene denunciato e rinchiuso nella fortezza Priamar di Savona, dove formula il programma della Giovine Italia, movimento a cui aderirà un giovane Garibaldi con cui, nel corso degli anni, avrà un rapporto controverso dovuto alle loro divergenze politiche. Mazzini aspira all’unione degli stati italiani in “una, indipendente, libera, repubblicana” nazione. Il suo è un progetto politico mosso da un imperativo religioso, un ordinamento divino in cui la lotta per raggiungere l’unità nazionale assume un significato provvidenziale. Garibaldi invece proponeva di usufruire dell’appoggio monarchico del quale riteneva non si potesse fare a meno per raggiungere l’Unità d’Italia. In mancanza di prove a suo carico viene rilasciato dal carcere di Savona scegliendo l’esilio a Marsiglia. Nel 1831, Giuseppe conosce Giuditta Bellerio Sidoli, una ragazza emancipata che ospita l’esule nella sua casa in rue de Féréol. Diventano collaboratori politici e fondano la rivista La Giovine Italia; hanno un bambino, Adolphe, che muore precocemente. Anche altre donne saranno importanti nella vita di Mazzini: Giovanna Welsh, moglie del suo amico Thomas Carlyle, con la quale vede gli scorci più belli di Londra o Sara Levi Nathan, Sarina, che di lui dirà “è l’ideale della mia anima” e che lo aiuta negli ultimi mesi di vita in Svizzera senza trattenerlo a Lugano quando lui, sotto il falso nome di George Brown decide di tornare in Italia. Durante quel viaggio si racconta abbia incontrato Nietzsche e sua sorella. Giuseppe raggiunge Pisa nel febbraio del 1872, ospitato proprio dalla figlia Sarina, Janet, e lì morirà il 10 marzo 1872.

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NICOLÒ PAGANINI

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Milano, nella prima metà dell’800, un uomo con un violino sottobraccio si avvicina a un ristorante attratto da uno stuzzicante odore di pesce. Sulla porta, però, viene respinto dal proprietario che gli indica un cartello: “Vietato l’ingresso ai suonatori ambulanti”. Quell’uomo dall’aspetto spettrale, con i capelli lunghi e l’incarnato pallido, è Nicolò Paganini. Nasce nel 1782 in una famiglia modesta di un caratteristico carruggio genovese, vico Fosse del Colle. Il padre, imballatore del porto appassionato di musica, notando in lui una particolare predisposizione, gli impartisce delle lezioni costringendolo a suonare, per molte ore al giorno, prima il mandolino e poi il violino. Si racconta che in quegli anni Paganini fu colpito da una forma talmente violenta di morbillo da essere creduto morto ma, quando lo avvolsero nel sudario per essere sepolto, iniziò lentamente a muoversi dimostrando di essere ancora in vita. Quasi autodidatta, a soli 12 anni tiene concerti nelle chiese di Genova e al teatro Sant’Agostino. Il padre lo porta da Alessandro Rolla, a Parma, per prendere lezioni, ma il compositore dichiara di non avere nulla da insegnare al ragazzo sulla tecnica violinista. Poco più che adolescente lavora come concertista nel nord Italia e in Toscana; a Lucca, a 23 anni, ottiene il posto di primo violino alla corte di Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone; a Torino è invitato da Paolina Borghese a suonare al castello Stupinigi. Nella stessa città, al teatro Carignano, Carlo Felice dopo aver assistito a un suo concerto lo fa pregare di ripetere uno dei brani eseguiti. Paganini che ama improvvisare rifiuta: “Paganini non ripete”, e da qui il famoso detto che gli costò l’annullamento di un concerto. Siamo in pieno Romanticismo, gli artisti cupi e tormentati intrigano e affascinano le donne, e Paganini incarna alla perfezione questo ideale: è un divo, incuriosisce il pubblico. A Vienna un business gira intorno alla sua immagine: guanti, cravatte e caramelle alla Paganini. In Austria però iniziano a girare voci sul suo lungo soggiorno in carcere, il musicista cerca di difendersi scrivendo una lettera a un giornale che lo aveva calunniato ma soprattutto moltiplicando i prezzi dei suoi concerti. Il suo personaggio è circondato da un alone di mistero che lo lega indissolubilmente a leggende dalle atmosfere demoniache. C’è chi giura di averlo visto suonare con il diavolo in persona e chi afferma che le corde del suo violino siano state costruite con la pelle di una delle sue amanti, fattasi uccidere in nome della musica così che la sua

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PERSONAGGI anima potesse essere un tramite fra i due mondi. Paganini non mette a tacere queste dicerie, anzi, suona nei cimiteri di notte, crea melodie dalle connotazioni misteriche, è appassionato di esoterismo e gioca d’azzardo. Il Trillo del diavolo, scritto da Giuseppe Tartini (che raccontò che era stato proprio il diavolo, in sogno, a suggerirgli il tema dell’opera) è un brano che lo seduce e che il musicista ha fatto suo in modo da renderne impossibile l’imitazione. Tra le sue opere più significative la Grande sonata, il suo maggior lavoro chitarristico, la Scena amorosa, dedicata alla principessa Elisa, la Sonata Napoleone, per sola quarta corda e composta per l’onomastico di Bonaparte e i famosi 24 Capricci (fino al 1999 era obbligatorio, all’esame di conservatorio presentarne sei a scelta). Gli accordi impostati in modo difficile, i salti di registro delle sue composizioni sono dovuti anche al fatto che per questioni economiche Paganini vuole essere il solo a poter guadagnare dall’esecuzione della propria opera. Consegna al direttore d’orchestra la partitura solo qualche ora prima dei concerti in modo che rimanga il più pos-

Dopo l’entusiasmante esecuzione il francese decide di regalargli lo strumento, con l’unica condizione che sia sempre e solo lui a suonarlo. Paganini chiamerà quel violino “il mio cannone” per il suo suono robusto, caratteristica segnalata per la prima volta da un recensore del Giornale delle Due Sicilie in occasione di un concerto del 1819 al San Carlo di Napoli. Qualche anno dopo Antonia Bianchi, convivente di Paganini e madre di suo figlio Achille, durante una lite di gelosia scaglia il violino a terra, la custodia va in frantumi ma il musicista riesce a intervenire tempestivamente e salvare lo strumento. Paganini lo considera un prolungamento di sé, dotato quasi di un’anima tanto da affermare che, se per motivi di salute era costretto a non usarlo, il violino protestava ed era “corrucciato”. Con gli anni la voce del cannone è sempre più flebile, come la voce del Maestro, del resto, i cui problemi alla laringe peggiorano sempre di più, fino a renderlo completamente afono. Nel 1837, dopo aver fatto testamento a Genova, raggiunge nuovamente Parigi, dove mette su il Casino Paganini, una sala da gioco di

Il Museo del Violino, ospitato nel Palazzo dell'Arte di Cremona

sibile segreta. I suoi assoli sembrano ancora più complicati proprio perché l’orchestra, avendo poco tempo per studiare i brani, si limita a un accompagnamento melodico semplificato. È velocissimo, esegue salti armonici di diverse ottave e alterna note suonate con l’arco a altre pizzicate con la mano sinistra; le sue articolazioni ipermobili e le sue dita estremamente lunghe gli permettono di raggiungere livelli altissimi di esecuzione tecnica. La sua musica sembra eseguita da più mani, quando suona appare quasi in trance e la foga è tanta che le corde si spezzano e i polpastrelli sanguinano. Negli anni Paganini viaggia per le principali città europee raccogliendo riconoscimenti, fama e denaro, ha la possibilità di costituire una rendita annua per i suoi genitori e di elargire 20.000 franchi all’amico e compositore Berlioz in un momento di difficoltà. Si racconta che un giorno, durante un concerto, un commerciante di nome Livron gli abbia prestato un magnifico violino del Guarneri del Gesù (chiamato così perché apponeva una croce sugli strumenti realizzati).

lusso, comprensiva di uno spazio per le sue esibizioni, che si rivelerà il suo più grande insuccesso economico a causa della sua cattiva gestione finanziaria e del fatto che la sua malattia non gli permetterà di eseguire tutti i concerti programmati. Alla sua morte, avvenuta a Nizza nel 1840, il “cannone” passa al figlio, ma secondo disposizioni del testamento il violino deve rimanere a Genova “onde sia perpetuamente conservato”. Adesso infatti si trova in una sala di Palazzo Tursi, sede del municipio della città. A causa delle voci circa il sospetto patto con il diavolo, il vescovo di Nizza proibisce la sepoltura di Paganini in terra consacrata. Il suo corpo, imbalsamato con il metodo Grannal e conservato inizialmente nella cantina della casa dov’è morto, avrà sepoltura solo nel 1876 nel cimitero della Villetta di Parma. In vico Fosse del Colle, al passo Gatta Mora, dove si trovava l’abitazione di Paganini, alcuni genovesi affermano che ancora oggi può capitare di udire rumori ambigui molto simili a un trillo demoniaco.

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PALMIRO TOGLIATTI

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i famiglia che oggi diremmo piccolo-borghese, terzo di quattro fratelli, nasce nel 1893 a Genova nella domenica delle Palme, cui deve il nome di Palmiro. Il ragazzo studia da primo della classe nelle diverse scuole, prima a Sondrio, poi a Sassari e infine a Torino, dove il padre viene trasferito. Viene considerato un po’ autoritario ma al tempo stesso generoso, diligente come si conviene ad un buon cattolico, anche se con idee giovanili tendenti al socialismo. Palmiro si forma una notevole cultura umanistica attraverso moltissime letture di storia, filosofia e diritto, fino a laurearsi in Giurisprudenza. Negli anni dell’Università, ecco l’incontro con Antonio Gramsci che lo segnerà per tutta la vita. Un’amicizia perlopiù sincera, all’insegna del rispetto nonostante le discussioni, a volte fortemente critiche, che animeranno gli incontri degli intellettuali socialisti dell’università torinese. Sono gli anni della formazione politica in un contesto sociale tutt’altro che lineare, con un Regno d’Italia la cui gestione lascia molto a desiderare. Togliatti, sotto l’incalzare degli avvenimenti che caratterizzano questo periodo della vita politica italiana, assume un ruolo sempre più impegnativo e importante nella compagine socialista dell’epoca. Ma per comprendere appieno la straordinaria esperienza del Togliatti-politico, basti pensare alle tappe più significative della sua carriera. Interventista nella prima guerra mondiale, viene arruolato in fanteria nel 1916, convinto difensore delle italianissime Trento e Trieste. Ammiratore di Mussolini prima maniera, quando il futuro Duce scrive fervidi e appassionati corsivi sul giornale socialista “L’Avanti” e poi fautore della scissione socialista a sinistra nel 1920. Passano gli anni e Togliatti assiste alla marcia su Roma e al consolidamento della dittatura fascista che culmina nel vile assassinio di Giacomo Matteotti. Si fa notare come fermo oppositore del regime, mentre già è accreditato a Mosca come autorevole protagonista, insieme a Gramsci e Tasca, del comunismo italiano. La sua notorietà gli procura un arresto nel 1923 quando viene rinchiuso a Milano nel carcere di San Vittore, mentre a Mosca Lenin, gravemente ammalato, esce dalla scena politica, permettendo a Zinoviev di guidare il V Congresso Internazionale a cui partecipa Togliatti. Rientrato a Roma, viene arrestato nuovamente ma esce poco dopo da Regina Coeli grazie all’amnistia del 1925. Nel frattempo i suoi rapporti con Mosca sono improntati alla prudenza, vista l’alternanza delle figure al timone dell’URSS, mentre vive il dramma di Trotskji e l’ascesa inarrestabile di Stalin, il bieco dittatore col quale Togliatti dovrà spesso confrontarsi con diplomatica ambiguità. Il 1927 lo vede capo del Partito Comunista Italiano e in tale veste si assume grandi responsabilità nel periodo che precede la nascita e l’apoteosi del nazismo in Germania e con le preoccupanti situazioni che sfoceranno con la guerra in Spagna, dove i comunisti si devono confrontare con le truppe del generalissimo Franco. Siamo nel funesto 1939 quando inizia il secondo tremendo conflitto di dimensioni planetarie. Di lì a poco, i tedeschi, il 22 Giugno 1941,

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PERSONAGGI forti di 190 divisioni, invadono il territorio sovietico nonostante il patto di non aggressione firmato con Mosca. Il resto è storia nota, ma val la pena ricordare i venti milioni di morti che la Russia di Stalin lascia sul terreno. L’Italia si affianca alla Germania nazista subendone alla fine il tracollo e la distruzione totale. Mussolini, artefice dell’entrata in guerra dell’Italia e non pago della tragica sconfitta su tutti i fronti, provoca l’ancor più tremenda guerra civile fra italiani con la nascita della Repubblica di Salò che vede combattersi fascisti e partigiani. Sono anni terribili fino alla resa finale del 1945 che prelude poi al vittorioso referendum con l’abolizione della monarchia, ormai definitivamente compromessa dai rapporti col regime fascista. Togliatti, per lunghi anni, compreso il periodo di belligeranza, ha vissuto a Mosca con la moglie Rita e tornerà in Italia esattamente il 17 Maggio del ’45, quando entra a Milano in auto, preceduto da un operaio in bicicletta che sventola la bandiera rossa, seguito da un corteo di partigiani. Tre giorni dopo parla agli operai di Sesto San Giovanni….”. Il Partito Comunista non avanza rivendicazioni di classe ma vuole che i lavoratori tendano una mano a tutti quelli che vorranno collaborare nella ricostruzione dell’Italia….” Sembrano parole attuali, pronunciate oggi, anche se dette da personaggi di diverso colore politico ma intrise di ugual speranza. Seguono gli anni della ricostruzione con i difficili rapporti con la DC di De Gasperi, con gli alleati e soprattutto con la nuova dirigenza sovietica che, dopo la morte di Stalin, vede salire al potere Krusciov che imprimerà un nuovo corso politico alla vecchia URSS. Per tre volte Ministro di Grazia e Giustizia, Togliatti si adopera per riappacificare gli animi dilaniati dalla guerra civile ma tutto sembra perduto quando il 14 Luglio del ’48 viene raggiunto da due colpi di rivoltella ad opera di Antonio Pallante. L’Italia vive ore di angosciosa attesa e si teme che la piazza possa rivoltarsi in una nuova e più tremenda battaglia. Togliatti però invita tutti alla calma, raccoman-

dando di non perdere la testa, di non fare sciocchezze. Gli giungono attestati di solidarietà da tutta Europa e Stalin offre persino un’auto blindata che il Partito però rifiuta di accettare. La convalescenza, trascorsa in parte nella villa Rothschild sul Lago d’Orta, è di breve durata, tanto che partecipa alla festa de “L’Unità” del 26 Settembre, salutato da mezzo milione di persone accorse al Foro Italico a vedere il redivivo. L’attentato però lascia un segno nel tessuto sociale dell’Italia di quel periodo, magistralmente raccontata poi da Don Camillo e Peppone nella fortunata serie cinematografica del dopoguerra. Si giunge così, nel 1950, ad un altro incidente, questa volta fortuito, quando l’auto su cui viaggia Togliatti con Nilde Jotti, sua compagna dal 1947, esce di strada producendo una seria ferita alla testa di Togliatti che viene operato con successo. Arrivano altri anni difficili soprattutto nei rapporti con l’URSS dove, morto Stalin, inizia la destalinizzazione ad opera di Krusciov, seguita dall’invasione delle truppe sovietiche in Ungheria per soffocare la rivolta. Sono avvenimenti estremamente imbarazzanti per il PCI che, da un lato deve riconoscere la sovranità di ciascun paese satellite e dall’altra non può permettersi di incrinare i rapporti con Mosca. Togliatti, da buon equilibrista, riesce comunque a superare la prova, anche in occasione della crisi di Cuba dove Krusciov è costretto a ritirare le batterie missilistiche dopo il braccio di ferro con Kennedy e quando si adopera per mitigare i rapporti molto tesi fra russi e cinesi alle cui frontiere si teme la guerra. Togliatti, alla soglia dei 70 anni, appare fisicamente molto provato e nell’Agosto del ’64 parte con la Jotti per la Russia. A Yalta, si avvicina l’ora fatale: il 21 Agosto, a seguito di un’emorragia cerebrale, Togliatti muore lasciando un vuoto incredibile. Ai suoi funerali partecipa oltre un milione di persone venute da ogni parte d’Italia, mentre non si contano le delegazioni straniere e gli attestati di cordoglio. Muore con lui un pezzo di storia importante del nostro Paese.

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LA LIGURIA NELLA STORIA

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a stratigrafia, la scienza che descrive gli strati archeologici, ci racconta che le prime tracce di insediamento umano in Liguria risalgono addirittura a 300mila anni fa. Vicino a Loano, un piccolo comune in provincia di Savona, sono state trovate tracce dell’Uomo di Neanderthal e all’interno delle grotte di Toirano sono ancora oggi visibili segni di vita vissuta riconducibili alla fine del Paleolitico Superiore. Abitata inizialmente da tribù celtiche e fenice, la Liguria venne conquistata dai Romani nel II secolo a.C. I popoli di quella terra però furono da sempre acerrimi nemici di Roma e, addirittura, preferirono allearsi con i Cartaginesi e i Galli piuttosto che avere a che fare con i Romani. Questo portò la Liguria a essere terra di scontri e massacri che causarono anche deportazioni forzate della popolazione con la conseguente capitolazione della resistenza anti-Romana. Nel 180 a.C., infatti, i Romani per conquistare definitivamente il territorio dovettero deportare 47mila Liguri Apuani confinandoli nell’area Sannitica compresa tra Avellino e Benevento. La Liguria divenne così la IX regione augustea insieme al Nizzardo, la regione che oggi noi chiamiamo Piemonte. È con la caduta dell’Impero Romano però che iniziò a prendere la forma che conosciamo oggi; il territorio infatti si strinse al lembo costiero fra il Magra e il Vara e venne occupato e in alcuni casi anche devastato da Goti, Bizantini, Longobardi e Franchi. Sotto Rotari, re longobardo, diventò Ducato di Liguria con Genova capitale; sotto la dominazione germanica nacquero fondazioni monastiche e vennero aumentati i commerci con le zone dell’entroterra e

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con la Pianura Padana grazie allo sviluppo dell’agricoltura con la diffusione di vigneti, castagneti, oliveti e frantoi. Il porto di Genova divenne porto franco, un luogo cioè, dove potevano attraccare tutte le navi, anche quelle bizantine. Questo portò alla ribalta la città e la sua potenza egemone; Genova divenne prima libero comune e poi repubblica marinara (1096), in lotta con Venezia per il primato del controllo delle rotte fra Mediterraneo e Oriente. Furono le crociate a trasformare Genova nella protagonista marittima assoluta per molti decenni. I genovesi divennero il centro del mondo e la Croce di San Giorgio, simbolo della Repubblica di Genova, dominò sul Mediterraneo da Gerusalemme al Mar Nero. Visse la sua età dell’oro sotto il doge Andrea Doria. In questo periodo venne instaurato un forte rapporto con la Penisola Iberica – Genova, infatti, aiutò la liberazione di Tortosa dai Mori – venne potenziata la finanza e le rotte transoceaniche attraverso la gloriosa istituzione del Banco di San Giorgio che finanziava i commerci che la Spagna aveva con le colonie d’oltremare. Addirittura il Banco arrivò a gestire un patrimonio superiore a quello delle più importanti dinastie europee. Il declino della Spagna, causato dalla perdita dei Paesi Bassi e dalla guerra di successione, trascinò con sé anche Genova e la Liguria, troppo legate all’impero iberico. Grazie alla sua posizione strategica, questo territorio faceva gola sia ai francesi, che cercavano di entrarvi via terra, che agli inglesi famosi per le loro invincibili flotte navali, con le quali controllavano i movimenti nel porto di Genova per cercare il momento


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STORIA

La presa di Gerusalemme da parte di Guglielmo Embriaco

propizio per attaccare. Munita di un esercito quasi inconsistente, la Liguria non poteva certo competere contro quello francese molto più numeroso e organizzato e capitanato da un ventisettenne chiamato Napoleone. Naturalmente, la minaccia via terra era quella più temuta: Napoleone, oltre ad essere un grande stratega era anche un arguto uomo politico, e ordinò all’ambasciatore francese a Genova, Faipoult, di fomentare in maniera anonima i disordini contro l’aristocrazia ligure. Le idee democratiche non ci misero molto a diffondersi nel territorio visto che si basavano su principi di libertà e uguaglianza proclamati dalla Rivoluzione Francese. La Repubblica di San Giorgio dovette così capitolare a Napoleone che ne formalizzò la cancellazione trasformandola in una repubblica satellite francese. Dopo alcuni mesi di duri scontri, con uccisioni, pestaggi e arresti di francesi e giacobini, il 14 giugno 1797 nacque la Repubblica Democratica Ligure. Venne approvata una nuova Costituzione con tre Codici: Civile, Commerciale e Criminale. Solo due anni dopo però la Liguria venne occupata dalle truppe austriache che portarono la peste e la fame. Genova però restò per poco tempo in mano agli austriaci: Napoleone, che nel frattempo era entrato in Italia con la vittoria di Marengo, riottenne la Liguria. Il controllo francese sulla repubblica era sempre più stretto. Il 18 maggio 1804 Napoleone venne proclamato imperatore dei Francesi e, un anno dopo, anche re d’Italia. La Costituzione del 1802 venne abrogata dando un nuovo assetto amministrativo al territorio; la Liguria venne infatti divisa in di-

partimenti: di Genova, di Montenotte, degli Appennini e delle Alpi Marittime. Fu questo il periodo nel quale venne creata a Genova l’Università, ricostruito il Banco San Giorgio, venne istituita la Camera di Commercio ed avviata la costruzione di molte strade. Il dominio francese durò fino al 1814, anno in cui il Congresso di Vienna decretò l’annessione della Liguria al Regno di Sardegna. La Liguria però, a differenza di tutte le altre regioni italiane, non ha mai approvato l’annessione allo Stato Sabaudo e al Regno d’Italia con plebisciti o altre forme di democrazia come invece avvenne in altre regioni italiane. La regione, prima della francesizzazione di Nizza, fu anche la terra di personaggi poi rivelatisi decisivi per il raggiungimento dell’Unità d’Italia, come Mazzini, Mameli, Garibaldi e Bixio. Ma non solo. Già prima dell’Unità era una delle aree guida della rivoluzione industriale e dell’urbanizzazione; per questo motivo, Genova fu anche la città dove nacque il Partito Socialista Italiano nel 1892. Durante la Seconda Guerra Mondiale patì però bombardamenti navali e aerei; per questo in Liguria nacque un forte movimento di Resistenza. La ricostruzione portò all’apogeo della grande fabbrica fordista; sorsero così imprese siderurgiche e acciaierie che contribuirono in maniera decisiva al famoso “Miracolo italiano” degli anni Sessanta. Purtroppo però, questa forte presenza operaia e il suo profondo legame con la Resistenza antifascista, trasformarono Genova in una sorta di laboratorio del terrorismo durante i famosi “anni di piombo”. Camilla Spinelli

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LA FAMIGLIA DORIA

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uella della famiglia genovese dei Doria è una storia tonomia che aveva perso nel corso dei secoli. Molto immillenaria che affonda le sue radici nel remoto X portante nell’ascesa politica del principe-ammiraglio gesecolo, come testimoniano i documenti ritrovati nel- novese fu la svolta filo-spagnola del 1528, che lo portò l’Abbazia di San Matteo a Genova. Il loro potere e la a cambiare committente e passare dalla coalizione filoloro grandezza sono evidenti anche dalla capillarità dei francese a quella filo-spagnola nel momento più propizio. loro possedimenti, che da Genova si sono allargati a L’origine dei successi bellici di Andrea Doria fu tuttavia macchia d’olio anche in Sardegna, Puglia, Basilicata, figlia dell’esperienza presso lo Stato Pontificio, dove apCampania e persino a Roma. Come per la gran parte prese i primi rudimenti dell’arte bellica che poi saranno delle famiglie nobili genovesi, l’origine dei Doria è più di notevole aiuto nelle sue imprese; egli riuscì infatti ad commerciale che feudale; il loro nome deriva dall’allo- applicare tecniche di guerra terrestre nelle sue numerose cuzione latina “illi de Auria”, cioè “quelli di Oria”, che battaglie navali con grande successo. Il carisma e i succon il passare del tempo è diventato dapprima d’Oria e cessi di Andrea Doria lo portarono a influenzare notevolmente il mondo miliinfine Doria. La grande tare marittimo, tanto che fama della famiglia è da all’ammiraglio genovese ricercarsi sicuramente in furono dedicate numeLamba d’Oria che, inrose imbarcazioni belliche sieme al suo discendente e commerciali come il Andrea, resta il più fatransatlantico Andrea moso ammiraglio della Doria (affondato nel storia genovese. Lamba è 1956) o il brigantino stanoto soprattutto per la tunitense Andrew d’Oria, sconfitta inflitta ai venemolto attivo durante la ziani nella battaglia di Guerra d’indipendenza Curzola nel 1298, duamericana. Andrea Doria rante la quale venne catcondusse una vita da vero turato Marco Polo la cui marinaio e nel corso delle opera, Il Milione, ha sue avventure non ebbe scritto proprio durante – o non riconobbe - figli, questa prigionia. pur tramando i suoi averi Nel 1466 a Oneglia nacai nipoti; gran parte della que invece il celebre consua eredità fu acquisita da dottiero genovese Andrea Gianandrea Doria il Doria. Il giovane nobile quale, sposando Zenobia scelse subito la via delle Del Carretto Doria, armi per affermare il proportò sotto il controllo prio prestigio e migliorare dei Doria il principato di la condizione della sua faMelfi, allargando così alla miglia; dopo aver ricoBasilicata l’area di inperto la carica di ufficiale fluenza della famiglia getra le guardie di Innonovese. Fu l’inizio dell’ cenzo VIII, Andrea Doria Ritratto di Andrea Doria nelle vesti di Nettuno (Bronzino) espansione della Famiglia iniziò una vera e propria carriera di soldato di ventura che lo ha portato ai vertici Doria, che sarebbe proseguita nel XVII e XVIII secolo del potere militare e politico genovese, in un’escalation con Giovanni Andrea II e suo figlio Giovanni Andrea che è fermata solo con la sua morte nel 1560, a pochi III; il padre si unì a Maria Polissena Landi, appartenente giorni dal suo 94esimo compleanno. Un’età straordinaria alla famiglia emiliana dei Landi, dando vita al ramo per l’epoca, in particolar modo per un uomo d’arme del che ancora oggi viene chiamato Doria-Landi, ma fu il suo valore. La vocazione marinaresca fu tuttavia piuttosto matrimonio del figlio con Anna Pamphilj ad allungare tardiva; solo dopo i quarant’anni è diventato capo della la mano dei Doria addirittura su Roma. Nel 1763, inflotta genovese e ha iniziato a pattugliare il Tirreno con- fatti, Papa Clemente XIII concesse al principe Giovanni tro i corsari barbareschi, banditi molto attivi all’epoca. Andrea IV Doria-Landi, figlio di Giovanni Andrea III L’instabile situazione politica dell’epoca favorì la nascita e di Anna Pamphilj, il cognome, le insegne e i beni di un personaggio che è riuscito nella sua lunga vita a della famiglia romana; da quel momento il ramo roporsi come ago della bilancia nei conflitti delle super mano della nobile famiglia genovese divenne Doriapotenze nel Mediterraneo, riportando Genova alla sua Pamphilj, cognome che diventerà ben noto negli amfunzione di mediatrice marittima ed economica nel- bienti capitolini. L’ultimo personaggio di spicco dei l’Europa del tempo e garantendo alla stessa città un’au- Doria-Pamphilj fu infatti Filippo Andrea, primo sindaco

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STORIA

Villa del Principe, dimora nobiliare di Andrea Doria a Genova

di Roma dopo la liberazione dell’Italia durante la seconda guerra mondiale. L’influenza politica dei Doria in Italia, avviata senz’altro dal più famoso Andrea, è una caratteristica genetica che contraddistingue anche il ramo più puro e genovese della famiglia; nel corso del XVIII secolo non furono pochi i Doria a mettersi in luce sotto il profilo socio-politico: Gio Francesco Doria scrisse nel Settecento una Storia di Genova e nel 1751 fondò l’Accademia Linguistica di Belle Arti. Suo figlio, Giuseppe Maria Doria, ricoprì l’incarico di Ambasciatore della Repubblica a Vienna, nonché Doge della Superba dal 1793 al 1795. Nel corso dell’Ottocento fu Giorgio Doria, grazie alle sue grandi abilità politiche, a tenere alto il nome della famiglia in ambienti popolari e nobiliari, mentre Giacomo, nato nel 1840 a La Spezia, si distinse come studioso e ricercatore, tanto da contribuire notevolmente alla fondazione del Museo di Storia Naturale di Genova (1867).

La caduta della grande nobiltà italiana del XX secolo ha colpito duramente anche i Doria, ma questo non ha certo indebolito la tradizione politica della famiglia genovese nel nuovo millennio: Marco Doria, discendente di un ramo della famiglia Doria, è ora un esponente politico indipendente appoggiato da Sinistra, Ecologia e Libertà. Le sue radici politiche affondano nel Partito Comunista Italiano prima e in quello di Rifondazione Comunista poi, seguendo le orme del genitore Giorgio, che pur di proseguire la sua attività politica nell’ambiente comunista è stato diseredato dal padre Ambrogio. L’influenza politica della famiglia Doria non sembra essersi indebolita con il tempo, giacché Marco Doria, che ancora oggi gode dei titoli di Marchese, Patrizio Genovese e Conte di Montaldeo, è stato eletto nelle elezioni amministrative del 2012 sindaco di Genova ed è attualmente sindaco della nuova Città metropolitana di Genova, che ha sostituito dal 1° gennaio 2015 la provincia di Genova.

Museo di Storia Naturale di Genova

Marco Doria, sindaco di Genova

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HOTEL VILLA FIESCHI In splendida posizione nel centro di Lavagna, privilegiata per raggiungere le vicine Cinque Terre e Portofino, l’hotel Villa Fieschi, ristrutturato con arredi di pregio, offre ai propri ospiti tranquillità e relax assoluto, per ritemprare corpo e spirito nel suggestivo contesto di dimora d’altri tempi. Circondata da un bellissimo parco con ampio parcheggio privato, a pochi passi dal mare, la Villa è particolarmente adatta a meeting e cerimonie eleganti. Le caratteristiche camere sono dotate di ogni comfort. L’ottimo ristorante, direttamente curato dai proprietari, propone piatti tipici della cucina ligure di sicura qualità.

Hotel Villa Fieschi*** Via Rezza, 12 16033 Lavagna (GE)

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Direttore o proprietario: Bruno Poggi Periodo di chiusura: Novembre-Febbraio Camere singole: 2 Camere doppie: 11 Sala riunioni: fino a 30 posti

Tel. +39.0185.304400 +39 0185 1898393 www.hotelvillafieschi.it info@hotelvillafieschi.it


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POLITICA

POLITICA

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er chi non ricordasse la notizia, il viareggino Giovanni Toti è il nuovo Presidente della Regione Liguria, democraticamente eletto dal popolo poco meno di tre mesi fa. Anche lui, come molti altri, deve la sua ascesa politica a Silvio Berlusconi che lo aveva nominato consigliere di Forza Italia. Il giovane Toti, 46 anni ben portati, assurge alla carica di Governatore ligure, quale successore del soporifero Claudio Burlando, il cui mandato è stato funestato dalle tragiche alluvioni e dalle frane di recente memoria che hanno travolto politicamente anche lui. Toti ha un aspetto belloccio e bonaccione, il che non guasta per far fortuna nella vita e riesce umanamente simpatico anche a chi non veste il suo colore politico. Di che pasta sia fatto poi, non è dato sapere, in quanto la sua breve carriera all’ombra di Berlusconi, non lascia grandi tracce. Bisogna quindi vederlo all’opera per emettere un giudizio obiettivo. Una cosa però va detta subito: il compito che lo attende non è di facile attuazione, sia per la pochezza raccolta dal precedente Governatore, sia per il fatto che non si tratta di un profondo conoscitore della Liguria, di cui forse conosce qualche località di villeggiatura per aver fatto il bagno in mare. Inoltre va ricordato che la sua elezione è stata fortemente criticata a causa del clamoroso “tradimento” di una parte della sinistra che ha favorito indirettamente la sua candidatura, per cui c’è da aspettarsi una dura opposizione. Sta di fatto, comunque, che il nord Italia e cioè Veneto, Lombardia e Liguria, è oggi nelle mani del centro-destra: tre regioni importanti, ricche di risorse economiche, che da sole valgono molto di più di altri governatorati retti dalla sinistra. Ma, tornando a Toti, cosa dovrebbe fare innanzi tutto? Certamente aver cura del territorio e del mare che rappresentano il vero patrimonio ligure per poi occuparsi dei trasporti locali, fortemente collegati al turismo, principale risorsa della regione. Un occhio di riguardo va dato anche alla cantieristica navale e all’agricoltura, di cui olio e vino rappresentano per qualità i migliori prodotti nazionali.

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Portofino

IL TERRITORIO

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na delle regioni italiane morfologicamente più particolari è senz’altro la Liguria, che con la sua forma – è lunga quasi 330 chilometri e larga al massimo 35 - racchiude uno dei più bei paesaggi d’Italia, ma anche uno dei più rischiosi sotto il profilo idrogeologico. In questa terra aspra e meravigliosa, infatti, le montagne sembrano annegare completamente nel mare. Naturalmente città e strade sono state costruite prevalentemente lungo la costa, dal momento che le valli raramente riescono a rosicchiare spazio alle maestose Alpi (a ponente) o agli Appenini (a levante). È stata definita da molti come “un balcone sul mare” proprio perché, dalla Francia alla Toscana, si presenta come un unico arco montuoso affacciato sulla costa. La regione viene comunemente divisa in due parti delimitate dal capoluogo: la Riviera di Ponente e la Riviera di Levante. Nella prima, ad ovest di Genova, la catena montuosa discende dolcemente con valli e pendii irregolari che formano diverse spiagge sabbiose o ghiaiose, gli arenili qui sono larghi e il fondale per lunghi tratti poco profondo. Ad est di Genova invece, i monti sono più aspri e la costa risulta più rocciosa; non mancano però due bellissimi golfi: quello di Rapallo e quello della Spezia. Questa parte di Liguria è famosa anche per i suoi molteplici

Varigotti, frazione di Finale Ligure

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Caletta di Bergeggi


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TERRITORIO

Chiesa di San Pietro (Portovenere)

punti panoramici come, per esempio, il santuario di Montallegro che si raggiunge con la funicolare da Rapallo. Parlando di isole, la più estesa della regione è la Palmaria, di fronte a Porto Venere, l’unica isola abitata; accanto sorgono le due minori, il Tino e il Tinetto. Nella Riviera di Ponente si trovano altre due isole: Bergeggi, di fronte a Punta del Maiolo e Gallinara, di fronte ad Albenga. La magia dell’entroterra è racchiusa anche nella storia: la Via dell’Ardesia è famosa per essere tutt’oggi lo strumento di contatto con le civiltà del passato che hanno vissuto proprio lì. A San Salvatore di Cogorno, per esempio, parte un sentiero lungo le cave abbandonate che conduce alla basilica dei Fieschi, eretta nel 1200. Sono poi ventitré le aree protette con un numero sempre maggiore di parchi e riserve; famosissima è l’Alta Via dei Monti Liguri, un lunghissimo itinerario di crinale che percorre tutto l’arco montuoso ligure. Una spina dorsale dove nasce un’articolata rete di sentieri che abbracciano l’intera regione, collegando i centri costieri con i paesi dell’entroterra e con le cime

Parco di Portofino

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San Fruttuoso

dei monti. Sono per lo più sentieri dalle origini antichissime che un tempo erano percorsi da mercanti, pastori, contadini e taglialegna; abbandonati con l’avvento delle strade carrozzabili e dei mezzi a motore, sono stati in gran parte recuperati, ripuliti e segnalati ad opera dei volontari della Federazione Italiana Escursionismo. Non si può, poi, non parlare delle Cinque Terre, un frastagliato tratto di costa di Levante che attira in ogni stagione turisti da tutto il mondo. È questo un territorio in cui mare e terra si fondono a formare un’area unica e suggestiva con diciotto chilometri di costa rocciosa ricca di fondali profondissimi. I cinque borghi – Monterosso, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore – sembrano infatti letteralmente “aggrappati” alle rocce. Le zone costiere liguri sono ricoperte di pinete mentre quelle dell’entroterra sono ricche di boschi di aghifoglie, querce, castagni e faggi. La Liguria è infatti la regione italiana con il più alto indice di boscosità dalla costa alle vette montane. La vegetazione dell’Appennino è ca-

Santa Margherita Ligure

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ratterizzata da un sottobosco fitto, dove si possono trovare fragole, gerani e varie specie di funghi. Dove invece non si sviluppa il bosco si incontrano ontani verdi, ginepri, sabine e diverse qualità di salici. La collina in Liguria occupa più della metà del territorio mentre le montagne sono quasi tutte racchiuse in queste aree protette e ricoperte di faggete, pascoli e colture per l’allevamento del bestiame. Data la posizione dei monti, la maggior parte dei corsi d’acqua sono torrenti di scarsa lunghezza. L’unico vero fiume che nasce sul versante marittimo è il Vara che si unisce poi al Magra. I pochi fiumi presenti, tuttavia, rappreesntano un notevole rischio, soprattutto a seguito del fenomeno di dissesto idrogeologico drammaticamente incentivato dall’intervento dell’uomo su un territorio splendido e fragile come quello dell’arco ligure. Questo fenomeno è infatti il risultato di un deliberato mancato rispetto del rischio. Un rischio dettato dagli elementi di pericolo che un territorio corre con i suoi abitanti, le abitazioni, le attività


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TERRITORIO

Tramonto a Portovenere

economiche e legato alla fragilità naturale, alla vulnerabilità degli elementi che lo caratterizzano di cui si era consapevoli a tutti i livelli di responsabilità. Per questo il dissesto idrogeologico, soprattutto in Liguria (che registra uno spaventoso 99% di comuni a rischio) sembra sia stato un fenomeno irresponsabilmente calcolato. Il ruolo dei geologi negli anni è stato sempre più marginalizzato dalla gestione del territorio e, soprattutto quando non compiacente, è stato addirittura ignorato, salvo poi tirarlo in ballo a disastro avvenuto. Da anni si continua a denunciare, a parole, il dissesto idrogeologico e si annunciano i disastri che questo comporta, ma con valutazioni diverse e spesso confuse sulle contromisure da adottare. I siti istituzionali sono pieni di indicazioni per prevenire e per l’autoprotezione, ma sono tutte parole, tutte istruzioni rivolte ai cittadini e non alle amministrazioni, che invece in quanto a prevenzione sembrano dormire. La verità è che i milioni di euro arrivano,

Monterosso

stentati, a fatti accaduti e tutti fanno finta di non rendersi conto che l’urbanizzazione avviata nel 1920, e soprattutto gli interventi successivi per arginare i fiumi, hanno avuto come conseguenza un aumento delle criticità. Gli argini non bastano e anzi, in situazioni di forte pioggia, come ad esempio quella del 9 ottobre 2014, costituistono un elemento peggiorativo della già precaria situazione idrogeologica genovese. Il Bisagno, fiume killer, tornerà a colpire e a rovinare la vita di migliaia di persone come già aveva fatto nel 2011. I riflettori ora sono puntati su sul ‘nuovo’ organico della Regione, dove il nuovo governatore Giovanni Toti affronterà il suo primo autunno genovese, e dove l’assessore alla Protezione Civile, Giacomo Giampedrone, ha annunciato alcuni sostanziali cambiamenti nella gestione dell’allerta: a diramarla sarà direttamente Arpal, e i livelli saranno differenziati non più sulla base di numeri, ma di colori, da verde a rosso. Stefano Di Pino

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GENOVA

O

gni regione d’Italia - tutte ugualmente belle nei loro differenti aspettiha le sue “eccellenze”: spesso richiamate da un aggettivo che ne accompagna il nome proprio; e così -come Bologna è la Dotta, Torino la Magica, Roma l’Eterna - vi è una città che è la Superba: Genova. Probabilmente il primo a definirla così è stato il Petrarca, che la descrisse come “signora del mare, città regale addossata ad una collina alpestre, superba per uomini e mura”. Sono passati quasi sette secoli e Genova non ha mai smesso di meritare quell’appellativo: nel capoluogo ligure è nata la prima banca del mondo (il Banco di S. Giorgio), sono sorti -nel 1940- i primi grattacieli della nostra penisola (ci vorranno quattordici anni perché ne venisse edificato uno più alto: la Torre Breda, in Piazza della Repubblica a Milano), il suo centro storico è classificato ‘Patrimonio dell’umanità’, è stata capitale europea della cultura. Ma non credo che siano questi i veri motivi (ai quali se ne possono aggiungere molti e molti altri: dall’aver dato i natali a personaggi famosi - il più famoso? certamente Cristoforo Colombo! - all’aver costruito l’acquario più grande d’Europa, uno dei primi dieci nel mondo; dall’aver mantenuto le caratteristiche più gloriose di quando dominava tra le Repubbliche Marinare - essendo tuttora il suo porto il primo in Italia e secondo, nel Mediterraneo, solamente a quello di Marsiglia - ad essere la sede di uno dei più importanti istituti di ricerca - l’Istituto Italiano

Boccadasse, antico borgo marinaro della città di Genova

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Stadio Comunale Luigi Ferraris


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di Tecnologia - del mondo; e così di seguito) che ne giustificano la pur pretenziosa definizione. Sono certamente cose tutte importanti e degne di ogni considerazione: ma il vero motivo - penso - è da ricercarsi in un insieme di circostanze e sensazioni non semplici da descrivere. Proviamoci comunque. Per questo tentativo ci possono aiutare, in un primo momento, le parole della celeberrima canzone “Ma se ghe penso”. Si parla di un emigrato che - colmo di nostalgia per Genova da cui è partito per fare fortuna - ne ricorda, rivedendoli con l’immaginazione, i luoghi più caratteristici: dalla collina del Righi al molo con la sua Lanterna, in una sera in cui tutta la città è illuminata. Bene: se avrete l’occasione di arrivare a Genova dal mare, quando sarete a poco più di un paio di miglia dalla costa, si presenterà a voi questo panorama: un insieme di luci come arroccate sulle alture, con le case che scendono sino alla riva, quasi ad abbracciare il golfo nel cui mare si riflettono. Nel 1958, poi, venne terminata piazza Rossetti (la cui costruzione era iniziata prima della guerra, che ne aveva impedito il completamento): per comprenderne la grande bellezza bisogna vederla proprio dal mare, e si comprende perché venga considerata, nel mondo come uno dei capolavori del Razionalismo italiano. Tutto questo colpo d’occhio, nel suo insieme, riesce abbondantemente a giustificare l’appellativo di “Su-

Piazza De Ferrari

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perba”! È comunque certo che una grande parte del fascino di Genova ha dovuto cedere il passo alle nuove esigenze urbanistiche: se è vero -come già ricordato - che il suo centro storico ha meritato il riconoscimento di cui abbiamo detto, non si può dimenticare che una parte altrettanto affascinante è stata distrutta per lasciare posto a costruzioni più ‘razionali’. E, così, è stato distrutto un intero “sestiere” della città - quello di Portoria, quello ove si trovava il monumento a Balilla, il ragazzo che con il suo gesto scatenò la rivolta contro gli austriaci occupanti, nel 1746 - che conteneva pezzi di storia (uno per tutti: l’ospedale di Pammatone, nato nel quindice-

Cattedrale di San Lorenzo

simo secolo e funzionante fino agli inizi del ‘900). Ma l’incanto dei vicoli sperduti continua, comunque, a rivivere nel centro storico: centro che, seppur irriconoscibile a chi lo conosceva mezzo secolo fa, mantiene intatta (o quasi) la sua struttura architettonica. Invariata, ad esempio, è rimasta piazzetta S. Elena: peccato che non abbia più quel fascino che le proveniva dai traffici proibiti (niente a che fare, comunque, con droghe o similari: si trattava di sigarette di contrabbando, di accendini ‘tipo Ronson’, di borse di cartone spacciato per pelle), dalle ronde che facevano nei dintorni dei locali notturni le pattuglie miste degli MP con i Carabinieri: alla ricerca di marinai ubriachi o troppo rissosi, sbarcati dalle navi americane che, allora, attraccavano al porto della città. Così come è rimasta -in vico Lepre- la scritta sul portone di un antico palazzo patrizio: “Quodcumque boni egeris, ad Deum referto”. Peccato che - fino al 20 settembre 1958 - da quel portone si accedesse ad una delle ‘case chiuse’ più esclusive della città. Già, le ‘case chiuse’. Ai tempi, ve ne erano una cinquantina di ‘legali’ ed almeno altrettanto di clandestine: fanno talmente parte della ‘storia’ di Genova - impossibile ora da raccontare: non per il contenuto, ma per lo spazio che richiederebbe - che ultimamente un’agenzia ha programmato una serie di visite guidate a questi luoghi di antichi peccati. E non si tratta

Palazzo San Giorgio

Palazzo della Regione Liguria

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di una qualunque agenzia turistica, ma di “Genova Cultura”: un’associazione - come si può leggere sul suo sito Internet “di promozione sociale che organizza incontri, corsi, convegni e conferenze, viaggi culturali, visite guidate ed eventi vari”. Genova: tutti ricordano il già citato Balilla, ma sono forse molti meno coloro che conoscono eventi assai più recenti, che hanno avuto un peso rilevante nella storia nazionale. Quando - ad esempio - Carmine Pallante, il 14 luglio 1948, sparò a Palmiro Togliatti, fu Genova la prima città a reagire. Una ‘leggenda metropolitana’ racconta che i portuali, spontaneamente (o quasi!) si impadronirono di alcuni blindati della polizia, vi issarono una bandiera rossa, e con quelli cominciarono a girare per la città. Non vi fu nessuna violenza, nessuna ritorsione: era solo un messaggio, veramente chiarissimo ed inequivocabile. Molto più pesante - e certamente assai meno spontanea - fu invece la reazione del luglio 1960, volta a far cadere il governo Tambroni: che, appunto, cadde. Genova: città di contraddi-

Vedura di Nervi, quartiere di Genova

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Castelletto

zioni. Sembrerebbe, da quello appena descritto, che in una tale roccaforte dall’antifascismo non avrebbe potuto convivere neppure una parvenza di quello che, allora, era il partito di Michelini ed Almirante: e, invece, proprio a Genova, il MSI ebbe una delle sue organizzazioni più attive: ed in pieno centro città, in via XX settembre. D’altra parte, soltanto una visione assolutamente trasversale del sentimento politico, avrebbe potuto far lavorare insieme - nell’ottobre del 1970 - tanti giovani, soprattutto studenti, che - messe da parte le ideologie - misero mano a pale, a secchi e ad ogni strumento utile per far fronte a quella che fu una delle alluvioni peggiori della storia della città: oltre 40 morti ed una devastazione senza confronti. Apparve, allora, su molte case, la scritta “Giovani, siete meravigliosi”. “Genova per noi”, dice una delle più belle canzoni di Paolo Conte. Genova per il mondo, dice l’assai più modesto estensore di queste brevi note. Giuseppe Ferraris Mortarino

Lanterna di Genova

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IL PORTO DI GENOVA

I

l porto è il vero protagonista in una città come Genova, da sempre fulcro dei commerci e via di comunicazione per raggiungere luoghi distanti migliaia di chilometri. Se oggi chiedessimo a cittadini e amministratori comunali cosa fosse utile per stimolare l’industria e il turismo in Liguria in molti ci risponderebbero che la città necessita di un rilancio e questo dovrebbe partire dal mare. Senza il porto, infatti, Genova sarebbe una città marginale, è qui che risiede tutta la sua anima. Il porto e la città sono separati fisicamente ma sono invece indivisibili sul piano sociale, economico e culturale. Mentre nel primo sono ospitate le attività direttamente necessarie al suo funzionamento, dentro Genova e nel territorio che la circonda si estende la vastissima rete di aziende produttive e di tutta una serie di servizi collegati non solo alla portualità genovese ma anche a quella nazionale e internazionale. Attraverso la città passano i collegamenti ferroviari e telematici per il funzionamento del porto stesso. Per renderci conto dell’imponenza di questo polo basta controllare qualche cifra: sono cinquantacinque milioni di tonnellate - con una media di 1,7 tonnellate sbarcate o imbarcate ogni secondo - le merci lavorate annualmente nel porto di Genova. Questi numeri lo inseriscono fra i primi porti mediterranei di destinazione finale per quanto riguarda il trasporto containerizzato (con 1,8 milioni di teus) e per il traffico passeggeri, con più di 3,2 milioni di persone che usufruiscono ogni anno di traghetti e navi da crociera. La vicinanza con i maggiori centri di produzione industriale e di consumo nel nordovest dell’Italia e la prossimità alle principali aree manifatturiere del centro Europa,

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fanno del porto di Genova un’ideale porta di accesso da sud per i traffici marittimi da e per l’Europa, oltre che il naturale punto di riferimento per il commercio con l’Estremo Oriente che transita per il canale di Suez. Un altro elemento che lega la città al mare è l’alto contributo di occupazione per quantità di addetti e varietà e qualità di professionisti. Circa undici mila persone lavorano entro i confini del porto,mentre salgono a sessanta mila le persone occupate nel territorio provinciale in attività lavorative direttamente o indirettamente collegati al porto di Genova. La crescita dello scalo è avvenuta a cavallo della seconda guerra mondiale quando è iniziato un interessante sviluppo in direzione del ponente, oltre il bacino della Lanterna, con la realizzazione del nuovo porto Sampierdarena. Con la fine della guerra il porto riuscì a riconquistare una quota di otto milioni di tonnellate di merci manipolate, tornando ai livelli pre conflitto mondiale. Dopo aver conosciuto un lungo periodo di crisi durante gli anni settanta e ottanta del Novecento, dovuto non solo al ristagno economico ma anche all’inasprimento della conflittualità per le condizioni di lavoro e remunerazione delle maestranze portuali, lo scalo ha ripreso nuovo vigore negli anni Novanta riportando la propria quota mercato su valori di eccedenza. Il porto di Genova ha ventinove terminal specializzati per accogliere ogni tipo di nave e movimentare qualsiasi tipo di merce. Oltre centocinquanta servizi di linea collegano la città ai maggiori porti in tutto il mondo e, solo nello scorso anno, si sono registrati ben settemila scali navali. Oggi la struttura è il generatore in Italia della più vasta concentrazione di conoscenze e competenze tecniche, professionali, scientifiche e formative inerenti l’economia marittimo-portuale. In virtù di tale patrimonio, operano nel territorio università, enti di ricerca, studi professionali, scuole e consulenti comunemente detti “lavoratori della conoscenza”; essi costituiscono la componente più numerosa e qualificata della forza lavoro, direttamente e indirettamente impegnata nel porto, e la migliore garanzia per il futuro della città di Genova e del suo indotto.

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L’ACQUARIO DI GENOVA

L’

Acquario di Genova dà il benvenuto a nuovi cuccioli e dimostra ancora una volta di essere una struttura dove la vita si rinnova continuamente. Particolarmente rilevante è la nascita, prima in Italia, di un cucciolo di lamantino; nuovi protagonisti delle vasche sono anche un cucciolo di delfino e una giovane femmina di squalo zebra che, completano un vero e proprio percorso cuccioli adatto a grandi e piccini. Questi lieti eventi rivestono una particolare importanza dal punto di vista scientifico e divulgativo: l’Acquario di Genova è infatti la sola struttura in Italia e una delle 10 in Europa a mantenere questa specie, in grave pericolo di estinzione, e una delle 5 in cui sia avvenuta una nascita. L’Acquario dà il benvenuto anche ad altri importanti cuccioli, a cominciare dal piccolo delfino. Il pubblico può così ammirare nella nursery del Padiglione Cetacei, una mamma delfina con il suo piccolo. La struttura presenta inoltre una giovane femmina di squalo zebra inserita nei giorni scorsi nella vasca della laguna tropicale, mentre i tre nuovi arrivati completano un vero e proprio percorso cuccioli che offre al pubblico di poter conoscere e seguire la crescita dei piccoli di molte specie tra cui pinguini di Magellano, pesce pagliaccio, pesce cardinale, tartaruga palustre ligure, testuggine aracnoide del Madagascar, gattucci e razze stellate del Mar Mediterraneo, cavallucci marini panciuti, meduse, coralli e molti altri. L’Acquario di Genova si dimostra così un luogo dove grandi e piccini possono scoprire curiosità e informazioni su specie appartenenti ad ambienti acquatici diversi, rafforzando così l’impegno nell’informare e sensibilizzare il pubblico alla conservazione, la gestione e l’uso sostenibile degli ambienti acquatici.

La prima uscita dei pinguini gemelli

Il cucciolo di Lamantino in vasca

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IL SALONE NAUTICO

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a nautica è tornata a tirare. È quanto si sussurra tra gli addetti ai lavori del salone nautico di Genova, che quest’anno è stato definito il “salone del rilancio”. Tra gli stand in riva al mare e lungo le banchine della darsena fieristica, che vanta oltre 200mila metri quadri, si è tornati a parlare di affari. Il trend è quello della nautica al di sotto dei 10 metri: lancette, gommoni e accessoristica vanno per la maggiore. La piccola nautica attira famiglie e giovani che non possono permettersi troppi zeri. Questo, beninteso, non significa che anche il settore dei super yacht “over 24m” non sia vivo, tutt’altro: sono stati presentati una cinquantina di modelli, tra i quali uno scafo di 44 metri di lunghezza. Ma che la ripresa del settore nautico fosse avviata dopo la crisi nera dei primi anni ’10 era cosa nota, quello che è importante del salone di quest’anno è proprio il suo ruolo di conferma del trend positivo registrato nei dodici mesi trascorsi dall’edizione del 2014. Delle oltre 1000 imbarcazioni esposte, c’è stato un netto incremento di quelle sistemate in acqua rispetto all’anno scorso. Gli espositori sono stati 760, dei quali 140 prove-

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nienti da 36 paesi esteri. Anche la risonanza mediatica è stata imponente e ha superato di gran lunga quella dell’anno scorso. Insomma, anche in acqua si torna a respirare. Certo, sono lontani i numeri delle edizioni d’oro, ma da qualche parte si doveva pur cominciare. Ai record di 300mila visitatori, registrato nelle edizioni pre-2009, si tornerà, forse, ma per ora ci si deve accontentare di meno della metà: sono 115.180 i visitatori registrati, oltre il 5% in più rispetto all’edizione passata. Quello che fa ben sperare, però, è il numero delle prevendite, in aumento del 40%. Al grande entusiasmo del pubblico, molto numeroso nonostante il tempo non sempre benevolo, si affianca la soddisfazione dei cantieri e degli operatori che hanno potuto approfittare di questa grande vetrina per presentare i loro prodotti d’eccellenza grazie al network internazionale del Salone Nautico di Genova. L’economia ligure, si sa, passa dal nautico e questo evento è senz’altro il più grande trampolino di lancio per piccoli e grandi cantieri navali. Interessante aggiunta è stata anche la presenza dei team della Volvo Ocean Race, regata attorno al mondo che si disputa a cadenza biennale. Gli ultimi sono stati anni duri: da un fatturato di sei miliardi e mezzo l’anno si è crollati durante la crisi economica, per poi subire un’ulteriore stangata nel 2012 a causa delle leggi fiscali volute dal governo. Parliamo della

tassa di stazionamento introdotta dal governo Monti, e prima ancora della tassa di ormeggio che afflisse la Sardegna durante l’era Soru. Oggi il Salone genovese ha cambiato target e, senza tralasciare i clienti vecchio stile, la manifestazione si pone l’obiettivo di spiegare anche al pubblico di massa che la barca non è sempre uno status symbol, ma spesso è anche un mezzo versatile con il quale fare turismo, pesca, regate. Per gli organizzatori, comunque, è necessario puntare sull’educazione nautica, anche nelle scuole, per poter rilanciare il settore e far capire ai giovani che non c’è solo la patente del motorino, ma anche quella nautica e che quella del mare è una passione radicata nella tradizione italiana. Questa edizione del Salone di Genova, dunque, segna un vero e proprio ritorno al mare: piccole, medie e anche un pò di grandi imbarcazioni, a vela e a motore, servizi, accessori. Tutti i settori (chi più chi meno) sono stati rappresentati in maniera molto trasversale e hanno avuto discrete soddisfazioni commerciali. E se il risultato è superiore alle aspettative degli organizzatori, il dato più positivo è stato il ritorno dell'acquisto da parte degli italiani, e in tutte le dimensioni. Stefano Di Pino

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Sestri Levante

IL GOLFO DEL TIGULLIO perla del Mar Ligure

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l Golfo del Tigullio, chiamato anche Golfo Marconi in onore dei primi esperimenti radiofonici qui effettuati dall’inventore, fa parte della Riviera di Levante. Sulle sue sponde compaiono diversi centri turistici e località balneari famose ormai in tutto il mondo grazie alla loro particolare bellezza. Il territorio è inserito tra il Golfo Paradiso e la val Bisagno a ovest e la val di Vara e la Riviera spezzina a est. Al suo interno sorgono i comuni costieri tra i più suggestivi di tutta Italia: Portofino, Santa Margherita Ligure, Rapallo, Zoagli, Chiavari, Lavagna e Sestri Levante. Il panorama è quindi offerto dagli imponenti dirupi a strapiombo sul mare, tipici di questa parte della Riviera, che accompagnano Punta della Chiappa e Cala dell’Oro, chiusa addirittura tra due ripidissime pareti di roccia.

Portofino

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TERRITORIO

Portofino, rinomatissimo centro di villeggiatura, è un vero e proprio angolo di paradiso. Il parco della riserva naturale presenta un armonico alternarsi di ecosistemi naturali caratterizzato dalla verdissima macchia mediterranea. Avanzando lungo la costa troviamo Paraggi famoso per essere bagnato da acque color turchese. Da Punta del Pedale si arriva a Santa Margherita Ligure, stazione turistica tra le più vivaci della Riviera di Levante perché situata in una delle più belle insenature di tutto il Golfo. La cittadina presenta due parti differenti: quella antica con il porto affollato di pescatori e piccole navi e quella moderna, con lussuosi alberghi e ville ricreate nella roccia che sovrasta la costa. All’estremità del Golfo sorge Rapallo, famoso centro turistico conosciuto in tutto il mondo grazie ai suoi lussuosi alberghi lungo tutta la passeggiata a mare e per le molte manifestazioni mondane che colorano le vacanze dei turisti. A est di Rapallo, mentre la costa diventa sempre più aspra, si arriva a Zoagli, colorato borgo raccolto tra il monte ed una piccola spiaggia che si estende sotto le grandi arcate del viadotto ferroviario. Sullo sbocco del Torrente Entella sorge Chiavari; la sua posizione è diversa rispetto a quella delle sue “sorelle” visto che sorge su di una fertile piana circondata da colli ricchi di oliveti. Anch’essa è divenuta centro turistico d’eccellenza ma ha conservato il suo caratteristico nucleo antico, con case dai portici

Baia del Silenzio (Sestri Levante)

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Il giardino monumentale all'italiana a Cervara (Santa Margherita Ligure)

bassi e strade ricche di palme e oleandri. Avvicinandoci a Genova dunque la roccia a picco sul mare lascia spazio a qualche fascinosa spiaggia bianca e sabbiosa. Lavagna appunto, sorge su una piana coltivata ad orti e frutteti. Arriviamo così a Sestri Levante, rinomano centro climatico e balneare situato tra la Baia delle Favole e la Baia del Silenzio. Anche in periodo di crisi, questa zona dell’Italia sembra non sentire la crisi più di tanto. Il Golfo sembra essere infatti un’area a elevata attrattività turistica grazie all’offerta di prodotti sviluppati ad hoc per rispondere ai vari segmenti di domanda. La morfologia della Liguria ha spinto gli addetti ai lavori del comparto turistico a cercare di valorizzare il territorio con la creazione di nuovi porticcioli e alberghi-resort sul mare. Come molte altre zone turisticamente attive d’Italia, neanche il Golfo del Tigullio è uscito indenne da questa continua cementificazione travestita dalla voglia di soddisfare le richieste delle masse estive a danno, naturalmente, della conservazione naturalistica del paesaggio. A Santa Margherita, per esempio, è stato costruito

Rapallo

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un parcheggio che Legambiente ha criticato con forza tanto quanto l’urbanizzazione selvaggia delle colline di Zoagli con una rete stradale che lacera inevitabilmente il verde della macchia mediterranea. È entrato addirittura nel vocabolario comune il neologismo “Rapallizzare”, nato negli anni settanta del Novecento per indicare il fenomeno di urbanizzazione selvaggia e indiscriminata a seguito del boom economico di quel periodo e di cui Rapallo e dintorni furono i protagonisti. All’epoca bisognava rispondere alle necessità dell’italiano medio che chiedeva di usufruire di una seconda casa in riva al mare. Lo scempio urbano ha trasformato piccoli borghi, veri e propri gioielli italiani, in luoghi perfetti per rispondere alle richieste economiche e turistiche più selvagge. Secondo i cittadini, Rapallo è la più bella del mondo per dieci mesi l’anno; nei sessanta giorni centrali delle vacanze invece la popolazione, salendo da trentamila a ottantamila, rende il comune invivibile. Una cittadina imbottigliata in se stessa dove in estate neanche le biciclette riescono a sfuggire al traffico vacanziero. Rapallo è di-

Santuario di Nostra Signora della Rosa (Santa Margherita Ligure)


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TERRITORIO

Sestri Levante

venuta nel tempo la meta preferita dai milanesi, che qui hanno comprato le loro seconde case; ad aumentare quindi non erano solo gli edifici di cemento ma anche e soprattutto le persone e le auto. Oltre a Rapallo, l’esempio di questa folle urbanizzazione è anche la collina S. Rocco un tempo ricca di alberi e di verde ed ora invece divenuta famosa solo per il traffico asfissiante dei mesi estivi. Oggi come ieri assistiamo inermi alla riduzione di zone protette a scapito dell’edificazione di nuovi centri benessere o alberghi di lusso. L’ultimo, eclatante esempio, è quello del Monte di Portofino, area protetta nella quale vivono faine, volpi, ricci, scoiattoli, barbagianni e civette. La zona, un tempo di 4.600 ettari, rischia di tornare oggi ai confini del 1936, di soli cioè 1000 ettari. Gli effetti della cementificazione che ha devastato il paesaggio di Rapallo dagli anni ’70 in poi sono oggi sotto gli occhi di tutti. Ciò che colpisce è che i sindaci di tutti i comuni hanno votato, nel 2011 al ritorno ai confini del 1936 per favorire l’ingresso d’importanti capitali nella costruzione di nuove strutture turistiche e nell’ammodernamento urbano di questo territorio. Il Golfo però ha anche registrato negli ultimi anni l’al-

larme inquinamento causato dalle acque di alcuni fiumi e torrenti che finiscono la loro corsa proprio in quest’angolo di Liguria. Alcune delle aziende presenti nella regione, scaricando i loro liquami direttamente nei fiumi, alterano inevitabilmente la composizione di flora e fauna. È per questo che spesso qui si è registrata una moria di pesci e di volatili causata proprio delle acque infestate da topicidi e altri elementi cancerogeni. Sono davvero molte le associazioni ambientaliste che chiedono maggior impegno ai Comuni e alla Provincia affinché attuino analisi più accurate. L’ultimo scandalo in ordine di tempo è quello del fiume Entella e dei suoi affluenti, sotto osservazione proprio perché le loro acque sono risultate spesso inquinate rappresentando un potenziale problema per la salute dei cittadini visto che finiscono negli acquedotti del Golfo. Da qualche anno ormai, vengono eseguiti controlli lungo tutto il fiume ma l’area dell’Entella è vasta e la vigilanza non può essere attiva 24 ore su 24. Gli ultimi dati di Legambiente, relativi al 2015, parlano di un “forte inquinamento” nei pressi dello scarico dell’ex spiaggia dei Cavallini di Rapallo e allo sbocco del canale presso la foce del fiume Dentella tra Chiavari e Lavagna.

Zoagli

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LE CINQUE TERRE

Vernazza

T

ra Punta Mesco e Punta di Montenero, in diciotto chilometri di costa rocciosa e frastagliata, sorgono le Cinque Terre. I protagonisti di questo scenario sono cinque borghi che sorgono tra speroni, baie, spiagge e montagne che corrono parallele al litorale: Monterosso e Vernazza – i due borghi più antichi - Corniglia, Manarola, Riomaggiore. I primi documenti storici sulle Cinque Terre risalgono all’XI secolo; a partire dal Seicento la zona conobbe un declino che riguardò soprattutto la produzione e l’esportazione del vino, il più importante prodotto all’epoca di questo angolo d’Italia. La crisi economica significò anche crisi dei costumi: le piazzette, nonché il fitto insieme di collegamenti via

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terra che univano le città, furono quasi irrimediabilmente deteriorati dall’abbandono e dal degrado. Un primo cenno di miglioramento arrivò con l’intervento dei francesi, che rilanciarono la produzione dei vini; solo nel XIX secolo, però, la crisi venne superata del tutto grazie alla costruzione dell’Arsenale militare di La Spezia e alla realizzazione della linea ferroviaria tra Genova e il capoluogo. La ferrovia e i sistemi di comunicazione ruppero infatti l’isolamento dei cinque borghi, causando però l’abbandono di alcune attività tradizionali. Dante, Boccaccio e, soprattutto, Montale raccontarono di questo posto dopo averci trascorso una parte, più o meno lunga, della loro vita. Montale

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possedeva proprio una villa a Monterosso e il segno del suo passaggio è oggi custodito nel “Parco Letterario Eugenio Montale”. Il paesaggio è però molto cambiato rispetto al passato. La trasformazione è stata causata dall’uomo che ha cercato in tutti i modi di rendere più ospitali e sfruttabili quei pendii a picco sul mare. Oggi infatti si può notare una fitta trama di terrazzamenti a fasce che interrompono le forti pendenze con muretti a secco su cui sorgono orti, vigne, mulattiere e casolari. La felice posizione del territorio sempre soleggiato e il clima mite hanno permesso la coltivazione di vino e olio di altissima qualità, con il conseguente sviluppo di un interesse turistico verso le particolarità delle Cinque Terre. Monterosso è il paese più occidentale dei cinque borghi e sorge in una posizione strategica: ai suoi piedi convergono infatti le tre principali strade che attraversano questa striscia di Liguria. A ridosso di colline coltivate a vite e olivo, Monterosso ha stupende spiagge, scogliere a picco e acque cristalline. La parte vecchia del borgo è dominata dai resti del castello obertengo a strapiombo sul mare e nella chiesa di S. Francesco è custodita la Crocifissione, da molti attribuita a Antoon Van Dyck, pittore fiammingo che fu ritrattista ufficiale di Carlo I d’Inghilterra. La spiaggia di Monterosso è la più estesa delle Cinque Terre e per questo il paese ha una vocazione prettamente turistica, concentrando in esso la maggiore ricettività alberghiera della riviera spezzina. Vernazza invece, fondata nell’anno Mille, è percorsa da ripide e strettissime viuzze che scendono verso la strada principale e finiscono la loro corsa in una piazzetta che si affaccia sul caratteristico porticciolo. Come gli altri borghi, anche Vernazza è punteggiata da costruzioni difensive come il Castello di Doria e il Torrione, costruiti dai genovesi per difendersi dalle incursioni dei Saraceni. Corniglia si trova su un promontorio roccioso a picco sul mare dal quale si possono ammirare gli altri quattro borghi. Per arrivarci, però, bisogna salire la caratteristica “Lardarina”, una lunga scalinata di mattoni formata da 33 rampe e 337 gradini, oppure passare sulla strada carrozzabile che dalla ferrovia conduce al paese. Rispetto agli altri, questo è un borgo molto più legato al territorio che al mare: Corniglia ha infatti una vocazione prettamente agricola. Manarola torna invece ad avere le caratteristiche degli altri borghi con case-torri arroccate su uno scosceso promontorio di

Manarola

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TERRITORIO roccia; il porto ha una posizione singolare, protetto dalle rocce e da uno sperone che si allunga verso il mare. Curiosa è la piramide bianca in cemento che spunta tra le case, segnale trigonometrico per i naviganti. Riomaggiore è infine il più orientale dei cinque borghi, strutturato a gradoni. Le abitazioni tinteggiate con i tipici colori liguri, seguono anche qui lo schema delle case-torri e sono schierate parallelamente al mare. Nella parte alta si trova la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, costruita nel 1340. Parte da qui la Via dell’Amore, fino a Manarola, una strada pedonale molto suggestiva dove si ammirano splendidi e caratteristici paesaggi. Purtroppo però questa strada è stata chiusa a causa della frana che nel settembre del 2012 causò il ferimento di quattro turiste australiane e ci sono voluti ben tre anni per mettere in sicurezza l’area: solo il 2 aprile scorso, infatti, è stato riaperto il primo tratto di circa duecento metri. Al danno d’immagine per le amministrazioni locali, che si sono ritrovate senza fondi sufficienti per intervenire perentoriamente e risolvere il problema, si aggiunge naturalmente anche quello provocato al settore turistico che ha visto chiuso per vari anni uno dei tratti più suggestivi delle Cinque Terre. Purtroppo la zona ha dovuto subire anche le conseguenze delle alluvioni del 2011, che hanno causato 18 morti e milioni di euro di danni. Il problema più grave di questo luogo è il dissesto idrogeologico che sta causando allarmanti frane in mare, soprattutto nei mesi invernali. Secondo gli esperti il principale problema delle Cinque Terre è la sovrappopolazione: viene infatti sollecitato un territorio che, visto il gran numero di turisti di passaggio ogni anno, necessiterebbe di una manutenzione meticolosa che invece manca a causa delle poche risorse. Dal dopoguerra in poi, infatti, come in molte altre zone della Liguria, si è iniziato a costruire attraverso gli abusi edilizi per rispondere alla continua richiesta turistica e, parallelamente, è diminuito il numero degli agricoltori. Questo ha provocato danni allarmanti al territorio e, conseguentemente, le tante frane che registriamo già con le prime piogge di novembre: la distruzione dei terrazzamenti è il preludio alle forti ondate di fango che finiscono in mare, portandosi dietro tutto ciò che trovano durante la loro corsa, anche le Cinque Terre.

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Monterosso

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TERRITORIO

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PARK HOTEL ARGENTO**** Aria frizzante, i primi raggi di sole, le giornate che iniziano ad allungarsi... Il verde argenteo degli ulivi, il blu del cielo e l'azzurro del marce vi accolgono in questo angolo di Liguria per offrirvi un'esperienza indimenticabile. Situato in posizione panoramica, a 800 mt dal centro di Levanto e a pochi minuti a piedi dalla stazione ferroviaria, il Park Hotel Argento dispone di 40 camere e 7 suite spaziose e luminose e di una piscina esterna non riscaldata con zona idromassaggio. Il nostro centro benessere con sauna, bagno turco, docce emozionali e zona relax vi attende con i numerosi trattamenti viso e corpo della linea Natùrys per regalarvi momenti di relax da assaporare immersi nella straordinaria cornice naturale dei monti circostanti. La prima colazione e la cena sono servite nell'ampia sala ristorante con annessa terrazza. Lo Chef Matteo Guastini saprà deliziare i palati dei suoi ospiti con gustosi piatti locali ed internazionali da lui sapientemente rivisitati, per assicurarvi una vacanza dal sapore unico.

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Opere di Lida Gagliardi, come mostra permanente in hotel

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LIGURIA DA SCOPRIRE

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tretta fra montagne e mare la Liguria offre un singolare connubio fra storia e natura che si sviluppa egualmente fra costa ed entroterra. Le mete più conosciute e frequentate sono le spiagge dell’esclusiva Portofino fino ad Alassio, Porto Venere e Sanremo senza dimenticare l’offerta culturale di Genova dall’importante passato di repubblica marinara capace di attrarre anche nei periodi invernali. Le città liguri ospitano circa il 15% dei turisti attirati sia dall’arte che dalla cultura ma anche dalla vicinanza al mare, scelto invece direttamente da 8 vacanzieri su 10. Oltre alle spiagge la Liguria offre ai suoi visitatori la possibilità di immergersi in atmosfere medievali grazie alla presenza di numerosi borghi, molti dei quali annoverati fra i più belli d’Italia. Perfettamente conservati ed immersi in una natura incontaminata, questi piccolissimi centri, ognuno con la propria particolarità, conservano ancora la testimonianza di un passato storico e culturale di pregio. D’epoca romana, trasformati durante il medioevo, si erigono a poche centinaia di metri sul livello del mare, rappresentando esempi dell’arte e dell’architettura cristiana con chiese e santuari antichi.

Apricale, borghi

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Bussana Vecchia, una frazione collinare del Comune di Sanremo

Una caratteristica comune a tutta la Liguria, da ponente a levante, che offre la possibilità di scoprire luoghi nascosti dove il tempo sembra essersi fermato non lontano dei flussi turistici più importanti. Ne è un esempio, in provincia della Spezia nella parte più vicina alla Toscana, Montemarcello, un piccolo centro di appena 280 abitanti unico per la sua caratteristica pianta a maglia ortogonale tipica degli accampamenti romani, i castrum, con vie che tagliano ad angolo retto. Non a caso il suo nome e la sua struttura si devono al console romano Marco Claudio Marcello che nel 155 A.C. sconfisse le popolazioni liguri della zona. Le case dai toni colorati ricordano i legami con la costa mentre le antiche mura del XV secolo, di cui sono visibili dei resti, rimandano al passato medievale. Ufficialmente Montemarcello nasce come borgo nel 1474 quando nell'estremità occidentale venne edificata la parrocchiale di S. Pietro, ampliata e ristrutturata nel Seicento secondo lo stile barocco. La chiesa conserva dell’epoca della costruzione una cappella posta sul lato sinistro mentre al suo interno vengono custodite opere di importante valore artistico come l’ancòna marmorea risalente al 1529 attribuita a Domenico Gar e raffigurante Gesù Cristo, S. Sebastiano e S. Rocco, e un trittico quattrocentesco che raffigura la Vergine del Rosario fra S. Pietro e S. Giovanni. Atmosfere di altri tempi si respirano anche a Volastra, piccolo centro delle Cinque

Apricale, Castello della Lucertola

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HOTEL PORTO ROCA**** a picco sul mare delle Cinque Terre Incastonato nella scogliera a strapiombo sul mare, nel parco nazionale delle Cinque Terre, l’hotel PORTO ROCA accoglie i suoi ospiti con una stupenda vista mozzafiato regalando la sensazione di essere in navigazione pur trovandosi a pochi passi dal centro storico di Monterosso. Tuffarsi nell’esclusiva piscina panoramica a sfioro, circondata dalla natura lussureggiante e dai vigneti, è come immergersi in un paradiso di incomparabile bellezza. Nella struttura, nata da una villa privata, si trovano angoli arredati con mobili antichi di grande pregio e le 43 camere,

molte con ampio balcone sul mare, sono con arredamenti personalizzati, TV Satellitare, Internet Wi-Fi, frigobar, cassaforte, aria condizionata regolabile, telefono e asciugacapelli. LA TERRAZZA DEL PORTO ROCA, il suo ristorante prospiciente il porticciolo dei battelli turistici, propone una cucina di piatti regionali accompagnati da vini selezionati. Cornice ideale per celebrarvi il proprio matrimonio, in posizione unica con un’impareggiabile vista del golfo, trasformerà la vostra serata in un momento indimenticabile.

Hotel – Ristorante Porto Roca Via Corone, 1 – Monterosso al Mare 19016 (SP) Cinque Terre • Tel: +39.0187.817502 www.portoroca.it • portoroca@portoroca.it

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Dolceacqua, borgo medievale del ponente ligure

Terre rimasto protetto dal grande afflusso turistico del parco nazionale. Il paese degli ulivi (Oleaster), questa è l’origine del nome del borgo, è una frazione del comune di Riomaggiore caratterizzato da muretti a secco, olivi e vitigni. D’epoca romana la struttura segue un andamento circolare dove gli alti edifici colorati si affacciano sui ‘caruggi’ lastricati mentre i portali in pietra presentano bassorilievi datati risalenti al Cinquecento. A Volastra è presente uno dei santuari delle Cinque Terre, Santuario di Nostra signora della Salute, edificato nel XII secolo e dedicato in origine a San Lorenzo prima che nel ‘500 si diffondesse il culto mariano. La struttura è di stile romanico ad un’unica navata con volte a botte e soffitto decorato da affreschi. Da Volastra partono anche antichi sentieri che congiungono il borgo alle vicina Manarola e Corniglia. Partendo da piccolo insediamento si può ammirare non solo in mare poco distante ma anche la macchia mediterranea e i vigneti della Valle dei Pozzi e della Costa da Posa, dove viene prodotto il passito delle Cinque Terre ‘sciacchetrà’, e il vino bianco DOC Costa da Posa. Non molto lontano da Volastra, raggiungibile a piedi attraverso una vecchia mulattiera, sorge un altro santuario delle Cinque Terre, il Santuario di Montenero, probabilmente risalente al VIII secolo ma ricostruito ed ampliato nell’Ottocento. Al suo interno conserva un dipinto raffigurante l’Assunzione della Vergine, che secondo la tradizione sarebbe stato portato all’inizio dell’alto medioevo da profughi greci. Storia e natura si fondono offrendo una vista unica sul mare e contemporaneamente la possibilità di visitare un antico edificio attorno al quale ruota il mito del ritrovamento della tela sacra, nascosta per sal-

varla dai Longobardi di Rotari, e recuperata più tardi nel luogo in cui, vicino a una sorgente nata all’improvviso, venne ricostruito il Santuario. Ad Apricale invece, piccolo borgo con circa 600 abitanti nella provincia d’Imperia, vecchio e nuovo si fondono in modo originale. Le case scendono a cerchi concentrici: l’architettura e le dimensioni attuali del borgo, che risale al X secolo, sono quelle di fine Cinquecento. Nel punto più alto del paese si trovano il Castello della Lucertola, recentemente ristrutturato e sede di mostre e manifestazioni culturali, e la parrocchiale della Purificazione di Maria edificata nell’epoca tardo medievale ma modificata nel ‘700. Ma oltre ad essere un luogo suggestivo per l’aver conservato intatta la sua struttura, Apicale è caratterizzata anche dalla numerosa presenza di murales sulle pareti delle abitazioni, peculiarità che gli ha valso la nomea di paesi degli artisti. Si tratta di dipinti, per lo più a sfondo agreste che decorano le facciate delle case antiche, realizzati dagli stessi abitanti del borgo negli anni ‘60 dopo la nascita della Comunità Artistica Nervina. Il tempo si è addirittura fermato nella parte vecchia del borgo di Balestrino. Abbandonato negli anni ‘60 per il forte rischio di smottamenti, l’antico paese collinare è sovrastato dal castello del Carretto, tipico esempio di fortezza medievale mentre anche la piccola chiesa di San Giorgio presenta la struttura dell’epoca con importanti affreschi risalenti al ‘400. Il borgo visitabile esclusivamente dall’esterno conserva l’originaria atmosfera dove natura e silenzio hanno un posto dominante. Il paese ha ospitato il set cinematografico del film fantasy "Inkheart: La leggenda di cuori d’ichiostro”, girato quasi totalmente nella zona del Ponente ligure.

Santuario di Montenero

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Palazzo Spinola

I MUSEI

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om’è facile immaginare, Genova è il polo culturale della Regione Liguria grazie alla presenza sul suo territorio di più di trenta strutture, tra musei, gallerie e castelli. Potremmo partire dai Musei di “strada nuova”, con Palazzo Rosso, Palazzo Bianco e Palazzo Tursi capolavori della cultura architettonica e abitativa genovese del Cinquecento e del Seicento - riuniti in un unico percorso espositivo dedicato all’arte antica. I tre edifici, ubicati all’estremità occidentale di Strada Nuova, appartengono al Sistema dei Palazzi dei Rolli, dichiarato dall’Unesco Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Al loro interno troviamo collezioni d’arte inestimabili con gli affreschi di Gregorio De Ferrari e Domenico Piola, esempi tra i più luminosi del barocco genovese. Ma non solo: le collezioni di dipinti presentano capolavori di artisti italiani e genovesi come Guido Reni, Guercino e Grechetto, e stranieri come Dürer, Van Dyck e Rigaud. Il Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce, invece, è stato istituito nel 1985 ed è ospitato nell’ottocentesca omonima villa dove viene conservato un patrimonio di circa cinquemila pezzi con oltre duecento opere di alcuni tra i più importanti artisti del Novecento, quali Licini, Munari, Manzoni, Arp e Jasper Johns. Il museo è anche un laboratorio dei linguaggi della

Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone

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CULTURA

Museo del merletto a Rapallo

Museo Nazionale dell’Antartide di Genova

contemporaneità ed ospita mostre di rilievo nazionale e internazionale dedicate alla poesia, al cinema e alla letteratura. Naturalmente Genova è stata anche la città dove cultura occidentale e orientale si sono incontrate fin dai secoli più antichi grazie ai viaggi via mare e ai commerci, quindi non è un caso se ancora oggi si può osservare traccia di questo incrocio. Alla Villetta Di Negro, per esempio, è stato allestito il Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone che presenta al pubblico un ricchissimo patrimonio di arte giapponese ed orientale raccolto in Giappone nel periodo Meiji dall’incisore genovese Chiossone. Sono ventimila pezzi tra dipinti, stampe policrome, ceramiche, armi e strumenti musicali con una grande collezione di sculture della Cina e del Siam. Probabilmente però, uno dei musei più amati dai genovesi è senz’altro il Museo Civico di Storia Naturale Giacomo Doria, istituito nel 1867. Nei primi due piani troviamo l’esposizione aperta al pubblico mentre quelli superiori sono adibiti a uffici e laboratori. Nel percorso espositivo del piano terreno sono da segnalare il grande scheletro fossile dell’Elefante Antico Italiano, la ricca serie di Mammiferi e la sala col diorama della Savana africana. Un salone è dedicato alle mostre temporanee di argomento naturalistico mentre nell’Anfiteatro vengono tenute conferenze e proiettati documentari anche per i più piccoli. Cambiando per un attimo tema, c’è da ricordare come Genova ospiti il più grande museo marittimo del Mediterraneo. Galata Museo del Mare è ospitato nell’antico Arsenale della Repubblica di Genova e

Museo Tecnico Navale di La Spezia

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Galata Museo del Mare

comprende circa seimila oggetti seguendo l’evoluzione del porto e della città marittima. Uno dei gioielli è la fedele ricostruzione di una galea genovese del Seicento collocata nel suo scivolo originale. Le sale sono a tema: si passa da quella su Cristoforo Colombo a quella su Andrea Doria, dalle carte nautiche all’Arsenale e l’armeria della Darsena. Di grande suggestione sono anche la Sala del Piroscafo e la gente esposizione “La Merica!”, incentrate sul tema del viaggio tra Ottocento e Novecento. Facendo un rapido passaggio in provincia, ci spostiamo a Rapallo dov’è famoso e molto conosciuto il museo del merletto. Aperto al pubblico nel 1990, ospita oggi cinque sale espositive dove è stata allestita una collezione che si compone di oltre mille e quattrocento manufatti di merletto, molti dei quali rari e preziosi, databili tra il XVI secolo e il XX. Quasi tutta la collezione fa parte di una donazione a seguito della chiusura di una grossa azienda locale che esportava i propri lavori anche all’estero. A Chiavari, invece, il polo attrattivo è Palazzo Rocca, un polo museale dove al suo interno sono stati allestiti il museo archeologico nazionale, quello diocesano di arte sacra, quello del Risorgimento e quadreria della società economica e la Pinacoteca la quale comprende una collezione di importanti opere pittoriche di scuola genovese, italiana, spagnola e fiamminga. Inoltre al suo interno sono conservate numerosi oggetti in ceramica e in porcellana risalenti al XVI secolo. A Camogli, invece, sorge il Museo marinaro “Gio Bono Ferrari” ideato nel 1937 che

Il sommergibile S518 Nazario Sauro ormeggiato presso il Galata Museo del Mare

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CULTURA

Museo Nazionale dei Trasporti

comprende oggetti legati alla nautica risalenti addirittura dalla dominazione di Napoleone Bonaparte alla prima guerra mondiale. Oltre a cimeli, modellini in scala di velieri e baci e agli strumenti nautici dell’epoca sono conservati anche manoscritti originali dello statuto della Mutua Assicurazione Marittima Camogliese, fondata nel 1853. Chiudiamo questa breve carrellata trasferendoci a La Spezia dove si trova il Museo Nazionale dei Trasporti dove vengono custoditi e restaurati filobus, mezzi pubblici su gomma e treni. Proprio la sezione ferroviaria si differenzia dal vero e proprio museo perché si propone anche di reperire, restaurare e conservare locomotive, rotabili ferroviari e tutto il materiale riferibile al trasporto su rotaia, nella convinzione della necessità di salvaguardare per tutte le generazioni future le testimonianze di un passato ancora recente nel tempo ma reso obsoleto dall’avanzare del progresso tecnologico. Oltre al restauro, l’obiettivo è anche stato quello di rendere utilizzabili treni d’epoca in particolari occasioni (storiche, turistiche o culturali). Il museo quindi passa da essere statico a dinamico, con la possibilità di concedere ai visitatori la fruizione diretta ed immediata del mezzo, immergendosi nella realtà storica di riferimento. Per esempio, dopo aver restaurato alcune locomotive a vapore ed elettriche, con relative vetture e tutto il materiale, sono stati effettuati numerosi viaggi verso mete differenti a seconda del tipo di clientela. Non solo turisti ma anche scuole di ogni ordine e grado sono saliti su questi mezzi e hanno potuto riassaporare il trasporto di un tempo.

Palazzo Doria-Tursi, Musei di Strada Nuova

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FOLKLORE & TRADIZIONI

Sagra del fuoco a Recco.

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Il carnevale Dianese, nel Comune di Diano Marina

A

lungo bersagliata da irruzioni marittime ma risentendo anche degli influssi terrestri, la Liguria vanta una ricca e variegata tradizione folcloristica. Dalle ricorrenze religiose alle feste profane, in questa regione è possibile assistere, in diversi momenti dell’anno, a manifestazioni culturali riflesso della sua storia e della sua posizione. Molti degli eventi del folclore ligure affondano le loro radici nelle tradizioni del mondo agricolo e nei riti legati alle antiche feste primaverili dedicate al risveglio della natura. Nella seconda metà del mese di giugno, ad esempio, Ventimiglia (IM) viene invasa dalla Battaglia di Fiori. Le prime edizioni della manifestazione, agli inizi del Novecento, erano dedicate a festeggiare il carnevale o l’inizio della primavera e si svolgevano prevalentemente nel periodo della Quaresima; dal 1930 questa colorata sfilata ha assunto invece un carattere ufficiale, con un regolamento e una cadenza ben precisi. Una serie di carri fioriti, allestiti da compagnie carriste dai caratteristici nomi in dialetto, sfila per la città rappresentando soggetti allegorici a tema curati nei minimi dettagli. È un lavoro nel suo complesso piuttosto lungo, anche se l’infioramento, che consiste di circa 120 mila fiori per ogni carro, viene effettuato solo alcune ore prima dell’inizio della sfilata garantendo in questo modo l’utilizzo di fiori freschi. Dopo un primo giro del percorso, in cui bande folcloristiche accompagnano la sfilata alternandosi ai carri,

Sanremo in Fiore, erede dell’antica festa dedicato alla Dea Flora

ne segue un secondo, momento culminante in cui avviene la vera e propria “battaglia”: le ragazze presenti sui carri iniziano a lanciare i fiori al pubblico, che può generosamente ricambiare grazie al rifornimento di piccoli carri di servizio che girano in mezzo alla folla. A fine manifestazione una giuria di esperti premia il carro che secondo diversi parametri viene giudicato migliore. La Battaglia di Fiori di Ventimiglia, nel 2011, ha ottenuto il riconoscimento da parte del Ministero del Turismo di “Patrimonio d’Italia” per la tradizione. Un evento molto simile è Sanremo in Fiore che ha luogo l’ultima domenica di gennaio (anche se nel 2011 e nel 2012 si è svolto a marzo mentre nel 2013 nella seconda domenica di marzo, a causa della concomitanza delle feste pasquali). È anche questa una sfilata di carri fioriti di lunga tradizione, considerando che la prima edizione risale addirittura al 1904. La manifestazione segue un percorso ad anello lungo le vie centrali della città e solitamente è seguita da moltissimi spettatori attirando anche l’attenzione mediatica. Non sono da meno le tradizioni legate alle festività natalizie, fortemente radicate nel mondo contadino e popolare ligure. L’11 Novembre, San Martino, simboleggiava la fine dell’anno agrario ed era il giorno dell’ultimo pranzo abbondante prima di quello natalizio, in cui insieme alle castagne si assaggiava il vino novello.

Palio del Golfo di La Spezia

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Fuochi d’artificio a Dolceacqua

Il giorno della vigilia invece si usava decorare le case con dei fili di spago in cui venivano infilate noci e nocciole, alloro e bacche di ginepro. E mentre si iniziava a preparare il pandolce o il brodo per il pranzo di Natale la tradizione voleva che si mettesse a ardere il ceppo d’alloro o di ulivo, che bruciava lentamente fino a Capodanno, rappresentando il vecchio anno che se ne va. Durante la vigilia di Natale infatti in alcuni comuni liguri (Genova, Savona, Pietra Ligure) si celebra ancora una cerimonia medievale, detta del Confuoco, in cui alle autorità locali viene offerto un tronco d’alloro, bruciato in piazza, perché una leggenda vuole che sia di buon auspicio per l’anno a venire. Tipico poi il presepe genovese messo in scena con i classici costumi liguri. Questa tradizione gode di un notevole prestigio e, ancora oggi, alcuni di questi presepi rimangono allestiti durante tutto l’arco dell’anno. Uno dei più famosi è quello che si trova nel santuario di Nostra Signora di Carbonara: grande circa cento metri quadri, è diviso in cinque “quadri”, tre dei quali sono ambientati in una ideale Genova del Sei-Settecento, uno nella campagna alle porte della città e l’ultimo a Gerusalemme. Sempre nell’ambito delle festività religiose sono sicuramente da ricordare quelle pasquali. Durante il Venerdì Santo avvengono le tradizionali processioni delle confraternite (dette anche “casacce”) che sfoggiano abiti sontuosi e enormi crocifissi con decorazioni floreali in argento. I crocifissi possono pesare complessivamente fino a 150 chilogrammi e vengono portati in processione da un solo uomo che rivolge la figura di Gesù all’indietro verso il corteo (naturalmente esiste una tecnica particolare per sopportare il notevole peso). Questa tradizione risale alla battaglia di Lepanto (1571), quando i crocifissi furono rivolti a poppa nelle navi dei genovesi in modo da evitare l’oltraggio degli infedeli. A Savona questa ricorrenza pasquale si svolge a cadenza biennale, negli anni pari. Le confraternite, lungo un percorso di circa un chilometro e mezzo, con partenza dalla cattedrale e articolato in “poste”, ovvero in stazioni, portano in processione preziose e pesantissime casse lignee che rappresentano i misteri della passione e che risalgono a epoche diverse. La processione è aperta dalla cosiddetta Cruxe du pasciu (Croce di

La Festa dei Colori ad Alassio

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Ceramiche di Albisola


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TRADIZIONI passione) chiamata anche volgarmente Cruxe du gallu (Croce del gallo): sopra di essa sono dipinti tutti i simboli della passione, tra cui anche il gallo che annunciò il tradimento di Pietro. I “camalli”, gli addetti al trasporto delle casse (il termine in realtà si riferisce agli scaricatori portuali) indossano una cappa in tela con i colori delle confraternite; un tempo avevano il cappuccio a coprirgli il volto in segno sia di anonimato che di umiltà, adesso generalmente lo portano appeso al colletto. In estate, in Liguria, si svolgono palii e rievocazioni storiche. Il Palio del golfo è una sfida remiera disputata ogni anno, nel golfo di La Spezia, la prima domenica di agosto. Partecipano alla gara le imbarcazioni delle tredici borgate marinare che si affacciano sul golfo. Il percorso è di circa due chilometri e sono in gara tre diverse categorie: seniores, juniores (dal 1964), e dal 1995 è prevista anche una categoria femminile. Il palio, disputato per la prima volta nel 1925, si presentava inizialmente come una sfida tra gli equipaggi di barche cariche di pesce: si trattava quindi di

tori a base di acciughe, gallette di pane e pomodoro, che vengono distribuite gratuitamente sulla spiaggia. La sagra dell’acciuga salata avviene invece a settembre nella cornice delle Cinque Terre, precisamente a Monterosso al Mare (SP); note come il pane del mare, le acciughe sotto sale si possono degustare con bruschette e vino bianco locale e, se il tempo lo permette, il programma prevede anche un’escursione per assistere alla pesca con le lampare. Ma l’appuntamento gastronomico più sorprendente e atteso è la sagra del pesce fritto del borgo di Camogli (GE) che si svolge la seconda domenica di maggio, in onore di San Fortunato, il patrono dei pescatori. La sagra nasce dal gesto spontaneo di alcuni abitanti del paese che, nel 1952, decisero di offrire sia ai residenti che ai visitatori una frittura di pesce. In un’enorme padella da guinness dei primati, sistemata su un’impalcatura, vengono fritte e distribuite tonnellate di pesce. Infatti, la padella che viene utilizzata (ormai la quarta della serie), simbolo vero e proprio della sagra, pesa 3650 kg, ha un diametro di

Sagra del pesce fritto

L’infiorata di Diano Marina

una competizione commerciale più che sportiva, chi arrivava prima al porto probabilmente otteneva più ricavi dalle proprie merci. Anche il Palio delle Antiche Repubbliche Marinare è una manifestazione sportiva di rievocazione storica. Istituita nel 1955, celebra le imprese di Amalfi, Genova, Pisa e Venezia ed è ospitata a rotazione dalle quattro città tra fine maggio e inizio luglio. Tutte le imbarcazioni devono essere costruite con gli stessi parametri strutturali, ma ognuna deve essere riconoscibile attraverso il colore con cui viene dipinta e le sculture degli animali che ne simboleggiano la città. Quella genovese è bianca e si distingue per il drago di San Giorgio, protettore della città. Momento centrale della manifestazione è il corteo storico, in cui ogni repubblica marinara propone episodi e personaggi della propria storia (il corteo ha sfilato anche all’estero, ad esempio a Berlino e a New York). Per quanto riguarda le sagre, le più interessanti e tipiche sono sicuramente quelle legate alla tradizione della pesca. A Riva Trigoso, borgo di pescatori nel comune di Sestri Levante (GE), in un week-end di fine luglio si svolge la più grande sagra dedicata all’acciuga. Alla sua cinquantaduesima edizione nel 2012, la sagra consiste ancora nella preparazione da parte di cuochi di bordo di circa seimila porzioni di bagnun, antico piatto dei pesca-

quasi 4 metri e un manico lungo 5 metri e mezzo. Per quanto riguarda l’artigianato sono varie le produzioni che meritano particolare attenzione. Da ricordare ad esempio la tradizione ceramista ligure, in particolar modo quella di Albisola, ispirata al gusto arabo della decorazione ma sapientemente reinterpretata in modo originale e diffusa anche oltre il continente europeo, o la tecnica orafa della filigrana che dal 1800 ha a Campo Ligure (GE) il suo centro di maggiore sviluppo, con la presenza di eccellenti maestri filigranai. Interessante inoltre la lavorazione di un particolare tipo di merletto, il macramè, tradizione che si è sviluppata nel Seicento nel levante ligure, in particolar modo nel golfo del Tigullio: si tratta di una trina pesante, realizzata con la tecnica dell’annodatura manuale, che un tempo veniva utilizzata principalmente per abbellire asciugamani, lenzuola e tovaglie, e che oggi invece viene riadattata in modo più creativo per decorare borse o capi di abbigliamento. Può incuriosire, infine, un rimedio popolare ligure per il torcicollo: il candelotto di zolfo. Anche se non ha mai avuto alcun riscontro scientifico ufficiale, in diverse farmacie della regione sono in vendita questi “miracolosi” cilindri di zolfo pressato, lunghi circa una decina di centimetri, da sfregare sulla parte interessata.

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Ospitalità, benessere, gusto ed esperienza. Sono questi i valori che dal 1954 contraddistinguono l’Hotel Rosa, un albergo studiato per tutti coloro che cercano una vacanza da vivere con piacere ed armonia. Famiglie, coppie e single trovano qui servizi esclusivi offerti con semplicità e gentilezza da una struttura costantemente rinnovata nel segno della tradizione e della modernità e da un personale attento e qualificato, sempre pronto a soddisfare ogni esigenza. Da noi troverete il meglio dell’hotellerie e il massimo dell’accoglienza in ogni periodo dell’anno. A vostra disposizione troverete servizi esclusivi racchiusi nella nostra nuova immagine: Hotel, Gourmet, Aqua ed Event. Siamo anche un Family Hotel e, pertanto, grande è l’attenzione per i più piccoli, ai quali destiniamo spazi e iniziative dedicate. Tutto ciò senza rinunciare ai vostri simpatici amici a quattro zampe. Ma non finisce qui: Rosa ha pensato a tutto, per regalarvi la migliore vacanza possibile. Venite a scoprirci!

Hotel Rosa Via Maddalena Conti, 10, 17021, Alassio (SV) • www.hotelrosa.it • info@hotelrosa.it Tel: (+39) 0182 640821 – (+39) 0182 640766

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ECONOMIA & IMPRESE

“In un paese ben governato, la povertà è qualcosa di cui vergognarsi. In un paese mal governato, la ricchezza è qualcosa di cui vergognarsi”

Confucio (551 a.C. – 479 a.C.) filosofo cinese

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L’ECONOMIA LIGURE

A

lcuni settori specialistici dell’industria ligure, come il cantieristico, metallurgico, siderurgico e petrolchimico sono veri e propri fiori all’occhiello non solo della regione, ma dell’intero triangolo industriale italiano del Nord: parliamo di società del calibro di Ansaldo, Wurth, Piaggio Aero Industries Erg, OTO Melara e Fincantieri. Ciononostante, a causa del trend negativo che negli ultimi anni ha sconvolto l’economia italiana, il 2015 è ancora un anno di ripresa. Le situazioni tragiche degli anni trascorsi non sono del tutto appianate, ma la nuova amministrazione sta lavorando a una fiera riorganizzazione nell’ottica della ripresa italiana sbandierata dai palazzi di potere di Roma. Tra il 2008 e il 2011 le famiglie liguri hanno subìto una diminuzione del 2,9% del reddito disponibile e nel 2013 si era arrivati a circa 188mila persone che vivevano sotto la soglia dei mille euro mensili. Ma uno dei settori più importanti per l’economia ligure, quello del turismo, ha portato una ventata di freschezza nell’ultima estate. Questa è stata infatti una delle stagioni estive più floride dell’ultimo decennio. Un forte incremento degli arrivi e delle presenze, da Ventimiglia a Sarzana, che fa da ottimo viatico psicologico per la ripresa autunnale delle attività economiche.

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Questa, è il caso di dirlo, è una buona notizia che ci voleva in Liguria. Secondo il bollettino annuale di Bankitalia sull’andamento delle economie regionali del 2014, infatti, il Prodotto interno lordo ligure ha segnato un -0,8%, con il calo dello 0.1% dell’area Nord-Ovest e una diminuzione dello 0,4% dell’intero Paese. E non solo, la regione ha rivelato la propria debolezza sotto il profilo occupazionale con un calo degli occupati dello 0,7%, in netta controtendenza rispetto al Nord Ovest (+0,2%) e alla media nazionale (+0,4%). In valori assoluti, le persone che lavorano in Liguria sono 599.000, così suddivise: 13.000 in agricoltura, 76.000 nell’industria in senso stretto, 43.000 nelle costruzioni e 467.000 nei servizi (dove si comprendono commercio, assistenza alla persona e via elencando). Come a dire che il tessuto occupazionale ha profondamente cambiato pelle e, in molti casi, è reso più precario dalla stagionalità o dai picchi di richieste per particolari situazioni (nell’ultimo periodo, ad esempio, è esplosa la richiesta di personale da destinare alla gestione dei migranti). Il tasso di disoccupazione va di pari passo ed è il 10,8%, ancora una volta peggio che nel Nord Ovest (9,3%), sebbene rimanga meglio della media nazionale (12,7%). Come nel resto d’Italia, però, il dato più brutto riguarda i giovani: quasi uno su due è senza lavoro. I dati peggiori, però, sono forse quelli che riguardano la spesa pro capite delle amministrazioni locali (la Regione, le Province, le città metropolitane, comuni, enti): la Liguria spende 3733 euro per ogni cittadino, contro i 3476 del Piemonte, o i 3150 del Veneto. Risulta evidente come ci sia un problema nel fatto che una regione così piccola spenda più di regioni decisamente più grandi o che, come la Calabria (3213 euro), hanno un’economia molto più pigra. Ad aggravare la situazione il fatto che queste spese sono per la gran parte assorbite dalla spesa corrente, lasciando poco o nulla per gli investimenti. Un cane che si morde la coda. Per farla breve, la burocrazia ligure grava molto di più di altre sulle spalle dei cittadini. Riguardo l’elevata pressione fiscale, poi, le organizzazioni territoriali stanno cercando di lavorare proprio sui settori trainanti, come quello portuale. Il sistema portuale del Mar Ligure è infatti una risorsa a livello nazionale di cui, secondo molti, il paese oggi ancora ignora l'efficacia. Sono in molti, dunque, a chiedere una semplificazione della portualità italiana a livello normativo nell’ottica di un raggiungimento, ad esempio, del recupero dell’Iva. Se oggi questa non è possibile recuperarla, sarebbe ragionevole prevedere degli scivoli per recuperare quella versata. Per quanto riguarda la tutela ambientale, punto molto importante, occorre poi muoversi con cautela per salvaguardare l’ambiente – ed è evidente quanto sia importante in una regione con il rischio idrogeologico ligure - ma senza strozzare tra lacci burocratici gli operatori. Grande balzo in avanti nell’economia ligure per i cantieri navali, che dopo l’annus horribilis del 2013 hanno iniziato una ripresa che ha portato l’export al 24%, soprattutto verso l’Africa, nuova meta del lusso, e nello specifico l’Algeria, principale partner commerciale della regione ponentina. Dalla rielaborazione dei dati Istat

tracciata dal centro studi di Alce, tuttavia, emerge che, nel 2014, il mercato di riferimento per le imprese liguri è rimasto l’Europa (soprattutto Francia, Germania, Spagna e Paesi Bassi) verso la quale è destinato oltre il 43% dell’export complessivo, in calo rispetto al 50,4% del 2013. In merito all’impatto economico nelle singole province, è doveroso sottolineare l’importanza della Città metropolitana di Genova, che nel 2014 ha trainato le esportazioni liguri con un incremento, rispetto al rispetto al 2013, del 19% a fronte di un calo del 6% delle importazioni. Rispetto al 2013, esportazioni sono in crescita anche ad Imperia (+6%) e Savona (+5%) mentre le importazioni registrano un calo in entrambe le. Dati negativi, invece, a La Spezia, unica delle quattro province a segnare un calo sia delle esportazioni sia delle importazioni (dati Alce). Stefano Di Pino

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LA CANTIERISTICA NAVALE

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a regione ligure, e questo è noto, ha una delle più importanti, e forse la più importante, tradizioni marinare dell’intera penisola. Questo si traduce in un numero spropositato di cantieri navali sparsi lungo tutta la costa, da ponente a levante. Parliamo dunque di una regione storicamente di antiche tradizioni marinare, tramandate fino ai giorni nostri. I cantieri produttori liguri, specializzati nella costruzione di imbarcazioni di ogni tipo, si distinguono per la grande qualità delle lavorazioni e all'arte dei vari artigiani conservata nel tempo. Queste caratteristiche, insieme alla tecnologia e ai materiali all'avanguardia di oggi, hanno dato vita a una miscela esplosiva. Inviadiati da tutto il mondo, i cantieri liguri sono un saldo punto di riferimento per il settore dell'indutria nautica mondiale. Negli ultimi anni inoltre, con l'espansione del segmento dei megayacht, i più grandi cantieri - come Baglietto, Admiral e Mondomarine, solo per citarne alcuni - si sono mossi in tale direzione con risultati invidiabili. Nonostante la crisi abbia innegabilmente aggredito anche questo settore, è indubbio che il lusso sia uno dei segmenti di mer-

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cato più duri a morire ed è forse anche in questa direzione che si sono mossi i cantieri quando, negli bui anni post crisi, hanno deciso di buttarsi nel business dei megayacht con risultati di grande interesse. Ciò che stupisce, forse, è che stanno cambiando i paesi verso cui sono rivolti gli scafi realizzati nei cantieri liguri. L’Africa, ad esempio, è sempre più al centro del commercio ligure. Nell’arco di un anno infatti è salita dal 16 al 24% la percentuale di merce esportata dalla regione verso il continente nero. Nella top five dell’export si hanno, nel 2014, Francia al primo posto, Algeria al secondo e poi Germania, Tunisia ed Egitto. Interessante anche, in termini assoluti, l’aumento dell’export, che ha raggiunto il valore di 7,1 miliardi di euro (dati Alce) valore in aumento del 10% rispetto al 2013, dovuto in buona parte all’incremento dell’export legato ai prodotti manifatturieri. Nel confronto interregionale, comunque, Genova continua a trainare le esportazioni liguri. Un altro esempio della rinascita del settore in Italia sono i 10 milioni di dollari garantiti dal gruppo assicurativo-finanziario Sace, controllato


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La nave-scuola Amerigo Vespucci

da Cdp, per la produzione di yacht da parte della San Lorenzo Yacht che saranno destinato al mercato statunitense. Tra le realtà più importanti della cantieristica navale ligure, tuttavia, non possiamo non ricordare la Fincantieri, la cui sede operativa di shipbuilding è proprio a Sestri Ponente. Una realtà ricca, quella di Fincantieri, ma terribilmente inquieta. Un tempo si chiamava Cantieri Navali Riuniti e a Trieste c'era l'Italcantieri. Nei primi anni '80 delle due aziende se ne fece una con direzione centrale a Trieste, mentre a Genova rimase la direzione del settore Marine Militari. L'evento fu causa di gravi scontenti nel capoluogo ligure che, dopo un po', tuttavia se ne fece una ragione. Attualmente l'azienda vive un momento di particolare floridità, le commesse sono tante e il lavoro nei cantieri abbonda. A Sestri, fra le altre cose, si stanno dando da fare per la demolizione della Costa Concordia, naufragata davanti all'Isola del Giglio, dopo aver vinto, a suo tempo, la concorrenza con i cantieri di Piombino e a seguito di un trasferimento lungo il Tirreno della nave ferita che lasciò tutti quanti con il fiato sospeso per molti giorni. Eppure Fincantieri soffre di una conflittualità sindacale

elevatissima, i rappresentanti sindacali aziendali sono sul piede di guerra e quelli nazionali hanno attenzione continua alle vicende della società. Nonostante dunque il settore resti uno dei più floridi, e senz’altro un motore trainante per la regione, c’è molta tensione. E c’è tensione anche nei Cantieri Baglietto, che negli ultimi mesi sono finiti sotto i riflettori per un buco da 293mila euro. Così gli storici cantieri liguri, nati nel 1854 a poche decine di metri dal mare di Varazze, ora si trovano in serie difficoltà con la Guardia di Finanza, che ha fatto emergere una serie di operazioni di prelevamento di denaro non propriamente lecite. Certo, sono lontani i tempi dei titoloni sui giornali quando, nel 2010, la crisi aveva raggiunto il punto più buio e i cantieri navali liguri avevano iniziato a chiudere uno dopo l’altro. Le difficoltà, ora, sembrano di altra natura e mentre l’Italia, e la regione ponentina, si lecca le ferite dopo gli anni più difficili dal dopoguerra, il mondo guarda alla Liguria per la produzione di scafi e yacht di lusso. È, ancora una volta e nonostante tutto, il trionfo del made in Italy.

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Sede di Genova, Fideuram

FIDEURAM E SANPAOLO INVEST IN LIGURIA Fideuram e Sanpaolo Invest sono Reti di private banker del gruppo Fideuram – Intesa Sanpaolo Private Banking S.p.A., leader di mercato nella consulenza finanziaria e prima private bank italiana con: • una ricchezza finanziaria di circa 190 miliardi di euro; • più di 5.800 private banker. Fideuram – Intesa Sanpaolo Private Banking S.p.A. offre un servizio di consulenza finanziaria evoluto e ha una gamma prodotti sempre al passo con l’evoluzione delle esigenze della clientela. Nel risparmio gestito collabora con le più prestigiose case di asset management internazionali, in una logica di architettura aperta. Nel risparmio amministrato offre servizi bancari completi e di private placement. Offre servizi fiduciari tramite società dedicate, oltre a servizi di consulenza fiscale, legale, immobiliare e artistica, grazie a importanti partnership con le principali società specializzate. Fideuram è presente in Liguria con 133 private banker e 4 manager che operano presso 5 sportelli bancari e 8 uffici di promotori finanziari. I promotori Fideuram amministrano nella regione una ricchezza finanziaria di circa 2,5 miliardi di euro per conto di circa 18 mila clienti. Sanpaolo Invest è presente in questa regione con 123 promotori e 4 manager che amministrano in Liguria una ricchezza finanziaria di circa 1,53 miliardi di euro per conto di circa 12 mila clienti.

Sede di Savona, Fideuram

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Il modello di consulenza Fideuram e Sanpaolo Invest, pioniere sul mercato italiano per aver offerto la consulenza finanziaria in modo gratuito a tutti i loro clienti, garantiscono in ogni momento la massima assistenza nelle scelte di investimento e il massimo livello di tutela previsto dalla normativa vigente attraverso un modello di consulenza scalabile che include: il servizio di “consulenza base” e il “servizio di consulenza evoluta Sei”, quest’ultimo anche nella versione dedicata alla clientela Private. Il servizio di “consulenza base”, offerto gratuitamente a tutti i clienti, prevede la profilatura finanziaria e l’analisi preventiva di adeguatezza – in termini di rischiosità, liquidabilità, concentrazione ecc. – di ogni singola operazione rispetto all’intero portafoglio detenuto dal cliente. L’ampiezza dei criteri presi in considerazione dal modello posizionano il servizio di consulenza base ai vertici del mercato. Ai clienti con esigenze più complesse è dedicato il “servizio di consulenza evoluto Sei”, che: • permette un’allocazione delle risorse patrimoniali nelle sei aree di bisogno della clientela: protezione, liquidità, riserva, investimento, previdenza ed extra-rendimento; • consente il controllo ex ante ed ex post dei principali fattori di rischio, sia in relazione al patrimonio gestito internamente, sia per le risorse detenute presso altri intermediari. I riscontri ottenuti dalla clientela sono molto positivi: Fideuram e Sanpaolo Invest hanno raggiunto più di 27 miliardi di masse sotto consulenza Sei e circa 64 mila clienti hanno sottoscritto il servizio.

Sede di Chiavari, Sanpaolo Invest

Sede di Genova, Sanpaolo Invest di prossima apertura

I clienti private Fideuram e Sanpaolo Invest prestano particolare attenzione al segmento dei clienti private, per i quali l’assistenza, oltre ad un supporto nella pianificazione finanziaria, va estesa anche a bisogni non strettamente finanziari, quali ad esempio l’ottimizzazione fiscale, le tematiche successorie legate al passaggio generazionale, i servizi fiduciari e di asset protection, la tutela del tenore di vita. Questi temi, validi per molti clienti, lo sono ancor di più per un cliente private in quanto al crescere dell’importanza del patrimonio queste esigenze di protezione diventano prioritarie. A clienti singoli o gruppi familiari con una ricchezza finanziaria superiore ai 2,5 milioni di euro è dedicata la Service Line Private, con centri a Torino, Milano, Brescia, Padova, Bologna, Firenze, Roma e Catania. A partire dal 2013 è poi disponibile Sei Private, una versione potenziata del servizio di consulenza evoluta, personalizzato sulle specifiche caratteristiche della clientela private.

Sede di Savona, Fideuram

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Dove siamo ALBENGA

SAVONA

GENOVA

FIDEURAM

FIDEURAM

FIDEURAM

UFFICIO PB

SPORTELLO E UFFICIO PB

SPORTELLO E UFFICIO PB

Via Mons. Cambiaso, 33/39 Tel 0182 53393

Calata Sbarbaro, 38 - Cubo Darsena Vecchia Tel 019 838561

Via dei Maristi, 2 Tel 010 310821

SANPAOLO INVEST UFFICIO PB Via Patrioti, 62 Tel 0182 56841

BUSALLA

SANPAOLO INVEST

SANPAOLO INVEST

UFFICIO PB

UFFICIO PB

Via Astengo, 47 Tel 019 840271

Via Vittorio Veneto, 44 Tel 010 9640334

SANPAOLO INVEST UFFICIO PB Via Dante, 2/79 B Tel 010 545361

SANREMO

GENOVA NERVI

FIDEURAM

SANPAOLO INVEST

SPORTELLO E UFFICIO PB

UFFICIO PB UFFIC

Via Gioberti, 8/10 Tel 0184 59871

Via Marco Sala, 67 Rosso Tel 010 3203356

SANPAOLO INVEST UFFICIO PB

GENOVA

Via Roma, 33 Tel 0184 59811

SAVONA

LA SPEZIA EZIA

IMPERIA

CHIAVARI

SARZANA SARZ

FIDEURAM

FIDEURAM

UFFICIO PB

UFFICIO PB Via del Murello, 6 Tel 0187 620680

VENTIMIGLIA

IMPERIA

Piazza Mazzini, 18 Tel 0185 304123

SANPAOLO INVEST

FIDEURAM

SANPAOLO INVEST

UFFICIO PB

UFFICIO PB

UFFICIO PB

Via Cavour, 30 Tel 0184 230009

Via Vieusseux, 18 - Int.4/3 Tel 0183 272954

Piazza Nostra Signora dell’Orto, 26 Tel 0185 598321

SANPAOLO INVEST UFFICIO PB Via Gian Pietro Viesseux, 18 Tel 0183 764179

www.fideuram.it 76 www.sanpaoloinvest.it

LA SPEZIA

FIDEURAM SPORTELLO E UFFICIO PB

RAPALLO

P.zza John F. Kennedy, 56/57 Tel 0187 56631

SANPAOLO INVEST

SANPAOLO INVEST

UFFICIO PB

UFFICIO PB

Via Mameli, 158/160 Tel 0185 235111

Piazza John F. Kennedy, 26/B Tel 0187 56611

Società del gruppo


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Passaggio generazionale: soluzioni Quello del passaggio generazionale è un tema sul quale Fideuram e Sanpaolo Invest puntano con grande decisione. La ragione è semplice. Basti pensare che nel nostro paese ogni anno sono circa 80 mila le imprese a controllo familiare coinvolte in un ricambio generazionale, che due aziende su tre non sopravvivono a questo passaggio e che i problemi di successione costituiscono la seconda causa di cessazione di un'attività imprenditoriale. Questo perché gli imprenditori si focalizzano spesso sull'attività della loro impresa, sottovalutando la fase successoria e contando sul buon senso degli eredi. Per proteggersi dai rischi è quindi necessaria una corretta pianificazione. Gli strumenti a disposizione sono tanti e ciascuno ha vincoli e vantaggi. La priorità resta il testamento e, almeno nelle situazioni più semplici, si può optare per prodotti assicurativi, patti di famiglia o donazioni: basti pensare che la combinazione efficiente di due o tre strumenti tra quelli elencati risolve l’80% delle successioni; per i casi più complessi occorrono soluzioni più articolate, quali trust e holding. Per far fronte al passaggio generazionale Fideuram e Sanpaolo Invest offrono ai clienti un servizio di analisi e supporto gratuito. Restano in carico al cliente solo le spese notarili e per consulenze fiscali legate ai prodotti assicurativi.

Sede di Loano, Sanpaolo Invest

Sede di Sanremo, Sanpaolo Invest

Fideuram Mobile Solution Fideuram Mobile Solution fornisce in mobilità gli strumenti di supporto alla consulenza. Questo vuol dire flessibilità, risparmio di carta, maggiore velocità e semplicità nella finalizzazione delle operazioni. Una volta predisposta una proposta commerciale approvata dal cliente, un unico ambiente applicativo consente al private banker di completare le verifiche di adeguatezza e mandare in esecuzione gli ordini. Il tutto senza utilizzo di carta poiché, se il cliente lo desidera, può apporre la sua firma elettronica con gli strumenti già utilizzati per l’operatività online. Il successo di questa novità è dimostrato dal crescente gradimento da parte clienti e promotori.

Voluntary disclosure In una fase così delicata della vita dei clienti, che si devono confrontare con la complessità della normativa sulla Voluntary disclosure, come da tradizione Fideuram e Sanpaolo Invest si sono attivate subito per dare delle risposte concrete alle loro esigenze informative. Questo con due modalità: da un lato verso i clienti stessi e, dall’altro, attraverso specifici interventi info-formativi per i dottori commercialisti, che sono l’unico soggetto autorizzato a presentare la pratica di emersione alle autorità tributarie italiane. Ai clienti che lo desiderano è proposta una selezione di grandi studi di commercialisti; si tratta di strutture che per dimensione, dislocazione geografica, internazionalità, solidità e metodi applicativi sono in grado di garantire un eccellente livello del servizio. In collaborazione con lo studio Ceppellini, Lugano & Associati, le Società hanno offerto ai commercialisti un primo momento formativo, con un programma di eventi sul territorio, e successivamente un percorso che comprende continui aggiornamenti. Si sono svolti 22 eventi sul territorio nazionale, con una concentrazione particolare nella parte settentrionale del paese.

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IL TURISMO

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a riviera ligure, tanto cara a Eugenio Montale il quale le dedicò indimenticabili poesie, viene abitualmente divisa in due; quella di Levante e quella di Ponente. Due sorelle diverse in tutto, dai tratti morfologici al tipo di turismo che attirano ogni anno. Quella di Levante, con un territorio quasi totalmente collinare è una costa per lo più frastagliata che ospita molte baie e insenature. Questa caratteristica morfologica sembra quasi accostarsi al tipo di turismo che ha preso qui piede negli anni: turismo esclusivo caratterizzato dalla presenza di personaggi noti e locali di classe, quindi da clienti sempre alla ricerca di qualcosa di suggestivo e di frizzante, proprio come gli angoli di questa parte di riviera caratterizzati dall’essere morfologicamente movimentati. Da Sestri Levante a Santa Margherita Ligure – e quindi la costa del Tigullio - è tutto un susseguirsi di località balneari che vantano un’importante tradizione turistica da oltre duecento anni. Ampi porticcioli, spiagge attrezzate e impianti sportivi all’avanguardia sono gli elementi perfetti messi a disposizione dalla moltitudine di strutture ricettive presenti sulla costa e rivolti proprio a questo tipo

Bagni di San Fruttuoso

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TURISMO

Monterosso

di turismo. Oltre al mare, i turisti vengono richiamati anche dalla natura circostante e dai tanti eventi mondani. È per questo che, se di giorno le vie e le passeggiate vengono colorate dalle tante botteghe artigiane caratteristiche di questo angolo di Liguria, di notte la scenografia cambia radicalmente e prendono piede i molti locali di tendenza che vivacizzano la villeggiatura dei turisti. Portofino ne è un esempio: da una parte rifugio dei vip e crocevia di personaggi famosi come attori e sportivi, dall’altra esempio di vacanza all’insegna della natura grazie al famosissimo parco naturale nel quale la cittadina è incastonata. Da qui fino a Santa Margherita è un susseguirsi anche di alberghi di charme e centri congressi di fama internazionale. A ovest si sviluppa invece la Riviera di Ponente, ricca di golfi e insenature molto più ampi di quelle di Levante, che hanno consentito la formazione di spiagge sabbiose o ghiaiose. L’alternarsi di baie, lunghi e profondi arenili e spiagge di ciottoli, sono la forza di

Castello di Santa Margherita Ligure

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questa lingua di terra, perfetta per rispondere a qualsiasi esigenza turistica. Se da una parte domina la falesia dei Balzi Rossi, con una successione di spiaggette fino a Ventimiglia, dall’altra il litorale si mantiene ampio a Vallecrosia e a Bordighera. Sanremo offre qualsiasi tipo di spiaggia e oltre a Capo Berta, un’altra ampia spiaggia sabbiosa si trova a Diano Marina e a San Bartolomeo al Mare. Questo tratto di litorale sembra perfetto soprattutto per le famiglie: ad Alassio, Loano e Finale Ligure, l’arenile è molto ampio con fondali bassissimi adatti ai bambini. A questo paradiso naturale si

Rio Maggiore

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TURISMO aggiunge un’organizzazione ricettiva e di svago di prim’ordine, nel rispetto assoluto dell’ambiente. La riviera di Ponente sembra così venire incontro alle svariate esigenze dei turisti grazie proprio alle molte strutture, perfette per ogni cliente soprattutto per le famiglie con bambini a seguito o per i più anziani sempre alla ricerca di riposo e rigenerazione. Da sempre infatti, questa zona della Liguria viene preferita da un turismo meno appariscente e più tranquillo. Durante gli anni del boom economico italiano, erano le famiglie degli operai delle grandi fabbriche della Lombardia e del Piemonte a trasferirsi qui per trascorrere la villeggiatura estiva. Questa tradizione è continuata negli anni e continua ancora oggi. In questo senso la costa ligure riesce ad abbracciare un arco turistico molto ampio: da una parte un turismo esclusivo che predilige la mondanità, dall’altro uno più familiare e classico.

I dati dell’Osservatorio Regionale confermano anche per il 2014 la tendenziale crescita dei flussi turistici stranieri nella regione, dove le imprese ricettive registrano oltre 1 milione e ottocento mila arrivi nel corso di tutto l’anno, con il 7,8% in più rispetto al 2013. Prima è naturalmente la Francia con quasi trecento mila arrivi che, lo scorso anno, ha superato la Germania (primo mercato estero fino al 2013). Il turismo in Liguria genera un impatto economico stimato in circa quattro miliardi di euro. Il trend generale durante l’alta stagione è comunque in linea con quanto rilevato negli anni precedenti a conferma del forte legame con un turismo balneare che si conferma prodotto di punta della destinazione Liguria. Durante gli anni di crisi più pesante la Liguria ha creato nuovi linguaggi di comunicazione turistica proprio per venire incontro alle diverse richieste del pubblico. Non più offerte di vacanze della durata di dieci giorni/due settimane ma proposte di pacchetti ad hoc per tutti quelli che, per esigenze di portafoglio, preferiscono vivere la regione in minor tempo. Per le famiglie, per esempio, sembra ormai impensabile pretendere che quattro persone trascorrano due - tre settimane consecutive in ferie in albergo in uno stesso posto, come accadeva fino a una ventina di anni fa, perché costerebbe troppo. Quindi al cambiare delle abitudini vacanziere cambia anche l’approccio degli albergatori nel recepire questa richiesta.

Baia del Silenzio

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Terme di Pigna

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LE TERME

a Liguria è una regione che deve tutto all’acqua: la sua tradizione è legata al mare e alle conseguenti risorse idriche che l’uomo ha saputo sfruttare in epoca moderna. In più, il richiamo turistico della famosa Riviera dei Fiori o di località mozzafiato come le Cinque Terre e Portofino è riconosciuto in tutto il mondo. Se nel resto dell’Italia la bellezza del territorio e la presenza di sorgenti hanno dato origine a centri termali di grande prestigio, la Liguria invece è rimasta quasi a guardare non riuscendo a sfruttare al meglio le già poche sorgenti presenti lungo tutto il suo territorio. Tra le strutture più rinomate troviamo il più famoso centro termale della regione: Pigna, in provincia di Imperia, all’estremità della Riviera di Ponente. Situate a pochi chilometri dal confine francese, queste terme erano già conosciute dall’inizio dello scorso millennio ma divennero famose con l’avvento del turismo anglosassone nel 1800. Oggi qui vengono sfruttate le acque sulfuree calde che sgorgano dalla fonte Madonna Assunta, custodita in una vallata di pini (da qui probabilmente il nome del centro). Pigna offre qualsiasi tipo di trattamento legato all’apparato respiratorio, oltre ai classici funghi termali, bagni e tutti i tipi di massaggi. Poco conosciute sono le Terme di Acquasanta di Mele, vicino Genova Voltri. Aperte tutto l’anno, sfruttano l’acqua oligominerale solforosa delle sorgenti

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BENESSERE

alpine grazie alla vicinanza con le montagne della Val Leira. La sorgente principale viene chiamata Nostra Signora dell’Acquasanta ed offre acque sulfuree, notoriamente utilizzate con ottimi risultati nei trattamenti inalatori e che possiedono un elevatissimo ph, prezioso per i trattamenti di bellezza della pelle. La particolare composizione fisico-chimica di quest’acqua di fonte induce infatti a un’accelerazione del ricambio cellulare, proprietà nota sin dall’antichità e riconosciuta indispensabile per curare patologie dermatologiche. Qui sono disponibili tutti i trattamenti termali classici, dalla fangoterapia ai massaggi, dalle piscine termali ai Percorsi Kneip. A Diano Castello troviamo Eira Terme, una struttura di oltre novecento metri quadrati pensata per il benessere del corpo. All’origine c’è la Fonte del Battaglio riconosciuta dal Ministro della Salute come termale, che ha ottenuto dal lavorio dei millenni le sue prodigiose doti curative. Quest’acqua, unica, ha saputo pazientemente plasmare e modificare l’argilla con cui entra in contatto, trasformandola in Eira, l’unico principio attivo Biocurativo con proprietà mediche e cosmetiche. Nella Grotta di Eira si può applicare Eira BioCurativa, principio attivo naturale della Fonte Termale ricco di oligo-elementi, proteine e gruppi tiolici, e che conferisce un effetto immediato rigenerante. Qui sono previste anche due vasche immerse nel verde che permettono l’immersione alternata per riattivare la risalita linfatica e sollecitare la reazione dei meridiani, grazie al particolare percorso nei ciottoli. Grazie all’aumento delle difese immunitarie durante lo sbalzo termico, l’organismo trova giovamento naturale con effetto immediato e tonificante.

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Paolo Audino, Lorenzo Cagnoni e Francesca Barracciu al taglio del nastro di #ttg2015

TTG INCONTRI 2015

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iunto alla sua 52a Edizione, il TTG Incontri è la più importante fiera del turismo in Italia e tra le prime cinque in Europa. Considerata la più importante vetrina del Mediterraneo, qui si incontrano i più importanti buyer internazionali interessati a proporre l’area mediterranea in tutto il mondo. Ogni anno ad Ottobre circa 60.000 persone prendono parte a questo prestigioso evento, dove l'industria dei viaggi si incontra per fare networking, avviare nuovi business ed aprire tavoli di confronto. Le oltre 130 destinazioni sono suddivise in macro aree: Europa, Africa, Americhe, Asia, Global Village ed Italia. Quest’ultima, divisa in tre sub-aree – Cultura, Eno-gastronomia e Benessere – rappresenta la piazza più grande dove si incontrano gli oltre 1.000 buyer internazionali provenienti da oltre 60 paesi del mondo.

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Jaisalmer Desert Festival

FESTE TRADIZIONALI INDIANE

L’

India è ben più di una “nazione”: la cultura indiana è considerata da molti antropologi la più antica del mondo, da far risalire addirittura all’8000 a.C., con elementi religiosi e tradizionali vedici che hanno senza ombra di dubbio influenzato il resto del mondo. Basti pensare che a livello linguistico, il sanscrito, una delle lingue ufficiali che sta all’hindi come il latino sta all’italiano, rappresenta il ceppo madre di numerose lingue indoeuropee, antenate dei maggiori linguaggi di comunicazione occidentali odierni. Nella cultura gioca un ruolo fondamentale la moltitudine di religioni presenti in questo splendido paese, ognuna delle quali viene celebrata secondo gli antichi riti. Non c'è praticamente giorno dell'anno in cui qualche località indiana non faccia festa. Gli hindu credono che un unico principio divino si manifesti agli uomini in pressoché infinite possibilità, ognuna delle quali con la propria storia, anniversari, le vittorie contro il male da festeggiare. In India sono presenti

Jaisalmer Desert Festival

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anche fedeli di altre religioni autoctone – buddhismo, jainismo, animisti - e quelli delle religioni arrivate dall’esterno nel corso dei secoli - dai parsi ai cristiani ai musulmani. È facile dunque capire come i 365 giorni del calendario siano a mala pena sufficienti per celebrare tutte le feste. Alcuni festival sono più popolari di altri e, benché festeggiati con più entusiasmo in una particolare città o Stato, sono rispettati in tutta la nazione. L’India è una terra di spiritualità e di antiche tradizioni, che nascono dal passato, avvolgono il presente e s’intrecciano con il futuro. Uno dei più famosi festival è quello di Holi, il Festival dei colori. È una delle feste più antiche della mitologia indù (celebrata nel periodo tra febbraio e marzo) che vede la primavera e i colori come protagonisti indiscussi dell’evento. Molto popolare tra le varie comunità, i partecipanti scendono per le strade cantando, ballando e lanciandosi polvere colorata e profumata. Al termine della giornata, tutti sono ricoperti da colori brillanti, ma il divertimento non termina


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TURISMO qui: al tramonto viene acceso il falò di Holika Dahan, un altro appuntamento suggestivo e imperdibile di questa festa. Il Diwali (o Deepavali) è la festa delle luci: durante i cinque giorni di celebrazioni (osservati dai fedeli dell’Induismo, del Giainismo e del Sikhismo) in tutto il Paese si accendono milioni di lampade tradizionali di terracotta, le diya, per adornare case, templi e strade e celebrare la vittoria del bene sul male. La festa più importante in onore di Ganesh è senz’altro il Ganesh Chaturthi: undici giorni di festeggiamenti onorano la nascita di Ganesh, dio dalla testa di elefante, le cui statue finemente realizzate da esperti artigiani abbelliscono le case delle persone e troneggiano sui palchi pubblici, prima di essere addobbate e fatte sfilare per le strade della città, accompagnate da canti e balli. Al termine delle processioni, le statue di Ganesh vengono immerse nelle acque dei fiumi o in mare. Celebre è anche il Carnevale di Goa, rinomata località turistica indiana sulla costa occidentale. In questo evento troviamo tracce dell’influenza portoghese, tanto che il nome originale dell’evento è Intruz e deriva dal portoghese Entrudo. Il carnevale dura

ul-Fitr è una celebrazione musulmana che si tiene in estate e viene celebrata in tutto il mondo islamico con grande partecipazione. Durante la festa lungo le strade c’è un’esplosione di datteri, che vengono venduti da uomini e bambini vestiti di bianco. Durante il Bakra Eid, invece, si ringrazia dio per la buona fortuna e si condivide ciò che si ha con gli altri: una sorta di festa della generosità. Krishna Janmashtami, o Govinda, è la festa di compleanno di uno degli dei più amati dell’India: Krishna, ottava incarnazione del dio Vishnu. Il piccolo Krishna era bellissimo e un po’ birichino. Grande amante dei prodotti caseari disubbidiva alla madre adottiva e convinceva gli amici ad aiutarlo a rubare il desiderato burro. Durante il giorno della festa, in alcune parti dell’India, giovani uomini si cimentano in instabili piramidi umane con lo scopo di rompere con un bastone un’ampolla di argilla stracolma di burro. A Mathura e Vrindavan, dove Krishna nacque trascorse infanzia e giovinezza, il compleanno è molto sentito. I devoti digiunano e pregano tutta la notte nei templi, ascoltando i canti devozionali del dio e assistendo alle Raslila, sacre rappresentazioni

Danzatori alla Processione Teej

tre giorni e tre notti e l’evento più importante si svolge nella città di Panaji. L’influenza portoghese è ovunque e l’evento di Re Momo trova ampia risonanza anche al di fuori della comunità cristiana, con enormi parate di carri, balli e musica che invadono tutte le città dello stato fino a notte fonda. Importante anche la festa di indipendenza in cui si festeggia la liberazione dall’Impero Britannico avvenuta il 15 agosto 1947. Da allora le persone celebrano con entusiasmo questo avvenimento, senza discriminazioni di casta, credo o religione. In autunno si celebra il Navaratri, un festival cui per nove notti (nava significa nove e ratri, notti) si celebra la dea Durga, la madre benevola da amare ma anche la dea distruttrice da temere. Ogni giorno è dedicato ad una manifestazione della dea, mentre il decimo ricorda la sconfitta del demone Mahishasura avvenuta per mano sua. Il decimo giorno è un’immensa fiera a cielo aperto con spettacoli teatrali, danze e carri allegorici. A Mysore, in Karnataka, la festa si chiama Dussehra, un’occasione imperdibile per vedere, oltre alle processioni e ai concerti, il palazzo del maharaja illuminato da 100.000 lampadine. L’Eid-

delle gesta divine. Il Raksha Bandha, poi, è una festa che celebra l’amore tra fratelli e sorelle. In questo giorno, particolarmente caro ai nord-indiani, i fratelli fanno di tutto per ritrovarsi e rinnovare la promessa d'amore e protezione reciproca. Le sorelle preparano le offerte per gli dei, tra cui un braccialetto. Dopo avere venerato gli dei girano in senso orario il piatto con le offerte (dolci, riso, incenso e fuoco) attorno al fratello e gli legano al polso un bracciale o rakhi, che può essere anche un semplice filo di cotone. Il fratello ricambia con un regalo e la rassicurazione di essere sempre pronto a proteggerla. Secondo la leggenda fu la dea Lakshmi a inaugurare il rito del braccialetto, legandolo al demone dio Bali, gran devoto del marito Vishnu, e così il demone convinse il dio ad abbandonare il regno terreno per tornare dalla famiglia nelle alte sfere. La festività del Makar Sankranti cade quando il sole intraprende il suo cammino verso il nord (di solito a gennaio). Il mito vuole che il grande eroe Bhishma attese questo giorno propizio per morire, trascorrendo mesi trafitto in un letto di frecce. Si crede infatti che lasciando questa vita terrena nel giorno del

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TURISMO

Carnevale di Goa

Makar Sankranti si raggiunga direttamente il regno della luce, senza rischiare incarnazioni meno gradevoli. In molte zone si distribuiscono semi di sesamo (simbolo di amicizia) e zucchero di canna grezzo. In questa occasione si mangia il khichri, un piatto di riso e lenticchie condite con ghee. Nel nord indiano, finiti i festeggiamenti in casa, uomini di ogni età salgono sui tetti per sfidarsi in una singolare battaglia di aquiloni. Tra le feste hindu più importanti ricordiamo la Vasant Panchami, la festa di primavera, che si tiene a gennaio; tra febbraio e marzo si ricorda il Shivaratri, dedicato al dio Shiva (si ricorre al digiuno e alla formazione di processioni verso i templi). La Govardhana Puja, infine, è una festa fondamentale e non a caso è dedicata al più sacro tra gli animali in India, la vacca, e si tiene tra ottobre e novembre. Un capitolo a parte meritano le feste dello stato del Rajasthan. Il Teej è una festa tipica che saluta l'arrivo dei monsoni tra giugno e luglio. Tra gli eventi principali annoveriamo anche il Bikaner Camel Festival, con le tipiche corse di dromedari e fiere dell’artigianato; il Nagaur Fair in cui alle corse di

dromedari si aggiungono anche mercati del bestiame ed esibizioni in costume. Il Jaisalmer Desert Festival si tiene in febbraio e con i suoi tre giorni di festa è forse la celebrazione più conosciuta di questa affascinante regione desertica. Infine ricordiamo il Pushkar Camel Fair, vera e propria fiera di cammelli, animali quasi sacri nel Rajasthan. La festa si svolge nel villaggio lacustre di Pushkar ed è uno degli eventi più importanti dell'anno una festa senza fine durante la quale si gioca a polo sui cammelli, si fanno affari, si visitano i bazar carichi di bracciali, abiti elaborati e stoffe variopinte e si balla sotto le stelle. Nella prima parte della fiera sono gli animali ad essere i veri protagonisti, strigliati e agghindati per l’occasione; per gli induisti Pushkar è anche meta di pellegrinaggio e cerimonie religiose, che culminano con l’immersione nel lago sacro, originatosi da un fiore di loto gettato sulla terra dal dio creatore Brahma. La fiera di Pushkar si svolge nel periodo tra ottobre e novembre ed è un appuntamento imperdibile per la musica, le feste e le autentiche tradizioni del Rajasthan.

Holi, Festival dei Colori

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L’OSPITALITÀ ALBERGHIERA

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l territorio ligure è, dal punto di vista morfologico, il più caratteristico d’Italia: una striscia di terra che si affaccia con prepotenza sul mare e che racchiude, tra le poche colline e montagne che ve ne fanno parte, un mondo pieno di profumi, colori e sensazioni. Per rispondere in maniera completa alle variegate richieste turistiche – la Liguria è infatti scelta come meta di viaggio sia da famiglie che da turisti stranieri – sono presenti sul territorio diverse tipologie di strutture ricettive che rispecchiano, a seconda della loro posizione, le caratteristiche del luogo dove sorgono. Questo ha fatto sì che la regione, e nello specifico ben 113 esercizi, potesse forgiarsi del marchio Ospitalità italiana. Ogni anno vengono infatti premiate le strutture turistiche che offrono un’accoglienza di qualità, andando oltre alla semplice valutazione sull’offerta culinaria e alberghiera. Fin dalla sua nascita, nel 1997, il marchio ha attirato da subito molti operatori turistici che, iscrivendosi ogni anno al

bando, decidono di “mettere in vetrina” la propria struttura ma anche e soprattutto i proprio servizi offerti alla clientela. Scopriamo così che di questi 113 esercizi vincitori, trentotto sono alberghi, sessantotto ristoranti e nove sono agriturismi. Questo significa che, anche in tempo di crisi, le strutture investono per migliorare i propri prodotti e cercano di soddisfare i gusti del pubblico che mutano ormai con grande velocità. Una delle caratteristiche dell’offerta turistica ligure è l’Albergo Diffuso. Le istituzioni regionali hanno mostrato negli ultimi anni uno spiccato interesse verso quella che considerano una delle più innovative esperienze di accoglienza. Un po’ casa e un po’ albergo, anche la Liguria ha puntato molto su questo tipo di struttura presente soprattutto nei borghi e che si rivolge a una domanda interessata a soggiornare in un contesto urbano di pregio e a vivere a contatto con i residenti. È uno strumento particolarmente adatto per valorizzare i centri storici dei

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SUITE HOTEL NETTUNO**** Un albergo di fascino nella Baia di Sestri Levante Situato sulla spiaggia di Sestri Levante nella magnifica Baia delle Favole, questa elegante costruzione realizzata all’inizio del ventesimo secolo, garantisce ai Suoi Clienti un soggiorno indimenticabile sulle rive del Mar Ligure. In origine teatro della città, restaurato recentemente, il Suite Hotel Nettuno ha tuttavia conservato l’atmosfera raffinata della Belle Époque, caratterizzata dai meravigliosi motivi floreali che decorano le camere, i soggiorni ed il ristorante, e mantenendo allo stesso tempo un confort moderno e tecnologico per i clienti più esigenti. Lo stabilimento balneare privato, che costituisce uno dei numerosi punti di forza dell’Hotel, è a disposizione dei Suoi Clienti nella bella stagione e offre una vista stupefacente sul Golfo del Tigullio e, da lontano, sulla famosa Portofino. Ciascuna delle 18 camere del Suite Hotel Nettuno spaziose e luminose, è unica nel suo genere, dai colori diversi, e decorata in stile Belle Époque con affreschi

originali dell’inizio del ventesimo secolo. L’art Nouveau appare nei piccoli dettagli, evocata dalle decorazioni che adornano le facciate della costruzione, dai motivi che decorano tutte le camere e gli affreschi del ristorante, in felice contrasto con i servizi moderni e tecnologici che caratterizzano la struttura. Concepita come teatro, la hall centrale, dotata di un acustica eccellente, si presta particolarmente bene all’ organizzazione di eventi come conferenze, riunioni d’affari e concerti. Sul tetto dell’Hotel, il Lounge Bar estivo vi accoglierà per un aperitivo o per una serata tra amici in un ambiente moderno con una splendida vista sul mare. Il ristorante, dalla capacità di 150 posti, vi offre una scelta di piatti di mare e di terra d’ispirazione tipicamente ligure, luogo ideale non solo per una cena romantica a lume di candela o per una serata tra amici o in famiglia, ma anche per un pranzo d’affari o per un banchetto di nozze.

Suite Hotel Nettuno | Ristorante La Terrazza, Solarium Lounge Bar P.zza Bo 23 - 25, 16039 Sestri Levante (GE) • Tel. +39 0185 481796, Fax +39 0185 42944 www.suitehotelnettuno.com | info@suitehotelnettuno.com 92


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TURISMO

piccoli paesi famosi grazie alla loro storia; le amministrazioni infatti scelgono di utilizzare edifici già esistenti piuttosto che costruirne degli altri che si scontrerebbero con l’ambiente circostante. Il turista ha così la possibilità di vivere un’esperienza a 360 gradi perché, oltre a godere delle meraviglie naturalistiche della Liguria e dei suoi mille sapori, può anche vivere a stretto contatto con la popolazione e immergersi nella quotidianità. Questa spiccata sensibilità nasce proprio dal fatto che la Liguria è da sempre vittima della costruzione massiccia di strutture turistiche iniziata con gli anni ‘60. I nuovi stabilimenti, sorti negli anni seguenti, hanno saputo rispondere alle richieste di un pubblico che, all’epoca, aveva un alto tenore di vita ed era propenso anche all’acquisto di una seconda casa proprio in questa terra. L’affollamento estivo è stato per molti anni una delle cause dell’inquinamento delle acque, oltre naturalmente agli scarichi industriali e alle petroliere. Negli ultimi anni però, a causa del momento di crisi che non permette purtroppo alle famiglie di spendere come una volta, unito a una maggiore sensibilità degli italiani alle questioni della salvaguardia dell’ambiente, si è registrato una massiccia scelta dei bed & breakfast liguri. Grazie alla sua natura la Liguria è una tra le mete più gettonate per vacanze green: le bellezze naturali, il mare cristallino e le

coste ricche di insenature e golfi sono degli ottimi e validi motivi per decidere di trascorrere momenti di relax proprio qui. Per questo motivo, in ogni parte della regione sono nate strutture ricettive in grado di soddisfare ogni tipo di esigenza e adatte a qualsiasi tipo di tasca. Anche se la Liguria, rispetto ad altre regioni italiane, non è sicuramente ricca di stabilimenti termali, si difende invece molto bene dal punto di vista dei beauty center sparsi su tutta la lunghezza delle sue affascinanti coste. A Pigna troviamo le più famose terme della regione, situate a pochissimi chilometri dal confine francese e, per questo, visitate ogni anno anche dai turisti stranieri. Sempre in provincia di Imperia, sorge un elegantissimo centro benessere, Castellaro, dotato di ogni comfort e attrezzato anche per i turisti appassionati di sport perché oltre al golf club a quattro stelle, ai campi da basket, da squash e volley, vengono organizzate anche escursioni guidate. Nella famosissima Porto Venere, in provincia di La Spezia, troviamo altri rinomati beauty center che offrono pacchetti di altissima qualità. Da notare come anche in periodo di crisi, queste strutture, famose soprattutto per l’alta qualità presente nelle proposte di soggiorni relax, cerchino comunque di andare incontro alle esigenze del tempo svincolandosi dall’idea che bellezza sia solo sinonimo di ricchezza.

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I TRASPORTI

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a morfologia irregolare del territorio ligure influisce inevitabilmente sulla conformazione e, di riflesso, anche sul funzionamento della rete dei trasporti della regione. Ferrovie, autostrade e strade statali si estendono parallele alla zona costiera o lungo i fondivalle, a eccezione delle connessioni con le altre regioni. L’aeroporto di Genova, per fare un esempio, a causa della mancanza di spazi pianeggianti naturali, è stato costruito e ideato per svilupparsi su una penisola artificiale. I porti, invece, vista la posizione strategica della regione nel Mediterraneo, sono sempre stati la risorsa più importante in ambito sia turistico che commerciale. Il progetto di una ferrovia costiera ligure, risalente al 1857, una volta realizzato non tenne realmente conto delle esigenze dei territori che venivano attraversati. Il tracciato procedeva quasi a livello del mare, affiancando in alcuni tratti la via Aurelia, e la ferrovia era quasi completamente a binario unico perché anche allora era necessario contenere i costi. Malgrado già nei primi del Novecento si iniziasse a parlare di progetti di adeguamento alle reali esigenze

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di collegamento, ancora oggi dei piccoli tratti rimangono a binario unico. Negli anni Settanta i lavori di raddoppio dei binari hanno determinato lo spostamento delle sedi di alcune stazioni verso l’interno e ciò ha consentito di liberare una parte della riviera. La ferrovia dismessa in alcune zone ha permesso di allargare l’Aurelia, mentre in altre è stata assorbita nel tessuto urbano delle città attraversate. Ultimamente, poi, alcuni tratti sono diventati dei percorsi ciclabili. Una modifica progettata ma che non ha mai visto realizzazione è quella che riguarda il tratto di Aurelia da Oneglia a Diano Marina e che attraversa il promontorio Capo Berta. Si tratta di 7 chilometri di curve salita/discesa panoramiche ma che da sempre hanno creato problemi di viabilità in quanto poco scorrevoli. Ora anche questo tratto è una suggestiva pista ciclabile e pedonale e la strada è nota nella zona come l’Incompiuta. Anche le autostrade negli anni hanno riscontrato notevoli difficoltà; l’autostrada A6, che collega Savona a Torino, è chiamata autostrada della morte per la pericolosità di alcuni tratti a carreggiata unica, in cui la corsia centrale veniva usata per il sorpasso in modo alternato da entrambi i sensi di marcia. Questo ha determinato il verificarsi di diversi scontri frontali anche mortali, tanto da decidere nel 1980 di chiudere il tratto Ceva-Altare in direzione Savona. La riapertura fu concessa solamente alcuni mesi dopo, una volta eliminata la corsia di sorpasso. L’A10 Genova-Ventimiglia, l’Autostrada dei fiori, e l’A15 Parma-La Spezia, invece, essendo caratterizzate da un susseguirsi di gallerie e viadotti, che determinano la necessità di una manutenzione ordinaria e straordi-


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TRASPORTI naria più frequente rispetto alle altre autostrade, prevedono uno dei pedaggi più cari d’Italia. Nella regione stanno nascendo ora nuove proposte con l’obiettivo di migliorare la viabilità e anche diverse iniziative a impatto ecosostenibile. La Regione Liguria ha recentemente firmato un accordo con Legambiente e Unione Petrolifera con lo scopo di potenziare la rete autostradale con impianti per l’erogazione del metano, quindi a basso impatto ambientale e costi ridotti. È tuttavia lecito chiedersi a cosa si arriverà, soprattutto guardando a ciò che è successo con gli avveneristici autobus a idrogeno che avrebbero dovuto girare per Sanremo e Imperia e che invece sono rimasti per anni in un deposito, inutilizzati, perché l’area acquistata dall’azienda in Valle Armea per il rifornimento, non ha mai visto la luce. Il progetto è fermo, come gli autobus che, immatricolati addirittura nel 2013, non hanno neanche sfiorato l’asfalto ligure e sono rimasti presso il deposito della Riviera Trasporti, azienda che ora rischia il fallimento. Infatti l’Unione Europea richiede indietro il finanziamento che ha già versato per la realizzazione del progetto; ora l’azienda di trasporti

hanno deciso di risolvere insieme il problema della logistica e dei trasporti pubblici. Se Giovanni Berrino, l’assessore ai Trasporti della giunta di Giovanni Toti, troverà un seguito concreto e immediato si potranno definitivamente archiviare su un binario morto le innumerevoli difficoltà che hanno segnato il dialogo, praticamente inesistente, tra l’allora Liguria di Claudio Burlando e il Piemonte di Roberto Cota, su un tema complesso e dall’urgente soluzione come quello del trasporto interregionale. Memorabile a tal proposito l’incomunicabilità tra gli assessori delle vecchie amministrazioni, Barbara Bonino ed Enrico Vesco: frasi di Vesco come “È come la moglie del tenente Colombo (Bonino, ndr), è sempre citata, ma nessuno l’ha mai vista” sono ormai storia, ma molti le ricordano ancora e dunque tremano all’idea di un dialogo tra le due regioni. Parliamo comunque di un punto di contatto tra una giunta di centrodestra e una di centrosinistra, ma chissà che non ci scappi il miracolo. I temi forti sono quelli che riguardano, ovviamente, la criticità del mezzi pubblici delle due regioni. La questione terzo valico, difeso ad oltranza sia da Toti

sembra intenzionata a restituire ai costruttori una parte della piccola flotta acquistata (due mezzi su cinque). Storie, insomma, dell’altro mondo. Il nostro. A Genova invece riscuote grande successo l’Ecojumbo, scooter elettrico prodotto dall’azienda Teknit, che ha sede proprio in città. Per un pieno bastano solo 37 centesimi e con un euro di corrente elettrica si possono percorrere fino a 200 chilometri. Rimane il fatto che nel capoluogo ligure non ci sono abbastanza colonnine per il rifornimento e non sembra che le istituzioni abbiano intenzione di installarne di nuove. A parte questi isolati casi di innovazione e sperimentazione ecologica, la situazione dei trasporti della Liguria è estremamente complessa. La condizione più critica in questo momento riguarda il trasporto pubblico su gomma e la rete ferroviaria: sono stati effettuati tagli in tutta la regione e sono aumentate le tariffe dei biglietti, il tutto a danno di pendolari e cittadini che utilizzano i mezzi pubblici per spostarsi in città e per raggiungere il posto di lavoro. Forse si muove qualcosa grazie alle nuove amministrazioni di Piemonte e Liguria, che

che dal governatore piemontese Sergio Chiamparino; i collegamenti per la logistica retroportuale; e poi una delle grane più antiche e più difficili da risolvere, la Torino-Cuneo-Ventimiglia. Quella della tratta ferroviaria interregionale che attraversa pure un tratto di territorio francese è da anni una spina nel fianco dei rapporti tra Piemonte e Liguria, che però oggi sembrano cambiati. E c’è da sperarlo, considerando che questo punto d’incontro potrebbe dar vita a un grande tavolo di dialogo tra correnti politiche lontane, ma unite dalla voglia di raggiungere un obiettivo concreto per la cittadinanza. Non dovrebbe trattarsi, insomma, di uno dei soliti tavoli annunciati e poi destinati a produrre poco o nulla e a lasciare i problemi sulle spalle di chi sui treni viaggia ogni giorno e ogni giorno deve fare i conti con disservizi, sovraffollamenti, ritardi e tagli di corse. Un fronte comune quello tra le due Regioni che, se davvero si concretizzasse potrebbe cambiare il volto di una delle regioni italiane più importanti sotto il profilo politico e, certamente, una delle più critiche sotto quello dei trasporti pubblici.

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QUALITÀ DELLA VITA

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iguria magra e ossuta, diceva Calvino. E andando nel sole che abbaglia / sentire con triste meraviglia / com’è tutta la vita e il suo travaglio/ in questo seguitare una muraglia / che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia. Così ci parlano invece gli ossi di seppia di Montale. E queste parole descrivono così bene la terra ligure, che è una regione che offre molto ai suoi abitanti e ai suoi ospiti ma che ha ancora molto da fare. La Liguria, si sa, non è terra di compromessi. Nei territori scoscesi non si assiste solo allo spettacolo di montagne aspre che scendono a picco sul mare, ma anche a veri e propri alti e bassi che caratterizzano le statistiche con le quali ci si può fare un'idea di come si vive nei principali centri regionali. Imperia, ad esempio, nonostante un elevato numero di denunce, giustificato dai vertici dell'amministrazione da una scarsa 'timidezza' dei cittadini che non si fanno problemi a denunciare anche i furti più piccoli, ha un'elevatissima percentuale, rispetto alla media, di imprenditori under 30 e di nuove imprese registrate, sebbene il tasso di disoccupazione rimanga comunque alto e ci sia – e questo è strano, soprattutto alla luce dei primi dati – una scarsa propensione all'investimento. Anche in questa città, come a Savona, risulta però essere ottima la qualità e l’organizzazione del tempo libero, con un alto numero di ristoranti, librerie, spettacoli e appeal turistico. Imperia ha poi un primato assoluto: il clima è al primo posto per quanto riguarda il parametro “differenza mese più caldo e più freddo”. Molte delle denunce della provincia di Imperia dipenderebbero dai problemi al depuratore, problemi che potremmo

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definire annosi, se si considera che i lavori per realizzare l’impianto sono iniziati nel 1988 e hanno attraversato un iter molto travagliato, con momenti di fermo del cantiere, modifiche del progetto originario e problemi di disponibilità economica. Eppure quella costa è ben attrezzata, almeno per quanto riguarda la sua ciclabilità: la regione gode infatti di una bella e panoramica pista ciclabile interamente sul mare, una delle più lunghe del Mediterraneo, che da Sanremo verso Imperia attraversa alcuni caratteristici paesi. La partenza è dall’ex stazione ferroviaria di Sanremo, da qui si prosegue il litorale e si arriva al borgo di Arma di Taggia, poi si passa per riva Ligure, Santo Stefano al mare, San Lorenzo al mare, dove c’è un’area attrezzata con panchine a picco sul mare, per finire alla foce del Rio San Lorenzo, ultima tappa della pista ciclabile. L’allerta depurazione, comunque, è alta in tutta la Liguria, dove non tutta la popolazione è servita da un sistema adeguato. Legambiente afferma sia necessario intervenire tempestivamente per garantire salute e qualità ambientale. I punti critici, dalla riviera di ponente a quella di levante, si riscontrano presso le foci di fiumi, torrenti e punti non destinati alla balneazione. L'acqua, poi, resta un problema primario a causa del diffuso dissesto idrogeologico che condiziona l'intero arco ligure, con una speciale concentrazione su Genova, dove ci sono interi quartieri dove le attività sono periodicamente costrette a spalare fango e ricominciare da zero. Ad ogni modo, le problematiche più diffuse nella regione sono il traffico, la scarsità di sbocchi occupazionali, e quindi la disoccupazione, i numerosi


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divorzi e separazioni e la scarsa natalità. Ma se tutte e quattro le province non si piazzano bene in quanto a popolazione, bisogna dire che si registra una buona percentuale di giovani e di immigrati regolari. A Bordighera (IM), poi, la situazione sta diventando drammatica: ci sono sempre meno nascite (è la località con la percentuale più bassa di tutta la provincia) e la mortalità, invece, tende ad aumentare. Da circa dodici anni in questa città manca il reparto ostetrico e ginecologico: il reparto dell’ospedale del Saint Charles è stato trasferito d’ufficio all’Ospedale civile di Sanremo e non è raro che le mamme si trovino a partorire lungo il tragitto. La città, poi, da centro turistico per famiglie, negli ultimi anni è diventata, come per le località lacustri, dimora ufficiale per gli anziani d’estate e questo ha comportato una generale diminuzione delle varie attività commerciali e delle quotazioni immobiliari (calate in tutta la provincia). Sebbene i dati sopra accennati confermino una scarsa natalità in tutta la regione, la situazione degli asili comunali è abbastanza complicata e restano alte le per-

mano della malavita organizzata. La Liguria, infatti, pur essendo ben distante dai luoghi di origine delle associazioni mafiose, non è immune a questo cancro che affligge l’Italia intera. Il controllo delle associazioni criminali si estende anche ad altre attività come il gioco d’azzardo, la ristorazione, la prostituzione, il riciclaggio, i lavori stradali, l’edilizia e il commercio. Troppo spesso si vedono nel territorio regionale cantieri abbandonati, strutture iniziate e mai finite, strade interrotte da anni per lavori in corso e sorge il dubbio che dietro tutto questo ci sia la criminalità organizzata. A tal proposito il Casinò di Sanremo attira, com’è facilmente intuibile, capitali di dubbia provenienza. La Spezia lotta la criminalità con la tecnologia e la conseguenza è un inevitabile innalzamento della sicurezza e, quindi, della qualità della vita. La città è stata tappezzata di telecamere, dando vita a un vero e proprio 'grande fratello cittadino', pur nel rispetto della privacy. La vera utilità è in fase preventiva, oltre che in ausilio alle indagini in fase repressiva; anche il più ingente dispiegamento di telecamere non

centuali dei richiedenti che rimangono in lista d’attesa. In ambito sanitario, invece, nella regione è sicuramente da segnalare l’attività del polo oncologico nato a Genova dalla fusione tra l’Aou San Martino e l’Ist che assicura un eccellente percorso diagnostico e terapeutico per le donne affette da tumore al seno HER2 positivo, una forma molto aggressiva. Grazie alla sperimentazione di cui possono beneficiare le pazienti curate all’interno di questo ospedale, il tasso di guarigione ha raggiunto il 70 per cento. Nonostante sperimentazioni efficaci e innovative, la situazione generale in ambito sanitario non è poi così rosea: sempre più cittadini si rivolgono a strutture private per esami, visite specialistiche e piccoli interventi che garantiscono il servizio in tempi più rapidi; alcuni reparti stanno chiudendo, altri vengono accorpati, e spesso la popolazione decide di “emigrare” per ottenere un servizio considerato migliore. La criminalità è senz’altro un problema molto pressante per la comunità ligure. In tal senso, però, è importante anche l’apporto dei cittadini che, secondo i dati statistici, hanno un “buon rapporto” con le forze di polizia; sono molto numerose le denunce di illeciti e tra questi si allunga la

può tuttavia evitare un reato nel momento in cui si compie. La percezione della regione da parte dei suoi abitanti in termini di sicurezza, comunque, è meno negativa nelle province “minori” come La Spezia e Savona, dove la presenza delle forze dell’ordine è gestita in modo più efficace e le strade risultano più sicure. C’è poca fiducia nell’amministrazione a Genova, che nell’ultimo periodo sta diventando tristemente nota per il fenomeno delle gang sudamericane, tarlo che consuma il quartiere ponentino di Sampierdarena, che nel gergo di questa nuova generazione latina è diventato letteralmente San Pedro de Arena. I sudamericani di primo sbarco sono tutti sotto i quarant'anni e con low cost successivi hanno fatto arrivare le mogli, i figli, i cugini e i nipoti, arricchendo di nuovi colori e sensazioni le strade del capoluogo di regione. Ad ogni modo sono molti i cittadini che fanno ricorso alla videosorveglianza privata. Negli ultimi anni c'è stato un boom di installazione di impianti, soprattutto nel Golfo del Tigullio, con un giro d'affari triplicato per le aziende che si occupano di vigilanza elettronica e sicurezza della casa. Stefano Di Pino

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SCIENZA

Il chirurgo plastico dott. Sergio Noviello

MIGLIORARSI ESTETICAMENTE OGGI È POSSIBILE PAROLA DI SERGIO NOVIELLO

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l bellissimo cacciatore Narciso punito dagli dei fu costretto ad innamorarsi della sua immagine riflessa nell'acqua e per questo morì annegato. Questa immagine ha rapito e influenzato pittori del calibro di Caravaggio, di Salvador Dalì, scrittori come Oscar Wilde e cantanti conosciuti in tutto il mondo, Bob Dylan è uno di questi. Con il tempo il nome Narciso è diventato, non soltanto il bellissimo fiore che da lui ha preso il nome, ma anche sinonimo di persona effimera e vanesia. Essere considerati “narcisi” non è certamente oggi un bel complimento. Il mondo si evolve, le percezioni si modificano e la comune percezione comincia lentamente a modificarsi, portando avanti l'idea e la convinzione che migliorarsi un poco, dal punto di vista estetico, non sia proprio un peccato mortale. Sicuramente se ne può fare a meno. Quante volte sui social, nei salotti, alle cene, siamo costretti a sentire l'ormai classico “io convivo bene con le mie rughe, il mio naso storto e un po' di grasso in più”. Tutti concetti rispettabilissimi, ci mancherebbe altro, l'importante è che non venga messo all'indice chi ha opinioni diverse. D'altra parte, rughe, capigliature, ciccetta varia, fanno parte di un “pacchetto” che è nel nostro DNA, ce lo portiamo in giro ogni giorno e parla di noi. Solo pochi anni fa un uomo calvo si sentiva quasi me-

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nomato mentre oggi la calvizie è considerata persino una “sexual attraction”. Quanti amici in palestra armati di rasoio si radono la testa a palla di biliardo!!! E allora, soprattutto quando si rotola allegramente in un'età più 'senior', una strizzatina d'occhio moderata ed intelligente alla chirurgia estetica non è più da considerare un tabù ma invece un utile regalo fatto a se stessi, al volersi un po' più bene. Una chirurgia estetica che ora è, in molti casi, molto meno invasiva di certi tatuaggi, errori di gioventù, che ci accompagnano per la vita con effetti a volte “scioccanti”: dai pirati a tutta schiena, ai mazzi di rose sui seni purtroppo un po' vintage, per non parlare di pegni d'amore e nomi di amori finiti. E quindi, come comportarsi? La ricetta è semplice: un poco di equilibrio ed intelligenza, supportati da un valido chirurgo. “La bellezza è certamente un concetto soggettivo – ci conferma Sergio Noviello, presidente della Società Italiana Medici Chirurghi e Operatori dell'Estetica e, fra l'altro, membro nel Board della prestigiosa World Academy of Cosmetic Surgery – ma i canoni di armonia non si discostano molto tra individui differenti. Spesso mi confronto con richieste molto equilibrate, raramente con qualche “bizzarria” ma, in questo caso, aiuta più la psicologia e la “moral suasion” che non la pura tecnica”. La prevenzione


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SCIENZA

Narciso dipinto da Caravaggio

è la filosofia di base anche nella cosiddetta “Medicina Antiaging”. “La maggior parte dei miei pazienti rappresenta una fascia tra i 50 e i 60 anni. Un target che vuole, ragionevolmente, ottenere una migliore convivenza con il proprio corpo e non rincorrere il mito della “bellezza” ad ogni costo”. E cosa si cerca di più? “Soprattutto la freschezza del viso, dalla blefaroplastica (la correzione dell'area delle palpebre) al lifting (per i tessuti del volto e del collo). Anche altro non viene trascurato. Fra le novità più interessanti, semplici iniezioni di un farmaco nuovissimo per sbarazzarsi di inutili cuscinetti di grasso. I risultati sono davvero significativi”. “E poi, riguardo ad un intervento, tempi e costi molto differenti rispetto al passato. Dai due ai tre mesi, alle due tre settimane, sicuramente un bel passo avanti per ritornare in forma. “Ultimi ma non ultimi, i rapporti qualità prezzo, oggi decisamente più abbordabili” ci conferma Noviello affermando inoltre che “in molti individui l'età anagrafica non corrisponde a quella biologica e l’invecchiamento diventa un fattore condizionabile”. Insomma, nell'epoca dell'immagine, sempre di più si nota un trend ben preciso: a volte si risparmia sulla vacanza al mare per guadagnarsi un viso più fresco, un seno a prova di costume per l'anno successivo e un fianco da sportivo, in linea con i nuovi canoni di bellezza, pure alla faccia della fascinosa leggerezza del mitico Narciso.

DOTT. SERGIO NOVIELLO Specializzazione in Microchirurgia con Master in Chirurgia Estetica presso l’Università di Milano Esperto in Medicina ad Indirizzo Estetico Presidente SIMOE – Società Italiana Medici Chirurghi e Operatori dell’Estetica Coordinatore International Faculty AGORA' - AMIEST - Associazione Medici Indirizzo Estetico Ambulatorio Chirurgico Milano Estetica Via Borgospesso 18 20121 Milano Tel. +39.02.76398634 Fax. +39.02.76280690 www.milanoestetica.it email: sergio.noviello@simoe.it

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LO SPORT

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a tradizione sportiva ligure è annoverata tra le più importanti e longeve della penisola italiana. La regione delle cinque terre, infatti, è da sempre considerata un’importante fucina di atleti e sportivi che nel corso di oltre un secolo hanno caratterizzato il panorama sportivo italiano. Lo sport più seguito, come in tutta Italia, è il calcio, ma molto importante è anche la tradizione pallanuotistica della regione, che vanta 10 squadre equamente divise tra i campionati di serie A1 e A2. Il calcio rappresenta senza ombra di dubbio l’evento sportivo più seguito e famoso, che nella regione è supportato da valori storici di grande rilevanza. Il Genoa Cricket and Football Club, noto ai più con il nome di Genoa F.C., è la prima società calcistica di Genova, nonché la più antica squadra italiana. Il Genoa dispone infatti del più antico documento scritto attestante la nascita della società, datato 7 Settembre 1893; per questo motivo la “squadra del grifone”, come viene soprannominata per

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via del simbolo su campo rosso e blu che spicca nello stemma, è da considerarsi la compagine calcistica più longeva della storia del calcio italiano. Il Genoa F.C. è stata una delle squadre di maggior valore dei primi trent’anni del secolo grazie a calciatori del calibro di Giovanni De Prà e Ottavio Barbieri; l’ultimo scudetto dei nove conquistati dal “Vecchio Balordo” (un altro soprannome della società calcistica) risale infatti a quel periodo. Dopo l’interruzione dovuta alla seconda guerra mondiale, il Genoa tornò a giocare senza lo smalto di un tempo, in un sali-scendi di prestazioni che porteranno il primo club ligure, al tempo tra i primi d’Italia, ad oscillare tra le varie divisioni senza mai riuscire a riconquistare il lustro dei tempi d’oro antecedenti al conflitto mondiale. Il 12 Agosto 1946 avviene la fusione tra le due società calcistiche genovesi Andrea Doria e Sampierdarenese in quella che viene denominata Unione Calcio Sampdoria. Le due squadre erano già state iscritte al rinnovato cam-


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SPORT pionato di Serie A, quindi la nuova Sampdoria si ritrova catapultata nella massima serie italiana dove rimarrà per almeno un ventennio tra alti e bassi. Simbolo caratteristico della società doriana è il famoso baciccia, ossia la sagoma nera del tradizionale pescatore genovese con tanto di capelli al vento e pipa che spicca ancora oggi tra i colori (blu, bianco, rosso, nero) della società. Trattandosi di un club di recente formazione, soprattutto rispetto alle blasonate milanesi e torinesi, bisognerà attendere l’era di Paolo Mantovani per arrivare a quelli che saranno definiti gli “anni d’oro” della Sampdoria; nella stagione 1984-1985 arriva il primo alloro per i genovesi blucerchiati, che conquistano come primo trofeo la Coppa Italia. Negli anni successivi saranno i gemelli del gol Roberto Mancini e Gianluca Vialli a portare la “Samp” vicina ai traguardi calcistici più importanti, in un’escalation che culminerà con la vittoria del primo e unico scudetto nella stagione 1990/1991, la vittoria della Supercoppa Italiana 1991/1992 e alla storica finale di Coppa dei Campioni (che poi diventerà Champions League) contro il Barcellona nell’edizione 1991/1992. Il principale fautore della grande ascesa doriana è stato proprio il presidente Mantovani, capace di attirare nella regione della Superba campioni del calibro di Pietro Vierchowod, Toninho Cerezo, Attilio Lombardo e Giuseppe Dossena (oltre ai già citati Mancini e Vialli). La tradizione calcistica genovese ha inoltre attirato anche personaggi come Ruud Gullit, Clarence Seedorf e, più recentemente, Antonio Cassano. Il valore storico del mare e la sua importanza per la regione Liguria influiscono notevolmente anche sull’immaginario calcistico, trasformando le partite fra Genoa e Sampdoria in quello che, in onore dell’importante faro genovese, viene definito il Derby della Lanterna, una delle sfide più sentite a livello mondiale. Nell'ultimo periodo, inoltre, la Samp è frequentemente sotto i riflettori grazie alle dichiarazioni dal sapore genuino del suo fantasioso presidente Massimo Ferrero, produttore cinematografico che ha guadagnato anche una spassosa imitazione del noto comico Maurizio Crozza. Il forte contatto di questa terra con il mare ha ingenerato nei liguri una forte passione per l’elemento acquatico, nell’ambito del quale hanno raggiunto livelli di eccellenza che a tratti prevaricano il conformismo degli “sport interni” in favore di discipline come il nuoto in acque libere; già all’inizio del Novecento si registrano le prime gare come il Miglio Marino di Sturla, una gara di nuoto in mare

aperto nata nel 1913 e arrivata ormai alla 69a edizione, arricchita inoltre dalla variante juniores chiamata “Piccolo Miglio”, una gara di 1000 metri in mare per esordienti e ragazzi; altri importanti manifestazione sportive acquatiche sono i Cimenti Invernali, eventi organizzati durante i mesi freddi che arricchiscono il valore significativo del contatto tra uomo e acqua. La pallanuoto è senza ombra di dubbio uno degli sport più caratteristici della regione. La grande tradizione pallanuotistica ligure è già rintracciabile nei successi di Eraldo Pizzo, che con il soprannome di “Caimano” è stato il trascinatore del Settebello nelle Olimpiadi di Roma del 1960 nonché ispiratore dei successi di alcune squadre liguri come il Bogliasco, che grazie a lui ha raggiunto il primo scudetto, e la Pro Recco, con cui ha dominato l’Italia della pallanuoto per 15 anni con altrettanti scudetti. Il centro più importante in ambito pallanuotistico è proprio Recco, la cui squadra locale di pallanuoto, la Pro Recco appunto, milita nel campionato di Serie A1 e si è aggiudicata ad oggi ben 26 scudetti, l’ultimo dei quali proprio l’anno scorso. Si tratta inoltre dell’unica squadra italiana ad aver vinto il “grande slam”;

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CAMPO TURES - VALLE AURINA (BZ)

Un piccolo hotel di charme dall’atmosfera calda ed accogliente Conduzione familiare, tradizione, alta qualità dei servizi. Qui ogni cosa si fa con passione e ogni dettaglio è pensato per offrire agli Ospiti un’esperienza indimenticabile. Tante piccole premure che si trasformano in emozioni. Un piccolo albergo dove noi, Beatrice, Sepp, Sarah e Martin, ci occupiamo personalmente dei nostri clienti, per regalare loro una vacanza speciale. Venite a farvi coccolare e godetevi un soggiorno veramente unico. Provare per credere!

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SPORT

nella stagione 2006/2007, infatti, la Pro Recco si è aggiudicata Campionato, Coppa Italia e Coppa Campioni. Il legame tra lo sport e la città di Recco assume anche sfumature più virili con la Pro Recco Rugby, la squadra locale che milita nella Serie A1 di rugby. Molto importante è anche il circolo tennistico Pro Recco Tennis, una società in cui ragazzi di qualsiasi età e soci partecipano a gare di singolo e doppio con ottimi risultati. Grande importanza ha anche il Club Amici Vela e Motore (CAVM), storico Club fondato nel 1908 che porta sulle sue spalle il peso di una lunga tradizione di marinai; ancora oggi questa eredità velistica è portata avanti dalla Reccovela, associazione interna al CAVM che riunisce i velisti cittadini. L’impatto della regione sulla pallanuoto non si limita tuttavia alla Pro Recco che, nonostante sia la squadra più blasonata, rappresenta solo una delle 10 realtà agonistiche che arricchiscono i due campionati maggiori italiani: in Serie

A1 competono Camogli, Nervi, Rari Nantes Bogliasco e Rari Nantes Savona, oltre alla già citata Pro Recco; in Serie A2 la regione ligure si presenta con Andrea Doria, Rari Nantes Imperia, Chiavari, Quinto e Rari Nantes Sori. La regione ha dato inoltre i natali a numerosi atleti famosi a livello internazionale, anche al di fuori del calcio e dalla pallanuoto: celebre addirittura Oltreoceano, Emilio Lunghi è stato uno sportivo degli inizi del Novecento da molti considerato il primo grande atleta italiano, distintosi soprattutto nell’atletica leggera con un argento alle Olimpiadi di Londra del 1908; Alessandro Petacchi, ciclista di La Spezia, è stato il primo ciclista a vincere in un solo anno almeno due tappe importanti dei tre Grandi Giri (Tour de France, Giro d’Italia, Vuelta a España); Bianca Del Carretto, schermitrice originaria di Rapallo, è stata in grado di raggiungere l’oro sia nel Mondiale di Antalya del 2009 che negli Europei di Gand del 2007.

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LE NOVITÀ DEL SALONE AUTO

FRANCOFORTE 2015 Hyndai N 2025 Vision GT

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i scaldano i motori a Francoforte per la sessantaseiesima edizione del Salone più atteso del mondo. Quest'anno lo IAA 2015 ha dei numeri da capogiro: 1.103 espositori provenienti da 39 paesi del mondo ma soprattutto sono previsti ben 210 debutti mondiali. Attesissimo il lancio definitivo della nuova Alfa Romeo Giulia e della nuova Audi A4. Come sempre primeggiano le supercar: la Ferrari presenta la nuova 488 Spider, mentre Lamborghini mostra la Huracán LP 610-4 Spider. La BMW presenta la nuova ammiraglia Serie 7, la BMW X1, porgendo anche uno sguardo anche al settore ibrido con la 225xe e la 330e. Mercedes svela le nuovissime Classe S Cabrio e la Classe C Coupé. Inghilterra e Giappone rispondono come solo loro sanno fare: con il lusso. La Jaguar svela finalmente la nuova F-Pace, il primo suv della casa realizzato un telaio innovativo in alluminio, mentre Lexus presenta la nuova RX. Le case francesci mandano in scena rispettivamente la nuova Mégane per Renault, la 308 GTi per Peugeot, mentre la DS presenta la rinnovata DS 4 restyling. Anche l'Italia sfodera l'artiglieria pesante: la FIAT presenta la nuova 500 restyling dotata di un equipaggiamento tecnologico di altissimo livello, mentre la Lancia fa scendere in pista la nuova Ypsilon facelift. Molte sono le novità e le nuove vetture presentate. Di seguito una breve carrellata di alcuni modelli.

Audi A4

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ATTUALITÀ

Infiniti Q30

La Cancelliera Angela Merkel alla presentazione della Porsche Mission E Concept

Lamborghini Huracan Spyder

Una panoramica dei modelli Mansory

Alfa Romeo Giulia Quadrifoglio

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L’Azienda Agricola La Colombiera nasce alla fine degli anni Settanta, nell'antico territorio di Luni, in Castelnuovo Magra. Le cantine e i vigneti di oltre dieci ettari, sono ubicate nella zona della Doc Colli di Luni, che si estende dall'estremo levante del territorio ligure, fino al limitare della Toscana. L'Azienda produce tre tipologie di Vermentino e due vini rossi. La cantina è fornita delle più recenti attrezzature enologiche, per ottenere vini di qualità nel massimo rispetto delle materie prime, garantendo un prodotto unico.

Azienda Agricola La Colombiera di Pieralberto Ferro Via Montecchio 92 Castelnuovo Magra (SP) 19033 • Tel./fax + 39 0187699235 – Cell. +39 3357787180 www.cantinalacolombiera.it • info@cantinalacolombiera.it

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ENOGASTRONOMIA

LIGURIA A TAVOLA

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pero che al lettore non spiaccia (o - peggio! - si scandalizzi) se tenterò di approcciare il “gustoso” argomento della cucina ligure… con un criterio matematico. Non mi sembra un’idea del tutto malvagia, considerato che soprattutto in questi ultimi anni- la gastronomia è divenuta, grazie soprattutto alla televisione, argomento di grande attualità, trattato con competenza talora ‘disinvolta’, creando miti e personaggi, inventando accostamenti più o meno improbabili, cecando - probabilmente - più di stupire che di soddisfare. Se l’idea non è malvagia, non è certamente neppure originale: negli anni ‘30 - quando la psicologia e quanto annesso - non aveva ancora la ‘dignità’ di scienza, lo scienziato statunitense Joseph Rhine, allo scopo di meglio valutare quanto era - per sua stessa natura - impalpabile, applicò appunto i principi matematici ai fenomeni psicologici. Certo, l’accostamento tra gastronomia e psicologia (per non parlare di quello tra l’estensore di queste note e Rhine!) è, a dir poco, ardito. Ma, a pensar bene: quante pubblicazioni, trasmissioni o dibattiti vi sono con tema gastronomico, rispetto all’altro qui considerato? Perché, quindi, rinunciare ad un semplicissimo (quasi banale) esercizio, per poter affrontare l’argomento con un minimo di ‘serietà scientifica’? Entriamo, perciò, in medias res; lo facciamo tenendo, come punto di partenza, il volume che è considerato la “bibbia” della ga-

Zucchine alla ligure

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D A L

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D a un Da u n ceppo c e p p o ddii uulivo l i v o ssecolare e c o l a r e nnasce a s c e iin n LLiguria igur ia Olio Novaro: Olio N o v a r o: uun'eccellenza n'e c c e l l e n z a iitaliana, t a l i a n a , ffrutto r u t t o ddii uuna n a sstoria tor ia oolearia l e a r i a rricca i c ca ddii tradizione t r a d i z i o n e e qqualità. ualit à. D a l 1860. 1860. O LIO N OVA R O Dal OLIO NOVARO

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ENOGASTRONOMIA

Torta salata con spinaci

stronomia regionale: “Le ricette regionali italiane”, di Anna Gosetti della Salda. Nel libro vi sono ben 2058 ricette, divise per tipo (antipasti e salse, minestre asciutte ed in brodo, pesci, verdure, carne, formaggi e dolci) e per regione. Solo a fini pseudostatistici: la regione con minor numero di ricette locali è la Basilicata, che ne ha 37; il maggior numero è della Campania: 245. La Liguria ne conta 162. Fino a questo punto… le cifre dicono poco o niente. Ma se le rapportiamo al numero degli abitanti per regione, vediamo che la Liguria ne conta una per ogni 10.000 abitanti: il numero più alto di ogni regione (per curiosità: la regione con meno ‘ricette’ per abitante è la Lombardia: una ogni 50.000). Non si tratta, questo, di un mero esercizio statistico: vuole solo comprovare che una popolazione che vive in un territorio compresso tra le montagne che arrivano al mare ed il mare stesso, deve saper trovare i propri mezzi di sostentamento… usando anche più fantasia. E - anche in questo campo - i Liguri, di fantasia, ne hanno davvero parecchia. Un esempio: la focaccia al formaggio. Tralasciando la storia per cui si è arrivati a questo piatto, fermiamoci alla ‘curiosità’: Recco e Sori -due cittadine della riviera ligure di levante in prossimità di Genova- distano tra di loro 4 chilometri di strada: poco più della metà, in linea

Focaccia al formaggio di Recco

d’aria. Eppure, se chiedete una focaccia al formaggio in un ristorante di Sori, ne avrete una completamente diversa da quella che vi possono servire in un ristorante a Recco: non solo per il modo di cottura (fritta la prima, al forno la seconda), ma anche per la presentazione e (almeno così dovrebbe essere!) per la qualità del formaggio. La cucina genovese è - almeno… nominalmente! una cucina povera (in fin dei conti, cosa è la focaccia al formaggio se non una rivisitazione del panino imbottito con un poco di formaggio?), che sa valorizzare al massimo le materie che usa. E, così, un altro alimento ‘povero’ la trippa - trova un’altra quantità di modi per cucinarla, tali da renderla sempre diversa al palato. Fino alla fine degli anni ’50, i vicoli che correvano paralleli al porto ospitavano una quantità di tripperie paragonabile al numero delle pizzerie che oggi si trovano in ogni città. Tripperie con caratteristici tavoli in marmo, rigorosamente senza tovaglia, dove - come un tempo al mercato di Les Halles a Parigi - sedevano fianco a fianco, all’ora del pasto, gli operai della zona, gli studenti ed i “ricchi” che cercavano quel cibo genuino. E c’era il brodo di trippa, i panini ripieni di trippa, l’insalata di trippa, la trippa in umido (liscia, con patate o con fagioli), la sciabecca e via discorrendo. Piatto ‘povero’ per eccellenza era

Trippa al sugo

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ENOGASTRONOMIA

Torta pasqualina

il cappon magro: un ‘surrogato’ del classico cappone che era un piatto troppo costoso per la gente ligure: ma come si fa a definire - oggi - “povero” un piatto per la cui preparazione si richiedeva (come guarnizione!) un’aragosta? È cambiato tutto, in questo ultimo mezzo secolo: come poteva non cambiare anche la cucina, naturalmente compresa quella ligure? E così, oggi, non sempre nemmeno i classici e famosi frisceu liguri hanno la medesima fragranza che li hanno resi famosi nella gastronomia, e non solo in quella nazionale: ma se avete l’accortezza di chiedere a qualche anziano dove poter trovare la friggitoria adatta, potrete gustare dei piatti - ancora ‘poveri’ - di un’eccellenza che convertirebbe qualunque estimatore della nouvelle cuisine: per non parlare della cucina molecolare! La torta pasqualina (che, nella versione classica, dovrebbe avere 33 strati di pasta leggera come copertura), la cima ripiena, la farinata, i cuculli, il ciupin, la panissa: e questi e cento altri sono i piatti che hanno reso famosa la cucina ligure. Ma il piatto più famoso nel mondo è certamente il pesto. Secondo la Gosetti il pesto è nato quasi per una combinazione: nascendo in un medesimo terreno il basilico, la noce, l’aglio e l’oliva, che ha pensato il contadino genovese? Di pestarli tutti insieme, ridurli in poltiglia, e farne condimento per il minestrone fatto con le altre erbe che crescevano nell’orto; poi, affinando la tecnica, ha scoperto che ancor meglio era adatto quel condimento - per la pasta. La pasta veniva cotta in-

Pesto alla genovese

sieme alle patate, per fare una specie di piatto unico; e le patate, sfarinandosi durante la cottura, lasciavano piccoli frammenti attaccati agli spaghetti (o, assai meglio: alle trenette): ed il pesto si amalgamava a quella sfarinatura, in modo che il gusto del sugo restava - per così dire pienamente unito a quello della pasta, conferendo a questo piatto - se fatto a regola d’arte - un sapore veramente di una squisitezza eccezionale. Un capitolo a parte meritano i vini liguri: anche questi con un numero ed una varietà di vitigni - rispetto alla superficie del territorio assai superiori alla media nazionale. Lo spazio ci impedisce di farne una ‘carrellata’ un poco più ampia: ma sarebbe un vero peccato se il lettore si soffermasse a ricordare i - pur celeberrimi ed eccellenti - vini delle Cinque Terre, o il Rossese o il Pigato. Voglio qui ricordare un vino che, praticamente, è ormai reperibile - se si cerca quello ‘vero’! - solamente presso i viticoltori della zona: il “Bianco di Coronata”. Coronata è una collina che sovrasta la zona di Cornigliano, una frazione della “Grande Genova”, e che per soddisfare le richieste del vino che vi si produce dovrebbe essere più vasto di cento volte! Deve il suo nome al Santuario di Nostro Signore dell’Incoronata: santuario legato anche ad una famosa leggenda genovese, di cui qui ricordiamo solo il nome, lasciando al lettore incuriosito la cura di andarne a cercare la storia: il Paciugo e la Paciuga. Giuseppe Ferraris Mortarino

Vini e formaggi liguri

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CIRCOLI DI GOLF dove trovare Regioni d’Italia

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GOLF CLUB

INDIRIZZO

TELEFONO

ASD Golf Promotion CUS Golf Ferrara CUS Parma Golf 8 Molino Valle A.S.D. Golf Cesenatico A.S.D. Golf Club Giardino Carpi Modena Golf & Country Club A.S.D. Rimini Verrucchio Golf Club A.S.D. Golf Club Grado Acquapendente Golf Club A.S.D. Real Golf Club Terme Golf Sporting Club A.S.D. Garlenda Golf Club Circolo Golf Napoli Fossadalbero Golf & Country Club Golf Club Salerno Adriatic Golf Club Cervia Golf Club La Rocca Golf Club Molino del Pero S.S.D. A.S. Marediroma Golf Club Archi di Claudio Golf Club A.S.D. Golf Club Lignano A.S.D. Golf Siepe Lunga A.S.D. Golf Club Bologna

Via Cadriano, 17 - 40127 Bologna Via Gramicia, 41 - 44123 Ferrara V.le Usberti, 95 - 43100 Parma Via Molino Valle, 8 - 41100 Campogalliano (Mo) Via Canale Bonificazione, 122 - 47042 Cesenatico (Fc) S.S.468 Motta, 39 - 41012 Carpi (Mo) Via Castelnuovo Ranfone, 4 - 41050 Colombaro di Formigine (Mo) Via Molino Bianco, 109 - 47826 Villa Verrucchio (Rn) Via Monfalcone, 27 - 34073 Grado (Go) Strada Provinciale Campo Morino - 01021 Acquapendente (Vt) Via Licio Giorgieri, 50 - 00165 Roma Via del Baiardo, 390 - 00189 Roma Via del Golf, 7 - 17033 Garlenda (Sv) Via Campiglione, 11 - 80078 Arcofelice (Na) Via Chiorboli, 366 - 44100 Fossadalbero (Fe) Via Lago Trasimeno, 11 - 84098 Pontecagnano (Sa) Via Jelenia Gora, 6 - 48016 Cervia - Milano Marittima (Ra) Via Campi, 8 - 43038 Sala Baganza (Pr) Via Molino del Pero, 323 - 40063 Monzuno (Bo) Via Enna, 30 - 00040 Marina di Ardea (Rm) Via Gamiana, 45 - 00178 Roma Via Casabianca, 6 - 33054 Lignano Sabbiadoro (Ud) Via Siepelunga, 56/4 - 40141 Bologna Via Sabattini, 69 - 40050 Chiesa Nuova di Monte San Pietro (Bo)

393-2332199 0532-708535 0521-905571 333-8495136 0547-81305 059-680283 059-55482 0541-678122 0431-896896 366-5025421 06-66411585 06-33225274 0182-580012 081-5264296 0532-755835 089-200300 0544-992786 0521-834037 051-6770506 06-9133250 06-7187550 0431-428025 051-477977 051-969100


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Golf Parco di Roma Resort SSDRL Parco di Roma Golf & Country Club Golf Club Le Querce Royal Park Golf & Country Club I Roveri Royal Golf La Bagnaia La Pinetina Golf Club Golf Club Padova Golf Club Parco dè Medici Golf Club Faenza “Le Cicogne” ASD Golf Club Bergamo L’Albenza ASD Castello di Tolcinasco Golf & Country Club Montelupo Golf Club Oasi Golf Club Riolo Golf Club La Torre SSD srl Golf Club Villa Condulmer Asolo Golf Club Golf Club Margara Country Club Castelgandolfo Golf Fiuggi Terme & Country Golf Golf Club Matilde di Canossa ASD Circolo del Golf Roma Acquasanta Pevero Golf Club Circolo Golf Torino - La Mandria Vicopelago Golf Club Cà del Moro Golf Club ASD Elba Golf Club dell’Acquabona Circolo del Golf dell’Ugolino Golf Club Garfagnana Circolo Golf L’Abbadia Punta Ala

Via dei Due Ponti, 110 - 00189 Roma Via dei Due Ponti, 110 - 00189 Roma SS N.2 Cassia Km 44.500 - 01015 Sutri (Vt) Rotta Cerbiatta, 24 - 10070 Fiano (To) SS. 223 Siena-Grosseto km.56 (53016) Loc. Bagnaia-Murlo (Si) Via al Golf, 4 - 22070 Appiano Gentile Via Noiera, 57 - 35030 Galzignano Terme Viale Salvatore Rebecchini 37 - 00148 Roma Via S. Orsola, 10/A - 48018 Faenza Via Longoni, 12 - 24030 Almenno San Bartolomeo (BG) Località Tolcinasco - 20090 Pieve Emanuele (Mi) Via Le Piagge, 4 - 50056 Montelupo Fiorentino (Fi) Via Cogna, 3/5 Via Nettunense Km 26,400 - 04011 Aprilia (RM) Via Limisano, 10 - 48025 Riolo Terme (RA) Via Croce, 3 - 31021 Zerman di Mogliano V.to (TV) Via dei Borghi, 1 - 31034 Cavaso del Tomba (TV) Tenuta Margara, 7 - 15043 Fubine (AL) Via S. Spirito, 13 - 00040 Castel Gandolfo Via Superstrada Anticolana, 1 - 03014 Fiuggi (FR) Via del Casinazzo, 1 - 42123 San Bartolomeo (RE) Via Appia Nuova, 716/A - 00178 Roma Loc. Cala di Volpe - 07020 Porto Cervo (OT) Via Agnelli, 40 - 10070 Fiano Torinese (TO) Loc. Vicopelago - 55100 Lucca Loc. Casa Corvi - 54027 Pontremoli (MS) Loc. Acquabona Strada del golf, 8 - 57037 Portoferraio (LI) Via Chiantigiana, 3 - 50015 Grassina (FI) Loc. Braccicorti - Pontecosi - 55036 Pieve Fosciana (LU) Loc. La Badia, 14/A - 53034 colle di Val d’Elsa (SI) Via del Golf, 1 - 58043 Punta Ala (GR)

06-33653396 06-33653396 0761-600789 011-9235500 0577-813000 031-933202 049-9130078 06-65287345 0546-622410 035-640028 02-90428035 0571-541004 06-92746252 0546-74035 041-457062 0423-942211 0131-778555 06-9312301 0775-515250 0522-371295 06-7803407 0789-958000 011-9235440 0583-1712714 349-6275249 0565-940066 055-2301009 349-0706281 0577-984153 0564-922121

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HOTEL 5 STELLE dove trovare Regioni d’Italia

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NOME HOTEL

INDIRIZZO

TELEFONO

Adler Thermae Albergo al Sole Aldrovandi Palace Biblos Art Villa Amistà Boscolo dei Dogi Boscolo Exedra Milano Brufani Palace Hotel Bulgari Hotels &Resorts Cà dà Principi - Residenze d’Epoca Carlton Hotel Baglioni Casa Angelina Castello del Nero Centurion Palace Dolomiten Residenza Wellness Mirabell Excelsior Hotel Gallia - Le Meridien Excelsior Palace Hotel Fonteverde Terme Hotel Four Seasons Golden Palace Golden Tower Hotel Grand Hotel Baglioni Grand Hotel De La Minerve Grand Hotel Des Iles Borromees Grand Hotel Et De Milan Grand Hotel Excelsior Terme Grand Hotel Majestic “Già Baglioni” Grand Hotel Miramare Grand Hotel Palazzo della Fonte Grand Hotel Parco dei Principi Grand Hotel Parker’s Grand Hotel Plaza Grand Hotel Plaza Grand Hotel Rimini Grand Hotel Savoia Grand Hotel Villa Igiea Grand Hotel Villa Medici Grand Visconti Palace Hilton Molino Stucky Hotel Augustus Hotel Bernini Bristol Hotel Byron Hotel Cà Sagredo

Strada Bagno Vignoni - 53027 S. Quirico d’Orcia (Si) Via Collegio, 33 - 31011 Asolo (Tv) Via Aldrovandi, 11 - 00197 Roma Via Cedrare, 78 - 37020 Corrubbio (Vr) Fondamenta Madonna dell’Orto, 3500 - 30121 Venezia Corso Matteotti, 4/6 - 20121 Milano Piazza Italia, 12 - 06100 Perugia Via Privata Fratelli Gabba, 7/b - 20121 Milano Via Roma, 43 - 06066 Piegaro (PG) Via Senato, 5 - 20121 Milano Via Capriglione, 147 - 84011 Amalfi Strada Spicciano, 7 - 50028 Tavarnelle Val di Pesa (Fi) Dorsoduro, 173 - 30123 Venezia Via Hans-v.-Perthaler, 11 - 39030 Valdaora P.zza Duca d’Aosta, 9 - 20124 Milano Via San Michele di Pagana, 8 - 16035 Rapallo (Ge) Località Terme, 1 - 53040 San Casciano dei Bagni (SI) Via del Gesù, 6/8 20149 Milano Via Arcivescovado, 18 - 10121 Torino Piazza Strozzi, 11/r - 50123 Firenze P.zza Unità Italiana, 6 - 50123 Firenze Piazza della Minerva, 69 00186 Roma Corso Umberto I, 67 28838 Stresa (No) Via Manzoni, 29 - 20121 Milano Via Emanuele Gianturco, 19 - 80077 Ischia (Na) Via Indipendenza, 8 - 40121 Bologna Via Milite Ignoto, 30 16038 S. Margherita Ligure (Ge) Via dei Villini, 7 03015 Fiuggi (Fr) Via Frescobaldi, 5 00198 Roma Corso Vittorio Emanuele, 135 - 80121 Napoli Via del Corso, 126 - 00186 Roma P.zza Armando Diaz, 3 - 20122 Milano Parco Federico Fellini 47921 Rimini Via Arsenale di terra, 5 - 16126 Genova Salita Belmonte, 43 - 90142 Palermo Via il Prato, 42 - 50123 Firenze Viale Isonzo, 14 - 20125 Milano Giudecca, 810 - 30133 Venezia Via E. Morin, 169 55042 - Forte dei Marmi (Lu) P.zza Barberini, 23 - 00187 Roma Viale A. Morin, 46 55042 Forte dei Marmi (Lu) Campo Santa Sofia 4198/99 - 30121 Venezia

0577-889000 0423-951332 06-3221429 045-685555 041-2208111 02-77679611 0755-732541 02-8058051 075-8358040 02-77077 089-8131333 055-806470 041 34281 0474-496191 02-67851 0185-230666 0578-57241 02-77081 011-5512111 055-287860 055-23580 06-695201 0323-938938 02-805081 081-991522 051-225445 0185-287013 0775-5081 06-854421 081-7612474 06-69921111 02-8555 0541-56000 010-27721 091-6312111 055-2381331 02-54069504 041-2723311 0584-787200 06-488931 0584-787052 041-2413111


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Hotel Cristallo Hotel De La Ville Hotel Eden Hotel Gladiatori Hotel Helvetia & Bristol Hotel Il Salviatino Hotel l’Antico Pozzo Hotel La Scalinatella Hotel La Perla Hotel Lord Byron Hotel Majestic Hotel Melia Milano Hotel Melia Roma Hotel Metropole Hotel Park Hyatt Hotel Principe di Savoia Hotel Raphael Hotel Splendid Royal Hotel The Grey Hotel Villa Aminta Il Saraceno Grand Hotel Imperiale Hotel Palace La Meridiana - Albergo in Garlenda L’Albereta Relais & Chateaux Le Dimore di San Crispino – Residenze d’Epoca L’Orto degli Angeli - Residenze d’Epoca Marriot Grand Hotel Flora Miramare e Castello Miramonti Majestic Grand Hotel Mont Blanc Hotel Village NH Jolly President Palazzo Alfani Palazzo Arzaga Hotel Palazzo Capponi all’Annunziata Palazzo Leti - Residenze d’Epoca Palazzo Niccolini Park Hotel Argento Radisson Blu Hotel Milano Radisson Blu Hotel Roma Relais&Chateaux La Posta Vecchia Relais San Maurizio Royal Hotel San Biagio a Colle - Residenze d’Epoca St George St Regis Grand Hotel Star Hotel Rosa Grand Terme di Saturnia The St. Regis Firenze The Westin Excelsior The Westin Palace Torre Almonte – Residenze d’Epoca Town House Una Hotel Century Villa Cimbrone Villa d’Este Villa Le Maschere Villa Milani – Residenze d’Epoca Villa Olmi Villa Orso Grigio Villa Lattanzi Villa Tolomei

Via R. Menardi, 42 - 32043 Cortina d’Ampezzo (Bi) Via Hoepli, 6 - 20121 Milano Via Ludovisi, 49 00187 Roma Via Labicana, 125 00184 Roma Via dei Pescioni, 2 50123 Firenze Via del Salviatino, 21 50137 Firenze Via San Matteo, 87 53037 S. Gimignano (Si) Via Tragara, 8 - 80073 Capri Str. Col Alt, 105 - 39033 Corvara (Bz) Via G. Dè Notaris, 5 00197 Roma Via Veneto, 50 - 00187 Roma Via Masaccio, 19 20149 Milano Via Aldobrandeschi, 223 00163 Roma Riva degli Schiavoni, 4149 - 30122 Venezia Via Tommaso Grossi, 1 - 20121 Milano P.zza della Repubblica, 17 - 20124 Milano Largo Febo, 2 00186 Roma Via di Porta Pinciana, 14 00187 Roma Via San Raffaele, 6 - 20121 Milano Via Sempione Nord, 123 28838 Stresa (No) Via Giovanni Augustariccio, 33 - 84011 Amalfi (Sa) Via Pagana, 19 16038 S.Margherita Ligure (Ge) Via dei Castelli, 17033 Garlenda Via Vittorio Emanuele II, 23 20530 Erbusco (Bs) Via Sant’Agnese, 11 – 06081 Assisi (PG) Via Dante Alighieri, 1 - 06031 Bevagna (PG) Via Veneto, 191 00187 Roma Via Pontano, 5 - 80077 Ischia Via Peziè, 103 - 32043 Cortina d’Ampezzo (Bi) Località La Croisette, 36 - 11015 La Salle (Ao) Largo Augusto, 10 - 20122 Milano Via Ricasoli, 49 50122 Firenze Via Arzaga, 1 25080 Cavalgese della Riviera (Bs) Via Gino Capponi, 26 - 50121 Firenze Via degli Eremiti, 10 - 06049 Spoleto Via dei Servi, 2 50122 Firenze Via per Sant’Anna, snc – 19015 Levanto (SP) Via Villapizzone, 24 - 20156 Milano Via F.Turati, 171 00185 Roma Palo Laziale - 00055 Ladispoli (Rm) Località San Maurizio, 39 12058 S. Stefano Belbo (Cn) Corso Imperatrice, 80 - 18038 Sanremo (Im) San Leo Bastia, 1 - 06012 Città di Castello (PG) Via Giulia, 62 00186 Roma Via Vittorio Emanuele Orlando, 3 00185 Roma Piazza Fontana, 3 - 20122 Milano Loc. Follonata - 58014 Saturnia (Gr) Piazza Ognissanti, 1 - 50123 Firenze Piazza Ognissanti, 3 - 50123 Firenze P.zza della Repubblica, 20 - 20124 Milano Frazione Frontignano, 1 – 06059 Tosi (PG) Via Silvio Pellico, 8 - 20121 Milano Via Fabio Filzi, 25/B - 20124 Milano Via S.Chiara, 26 - 84010 Ravello (Sa) Via Regina, 40 - 22012 Cernobbio (Co) Via Nazionale, 75 50031 Barberino del Mugello (Fi) Località Colleattivoli, 4 – 06049 Spoleto (PG) Viale Europa, 200 50126 Firenze Via Regole, 12 - 38010 Ronzone (Tv) Torre di Palme - Fermo Via S. Maria a Marignolle, 10/B - 50124 Firenze

0436-881111 02-867651 06-478121 06-77591380 055-26651 055-90411 0577-942014 081-8370633 0471-8310000 06-3220404 06-42144705 02-44406 06-665441 041-5205044 02-88211234 02-62301 06-682831 06-421689 02-7208951 0323-933818 089-831148 0185-288991 0182-580271 030-7760550 075-8155124 0742-360130 06-489929 081-991333 0436-4201 0165-864111 02-77461 055-291574 030-680600 055-27266800 0743-224930 055-282412 0187-801223 02-3631888 06-444841 06-9949501 0141-841900 0184-5391 336-635785 06-686611 06-47091 02 88311 0564-600111 055/27161 055-27151 02-63361 075-8852560 02-70156 02-675041 089-857459 031-3481 055-88881 0743-225056 055-637711 0463-880559 0734-53711 055-3920401

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LE MOSTRE DA NON PERDERE Ritorno a casa. Opere ritrovate della collezione Thun In un percorso in cui il parlar d'arte si intreccia con il parlar d'amore vengono rese pubbliche un insieme di opere d'arte appartenute al conte Matteo Thun. I visitatori potranno “conoscere” i personaggi di casa Thun grazie ai ritratti realizzati dai maestri dell'avanguardia veneta e lombarda dell'Ottocento. La mostra raccoglie anche le nature morte di fiori, incisioni, lettere e volumi di pregio un tempo conservati nella biblioteca di famiglia. Castello Thun – Trento 29 Maggio – 08 Novembre 2015 Tel. 0461-492803

Mito e Natural. Dalla Grecia a Pompei In occasione di Expo 2015 Palazzo Reale presenta la mostra “Mito e Natura”. Grazie alle 200 opere d'arte greca, monogreca e romana provenienti dai musei italiani ed internazionali tra cui il British Museum di Londra ed il Louvre di Parigi, viene rappresentata la natura in tutte le sue sfaccettature e l'azione dell'uomo sulla realtà naturale e sull'ambiente. Palazzo Reale – Milano 31 Luglio 2015 – 10 Gennaio 2016 Tel. 02-92800821

Pompei e l'Europa. 1743 – 1943 La mostra si articola in due sedi ed analizza la suggestione che Pompei ha sempre esercitato sugli artisti dal 1748 al 1943, La prima rassegna dal titolo “Natura e Storia” sarà allestita al Museo Archeologico Nazionale e mostra l'influenza del sito sugli artisti europei del Settecento e del Novecento. La seconda parte invece viene organizzata direttamente agli Scavi di Pompei dove vengono presentati i calchi delle vittime dell'eruzione, recentemente restaurate dalla Sovrintendenza. Musero Archeologico Nazionale - Napoli Scavi di Pompei – Pompei 26 Maggio – 02 Novembre 2015 Tel. 081-4422149

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LE MOSTRE DA NON PERDERE Tesori della Cina Imperiale Nelle sale del Refettorio Quattrocentesco saranno in mostra i capolavori provenienti dal Museo Provinciale dello Henan al fine di illustrare il passaggio dalla dinastia Han all'età dell'Oro della dinastia Tang. Sarà possibile ammirare oltre 100 pezzi tra cui numerose terracotte, vasi, oggetti d'oro e d'argento, ma soprattutto una veste funeraria composta da 2.000 listelli di giada intessuti con fili d'oro. Tutte queste opere mostrano lo straordinario clima di prosperità ed apertura culturale di quel periodo, quando l'odierna Xi An era il crocevia di tutti i commerci. Palazzo Venezia – Roma 16 Luglio 2015 – 28 Febbraio 2016 Tel. 06-69994347

Raffaello. Il Sole delle arti Nucleo fondamentale della mostra sono i celebri capolavori di Raffaello. In questo spazio si ha la possibilità di assistere all'evoluzione artistica del maestro, le persone che ha conosciuto durante il suo percorso, le città in cui ha soggiornato e che hanno ispirato molte delle sue opere. Per documentare al meglio la sua formazione sono state scelte opere dei maestri che hanno avuto una grande influenza su di lui, a partire del padre Giovanni Santi, passando per il Perugino, il Pinturicchio e Luca Signorelli. Reggia di Venaria Reale – Venaria 26 Settembre 2015 – 24 Gennaio 2016 Tel. 011-4992333

Tutti i genovesi del mondo. L'espansione commerciale nel Medioevo. Attraverso un percorso documentato con carte provenienti dall'Archivio di Stato viene illustrata la presenza e l'attività dei genovesi nei mercati del bacino del Mediterraneo, per espandersi poi in Inghilterra, nelle Fiandre fino a giungere all'Estremo Oriente. Archivio di Stato – Genova 10 Settembre – 26 Novembre 2015 Tel. 010-537561

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IL PASSATEMPO Scopri quanto sei colto risolvendo 20 quiz 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

In quale stato si trova la Pomerania. L’attuale Presidente dell’Argentina. L’isola di fronte a Portovenere. A quanti litri corrisponde un gallone inglese. Ha musicato l’opera “Oberon”. L’attuale sindaco di Venezia. La città natale di Papa Francesco. L’anno della Costituzione USA. Il premio Nobel per la pace del 1990. Lo scultore della “Venere di Milo”. Il regista del film “Guerra e pace”. Dipinse la “Maja desnuda”. Il fondatore di Facebook. La capitale di Malta. Successe a Breznev alla guida del PCUS. Ha firmato la realizzazione del Musée d’Orsay a Parigi. La moglie di Zeus. Il palazzo di marmo voluto da Luigi XIV vicino a Versailles. La pistola italiana adottata dall’esercito USA. Il fiume che attraversa Praga.

Il fondatore di Facebook

La capitale di Malta

L’attuale sindaco di Venezia

Ha firmato il Musée d’Orsay a Parigi

L’attuale Presidente dell’Argentina

La città natale di Papa Francesco

Risposte 1) Polonia 2) Cristina Fernandez De Kirchner 3) Palmaria 4) 4,5 5) Carl Maria Von Weber 6) Luigi Brugnaro 7) Buenos Aires 8) 1787 9) Michail Gorbacev 10) Alessandro Di Antiochia 11) King Vidor 12) Francisco Goya 13) Mark Zuckerberg 14) La Valletta 15) Jurij Andropov 16) Gae Aulenti 17) Era 18) Il Grande Trianon 19) Beretta 20) Moldava 120


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