Milano e dintorni

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MILANO & lombardia Periodico monografico di politica, economia, arte, cultura e turismo - Anno VII n.21 - € 5,00

expo 2015

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Regioni d’Italia è un periodico della Casa Editrice S.E.I. registrato presso il Tribunale di Roma al n.175/10. Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione totale o parziale della pubblicazione senza la preventiva autorizzazione della Casa Editrice. Il contenuto della rivista non comporta responsabilità alcuna per involontari errori o inesattezze o per l’uso corretto delle fonti di informazione a cui l’Editore ha attinto. Manoscritti e foto non pubblicati, non sono soggetti a restituzione. La Casa Editrice si scusa se,per cause indipendenti dalla sua volontà, abbia omesso o erroneamente citato qualche fonte iconografica. Un particolare ringraziamento viene rivolto a tutti gli Uffici Stampa che hanno contribuito alla realizzazione di questo numero monografico.


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Il Castello Sforzesco

Editoriale

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a prima cosa che caratterizza Milano, è la sua poca italianità. Con questo assunto si vuol sottolineare il fatto che Milano è innanzi tutto una città europea, molto più simile alle capitali del nord che non a Bari, Napoli, Palermo o Catania. Milano è molto diversa dalle altre città italiane, seppur meno bella di Firenze, Venezia o Roma. Ma nella sua diversità, essa si distingue per essere avveniristica, operosa, effervescente e innovativa, centro non solo di affari e finanza, ma anche di creatività, design, moda, editoria e pubblicità. Chi viene a Milano vuol scoprire le novità e le trova tutte nelle manifestazioni fieristiche che si susseguono incessantemente per tutto l’anno, dall’arredamento all’informatica, dalla meccanica al turismo. Milano è un enorme divenire, è il nostro futuro. Non a caso è stata scelta come sede di Expo 2015, che conferma il carattere internazionale del capoluogo lombardo. Quello che succede altrove, è già successo a Milano. La città offre poi, in larga misura, il meglio dell’ospitalità con raffinatezza e classe. Famosi sono i suoi alberghi, i centri-benessere, i ristoranti, i teatri e i negozi dalle vetrine sfavillanti che i giapponesi non mancano di fotografare. Milano opulenta, è ormai il punto di riferimento dello shopping europeo, tanto che in via Montenapoleone si incontrano austriaci e svizzeri, tedeschi e russi, belgi e spagnoli, attratti non solo dal quadrilatero della moda, ma anche dai musei, dalle esposizioni d’arte e dalle gallerie di antiquariato. Insomma, all’ombra della Madonnina non manca proprio niente.

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La scienza è… solo scienza. Finché non viene applicata. Per 3M la scienza rappresenta il cuore di ogni scelta, è ciò che ci porta a esplorare, creare collegamenti e inventare. “Scienza applicata alla vita” racconta la nostra capacità di innovare per il benessere delle persone. Rendiamo più facile, ricca e migliore la vita. Questo è ciò che rende unica 3M.

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Sommario 015

Editoriale

019

Personaggi

024

La Rotonda di Via Besana

025

Leaonardo ritorna a Milano

026

La Pinacoteca di Brera

028

Le gallerie d’arte

032

Milano nella storia

035

Politica

040

Il Teatro alla Scala

042

Palazzo Reale

047

Il Castello Sforzesco

050

Il Duomo

052

I Navigli

057

Moda & Shopping

060

Expo Milano 2015

066

Milano ieri e oggi

070

La Svizzera Italiana

072

Sanità

074

Idea vincente, quella di Italo Monzino

076

Lo sport

081

Industria & Finanza

090

Il mercato dell’antiquariato

092

Muoversi a Milano

096

Istruzione

102

Hôtellerie

106

Milano non solo Expo

112

Luoghi da non perdere

116

Le tradizioni storiche

120

I parchi

122

Benessere termale

128

Sicurezza e qualità della vita

132

Dove mangiar bene

137

La cucina lombarda

143

I Vini eccellenti

149

I circoli di golf

154

Elenco Hotel 5 stelle

157

Mostre da non perdere

160

Il Passatempo

Piazza del Duomo, Milano

Expo Gate. con vista sul Castello Sforzesco

I Navigli, Milano

Skyline milanese

La Pinacoteca di Brera

Il Padiglione Usa a Expo Milano 2015

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StudIare In una BoardIng SChool In SvIzzera l’inizio di una carriera internazionale?

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’Institut auf dem Rosenberg è uno dei più antichi collegi svizzeri. Situato in uno splendido contesto geografico, ai piedi delle Prealpi della Svizzera Orientale e a pochi chilometri dal lago di Costanza, immerso nel verde e nella natura, costituisce da 126 anni un’oasi di pace, che favorisce la concentrazione e lo studio e permette a giovani di tutto il mondo di costruirsi una personalità equilibrata, basata su valori solidi, sulla coscienza di sé e su un’ottima preparazione scolastica. Al raggiungimento di tale obiettivo, condizione necessaria per affrontare futuri incarichi di responsabilità, contribuiscono, accanto ad un serio programma scolastico, un’ampia scelta di attività sportive (tennis, golf, equitazione, nuoto, sci d’acqua, calcio, pallacanestro, ecc.) e una variegata vita sociale (manifestazioni, visite, viaggi). Gli allievi crescono così in un ambiente internazionale, apprendendo in maniera naturale più lingue straniere, ma anche abituandosi a convivere con molteplici maniere di pensare, con credenze, abitudini, codici di comportamento diversi. Una situazione ideale per prepararsi a vivere in un mondo globale, a comunicare con tutti, a stringere rapporti con culture, economie, tradizioni molto lontane da quelle di origine.

L’offerta scolastica dell’Institut auf dem Rosenberg comprende i seguenti indirizzi:

Per informazioni Preside Camilla Cafagna Direttrice Monica A. Schmid Höhenweg 60 9000 St. Gallen - Switzerland Tel. +41 71 277 92 18 Fax +41 71 277 92 32 www.instrosenberg.ch Corsi estivi: Tel.: +41 71 277 92 91 www.ariana.ch

Sezione Italiana Liceo Scientifico e Liceo Linguistico. Il diploma finale, conseguito in quattro anni, consente lo studio nelle università svizzere, in quelle italiane e naturalmente nelle università di tutto il mondo. Sezione internazionale Diplomi britannici (IGCSE/GCE), e diplomi di maturità americani (High School Diploma & AP examinations). Il nostro “College Counselling Service” offre consulenza nella scelta dei College e nella presentazione delle relative domande. Sezione tedesca Deutsches Abitur e Schweizer Maturität. Corsi di lingue estivi e invernali per bambini (a partire da 6 anni), giovani e adulti, molto utili per migliorare le proprie competenze linguistiche e trascorrere le vacanze in maniera interessante e attiva.


Personaggi

Giuseppe Verdi

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scoltando qualche aria famosa delle opere verdiane, come La Traviata, Aida, Rigoletto, ci rendiamo conto che quella musica ci appartiene profondamente, come fosse sempre esistita nella nostra memoria. È come se Verdi fosse ancora vivi, accanto a noi, mentre ci invita ad ascoltare le sue magnifiche composizioni. Ma questa presenza così familiare ci dice anche che l’uomo, e non la sua musica, appartiene ad un passato ormai antico. Basti pensare, siamo nel 1813, che l’atto di nascita di Giuseppe venne redatto in francese, perché all’epoca tutto il territorio parmense apparteneva alla Francia di Napoleone. L’esistenza di Verdi è stata contrassegnata da molte difficoltà e da tante disgrazie. Ancor giovanissimo, scopre la vocazione per la musica in un contesto familiare che non poteva certo offrire grandi opportunità. Suo padre, infatti, era un bottegaio senza possibilità di far studiare musica al figlio Giuseppe, ma il ragazzo, preso a ben volere dall’organista della chiesa di Roncole, il paesino natale di Verdi, inizia ad apprendere i primi rudimenti di composizione proprio suonando l’organo. Seguì una ben più approfondita conoscenza musicale a Busseto, presso la scuola dei Gesuiti, tanto da eseguire a quindici anni la sua prima sinfonia d’apertura nel locale teatro. A 19 anni si trasferisce a Milano, dove Antonio Barezzi, suo mecenate e suocero, avendo sposato a 23 anni la di lui figlia Margherita, intuendo le capacità del giovane genero, lo aveva indirizzato per avere più possibilità di carriera. Poi a Milano, dove Antonio Barezzi, suo mecenate e suocero, avendo sposato a 23 anni la di lui figlia Margherita, intuendo le capacità del giovane genero, lo aveva indirizzato per avere più possibilità di carriera. Ma, stranamente, al Conservatorio, rimedia una umiliante bocciatura per mancanza di attitudini! Prosegue comunque la difficile scalata al successo, prima con Oberto, rappresentata alla Scala con un discreto consenso di pubblico, e dopo con Un giorno di regno sonoramente fischiata. Un grave lutto, nel frattempo, scuote la robusta fibra del giovane compositore. Nel breve volgere di due anni, muoiono la moglie e i due figlioletti, lasciandolo, prostrato, nella desolazione più cupa. Deciso ad abbandonare la lirica, Verdi si riprende tuttavia dallo sconforto, componendo il Nabucco che otterrà alla Scala, nel 1842, un trionfante successo, con ben 64 repliche. Era la musica che, senza saperlo, il pubblico si aspettava di sentire, una musica nuova che facesse finalmente breccia nel mondo

della composizione settecentesca, ridondante di battute barocche. Quando l’opera venne eseguita dalla Fenice di Venezia, il pubblico si alzò in piedi e, sventolando bandierine tricolori alla presenza degli austriaci presenti intonò il “Va pensiero” come un inno delle future battaglie rinascimentali. Inizia così la carriera artistica di Verdi, ormai corteggiato dalla buona società milanese che se lo contende nei migliori salotti mondani. Il ‘48 vede il ritorno di Verdi alla campagna, il suo antico amore, dove si trasferisce, acquistando una tenuta a Villanova d’Arda, con la soprano Giuseppina Strepponi che sposerà nel 1859. Il compositore torna al successo con Un ballo in maschera, La Forza del destino e Don Carlos, ma è con Aida che nel 1871 che viene consacrato come il massimo operista del suo tempo. Ormai sessantenne si innamora di Teresa Stolz, l’interprete di Aida, e a questo proposito la moglie Giuseppina gli scrive “Dio ti perdoni l’acutissima e umiliante ferita che mi hai recato” ma poi accetterà di buon grado l’amicizia che lega il marito alla cantante. Nel ‘61 Verdi è fra i delegati che portano a Torino l’annessione del Ducato di Parma al Piemonte e Cavour è lieto di conferirgli la nomina a Deputato nel primo Parlamento Italiano. Nel ‘73 muore Alessandro Manzoni, che Verdi ammirava moltissimo, e ne rimane profondamente scosso al punto da comporre in suo onore la Messa da Requiem, uno dei più grandi capolavori di tutti i tempi. Sei anni dopo, il grande compositore torna a Milano a dirigere proprio la sua Messa e in tale occasione la città lo accoglie entusiasticamente con tanti fiori e con la scritta “Viva Verdi” che troneggia proprio in via Manzoni, dove era solito alloggiare spesso all’hotel Et De Milan. Sotto il balcone da cui Verdi si affaccia per ringraziare la folla, un’orchestra improvvisata suona il celebre Va pensiero e lui si commuove. Nel ‘97 muore anche la moglie Giuseppina e lui si ritrova ancora una volta solo. Nel Gennaio 1901, mentre si trovava nell’abituale albergo milanese, una paralisi lo immobilizza e, dopo una settimana di agonia, il grande maestro muore all’età di 87 anni. Le sue ultime volontà vennero rispettate: un funerale semplice, con due preti, una candela ed una croce, senza musica. Ma un mese dopo, quando insieme alla salma della moglie, viene traslato nella cripta della Casa di riposo che aveva donato ai musicisti poveri ed anziani, una folla immensa di oltre centomila persone, lo accompagna silenziosa per l’ultimo viaggio. Un ultimo meritato tributo. 19


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Personaggi

caravaggio

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ichelangelo Merisi nasce nel 1571; sulla località in realtà ci sono dei dubbi. Alcuni sostengono che sia nato a Milano, altri invece che sia nato a Caravaggio, un paese in provincia di Bergamo dove la famiglia si rifugiò per sfuggire alla peste. Perse prima il padre poi, appena ventenne, la madre. Dopo essersi liberato dei possedimenti di famiglia, si trasferì a Roma, dove lavorò in diverse botteghe come apprendista. A 23 anni lavorò con il Cavaliere d’Arpino, pittore molto apprezzato nella capitale, ma la loro collaborazione durò poco, in quanto i due pittori si scontravano di continuo a causa del carattere di Caravaggio. Grazie alla conoscenza del Cardinale Francesco Maria Del Monte riesce ad ottenere diverse committenze che gli consentono di acquisire una certa notorietà. La peculiarità della sua pittura sta nell’ispirarsi alla gente comune e di rendere i personaggi dei suoi dipinti concreti e naturali. È proprio questa sua caratteristica a creargli dei problemi con i committenti religiosi. La sua attività di pittore fu sempre ostacolata dal suo carattere. Assiduo frequentatore di taverne e luoghi di dubbio gusto, aveva un carattere molto irascibile, a causa del quale spesso si trovata coinvolto

nelle risse, che gli procuravano non pochi problemi, da quali ne usciva solo grazie all’intercessione di amici potenti. Fu proprio in una di queste risse che causò la morte di Ranuccio Tommasini. Condannato alla decapitazione si dette alla latitanza. Durante un suo soggiorno a Malta conobbe il Gran Maestro dell’Ordine dei Cavalieri, il quale lo fece entrate nell’ordine. Dopo 6 mesi venne allontanato. La versione ufficiale sostiene che fosse un uomo “foetidum et putridum”, mentre quella ufficiosa è collegata alla sua condanna a morte. Gli ultimi anni della sua vita furono una vera e propria odissea. Dalla Sicilia si sposta a Napoli, dove decide di imbarcarsi per Porto Ercole. Avendo saputo che che il Papa poteva revocare la sua condanna, aveva programmato di arrivare a Palo, in territorio papale. Per errore venne arrestato. Una volta rilasciato tenta di nuovo di imbarcarsi ma la sua nave era già salpata. Febbricitante e disperato vagò sulla spiaggia di Porto Ercole dove morì il 18 Luglio 1610. Pochi giorni dopo, a Napoli, venne consegnata una lettera con la sua assoluzione.

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L’arte dell’accoglienza in un scenario da sogno.

La Residenza d’Epoca Relais La Costa è avvolta dalle incantevoli colline senesi e dal verde rigoglioso del bosco che cinge in un romantico abbraccio questa dimora a pochi passi da Monteriggioni. La vocazione per l’accoglienza risale al Medioevo, quando qui si fermavano i pellegrini in viaggio lungo la Via Francigena. Oggi il Relais La Costa dona un’esperienza unica ai suoi ospiti, grazie alle suite di grandi dimensioni, alla Spa e alla piscina esterna che lo rendono un luogo perfetto per rigenerare il proprio spirito. Il gusto della tipica cucina toscana trionfa nel ristorante del Relais “ La Sosta del Viandante”, dove si riscoprono la genuinità e la prelibatezza dei sapori tradizionali. Da questa dimora storica comincia un viaggio fra i borghi più caratteristici della provincia di Siena, attraverso i suggestivi paesaggi del Chianti, della Val di Chiana e della Val d’Orcia.

Relais La Costa – Dimora Storica S.da Di Riciano,32. Loc. Colle Ciupi 53035 Monteriggioni (SI) Tel. +39 0577 – 967085 / Cell. +39 393 – 9935387 www.relaislacosta.it


Alessandro Manzoni

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lessandro Manzoni, vero e proprio padre del romanzo moderno, scrittore e poeta, ma anche drammaturgo e politico, nasce a Milano il 7 marzo 1785 da Giulia Beccaria e don Pietro Manzoni, discendente da un’antica e ricchissima famiglia di mercanti e nipote del noto illuminista Cesare Beccaria. Un evento molto importante che ha segnato la vita del giovane Alessandro, fu la separazione dalla madre quando entrò presso il collegio di S. Bartolomeo dei Somaschi a Merate. Introverso e riflessivo, si scontrava spesso con colleghi di collegio maneschi e con i suoi insegnanti a causa delle maniere forti che in futuro criticherà. Proprio qui inizia il suo avvicinamento alle lettere che rappresentavano una fuga dalla triste vita quotidiana. La rigida istruzione religiosa favorirà inizialmente una forte contrapposizione alle istituzioni clericali, di cui Manzoni criticò duramente i metodi. Considerato uno studente “svogliato”, trasse comunque un grande insegnamento da questi anni scolastici, una formazione classica di tutto rispetto che si rispecchia nei suoi primi componimenti neoclassici. Tramite la madre e la sua amica Charlotte, conosciuta nel periodo parigino, Manzoni convolò a nozze con Enrichetta, un matrimonio che si rivelerà molto felice, coronato dalla nascita di dieci figli. Smarrita, all’inizio dell’Ottocento, l’idea di raggiungere la serenità tanto agognata attraverso la ragione, Manzoni iniziò a vedere la vita come una zattera sperduta in un mare di dolore e disordine e l’unico modo per non abbandonarsi a questa disperazione era, per Manzoni, credere in un fine ultraterreno.

Fu così che lo scrittore si introdusse nella corrente puramente Ottocentesca del cattolicesimo liberale, viva applicazione dei princìpi evangelici nella vita quotidiana. Ad ogni modo l’influenza di Manzoni sull’immaginario collettivo è di grande importanza, basti pensare a ciò che ha generato nei luoghi manzoniani – come Lecco – dove è possibile trovare la casa di Lucia, la giovane interprete de “I Promesi Sposi”. I luoghi manzoniani non si limitano alla regione lombarda, ma si allungano anche nella città di Firenze, più precisamente al numero 4 del Lungarno Corsini, dove una targa ricorda il soggiorno fiorentino di Alessandro nel 1827. Alessandro tornerà nel capoluogo fiorentino anche nel ’56, ma questo soggiorno fu fondamentale per la storia della lingua italiana: a seguito dell’uscita della prima edizione de “I Promessi Sposi”, il genio milanese aveva deciso di trasferirsi per un breve periodo di tempo a Firenze con la propria famiglia per “risciacquare i panni in Arno”, metafora del suo studio della lingua fiorentina e della “traduzione” del romanzo storico italiano per eccellenza nel dialetto toscano. Manzoni voleva infatti che il romanzo arrivasse a un pubblico vasto e non solo colto, il ché richiedeva l’utilizzo di una scrittura vicina alla lingua come il fiorentino. L’importanza di Manzoni in ambito linguistico acquista così una sfumatura ancora più vivida, giacché fu lui a individuare nella lingua di Firenze, che più delle altre aveva svolto nella storia italiana una sorta di egemonia culturale, il medium linguistico che diventerà l’italiano dei giorni nostri. 23


LA ROTONDA DI VIA BESANA

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e si desidera qualcosa di insolito, a Milano, ci si può accostare alla Rotonda di via Besana. Se fossimo a piedi e volessimo gustare la città con calma e anche perdendo un po’ di tempo, questo è uno dei luoghi più affascinanti e suggestivi. Insolito, romantico, misterioso. Consigliato ai curiosi, perché guardando dall’esterno non si può sapere bene che cosa celi. Diciamo che è come un gioiello prezioso, che si fa apprezzare perché incastonato nella Milano di tutti i giorni, dove sfreccia il traffico delle automobili mentre case e palazzi moderni la fanno da padroni. E’ difficile non accorgersi di questo spazio architettonico pensato in un’altra epoca ma che riesce bene a inserirsi anche nei nostri giorni. Il Settecento, secolo dell’originalità artistica e soprattutto architettonica sembra abbia voluto concretizzarsi a Milano in questo monumento, uno spettacolo di forme tondeggianti sia per chi avesse la fortuna di osservala dall’alto, sia per chi fosse immerso nei suoi giardini interni. La Rotonda è composta dalla chiesa di San Michele detta ai “Nuovi Sepolcri” che, consacrata nel gennaio del 1700, è circondata da un portico a forma circolare con un ottagono centrale. Un intreccio di volte e colonne divenuto nel tempo meta ricercata per eventi e manifestazioni. Un luogo che favorisce la socializzazione tanto che durante l’estate ospita cicli di proiezioni cinematografiche aperte al pubblico. Un luogo questo da vivere e da scoprire, che si è evoluto nel tempo e ha cambiato molte volte la sua funzione. Nel 1693 i membri del Capitolo della Ca’ Granda, l’ospedale di Milano, si resero conto della necessità di allontanare il luogo di sepoltura dall’interno dell’Ospedale, per motivi igienici. Nel 1694 all’ingegner Attilio Arrigoni venne affidato il compito di costruire un nuovo cimitero.

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I lavori si protrassero fino al gennaio del 1700, anno in cui venne consacrata la chiesa di san Michele ai Nuovi Sepolcri. La “Rotonda” nacque dunque nel 1695 come “Foppone”, ovvero cimitero, per i morti della Cà Granda. Nel 1808 il Vicerè d’Italia Eugenio di Beauharnais voleva destinare questo luogo a Pantheon del Regno, dove dare sepoltura agli uomini illustri d’Italia, ma a seguito della caduta di Napoleone il progetto non venne mai concretizzato. Un tempo cimitero della città, oggi la Rotonda è riconosciuta come una delle sedi espositive più affascinanti di Milano. Nel 1940, dopo essere diventato magazzino della pinacoteca dei ritratti dei benefattori della Ca’ Grande e poi luogo di totale abbandono, la Rotonda venne ceduta al comune di Milano il quale, a seguito di importanti lavori di restauro, destinò gli spazi aperti a parco pubblico e la chiesa a uso espositivo per manifestazioni culturali ed artistiche. Le mostre ospitate in questa sede a partire dalla fine degli anni ‘60 sono numerosissime; l’importanza degli artisti esposti e la diversificazione dei generi - pittura, scultura, grafica, disegno, fotografia, architettura, fumetto, videoarte e design - hanno fatto della Rotonda uno dei punti di riferimento della cultura visiva milanese. Non solo, il complesso è usato come spazio verde pubblico e come spazio espositivo per mostre temporanee, proiezioni ed eventi culturali. Tra le personali più importanti si ricordano le mostre di Conrad Marca-Relli, Julian Schnabel, Luigi Veronesi, Fabrizio De André e Karl Lagerfeld - The Little Black Jacket. La sua evoluzione si è completata nel 2014, anno in cui è diventato sede del Museo dei Bambini di Milano, con una superficie dedicata di 7.100 mq e un’area giochi di 100 mq per i bambini aperta tutti i giorni dell’anno.


“L’Ultima Cena” (o Cenacolo)

Leaonardo ritorna a milano

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a metà aprile di quest’anno il Palazzo Reale ospita la più straordinaria mostra dedicata a Leonardo da Vinci mai realizzata in Italia. Curata da Marani e Fiorio, due tra gli storici d’arte più apprezzati, la mostra raccoglie ben duecento opere dell’artista prestate per l’occasione da più di cento musei e istituzioni da tutto il mondo. Si passa dai dipinti del Louvre ai trenta disegni autografi della collezione della Regina Elisabetta II, per arrivare fino al celebre Ritratto di Musico e ben trentotto disegni, dal Codice Atlantico della Pinacoteca Ambrosiana. Ma non è tutto. L’esposizione prevede anche la presenza di due modelli storici di macchine realizzati dall’interpretazione dei disegni di Leonardo. Secondo gli esperti, questa si presenta come l’attrazione principale che Milano offre ai visitatori dell’Esposizione Universale, rappresentando anche un momento di svolta nell’ambito della ricerca e dell’approfondimento sulla figura eclettica di Leonardo. Milano quindi, ancora una volta, vuole confermare il suo ruolo di capitale dell’arte e del pensiero, oggi come ai tempi degli Sforza, famiglia che nel Quattrocento accolse calorosamente Leonardo e il suo genio.

La Dama con l’ermellino

La Gioconda

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Il cortile interno della Pinacoteca di Brera

la Pinacoteca di Brera di Camilla Spinelli

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el 2013 è stato il ventesimo sito statale più visitato, con quasi duecentocinquantamila visitatori totali e un introito lordo di più di ottocentomila euro. È la Pinacoteca di Brera, custodita all’interno dell’omonimo palazzo milanese che ha una storia lunga e affascinante: sorto su un antico convento trecentesco dell’ordine degli Illuminati e successivamente passato ai Gesuiti che vi stabilirono una scuola, conobbe l’assetto attuale a partire dall’inizio del Seicento grazie all’opera di Francesco Maria Ricchini. Nel Settecento, a seguito dello scioglimento dei gesuiti, il palazzo divenne proprietà dello Stato; se oggi la Pinacoteca è un centro riconosciuto in tutto il mondo è soprattutto grazie all’Imperatrice Maria Teresa d’Austria che nel 1776 volle farne sede di alcuni dei più avanzati istituti culturali della città. Museo di statura internazionale, la Pinacoteca infatti nacque a fianco dell’Accademia delle Belle Arti; l’obiettivo, fin da subito, fu quello di istituire una collezione di opere esemplari, destinate esclusivamente alla formazione degli studenti. Quando Milano divenne capitale del Regno Italico, la raccolta si trasformò in un “La Pietà” di Giovanni Bellini museo che intendeva presentare al pubblico i dipinti più significativi, provenienti da tutti i territori conquistati dalle armate francesi. Brera, quindi, a differenza di altri grandi musei italiani - come per esempio gli Uffizi - non nasce dal collezionismo privato dei principi e dell’aristocrazia italiana ma da quello politico e di stato. A partire dai primi anni dell’Ottocento, anche in seguito alla soppressione di molti ordini religiosi, vi confluirono i dipinti requisiti dalle chiese lombarde, cui si aggiunsero le opere di identica provenienza sottratte ai vari dipartimenti del Regno. Questa nascita spiega la prevalenza, nelle raccolte, dei dipinti sacri, spesso in

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grande formato e conferisce al museo una fisionomia particolare e unica. Dal 1898 al 1903 la Pinacoteca si adeguò ai nuovi criteri espositivi: le opere, infatti, vennero ordinate per scuole e cronologicamente. Le acquisizioni proseguirono fino alla seconda guerra mondiale quando il processo dovette vivere una brusca frenata a causa dei combattimenti. Le opere vennero messe tutte al sicuro dalla direttrice Fernanda Wittgens ma il palazzo subì i danni causa“Il Cristo morto” di Andrea Mantegna ti dai bombardamenti del 1943; solo nel 1946 la Pinacoteca iniziò la sua lenta resurrezione grazie ai finanziamenti di alcune storiche famiglie milanesi. Il restyling del museo venne inaugurato nel 1950 e consistette nell’appropriazione di un carattere molto più moderno, frutto anche di calcolate ambientazioni e di un aggiornamento tecnologico. Con l’ampliamento del museo nel settecentesco palazzo Citterio, la Pinacoteca acquistò nuovi spazi estendendo nel cosiddetto “appartamento dell’astronomo”, con opere dei maggiori artisti italiani del primo Novecento, fra cui Boccioni, Braque, Marino Marini, Modigliani e Morandi. Pochi anni fa, nel 2009, la Pinacoteca ha festeggiato i duecento anni dalla sua fondazione con una serie di eventi, mostre e convegni dedicate soprattutto ai restauri o alla ricostruzione di alcuni nuclei di dipinti giunti nel 1809 a Brera e poi dispersi. Proprio il 15 agosto del 2009, a duecento anni esatti dalla sua inaugurazione, la Pinacoteca è stata aperta gratuitamente al pubblico, re“La Morte di Cleopatra” di Guido Cagnacci gistrando il numero record di circa dodicimila visitatori e raddoppiando gli ingressi nello stesso anno. Durante la sua storia, la Pinacoteca ha visto esposti tra le sue mura, oltre a quelli già citati, i dipinti dei maggiori artisti di ogni epoca: Raffaello, Bellini, Bramantino, Carracci, Reni, Rubens, Caravaggio, Piero della Francesca e Van Dyck, solo per citarne alcuni.

Una veduta del corridoio che precede la sala VII, con il “Cristo” di Andrea Mantegna.

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LE Gallerie d’arte

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’arte a Milano è stata e continua a essere un elemento di grande importanza per la città, forse più che a Roma, in quanto questo mercato dispone di maggiori disponibilità finanziarie da parte degli acquirenti. Nonostante il periodo di profonda crisi che il paese sta attraversando, Milano resta un crocevia di rilievo per le arti visive, che danno vita a un connubio inscindibile nelle strade di quartieri come Brera, o tra le gallerie dei navigli. L’arte, anche e soprattutto quella contemporanea, continua a essere un punto di riferimento per molti addetti ai lavori: non è un caso, dunque, se in concomitanza dell’Expo 2015 continuano a nascere nuove gallerie, alcune persino dedicate esclusivamente ad artisti esordienti. Il mercato dell’arte, in Italia, non va a gonfie vele. Gran parte degli artisti italiani, infatti, persino i più affezionati, hanno studi in altre città del mondo, come ad esempio Londra, New York e Berlino. Queste città nello specifico, ben più che Parigi, sono dei veri e propri trampolini di lancio, perché densamente popolate da magnati e collezionisti pronti non solo ad acquistare, ma anche a portare avanti progetti mecenatizi.

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Campionati italiani categoria estivi


L’identikit del cliente delle gallerie d’arte, dunque, resta focalizzato sugli stranieri, i più interessati a fare acquisti inerenti all’arte e alle sue sfaccettature. Non mancano tuttavia gli italiani, spesso liberi professionisti, che puntano su investimenti di tipo artistico, come l’acquisto di quadri e di altri oggetti d’arte in attesa di una loro futura rivalutazione. Se è vero che per gli italiani la possibilità di investire nell’arte si fa sempre più ridotta, sono gli stranieri a puntare tantissimo sui talenti italiani, come dimostra, appunto, il continuo interesse per gli emergenti. E Milano è, forse, la città più accogliente per un giovane artista emergente. Sono molti, inoltre, a Milano gli atelier o le case laboratorio, recentemente sponsorizzate con manifestazioni del calibro di Art Fair Night Out: preludio di quanto avverrà in occasione dell’Expo 2015, quando milioni di turisti stranieri visiteranno il capoluogo milanese, Art Night Out è stata un’importante maratona che ha sponsorizzato le migliori gallerie d’arte milanesi lo scorso marzo. Inutile dire che la zona più gettonata resta Brera, dove alle più tradizionali gallerie si affiancano quelle di arte contemporanea, un’arte controversa e discussa, ma che a Milano trova grandi spazi commerciali.

L’arco della Pusterla dei Fabbri, all’ingresso del museo del Castello Sforzesco

Qui, affianco alla magnifica Pinacoteca, sorgono veri e propri templi di arte moderna, come la galleria Ponte Rosso, Miniaciart, Mondo Arte, Il Castello, o la JZ Art Trading inaugurata dal calciatore francese Jonathan Zebina. Molte di queste strutture, peraltro, hanno organizzato side events in collaborazione con Expo, dove presenteranno il loro lavoro e alcuni grandi artisti italiani e internazionali. Ma l’arte si sa, è in perenne movimento, così molti poli artistici stanno nascendo ovunque nella città meneghina. Non solo Brera, dunque: la Cardi Black Box, ad esempio, è una galleria d’arte che promuove artisti emergenti e nomi già conosciuti, con il desiderio di affermarsi come realtà museale interessata soprattutto al mondo del contemporaneo. La galleria Re d’Italia Art, fresca di apertura, è stata inaugurata da Vittorio Sgarbi durante i primi giorni di aprile e il suo focus resta l’arte italiana, gli artisti emergenti e la possibilità di coniugare l’interesse per il contemporaneo alle nuove tecniche pittoriche; un trampolino di lancio per gli artisti più promettenti verso il mondo del collezionismo e verso l’affermazione. Uno spazio espositivo all’avanguardia è sicuramente la Galleria Ciocca, galleria commerciale di arte contemporanea fondata nel 1998, attenta nella 29


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Being Leonardo

Being Leonardo


Galleria Cardi Black Box, Milano

promozione dei giovani artisti nazionali e internazionali. L’importanza di questa galleria sta nell’approccio artistico a trecentosessanta gradi: obiettivo primario della sua attività è un lavoro di ricerca artistica intorno al rapporto tra l’uomo e il mondo che lo circonda, attraverso ogni mezzo espressivo proveniente dalle arti visive, dalla pittura al disegno, dalla fotografia alla video-arte, fino alla scultura. In termini di innovazione, una galleria di grande interesse è anche la Kaufmann Repetto: al suo interno c’è una project room consacrata alle opere e alle sperimentazioni dei giovani artisti esordienti, da sempre punto di forza e di vivace interesse da parte della galleria. Milano, infine, oltre a rappresentare un humus ideale per i giovani artisti che intendono farsi un nome, è anche una città in cui ancora sopravvivono i piccoli laboratori d’arte, ibridi tra studi e gallerie, come quelli che si possono trovare sui navigli, dove gli artisti realizzano ed espongono le loro opere d’arte all’ombra dei locali della movida milanese, creando una commistione bohemienne tra arte e divertimento. Sono questi importanti punti di partenza, gallerie d’arte in fase embrionale davvero interessanti da visitare prima di arrivare agli spazi espositivi più blasonati, di cui Milano è comunque davvero piena. Grazie alla sua posizione, ma anche all’importanza che da decenni la città riserva all’aspetto artistico, Milano è diventato un luogo di grande interesse per collezionisti e amanti dell’arte, nonché meta obbligata, insieme a Parigi, per chiunque voglia respirare l’essenza della vera arte contemporanea, quella che deve essere ancora conosciuta, prima che entri nei musei più importanti del mondo.

Galleria d’arte Kaufmann Repetto di Milano

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Milano nella Storia Mostra Visconti Sforza a Palazzo Reale

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ome vuole la tradizione che risale a Tito Con lui finisce praticamente il paganesimo e la Livio, sembra che Milano sia stata fondata pratica dei culti ariani. Ambrogio fa costruire didai Celti introno all’anno 600 a.C. Il suo nome versi templi fra i quali la basilica di S. Simpliciano pare che derivi proprio dal fatto di essere situa- e quella che poi prenderà il suo nome e vedrà il ta nel mezzo della Pianura Padana, cioè al centro battesimo di S. Agostino nel 386. Milano rimase di importanti vie di comunicazione che collega- capitale dell’Impero fino al 402 quando le invasiono l’ovest all’est ed il nord al sud. Una posizione ni barbariche di Alarico costrinsero i romani a trageografica, quindi, che oggi si potrebbe definire sferirne la sede a Ravenna. Cinquant’anni dopo, strategica. Nel 222 a.C. avviene la conquista da esattamente nel 452, arriva Attila con i suoi Unni parte dei Romani, i quali trasformano la città in mettendo Milano a ferro e fuoco. Poi è la volta municipium, facendone un avamposto di difesa dei Goti che nel 539 radono al suolo la città e la dell’Impero e una base di retrovia molto impor- popolazione viene sterminata. Sono anni di misetante per le legioni di Cesare quando partirà alla ria e di grandi sofferenze, di carestie ed epidemie. conquista della Gallia. Il piccolo villaggio nel frat- Milano è ormai ridotta ad un cumulo di macetempo è cresciuto a dismisura, diventando una cit- rie e ritorna ad essere un insignificante villaggio. tà vera e propria con un circo, un teatro, un foro, Passano trent’anni ed ecco arrivare i Longobardi un tempio e persino un edificio termale. L’Impe- che rimarranno padroni incontrastati per i prossiratore Aureliano ne farà sede preposta a vigilare il mi 200 anni e cioè fino al 774, anno in cui l’ultifronte occidentale, mentre Massimiliano Augusto mo re longobardo viene sconfitto da Carlo Magno. la sceglie addirittura quale capitale dell’Impero Ci si avvia verso il periodo degli anni bui, cioè Romano d’Occidente. La città verso il feudalesimo. La Milano viene cinta da nuove mura e abmedioevale vede rinascere la città bellita da nuovi monumenti (ne dopo anni di lotte e distruzioni, sono una traccia le colonne di S. accrescendo il commercio anche Lorenzo) mentre il cristianesimo con la Francia e la Germania. fa nuovi proseliti e conosce le Nell’anno mille si assiste ad una prime persecuzioni. Ma nel 313 ascesa dei ceti medi, cioè i mercanCostantino emana un editto con ti e gli artigiani, che praticamente cui concede piena libertà di culto assunsero il governo della città, seai cristiani e questo sarà l’avvio gnando così per Milano il raggiunper un nuovo periodo che culgimento dell’assetto comunale. minerà con l’arrivo di Ambrogio Questo nuovo centro di potere nel 369, in qualità di magistrato coincide con l’attuazione, da parte e successivamente acclamato vedel Comune, di una politica espanscovo della popolazione milanese. sionistica verso le città limitrofe. Ritratto di Gian Galeazzo Visconti

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Ne conseguirono alcune guerre contro Lodi, Pavia e Crema. Affermata la sua preminenza sulla Padania, Milano divenne la principale antagonista di Federico Barbarossa che nel 1162 la distrugge pesantemente e fa allontanare la popolazione. Ma con la Lega Lombarda, il Barbarossa viene sconfitto a Legnano e con la pace di Costanza nel 1183 viene a configurarsi una nuova era, quella che sfocerà nel 1330 nella signoria attribuita ad Azzone Visconti. Costui abbellisce la città costruendo chiede e palazzi mentre lo zio Luchino che gli succede, crea nuove fabbriche e fa rinascere l’agricoltura. Nel 1386 con Gian Galeazzo Visconti inizia la costruzione del Duomo di Milano, la città prospera e diventa la più potente Signoria italiana. Nel 1450 prende il potere Francesco Sforza e ventisei anni dopo è la volta di Lodovico il Moro, il cui ducato vede l’opera ingegnosa di Leonardo da Vinci, rimasto a Milano fino al 1499. Seguiranno anni difficili fra guerre e pestilenze, la più grave delle quali uccide 80.000 milanesi nel 1524, mentre le grandi potenze dell’epoca Francia-Austria e Spagna si contendono il ducato di Milano. Nei duecento anni successivi si assiste ad un’alternanza di potere fra le tre monarchie europee che si annettono e perdono vicendevolmente il controllo del capoluogo lombardo. Da notare che, nel 1776, sotto la corona di Maria Teresa d’Austria inizia la costruzione del Teatro alla Scala. Dopo la dominazione spagnola e austriaca, Milano vedrà l’arrivo di Napoleone che nel 1797 crea la Repubblica Cisalpina prima e la Repubblica Italiana poi, diventandone il Presidente. Ma nel 1805, dopo essersi incoronato imperatore dei Francesi, Napoleone fonda il Regno d’Italia, diventandone Re e cingendo nel Duomo di Milano la famosa Corona Ferrea appartenuta ai Re longobardi. Sotto il dominio francese, Milano conosce un robusto incremento demografico e riafferma la sua importanza culturale ed economica. Napoleone decide l’edificazione dei bastioni, sul tipo di quelli parigini e un insieme di nuove arterie ancor oggi ritenute validi sistemi di smistamento del traffico cittadino. Tornata dall’Austria dopo il periodo napoleonico, Milano viene a far parte del Regno Lombardo-Veneto e nel 1859 a seguito della seconda guerra di indipendenza, passa al Regno di Sardegna trasformandosi poi nel 1861 in Regno d’Italia. Il resto è storia recente, anch’essa segnata da guerre terribili e sanguinose che sono sfociate nel triste periodo della Repubblica di Salò per finire altrettanto tristemente in Piazza Loreto a Milano, dove vennero appesi ad un distributore di benzina i corpi di Mussolini e della Petacci.

STORIA

Napoleone Bonaparte, Re d’Italia

Carlo V d’Asburgo

Francesco Giuseppe I d’Austria

Ludovico Maria Sforza detto il Moro

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Politica

QUEL FENOMENO DI RENZI

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olti lo criticano dicendo che è arrogante, troppo sicuro di sé, una specie di imbonitore che ti fa apparire una boccetta d’acqua come l’elisir di lunga vita, che non sa neanche parlar bene l’inglese. Tutti difetti messi in mostra dalla satira politica di Crozza nella sua trasmissione televisiva. Eppure Renzi piace soprattutto per questa sua capacità di essere semplice, diretto e risolutivo. Ma, a voler ben vedere, a certa gente non va mai bene niente e nessuno. Berlusconi era prepotente e furbo, Monti era soporifero, Letta una nullità, per non parlare dei ministri che si sono avvicendati nei vari dicasteri. Oggi c’è Matteo, reo di non essere stato eletto, anche se ha stravinto le Primarie con buona pace di Bersani & C. Lo abbiamo visto, spavaldo e sorridente, incontrare i Grandi della Terra, come fosse una specie di Camerun nostrano, uno che la sa lunga, che non ha paura di essere sconfitto. Lui gioca duro e minaccia le dimissioni se non riesce a far passare la legge elettorale? E’ un braccio di ferro finto, perché sa di averla vinta, che nessuno oserebbe affrontare una nuova stagione politica al buio, senza alternative. In questa Italia della crisi, è stato un bene che arrivasse Renzi a governare perché innanzi tutto ha ridato al paese quella credibilità internazionale che era diventata scricchiolante dopo le note vicende berlusconiane. Poi bisogna dire che qualche riforma l’ha fatta, in barba ai sindacati e allo stesso PD. Non sarà come la Tatcher, ma non è neanche come Brunetta. Insomma, il nostro Premier è decisamente un fenomeno? Se per fenomeno, s’intende qualcuno diverso dai precedenti paragoni con la “vecchia” classe dirigente italiana, ebbene si può parlare di una positiva esperienza. Dove vuole arrivare Renzi? Sicuramente vuol raggiungere quella maggioranza vagheggiata da Grillo che sperava di superare il 51%. Poi si vedrà, ma le ambizioni autoritarie del Premier vanno ben oltre, considerando la sua giovane età. Si è anche detto che Renzi è fortunato per essere avvantaggiato dallo sfaldamento della destra berlusconiana, che lo pone in posizione privilegiata nello schieramento parlamentare. Ma si dice anche che la fortuna aiuta gli audaci. 35


Politica

La Riumione della Lega a Pontida nel 2013

la repubblica secondo la lega

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e si parla di politica e di Milano, non si può non parlare della Lega Nord. L’origine della Lega, o meglio delle leghe, è da ricercarsi nella crisi della Dc al nord durante le elezioni politiche del 1987, quando con il loro 1,8% le leghe settentrionali riuscirono a inviare un deputato e un senatore nei palazzi di potere a Roma. Parliamo di Giuseppe Leoni e Umberto Bossi. La minaccia di questi movimenti di protesta, considerati politicamente del tutto marginali, se non addirittura fenomeni legati al folclore di qualche sperduta provincia, era ben più grande di quanto i vecchi partiti potessero immaginare. Infatti fu proprio la base geografica il pilastro fondante del leghismo, che mise le sue radici nelle valli del nord, dove prevaleva un’economia chiusa di tipo localistico. Le zone rurali del Veneto, le pendici alpine del Bergamasco, il Varesotto, durono questi i luoghi che diedero i natali alle leghe fin dal lontano 1979, quando apparvero per la prima volta la Liga Veneta e una lista autonomista organizzata da Bossi. Da quel momento in poi, a ogni scadenza elettorale,

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sono cresciuti i suffragi. Al grido di “La Lombardia ai lombardi”, la lega si è fatta strada con la sua carica anti-partitocratica, sfruttando l’avversione montante dell’opinione pubblica, che è sfociata poi nello scandalo di Tangentopoli e nella fine della Prima Repubblica. I leghisti, pur considerati ‘figli di un benessere minore’ come è stato scritto da politologi come Giovanni De Luna, facevano riferimento a una popolazione che aveva un tenore di vita tra i più alti di tutta Europa. Corruzione, sprechi, disservizi, l’Italia era in balia di un sistema partitocratico di stampo democristiano, esacerbato poi dalle spregiudicate tendenze socialiste di Bettino Craxi, che con la sua riforma del fisco del 1985 marcò una tappa significativa nel diffondersi della protesta leghista. Autonomia e federalismo: Bossi traduceva i messaggi teorizzati da Gianfranco Miglio, studioso di diritto costituzionale, con rozzi ma efficaci slogan propagandistici all’insegna dell’anti-meridionalismo viscerale, lo stesso che oggi tutti i detrattori di Salvini continuano a ricordargli durante i suoi pittoreschi, ma incoerenti, raduni leghisti al di sotto del Po.


Politica

Ad ogni modo, è innegabile che il successo della Matteo Salvini lega derivi proprio dalla sua natura non ideologica, dal suo collocarsi al di fuori del continuum destra-sinistra, dal suo carattere fortemente pragmatico e le parole d’ordine di carattere sloganistico. Alla base della lega c’è, infatti, lo scontro tra territorio e politica. La coalizione con Berlusconi e l’ascesa degli anni ‘90 della Lega sono solo dei segnali significativi del voto di protesta degli italiani, che subiranno un brusco stop intorno alla fine del decennio. Oggi, a meno di 30 anni dal primo ingresso della Lega nord in parlamento, la situazione non è cambiata di molto: la Lega continua a cercare consensi in giro per l’Italia, voti di protesta, questa volta quelli sfuggiti al M5S dopo l’enfasi della prima ondata, i voti dei disgustati, di chi non ricorda, o di chi vive il territorio e lo mette al di sopra del bene comune. Eppure, nonostante la carica antipartitocratica di Bossi, non sono mancati gli scandali al partito di via Bellerio. Dopo lo scandalo Enimont, schivato solo in parte grazie all’ammissione, al risarcimento e all’espulsione di Patelli, il 5 aprile 2012 Bossi è stato costretto alle dimissioni a causa del cosiddetto scandalo Belsito, dal momento che parte del denaro della Lega Nord, ottenuto come finanziaMario Borghezio mento pubblico, sarebbe stato utilizzato dalla famiglia di Bossi per scopi privati. La truffa dei rimborsi elettorali, quantificata dalla procura in 40 milioni di euro, è stato un terremoto che ha travolto la lega e scaraventato Bossi fuori dalla leadership. Lo scandalo ha travolto anche Renzo, figlio di Umberto, che nel marzo del 2010 era stato eletto come consigliere regionale della Regione Lombardia. Francesco Belsito, infatti, sembra fosse il detentore dei segreti più scomodi del partito del carroccio: sempre nel maggio 2012, durante un controllo della Guardia di Finanza nella cassaforte dell’ex tesoriere della Lega, è stato rinvenuto un diploma di laurea triennale conseguito nel settembre 2010 presso la facoltà di economia di Tirana, in Albania, sembra a spese del partito. C’è poi lo scandalo Cota, un episodio che ha senza ombra di dubbio tagliato le gambe alla Lega, rimuovendo il Piemonte dalla sfera di influenza del partito del carroccio. Pall Mall azzurre, una cena per tre da Celestina ai Parioli, degustazioni di tartufi da Eataly, cravatte, argenteria, tutte spese a carico dei contribuenti che, nonostante non facciano una somma così esorbitante, hanno il grande difetto di essere personali. Non tutte però, e forRenzo Bossi se è anche peggio: secondo le indagini degli inquirenti, alcune delle spese imputante a Roberto Cota sarebbero state sostenute mentre lui era da tutt’altra parte. Tra gennaio e febbraio 2014, si arriva poi all’annullamento da parte del TAR delle elezioni che lo avevano decretato governatore per irregolarità riscontrate nelle schede elettorali. E così fine anticipata della legislatura piemontese e altro schiaffo per la Lega Nord, che da anti-partito è diventata partito a tutti gli effetti.

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Politica

Se Umberto continua ad aleggiare alle spalle della Lega come un’inevitabile eminenza grigia, si può dire con una certa ragionevolezza che la prima Lega, quella dei primi ingressi in parlamento, il partito nuovo, è decisamente tramontata. Albeggia quella di Salvini? Il punto interrogativo è d’obbligo. Il 2013 è stato l’anno di Salvini, il nuovo delfino della Lega, come segretario federale. Matteo Salvini sembra ricalcare le orme di quello che, al netto di Maroni, si può tranquillamente definire il suo predecessore, e lo fa cercando di sfruttare l’insofferenza italiana su temi sociali sensibili, usando un facile razzismo contro la scarsa funzionalità politica ed economica del paese. Salvini sta inoltre cercando di sfruttare l’immigrazione clandestina, gli scafisti, tutti temi che riguardano l’Italia da vicino, che esasperano il cittadino, cavalcando l’onda del populismo per schierarsi in un’opposizione affatto singolare. Il primo figlio della politica di Salvini è ‘Noi con Salvini’, partito

Roberto Maroni

Flavio Tosi

politico nato come controparte della Lega Nord ma dedicato al centro e al sud. Una scelta politica ampiamente criticata, soprattutto in occasione dell’evento del 28 febbraio 2015 a Roma, preludio di un terremoto mediatico che si si è concluso il 10 marzo con l’espulsione, da parte di Salvini, di Flavio Tosi, leader storico della Liga Veneta. I motivi dell’espulsione? Divergenze con il segretario, nello specifico la voglia di Tosi di non rinunciare alla Liga in vista del commissariamento fortemente voluto da Salvini. E su questi presupposti continua l’infedeltà leghista nei confronti di Forza Italia, come venne battezzata negli anni ‘90, quando Bossi, vedendo il calo di consensi registrato alle europee in seguito all’alleanza con Berlusconi, decise di abbandonare la cordata per tornare a correre da solo. I parallelismi tra Bossi e Salvini, dunque, sembrano appropriati, ma non sembra esserci alcuna vicinanza tra i risultati elettorali, che ad

oggi restano fin troppo discreti. Piovono, invece, le polemiche, non ultima quella che ha visto il segretario federale sospeso da Facebook per 24 ore per aver usato in un post la parola ‘zingari’: un portavoce di Facebook ha poi precisato che la sospesione dell’account di Salvini è avvenuta per espressioni di incitamento all’odio. Matteo Salvini, però, sembra aver imparato qualcosa anche da Silvio Berlusconi: negli ultimi mesi è apparso con una frequenza fin troppo sospetta su un numero incalcolabile di giornali e rotocalchi, spesso con articoli che di politico hanno ben poco. Tra questi, il ‘Salvini messo a nudo’ è forse il punto più basso toccato dal delfino di Bossi, senza considerare gli scoop amorosi che si rincorrono, rubando il mestiere ai poveri tronisti di Maria De Filippi che si trovano relegati in secondo piano, nascosti dai flirt del leader del carroccio. Eppure i giornali continuano ad accogliere questi scoop, conferendo al leader della Lega un trampolino di lancio per en-

Luca Zaia

Roberto Calderoli

trare nelle case degli italiani, farsi conoscere (certo, nel peggiore dei modi) da loro e poi accattivare la loro attenzione in tutti i talk show possibili con le sue frasi a effetto, forse perché sa benissimo che in Italia, questo, è il modo più facile per continuare a cavalcare l’onda televisiva. L’unico modo per essere qualcuno. Ma se da un lato Salvini riesce ad attirare l’attenzione degli italiani, dall’altro una domanda sorge spontanea: che fine farà la Lega alle prossime elezioni? Basteranno questi escamotage ‘pubblicitari’ per raccogliere i consensi che l’incoerenza di certo non può portare? Basteranno queste finte casualità per far dimenticare, ancora una volta, gli insulti leghisti all’Italia, i desideri di secessione, la voglia di decollare senza trascinarsi dietro il ‘peso morto dello stivale’? Basterà questo fumo negli occhi per far dimenticare agli italiani le vere origini - ancora innegabilmente presenti nel partito - della Lega? Stefano di Pino

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IL TEATRO ALLA SCALA

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tendhal lo definì “il primo teatro del mondo”, per architettura e acustica. E in effetti il Teatro alla Scala di Milano, confidenzialmente conosciuto come La Scala è uno dei teatri più famosi al mondo, che da oltre 200 anni ospita artisti famosi nazionali e internazionali, per un cartellone artistico di tutto rispetto. Il Teatro si trova nell’omonima piazza, a fianco del Casino Ricordi che ospita il Museo del teatro stesso. Il nome deriva dalla Chiesa di Santa Maria alla Scala, che sorgeva proprio lì, dove oggi si trova il teatro, ed era intitolata in onore della sua committente Regina della Scala. Alla fine del XVIII secolo la chiesa venne demolita proprio per far posto al “Nuovo Regio Ducal Teatro alla Scala”, fondato, per volontà dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria, in seguito all’incendio che il 26 febbraio 1776 aveva distrutto il Teatro Regio Ducale, antica sede delle rappresentazioni liriche a Milano; venne inaugurato il 3 agosto 1778 con “L’Europa riconosciuta”, dramma per musica composto per l’occasione da Antonio Salieri. Ai lavori parteciparono architetti e artisti di spicco del tempo: il progetto fu disegnato dal celebre architetto Giuseppe Piermarini, mentre la decorazione pittorica fu realizzata da Giuseppe Levati e Giuseppe Reina. Domenico Riccardi dipinse invece il sipario, rappresentante, pare su suggerimento del Parini, il “Parnaso”. Inizialmente il Teatro alla Scala ebbe tante funzioni, non soltanto quella di luogo di spettacolo, ma anche di sala da ballo, di sala per cerimonie e per il gioco d’azzardo, i cui proventi erano una delle principali fonti di finanziamento del teatro. Qui hanno debuttato i migliori: nel 1812 ci fu “La pietra del paragone” di Rossini, per la quale la Scala divenne il luogo deputato

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alla rappresentazione del melodramma italiano fino ad oggi, Saverio Mercadante, Gaetano Donizetti, Vincenzo Bellini. Giuseppe Verdi fece il suo esordio proprio qui, nel 1839 con “Oberto, Conte di San Bonifacio” opera che gli fece ottenere altre commissioni dagli impresari della Scala. E poi compositori tedeschi (come le opere di Wagner) e francesi. Dal 1897 al 1889 emergenze sociali portarono alla chiusura del teatro, che riaprì con nuovi esordienti nomi, come Giacomo Puccini e Toscanini. Un luogo di eccellenze e debutti d’onore, questo è La Scala: qui Maria Callas ottenne il suo primo trionfo scaligero nel 1950 con l’”Aida”, qui la regia di molte liriche vennero affidate a registi come Giorgio Strehler, Luchino Visconti, Franco Zeffirelli, Pier Luigi Pizzi e Luca Ronconi, che permisero al pubblico di vedere con occhi nuovi i libretti. Qui si sono esibiti ballerini del calibro di Léonide Massine, George Balanchine, Rudolf Nureyev, Carla Fracci e Luciana Savignano. La direzione del teatro - che attualmente è di competenza del Mibac - è stata affidata a direttori come Claudio Abbado, Riccardo Muti, Claudio Fontana, con stagioni teatrali sempre diverse e innovative. L’edificio subì, nella sua storia, due profonde ristrutturazioni: la prima dopo che che nell’agosto del 1943 fu demolito in buona parte da un bombardamento. La ricostruzione fu avviata subito e terminò nell’immediato dopoguerra, nel 1946. La seconda nei primi anni 2000: nel maggio del 2002, infatti, fu presentato il progetto di ristrutturazione, ormai non più post-ponibile. Qualsivoglia teatro voglia ambire ai livelli di fama e notorietà della Scala, non deve mancare di un requisito fondamentale, tra gli altri, ovvero un’eccellente acustica.


Tra gli accorgimenti adottati dal Piermarini, oltre alla forma della sala, vi fu la scelta della volta di legno, quasi una cassa di risonanza naturale. Un altro piccolo accorgimento fu il diminuire sensibilmente le dimensioni delle colonne che separano i vari palchi. Ottenne in questo modo, secondo le fonti, un’acustica pressoché perfetta in ogni punto della sala, considerata tra le migliori dei suoi tempi. Secondo uno studio del 1962, firmato Beranek, il Teatro alla Scala ha un’acustica eccellente, comparabile, tra i maggiori teatri europei, alla sola, ma ben più tarda, Staatsoper di Vienna del 1869. Un accenno va infine fatto a quella che sono le stagioni scaligere: nei primi anni, a fronte di un numero relativamente basso di titoli (undici, ad esempio, nel 1810), molte erano le repliche (228 alzate di sipario suddivise in tre stagioni, Carnevale, Primavera e Autunno). Nel 1920 venne abolita la suddivisione in stagioni: l’attività si svolgerà d’ora in poi in continuità da novembre a giugno. Si può notare come a partire dall’inizio del XX secolo aumenti nettamente il numero degli spettacoli ma diminuisca quello delle repliche: nel 1929, ad esempio, le opere in cartellone sono trentadue, le alzate di sipario centoquarantasei. Negli anni settanta, durante la permanenza del sovrintendente Paolo Grassi, la Scala visse il periodo di maggior produttività, garantendo quasi trecento rappresentazioni all’anno. Nel secondo decennio del XXI secolo, grazie soprattutto alla modernizzazione della macchina scenica, la Scala aumenta la propria attività: dalle circa 190 alzate di sipario degli anni novanta, si raggiunge il numero stabile di circa 280. La stagione di Carnevale cominciava tradizionalmente il 26 dicembre. L’attuale consuetudine di inaugurare la stagione lirica il 7 dicembre, giorno di Sant’Ambrogio, patrono di Milano, fu introdotta nel 1940 e poi, stabilmente, per volere di Victor de Sabata, a partire dal 1951. Proprio il 7 dicembre di quell’anno Maria Callas, che aveva debuttato sul palcoscenico scaligero pochi

mesi prima, ottenne il suo primo trionfo milanese cantando ne I vespri siciliani diretti dallo stesso De Sabata. Lo spettacolo della sera di Sant’Ambrogio, è insieme un evento culturale, istituzionale e mondano profondamente radicato nella vita italiana. E’ difficile condensare in poche parole la grandezza ed il lustro di questo che più che un teatro, è oramai un’istituzione, possiamo qui ricordare che nel 1996 fu costituita per legge dello Stato italiano, della Regione Lombardia e del Comune di Milano, La fondazione Teatro alla Scala, una fondazione di diritto privato, senza scopo di lucro, con il fine di perseguire la diffusione dell’arte musicale, l’educazione musicale della collettività, la formazione professionale dei quadri artistici e tecnici la ricerca e la produzione musicale, anche in funzione di promozione sociale e culturale, ai cui “fondatori di diritto” può aggiungersi qualsiasi soggetto, pubblico o privato, straniero o italiano, che concorra alla formazione del patrimonio della fondazione con un contributo minimo fissato dallo statuto, ma per sancirne il primeggiare a livello mondiale, basterebbe elencare tutte le celebrità che hanno suonato, cantato, diretto e assistito, in poche parole vissuto La Scala di Milano, e non solo sarebbe un elenco interminabile, visti i più di 300 anni di vita ma quasi sicuramente, ineguagliabile da qualsivoglia altro teatro nel mondo. Abbiamo iniziato questo viaggio alla scoperta de La Scala citando Stendhal, bene lo concludiamo ora, ampliando quella citazione, immaginandoci di essere accanto allo scrittore, appena uscito da una prima, nel lontano 1816, tra lo scalpiccio di zoccoli di qualche carrozza, la luce fioca di lampioni a petrolio, girarsi e osservare il teatro, mormorando ad un amico che in quel momento, di passaggio, lo saluti: “Esco ora dalla Scala. È per me il primo teatro del mondo, perché è quello che procura dalla musica i maggiori piaceri. Quanto all’architettura, è impossibile immaginare nulla di più grande, più solenne e nuovo”.

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Palazzo reale 42


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limt, Leonardo da Vinci, Brassai, Giotto. Cos’avranno in comune questi nomi? Apparentemente solo il fatto di essere stati delle icone e fonte di ispirazione per molti artisti moderni; andando più nel profondo, invece, scopriamo che c’è un luogo di Milano avvolto da storia e leggenda, che oggi è diventato lo scenario ideale per ospitare le mostre dei più grandi artisti della storia: il Palazzo Reale. Importante centro culturale contemporaneo, l’edificio è stato per molti secoli sede del governo della città di Milano, situato proprio alla destra della facciata del Duomo. È con le famiglie Torriani, Visconti e Sforza che la struttura prende vita diventando sede del Ducato di Milano. La prima pianta del palazzo che possediamo, risalente alla seconda metà del Cinquecento, ci mostra un corpo di fabbrica porticato che prosegue lungo via Rastrelli fino alla contrada delle Ore. Proprio in questo periodo, e durante il dominio spagnolo, Ferrante Gonzaga eleva la corte ducale a vero e proprio palazzo di residenza del governo milanese. Da questo momento il palazzo diviene Palazzo Gonzaga. Iniziano le grandi opere di ristrutturazione: sotto il porticato vengono ricavate alcune stanze che dovevano già da allora servire come sede del Consiglio segreto e viene

deciso di demolire l’antica chiesa di S. Andrea al Muro Rotto; nessuno sa con precisione dove fosse situata questa chiesa ma alcuni indizi fanno pensare che poteva trovarsi alla fine del nuovo porticato, edificato proprio da Gonzaga. Grazie a queste migliorie, nel palazzo inizia a svilupparsi una vivacissima vita di corte: vengono organizzati tornei di tutti i tipi in onore degli illustri ospiti che lo raggiungono e allestite molte commedie da recitarsi nella sala del Senato. Questa felice stagione viene però bruscamente interrotta dall’arrivo a Milano di Carlo Borromeo, nemico dei Carnevali e delle feste. Il nuovo arcivescovo reclama il Palazzo trasformando il grande cortile adiacente ad esso nella Canonica degli Ordinari. Nel 1594 si sposa a Milano il figlio del governatore Fernandez de Velasco e l’occasione porta ad allestire nel cortile del palazzo un “Theatro di legname” dove viene rappresentata La caduta di Fetente, primo esempio di melodramma, il cui progetto fu di Giuseppe Meda. Questo evento segna l’inizio della lunga storia che si concluderà nel Settecento con la costruzione del Teatro della Scala. Nel Seicento, grazie ad una congiuntura economica favorevole e alla canonizzazione di S. Carlo Borromeo, Milano è piena di cantieri e così anche il Palazzo: vengono 43


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alazzo Castiglioni vi dà il benvenuto a Mantova, città dove arte, storia e natura, si trasformano in emozioni. Le sue esclusive suites, dotate di ogni moderno comfort, offrono la privacy e l’esclusività di una dimora privata. Mantova, dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, è una splendida città d’arte e paradiso di tradizioni gastronomiche. Circondata dai laghi, offre itinerari artistici e naturalistici di altissimo livello. Il suo cuore è Piazza Sordello, universalmente riconosciuta tra le 10 piazze più belle del mondo. Qui si affacciano Palazzo Ducale, la cattedrale di San Pietro, Palazzo Castiglioni e la torre del Gabbia. La vicinanze alle autostrade ed ai collegamenti ferroviari ed aerei, fanno di Mantova una meta facilmente raggiungibile.

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create nuove fontane interne per portare acqua pulita nelle stalle, nelle lavanderie e nelle cucine ma la Guerra di Successione spagnola ha grandi conseguenze anche sulla magnifica struttura. Per dieci anni, dal 1707 al 1717, nessuno decide di abitare il Palazzo fino a quando il primo governatore austriaco - il Loewenstein - avvia i lavori di ampliamento del teatro con quattro ordini di palchetti e un loggione disposti a ferro di cavallo con una grande platea. Rispetto agli anni passati - dove al rinnovamento significava ricerca di bellezza - la ricostruzione, in questo caso, è semplicemente un’operazione politica volta a rendere meno traumatico il passaggio dalla Spagna, lontana e favorevole a larghe autonomie, all’Austria molto più incombente e minacciosa. L’arrivo del Pallavicini, prima ministro plenipotenziario e poi governatore, porta con sé nuove opportunità culturali per la città.

dimora una simile area che comportava un movimento continuo di estranei proprio accanto agli appartamenti privati. Nel 1796, l’arrivo di Napoleone sconvolge tutta Milano; il Palazzo viene privato del suo stemma diventando Palazzo Nazionale e sede degli organi di governo. Le stanze, quindi, diventano accampamenti delle truppe francesi di passaggio. Dopo cinque anni di violenze e sconvolgimenti arriva la tanto attesa proclamazione del Regno d’Italia che permette al Palazzo di rinascere e raggiungere il suo apogeo: non più sede di un piccolo ducato ma di un vasto regno comprendente tutta l’Italia settentrionale. A metà Ottocento, con l’annessione della Lombardia al Piemonte, il Palazzo passa ai Savoia che diventa, progressivamente, un luogo disabitato visto che Umberto I soggiorna principalmente nella Villa Reale di Monza. L’ultimo ricevimento a Corte

Riscontrata la grande povertà degli arredi, decide di rinnovare gli interni del Palazzo con nuove sedie, porcellane e maioliche, tutto a sue spese. Ma la trasformazione più significativa viene realizzata nel corpo verso il cortile dove le sale dei Festini e degli Imperatori vengono unite in un’unica enorme Sala da Ballo. Nella seconda metà del diciottesimo secolo, sotto gli Asburgo e complice il matrimonio tra Ferdinando e Maria Beatrice d’Este, il Palazzo Reale è luogo di festosa vita di corte e vede importanti artisti e architetti lavorare a trasformazioni di varia natura. I lavori vengono diretti da Giuseppe Piermarini, affiancato da Leopold Pollack inviato a Vienna per controllare le spese e per “studiare”. Durante l’ammodernamento brucia il Teatro di Corte in circostanze piuttosto sospette. Molti sostengono che l’incidente sia opera dell’Arciduca che non voleva nella sua

viene dato nell’aprile 1906, per l’inaugurazione dell’Esposizione Internazionale al Parco Sempione. Nel 1919 i Savoia lo cedono assieme a molte altre loro proprietà; il Palazzo viene assegnato al Ministero dell’Istruzione Pubblica che lo destina a Museo d’Arte Applicata all’Industria mentre una parte è donata al Comune. Il colpo forse più duro viene sferrato dal fato nel 1943 quando un incendio causato dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale distrugge i Fasti dell’Appiani e tutti gli affreschi sulle volte dei saloni. Tutto questo però non ha ostacolato lo sviluppo quasi armonico di questi spazi: da residenza per le più influenti famiglie della storia del nostro paese a luogo di incontro tra arte e cultura. Dal dopoguerra in poi, infatti, i suoi saloni hanno visto l’allestimento di straordinarie mostre che hanno attirato pubblico da ogni angolo dell’Italia.

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il Castello sforzesco

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l Castello è sempre stato visto dai milanesi come luogo di tirannide perché simbolo di potere: la struttura, infatti, è stata dimora di coloro che hanno governato Milano e i suoi dintorni, dal trecento all’unificazione d’Italia. Associato da sempre alla famiglia Sforza, il Castello però è stato ideato da Galeazzo II Visconti tra il 1360 e il 1370 ed è il più grande tra tutti i castelli costruiti da questa dinastia. Con la fine dell’ultimo Signore, nel 1447, i milanesi proclamano finalmente la tanto attesa Repubblica Ambrosiana e la dimora viene in parte danneggiata dai cittadini stessi che, solo qualche anno dopo, accolgono come loro difensore e liberatore Francesco Sforza, proclamato dal popolo Signore di Milano. Una delle prime decisioni è proprio quella di rinnovare il Castello, giustificando la ricostruzione con il desiderio di abbellire la città e di garantirne la sua difesa contro i nemici. Come accade spesso in questo periodo storico, lavori di questo tipo si protraggono per decenni e, anche in questo caso, il completamento si intensifica con Galeazzo Maria, successore di Francesco Sforza.

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Tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento la struttura viene ripetutamente danneggiata dagli attacchi tra francesi, milanesi e le truppe germaniche. Questo sfociò nella grave esplosione, con conseguente distruzione, della Torre del Filerete del 1521 all’epoca utilizzata come armeria. Nel 1535 il castello passa sotto il dominio spagnolo, divenendo anche il fulcro della nuova cittadella, nonché sede delle truppe iberiche; il gruppo di soldati era uno tra i più grandi d’Europa, arrivando a contare fino a tremila uomini. Attraverso le testimonianze letterarie e le fonti iconografiche, sappiamo che è proprio grazie agli spagnoli se il Castello inizia ad assumere sembianze pacifiche: ospita una farmacia, un ospedale, botteghe, una panetteria, due forni, un’osteria, due chiese e vasti depositi. Purtroppo però, anno dopo anno,

con l’arrivo degli Asburgo e di Napoleone, la struttura torna a rappresentare per i cittadini quel luogo di dolore e tirannia che per molto tempo il popolo aveva combattuto e respinto. Nel 1796, addirittura, viene presentata una petizione popolare che richiede l’abbattimento del castello; quattro anni dopo, proprio Napoleone ne ordina la demolizione che inizia nel 1801. Nello stesso anno però l’architetto Antolini presenta un progetto per la trasformazione della costruzione con una piazza circolare, portici perfetti per ospitare negozi e magazzini ma l’idea viene respinta perché troppo costosa per una città di meno di 150 mila abitanti. Il dibattito su cosa fare del Castello attraversa come una ferita tutto l’Ottocento. Molti milanesi propongono ancora una volta di abbatterlo definitivamente per dimenticare i secoli di oppressione militare ma l’importanza 48


storica dell’edificio porta la maggioranza tra Signori e popolo a impegnarsi per riportarlo alle forme della signoria degli Sforza. Nel 1905 viene inaugurata la Torre del Filarete, ricostruita in base ai disegni del XVI secolo, mentre, nella vecchia piazza d’armi vengono poste centinaia di piante che oggi hanno preso il nome di Parco del Sempione, giardino paesaggistico in stile inglese. Dall’inizio del Novecento al 1999, il Castello ha ospitato la Scuola superiore d’Arte mentre oggi è sede, tra le altre cose, della Pinacoteca, del Museo egizio, della Biblioteca Trivulziana e del Museo del mobile. Ma non è tutto. Grazie ai suoi spazi immensi, non è strano trovare installazioni o mostre all’interno o adiacenti le sue mura, soprattutto in questi ultimi mesi nei quali Milano, grazie all’Expo, è diventata un polo d’attrazione mondiale. La scorsa estate, per esempio,

Largo Cairoli - l’area che sorge proprio davanti al Castello - è stato occupato da un campo di mais. Si è trattato di un’installazione allestita presso l’Expo Gate, costituita da una vera e propria piantagione di mais di 360 metri quadri che contava più di 1500 piante e che copriva di quasi due metri d’altezza il panorama sull’orizzonte di piazza Castello. L’iniziativa ha incuriosito i milanesi soprattutto per l’effetto sorpresa potenziato dall’allestimento notturno del campo. All’interno delle mura, invece, sarà protagonista la tecnologia. Ologrammi, touch screen e restauratori virtuali si materializzeranno in alcuni spazi del Castello Sforzesco raccontando il restauro della Sala delle Asse, trasformando quegli ambienti in un’esperienza immersiva ad alto contenuto tecnologico, dove la storia si intreccerà in maniera indissolubile con la modernità. 49


la fabbrica del duomo Una montagna di marmo senza eguali nel mondo

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cco il Duomo, a giganteggiare sulla piazza e sulla città, di cui è simbolo. Spettacolare nella sua imponenza come lo è la sua travagliata, e apparentemente inesauribile, storia della costruzione, cui contribuirono di secolo in secolo, oltre venti architetti. In stile tardogotico, deve buona parte della sua ama alla eccezionalità delle dimensioni: 158 metri di lunghezza e 93 di larghezza, al transetto. Per superficie interna, circa 11.700 metri quadrati, è il terzo tempio della cattolicità: dopo San Pietro e la cattedrale di Siviglia. E poi c’è la stupefacente abbondanza delle statue esterne, circa 2.800, che anima l’ornamento marmoreo: fin dai primi anni di cantiere, infatti, il Duomo fu un vivace, attivissimo laboratorio d’arte, a cui, oltre agli scultori indigenti – da Matteo Raverti a Nicolò da Venezia, da Maffiolo da Cremona a Jacopino da Tradate – si unirono parecchi artisti transalpini, da Hans Fernach a Pietro Monich. Risultato: un carosello di santi e martiri, profeti e patriarchi che tra guglie (135) e finestroni vuol essere il simulacro del Paradiso. Su cui troneggia la Madonnina. Tradizione vuole che l’idea del Duomo risalga a Gian Galeazzo Visconti, che resse il ducato dal 1378 al 1402. Osservando – l’aveva davanti, a pochi metri – dalle finestre del suo palazzo la decrepita (e veneranda, visto che era del periodo carolingio) cattedrale

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di Santa Maria Maggiore, il duca si era convinto che la città avesse ormai necessità di un tempio all’altezza del suo prestigio e della sua prosperità. Tenuto anche conto che, eliminato lo zio Bernabò col quale aveva governato fino al 1385, era diventato signore di uno – vero – Stato che riuniva i ducati di Milano e Pavia. Una variante di questa tradizione sostiene invece che l’iniziativa di avviare la costruzione del Duomo gli sia stata suggerita dal cugino, l’arcivescovo Antonio da Saluzzo. Per contro, ci sarà anche chi, come Cesare Cantù, sosterrà invece che il merito della “montagna di marmo” fosse da attribuire al popolo milanese. Fatto sta che Gian Galeazzo volendo fare del Duomo il simbolo – ben proporzionato, viste le dimensioni - del suo potere, già a metà 1387 impose l’aereo gotico internazionale al posto del gotico padano, certamente più contenuto nei volumi. E per spazzare ogni titubanza stilistica il 16 ottobre di quell’anno costituì la Fabbrica del Duomo, e vi mise a disposizione la sua cava di marmo di Candoglia, nella bassa Valdossola: solo il marmo infatti consentiva la realizzazione del “megaprogetto”. La pietra estratta veniva caricata sulle chiatte e da lì, via fiume Toce, lago Maggiore e canali, giungeva fino al laghetto di Santo Stefano (oggi ricordato da via Laghetto), poche decine di metri dal cantiere.


In tutto un centinaio di chilometri, metà dei quali sul Naviglio. I lavori partirono spediti e già nel 1395era finita l’abside con i suoi tre finestroni. Meno di dieci anni dopo venne ultimata la prima guglia, ovvero raffigurante Gian Galeazzo e realizzata grazie alla generosità di un certo Carelli. L’altezza, la verticalità, la vertigine, anche spirituale, del Duomo ne fanno una cattedrale originale. Non c’è visitatore che salito in cima non sia rimasto estasiato dalla “bellissima e piacevolissima vista”. Perfino gli scettici ingegneri e architetti che seguirono l’imperatore Carlo V nella sua visita del 1541 rimasero, una volta tra le guglie, “sbigottiti nella vista e nelle considerazioni del grande artificio, e impendato peso e come mai si reggesse”. E qui salta fuori una particolarità costruttiva che fa del “cuore”religioso milanese un caso unico tra le cattedrali gotiche. Sono le due doppie volte, una interna che avvolge maestosamente lo spazio liturgico, l’altra superiore. Questo “tetto supplementare” oltre alla funzione meccanica di armonizzare spinte e controspinte di archi e crociere, ha permesso anche la realizzazione di quelle terrazze che danno al visitatore la possibilità di raggiungere ogni angolo panoramico. “Il Duomo è frutto di un entusiasmo tardivo per lo stile gotico, non richiesto da esigenze di clima e d’epoca – scriveva a proposito, a inizio Novecento, lo storico dell’arte Malaguzzi Valeri – Basta salire sul monumento per persuader-

si che tutta quella grande combinazione di volte, di archi rampanti, di controspinte, è più apparente che reale. Ma è pure un monumento senza eguali nel mondo, che produce sull’immaginazione un effetto straordinario: una montagna di marmo trasparente, splendida nella luce del giorno, magica al riflesso della luna”. Particolare attenzione meritano i tre grandi – oltre venti metri di altezza per 11,50 di larghezza- finestroni dell’abside: quello centrale è dedicato all’Incarnazione, con il suo raffinatissimo rosone del “Sole raggiante”, simbolo di Gesù. Come si diceva, “l’indomabile” cantiere monopolizzò per secoli la scultura milanese (e non ), per cui oggi ne costituisce una sorta di immenso museo, che, grazie alla suggestione dello spazio, allo slancio gigantesco dei piloni e al “girotondo” di santi e martiri ospitati nell’alto dei capitelli (altra caratteristica originale del tempio ambrosiano), subito attiva e concentra la tensione spirituale del visitatore. Impossibile, in questa sede, fare l’inventario di questo inesauribile patrimonio d’arte sacra. Il 18 febbraio 1808, ai piedi del monumento ormai noto come “lo scorticato” per via dell’essenzialità delle forme, fu trovato un cartello in cui, con ironia tipicamente meneghina, si leggeva “Regno d’Italia”, a sottolineare gli anni di “voracità”,anche artistica, di Napoleone nei confronti dei sudditi transalpini. di Ferdinando Maffioli

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I Navigli

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ilano non è solo moda ma è anche storia. Quella dei suoi abitanti provenienti da tutta Italia. E oggi da tutto il mondo. Una metropoli cosmopolita che non riesce a liberarsi del suo provincialismo nonostante una corsa quotidiana sfrenata alla modernità. Una capitale che puntando alla perfezione corre il rischio di perdere la sua identità. Asettici ed anonimi, alcuno quartieri del centro si sono già trasformati in una grande vetrina dedicata allo shopping internazionale. La vecchia Milano sta morendo. Sono ormai pochi i quartieri in grado di rivendicare un sapore di vissuto. Ma c’è chi ripete ancora in giro che “A Milano la vita comincia sui Navigli”. Situato a su ovest della città, lasciatosi alle spalle il quartiere di Porta Ticinese – diventato luogo di di shopping prediletto dalla gioventù modaiola locale - e la Darsena – un tempo tra i più importanti porti nazionali per ricevimento merci, c’è un borghetto soprannominato i Navigli,

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che lotta con forza per mantenere l’autentico profumo della vecchia Milano di cui tutti siamo nostalgici. Il Naviglio Grande ed il Naviglio Pavese sno gli ultimi due reduci della storica Cerchia dei Navigli scavati nell’epoca medioevale per volere della Chiesa e ricoperti sotto il regime fascista. Utilizzati all’origine per l’irrigazione dei campo e poi per il trasporto delle merci - tra cui i materiali di costruzione necessari allo sviluppo della città come i blocchi di marmo per il Duomo – essi rimangono gli ultimi due testimoni di un’epoca in cui Milano era una specie di Venezia con i suoi numerosi canali, i cosiddetti Navigli. L’ultimo barcone ha scaricato sabbia nella Darsena nel 1979. Tappa obbligata di ogni tour operator , fatto sta che il posto continua ad incantare. Chissà perché? Sarà per i suoi numerosi pub, osterie, trattorie storiche, botteghe di pittori, case di ringhiera... D’inverno o d’estate, sono tanti i milanesi che, finito di lavorare, si recano a piedi, in tram o in bici – la macchina è da evitare per mancanza di parcheggi sui Navigli, per farsi un drink o fare due passi in compagnia.

La “Montmartre” milanese, come viene spesso chiamata, ha ancora tanto da raccontare. Quartiere popolare da sempre, i Navigli hanno ospitato famiglie intere di meridionali, toscani, friulani, veneti in cerca di lavoro. Affollate fino agli anni Ottanta le storiche Cà de Ringhiera, che furono costruite senza fondamenta, come appoggiate sulla terra, sono state per secoli lo scenario della vera vita milanese. Oggi si sono quasi perse del tutto certe realtà, diventate parte del folklore: bucato pulito steso alle ringhiere, urla dei bambini che giocavano nei cortili sporchi, odori di cucina... contrabbando di sigarette tra ragazzi, etc. Con la ristrutturazione dei condomini avvenuta circa trent’anni fa, la quale ha visto artigiani, rigattieri ed operai locali fare le valigie, il quartiere si è imborghesito. I primi pittori sono arrivati ed hanno aperto le loro botteghe. I bagni in comune sui pianerottoli si sono trasformati in sgabuzzini di condomini signorili abitati da architetti, intellettuali, designer. Il quartiere ha perso l’autenticità e l’umiltà che caratterizzavano la sua gente. Oggi vanta dei prezzi di affitto e di vendita alle stelle. 53


la nuova darsena di milano

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Che fine hanno fatto i veri artisti, quelli che vivevano del lavoro delle loro mani? Sono rimasti in pochi: un calzolaio, un gioielliere, un fabbro; perfino le figlie della defunta Signora Piera che ha venduto per anni bombole di gas e legna da bruciare, hanno trasformato il vecchio magazzino a legna in un negozio di souvenirs. Negli appartamenti, i camini sono spariti. E l’attività non rende più. Spinti da mille motivi i veri “artisti” hanno lasciato spazio a pizzerie, discobar, pub... E con l’arrivo di questi ultimi è cresciuta la Milano da bere. Da sempre nel cuore dei milanesi - doc o di adozione – insieme al Duomo ed alla vecchia Brera, i Navigli sono diventati con gli anni la meta preferita dei numerosi turisti in visita nella città meneghina. Camaleonte, il quartiere offre mille sfumature. Animati soprattutto di notte, il Naviglio Pavese – che prosegue verso Pavia – e la “Ripa del Sabato sera” - per il più gran dispiacere di chi ci abita – sono le mete preferite per chi ama divertirsi.

Promettono serate indimenticabili. L’estate è senz’altro il periodo ideale per apprezzare i Navigli che si trasformano in una piacevole isola pedonale. Sedie lunghe, sdraio, ombrelloni e tavolini vengono allestiti per strada per la grande gioia dei visitatori. Più carismatica e tranquilla l’Alzaia – una delle due sponde del Naviglio Grande che porta l’acqua fino all’imboccatura del Ticino - è da vivere di giorno o di sera. Con i suoi studi di pittori, negozi di libri e botteghe di antiquari ed ex rigattieri si presta perfettamente a lunghe passeggiate pomeridiane. Ideali per un aperitivo tra amici o per una cena di lavoro, la Ripa e l’Alzaia non mancano mai di sorprendere. Ogni ultima domenica del mese, si tiene sul Naviglio Grande l’atteso mercatone dell’Antiquariato che raduna tutti gli appassionati di oggetti ed accessori vintage di tutta Italia. Si sente la necessità e la volontà di fare rinascere il quartiere prima che venga annesso dall’universo moda che si è già impossessato della via Tortona situata dietro la stazione di Porta Genova. 55


MAGIC CIRCUS - Regioni d'Italia.pdf 1 09/06/2015 14:46:49


moda & SHOPPING

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ilano è la capitale della moda per antonomasia. Offre ai suoi estimatoti moltissimi posti dove fare shopping, con un occhio particolare a quelle donne, e non solo, che amano lo shopping di lusso. Anche i negozi sembrano aver fatto un accordo tacito tra loro su come disporsi per le strade in modo da agevolare le “visite” delle clienti. Il tour prevede diverse tappe, prima fra tutte Corso Vittorio Emanuele con Piazza San Babila. Si inizia facendo un giro nel grande magazzino la Rinascente, un monumento dello shopping milanese, che deve il suo nome a Gabriele d’Annunzio. A suo corollario sono stati collocati vari negozi di marchi sofisticati come Max Mara, Moreschi, Bruno Magli, Pollini.

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Lungo questo percorso, accanto a questi nomi importanti della moda si cono anche marchi nuovi come H&M, Zara e Furla. Altra tappa obbligatoria è Corso Buenos Aires, una delle strade più lunghe d’Europa, che unisce Porta Venezia con Piazzale Loreto ed è costellata di negozi quali Timberland, Mandarina Duck, Benetton. Durante un acquisto e l’altro si possono godono anche le bellezze della città e non solo delle vetrine, visto che si trovano in uno dei quartieri più belli di Milano, tra cui il Duomo, per poi riprendere Via Torino, considerata il massimo per i giovani e per chi ama lo stile casual e sportivo, grazie alla presenza di alcuni grandi marchi sportivi come Foot Loker, Camper ed Energy, e per chi ama fare acquisti “alternativi” come Custo Barcellona, Diesel, Miss Sixty, Gas e Fornarina. Dopo questa anteprima, si è pronti per il vero shopping, quello che può offrire solo il “Quadrilatero della moda”.

La prima tappa è Via Montenapoleone, considerata una tra le prime quindici vie più costose e prestigiose del mondo, al pari della Fifth Avenue di New York , l’Avenue des Champs Elysees di Parigi, la Causeway Bay di Hong Kong, Oxford Street a Londra e la Pitt Street Mall di Sidney. È qui che si trovano gli atelier dei migliori stilisti. Le vetrine sono bellissime, lucenti, espongono gli oggetti più belli e più cool del momento. Le “creazioni” sembrano parlare, catturando l’attenzione e facendo sognare ad occhi aperti, tanto da spingere le shopper ad entrare senza che loro se ne accorgano. Qui si possono trovare tutti i vestiti delle grande marche, senza trascurare l’eleganza e la raffinatezza degli “accessori” che offre Cartier. Tra un acquisto e l’altro è facile ritrovarsi su Via Sant’Andrea, dove ovviamente non può mancare una vista da Chanel, da sempre segno dell’eleganza e della raffinatezza. Ultima tappa del quadrilatero è Via della Spiga, che offre il meglio del pret-à-porter.

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Il Padiglione Usa

expo milano 2015 “Fu vera Gloria?”

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er l’Esposizione Universale 2015 il Bureau International des Expositions ha indicato Milano. La scelta, avvenuta nel 2008, ha stupito, ma neanche troppo: Milano è stata la tredicesima città più visitata al mondo nel 2014 ed è stata inserita fra le tre destinazioni più importanti per il 2015. Una città d’affari e d’arte allo stesso tempo, da esplorare e amare, ricca di tesori. Milano è sempre stata una città interessante e vivace: uno dei Comuni più gloriosi durante il Medio Evo, una delle corti italiane più spettacolari durante il Rinascimento. Leonardo da Vinci arrivò a Milano da Firenze cercando lavoro e finì per rimanervi a lungo, così come molti altri dopo di lui. Essendo sempre stata città protagonista nella storia, Milano vanta una parte considerevole del patrimonio culturale italiano. Il Duomo, le chiese, i palazzi, i musei, senza dimenticare l’arte contemporanea, l’architettura e il design segno distintivo della città. Innumerevoli opere d’arte sono ospitate a Milano, e quasi tutte sono raggiungibili con una passeggiata a piedi.

Il padiglione del Brasile

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I nuovi quartieri che stanno nascendo all’insegna della modernità stanno modificando lo skyline, che si avvia a diventare uno dei più belli in Europa. Una delle domande più significative attorno all’Expo è: che cosa resterà dopo? Per dare una risposta significativa non si può non guardare al passato. Che cosa ha lasciato l’esposizione universale ai paesi che l’hanno ospitata Il Padiglione del Vietnam in passato? Due esempi su tutti sono senz’altro Parigi, Bruxelles e Shanghai. Nel 1889 l’Esposizione Universale ha toccato la capitale francese e il risultato, forse il più evidente di tutti, è la Tour Eiffel, sotto la quale è stata presentata la prima automobile a gasolio. Nel ‘58 è stato il turno di Bruxelles, dove l’Atomium, un ‘cristallo’ di ferro gigante è rapidamente diventato uno dei simboli del Belgio. Shanghai è diventata, nella sua interezza, un simbolo dell’Expo: per allestire la sua esposizione universale, infatti, nel 2010 la città è stata rasa al suolo e ricostruita. Qual è il risultato? La città del dopo-expo è un simbolo di meraviglia, un motivo d’attrazione che l’ha resa una delle mete turistiche più accattivanti dell’estremo oriente. Ma che volto avrà Milano durante e dopo l’Expo? Quali sono i cambiamenti che ha portato questa manifestazione e che porterà nel futuro? Da Rho l’Esposizione universale si allarga a macchia d’olio in tutta la città di Milano, si espande e trasforma con interventi urbani e architettonici che cambiano il volto della città in modo permanente. Sono molti Il Padiglione della Federazione Russa i progetti che coinvolgono Milano durante gli intensi mesi dell’Expo, molti legati a Expo e molti programmati per entrare in sinergia con il grande evento. Tutto questo comporta un’inevitabile metamorfosi urbana e, forse, anche sociale. Notevole l’intervento di riqualificazione della Darsena fra Porta Genova e Porta Ticinese, che riporta l’acqua nel centro della città e rilancia la pittoresca e storica zona dei Navigli per rimettere in funzione il sistema delle vie d’acqua leonardesco, che dal centro si estende in tutta la zona sud, quella agricola. Di grande importanza anche l’intervento che è stato fatto sul sistema viario della città e dell’hinterland, con un raccordo di ponti e strade che collegano A4 e A8. La città, però, si espande anche in termini urbanistici e proprio grazie a Expo 2015: è il caso di Cascina Merlata, nuovo quartiere con torri, case e scuole che estendono di fatto Milano. Ma la crescita è anche interna: in zona Tortona apre il Museo delle Culture all’interno della zona ex industriale dell’Ansaldo. Per parlare di qualcosa di più legato alle tematiche Expo, Il padiglione dell’Austria la Fondazione Catella e Fondazione

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SLOVACCHIA. IL MONDO IN TASCA

SLOVAKIA. WORLD INTO THE POCKET

Il concetto alla base dell’esposizione è ritrarre la Slovacchia come un paese dinamico dove si può trovare qualsiasi cosa si desideri, un paese con le migliori condizioni per fare il pieno di energia e allo stesso tempo anche fonte di ispirazione.

The concept of the exposition is to portray Slovakia as a dynamic country where you can find anything you wish for, a country with great conditions for replenishing your energy, and a source of inspiration.

Il concetto si basa su tre pilastri:

The concept is based on three pillars:

DIVERSITÀ

DIVERSITY

La Slovacchia è un paese con diversità di culture, storia, luoghi naturali ed esperienze.

Slovakia is a country of diverse cultures, history, natural sites and experiences.

SINERGIA SIMBIOTICA

SYMBIOTIC SYNERGY

La diversità del paese si mescola con la modernità e con la tradizione, con ciò che è locale e con ciò che è globale, in una sinergia simbiotica.

The country’s diversity blends with the modern and traditional, the local and global, in a symbiotic synergy.

ENERGIA POSITIVA

POSITIVE ENERGY

Il Padiglione stesso sarà l’epitome di un paese vitale e dinamico, pieno di energia positiva. Ogni esibizione, ogni programma e tutte le persone coinvolte rifletteranno la diversità e la sinergia simbiotica della Slovacchia. Dalle tradizioni locali alle moderne tecnologie slovacche.

The Pavilion itself, will be the epitome of this viable, dynamic country full of positive energy. Each exhibit, every programme and all the people involved, will reflect the diversity and symbiotic synergy of Slovakia. From local traditions to modern Slovak Technologies.

VIENI A RICARICARTI

COME AND RECHARGE YOURSELF

La Slovacchia è un paese pieno di energia positiva, un paese dinamico, energetico e dallo spirito giovane, pronto ad offrire fantastiche opportunità per ricaricarsi, avviare o far crescere un’attività commerciale.

Slovakia is a country full of positive energy. It is a dynamic, energetic and young-spirited country that offers wonderful opportunities for recharging, starting or extending any business.


L’albero della Vita

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Il padiglione del Qatar

Trussardi hanno piantato fra le torri di Porta Nuova Garibaldi un campo di grano di 50mila metri quadrati. Importante è anche l’impatto dell’apertura delle nuove sedi della Fondazione Prada e della Fondazione Feltrinelli, opere che resteranno anche dopo Expo e il cui sito diventerà una vera e propria cittadella della scienza dell’università dedicata al cibo e alla sostenibilità. Che cosa resterà dell’Expo 2015? Di certo è presto per dirlo, ma ad oggi quello che sembra sarà il risultato più significativo dell’Esposizione è senz’altro il Protocollo di Milano. Non più dunque invenzioni, perché si è conclusa la grande ubriacatura della fiducia nel progresso, non più pace, perché quella è ormai una parola diventata sin troppo ambivalente, ma diritto al cibo per tutti attraverso un’agricoltura sostenibile e azzerando gli sprechi: oggi, per ogni persona malnutrita, due sono in sovrappeso; oggi, un terzo dei raccolti è impiegato per produrre mangimi e biocarburanti, nonostante il dilagare della fame e della malnutrizione; oggi 1,3 miliardi di tonnellate di cibo commestibile sono sprecati ogni anno. Per cambiare tutto questo, si parte da Expo 2015. Si parte da Milano. Stefano di Pino

Il Padiglione della Slovacchia

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Mike Bongiorno e Marisa Allasio in “Ragazze d’oggi”

milano ieri e oggi

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om’è diversa oggi Milano dai mitici anni sessanta, quando era in voga la Vanoni, Giorgio Gaber e Celentano. Erano anni in cui si viveva semplicemente, canticchiando le canzoni di Sanremo mentre si aspettava in televisione l’appuntamento con i quiz di Mike Bongiorno. La vita a quei tempi era più semplice perché minori erano le esigenze e gli stimoli consumistici. Si poteva ottenere un mutuo con relativa facilità e si poteva acquistare una Fiat 600 a rate, firmando una dozzina di cambiali. Si poteva trovare facilmente una domestica italiana, mentre le badanti non esistevano ancora. La disoccupazione c’era, ma soprattutto, per chi aveva poca voglia di lavorare. L’iva si chiamava Ige ed era al 4 per cento. La lira valeva poco anche all’epoca, ma con un foglio da diecimila si potevano comprare parecchie cose. Erano gli anni della crescita, del cosiddetto boom economico, al contrario di oggi quando invece si parla solo di recessione e di crisi. C’erano meno violenza e pochi stupri, molta meno droga e la giustizia, tutto sommato, funzionava meglio. Anche la televisione, alle prime armi e senza la concorrenza di Mediaset, sfornava programmi meno demenziali. La qualità della vita, insomma, era nettamente migliore rispetto ad oggi.

Ornella Vanoni

Adriano Celentano

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Campionati italiani categoria estivi


Poi sono arrivati gli anni del terrorismo nostrano, le crisi petrolifere, gli scioperi selvaggi fino agli sbarchi in massa dei migranti dei nostri giorni. Come si vive dunque nella Milano dell’Expo? Certamente in modo frenetico, convulso e stressante, sempre con un occhio all’orologio e soprattutto alla ricerca del dio denaro, rimasto ormai l’unico parametro della scala sociale. Si sono persi per strada certi valori come l’onestà e l’orgoglio di mantenere la parola data. La politica, screditata da troppi scandali, e’ sempre meno credibile, ma non è solo un problema causato dalla dilagante corruzione, visto che sono venute meno le ideologie in cui credere. Pur sbagliato che fosse, il comunismo perseguiva un ideale condiviso da gran parte dell’Italia, così come la DC propugnava la libertà, la democrazia come diga verso la falce e martello. Erano gli anni di Peppone e don Camillo interpretati magistralmente da Fernandel e Gino Cervi, che mettevano a nudo un mondo fatto di fede bianca o rossa. Era l’ideologia che imperava, al contrario di oggi in cui la politica si è ridotta ad una rincorsa al seggio per avere tanti compensi, privilegi ed immunità. Come paragonarli infatti ai vari Nenni, Malagodi, Berlinguer, Almirante o Spadolini? Anche il sindacato, per altri motivi, ha perso molto della sua funzione originaria. Se da un lato il tenore di vita è certamente migliorato grazie al progresso, alla tecnologia, alle scoperte scientifiche e alle conquiste sociali, dall’altro esiste un vuoto preoccupante nella vita dei giovani proprio per il venir meno dei principali valori di una volta, fede compresa. Nostalgia dei tempi passati? Forse, ma è anche innegabile l’attrazione fatale che il futuro ci riserva. Milano ne è una lampante dimostrazione, non solo per l’Expo che le sta dando una forte spinta in tal senso, ma soprattutto per la sua innata voglia di migliorarsi creando innovazione, alla ricerca di un sistema di vita più sostenibile. Certo i problemi da risolvere sono tanti e tutti importanti, ma Milano, con generosità, non ha mai deluso le aspettative di quanti la vivono.

I politici di ieri

Giovanni Malagodi

Enrico Berlinguer

Giorgio Almirante

Giovanni Spadolini

Pietro Nenni

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IL Santuario di Saronno Un’ altissima espressione di fede e di arte della Lombardia.

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l Santuario di Saronno venne eretto nel 1498 a seguito, come successo per tanti altri santuari mariani, di un evento miracoloso. Secondo la leggenda , ad un certo Pedretto, malato e costretto a letto da anni, una notte apparve in sogno la Madonna, che lo guarì miracolosamente e lo invitò a costruire una chiesa in suo onore alla “strada croce”, un piccolo piazzale alle porte del paese dove un’edicola sacra conservava un antico simulacro della Vergine . L’edificazione del Santuario richiese più di 100 anni e venne effettuata in 3 fasi: dal 1498 al 1516 venne edificata la parte rinascimentale, mentre nel 1556 si procedette ad un allungamento di tre campate ed alla costruzione della Sacrestia. Negli stessi anni venne costruita l’Hostaria dell’Angelo, punto di ristoro per i pellegrini (che diventerà nel tempo una biblioteca),

il portico esterno ed il campanile, alto quasi 50 metri e ritenuto fra i più belli della Lombardia. Ancora oggi migliaia di pellegrini e visitatori ammirano con stupore gli affreschi di Bernardino Luini, in particolare lo Sposalizio della Vergine ed il Gesù tra i Dottori che ornano l’antipresbiterio e l’Adorazione dei Magi e la Presentazione di Gesù al Tempio nella Cappella Maggiore o il celeberrimo Concerto degli Angeli, di Gaudenzio Ferrari, che rappresenta l’ascesa di Maria in Cielo e orna la cupola con un grande coro angelico disposto su quattro cerchi concentrici. Fra gli apparati decorativi del Santuario della Beata Vergine di Saronno assumono grande rilevanza artistica anche le statue lignee di Andrea da Milano, che raffigurano il Cenacolo nella Cappella di sinistra e la Deposizione dalla Croce nella Cappella di destra. 69


LA SVIZZERA ITALIANA Canton Ticino, così vicino eppure così lontano

S

arà per il fatto che nel Canton Ticino si parla italiano, che non sembra di stare in un’altra Nazione. La Svizzera italiana poi, è così vicina alla parte occidentale della Lombardia, che sembra di essere ancora in provincia di Como o Varese. Il confine più trafficato è senz’altro quello di Chiasso perché si trova all’interno dell’autostrada dei Laghi che porta, appunto, a Lugano costeggiando il lago. Da Milano sono poco più di 50 chilometri percorribili in meno di un’ora, per cui la Svizzera è molto più vicina di Torino o Venezia e Bologna. Una volta, quando non c’era l’autostrada, si passava da Como e si saliva verso Monte Olimpino, a due passi dalla dogana di Chiasso. Era il periodo in cui gli italiani si recavano “ di là” per fare benzina, comprare cioccolata, sigarette,zucchero e dadi per brodo. I doganieri erano severi e controllavano con pignoleria i pezzi ammessi, requisendo il surplus. Poi, negli anni a seguire, la situazione si è capovolta e sono stati gli svizzeri a passare il confine per fare acquisti nella Chiasso italiana. Scherzi della valuta! C’erano anche parecchi “frontalieri” cioè italiani che andavano a lavorare di là dal confine, passando più volte al giorno dalla barriera doganale. Per loro esisteva una specie di passaggio franco, senza controlli, anche se teoricamente erano soggetti alle stesse regole degli altri. Si racconta che molti frontalieri transitassero con notevoli pacchi di denaro da portare in Svizzera, per poi consegnare il “malloppo” ai legittimi proprietari subito dopo il pedaggio di confine, con lauta mancia, naturalmente.

Il lago di Lugano

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Così avveniva perlopiù il traffico di valuta che confluiva nelle banche del Canton Ticino. Il picco di questo fiume di denaro è avvenuto fra la fine degli anni 80 e l’inizio del 90. Un’altra storia è quella di chi andava a giocare al casinò di Campione, così vicino da essere raggiungibile con ritorno nella stessa sera, per una folle nottata adrenalitica. Molti industriali, non potendo portare con sé il denaro, godevano di un credito illimitato da parte della direzione del casinò e quindi giocavano d’azzardo con molti zeri. Famose sono rimaste le puntate di Borghi, l’allora proprietario della Ignis, che si permetteva il lusso di perdere decine di milioni di lire in una serata di frenetico gioco. Oltre Campione d’Italia, si poteva proseguire per Lugano, il capoluogo del Canton Ticino, un’amena località lacustre, con un bellissimo lungolago, ricco di bar, ristoranti, negozi scintillanti, casinò e, naturalmente, prostitute d’alto bordo, ingaggiate dai milanesi che non volevano rischiare di farsi vedere mentre abbordavano le ragazze nella loro città. Grandi alberghi, lussuosi condomini e macchine luccicanti, facevano da cornice a questa felice e ricca città svizzera, rassomigliante a Miami o Las Vegas, col denaro che scorre a fiumi. La polizia locale era ed è tuttora molto efficiente e severa, puntigliosa nel reprimere le soste vietate e gli eccessi di velocità. Non passa inosservato, a questo proposito, il fatto che le auto targate CH,

Il Casinò di Campione

una volta oltrepassato il confine, viaggino ancor oggi nell’autostrada italiana a grande velocità, sapendo che non ci sono sufficienti controlli. Quello che colpiva di più arrivando dall’Italia, era però la straordinaria pulizia nelle strade dove non si notava neanche un mozzicone di sigaretta per terra. Piacevole visione, soprattutto oggi in cui le nostre città sono diventate ancor più degradate di una volta. Un altro aspetto ambito dagli italiani benestanti, era il desiderio di poter avere la residenza e la cittadinanza svizzera, per vivere finalmente in sicurezza, senza la paura di essere aggrediti o derubati. Ma era difficilissimo ottenere lo status di cittadino svizzero, al punto che venivano effettuati dei periodici controlli nelle abitazioni, per constatare se chi aveva fatto domanda era effettivamente presente nel territorio elvetico. Oggi, ovviamente, sono cambiate molte cose. E’ cambiato ad esempio il modo di guardare e considerare gli italiani da parte degli svizzeri, che avevano negli occhi il prototipo del magliaro, del cameriere o del minatore in cerca di lavoro, come abbiamo visto nella cinematografia del dopoguerra. Resta il fatto che la Svizzera, italiana, francese o tedesca che sia, è un paese che merita rispetto per la sua solidità finanziaria, per l’ordine che regna sovrano e per le sue meravigliose bellezze naturali. C’è di che invidiarla….. 71


sanità

U

no dei fiori all’occhiello della regione Lombardia, la sanità, è stata colpita duramente dalla crisi economica di questi ultimi anni e, anche se tutt’oggi è considerata un’eccellenza, sembra purtroppo non essere più l’eldorado di una volta. Tagli del governo e sforbiciate della Regione - con 300 milioni in meno nel solo 2013 - sono stati i protagonisti in negativo di tutto il comparto lombardo insieme a una mala gestione sia a livello pubblico che privato. Per esempio, nelle strutture private accreditate sono stati decisi tagli di millecinquecento persone, mentre in quelle pubbliche hanno fatto le spese della drammatica situazione ben tremila dipendenti a tempo determinato. Tutto ciò ha spinto i sindacati regionali a scendere più volte in piazza per manifestare le preoccupazioni arrivando a richiedere anche un tavolo di discussione permanente e garanzie per tutelare i posti di lavoro. Al San Raffaele, struttura al primo posto tra gli ospedali italiani come qualità della cura, nel 2013 e nel 2014 più di duecento persone sono state messe in cassa integrazione: lavoratori congelati, nel vero senso della parola, in attesa di tempi migliori. Non è andata decisamente meglio all’IRCE MultiMedica di Sesto S. Giovanni, all’ospedale San Giuseppe e al Polo Scientifico e Tecnologico e Centro ambulatoriale di Milano dove, in totale, sono stati duecentotrenta i dipendente sottoposti a procedura di mobilità. In molti, leggendo i paurosi numeri della crisi sanitaria di Milano si sono chiesti se la terribile situazione è stata causata “semplicemente” della crisi oppure se ci sia stata negligenza finanziaria e di gestione, soprattutto nelle strutture private. La domanda nella testa dei lavoratori è stata sempre la stessa: le strutture stanno realmente affrontando una situazione di crisi oppure qualcuno se ne serve come pretesto per sfoltire i propri organici? Questo dubbio, naturalmente, non ha trovato una risposta ma qualche numero in più ci può far capire lo stato delle cose. Tra il 2000 e il 2010 il taglio medio dei posti regionali è stato del sedici percento, ma nel pubblico è arrivato a toccare il ventotto mentre

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nel privato solo il sette. I posti per la riabilitazione in degenza sono calati del due percento nel pubblico e aumentati del settantasei percento nel privato. Eppure i centri sanitari di Milano sono tra i primi in Italia. Per quanto riguarda il privato, rilevanti sono l’Istituto Clinico Humanitas che sorge alle porte di Milano. Si tratta di un istituto di ricovero e cura a carattere scientifico nel campo delle malattie immuni-degenerative che si estende su una superficie di circa sessantacinque mila chilometri quadrati con più di settecento posti letto. Oltre all’istituto, nel 2007 è nato anche un centro di ricerca universitaria che ospita centocinquanta dottorandi. Grazie al suo approccio moderno, l’Humanitas è anche un punto di riferimento internazionale per la ricerca sul cancro. Il già citato San Raffaele è oggi un centro studi importantissimo grazie ad un accordo che risale al 1973 con l’Università degli studi di Milano che portò all’apertura del Polo Universitario di Medicina e Chirurgia. Il San Raffaele è anche la struttura pubblica che più di tutte ha rischiato il crac definitivo nel 2013.

Oggi i conti restano ancora in rosso ma tutto fa pensare che entro breve la situazione tornerà alla normalità: i ricavi sono aumentati di cinquanta milioni rispetto al 2012 e il risultato operativo è passato da un passivo di venti milioni ad un utile di quattordici. L’altra struttura da sempre punto di riferimento per i milanesi è il Niguarda, oggi sede universitaria del corso di Laurea di infermieri, in cui lavorano quattro mila persone, con quarantadue sale operatorie e duecentottantacinque ambulatori diversi. Il Niguarda è certificato come “Ospedale all’altezza dai bambini” e segnalato con tre “Bollini Rosa” per la qualità delle attività dedicate alle patologie femminili. Il più antico e famoso è però il Policlinico nato addirittura sotto indicazione di Francesco Sforza come nosocomio. Oggi la struttura è famosa anche per le sue raccolte d’arte: all’interno infatti si possono osservare alcune opere di notevole interesse storico-artistico che comprendono anche una vasta raccolta di ritratti dei benefattori dell’ente ospedaliero, dal XV al XX secolo.

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Milano, la sede del Centro Cardiologico Monzino

IDEA VINCENTE, QUELLA DI ITALO MONZINO a cura del Prof. Maurizio Guazzi

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l Centro Cardiologico “Monzino” è un ospedale universitario finalizzato alla diagnostica ed al trattamento delle malattie dell’apparato cardiovascolare, e all’insegnamento della Cardiologia e della Cardiochirurgia, nei corsi universitari pre- e post-laurea della facoltà di Medicina e Chirurgia. L’Università di appartenenza è la Statale di Milano. Era il 1980 quando il Cav. del Lavoro Italo Monzino, già presidente della Standa, decise, per filantropia, di realizzare un ospedale cardiologico, quello appunto che oggi porta il suo nome. In quegli anni la Cardiologia e la Cardiochirurgia in Italia non avevano raggiunto pienezza evolutiva e diversi pazienti cercavano ausilio oltre Alpe e spesso oltre oceano. Il movente ispiratore del fondatore era proprio quello di espandere le possibilità diagnostiche e curative nazionali per i cardiopatici. L’osmosi con l’università, avendo reso il “Monzino” sede della Cattedra di Cardiologia e Cardiochirurgia (entrambe duplicate nel corso degli anni) e delle rispettive scuole di specializzazione, è stata la prima delle idee vincenti, per più motivi: attrazione di un ampio numero di studenti e di specializzandi fra cui poter selezionare i migliori e costruire forze fresche di espansione e di rinnovamento; fecondo stimolo culturale e di aggiornamento quale la didattica necessariamente richiede; primaria vocazione alla ricerca per irradicata tradizione e quale compito istituzionale. Queste ragioni, nonché il prestigio derivante al “Monzino” dall’essere sede anche del Centro

Revolution-CT al Monzino - la prima Tac in Italia che acquisisce l’immagine del cuore nel tempo di un solo battito

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Ricerche Cardiovascolari del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ebbero peso importante nella decisione del Ministro della Salute di riconoscere nel 1992, il Centro Cardiologico quale Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS), con tutte le conseguenze benefiche che esso comportava. Andò, in tal modo, via via potenziandosi un meccanismo a feedback positivo, che ha portato il “Monzino” all’attuale posizione primaria fra le strutture cardiologiche nazionali ed europee. I numeri parlano da sé. La dotazione è di: 219 posti letto, di cui 24 per terapia intensiva; 4 sale operatorie; 5 sale di emodinamica ed elettrofisiologia; palestra per riabilitazione; telemedicina cardiovascolare; pronto soccorso (P.S.) specialistico attivo ogni giorno dell’anno; apparecchiature per diagnostica per immagini di più recente generazione. Il personale è di 695 unità, di cui 65 dedite alla ricerca. Il “prodotto” clinico annuo è di: 8.900 ricoveri; 1.400 interventi chirurgici su cuore o vasi; 2.500 indagini di elettrofisiologia e 4.100 di emodinamica; 10.800 prestazioni di P.S.; 6.700 consultazioni specialistiche; 55.000 esami cardiologici; 25.000 esami con metodiche radiologiche. La ricerca si sviluppa in ambito clinico (angina pectoris, infarto cardiaco, ipertensione arteriosa, scompenso cardiaco, anomalie del ritmo e della conduzione, stents, valvole, pacemakers), sperimentale (biologia cellulare e molecolare, aterotrombosi, proteomica, patologia valvolare e vascolare, invecchiamento) e preventivo (aterosclerosi). Quanto sopra si concretizza in una considerevole quantità di pubblicazioni scientifiche, il cui numero nell’ultimo anno è stato di 170. Condividendo l’assioma che “un’oncia di prevenzione vale quanto una libbra di cura” (Benjamin Franklin), il “Monzino” rivolge alla prevenzione particolare interesse, sensibilizzando e coinvolgendo medici, ospedali, centri civici, gruppi di volontari, ecc. e cercando di meglio conoscere, con avanzate metodiche di indagine, nuovi fattori di rischio da aggiungere a quelli tradizionalmente noti. L’interesse è focalizzato, fra l’altro, su acido urico, alcool, sale, depressione, esercizio fisico, ricordando a titolo esemplificativo, che il primo è strettamente relato col deposito di calcio sulla parete dei vasi coronatici; un’abbondante libagione aumenta fortemente il rischio di infarto cardiaco nelle 24 ore successive; l’uso non calibrato di cloruro di sodio ( i 3-4,5 grammi di sodio nelle nostre diete sono un eccesso) predispone all’ipertensione e potenzia l’incremento pressorio “fisiologico” legato all’età e, indipendentemente da questo, può favorire lo sviluppo di fibrosi cardiaca, danno renale, carcinoma gastrico, osteoporosi; le persone fisicamente attive, confrontate con quelle inattive, hanno un rischio di morte inferiore di almeno il 30%. Congiungendo l’alfa e l’omega, affiora la confortante deduzione che quando la genialità imprenditoriale sia sincrona con la generosità del cuore, può dar vita a virgulto che diverrà cosa grande. Di questo il “Monzino” è stato prova tangibile.

Il Prof. Maurizio Guazzi vanta nella sua lunga carriera numerose esperienze: la ricerca e la pratica clinica presso il Veterans Administration Hospital, Hypertension & Clinical Hemodynamics, ed il Cardiovascular Research Laboratory, Georgetown University, Washington, D.C. (U.S.A.); la direzione del Centro di Studio per le Ricerche Cardiovascolari del CNR; la titolarità della Cattedra di Cardiologia e la direzione della I Scuola di Specializzazione in Cardiologia dell’Università degli Studi di Milano; la presidenza della Società Italiana di Cardiologia; la direzione Scientifica, per 10 anni, del Centro Cardiologico Monzino.

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Stefano Maniscalco campione del mondo di Karate

lo Sport

C

ome tutte le grandi città europee, anche Milano ha una tradizione sportiva decisamente interessante; qui però non parleremo solo di calcio ma anche di tutti quegli sport cosiddetti “minori” che sono riusciti a chiamare a sé gruppi tifosi in città e in provincia. L’etichetta, che può suonare sicuramente antipatica, racchiude sostanzialmente un ventaglio di discipline, con un bacino d’utenza più piccolo rispetto al calcio, discipline però in cui Milano eccelle. I buoni risultati e le gioie si sono potuti realizzare semplicemente attraverso una buona pianificazione: in quasi tutti gli sport di squadra, infatti, i club milanesi hanno vinto almeno una volta il titolo di Campione d’Italia nella loro disciplina. Nel calcio Milano è l’unica città europea ad avere due squadre che hanno vinto la Champions League riuscendo a conquistare anche la bellezza di trentasei scudetti, diciotto ciascuno. Durante gli anni Novanta la città ha ospitato i migliori calciatori del mondo di quel momento: al Milan abbiamo visto passare Van Basten, Gullit, Desailly, Weah, mentre all’Inter citiamo Ronaldo, Matthaus, Zanetti, e l’elenco potrebbe continuare quasi all’infinito.

Il rendering del nuovo Vigorelli

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Tutto questo è arrivato grazie all’opera di due presidenti Berlusconi e Moratti che hanno investito nei propri club rispettivamente seicento milioni, il primo, e più di mille milioni, il secondo, con il solo obiettivo di portare più in alto possibile le proprie aziende calcistiche. Oggi però il destino delle due squadre è incerto: da una parte l’Inter è passata in mano ad Erik Tohir, magnate indonesiano che ha rilevato la società e che oggi si ritrova nel difficile compito di risanare i debiti della precedente amministrazione e di riportare in alto i nerazzurri, da sempre abituati a lottare per le prime posizioni. Per il Milan invece il discorso è un po’ più complicato visto che, mentre scriviamo, Silvio Berlusconi è a colloquio con un brocker thailandese, Bee Teachaubol, intenzionato a comprare il pacchetto di maggioranza della squadra. Se non sarà lui, comunque, capiterà presto un altro imprenditore interessato visto che è ormai noto come la famiglia Berlusconi stia in tutti i modi cercando di vendere al miglior offerente un brand conosciuto e rispettato in tutto il mondo. Per quanto riguarda la squadra rossonera, un elemento che potrebbe velocizzare la trattativa per

La Stramilano

la cessione potrebbe essere rappresentato dal via libera al progetto del nuovo stadio del Milan in zona Portello. L’idea è ancora al vaglio visto che deve essere dimostrata la disponibilità di tutte le aree necessarie e la compatibilità logistica con le attività già in essere. L’investimento totale di mister Bee (com’è stato ribattezzato dalla stampa sportiva) sarebbe di cinquecento milioni più l’estinzione di circa duecentoquarantasei milioni di debiti - in tutto questo Bee diverrebbe anche socio di minoranza della Fininvest. Mentre l’attenzione è tutta canalizzata verso il calcio e i pesanti investimenti futuri delle due squadre della città, c’è un mondo che agli occhi dei più è poco pubblicizzato o, in alcuni casi, anche sotterraneo. Perché Milano è sempre stata fulcro instancabile del movimento sportivo italiano. Nel basket, per esempio, c’è la famosissima Olimpia Milano, la squadra più titolata in Italia e una delle più vincenti in Europa - oggi conosciuta come EA7 Emporio Armani Milano. La società ha una storia antichissima che risale agli anni Trenta del Novecento e che la vede vincente sul tetto d’Europa già nel 1966. La tifoseria, una delle più cal-

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Una tradizione di famiglia Angelo Ianco è lo storico fondatore del marchio “Caffè Janko“. Capostipite della tradizione di famiglia nel saper selezionare i migliori caffè provenienti da tutto il mondo e trasformarli, tostandoli sapientemente, in miscele pregiate e dal gusto inconfondibile. In 50 anni di storia, l’azienda si è consolidata quale sinonimo di eccellenza e di grande tradizione, ne sono l’espressione i negozi “Caffè Janko” nel cuore del centro storico di Pavia.

Tradizione, ricerca, qualità e tanta passione sono i valori tramandati di generazione in generazione dalla famiglia Ianco. “Caffè Janko” viene apprezzato in rinomate caffetterie, in ristoranti ‘stellati’, in università e scuole di prestigio nonchè in eventi esclusivi durante la ‘Settimana della Moda’ e il ‘Salone del Mobile’ a Milano.

A family tradition

info@janko.it

Angelo Ianco is the historic founder of the brand “Caffè Janko”, forefather of the family tradition of selecting the best coffee beans from around the world, skillfully toasting them and transforming them in select blends with unmistakeable flavor. In 50 years of experience, the company has become a synonym of excellence and grand tradition, the expression of which is in part demonstrated by the presence of the “Caffè Janko” stores in the heart of the historic center of Pavia.

amici.caffejanko

Tradition, research, quality and passion are the values handed down from generation to generation in the Ianco family. Through the passage of time they have maintained the highest quality production standards. “Caffè Janko” is appreciated in historic cafés, Michelin starred restaurants, the university and other prestigious schools, not to mention at exclusive events during Milan Fashion Week and the “Salone” Design Week.

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Il velodromo Vigorelli, in una foto del 1952

de d’Italia, è divisa in diversi fans club sparpagliati in tutta la Lombardia; famosissimi sono i Panthers Power 1970 e i Red Shoes Supporters 1988, che hanno formato l’asse portante del tifo dell’Olimpia fino all’inizio degli anni 2000 quando si sono sciolti per dare vita ad altri gruppi di tifo organizzato. Milano è anche stata per anni il principale polo italiano, e uno dei più importanti a livello mondiale, di ciclismo su pista. Negli anni cinquanta e settanta del Novecento non si parlava d’altro che del Velodromo Maspes-Vigorelli, più volte sede del Campionato del mondo. Il famosissimo Giro di Lombardia era stato considerato per quasi settanta anni il Mondiale d’autunno e Milano è tradizionalmente stata la sede dell’ultima tappa del Giro d’Italia. Per quanto riguarda invece l’atletica, il capoluogo lombardo è famoso per la sua Stramilano, una manifestazione podistica che si ripete ogni primavera dal lontano 1972. Oggi il percorso è stato abbreviato a 10 km partendo da Piazza Castello e proseguendo in un percorso circolare che attraversa il centro di Milano, passando per Corso Sempione fino al traguardo situato nell’Arena Civica. I partenti sono di media cinquanta mila: è per questo che la versione non competitiva è stata ribattezzata Strmilano dei cinquanta mila.

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economia & imprese

Dire che uno stato non può perseguire i suoi scopi per mancanza di denaro, è come dire che un ingegnere non può costruire strade per mancanza di chilometri

Ezra Pound


La sede di 3M Italia, a Malaspina, Pioltello (MI)

Industria & finanza di Stefano di Pino

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’importanza di Milano per l’Italia e per gli italiani è fin troppo spesso trascurata: non sono molto lontani i ricordi del dopoguerra quando, insieme a Genova e Torino, la città formava quel triangolo industriale tanto celebrato, concedeva finalmente una seconda possibilità agli emigranti italiani, a coloro che, come oggi milioni di cittadini africani, cercavano un lavoro e una vita dignitosa lontano. Parliamo di milioni di italiani del meridione (spesso anche del centro), affamati dagli strascichi della crisi agraria e dalle fallimentari politiche del mezzogiorno che tanto hanno promesso e ben poco hanno realizzato. Milano ha permesso a milioni di persone di lavorare, fino a rendere l’Italia non solo parte integrante dei paesi industrializzati, ma anche di scalare le classifiche fino a entrare di diritto nella top ten dei paesi occidentali. Ma molto è cambiato e non necessariamente in peggio. Tutta l’Italia, per stare al passo con il resto del mondo, ha subito delle modifiche radicali, che a Milano si sono tradotte anche in un fattore di tipo meramente estetico: cambia lo skyline, perché cambiano le esigenze. Il grattacielo Pirelli non è più l’unico e svetta nella città meneghina al fianco di numerosi altri, sedi di importanti

Il Palazzo di Mediobanca a Milano

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multinazionali, centro nevralgico delle principali attività economiche che si diramano e si incrociano fino a creare un fantastico groviglio nella borsa di Milano, vero e proprio cuore pulsante del capoluogo lombardo. Ma Milano è ancora di più. Con l’avvento degli anni ‘80, la città è diventata capitale dell’industria pubblicitaria, nodo cruciale dell’economia di ogni paese, consacrandosi negli anni ‘90, sullo strascico di quanto avvenuto nel decennio precedente, ad attività come quelle televisive, editoriali, della moda e della comunicazione. La Milano del nuovo secolo, dunque, è un’elevazione di tutti questi parametri, un vero e proprio gioiello nel panorama della rinnovata Europa e non solo, città che apre le porte al mondo con l’Expo 2015. Durante l’intera manifestazione Milano sarà l’Italia e l’Italia sarà Milano, ma l’impatto sulla città sarà probabilmente indimenticabile. Il turista, l’investitore, l’uomo d’affari, tutti calpestano il suolo della capitale dell’industria e della finanza italiana in un periodo espositivo che non può che accrescere le potenzialità economiche della città. La trasformazione di Milano, però, è innegabile: se prima era un vero e proprio polo di produzione, ora quest’ultima è stata decentrata, la città è cresciuta e si è trasformata. Non più industria nel senso manifatturiero del termine, ma luogo di rappresentanza, dove gli affari, i veri affari, si concludono e vanno in fumo. La terziarizzazione di Milano è lampante, il dimezzamento dei manifatturieri nell’arco di neanche venti anni e la crescita esponenziale dei poli televisivi sono fattori che chiunque legga i giornali o visiti la città conosce. A Mediaset si è aggiunta Sky, che con la sua sede di Rogoredo rappresenta una nuova città dell’informazione e dell’intrattenimento. Tutto si raddoppia, tranne le strutture amministrative, che rimangono ben poche, per una capitale della finanza che punta quasi tutto sul privato e prova a ottenere qualche ministero attraverso le timide richieste leghiste. Importante resta il settore bancario, che può vantare numerose società di leasing, factoring e società per la gestione del risparmio.

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A Milano vi sono inoltre le sedi italiane delle principali agenzie di rating mondiale, tra cui Standard and Poor’s, Moody’s e Fitch Ratings. Quanto detto finora ha prodotto un grande impatto sulla città, che ha visto lentamente il suo panorama trasformarsi, come abbiamo già accennato. Alla recente conclusione della Torre Isozaki, che con i suoi 247 metri è diventato il più alto grattacielo d’Italia, si affianca l’ambizioso progetto della realizzazione di un distretto finanziario a nord della città, sul modello de La Défense a Parigi, che prevede la costruzione di 50 grattacieli delle dimensioni del Pirellone. L’investimento, dal valore di 6 miliardi di euro, contribuirebbe alla creazione di oltre 65.000 posti di lavoro ed è incluso nel PGT 2030 del comune di Milano. Ma Milano è de facto anche la capitale dell’editoria italiana, con le sedi delle più celebri case editrici. Cresce anche la moda, settore in cui la città meneghina è luogo di rappresentanza del celeberrimo made in Italy: è qui che ogni anno si riuniscono i big della moda, nonostante le pressioni di alcuni guru mondiali, come Anna Wintour, che sembrano voler ridurre drasticamente le giornate della moda milanese. Eppure il triangolo sacro con Parigi e New York, Milano resta uno dei capisaldi del mondo del fashion: i grandi stilisti sono tutti in prima fila quando si aprono i cancelli di quel

Milano, Skyline Porta Nuova

quadrilatero della moda che permette a Milano di essere presente anche nel cruciale settore del lusso con le eccellenze italiane. Milano, infine, oltre a essere capitale italiana dell’industria, della finanza e della moda, è capitale italiana – e non solo - del design industriale: non a caso è qui che si tiene ogni anno il Salone mondiale del Mobile, evento di valore mondiale, punto focale per tutti gli operatori del settore dell’arredamento. La celebrazione di Milano come città del design è passata peraltro per la penna di quotidiani come il Wall Street Journal e Le Monde, che hanno eletto la città capitale mondiale del design. E sempre nel PGT 2030, infatti, è inclusa la progettazione di una Città del design nell’area di Stazione Porta Genova, un’idea che va verso un’ottimizzazione e riqualificazione della zona, oltre che verso l’esaltazione di uno degli aspetti più peculiari della città. Non c’è dubbio, dunque, che Milano sia stata, sia e resterà la principale città italiana in termini finanziari e industriali, favorita dall’hinterland prossimo e remoto, zone che si stanno trasformando, neanche troppo lentamente, in veri e proprio poli industriali distribuiti a macchia di leopardo. La ramificazione delle industrie, però, sparse comunque in tutto il territorio del nord Italia, resta comunque coordinata dalla sua capitale e città centrale: Milano. 83


Gianfranco Librandi

a colloquio con l’On.le Librandi Gianfranco Librandi, laureato in Economia Aziendale e Giurisprudenza, da più di 30 anni svolge a Saronno l’attività di imprenditore come Amministratore della TCI, azienda del settore elettronico che occupa più di 300 dipendenti. Nel 2013 è stato eletto Deputato al Parlamento; è membro presso la Camera della V Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione. Fondatore e Presidente dell’Associazione culturale Satelios e membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Magna Carta. Onorevole Librandi, Lei che è un imprenditore prestato alla politica, come vede la situazione economica del nostro Paese? Lasciatemi dire che sono ottimista. Certamente i problemi ci sono, numerosi e gravi, a partire da un tasso di disoccupazione insostenibile, soprattutto per i nostri giovani, ma credo che si stia iniziando a vedere i primi segni di ripresa . Alcuni dati economici recentemente pubblicati avvalorano la mia tesi: nel primo trimestre del 2015 il PIL è cresciuto dello 0,3 per cento e sono stati sottoscritti 470.000 nuovi contratti di lavoro a tempo indeterminato. Anche la produzione industriale sembra dare segni positivi; insomma, qualcosa si sta muovendo nella giusta direzione, anche se molto resta ancora da fare Ma la recente sentenza della Corte Costituzionale che ha abolito il blocco delle rivalutazioni di alcune pensioni per il 2012 ed il 2103 non rischia di vanificare i tanti sforzi compiuti ? Ovviamente qualche preoccupazione c’è , ma su questo argomento ritengo che sia opportuno consentire agli aventi diritto di destinare il rimborso della rivalutazione a finalità di equità intergenerazionale. A questo proposito ho presentato una proposta di legge in base alla quale è possibile destinare il rimborso al Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato oppure a sostegno dell’occupazione giovanile attraverso il versamento di quanto dovuto al Fondo Garanzia Giovani.

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Una proposta ispirata ad un principio di equità fra lavoratori e pensionati, o per meglio dire fra pensionati attuali e pensionati futuri. Con la decisione della Consulta , a molti beneficiari appare inopportuno porre ora un onere pesantissimo sui lavoratori più giovani, peraltro destinati ad avere in futuro trattamenti previdenziali meno generosi degli attuali. Ho già ricevuto molte lettere di sostegno a questa proposta da parte di pensionati moderati e di buon senso. Nonostante il momento difficile, la sua azienda, la TCI di Saronno, che produce apparati elettronici per l’ illuminazione, cresce ogni anno a doppia cifra. Quale è il segreto? Non c’e’ nessun segreto, la crescita di Tci è legata ad un quotidiano, forte impegno, ad un’incisiva politica di investimenti in ricerca e sviluppo, ad un’attenzione particolare alle differenti richieste del mercato. L’innovazione tecnologica e’ da sempre un punto di forza di Tci : dopo aver sviluppato la tecnologia Led, presenteremo nelle prossime fiere internazionali di settore, a cui partecipiamo da anni, lavori di design e ambientazione delle nuove frontiere dei Led, gli Oled, realizzati insieme alla più prestigiosa Università tecnologica e di design italiana, oltre al nostro nuovo catalogo, il più aggiornato e completo per il mercato dell’illuminazione specificatamente indirizzato alla regolazione della luce per ottenere risparmio energetico, minore impatto ambientale e qualità e atmosfere personalizzate per il vivere ed il lavoro quotidiano. Ma c’è un prodotto della sua azienda per il quale va particolarmente orgoglioso? Difficile dare una risposta : Tci produce un’ampia gamma di prodotti che vengono forniti in tutto il mondo alle più grandi aziende produttrici di illuminazione e per i più prestigiosi impianti di illuminazione in aeroporti, strade, ospedali, case di cura, scuole, musei, uffici e case private. Oltre al risparmio energetico ed alla qualità della luce per gli ambienti, TCI si occupa di city and monumental beautification valorizzando in tutte le città del mondo monumenti, opere d’arte, immobili storici. Fra tutti , credo che una menzione particolare spetti al sistema di illuminazione stradale Smart Cities per il controllo dell’ illuminazione, della sicurezza stradale e delle situazioni ambientali, climatiche , meteorologiche e di viabilità, una soluzione che coniuga sicurezza, risparmio energetico e flessibilità rispetto alle esigenze di ogni cliente , una proposta che abbiamo recentemente presentato alla Fiera Internazionale della Luce di Dubai e che ha riscosso un immediato successo

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Banca Fideuram, Corso di Porta Romana, 16 - Milano

Il gruppo Banca Fideuram in Lombardia Il gruppo Banca Fideuram è leader di mercato nella consulenza finanziaria: • è presente in Italia con più di 5 mila private banker, appartenenti alle due reti di distribuzione Fideuram e Sanpaolo Invest; • amministra una ricchezza finanziaria di più di 90 miliardi di euro per conto dei suoi 636 mila clienti. Fideuram offre un servizio di consulenza finanziaria evoluto e ha una gamma prodotti sempre al passo con l’evoluzione delle esigenze della clientela. Nel risparmio gestito collabora con le più prestigiose case di asset management internazionali, in una logica di architettura aperta. Nel risparmio amministrato offre servizi bancari completi e di private placement. Offre servizi fiduciari tramite una società dedicata, Fideuram Fiduciaria, oltre a servizi di consulenza fiscale, legale e immobiliare, grazie a importanti partnership con le principali società specializzate.

Fideuram e Sanpaolo Invest in Lombardia Banca Fideuram è presente in Lombardia con 750 private banker e 30 manager che operano presso 20 sportelli bancari e 26 uffici di promotori finanziari. I promotori Fideuram amministrano nella regione una ricchezza finanziaria di 18,5 miliardi di euro per conto di circa 107 mila clienti. Sanpaolo Invest è presente in questa regione con 157 promotori e 7 manager che amministrano in Lombardia una ricchezza finanziaria di 2,6 miliardi di euro per conto di più di 13 mila clienti.

Banca Fideuram, Corso Promessi Sposi, 9 - Lecco


Il modello di consulenza

Banca Fideuram, pioniera sul mercato italiano per aver offerto la consulenza finanziaria in modo gratuito a tutti i suoi clienti, garantisce in ogni momento la massima assistenza nelle scelte di investimento e il massimo livello di tutela previsto dalla normativa vigente attraverso un modello di consulenza scalabile che include: il servizio di “consulenza base” e il “servizio di consulenza evoluta Sei“, quest’ultimo anche nella versione dedicata alla clientela Private. Il servizio di “consulenza base”, offerto gratuitamente a tutti i clienti, prevede la profilatura finanziaria e l’analisi preventiva di adeguatezza – in termini di rischiosità, liquidabilità, concentrazione ecc. – di ogni singola operazione rispetto all’intero portafoglio detenuto dal cliente. L’ampiezza dei criteri presi in considerazione dal modello posizionano il servizio di consulenza base ai vertici del mercato. Ai clienti con esigenze più complesse è dedicato il “servizio di consulenza evoluto Sei“, che: • permette un’allocazione delle risorse patrimoniali nelle sei aree di bisogno della clientela: protezione, liquidità, riserva, investimento, previdenza ed extra-rendimento; • consente il controllo ex ante ed ex post dei principali fattori di rischio, sia in relazione al patrimonio gestito presso Banca Fideuram, sia per le risorse detenute presso altri intermediari. I riscontri ottenuti dalla clientela sono molto positivi: Fideuram ha raggiunto più di 25 miliardi di masse sotto consulenza Sei e più di 60 mila clienti hanno sottoscritto il servizio.

Banca Fideuram e Sanpaolo Invest, Piazza Erculea 9 - Milano

I clienti private Fideuram presta particolare attenzione al segmento dei clienti private, per i quali l’assistenza, oltre ad un supporto nella pianificazione finanziaria, va estesa anche a bisogni non strettamente finanziari, quali ad esempio l’ottimizzazione fiscale, le tematiche successorie legate al passaggio generazionale, i servizi fiduciari e di asset protection, la tutela del tenore di vita. Questi temi, validi per molti clienti, lo sono ancor di più per un cliente private in quanto al crescere dell’importanza del patrimonio queste esigenze di protezione diventano prioritarie. Fideuram conta oggi più di 33 mila clienti private e 42 miliardi di euro in gestione per questo segmento. A clienti singoli o gruppi familiari con una ricchezza finanziaria superiore ai 2,5 milioni di euro è dedicata la Service Line Private, con centri a Torino, Milano, Brescia, Padova, Bologna, Firenze, Roma e Catania. A partire da aprile 2013 Banca Fideuram è poi disponibile Sei Private, una versione potenziata del servizio di consulenza evoluta, personalizzato sulle specifiche caratteristiche della clientela private.

Banca Fideuram e Sanpaolo Invest, Piazza Erculea 9 - Milano


Dove siamo BANCA FIDEURAM ABBIATEGRASSO SPORTELLO E UFFICIO PB

GAVARDO UFFICIO PB

MILANO SPORTELLO E UFFICIO PB

RHO SPORTELLO E UFFICIO PB

Via Misericordia, 18 Tel 02 9485551

Piazza Aldo Moro, 6/h Tel 0365 32875

Piazza Erculea, 9 Tel 02 859151

Via Pomè, 14

BERGAMO SPORTELLO E UFFICIO PB

LECCO SPORTELLO E UFFICIO PB

SPORTELLO

Via San Lazzaro, 50 Tel 035 284011

Corso Promessi Sposi, 9 Tel 0341 278711

SARONNO UFFICIO PB

BRESCIA SPORTELLO E UFFICIO PB

LODI SPORTELLO E UFFICIO PB

Via San Zeno, 99 Tel 030/2294811

Viale Europa, 8 Tel 0371 45061

Piazza Giuseppe Garibaldi, 8 Tel 039 2358011

BUSTO ARSIZIO SPORTELLO E UFFICIO PB

MANTOVA SPORTELLO E UFFICIO PB

PAVIA SPORTELLO E UFFICIO PB

Piazza Trento e Trieste, 11b Tel 0331 334511

Via Cavour, 78 Tel 0376 319011

Via Ferrini, 2c Tel 0382 412711

Corso di Porta Romana, 16 Tel 02 85185506

MONZA SPORTELLO E UFFICIO PB

CARATE BRIANZA UFFICIO PB

Tel 02 932041

Corso Italia, 23 Tel 02 96248225

SEREGNO SPORTELLO E UFFICIO PB Via Milano, 50 Tel 0362 275210

SESTO SAN GIOVANNI SPORTELLO E UFFICIO PB Via Savi, 76 Tel 02 2493541

Piazza Cesare Battisti, 2 Tel 0362 992389

SONDRIO UFFICIO PB

CREMA UFFICIO PB

Via Lavizzari, 29 Tel 0342 215353

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CREMONA SPORTELLO E UFFICIO PB

BERGAMO MONZA

COMO SPORTELLO E UFFICIO PB

DARFO SPORTELLO E UFFICIO PB

VARESE SPORTELLO E UFFICIO PB

LECCO COMO

VARESE

Via Caio Asinio, 9/11 Tel 02 9290981

Viale Varese, 69 Tel 031 2767711

Via Mazzini, 2 Tel 0363 426611

Via Dante, 104/a Tel 0372 403811

CERNUSCO SUL NAVIGLIO SPORTELLO E UFFICIO PB

TREVIGLIO SPORTELLO E UFFICIO PB

Via Mazzini, 9 Tel 0332 805011

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VIGEVANO UFFICIO PB

MILANO

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Tel 0381 690007 CREMONA

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VOGHERA UFFICIO PB Via Montebello, 14/b

Via Manifattua, 27 Tel 0364 542711

Tel 0383 640743

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LUINO UFFICIO PB

TREVIGLIO UFFICIO PB

Via Serafino Dell’ Uomo, 2 Tel 02 94699385

Via Dante, 102 Tel 0372 21711

Via Rossini, 9/a Tel 0332 530761

Via dei Mille, 9 Tel 0363 302655

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GALLARATE UFFICIO PB

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Via Torquato Tasso, 101/ab Tel 035 3832911

Via Volta, 2 ang. P.zza Risorgimento Tel 0331 245713

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BRESCIA UFFICIO PB

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Via San Zeno, 99/ab Tel 030 361434

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PAVIA UFFICIO PB

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Società del gruppo

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Passaggio generazionale: soluzioni Quello del passaggio generazionale è un tema sul quale Banca Fideuram punta con grande decisione. La ragione è semplice. Basti pensare che nel nostro paese ogni anno sono circa 80 mila le imprese a controllo familiare coinvolte in un ricambio generazionale, che due aziende su tre non sopravvivono a questo passaggio e che i problemi di successione costituiscono la seconda causa di cessazione di un’attività imprenditoriale. Questo perché gli imprenditori si focalizzano spesso sull’attività della loro impresa, sottovalutando la fase successoria e contando sul buon senso degli eredi. Per proteggersi dai rischi è quindi necessaria una corretta pianificazione. Gli strumenti a disposizione sono tanti e ciascuno ha vincoli e vantaggi. La priorità resta il testamento e, almeno nelle situazioni più semplici, si può optare per prodotti assicurativi, patti di famiglia o donazioni: basti pensare che la combinazione efficiente di due o tre strumenti tra quelli elencati risolve l’80% delle successioni; per i casi più complessi occorrono soluzioni più articolate, quali trust e holding. Per far fronte al passaggio generazionale Banca Fideuram offre ai clienti un servizio di analisi e supporto gratuito. Restano in carico al cliente solo le spese notarili e per consulenze fiscali legate ai prodotti assicurativi.

Banca Fideuram, Via Pomè, 147 - Rho

Fideuram Mobile Solution Fideuram Mobile Solution fornisce in mobilità gli strumenti di supporto alla consulenza. Questo vuol dire flessibilità, risparmio di carta, riduzione degli inserimenti manuali, maggiore velocità e semplicità nella finalizzazione delle operazioni. Una volta predisposta una proposta commerciale approvata dal cliente, un unico ambiente applicativo consente al private banker di completare le verifiche di adeguatezza e mandare in esecuzione gli ordini. Il tutto senza utilizzo di carta poiché, se il cliente lo desidera, può apporre la sua firma elettronica con gli strumenti già utilizzati per l’operatività online. Il successo di questa novità è dimostrato dal crescente gradimento da parte clienti e promotori.

Voluntary disclosure In una fase così delicata della vita dei clienti, che si devono confrontare con la complessità della normativa sulla Voluntary disclosure, come da tradizione Banca Fideuram si è attivata subito per dare delle risposte concrete alle loro esigenze informative. Questo con due modalità: da un lato verso i clienti stessi e, dall’altro, attraverso specifici interventi info-formativi per i dottori commercialisti, che sono l’unico soggetto autorizzato a presentare la pratica di emersione alle autorità tributarie italiane. La Banca propone ai clienti che lo desiderino una selezione di grandi studi di commercialisti che li potranno assistere; si tratta di strutture che per dimensione, dislocazione geografica, internazionalità, solidità e metodi applicativi sono in grado di garantire un eccellente livello del servizio. In collaborazione con lo studio Ceppellini, Lugano & Associati, la Banca offre invece ai commercialisti che lo richiedano un primo momento formativo, con un programma di eventi sul territorio, e successivamente un percorso che comprende dei continui aggiornamenti. Banca Fideuram ha fissato 22 eventi sul territorio nazionale, con una concentrazione particolare nella parte settentrionale del paese. Nella città di Milano l’evento si è svolto alla fine del mese di gennaio 2015.


il mercato dell’Antiquariato

M

ilano è una città dove l’arte non è solo quella blasonata dei musei, ma una passione che si declina in molti modi. Tra questi, l’antiquariato: nel capoluogo meneghino, infatti, sono numerosi gli antiquari, botteghe d’arte, alcune dei veri e propri ibridi tra galleria d’arte e negozio d’antiquariato, espressione della passione di alcune importanti famiglie di addetti ai lavori. Tra queste meritano senz’altro di essere citate il Quadrifoglio, galleria d’arte che espone dal 1993 mobili, bronzi, dipinti e oggetti che abbiano come primo valore intrinseco quello della qualità assoluta e del bello. Un’istituzione in città è la galleria Galetti, che da 30 anni si occupa di acquisto e vendita di dipinti, mobili e oggetti antichi, o l’antiquario Giglio, che dal 1978 si occupa anche di consulenze, intermediazioni e stime. Scoprire dove si annida un’opera d’arte è infatti il primo passo per riportarla alla luce. Uno dei mercatini dell’antiquariato più famosi della città è quello dei Navigli, nel cuore di Milano: l’evento si svolge ogni ultima domenica del mese nell’affascinante e pittoresco quartiere Ticinese, in un percorso di più di 2 km che, partendo dalla chiusa della Conchetta (progettata

Il Mercato dei Navigli

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dal genio di Leonardo da Vinci), si dirama sull’Alzaia Naviglio Pavese, passando dalla Darsena, ai vicoli del’Alzaia del Naviglio Grande. Un luogo affascinante, ricco di studi di poeti e artisti che rievocano atmosfere di un romantico passato. Quello dei navigli è un mercato che ospita operatori autorizzati esperti di collezionismo, bric-à-brac, modernariato, artigianato, giochi, piccolo antiquariato ed eccellenze enogastronomiche italiane. Sono molti i visitatori che popolano il mercato in ogni sua edizione (circa 60.000). Questo appuntamento fa infatti parte del cartellone culturale Vivere i Navigli, un ampio progetto di riqualificazione dell’offerta culturale redatto e proposto dall’Associazione Navigli Live e patrocinato proprio dalla società Expo e dal Comune di Milano. I navigli, inoltre, sono tra le zone più popolate da atelier d’arte e botteghe dell’antiquariato, vicinissimi al vicolo dei lavandai, un vero e proprio negozio di antiquariato a cielo aperto, una delle vie più conosciute e storiche della città. Altri mercati dell’antiquariato meno blasonati, ma ugualmente interessanti, sono quello del vintage, che si svolge sempre l’ultima

La galleria “Il Quadrifoglio”, Milano

domenica del mese presso via Corsico, o quello di Monza, che si svolge la seconda domenica di ogni mese in via Bergamo, con oltre 100 espositori. Il mercato dell’antiquariato ha subito una recente rivalutazione, soprattutto in seguito al diffondersi della moda dello shabby chic e, più in generale, del vintage: rivalutazione di oggetti antichi, quali che essi siano, seguita da un’attenta ristrutturazione, spesso fai-da-te. Per questo motivo i clienti più affezionati sono tra i più disparati e non si limitano, come accadeva fino a qualche tempo fa, ai clienti più facoltosi. Certamente è necessaria una distinzione tra gli oggetti già recuperati, ben più costosi, e quelli ancora da recuperare, più a buon mercato e quindi maggiormente soggetti a un potere d’acquisto più ‘popolare’. Non mancano i collezionisti, anche questi rintracciabili pressoché in ogni fascia sociale, veri e propri appassionati dell’antico che preferiscono ancora acquistare dagli antiquari – o nei frequentissimi mercatini – piuttosto che nella GDO dell’industria immobiliare. 91


muoversi a milano

M

ai come dall’istituzione della più discussa tra le zone a traffico limitato d’Italia - l’ormai celebre Area C del capoluogo lombardo, che è diventato rapidamente un argomento di grande divisione, e addirittura oggetto di un referendum consultivo - si era parlato dei trasporti di Milano. Proprio l’istituzione della nuova regolamentazione del traffico urbano ha infatti portato l’attenzione sulle abitudini di movimento dei cittadini milanesi e, inevitabilmente, sulla qualità dei mezzi pubblici di cui possono usufruire. Milano, soprattutto in relazione alla sua grandezza e al numero di persone che la abitano e che lavorano entro i confini comunali, gode di un’offerta piuttosto ampia, sia in termini qualitativi che quantitativi, di opzioni di trasporto pubblico: una rete di cinque linee metropolitane, una ventina di linee tranviarie, diverse linee di ferrovie suburbane, quasi centoventi linee automobilistiche tra urbane e extraurbane, può infatti vantare un parco auto di 1350 vetture, numeri non indifferenti per una città di poco più di un milione e trecentomila abitanti. Sono inoltre presenti quattro linee filoviarie, per un’estensione di circa quaranta km. In occasione dell’Expo, poi, la rete dei trasporti pubblici è stata notevolmente potenziata visto che è possibile sia servirsi della metropolitana che dei treni - con le Frecce ad alta velocità Trenitalia - e dei classici mezzi pubblici.

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Campionati italiani categoria estivi


In più, i treni che partono dalla Stazione Garibaldi impiegano solo 19 minuti per arrivare in Fiera; in previsione della grande affluenza di pubblico è stata creata una nuova fermata in corrispondenza dell’accesso Ovest Triulza, con una ventina di Frecciarossa, diciotto Frecciabianca, quattro Intercity notte e più di venti treni da e per la Svizzera e la Francia. Durante i mesi dell’Expo Milano sarà infatti percorsa da ben 236 corse al giorno, per un totale di 130mila posti tra i collegamenti nazionali e internazionali. Bisogna dare atto quindi ai trasporti milanesi che sono ben organizzati e ben dislocati sul territorio comunale. Non c’è strada infatti dove non passi un mezzo pubblico che consente a chi non ha la macchina o a chi non la vuol usare, di potersi muovere agevolmente in qualunque direzione. Milano vanta anche un servizio comunale di Car Sharing, che affianca quello fornito da operatori privati che consta di circa millecinquecento vetture e sessantamila abbonati, così da porsi in vetta alle classifiche di car-sharing non solo in Italia ma addirittura in Europa.

Il problema sono i taxi: Milano, infatti, resta una delle città più care d’Europa per viaggiare nelle auto bianche. Un recente studio calcola in 25,67 euro il costo teorico di un’ora sui taxi metropolitani e in 98 centesimi il costo di un chilometro di viaggio in città. Se a Roma il costo fisso di ogni singolo viaggio si aggira intorno ai due euro e ottanta centesimo, a Milano è di tre euro e quaranta centesimi. Per tutti questi motivi Milano è la quinta città più cara d’Europa dopo Basilea, Londra, Stoccolma e Amsterdam. Il divario con Roma aumenta se si guardano anche le tariffe per gli aeroporti: per Malepensa il costo si aggira intorno agli 85 euro mentre per Linate è di 50, contro i 40 euro da Roma a Fiumicino e i 30 per Ciampino. Tutte le recenti amministrazioni cittadine, di entrambi gli schieramenti politici, hanno cercato di incentivare, tramite iniziative e infrastrutture un maggior utilizzo della bicicletta come mezzo di trasporto cittadino: infatti nonostante l’andamento piuttosto pianeggiante del territorio urbano, l’utilizzo delle due ruote come mezzo di trasporto a Milano è ancora 93


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piuttosto limitato, specialmente se confrontato con la realtà di altre città europee più che con altre realtà italiane, dove spesso il dato di utilizzo della bicicletta è ancora più basso. Comunque sono stati fatti progressi piuttosto rilevanti: .a stessa rete di piste ciclabile, che oggi conta un’estensione superiore a centoquaranta km, è tutt’ora in espansione sia nelle zone centrali che nelle periferie. Malgrado la modesta estensione delle piste ciclabili, il servizio di bike sharing di Milano è primo in Italia e confortantemente sesto in Europa, questo a conferma di quanto detto sull’interesse dei milanesi per i servizi di sharing offerti da attori pubblici. Il servizio, attivo dal 2008; possiede più di quattromila biciclette in più di duecento stazioni ed è utilizzato in media da circa sedicimila persone al giorno. Non si può parlare dei trasporti di Milano senza citare la sua importanza strategica per l’intero paese per quanto riguarda il trasporto aereo, che spesso è stato al centro di nodali questioni industriali e sindacali, proprio in quanto snodo aereo di primaria importanza, essendo il primo aeroporto italiano per trasporto merci e il secondo per trasporto passeggeri.

Milano è servita da tre aeroporti cui si aggiunge l’aeroporto di Bresso, utilizzato per soli scopi turistici, che ormai è considerato parte della città. L’aeroporto di Malpensa, anche se situato in provincia di Varese, è il maggiore scalo aeroportuale della città, nonché secondo aeroporto più trafficato d’Italia. Esso dista 45 km dal centro città, a cui è collegato attraverso il servizio ferroviario Malpensa Express, attivo dalla fine degli anni novanta. Malpensa ha a disposizione due terminal: il terminal 2, quello originale, e il terminal 1, aperto nel 1998 e dotato di tre terminal satelliti. L’aeroporto di Linate, situato nel comune di Peschiera Borromeo, è il secondo scalo aeroportuale della città per numero passeggeri e il terzo d’Italia. Dista solo 7 km dal centro, a cui è collegato da una linea bus a cui si agigungerà entro breve una nuova stazione metropolitana. L’aeroporto di Bergamo-Orio al Serio, situato in provincia di Bergamo, è lo scalo dedicato a voli di compagnie aeree low cost, nonché quarto aeroporto più trafficato d’Italia. Dista 50 km dal centro di Milano e viene, infatti, venduto da alcuni vettori come aeroporto di Milano-Bergamo o aeroporto di MilanoOrio al Serio. È anch’esso dotato di un unico terminal. 95


Università Cattolica del Sacro Cuore - Milano

Istruzione

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n un periodo in cui si parla molto di scuola, e nello specifico di buona scuola, ogni genitore si trova davanti a una difficile scelta quando arriva il momento di decidere quale sarà il futuro del proprio figlio. Per aiutare le famiglia, comunque, nell’ultimo periodo sono sorti numerosi programmi, tra i quali Eduscopio, o sistemi di ranking, tra i quali Effetto Scuola, con i quali è possibile esaminare una lista delle migliori scuole secondo parametri più o meno attendibili. Al di là di quelle che sono le classifiche, però, emergono dei dati significativi che sottolineano come in tutta Italia ci siano scuole “buone” e scuole “cattive”. Ma quali sono le scuole migliori della zona milanese, o le migliori università? Se nel secondo caso è forse più facile - grazie ai media – scoprire gli atenei più blasonati, per le scuole superiori è necessaria un’attenta analisi dei pro e dei contro. Gli strumenti sono diversi, ma tra i licei classici della città meneghina sembra primeggiare il Sacro Cuore, un istituto privato, che si è aggiudicato elevati indici nelle classifiche italiane. Seguono a ruota tre celebri istituti statali, il Carducci, il Berchet e il Parini, ma anche il Faes Monforte, Beccaria, Leone XIII, Manzoni e Tito Livio. Tra gli scientifici torna il Sacro Cuore, questa volta

Milano, progetto Scuola Sicura

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preceduto dall’Alessandro Volta. Anche l’Istituto Leonardo Da Vinci, istituzione storica, si è aggiudicato voti molto elevati nei sistemi di ranking scolastico. Ma nell’area milanese è molto importante la presenza di istituti tecnici e professionali, giacché la sola Lombardia rappresenta una significativa percentuale di queste strutture nell’ambito del dato generale italiano: fino a qualche tempo fa, nell’area lombarda, ad esempio, si concentrava oltre il 60% delle scuole professionali italiane. Questo era, ed è ancora, dovuto alla forte presenza di fabbriche e unità di produzione che richiedono una mano d’opera specializzata. Eppure, nell’ambito delle classifiche, è data molta importanza allo sbocco universitario, ed è per questo motivo che gli istituti professionali non vengono valutati con dei punteggi (così come i licei artistici, il cui sbocco primario, in zona, è rappresentato dall’accademia di Brera). Lo stile americano, dunque, ha ormai raggiunto anche le statistiche e le sponde italiche. Per quanto riguarda gli istituti tecnici è il Cardano la struttura che guadagna il primo posto sia sotto il profilo economico che sotto quello tecnologico. Tuttavia gli esperti della Fondazione Agnelli hanno stilato un’ulteriore classifica, questa volta basata quasi esclusivamente sui dati universitari degli studenti che escono dalle scuole milanesi. I dati cambiano significativamente e, com’è noto, riguardano i licei scientifici

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Università degli Studi di Milano

e classici, veri e propri polmoni dell’istruzione universitaria italiana: è l’Ettore Majorana, liceo classico di Desio, il miglior liceo classico d’Italia, mentre tra gli scientifici il migliore è il liceo Paolo Frisi, a Monza. Questi istituti brianzoli sembrano non aver eguali neanche nella vicina Milano e il motivo sta tutto nella media universitaria e nel numero medio di crediti: gli studenti provenienti dal Majorana sono riusciti a strappare alle commissioni universitarie, come voto agli esami, una media di 29,73. Quasi il massimo, che è 30. E anche per numero di crediti gli studenti del classico in provincia di Monza si distingue: 96,05 crediti in media. Per avere un termine di paragone, il migliore istituto di Torino è il liceo scientifico Umberto I, che nel ranking è staccato di almeno 4 punti dell’indice elaborato dalla Fondazione Agnelli. Milano e la sua zona limitrofa, dunque, rappresentano un’area di eccellenza scolastica in Italia. Ma questo non vale solo per le scuole inferiori e superiori: l’Italia è recentemente entrata nella top ten mondiale nei settori di management, design e ingegneria e questo grazie proprio al capoluogo lombardo. Se Londra si conferma capitale mondiale della formazione universitaria, tra le mete accademiche d’eccellenza emerge più recentemente la città dell’Expo 2015. Docenti, ricercatori e recruiter apprezzano la preparazione

La sala Crociera della Biblioteca Centrale

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degli studenti che si laureano negli atenei meneghini, nonostante i livelli di inglese siano ancora lontani dagli standard internazionali. Il Qs, istituto privato che stila ogni anno una delle più accreditate classifiche internazionali dell’alta formazione, ha decretato che per quest’anno l’Italia è l’ottava nazione più rappresentata, tra le 60 prese in considerazione. E, in alcune delle 36 discipline analizzate, gli atenei milanesi si collocano in posizioni di classifica davvero lusinghiere. Com’è intuibile si parla di Bocconi, che risulta la settima al mondo per management; importante anche nell’area Business e management, al punto da collocarsi in terza posizione nel ranking europeo. Non solo. L’ateneo di via Sarfatti è 17esimo al mondo, e quinto in Europa, in Economia e 28esimo al mondo - settimo in Europa - in Finanza e accounting. Risultati decisamente significativi, soprattutto se si considera che alle spalle della Bocconi si collocano (per Business) Oxford, Lse, Chicago, Warwick, Yale e Columbia. Nell’ultimo periodo la Bocconi ha reso noto che il 92,4% dei suoi laureati lavora a un anno dalla laurea specialistica (uno su quattro all’estero). Inoltre è salito di 8 punti, al 69%, il tasso degli studenti che lavorano già il gior-

Il Chiostro dell’Università Cattolica del Sacro Cuore

no della laurea. In un periodo di così nera crisi del settore del lavoro, sono questi dati che, se non fanno tirare un sospiro di sollievo, quanto meno ci fanno essere un po’ più orgogliosi di essere italiani. Com’è noto, Milano è stata decretata da molte istituzioni la capitale del Design. Questo vale anche nell’ambito dell’istruzione, dal momento che il Politecnico è tra le prime al mondo proprio nell’ambito del Design, dell’Ingegneria civile e dell’Architettura. Inoltre l’Università degli Studi di Milano si conferma al primo posto fra gli atenei italiani per Medicina e Lingua e letteratura inglese, e conquista il primato anche per Scienze biologiche. Tra le università milanesi spicca anche la Bicocca, un’università nuova di pacca che si è fatta conoscere grazie alle strutture nuove, al suo inserimento nel circuito metropolitano e alla capacità di cooptare studenti nonostante una storia così recente. Eppure la struttura è stata recentemente macchiata dall’inchiesta sui concorsi personale docente che ha travolto, nel 2013, anche altre università italiane. Si può dire, in conclusione, che Milano rappresenta, a livello di istruzione, una delle eccellenze italiane che guarda sempre più da vicino gli elevati standard europei e, di più, quelli mondiali. 99


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BORDIGHERA

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Hotel Villa d’Este - Cernobbio

Hôtellerie

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gni anno vengono registrati, a Milano, quattro milioni di arrivi e quasi dieci milioni di pernottamenti, con una permanenza poco superiore ai due giorni e con un afflusso di turisti proveniente soprattutto dalla Russia, dagli Stati Uniti e dalla Cina. Non stupisce quindi vedere Milano seconda, dopo Roma, nella classifica delle città italiane più visitate di sempre. Questo massiccio afflusso ha obbligato gli operatori turistici a proporre diversi modi di ricettività, andando incontro alle esigenze di un pubblico molto vasto e diversificato. Da una parte, i grandi brand internazionali hanno visto nel turismo l’opportunità di espandere il proprio marchio in un settore per loro nuovo e ricco di aree di sviluppo; è il caso, per esempio, di Bulgari che nel centro commerciale e culturale della città ha deciso di ristrutturare un palazzo del XVIII secolo con, al suo interno, ben quattromila metri quadrati di giardino che rappresentano una vera e propria oasi all’interno del capoluogo lombardo. In questo tipo di strutture i segni distintivi sono l’eleganza e la ricerca dell’armonia con gli ambienti circostanti, elementi studiati e progettati dai migliori architetti contemporanei. Oltre ai classici alberghi economici, per giovani e viaggiatori low cost, Milano è diventata il volano di un nuovo tipo di accomodation: lo sharing economy.

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In totale, i posti letto della città sono quarantotto mila con circa undici mila nelle strutture più economiche, compresi ostelli e bed & breakfast. Quando Milano si trova a dover ospitare eventi di rilevanza nazionale, o addirittura, internazionale - come l’Expo 2015 - i conti non tornano e i posti scarseggiano. Per questo, si sta sempre di più consolidando una realtà di proprietari di case messe interamente in affitto (o in parte) - per pochi giorni o per lunghi periodi, non fa differenza - attraverso piattaforme che servono non solo per guardare e scegliere le case ma anche a regolare contratti e pagamenti, evitando transazioni a rischio e amare sorprese. Da una parte quindi, esperienze come Airbnb - la più famosa tra queste - si propongono come piattaforme legali che mettono in contatto proprietario e cliente in maniera veloce e a buon mercato, dall’altra però non c’è sicurezza sull’offerta proposta e sulla sicurezza che i proprietari, alla fine, paghino regolarmente le tasse su questi affitti di “nuova generazione”. Anche per questo motivo (e soprattutto perché i venti milioni di turisti in viaggio verso l’Expo dovranno in qualche modo trovare un tetto sotto cui dormire) il Comune ha aperto

Excelsior Hotel Gallia

un confronto con i siti più importanti del settore, per stabilire dei protocolli che garantiscano affidabilità, qualità, sicurezza, dando una visibilità attraverso la comunicazione istituzionale e cercando anche un ritorno economico sotto forma di tassa di soggiorno. Airbnb, per esempio, conta a Milano cinque mila proprietari di casa per un totale di più di sei mila annunci. La città sembra essere adatta a questo tipo di offerta perché ad un buon turismo si aggiungono, come detto, periodi di picco per gli eventi in programma. Sicuramente tra gli elementi a favore di questi nuovi tipi di affitti c’è il fatto che in alcune importanti zone della città, come per esempio i Navigli, scarseggino alberghi di vecchio stampo. Mentre Airbnb e simili propongono appartamenti di privati di varie dimensioni e prezzo affacciati sull’acqua. Dall’altro lato c’è anche da sottolineare come questo nuovo tipo di ospitalità abbia stravolto in senso positivo le vite dei proprietari che, da un giorno all’altro, si è ritrovato con un doppio lavoro: affittare la propria casa - o stanza - è diventato anche banale ma efficace risposta alla crisi economica. 103


Benvenuti nel meraviglioso mondo dell’Hotel

“lo Scoiattolo”

L’eccellenza dell’ospitalità nel cuore della Valle d’Aosta

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ressoney - La Trinité è una località sciistica della Val D’Aosta, posta alla base della Valle del Lys, dove scorre l’omonimo torrente. Situata ai piedi del magnifico Monte Rosa è meta turistica molto apprezzata, perché sa coniugare perfettamente la modernità con la sua tradizione walser, che caratterizza il villaggio alpino anche nella sua architettura. E’ il cuore del comprensorio del Monterosa Ski, dove poter godere l’incanto della vera montagna, con impianti e piste di ultima generazione.


Nel contesto di questo paesaggio incantevole è localizzato l’Hotel lo Scoiattolo, un **** che propone ai suoi clienti diverse tipologie di sistemazione, tra camere ed appartamenti, per garantire un soggiorno confortevole ed unico. Le camere, contraddistinte per la loro peculiarità e cura dei particolari, sono suddivise in 5 diverse tipologie, al fine di soddisfare ogni richiesta di soggiorno. Gli appartamenti, dotati di tutti i servizi necessari sono invece la soluzione ideale per le famiglie e per coloro che desiderano trascorrere un momento d’incontro lontano dalla frenetica vita quotidiana. Oltre al relax ed al comfort delle camere, chi sceglie di soggiornare all’Hotel lo Scoiattolo, ha il piacere di scoprire tutti i servizi dell’hotel, quali: la ristorazione, un connubio di eccellenza e tradizione valdostana, per godere al meglio dei profumi e dei sapori del luogo dopo una passeggiata rigenerante tra le Alpi. Dopo aver pregustato l’eccellenza gastronomica ed aver soddisfatto i peccati di gola, il centro benessere è pronto a nutrire corpo e mente, in luogo dove poter godere di relax e benessere assoluti. Sauna, bagno turco, idromassaggio, doccia scozzese, percorso Kneipp e tanto altro ancora per farsi coccolare

Tuttavia chi sceglie questo meraviglioso hotel ha la possibilità di vivere dei momenti indimenticabili all’insegna di una vacanza attiva e di numerose attrazioni da non perdere. Non appena il candore della neve lascerà spazio ai paesaggi verde smeraldo, gli ospiti potranno sbizzarrirsi con il trekking, le arrampicate, il Downhill per chi ama le discese adrenaliniche, la pesca, per chi vuole rilassarsi e tanto altro ancora per non annoiarsi mai e vivere una vacanza a 360° all’insegna della natura.

Hotel Lo Scoiattolo Loc. Tache, 6 - 11020 Gressoney La Trinité (AO) Tel. 0125.366313 - Fax 0125.366220 E-mail: info@htlscoiattolo.com - www.htlscoiattolo.com


Milano non solo expo

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ilano è comunemente conosciuta come la capitale economica dell’Italia. Oggi però questa definizione le va sicuramente un po’ stretta: l’immagine di una città seria e sempre nebbiosa sta lasciando il posto ad un’altra sicuramente più interessante e friendly. Sicuramente non sarà romantica come Firenze o Venezia, né “eterna” come Roma, eppure Milano vince la classifica dei luoghi da visitare nel 2015, grazie all’Expo. Secondo il New York Times, infatti, questo sarà l’anno dei turisti che avranno modo di esplorare il fascino della città. Con l’Expo sono attesi ben venti milioni di visitatori da tutto il mondo, che gireranno per oltre sessanta padiglioni di centotrenta paesi diversi. Il nostro giro nei luoghi più interessanti della città potrebbe iniziare dallo spazio verde di Parco Sempione che fa da cornice al famosissimo Palazzo Sforzesco, simbolo del potere della Milano ducale, per poi arrivare alla galleria Vittorio Emanuele II, uno dei primi esempi di Liberty in Italia, concepita per unire piazza Duomo e il teatro 106


della Scala, dedicata al re che la inaugurò nel 1867. Oggi questo spazio si presenta con negozi e caffè alla moda; ma Milano non è solo questo. L’affascinante storia dei Navigli, per esempio, comincia nella seconda metà del XII secolo, con la costruzione del primo tratto navigabile. Il primo canale, il Ticinello, viene inaugurato nel 1179 e, con i suoi ben 50 chilometri di lunghezza, da il via all’edificazione del Naviglio grande. Per la realizzazione vengono messi all’opera importanti ingegneri; ancora oggi è possibile apprezzare il geniale sistema di chiuse concepite da Leonardo da Vinci verso la fine del Quattrocento. Era il 1482 quando Ludovico il Moro affidò a Leonardo il compito di progettare un sistema per consentire la navigazione dal lago di Como fino a Milano. Oggi questa è diventata una zona molto esclusiva, dove modelle, artisti e giovani universitari vagano da un bar all’altro durante le loro serate. L’atmosfera che si respira è particolarmente interessante perché

Piazza del Duomo

accanto ai locali più famosi sopravvivono ancora le modeste botteghe artigianali che colorano di tinte vivaci tutta l’area. Sempre in zona, c’è Vicolo Lavandai dove sembra di rivivere nella Milano degli anni Cinquanta del Novecento; qui le donne, infatti, si recavano per lavare i panni, in un rito tramandato per anni da madre a figlia, oggi ormai consumato e dimenticato. Nel quartiere ticinese viene organizzata la famosa fiera di Sinigaglia, uno storico mercatino delle pulci che si svolge in città ogni sabato, in vari posti vicini o comunque non lontani dalla Darsena. E’ il più vecchio mercato della città ed affonda le sue radici già dal 1800; negli anni Venti del Novecento era, agli occhi dei milanesi, così ricca e vivace che venne assimilata all’omonima fiera annuale della città di Senigallia. Essendo la città marchigiana un porto franco, anche a Milano i barconi che ormeggiavano in Darsena erano esentati dai dazi e questo rendeva la fiera un evento molto atteso. 107



Navata principale della chiesa di Santa Maria delle Grazie

Le colonne di San Lorenzo

Da sempre vengono esposti oggetti vintage di ogni genere: etnici, abbigliamento usato, vinili, fumetti e pelletteria; proprio per questa sua unicità, oggi la fiera è un punto di ritrovo per il popolo alternativo milanese. Molti turisti vengono attratti dalla chiesa di San Satiro, non tanto per gli affreschi custoditi al suo interno (che per la maggior parte sono stati staccati nell’Ottocento e collocati nella Pinacoteca di Brera) ma per una strana prospettiva che lascia a bocca aperta tutti. Sulla parete fondale della chiesa, in corrispondenza della navata centrale, si trova la finta fuga prospettica, profonda novantasette centimetri, ideata dal Bramante per sostituire la prevista abside che non era stato possibile realizzare a causa della retrostante strada. L’illusione è perfetta perché porta la mente dell’osservatore a pensare che dietro all’altare ci sia un grande spazio, un’abside regolare ben completata da colonne e decorazioni. Invece non è così ma “l’inganno” dura a lungo: per accorgersi che si tratta solo di un’illusione ben pensata bisogna arrivare proprio vicino all’altare, a toccare quasi con mano il disegno. La finta abside misura addirittura novantasette centimetri invece dei nove metri e settanta previsti nel disegno originale; da questo impedimento il Bramante è riuscito a trarne un capolavoro inaspettato e geniale, ancora oggi famoso in tutto il mondo.

L’Arco della Pace, Milano

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La Villa Reale di Monza

Luoghi da non perdere

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ggi, al sentir parlare della Lombardia, la nostra mente va - quasi in automatico - verso l’Expo, il turismo che l’evento attirerà da qui ai prossimi mesi e a Milano, intesa non solo come città ma come centro del mondo, della cultura e dello spettacolo italiani. Se però ci soffermassimo anche solo per un attimo a pensare alla vastità del territorio lombardo e a quanta storia è passata di qui ci renderemmo conto che oltre all’immediatezza che la parola “Lombardia” genera in noi c’è tanto altro. Luoghi nascosti, in alcuni casi addirittura dimenticati, o resi famosi grazie a personaggi che, nel tempo, hanno scelto di celebrarne la loro bellezza. A nord dell’omonima città della Brianza sorge il Parco di Monza. Con una superficie di 688 ettari è il quarto parco recintato più grande d’Europa e, nella sua totalità, costituisce un complesso di particolare valore paesaggistico, storico e architettonico. La visita a questo parco è d’obbligo visto che al suo interno si respira anche tanta storia: fu voluto da Eugenio di Beauharnais, viceré del Regno d’Italia, come La Strada della Forra, Tremosine sul Garda completamento alla Villa Reale ma fu Umberto I che decise di ridonargli vita ristrutturando la dimora dove i reali amavano soggiornare. I progetti però rimasero quasi tutti sulla carta visto che nel luglio del 1900 Umberto I venne assassinato e i Savoia abbandonarono la Villa che passò sotto le cure dell’Opera Nazionale Combattenti. Solo venti anni dopo, il Comune di Monza e quello di Milano riuscirono a gestire l’area utilizzandola, negli anni successivi, come sede di alcuni importanti impianti sportivi: nel 1922 vennero costruiti l’autodromo nazionale di Monza, l’ippodromo e campi da golf. Spostandoci in un altro capoluogo di provincia, scopriamo il Sacro Monte di Varese, un sentiero di due chilometri dove si affacciano quattordici cappelle dedicate ai misteri del Rosario che conduce al santuario di Santa Maria del Monte, luogo di pellegrinaggio sin dal Medioevo.

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L’altura, posta all’interno del Parco regionale Campo dei Fiori, è sempre stata testimone di rilevanti manifestazioni di fede, la cui origine sconfina addirittura nella leggenda. Dove oggi sorge il santuario dedicato alla Madonna, infatti, si racconta esistesse una modesta cappella fatta costruire da S. Ambrogio come ringraziamento per la vittoria sull’arianesimo. Oltre all’importanza storica, il Sacro Monte di Varese costituisce una testimonianza di grande rilievo della cultura artistica sviluppatasi nel Ducato di Milano grazie, soprattutto, a Gian Galeazzo Maria Sforza. Anche se questo non ha trovato riscontri nei libri del tempo, il complesso dei Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia - di cui quello di Varese ne fa assolutamente parte - doveva configurarsi come una sorta di ideale sbarramento difensivo della fede contro la Riforma protestante diffusasi nel nord Europa fatto proprio da queste alture sacralizzate. Oggi si crede che sulla via che porta al Sacro Monte siano passati, in circa tremila anni di storia, ben sessanta milioni di pellegrini. Spostandoci nella zona turistica del Lago di Garda troviamo la strada della Forra, definita da Winston Churchill l’ottava meraviglia del mondo. Questa sale dalla Gardesana verso gli altopiani di Tremosine, attraversando la forra del torrente Brasa. Si tratta di un vero gioiello incastonato tra le montagne, che dà il meglio di sé soprattutto se percorsa in orario serale, grazie alla suggestiva illuminazione artificiale. Sfondo di uno dei tanti inseguimenti cinematografici di 007, la strada fu costruita grazie alla spinta innovativa di Don Giacomo Zanini e in seguito alla necessità di un collegamento tra l’altopiano e il lago. Inaugurata centodue anni fa, dopo quattro anni anni di lunghi e faticosi lavori, il suo fascino è famoso in tutta Europa ancora oggi. Spostandoci di qualche chilometri più a nord, sempre sulle sponde del lago, incontriamo Limone sul Garda, un piccolo comune italiano di poco più di mille abitanti. Oltre che per le sue limonaie e il suo pregiato olio d’oliva, il comune è famoso anche per la longevità di alcuni suoi abitanti dovuta, molto probabilmente, all’isolamento che la zona ha dovuto vivere fino agli anni quaranta. Il paese, infatti, era raggiungibile solo via lago o attraverso le montagne; non esistevano strade per raggiungere questo angolino del Garda. Nel 1932, con la costruzione della strada gardesana, il mondo ha iniziato a scoprire Limone sul Garda che, in poco tempo, è diventato una delle località turistiche più frequentate della Lombardia. Nel 1974 il farmacologo milanese Cesare Sirtori scoprì che gli abitanti di Limone possiedono nel sangue una forma mutata di apolipoproteina che genera una variante benefica di colesterolo, in grado di diminuire il rischio di arteriosclerosi e disturbi cardiovascolari. Questa proteina ha conferito agli abitanti un’estrema longevità con una dozzina di residenti che superano i cento anni di età.

Il Sacro Monte di Varese

Limone sul Garda

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hoTEl lADInIA**** Nella stupenda Val di Fassa, a ridosso delle montagne più belle del Trentino, sorge Pozza, un incantevole e ridente paesino dove è possibile coniugare sport, relax e divertimento. Proprio di fronte al centro di Pozza, adagiato su una piccola collinetta da cui si domina uno stupendo panorama, ecco l’hotel Ladinia, un quattro stelle da non perdere. Molti sono i pregi di questo albergo gestito dalla famiglia Gross, dalle camere molto confortevoli, ai salotti dalle grandi poltrone, per finire ai locali del ristorante, vero gioiello dell’ospitalità ladina. La cucina merita un elogio particolare non solo per l’accuratezza e la varietà dei piatti, ma per la bontà dei vari menu, tutti rigorosamente preparati in casa, con ingredienti naturali di primissima scelta. Una menzione, infine, va rivolta al centro relax che offre agli ospiti una rilassante piscina con sauna, massaggi e cure ritempranti di particolare benessere. L’hotel offre, in alcuni periodi dell’anno, speciali condizioni di soggiorno soprattutto per le famiglie con bambini.

L’accogliente sala da pranzo dell’hotel Ladinia

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Il reparto wellness con massaggi e piscina

Wellness Hotel Ladinia **** Strada de Chieva 2, I-38036 Pozza di Fassa (TN) Tel. +39 0462 764201 Fax +39 0462 764896 info@hotelladinia.com www.hotelladinia.com

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le TRADIZIONI STORICHE

Il Monumento al Guerriero di Legnano, spesso erroneamente associato ad Alberto da Giussano

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La storica Battaglia di Legnano

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a Lombardia è una delle regioni italiane dove vengono organizzate un gran numero di fiere storiche e tradizionali che animano il territorio durante tutto l’arco dell’anno. Si va dai mercatini alle feste popolari fino alle sagre culinarie che caratterizzano in maniera unica la regione, i suoi abitanti e i loro costumi. A Milano va in scena il Carnevale Ambrosiano. La storia racconta che il Vescovo Sant’Ambrogio fosse impegnato in un pellegrinaggio e avesse annunciato il proprio ritorno per carnevale per celebrare i primi giorni di Quaresima in città. Oggi sono i bambini i veri protagonisti di questa festa visto che molte piazze, durante questo carnevale, ospitano parate di cartoni animati, esibizioni e stand di dolciumi. La città si anima dal centro fino ai grattacieli di Porta Nova, dove i bimbi possono assistere al raduno delle più belle maschere del carnevale. Famosissima ormai è la Sagra del Carroccio, l’insieme di diversi eventi commemorativi della Battaglia di Legnano del 1176 che vide la vittoria dei comuni alleati nella Lega Lombarda sull’esercito de il Barbarossa. La sagra ha bisogno di una preparazione di diversi mesi visto il migliaio di figuranti che vi partecipano, i quali devono indossare costumi che rispettino le prescrizioni di un’apposita commissione che vaglia l’attinenza dell’abito e delle armi utilizzate. Oltre alla sfilata del corteo, il momento più emozionante è sicuramente il palio, una corsa con fantini ingaggiati dalle otto contrade che cavalcano a pelo. Nel primo weekend di Giugno invece, Pontida ospita la Rievocazione Storica del Giuramento che risale al 1167 quando Bergamo, Brescia, Mantova e Cremona sottoscrissero un’alleanza per opporsi all’imperatore Barbarossa.

Ogni anno la cittadina rievoca l’avvenimento con una ricostruzione suddivisa in varie fasi: l’incoronazione di Federico, la distruzione di Milano, l’alleanza dei comuni e la loro vittoria. Son quattro i cortei medievali che animano la giornata e che rappresentano le città protagoniste del patto; la festa termina con la lettura della poesia di Giovanni Berchet “Il Giuramento di Pontida” e con il carosello degli armigeri. In provincia di Como sorge Pandino, un minuscolo centro di 8mila abitanti, che ogni anno fa da scenario al Tenzone. Anche in questo caso si tratta di una rievocazione medievale caratterizzata dal lancio del giavellotto a cavallo e da combattimenti con la mazza ferrata. Durante queste manifestazioni, la cittadina viene attraversata dai cortei storici; la giornata s chiude con una cena a base di piatti caratteristici dell’epoca e concerti medievali. Rimanendo sempre in zona. Famosissimo è il Palio dell’Oca di Cremona. Il terzo sabato del mese infatti la città ospita questa gara remiera settecentesca che avviene sulle sponde del Po. I partecipanti sono rappresentati dalle sei porte cittadine e la squadra vincitrice quella che per prima raggiunge il gruppo di oche rinchiuse in una gabbia posta su un’imbarcazione, si aggiudica il palio.

Il carnevale di Bagolino

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Incredible India

i Templi Il Tempio del Loto

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isitare l’India significa preparare i propri sensi ad una delle più incredibili e più stimolanti esperienze di viaggio. Un paese che avvolge il visitatore in un caldo abbraccio trasmettendo, per il periodo del viaggio, il suo life motive con i suoi misteri, il suo fascino irresistibile, il suo dolce e languido ritmo, la sua storia e le sue tradizioni. Da sempre carica di spiritualità, l’India cerca di trasmettere questo sentimento ad ogni visitatore attraverso i suoi templi. Ognuno dedicato ad una divinità diversa, ognuno con la sua storia fatta di tradizioni, credenze ma soprattutto magia. L’equilibrio delle forme ed i dettagli che contraddistinguono questi luoghi, insieme all’atmosfera che si respira al loro interno, nasce dalla fede e dalla volontà delle popolazioni che hanno fatto della propria religione il loro stile di vita. Impossibile non lasciarsi coinvolgere dalla spiritualità del Tempio d’Oro di Amritsar nel Punjab. Il Tempio della spiaggia

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Luogo di pellegrinaggio dove recarsi almeno una volta nella vita per pregare ed offrire le proprie suppliche, oggi è conosciuto in tutto il mondo. Completato nel 1588 in seguito ad all’invasione Afghana del 1760 è stato sostanzialmente ricostruito. Il tempio,circondato da un piccolo laghetto, è composto da quattro entrate, volte a rappresentare l’importanza dell’accettazione e dell’apertura ed al suo interno ospita molte dorature ed opere in marmo risalenti ai primi anni del 1800, realizzate sotto il patrocinio dell’Imperatore Ranjit Singh. Spostandoci verso Delhi è possibile visitare il Tempio del Fiore di Loto. Conosciuto meglio con il nome di Bahai Temple, la struttura si ispira al fiore di loto, simbolo di pace, purezza e bellezza. Costruito nel 1986, il tempio è adagiato su nove laghetti che contribuiscono a rendere l’aria interna del tempio sempre fresca. Le tre corolle hanno una simbologia particolare; Il Tempio di Meenakshi


turismo

rappresentano l’intelligenza, l’unità e l’unicità. È emozionante visitare il tempio di sera per i giochi di luce che enfatizzano i 27 petali, rendendolo un segno distintivo della città. Scendendo verso il Sud dell’India, è impossibile non visitare il tempio più importante del paese, il Tempio di Meenakshi, a Madurai, una delle città più antiche del Tamil Nadu. Secondo la mitologia è qui che si sono sposati Shiva con la Dea Meenakshi, raffigurato sul soffitto tra i bassorilievi colorati. Simbolo di Madurai, il complesso è stato costruito tra il XII ed il XVIII secolo e ancora oggi rappresenta l’eccellenza architettonica dell’antica India. Cuore dell’attività cittadina, dove l’arte di mescola con religione artigianato e commercio, il tempio assomiglia ad una città sacra all’interno della città. Nella sua labirintica sala delle mille colonne

Un altro tempio da non lasciarsi sfuggire è il Tempio della Spiaggia, situato nella cittadina di Mamallapuram che si affaccia sul Golfo del Bengala. Eretto nel VIII secolo, l’intera struttura è costruita con blocchi di granito che si ergono per ben 5 piani sviluppando una forma piramidale. È questa caratteristica a differenziarlo dalle altre costruzioni che lo circondano e lo rendono il più antico tempio dell’India meridionale. All’interno del tempio si trova la zona più sacra, a cui potevano accedere solo i sacerdoti; è lì che veniva conservata la statua della divinità. Nella facciata posteriore del tempio è possibile ammirare due piccoli santuari posizionati in direzioni opposte: uno era dedicato a Ksatriyasimnesvara, mentre l’altro era dedicato a Vishnu. Scavi archeologici ci hanno mostrato e continuano a mostrare nuove strutture

Una veduta panoramica del Tempio d’Oro di Amritsar

prende vita un gigantesco mercato con botteghe di frutta, ceramiche, strumenti musicali, addobbi, fiori, stoffe pregiate. Dopo il tramonto il tempio si carica di atmosfera, dove i riti incontrano il fuoco e le nenie, pellegrini che cantano ed accendono candele ovunque.

nascoste dalla sabbia. Molti ancora sono i templi da visitare, alcuni più grandi, altri più raccolti, ma una cosa li accomuna tutti: gli splendori e le suggestioni che riescono a trasmettere e che rendono il viaggio un’emozione senza fine.

Per informazioni UFFICIO NAZIONALE DEL TURISMO INDIANO Via Albricci, 9 - 20122 Milano Italia Tel. +39 02 804952, Fax: +39 02 72021681 E-Mail: Info@IndiaTourismMilan.com Internet: www.IndiaTourismMilan.com www.incredibleindia.org L’interno del Tempio di Meenakshi

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parchi & giardini

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l ventidue percento del territorio lombardo è ricoperto da aree naturali protette e la regione è stata anche la prima regione italiana a dotarsi di un’apposita legge per proteggere la natura all’interno dei propri confini. Non stupisce quindi osservare come vicino a laghi, nei pressi di fiumi e fin all’interno dei piccoli e grandi comuni lombardi si sviluppino zone verdi di grandezza e conformazione diverse ma ormai famose e “calpestate” durante tutto l’anno per la loro bellezza e particolarità. “Draghi verdi” o “vedovelle”, sono chiamate così le fontanelle in ghisa che colorano i parchi milanesi. Oggi come ieri, risultano immutate nel tempo (la prima, si dice, fu installata nel 1931 a Piazza della Scala) e sembrano stare lì per raccontarci di come, anche in luoghi così vasti e spesso solitari come i parchi cittadini, l’uomo deve - in un modo o nell’altro - essere presente per preservare la bellezza e l’unicità dell’ambiente. Milano è, nell’immaginario collettivo, una città grigia e, per questo, triste; sono tantissimi i luoghi comuni sulla città che raccontano di come non veda quasi mai il sole e la luce mediterranea. Quello che invece scopriamo è una città piena di natura e quindi, proprio per una conseguenza prettamente biologica e scientifica, anche ricca di luci e colori. Il Parco di Villa Litta sorge nel quartiere

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di Affori ed è il più antico di Milano, escludendo le aree verdi del centro storico. Come anche per il giardino di Villa Taranto (che sorge affacciato sul Lago Maggiore piemontese) anche qui si tratta di un giardino all’inglese con viali simmetrici, alberi potati geometricamente e siepi a labirinto. Dopo la gigantesca devastazione del 1943, quando i cittadini abbatterono gli alberi del parco per procurarsi legna da ardere in periodo di guerra, la zona tornò al suo antico splendore negli anni Cinquanta del Novecento. Oggi l’area, ricca di aceri, querce, faggi, ciliegi e ippocastani, ospita una zona riservata ai giochi per i più piccoli, un campo da calcio e due campi polivalenti per basket e pallavolo, mentre un’altra zona ospita ogni estate eventi culturali e concerti all’aperto. Molto più vasto è invece il Parco Nord di Milano, un parco molto “giovane” ideato alla fine degli anni Settanta. Ciò che colpisce quando lo si guarda dall’alto su di una cartina è che l’area sorge in un contesto tra i più densamente urbanizzati d’Europa, ricco di fabbriche e grandi quartieri edilizi, tra Milano, Cusano Milanino, Cinisello Balsamo e Sesto San Giovanni. Al suo interno sorgono piste ciclabili, ruscelli e boschi con piante d’eta media di venticinque anni, quindi molto giovani e per questo seguite da vicino dal personale specializzato


per evitare indebolimento, danni o crescita scorretta. La caratteristica di questo parco è che continua a svilupparsi e a espandersi, sia in superficie che nel patrimonio arboreo; al suo interno sorgono anche alcune scuole superiori, la villa di Alessandro Manzoni a Brusuglio, l’Ospedale Bassini e un aeroporto ad uso turistico-civile. Spostandoci a Mantova troviamo il Parco regionale del Mincio, una delle più vaste aree protette lombarde. Il territorio è vario e spazia dalle colline moreniche, alla pianura terrazzata, dalla zona meandriforme al complesso dei laghi di Mantova con le eccezionali zone umide della Valli del Mincio e i boschi planiziali del Bosco Fontana. Notevole è poi il sistema di chiuse e canali storici nonché gli elementi architettonici e artistici, tra cui il Santuario

conoscere al mondo; il labirinto - una torre con cupola in rame dalla quale si possono osservare le geometrie del percorso sottostante; il Grande Tappeto Erboso - la distesa più vasta di tutto il Parco dove si nascondono i Laghetti Fioriti, circondati da un romantico Salice Piangente e da piante annuali. Chiudiamo con la Grande Quercia, una della attrazioni più amate dai visitatori e la più antica di tutta la zona, con i suoi quattro secoli di età. L’albero è considerato un esemplare interessante grazie alla perfetta armonia tra il tronco, di sei metri di circonferenza, e la chioma, di centoventi, che copra una superficie di circa cento metri quadri. Per finire, ricordiamo il Parco regionale della Valle del Lambro che sorge tra Como, Lecco e Monza: una sorta di lunghissima galleria verde che si imbocca

di S. Maria delle Grazie, la chiesa di S. Maria degli Angeli e numerose ville risalenti ai tempi dei Gonzaga. Il Parco ospita veri e propri scrigni di biodiversità, tutti habitat perfetti per aironi, garzette, nitticore, falchi di palude e numerose altre specie protette. In più, è stato protagonista di riqualificazioni ambientali che hanno permesso di dare vita al “parco perturbano” che oggi arriva ad abbracciare tutta la città di Mantova. Numerose sono anche le piste ciclabili, le aree di sosta, i pontili, i punti di osservazione e i sentirei di collegamento tra i vari centri abitati e il fiume. Al confine con la provincia di Verona, con i suoi sessanta ettari di estensione, spicca il Parco giardino Sigurtà. L’area è ricca di punti d’interesse come il Viale delle Rose - l’immagine con cui il parco si è fatto

a Milano e sbuca nelle prealpi. Al suo interno troviamo il Lago di Alessio, circondato da canneti, boschi e prati, dove regnano tappeti di ninfee e specie floreali rare come la genziana di palude; la Valle del Pegorino, uno dei siti naturalistici più interessanti della zona, attraversabile a piedi o in mountain bike, e dove, da febbraio ad aprile, è un susseguirsi di fioriture di campanellini, primule, scialle e mughetti. Le aree agricole circostanti offrono paesaggi da racconto bucolico, fra campi coltivati a grano e antiche cascine. Grazie alla sua vastità, sono numerose le valli che si incontrano sul cammino: oltre a quella del Pegorino, ricordiamo anche la Valle di Cantalupo che accompagna l’omonimo torrente, caratterizzata da una fitta pineta, sede privilegiata per percorsi di educazione ambientale.

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Le terme di Bormio

benessere Termale & Spa

I

tempi sono cambiati da quando, nell’antichità, ci si recava nelle località termali per poter usufruire di acque benefiche e di trattamenti speciali. Oggi ogni città, che sia essa grande o piccola, ha le sue personalissime terme: strutture alberghiere, spesso resort, che includono un centro benessere più o meno fornito, più o meno speciale. Milano non si esime da questa particolarità, anzi, sopratutto oggi che il business delle Spa ha assunto un carattere mondiale. La più importante e famosa località termale nell’area lombarda è senz’altro quella di Bormio. È così che nel 2007 è iniziato il progetto delle Terme di Milano, in Piazza delle Medaglie d’Oro. Lo stabilimento è diventato famso nel corso degli anni e oggi QC Terme è una realtà internazionale presente in molte località, tra cui anche Roma e la Valle d’Aosta. Qui il concetto del benessere si sposa con quello del relax e del piacere: vasche, cascate, bagno turco, biosaune a varie gradazioni, oltre a singolari attrattive come la stanza del sale, dove drenare e tonificare. Pittoresco anche il ‘tram del benessere’,

Le terme di Bormio

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la prima biosauna al mondo realizzata all’interno di un tram, sulla vettura storica Carrelli, fedelmente restaurata, dalle panche ai caratteristici finestrini, dalla volta del tetto fino al classico pavimento a righe. Oltre a tutto questo ci sono numerosi servizi ‘à la carte’, massaggi, trattamenti specifici, etc. A QC Terme, poi, c’è il pomeriggio con aperitivo, un ottimo modo per fare un gustoso intervallo tra un trattamento e l’altro. Anche il Boscolo dispone di un centro benessere di alto profilo: tempio del benessere nel frenetico centro di Milano, ideato dall’architetto Simone Micheli, la Spa del Boscolo Milano è tra le più grandi della città con 600 mq, schermo di 15 metri con immagini e suoni rilassanti, pareti con sfere caleidoscopiche che riflettono il colore azzurro della piscina e favoriscono la corretta apertura ottica; cascata, sauna, bagno turco, vasca di reazione e 6 beauty room per originali trattamenti benessere. Un’oasi di relax, bellezza e armonia dove si fondono ergonomia ed estetica. Come spesso accade, gran parte della Spa è inclusa della tariffa dell’albergo e quindi gratuita per gli ospiti. È questo, infatti, il nuovo concetto delle Spa che va affermandosi negli ultimi anni: soggiorno e

Le terme di San Pellegrino

relax, ovunque voi siate. Anche (e forse soprattutto) in una città d’affari. La Hado Spa, invece, è il centro benessere dell’hotel Cristoforo Colombo, un’oasi meneghina dotata di cabine insonorizzate e spaziose, di una vasta area dedicata alla Zona Acqua, compresa di vasca cromoterapica, bagno di vapore, hammam in pietra, sauna e percorsi emozionali. Hado spa propone programmi e trattamenti personalizzati focalizzati sul benessere, il rilassamento e il massaggio. Per quanto riguarda i massaggi, si passa attraverso un processo di purificazione, con oli essenziali, canne di bamboo e bendaggi detossinanti ai fanghi naturali. Al benessere di una spa si accosta, quindi, la ritualità orientale, con hammam o scrub e massaggi con prodotti naturali come il sapone nero. A Milano c’è poi la The Spa by Sisley, ossia la Spa del Park Hyatt Milano. Sisley è un brand nato nel 1976 dall’intuizione innovativa del conte Hubert d’Ornano, che fondò insieme alla moglie Isabelle questo marchio nel mondo della cosmesi. Sisley, dunque, ha messo a disposizione, in esclusiva per la città di Milano, una selezione dei suoi celebri trattamenti e, per la prima volta, il ideato per ridare vigore al viso stanco, levigarne i tratti e offrire 123


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al contempo una sensazione di benessere. Un trattamento rimpolpante alla rosa, in linea con il brand che si avvale solo di principi derivati dalla natura di carattere vegetale. The Spa comprende bagni turco femminile e maschile, una vasca idromassaggio in mosaico d’oro e un’accogliente area relax, due sale trattamenti, ciascuna con doccia privata, dove gli ospiti possono effettuare massaggi, trattamenti viso e corpo e servizi di bellezza. C’è infine la “Private Spa Room”, creata per coloro che desiderano sottoporsi ai trattamenti in totale privacy: dispone di due lettini dove si propongono trattamenti benessere di coppia. La struttura offre un bagno turco privato con essenze aromatiche, mentre il soffitto è adornato di luci che lentamente cambiano colore. Ma i centri benessere sono recentemente diventati anche luoghi adatti agli addii al nubilato e celibato. Un’idea alquanto originale che si è diffusa a macchia d’olio prima all’estero e ora anche in Italia. A tal proposito, oltre al soggiorno in albergo con Spa, che resta probabilmente l’esperienza più adatta a una festa del genere, ci sono anche numerosi centri che si occupano specificatamente del mondo del relax. Un esempio è l’Hammam della rosa, un

pittoresco hammam in pieno stile ‘turkish’ proprio al centro di Milano: sale massaggi, trattamenti autentici, tutto in un’atmosfera mediorientale da mille e una notte. Altra struttura di spessore è l’Iki, centro ayurvedico di trattamenti specificatamente dedicato alla cura del corpo. Ai classici percorsi acqua e vapore si accostano ritualità, estetica e tutta la scienza indiana dell’ayurveda. Infine non troppo distanti sono le terme di San Pellegrino, dove nell’ultimo periodo si sono concentrati molti investimenti proprio in merito al settore terme. Lo stabilimento termale di San Pellegrino Terme, infatti, era un complesso di edifici Liberty, una struttura all’avanguardia nei primi anni del Novecento, dotato di tecnologie mediche avanzate, impianti termali e una solida organizzazione. Dopo un periodo di silenzio, le nuove terme sono state inaugurate e aperte al pubblico nel dicembre 2014 nell’ex hotel Terme-Milano a opera del celebre gruppo imprenditoriale-immobiliare Percassi, lo stesso che sta alle spalle di realtà di successo come Kiko, o alla Billionaire Italian Couture. La gestione di questa imponente struttura termale, peraltro, è stata affidata alla ben nota QC, di cui abbiamo già parlato. 125


Talamone è un delizioso, piccolo borgo sul mare circondato di meraviglie naturali e di tesori storici.

le bellissime calette di ghiaia e scoglio, raggiungibili dall'Hotel a piedi in cinque minuti, sono l'ideale per prendere il sole, fare snorkeling e tuffi dalla scogliera!


L'Hotel Baia di Talamone è situato fronte mare, in posizione privilegiata se si desidera fare gite in barca o mini tour delle isole con le numerose compagnie che organizzano escursioni e che salpano proprio al molo di fronte l'Hotel.

Le camere matrimoniali, triple e bilocali, anche con angolo cottura, sono ampie, luminose e dotate di tutti i comfort per una vacanza in totale relax;

al bar e nella veranda vista mare potrete leggere e rilassarvi o godervi un aperitivo.


Sicurezza e qualità della vita

L

e cose sono molto cambiate, a Milano. La nebbia è scomparsa, il milanese inizia a cercare ristoro nell’hinterland per fuggire dal caos della città, le biciclette invadono la città. Senza nulla togliere alle costanti milanesi, la Milano da bere è cambiata, la città sta indossando un nuovo volto. Lo dice anche lo skyline, che si alza giorno dopo giorno e che sta rendendo il capoluogo regionale – nonché “capitale del Nord” - una vera e propria metropoli globale. Qualcuno guarda questi cambiamenti con aria nostalgica, ma siamo davvero sicuri che dopotutto sia un male? Come si vive a Milano oggigiorno? Vediamolo insieme. Il più grande problema, inutile nasconderlo, è sempre stata la qualità dell’aria. L’industrializzazione milanese a seguito del ‘miracolo italiano’ ha portato un aumento dei gas nocivi e ha conferito alla

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città lo scettro riservato alle più inquinate d’Italia. La soluzione? Verde pubblico, ztl, varchi, aree pedonali. Nel 2012, ad esempio, i giorni di superamento dei livelli i biossido di azoto sono dimezzati e in netto calo erano anche quelli di allarme per il Pm10. Livelli minimi anche per il benzene. Merito di un meteo abbastanza favorevole, di una nebbia che, sempre più sporadica, impedisce la cappa climatica tristemente nota che, pur con il suo fascino, ha da sempre costretto la città a un’immersione forzata di residui delle combustioni di cui ci avvaliamo quotidianamente. Ma anche delle decina di migliaia di auto in meno immatricolate e degli ingressi in città regolati dal trasporto pubblico, secondo una politica per la mobilità che conduce, giorno dopo giorno, la città a risultati sempre migliori – anche se ancora lontani dall’efficienza europea. Erano, queste, innovazioni obbligatorie alla luce di una conformazione territoriale e un trend climatico che ha messo in luce, nell’arco di svariati decenni, come spesso si creino condizioni per il ristagno atmosferico; a tutto questo si sono aggiunte nel tempo l’estensione della conurbazione, l’intensità del traffico, la diffusione degli impianti di riscaldamento domestico. Tutte queste condizioni hanno determinato la deteriorazione della qualità dell’aria e, conseguentemente, della qualità della vita, ‘costringendo’ l’amministrazione a operare una politica di restrizioni: parliamo di Ecopass, Area C e blocchi della circolazione feriali e festivi relativi all’intera città. La conseguenza diretta è stata la riduzione dei livelli di polveri nocive disperse nell’aria, quella indiretta, neanche a dirsi, la salute dei cittadini. Non a caso, pur tra grandi polemiche (ricordiamo i ricorsi contro l’Area C, che ‘puniva’ addirittura i residenti) questo progetto è valso a Milano il prestigioso premio Transport Achievement Award 2014 dell’OCSE per i risultati che Area C ha conseguito: traffico ridotto del 30%, cali di domanda di sosta, aumento della produttività nella consegna merci, calo degli incidenti, emissioni ridotte e aumento dell’efficienza del trasporto pubblico. Sebbene il trasporto pubblico sia discretamente efficiente – si direbbe persino eccellente se paragonato al resto

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d’Italia – queste riduzioni hanno incentivato il ritorno a un mezzo che non inquina e aiuta persino a tenersi in forma: la bicicletta. Milano, infatti, ha registrato cifre da record al riguardo, con un ritorno alle ‘due ruote verdi’ che sembra più una svolta epocale che una tendenza. La bicicletta è infatti sempre più usata dai milanesi per i loro spostamenti in città. Ma se l’attività di promozione dell’uso della bicicletta è senz’altro in crescendo, può dirsi altrettanto della sicurezza stradale? È questa la domanda – retorica - che sorge spontanea leggendo i dati pubblicati da Eupolis Lombardia sull’incidentalità dei ciclisti: nel 2013, infatti, 49 persone sono decedute a causa di incidenti in bicicletta nel territorio regionale e i feriti sono stati 4549. Numeri, questi, che testimoniano la necessità di migliorare la sicurezza dei ciclisti, ma anche quella dei pedoni, perché in ambito urbano il 42% dei morti è sempre un pedone o un ciclista. Tra gli interventi possibili l’apertura di nuove piste ciclabili protette, oltre a interventi di natura educativa

e culturale volti a promuovere la convivenza pacifica tra i diversi tipi di veicoli stradali, senza dimenticare l’educazione all’uso dei caschi per i ciclisti. Interessante anche la possibile riforma del codice della strada riguardo al fattore velocità delle autovetture che causano gli incidenti. Sono stati infatti condotti dei test e i risultati sono i seguenti: per impatti alla velocità di 30 km/h la probabilità di decesso è stimata nel 10% circa, mentre alla velocità di 50 km/h le probabilità di decesso aumentano fino a circa il 50%; basta poi raggiungere i 70 km/h e il rischio di morte si assesta tra il 95% e la certezza. Tutte queste statistiche possono sembrare fin troppo elaborate e prive di interesse, ma la verità è che l’uso della bicicletta sulle strade milanesi è tale da giustificare queste attenzioni. E sulla sicurezza si sta lavorando alacremente, soprattutto a causa di Expo, che con i suoi milioni di visitatori determina una rinnovata esigenza di sicurezza nelle strade. I dati per i reati a Milano e provincia facevano già sperare all’alba dell’anno nuovo, 130


quando con un calo del 6,8% (dati che arrivano direttamente dalla Questura) il totale generale dei reati passava da 257.911 del 2013 a 240.256 del 2014. Gli unici reati ad aumentare sono stati, nell’arco degli ultimi due anni, gli scippi (+ 16,7%) e le estorsioni (+ 9,1); quest’ultimo, peraltro, si direbbe simboleggi un malessere dovuto alle ormai celebri infiltrazioni ‘ndranghetiste nel territorio lombardo. A tal proposito si moltiplicano i filoni d’inchiesta, i processi procedono a gonfie vele, ma le infiltrazioni mafiose a Milano fanno tanto pensare alla creatura mitologica dell’idra: tante teste e ne nascono due dal taglio di ognuna. L’Expo, poi, attira la ‘ndrangheta come le api al miele, con il risultato che negli ultimi mesi l’esposizione è stata presa di mira dalle varie famiglie che gestiscono il territorio meneghino. Sempre Expo 2015 tiene alto l’allarme, in termini di sicurezza, in merito ai borseggi. L’inevitabile affollamento della città costituisce una grande attrattiva per i reati comuni di strada, come i borseggi, che – s’è già detto

- sono in crescita continua. Preoccupano, inoltre, i cortei antiExpo, come quelli che già hanno creato scompiglio in città, e si cerca di tenere sotto controllo i centri sociali, anarchici e comitati contro gli sfratti, che hanno portato a recenti tafferugli in città. Ad ogni modo oggi, e lo dice anche il Questore di Milano Luigi Savina, a Milano per le forze dell’ordine l’obiettivo numero uno è la ‘ndrangheta. La parola d’ordine? Prevenzione. Se Milano, infine, ha certamente degli aspetti negativi che riguardano qualità della vita e sicurezza, è innegabile che si trovi ai vertici in Europa per quel che riguarda la raccolta differenziata. Addirittura al di sopra di Vienna, con un 149 a 123 (kg di spazzatura annui per abitante), e avanti anche a Monaco, che si ferma a 117 (piccola sì, ma proprio per questo motivo ben gestita). Un dato, questo, certamente significativo se si considera che in Italia, soprattutto nella fascia centro-meridionale, la differenziata è ancora lungi dal potersi dire realizzata. 131


L’elegante salone del ristorante Boeucc, locale storico di Milano

dove mangiar bene a cura di Giuseppe Ferraris Mortarino

R

agionando con le vecchie lire (l’Euro molte volte … fa dimenticare le proporzioni), pranzare qui costa mezzo milione a testa: nemmeno tanto -dopotutto- se si pensa che la struttura è provvisoria (sarà smontata alla fine dell’EXPO), che è stata progettata da architetti di fama, che da essa si domina Piazza della Scala e si ha l’impressione di poter toccare le guglie del Duomo, che vi si alterneranno gli chefs più “stellati”, che le materie prime usate saranno di eccelsa qualità, che i piatti saranno tra i più gustosi mai realizzati. Stiamo parlando del Priceless, un ristorante “appollaiato” sul tetto di quella che -fino a qualche anno addietro- era stata la sede principale della Banca Commerciale Italiana a Milano. Come dicevamo, è una struttura “a tempo” che verrà smontata tra pochi mesi. Probabilmente avrà lo stesso successo di un’operazione analoga, sempre effettuata a Milano: quella del “Cubo”, un ristorante mobile studiato per girare in diverse città europee, per un periodo limitato, temporaneamente collocato su edifici importanti; a Milano venne sistemato in Piazza del Duomo.

Il Savini, famoso ristorante in Galleria a Milano

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Ma il Priceless, come dicevamo, è uno spot: lo si può far rientrare tra le curiosità di Milano, ma non certo chiamarlo a far parte della cultura gastronomica di una città dove il mangiare … è una cosa seria! Così come è seria un’iniziativa che, a prima vista, parrebbe invece una trovata pubblicitaria: parliamo del tram dell’Azienda Trasporti Milanesi. È un tram ristorante (dal nome azzeccatissimo: “ATMosfera”) che serve piatti di elevato livello gastronomico, mentre fa un giro quasi completo della città (sui binari di qualsiasi tram ‘di linea’), divenendo così anche un’attrazione turistica. Ma rientriamo nella tradizione più consolidata. Il ristorante che (almeno fino a qualche anno addietro) era famoso nel mondo proprio “quasi” quanto “La Scala”, è certamente il Savini. Ristorante assolutamente legato, appunto, al grande teatro poiché lì si svolgeva l’ambitissimo (e costosissimo) “dopo Scala”: un pranzo a regola d’arte, e per il quale era necessario prenotare il tavolo un anno per l’altro. Ora, i “dopo Scala” sono divenuti un po’ meno trendy e, soprattutto, sono aumentati i locali che offrono sistemazioni -seppur meno tradizionali- certamente non inferiori a quelle del Savini.

Ma, parlando di ristoranti a Milano, non si può certo non citare Cracco: se non per la qualità dei cibi, (più ‘originali’ che gustosi oltre costosi) sicuramente per la sua nuova celebrità dovuta alla televisione. Diversamente, un altro ‘divo televisivo’ (Oldani) nel suo ristorante appena fuori porta -il D’O di Cornaredo- mantiene prezzi assolutamente ragionevoli con una qualità sempre ottima. Il ristorante Trussardi alla Scala gode di una posizione splendida, proprio -appunto- su Piazza della Scala; fino all’anno scorso godeva anche di un’altra star dei fornelli: Andrea Berton. Il binomio risultava vincente, poi vi fu il divorzio e Berton aprì il suo ristorante: perché non vi fossero dubbi, l’ha battezzato con il proprio nome, ed è diventato una delle mete più ambite (e oltremodo, proprio oltremodo costose) della gastronomia di Milano. Se vogliamo ora parlare di ottimi ristoranti - quand’anche meno blasonati- dobbiamo cambiare l’approccio: parlare, cioè, del ‘prodotto’, dimenticando il ‘divo’. Tra questi la preferenza di chi scrive va sicuramente al Controvento: un locale che riesce a coniugare un arredamento elegante e gradevole con un servizio inappuntabile, una cucina ottima e che non cerca improbali originalità e -cosa che non guasta!- prezzi onesti. 133


Il ristorante Berton, famoso ristorante a Milano

Un altro locale che presenta le medesime caratteristiche positive è sicuramente Il Nuovo Macello: una cucina assolutamente tradizionale eseguita con maestria ormai rara. Si dice che a Milano si mangi il pesce migliore d’Italia: non sappiamo se poter accettare al cento per cento questa affermazione, ma possiamo sicuramente indicare dove trovare una cucina di pesce eccezionale. Ricordiamo due tra i locali che preferiamo: Gente di mare e l’Isola dei sapori; non sono certamente gli unici ad alto livello, ma -altrettanto certamente- è difficile che qui un avventore si alzi insoddisfatto. Per unire alla bontà del prodotto un ambiente particolarmente raffinato, il Sambuco è il luogo di gran lunga più indicato. Ma come si fa a parlare della cucina di Milano, senza parlare del risotto alla milanese e della cotoletta alla milanese? Sono i piatti milanesi per antonomasia e, praticamente, non esiste ristorante che non li proponga. Il problema è un altro: i due piatti (la cotoletta, in particolare), sembrano di grande semplicità di esecuzione. Sembrano, appunto. E -in verità- non sono pochi i ristoranti che li trattano come tali! In realtà entrambi i piatti richiedono un’attenzione particolare: che va dalla scelta della materia prima, dal dosaggio degli ingredienti, dalla cottura e via dicendo. Per cui sono piatti che non possono essere proposti a buon mercato, se eseguiti a regola d’arte. Comunque, è sufficiente che un aiuto cuoco sia un attimo distratto, ed un ristorante famoso per la bontà di questi piatti … scende precipitosamente agli ultimi posti.

Il ristorante Controvento

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Dove è difficile che ciò accada è da Alfredo Gran San Bernardo: qui il risotto e la cotoletta sono stati per lunghi anni invincibili per la loro bontà; ora i cuochi sono cambiati, ma la qualità è sempre altissima. Anche se non siamo a Napoli … non dimentichiamo la pizza! Molte pizzerie milanesi non hanno nulla da invidiare a quelle campane, ma ve ne è una che produce una pizza particolare, quella alta tipo focaccia: Spontini. Prima aveva una sede unica, poi -visto il successo- ha aperto diversi altri locali. Ma, chi scrive queste note, non può dimenticare quello che per molti anni è stato il miglior ristorante della città: il Boeucc. In un ambiente di grandissima eleganza e raffinatezza venivano serviti piatti che uscivano da una cucina di particolare raffinatezza. Ora il Boeucc è sempre uno dei migliori ristoranti, ma molti cambiamenti gli hanno levato quel primato che prima -sempre chi scrive!- gli ha per lungo tempo riconosciuto.

Il ristorante Trussardi alla Scala

Ma, per concludere, cerchiamo di rispondere ad una domanda: se vogliamo portare un ospite a ristorante, essendo sicuri di fare buona figura e -nel contempo- di non spendere un patrimonio, dove andare? La risposta, sulla base delle più recenti esperienze ci riporta a due dei nomi già citati: il Controvento ed il Boeucc. Se, invece, vogliamo lasciare la responsabilità della scelta alla fama acquisita e non abbiamo problemi di budget, oltre al Priceless ed al Trussardi mettiamo in pista uno dei vecchi maestri della buona cucina: Aimo E Nadia.

Aimo e Nadia - 02 416886

Gente di Mare - 02 29005823

Alfredo Gran San Bernardo - 02 3319803

Isola dei Sapori - 02 54100708

Atmosfera - 02 48607607

Nuovo Macello - 02 59902122

Berton - 02 67075801

Priceless - Solo Via Internet

Boeucc - 02 76020224

Il Sambuco - 02 33610333

Controvento - 02 33103186

Savini - 02 72003433

Cracco - 02 876774

Trussardi alla Scala - 02 80688201

D’o - 02 9362209

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Risotto alla milanese

la Cucina lombarda

N

on c’è una regione italiana che abbia risentito degli influssi stranieri più della Lombardia. Questo è un dato di fatto, avvalorato sopratutto dalla storia meno recente, quella che va a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento, anni in cui la gastronomia, e non solo questa, è diventata una vera e propria scienza. È per questo motivo, dunque, che la cucina regionale risente di influssi vari che nel corso del tempo si sono fusi in una perfetta miscela di sapori e tradizioni. È forse anche per questo motivo che c’è una grande differenza culinaria tra i vari luoghi della regione. Se, infatti, nella zona bergamasca e bresciana piatti come la polenta con gli uccelli, il riso della pitocca, i casonsei, le mariconde e il fritto di pesce di acqua dolce sono famosi, è senz’altro a causa della lunga e duratura dominazione veneziana in questi territori. L’Emilia-Romagna ha allungato il suo influsso, invece, sulla zona mantovana e quella cremonese. E così via. Tra le specialità gastronomiche lombarde, ad ogni modo, sono comuni i formaggi: un esempio su tutti è rappresentato dal Gorgonzola, che partendo da una cittadina del milanese è diventato un prestigioso formaggio famoso in tutto il mondo.

Formaggio caprino

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Dalla regione lombarda arriva infine una piccola curiosità linguistico-culinaria: con il termine carsenza (crescenza) nella zona lombarda si indica sia lo stracchino che delle focacce salate o dolci tipiche del Capodanno lombardo. Il celebre Giuseppe Banfi ne ricorda, tra le altre, varie versioni, tra cui quella con strutto, o quella con uova e zucchero. Per quanto riguarda i Cotoletta alla milanese condimenti, invece, il burro, di chiara ispirazione nordica, vince sull’olio extravergine d’oliva, prerogativa del centro-sud. Tra i piatti più tradizionali, come il risotto, o le varianti come il riso al salto, spiccano singolari esempi di cucina milanese, come l’Aspic, piatto spesso a base di brodo di carne - con l’aggiunta di uova, peperoni e quant’altro - incorporato nella gelatina. Questa portata, piuttosto versatile, c’è anche nella sua versione dolce. Altra specialità è la busecca, o trippa in umido, a metà tra zuppa e piatto unico, dove lardo, cipolla, sedano, carote, salvia, fagioli, pomodori e trippa si sposano con la consistenza di una zuppa, tutto tenuto insieme dall’immancabile burro. Piatto tipico della zona padana sono inoltre le rane fritte, o le rane in guazzetto. I piatti della tradizione come la celeberrima cotoletta alla milanese, o l’osbus a la milanesa, sono inoltre accompagnati da una ricetta forse meno nota, ma probabilmente più caratteristica, sopratutto nelle zone più periferiche del milanese: la cassoeula. Questo piatto, un vero e proprio bottaggio di verze, è un antica ricetta illustrata da Pietro Verri con riferimenti addirittura al XI secolo. Si tratta di un lungo piatto propiziatorio – serviva a invocare la pioggia per auspicare un buon raccolto - basato su differenti cotture di tutto ciò che si può tirare fuori da un maiale: costine, salsicce, piedino, guancia, musetto, cotiche, e anche le parti più resistenti. Con frequenti sgrassature si ripulisce prima del servizio, che va fatto rigorosamente su polenta e verze. Tipico è anche il Rustìtt negàa, ovvero nodini di vitello con burro e salvia rosolati e poi annegati con vino e brodo (arrostini annegati). Milanese è l’asparago che tutti conosciamo, semplicemente bollito e servito con parmigiano e uovo in camicia (o uova in cereghin). Parlando, invece, di piatti che testimoniano i più tipici influssi veneto-romagnoli non si può non citare l’anguilla coi borlotti: rosolata con salvia e irrorata con vino bianco, questo singolare pesce teleosteo

Farina di mais

Il gorgonzola

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viene poi stemperato nel brodo (o nel pomodoro concentrato) prima di essere affidato ai borlotti. Da celebrare è inoltre un singolare piatto della gastronomia lombarda: la cervellata. Una ricetta un tempo molto famosa, tanto da dare il nome a salumieri e pizzicagnoli, che in milanese si chiamano, appunto, cervellee. Il termine è legato per alla cervellata, una sorta di salsiccia La torta Meneghina alla milanese, che tuttavia non contiene cervella. Questa salsiccia è citata, nel XV secolo, nel Libro de arte coquinaria di Maestro Martino, benché nel primo capitolo, tra gli ingredienti (“coscia magra di maiale o di vitello, buon grasso di porco o di vitello battuti il più finamente possibile al coltello, cacio vecchio e cacio grasso, buone spezie, due o tre uova, zafferano, il tutto accuratamente mescolato e insaccato in budello di maiale e legato lungo o curto come vuoi”), la cervella non compaia. Sarà poi il Cherubini a spiegare, nell’Ottocento, che con tutta probabilità nell’antichità questa salsiccia con il cervello di maiale s’era potuta realizzare, ma che poi, vista la grande richiesta e l’esigua dimensione del cervello del maiale, era diventato impossibile rispondere alla domanda. Così la cervellata è scomparsa, quanto meno nella sua versione originale, ma il nome è sopravvissuto. Per quanto riguarda i dolci, invece, e tralasciando l’arcinoto panettone, che orLa torta Sbrisolona mai è quasi riduttivo definire milanese, ci sono alcune torte della tradizione: la meneghina, la berdola e la sbrisolona, tipica del mantovano. La prima è a base di uova, farina bianca e di nocciole, latte, lievito e zucchero con mele da mescolare a spicchi nell’impasto. La seconda, invece, è caratterizzata dalla presenza della farina gialla a grana molto fine, impastata con uova, burro fuso, latte, scorza di limone grattugiata e lievito. Con la farina gialla si fa anche il pan mejin, versione dolce del più famoso pane giallo. La cucina milanese, dunque, e più genericamente quella lombarda, è una vera e propria miscela di sapori, un turbine di curiose ricette che arrivano dall’antichità al moderno, attraverso un passato fatto di tendenze e influssi, che proseguono peraltro anche nei nostri giorni, giorni fatti di innovazione, di nouvelle cuisine, di gastronomia altolocata, ma anche di tradizione e di piatti semplici, sani e gustosi, come semplice, sana e Il panettone gustosa è la gastronomia italiana. 141


azienda agricola

la qualità prima di tutto

Buon vino da oltre mezzo secolo. L’interesse di fare il buon vino è nato da nonno Giovanni Biagi che, circa negli anni 40, amava farlo con tecniche tradizionali cercando di creare a suo modo un prodotto di elevata qualità. Suo figlio Mariano, con la stessa passione del padre, ha saputo continuare il lavoro in maniera semplice e genuina. Negli anni 70 la famiglia Biagi acquistò altri terreni estendendosi anche con la coltivazione della frutta e delle olive producendo così un ottimo olio extravergine. Finalmente nel 2006 gli eredi Fabrizio e Luca Biagi, uno specializzato in frutticoltura e l’altro in enologia, hanno realizzato una nuova struttura con l’ambizione di crescere insieme facendo tesoro di quanto appreso, cosi da creare una realtà aziendale che in poco tempo li ha portati ad essere apprezzati in tutto il mondo.

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i Vini ecceLlenti di stefano Di pino

L

ombardia: terra di monti, tecnologia, Expo e vino rosso. Fin dalla preistoria è stata una regione votata alla coltivazione della vite, nello specifico della specie Vitis Vinifera Silvestris; deve il suo nome alle popolazioni Longobarde, che dopo la decadenza dell’impero romano, occuparono questa zona, dandole l’attuale nome. Ma tante sono le storie che gli scrittori, nei secoli, hanno ambientato nell’area lombarda. “Lascio al figlio Tacino la Bersalenda, ove si coltiva il moscato rosso”. 26 marzo 1350. Così Alberico da Rosciate scriveva nel suo testamento, citando le fiorenti colline dell’attuale Comune di Scanzarosciate, ove si coltiva il dolce moscato lombardo. Secondo i racconti degli storici, l’origine di questa zona risale attorno all’anno 1000 a.C. quando Ateste, fuggendo da Troia, fondò il villaggio denominato Ros – dal greco, mazzo d’uva – che con l’aggiunta del celtico Rosate divenne poi Rosciate, unitosi con il comune di Scanzo solo in epoca moderna. È qui che trova i suoi natali i Moscato di Scanzo, prodotto da un vitigno autoctono di antichissima tradizione, che prevede un rigido invecchiamento biennale in vasi vinari d’acciao, che gli donano la caratteristica

Cantina storica della Franciacorta

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di nettare da meditazione, di colore rosso rubino, molto speziato e dal retrogusto amarognolo. Caratteristiche che fanno di questo vino uno dei rappresentanti della Lombardia vinicola all’Expo 2015. In occasione della grande esposizione universale, che ha come tema quello del cibo e della nutrizione, la parola vino è stata tradotta in 42 lingue, per permetterne la comprensione e la valorizzazione a tutti i visitatori stranieri che percorreranno gli oltre 2000 mq del padiglione vinicolo milanese. Al primo piano sarà allestita la Biblioteca del Vino, un’enoteca con etichette provenienti da tutta Italia, in cui saranno organizzate le degustazioni con i sommelier e dove, presso la Cantina Web, sarà possibile effettuare gli acquisti delle bottiglie più gradite. In questo panorama vitivinicolo, la Lombardia offrirà ai suoi ospiti la possibilità di degustare le fresche bollicine del Franciacorta DOCG “Cuvée Annamaria Clementi”, prodotto da Ca’ del Bosco. Questo spumante, i cui profumi richiamano gli aromi fruttati di pesca e agrumi con note di frutta secca e miele, è realizzato attraverso una lenta fermentazione in piccole botti di rovere e dall’unione delle uve di 16 differenti partite, che ne determinano il Franciacorta per eccellenza del lago d’Iseo.

Una “barricaia” per affinare i vini più pregiati

Per passare dalle bollicine a un vino dai sapori più tannici, bisogna arrivare nell’Oltrepò Pavese, dove si produce l’omonimo Oltrepò Pavese Metodo Classico DOCG. Questa zona, situata tra le province di Pavia e Alessandria, è una delle più apprezzate e più conosciute all’estero per le massicce produzioni di vino rosso. Il vitigno più diffuso è il Barbera, ma già dalla fine dell’800 quest’area era nota per la coltivazione di un’eccellente Pinot Nero: fu Domenico Mazza di Codevilla ad avere l’idea di produrre uno ‘champagne Italiano’ da queste uve, vinificate in bianco. D’altronde è dal ‘500 che la cultura vitivinicola lombarda si muove sulle orme di quella enologica francese, da cui apprende le tecniche di produzione e conservazione. E se pochi secoli dopo Alessandro Manzoni apriva il suo capolavoro citando “quel ramo del lago di Como”, non si può non ricordare anche la zona del Lago di Garda. Lungo le sue rive si produce il Garda Classico DOC, nelle diverse varietà Bianco, Chiaretto, Rosso, Rosso Superiore, Groppello, Groppello Riserva. Il Garda Classico Rosso DOC sarà tra i vini lombardi d’eccellenza presentati all’Expo 2015, ottenuto da uve Groppello, Sangiovese, Marzemino e Barbera. 145


Benvenuti a «La Gatta»... ...antico convento domenicano e luogo di pellegrinaggio edificato nel 500. Oggi meta prediletta per tanti amanti dei vini di Valtellina. Qui trascorrerete qualche ora a contatto con la realtà vitivinicola valtellinese;

potrete

passeggiare

nei

vigneti, visitare l’antichissima cantina e scoprire l’eleganza delle uve Nebbiolo degustando i nostri vini. Vi auguriamo una piacevole e interessante visita. Tenuta «La Gatta» via Gatta 33, 23030 Bianzone

Tel. 0342.701352 - 0342.720004

www.triacca.com - info@triacca.com


Le vicine acque del lago creano un microclima particolarmente mite e adatto alla vendemmia, tanto che la coltura della vite lungo queste sponde veniva già citata dagli scritti di Catone, Virgilio, Plinio e Svetonio e attestata dai ritrovamenti archeologici risalenti all’età del bronzo. La particolarità enologica di questa zona è il Garda Chiaretto DOC: prodotto seguendo l’antico metodo della “levata di cappello” – a poche ore dalla pigiatura il mosto viene separato dalle bucce per ottenere il succo dal caratteristico colore rosa, ideale da degustare nell’apposito calice a tulipano. Tra le cinque aree DOCG, le ventitré DOC e le quattordici IGT della Lombardia, una nota di merito va ai vigneti della Valtellina, situati alle pendici delle montagne e coltivati in terrazzamenti spesso al limite dell’altitudine massima che ne permette lo sviluppo. Qui il Nebbiolo, chiamato Chiavennasca, dà origine allo Sforzato di Valtellina DOCG e al Valtellina Superiore DOCG. Lo Sforzato, o Sfursat, è il primo passito rosso secco italiano che gode della denominazione DOCG (2003). Viene prodotto da una parte delle uve destinate al Valtellina Superiore, selezionate quando hanno un elevato grado zuccherino. I grappoli di queste viti vengono raccolti a mano, in quanto

Uve per Vini Sforzato di Valtellina

le montagne su cui crescono, impediscono l’accesso ai mezzi agricoli, e sono poi trasportati a valle con piccole funivie o trenini monorotaia. Le modalità di raccolta del nebbiolo e le calde temperature estive, affibbiano a questa zona il nome di “inferno”, ma sono proprio queste caratteristiche che permettono alle uve di maturare e diventare Valtellina Superiore DOCG. Prodotto in diverse sottozone, è denominato in base all’area di provenienza: per l’appunto Inferno, Maroggia, Sassella, Grumello e Valgella. Il vino imbottigliato in quest’ultima sottozona, è spesso destinato all’esportazione in Svizzera. Tra queste grandi etichette, ve ne è una di minor rilievo che farà la sua comparsa all’Esposizione Universale milanese: è il Montenetto di Brescia Rosso IGP “Arduo” di proprietà del calciatore Andrea Pirlo che nel 2007 ha rilevato una piccola tenuta vicino alla casa natale del padre, da cui produce un vino rosso ottenuto da vecchie vigne di Merlot, Sangiovese, Marzemino e Cabernet sauvignon. La Lombardia è, dunque, una vasta terra nella quale i rossi e gli spumanti fan da padroni; una terra che in occasione del prossimo Expo 2015 mostrerà al mondo la sua storia, la sua cultura, la sua modernità e la sua forza. 147


LO ZODIACO si avvale di una delle posizioni più invidiate della capitale il belvedere del Parco Mellini, che domina la Città Eterna dall’alto di Monte Mario

Ristorante - Caffè LO ZODIACO Via Del Parco Mellini, 88/92 - Monte Mario - Tel. 06 35496744 Email: info@zodiacoroma.it - Website: www.zodiaco.it


72 circoli di Golf IN LOMBARDIA

L

’espansione del golf in Italia ha negli ultimi anni subito un’esponenziale crescita, grazie innanzitutto ai successi di golfisti italiani nei maggiori tornei internazionali, poi grazie alla diffusione della passione per questo gioco tra i vip, che hanno funto da traino e testimonial accendendo i riflettori su una disciplina per troppo tempo considerata di élite. Sempre più neofiti, quindi, si stanno avvicinando a questa affascinante pratica. Sul territorio lombardo sono presenti 72 circoli di golf, un numero senza dubbio elevato che testimonia la passione per questo sport. Ecco una breve rassegna dei principali Golf Club della Lombardia, meritevoli di una visita non soltanto per la possibilità di avvicinarsi a questo spettacolare sport, ma anche per la bellezza delle strutture che li ospitano. Il Golf Club Monticello, in provincia di Como, è l’unico green lombardo che può vantare un percorso di 36 buche, articolato su due percorsi da 18 buche, ed è il più grande in Italia.

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Il Golf Club Monticello

La struttura si estende su un’area di 140 ettari all’interno di un complesso residenziale, composto da oltre 600 tra ville e appartamenti, progettato dall’architetto Luigi Caccia Dominioni. Il circolo ha ospitato sin dal 1975 varie edizioni dell’Open d’Italia, sul cui albo d’oro sono scritti i nomi di alcuni dei migliori giocatori degli ultimi 30 anni, tra cui l’australiano Greg Norman, che insieme a Rocca detiene, con 63 colpi, il record del percorso. L’attività didattica è gestita dalla Golf School e dalla Eagle Academy dei pro Binaghi e Canessa, mentre quella sportiva si svolge da marzo a novembre con l’organizzazione di tornei aperti a giocatori di tutte le categorie e fasce d’età. Il Castello di Tolcinasco Golf&Country Club si caratterizza invece per un percorso disegnato da uno dei più celebri

Il Golf Club Monticello

giocatori di tutti i tempi, Arnold Palmer, a cui si deve la diffusione della popolarità del gioco a livello planetario. I tre tracciati da golf circondano un suggestivo castello del XVI secolo e hanno fatto da scenario per l’Open d’Italia. Altri due storici giocatori Jack Nicklaus e Gary Player, hanno invece disegnato i percorsi dell’Arzaga Golf Club, una suggestiva struttura che si trova a Calvagese della Riviera (BS), tra le colline del Garda. Circondata dai due percorsi da golf, una dimora rinascimentale con con volte, travi a vista, affreschi, marmi e stucchi. Sempre nella zona del Garda, segnaliamo il Chervò Golf Club San Vigilio, con buche per difficoltà variabili per offrire ai giocatori più esperti la posIl Garda Golf Country Club sibilità di migliorare il proprio gioco

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ed ai neofiti l’occasione di divertirsi ed affinare i propri colpi. Il trittico dei golf club di prestigio della zona del Garda si completa con il Garda Golf Country Club, dove ha mosso i primi passi Matteo Manassero. Di recente costruzione, su progetto di un gruppo di architetti britannici, copre un’area di 110 ettari con 27 buche incluse tra Rocca di Manerba, il castello di Soiano e le colline Valtanesi, in uno scenario che offre viste panoramiche dalla bellezza unica. Uno dei più tradizionali circoli è invece il Golf Club Bergamo “L’Albenza”, progettato ad inizio anni ‘60 dallo studio inglese Cotton&Sutton. Anch’esso sede di un’edizione dell’Open d’Italia, oltre che ogni anno di numerose manifestazioni a carattere dilettantistico e professionistico, il circolo di caratterizza anche

Il Chervò Golf Club San Vigilio

per la Club House, disegnata dall’architetto Sandro Angelini. In tutta la Lombardia il numero dei tesserati è in continuo aumento, riscontrando molte nuove adesioni anche nel gentil sesso. Ogni anno, il Comitato Regionale Lombardo organizza il “Trofeo Giussi Santambrogio”, ovvero il Campionato Regionale Lombardo a squadre; il Campionato Regionale Dilettanti e Femminile Medal; il Circuito Giovanile Lacoste-Under 18. Confrontando le statistiche degli ultimi anni, non si fa fatica a comprendere come ben presto questo sport diverrà in Lombardia uno dei più praticati, e che nuove strutture si affiancheranno alle bellissime già in funzione, garantendo un forte impulso anche al tuIl Golf Club Bergamo “L’Albenza” rismo e all’economia della Regione.

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Circoli di Golf dove trovare Regioni d’Italia

Golf Club Monticello

GOLF club indirizzo telefono

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ASD Golf Promotion

Via Cadriano, 17 - 40127 Bologna

393-2332199

CUS Golf Ferrara

Via Gramicia, 41 - 44123 Ferrara

0532-708535

CUS Parma

V.le Usberti, 95 - 43100 Parma

0521-905571

Golf 8 Molino Valle A.S.D.

Via Molino Valle, 8 - 41100 Campogalliano (Mo)

333-8495136

Golf Cesenatico A.S.D.

Via Canale Bonificazione, 122 - 47042 Cesenatico (Fc)

0547-81305

Golf Club Giardino Carpi

S.S.468 Motta, 39 - 41012 Carpi (Mo)

059-680283

Modena Golf & Country Club A.S.D.

Via Castelnuovo Ranfone, 4 - 41050 Colombaro di Formigine (Mo) 059-55482

Rimini Verrucchio Golf Club A.S.D.

Via Molino Bianco, 109 - 47826 Villa Verrucchio (Rn)

0541-678122

Golf Club Grado

Via Monfalcone, 27 - 34073 Grado (Go)

0431-896896

Acquapendente Golf Club A.S.D.

Strada Provinciale Campo Morino - 01021 Acquapendente (Vt) 366-5025421

Real Golf Club

Via Licio Giorgieri, 50 - 00165 Roma

06-66411585

Terme Golf Sporting Club A.S.D.

Via del Baiardo, 390 - 00189 Roma

06-33225274

Garlenda Golf Club

Via del Golf, 7 - 17033 Garlenda (Sv)

0182-580012

Circolo Golf Napoli

Via Campiglione, 11 - 80078 Arcofelice (Na)

081-5264296

Fossadalbero Golf & Country Club

Via Chiorboli, 366 - 44100 Fossadalbero (Fe)

0532-755835

Golf Club Salerno

Via Lago Trasimeno, 11 - 84098 Pontecagnano (Sa)

089-200300

Adriatic Golf Club Cervia

Via Jelenia Gora, 6 - 48016 Cervia - Milano Marittima (Ra)

0544-992786

Golf Club La Rocca

Via Campi, 8 - 43038 Sala Baganza (Pr)

0521-834037

Golf Club Molino del Pero S.S.D.

Via Molino del Pero, 323 - 40063 Monzuno (Bo)

051-6770506

A.S. Marediroma Golf Club

Via Enna, 30 - 00040 Marina di Ardea (Rm)

06-9133250

Archi di Claudio Golf Club A.S.D.

Via Gamiana, 45 - 00178 Roma

06-7187550

Golf Club Lignano A.S.D.

Via Casabianca, 6 - 33054 Lignano Sabbiadoro (Ud)

0431-428025

Golf Siepe Lunga A.S.D.

Via Siepelunga, 56/4 - 40141 Bologna

051-477977

Golf Club Bologna

Via Sabattini, 69 - 40050 Chiesa Nuova di Monte San Pietro (Bo) 051-969100


Golf Parco di Roma Resort SSDRL

Via dei Due Ponti, 110 - 00189 Roma

06-33653396

Parco di Roma Golf & Country Club

Via dei Due Ponti, 110 - 00189 Roma

06-33653396

Golf Club Le Querce

SS N.2 Cassia Km 44.500 - 01015 Sutri (Vt)

0761-600789

Royal Park Golf & Country Club I Roveri

Rotta Cerbiatta, 24 - 10070 Fiano (To)

011-9235500

Royal Golf La Bagnaia

SS. 223 Siena-Grosseto km.56 (53016) Loc. Bagnaia-Murlo (Si)

0577-813000

La Pinetina Golf Club

Via al Golf, 4 - 22070 Appiano Gentile

031-933202

Golf Club Padova

Via Noiera, 57 - 35030 Galzignano Terme

049-9130078

Golf Club Parco dè Medici

Viale Salvatore Rebecchini 37 - 00148 Roma

06-65287345

Golf Club Faenza “Le Cicogne” ASD

Via S. Orsola, 10/A - 48018 Faenza

0546-622410

Golf Club Bergamo L’Albenza ASD

Via Longoni, 12 - 24030 Almenno San Bartolomeo (BG)

035-640028

Castello di Tolcinasco Golf & Country Club Località Tolcinasco - 20090 Pieve Emanuele (Mi)

02-90428035

Montelupo Golf Club

Via Le Piagge, 4 - 50056 Montelupo Fiorentino (Fi)

0571-541004

Oasi Golf Club

Via Cogna, 3/5 Via Nettunense Km 26,400 - 04011 Aprilia (RM) 06-92746252

Riolo Golf Club La Torre SSD srl

Via Limisano, 10 - 48025 Riolo Terme (RA)

0546-74035

Golf Club Villa Condulmer

Via Croce, 3 - 31021 Zerman di Mogliano V.to (TV)

041-457062

Asolo Golf Club

Via dei Borghi, 1 - 31034 Cavaso del Tomba (TV)

0423-942211

Golf Club Margara

Tenuta Margara, 7 - 15043 Fubine (AL)

0131-778555

Country Club Castelgandolfo

Via S. Spirito, 13 - 00040 Castel Gandolfo

06-9312301

Golf Fiuggi Terme & Country Golf

Via Superstrada Anticolana, 1 - 03014 Fiuggi (FR)

0775-515250

Golf Club Matilde di Canossa ASD

Via del Casinazzo, 1 - 42123 San Bartolomeo (RE)

0522-371295

Circolo del Golf Roma Acquasanta

Via Appia Nuova, 716/A - 00178 Roma

06-7803407

Pevero Golf Club

Loc. Cala di Volpe - 07020 Porto Cervo (OT)

0789-958000

Circolo Golf Torino - La Mandria

Via Agnelli, 40 - 10070 Fiano Torinese (TO)

011-9235440

Vicopelago Golf Club

Loc. Vicopelago - 55100 Lucca

0583-1712714

Cà del Moro Golf Club ASD

Loc. Casa Corvi - 54027 Pontremoli (MS)

349-6275249

Elba Golf Club dell’Acquabona

Loc. Acquabona Strada del golf, 8 - 57037 Portoferraio (LI)

0565-940066

Circolo del Golf dell’Ugolino

Via Chiantigiana, 3 - 50015 Grassina (FI)

055-2301009

Golf Club Garfagnana

Loc. Braccicorti - Pontecosi - 55036 Pieve Fosciana (LU)

349-0706281

Circolo Golf L’Abbadia

Loc. La Badia, 14/A - 53034 colle di Val d’Elsa (SI)

0577-984153

Punta Ala

Via del Golf, 1 - 58043 Punta Ala (GR)

0564-922121

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HOTEL 5 stelle dove trovare Regioni d’Italia

ME Milan - Il Duca

hotel indirizzo telefono Adler Thermae Albergo al Sole Aldrovandi Palace Biblos Art Villa Amistà Boscolo dei Dogi Boscolo Exedra Milano Brufani Palace Hotel Bulgari Hotels &Resorts Cà dà Principi - Residenze d’Epoca Carlton Hotel Baglioni Casa Angelina Castello del Nero Centurion Palace Dolomiten Residenza Wellness Mirabell Excelsior Hotel Gallia - Le Meridien Excelsior Palace Hotel Fonteverde Terme Hotel Four Seasons Golden Palace Golden Tower Hotel Grand Hotel Baglioni Grand Hotel De La Minerve Grand Hotel Des Iles Borromees Grand Hotel Et De Milan Grand Hotel Excelsior Terme Grand Hotel Majestic “Già Baglioni” Grand Hotel Miramare Grand Hotel Palazzo della Fonte Grand Hotel Parco dei Principi Grand Hotel Parker’s Grand Hotel Plaza Grand Hotel Plaza Grand Hotel Rimini Grand Hotel Savoia Grand Hotel Villa Igiea Grand Hotel Villa Medici

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Strada Bagno Vignoni - 53027 S. Quirico d’Orcia (Si) Via Collegio, 33 - 31011 Asolo (Tv) Via Aldrovandi, 11 - 00197 Roma Via Cedrare, 78 - 37020 Corrubbio (Vr) Fondamenta Madonna dell’Orto, 3500 - 30121 Venezia Corso Matteotti, 4/6 - 20121 Milano Piazza Italia, 12 - 06100 Perugia Via Privata Fratelli Gabba, 7/b - 20121 Milano Via Roma, 43 - 06066 Piegaro (PG) Via Senato, 5 - 20121 Milano Via Capriglione, 147 - 84011 Amalfi Strada Spicciano, 7 - 50028 Tavarnelle Val di Pesa (Fi) Dorsoduro, 173 - 30123 Venezia Via Hans-v.-Perthaler, 11 - 39030 Valdaora P.zza Duca d’Aosta, 9 - 20124 Milano Via San Michele di Pagana, 8 - 16035 Rapallo (Ge) Località Terme, 1 - 53040 San Casciano dei Bagni (SI) Via del Gesù, 6/8 20149 Milano Via Arcivescovado, 18 - 10121 Torino Piazza Strozzi, 11/r - 50123 Firenze P.zza Unità Italiana, 6 - 50123 Firenze Piazza della Minerva, 69 00186 Roma Corso Umberto I, 67 28838 Stresa (No) Via Manzoni, 29 - 20121 Milano Via Emanuele Gianturco, 19 - 80077 Ischia (Na) Via Indipendenza, 8 - 40121 Bologna Via Milite Ignoto, 30 16038 S. Margherita Ligure (Ge) Via dei Villini, 7 03015 Fiuggi (Fr) Via Frescobaldi, 5 00198 Roma Corso Vittorio Emanuele, 135 - 80121 Napoli Via del Corso, 126 - 00186 Roma P.zza Armando Diaz, 3 - 20122 Milano Parco Federico Fellini 47921 Rimini Via Arsenale di terra, 5 - 16126 Genova Salita Belmonte, 43 - 90142 Palermo Via il Prato, 42 - 50123 Firenze

0577-889000 0423-951332 06-3221429 045-685555 041-2208111 02-77679611 0755-732541 02-8058051 075-8358040 02-77077 089-8131333 055-806470 041 34281 0474-496191 02-67851 0185-230666 0578-57241 02-77081 011-5512111 055-287860 055-23580 06-695201 0323-938938 02-805081 081-991522 051-225445 0185-287013 0775-5081 06-854421 081-7612474 06-69921111 02-8555 0541-56000 010-27721 091-6312111 055-2381331


Grand Visconti Palace Hilton Molino Stucky Hotel Augustus Hotel Bernini Bristol Hotel Byron Hotel Cà Sagredo Hotel Cristallo Hotel De La Ville Hotel Eden Hotel Gladiatori Hotel Helvetia & Bristol Hotel Il Salviatino Hotel l’Antico Pozzo Hotel La Scalinatella Hotel La Perla Hotel Lord Byron Hotel Majestic Hotel Melia Milano Hotel Melia Roma Hotel Metropole Hotel Park Hyatt Hotel Principe di Savoia Hotel Raphael Hotel Splendid Royal Hotel The Grey Hotel Villa Aminta Il Saraceno Grand Hotel Imperiale Hotel Palace La Meridiana - Albergo in Garlenda L’Albereta Relais & Chateaux

Viale Isonzo, 14 - 20125 Milano Giudecca, 810 - 30133 Venezia Via E. Morin, 169 55042 - Forte dei Marmi (Lu) P.zza Barberini, 23 - 00187 Roma Viale A. Morin, 46 55042 Forte dei Marmi (Lu) Campo Santa Sofia 4198/99 - 30121 Venezia Via R. Menardi, 42 - 32043 Cortina d’Ampezzo (Bi) Via Hoepli, 6 - 20121 Milano Via Ludovisi, 49 00187 Roma Via Labicana, 125 00184 Roma Via dei Pescioni, 2 50123 Firenze Via del Salviatino, 21 50137 Firenze Via San Matteo, 87 53037 S. Gimignano (Si) Via Tragara, 8 - 80073 Capri Str. Col Alt, 105 - 39033 Corvara (Bz) Via G. Dè Notaris, 5 00197 Roma Via Veneto, 50 - 00187 Roma Via Masaccio, 19 20149 Milano Via Aldobrandeschi, 223 00163 Roma Riva degli Schiavoni, 4149 - 30122 Venezia Via Tommaso Grossi, 1 - 20121 Milano P.zza della Repubblica, 17 - 20124 Milano Largo Febo, 2 00186 Roma Via di Porta Pinciana, 14 00187 Roma Via San Raffaele, 6 - 20121 Milano Via Sempione Nord, 123 28838 Stresa (No) Via Giovanni Augustariccio, 33 - 84011 Amalfi (Sa) Via Pagana, 19 16038 S.Margherita Ligure (Ge) Via dei Castelli, 17033 Garlenda Via Vittorio Emanuele II, 23 20530 Erbusco (Bs)

L’Orto degli Angeli - Residenze d’Epoca Marriot Grand Hotel Flora Miramare e Castello Miramonti Majestic Grand Hotel Mont Blanc Hotel Village NH Jolly President Palazzo Alfani Palazzo Arzaga Hotel Palazzo Capponi all’Annunziata Palazzo Leti - Residenze d’Epoca Palazzo Niccolini Park Hotel Argento Radisson Blu Hotel Milano Radisson Blu Hotel Roma Relais&Chateaux La Posta Vecchia Relais San Maurizio Royal Hotel San Biagio a Colle - Residenze d’Epoca St George St Regis Grand Hotel Star Hotel Rosa Grand Terme di Saturnia The St. Regis Firenze The Westin Excelsior The Westin Palace Torre Almonte – Residenze d’Epoca Town House Una Hotel Century Villa Cimbrone Villa d’Este Villa Le Maschere Villa Milani – Residenze d’Epoca Villa Olmi Villa Orso Grigio Villa Lattanzi Villa Tolomei

Via Dante Alighieri, 1 - 06031 Bevagna (PG) Via Veneto, 191 00187 Roma Via Pontano, 5 - 80077 Ischia Via Peziè, 103 - 32043 Cortina d’Ampezzo (Bi) Località La Croisette, 36 - 11015 La Salle (Ao) Largo Augusto, 10 - 20122 Milano Via Ricasoli, 49 50122 Firenze Via Arzaga, 1 25080 Cavalgese della Riviera (Bs) Via Gino Capponi, 26 - 50121 Firenze Via degli Eremiti, 10 - 06049 Spoleto Via dei Servi, 2 50122 Firenze Via per Sant’Anna, snc – 19015 Levanto (SP) Via Villapizzone, 24 - 20156 Milano Via F.Turati, 171 00185 Roma Palo Laziale - 00055 Ladispoli (Rm) Località San Maurizio, 39 12058 S. Stefano Belbo (Cn) Corso Imperatrice, 80 - 18038 Sanremo (Im) San Leo Bastia, 1 - 06012 Città di Castello (PG) Via Giulia, 62 00186 Roma Via Vittorio Emanuele Orlando, 3 00185 Roma Piazza Fontana, 3 - 20122 Milano Loc. Follonata - 58014 Saturnia (Gr) Piazza Ognissanti, 1 - 50123 Firenze Piazza Ognissanti, 3 - 50123 Firenze P.zza della Repubblica, 20 - 20124 Milano Frazione Frontignano, 1 – 06059 Tosi (PG) Via Silvio Pellico, 8 - 20121 Milano Via Fabio Filzi, 25/B - 20124 Milano Via S.Chiara, 26 - 84010 Ravello (Sa) Via Regina, 40 - 22012 Cernobbio (Co) Via Nazionale, 75 50031 Barberino del Mugello (Fi) Località Colleattivoli, 4 – 06049 Spoleto (PG) Viale Europa, 200 50126 Firenze Via Regole, 12 - 38010 Ronzone (Tv) Torre di Palme - Fermo Via S. Maria a Marignolle, 10/B - 50124 Firenze

Le Dimore di San Crispino – Residenze d’Epoca Via Sant’Agnese, 11 – 06081 Assisi (PG)

02-54069504 041-2723311 0584-787200 06-488931 0584-787052 041-2413111 0436-881111 02-867651 06-478121 06-77591380 055-26651 055-90411 0577-942014 081-8370633 0471-8310000 06-3220404 06-42144705 02-44406 06-665441 041-5205044 02-88211234 02-62301 06-682831 06-421689 02-7208951 0323-933818 089-831148 0185-288991 0182-580271 030-7760550

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0742-360130 06-489929 081-991333 0436-4201 0165-864111 02-77461 055-291574 030-680600 055-27266800 0743-224930 055-282412 0187-801223 02-3631888 06-444841 06-9949501 0141-841900 0184-5391 336-635785 06-686611 06-47091 02 88311 0564-600111 055/27161 055-27151 02-63361 075-8852560 02-70156 02-675041 089-857459 031-3481 055-88881 0743-225056 055-637711 0463-880559 0734-53711 055-3920401

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I vini dell’azienda vitivinicola biologica Ciù Ciù sono frutto della passione e della tradizione della famiglia Bartolomei e dei suoi 45 anni di storia. Una gamma di prestigiose etichette biologiche e vegane che sono espressione più autentica del proprio territorio. Solchi, radici, sogni che portano in tavola i profumi e i sapori delle Marche. Gotico Rosso Piceno Superiore D.O.P., da vigneti Montepulciano e Sangiovese, ha colore rubino intenso. è ampio, fruttato ed evoluto, elegantemente etereo a maturazione, di notevole corpo e morbida persistenza gustativa.

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le mostre da non perdere Leonardo da Vinci: 1452 - 1519 Milano celebra il genio di Leonardo da Vinci organizzando una mostra senza precedenti. Partendo dal Cenacolo, Palazzo Reale mostra al pubblico le opere più importanti che il maestro produsse durante il suo soggiorno nel capoluogo meneghino, come Ritratto di Musico, la Scapigliata e la Madonna Dreyfuss. Il percorso si compone di dodici sezioni, in cui saranno esposti oltre 100 disegni autografi provenienti dai musei di tutto il mondo, tra cui modelli storici di macchine di sua invenzione. Questo evento si presenta come la più grande e ricca mostra mai organizzata in Italia. Palazzo Reale – Milano 15 Aprile 2015 – 19 Luglio 2015 Info: 020202

Da Boldini a Segantini. Riflessi dell’impressionismo in Italia La Galleria Gammanzoni crea un’occasione unica per scoprire una delle parine più interessanti della storia artistica italiana: il realismo nella pittura. È in questo periodo che nascono gruppi come i Macchiaioli, gli Impressionisti, la Scapigliatura, che portano alla luce artisti del calibro di Sernesi, Signorini, De Nittis, Boldini, Ranzoni e Segantini. 31 splendide opere che documentano il fervente lavoro di questi artisti italiani che hanno preso parte alle più importanti Esposizioni Universali. La maggior parte delle opere provengono da collezioni private e mai esposte al pubblico. Galleria Gammanzoni – Milano 07 Marzo 2015 – 28 Giugno 2015 Info: info@gammanzoni.com

Food. La scienza dai semi al piatto. Attraverso un linguaggio semplice ed un approccio divulgativo, la mostra affronta il delicato tema del cibo con metodo scientifico: i cibi che giungono sulla nostra tavola vengono “sezionati” negli elementi principali ed analizzati nel dettaglio. Grazie all’esposizione il visitatore potrà vedere il percorso che compie un alimento partendo dalla sua forma base, il seme, fino a scoprire tutte le difficoltà che può incontrare prima di giungere sulle nostre tavole. Museo Civico Storia Naturale – Milano 28 Novembre – 28 Giugno 2015 Info: www.ticket.it/food 157


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le mostre da non perdere La Grande Guerra. Arte e artisti al fronte. A 100 anni dall’entrata in guerra dell’Italia, Milano illustra le tensioni che ne anticiparono lo scoppio. Si inizia analizzando il periodo a cavallo tra Ottocento e Novecento, momento in cui le certezze dettate dalla Belle Èpoque, dal progresso e dalla tecnica precipitano inesorabilmente. Il percorso prosegue passando per il Fascismo, con i movimenti Liberty, il Simbolismo, il Divisionismo, per poi concentrarsi sugli artisti che presero parte personalmente al grande conflitto e sui successivi movimenti, come il Futurismo. La mostra termina con gli artisti che si dedicarono alla celebrazione della vittoria ed alla costruzione di quel mito che rappresenta oggi la Grande Guerra. Galleria d’Italia – Palazzo Scala 01 Aprile 2015 – 23 Agosto 2015 Info: info@gallerieditalia.com

Arts e Foods. Rituali dal 1851 Sulla scia del padiglione Arts & Foods presente ad Expo Milano 2015, la Triennale mette a disposizione i suoi spazi espositivi per mostrare al pubblico la pluralità di linguaggi visivi, oggettuali ed ambientali che dal 1851, data della prima esposizione universale, fino ad oggi hanno avuto come argomento principale il cibo e la nutrizione. Attraverso una prospettiva pluri-sensoriale verranno documentati gli sviluppi e le soluzioni più utilizzare per relazionarsi con il cibo: dagli strumenti utilizzati in cucina passando per il picnic per giungere a bar e ristoranti. La mostra coinvolge tutti i linguaggi: dalla pittura alla scultura, dal design all’architettura per giungere alla letteratura. Tiennale di Milano 09 Aprile 2015 – 01 Novembre 2015 Info: info@triennale.org

Capolavori della Johannesburg Art Gallery. Da Degas a Picasso La mostra ideata in collaborazione con la Johannesburg Art Gallery, presenta oltre sessanta opere, tra olii, acquerelli e grafiche, che portano le firme di alcuni dei principali protagonisti della scena artistica internazionale del XIX e del XX secolo: Degas, Rossetti, Van Gogh, Gauguin, Picasso, Bacon, Warhol e molti altri. Il percorso, diviso in sezioni cronologiche e tematiche, permetterà ai visitatori di percorrere un viaggio nella storia dell’arte dalla metà del XIX secolo fino al secondo Novecento, spaziando dall’Europa agli Stati Uniti fino al Sud Africa in un racconto che si sposta tra momenti storici, luoghi e linguaggi artistici diversi. Scuderie del Castello Visconteo – Pavia 21 Marzo 2015 – 19 Luglio 2015 Info: info@scuderiepavia.com

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Il passatempo Scopri quanto sei colto risolvendo 20 quiz 1) 2) 3) 4) 5) 6) 7) 8) 9) 10) 11) 12) 13) 14) 15) 16) 17) 18) 19) 20)

L’interprete femminile del film “Le piace Brahms?” Il Presidente USA nel 1974 dopo Richard Nixon Il poeta genovese, Nobel nel 1975 per la letteratura La famosa cantante di jazz, spesso in coppia con Armstrong La città dove venne fucilata tutta la famiglia dello Zar Romanov Il colle romano dove a mezzogiorno si spara a salve il cannone La malattia causata dalla mancanza di vitamine Il comandante nazista della Luftwaffe L’autore del famoso autoritratto con cappello di feltro Nobel per la letteratura nel 1902 per la sua “Storia di Roma” Ha scritto “La rabbia e l’orgoglio” Scolpì la Venere di Milo, oggi al Louvre L’ultimo re di Baviera Lo stato enclave del Sud Africa Divenne famoso interpretando la serie televisiva di Nero Wolf La capitale del Liechtenstein Il regista del film “ Il dottor Zivago” (1965) La località dove visse in esilio Umberto II ultimo re d’Italia Vi si trova la tomba di Napoleone Il valore della lira quale parità con l’euro

Umberto II di Savoia

L’autrice del romanzo “la rabbia e l’orgoglio

Il comandante della Lufttwaffe

Ha interpretato Nero Wolf in TV

L’interprete femminile del film “Casablanca”

Il Presidente USA nel 1974

Risposte 16) Vaduz 17) David Lean 18) Cascais 19) Hotel des Invalides a Parigi 20) 1936,27 11) Oriana Fallaci 12) Alessandro di Antiochia 13) Luigi III 14) Lesotho 15) Tino Buazzelli 6) Gianicolo 7) Pellagra 8) Hermann Göring 9) Vincent van Gogh 10) Christian Mommsen 1) Ingrid Bergman

2) Gerald Ford

3) Eugenio Montale

4) Ella Fitzgerald

5) Ekaterinburg 160


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