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Nuove strategie

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Acquariologia

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Maria Luisa Quattrina Medico veterinario, pubblicista

L’influencer ha un pubblico di seguaci (follower) che si fidano di lui e che quindi prendono in seria considerazione i consigli e i suggerimenti proposti. I più noti influencer italiani sono Chiara Ferragni e Mariano Di Vaio, rispettivamente con 18.5 mln e 6 milioni di follower. Il ruolo di queste figure col tempo va sempre di più de

IL WEB OFFRE TANTE POSSIBILITÀ PER CATTURARE L’ATTENZIONE DEI CONSUMATORI DA CONVERTIRE IN CLIENTI. UNO STRUMENTO POTENTE È SICURAMENTE RAPPRESENTATO DAGLI INFLUENCER, FIGURE POPOLARI E AUTOREVOLI PRESENTI ANCHE NEL SETTORE PET

BUSINESS E INFLUENCER

“Qua la Zampa” di Irene Sofia

Irene come sei diventata influencer nel mondo pet? Prima di tutto la vera influencer è Pinta, la mia inseparabile compagna in questa e altre avventure: senza di lei nulla sarebbe stato possibile. Il mio input è stato aiutare cani e proprietari a vivere al meglio insieme. Sono biologa e istruttrice cinofila e sono stata la prima a creare video sull’educazione del cane e tutorial per insegnare giochi ed esercizi, oggi Qua la Zampa è il canale YouTube sui cani più seguito in Italia. Parallelamente ho aperto il blog e i canali social, che hanno un seguito affezionato e vivace.

Cosa è FattorePet? Questa collaborazione è nata dall’incontro con FattoreMamma, agenzia di digital e influencer marketing, da 10 anni leader nel settore famiglia. Insieme abbiamo creato FattorePet, l’unico specialista di influencer marketing nei settori Pet e Famiglia. La nostra peculiarità sta nel conoscere bene entrambi questi mondi: le diverse realtà che ruotano attorno agli animali da compagnia (pet owner, associazioni, veterinari, comportamentalisti, educatori e istruttori cinofili, volontari…) e il mondo degli influencer.

Perché influencer non ci si improvvisa? Lavorare come influencer è meno semplice di quel che può sembrare: è fondamentale individuare i partner giusti, garantire la brand safety, misurare i risultati… Insomma, un lavoro da non improvvisare!

PetTrend • Aprile 2020 lineandosi, sia strutturalmente che giuridicamente, ecco perché essi possono essere una delle tante risorse valide per un’azienda che opera nel mondo del pet.

Tra il dire e il fare… Diventare o pensare di diventare influencer nel settore cani e/o gatti, o eventualmente anche in quello di altri animali, è cosa tutt’altro che facile e, analogamente, non è semplice per un’azienda selezionare per operazioni di marketing un influencer di certificabile serietà. Un buon influencer è un operatore di web marketing instancabile, un buon esperto in relazioni sociali e social (ha una miriade di contatti utili) ma soprattutto un buon analizzatore dei dati che attraggono verso i propri profili Facebook e Instagram, o il proprio blog. A tutti gli effetti il nostro influencer è - o collabora con - un esperto in SEO (Search Engine Optimization). Di cosa si tratta? L’acronimo SEO racchiude tutte le attività volte a migliorare la scansione, la catalogazione e l’indicizzazione di un’informazione o contenuto postato on line, da parte dei crawler dei motori di ricerca, ovvero da programmi che cercano automaticamente informazioni su Internet, di solito per indicizzare - cioè elencare - il contenuto di Internet. Gli influencer di successo investono tempo e denaro nella SEO per imparare a leggere correttamente i dati riguardanti la propria attività e quella della concorrenza.

Lo scambio è reciproco Gli influencer sono utili a tutti coloro che hanno un business commerciale. Dalle aziende che producono food a quelle che producono accessori ma anche servizi, alle catene fino alla GDO. Viceversa all’influencer, attivo nel settore degli animali da compagnia, servono rapporti con aziende che siano stabili nel breve e medio tempo, in grado di creare e supportare l’attività SEO del proprio lavoro sul web aumentandone in modo esponenziale la visibilità. In pratica, al di là dei rapporti commerciali in denaro, il valore più apprezzato è quasi sempre di mutua reciprocità nel far salire i propri numeri nel web. Nel mondo del pet, il bravo influencer non è altro che un’azienda iper specializzata in determinati con

Federico Santaiti: non un semplice “gattaro”

Federico come sei conosciuto sul web? Grazie alla mia pagina Facebook che ha 250.000 followers, tutti mi conoscono come il “Gattaro del Web”, termine affatto riduttivo visto che la mia ormai famosa gatta nera, Blacky, mi ha fatto esplorare un mondo affascinante e creativo, quello degli “amici dei gatti”. Attualmente sono anche conosciuto per il mio libro Fatti i gatti tuoi, dove nei sette capitoli - tanti quanti le vite di felini di casa - approfondisco la conoscenza di questi magici animali e di come creare il perfetto scatto - l’autosgatto - o il video migliore con la giusta scelta degli ambienti, della luce o della location.

Chi sono i tuoi gatti e i tuoi follower? I miei gatti sono Blacky e Thorin, mamma e figlio. Un giorno Blacky è entrata nella scarpiera della casa in montagna e ha partorito Thorin, da allora mamma e figlio vivono con me. Loro sono i protagonisti delle mie storie dal risvolto graffiante; il mio intento è analizzare in chiave ironica i comportamenti più buffi e stravaganti non solo dei gatti ma anche degli umani e umane che vivono con loro. Il mio lavoro da creativo è quello di realizzare contenuti più o meno divertenti che possano far sorridere, riflettere e, perché no, aiutare a sfatare stereotipi e falsi miti sui gatti. I miei follower sono di tutte le età, ma con un nutrito gruppo di over 35 (con una piccola percentuale di over 65, un vera rarità per una Webstar). che apprezzano molto la mia semplice gaiezza dimostrandomelo con post piacevoli.

Come vedi l’essere anche influencer? Credo che il “pet Influencer” debba essere sempre molto corretto e onesto con se stesso e con il proprio pubblico, indipendentemente da quali o quante collaborazioni sposi deve ricordarsi che i propri consigli potrebbero essere condivisi e presi per veri da molte persone, ed è importante quindi non dispensare notizie o consigli sbagliati e che potrebbero danneggiare proprietari e gatti. Personalmente, quando sposo una collaborazione, lo faccio solo dopo essermi assicurato che quel determinato prodotto sia davvero ottimo e che possa in primis darlo io stesso ai miei gatti. Fondamentale infine il fatto che, naturalmente, in questo ruolo non ci si deve mai sostituire al Medico Veterinario.

tenuti che diventa partner di aziende che vogliono farsi conoscere e apprezzare dalle persone interessate a quei medesimi contenuti, persone che in questa dinamica diventano i follower.

Non basta la parola Da quanto detto si comprende perché un’azienda, nel valutare la proposta di un influencer, non deve basarsi nei report dei profili (Instagram, Facebook, blog) ma sui Key Performance Indicators (KPIs), cioè gli indicatori del valore di ”successo” del profilo. Si tratta di semplici programmi, anche gratuiti, facilmente reperibili digitando sul motore di ricerca parole come strumenti gratuiti per l’analisi di Instagram (o altre simili). Con questi programmi si è in grado di evidenziare non solo la mole di dati che smuove l’influencer, ma anche se la sua crescita è dovuta a un “acquisto” di consensi mediante appositi strumenti di dubbia correttezza, o sia un incremento reale conseguente all’aumento di interesse progressivo da parte di veri follower.

Il contenuto pubblicitario va dichiarato Oltre alle regole di autodisciplina pubblicitaria e a quanto stabilito in eventuali contratti di esclusività, nel particolare ambito degli influencer vanno rispettate alcune regole disciplinate dal Digital Chat del 2016 in materia di trasparenza. Le inserzioni promozionali nei post dei social network vanno messe in chiara evidenza tramite hashtag, così che sia lampante la natura pubblicitaria. I contenuti di cui sopra vanno accompagnati da diciture complete o abbreviate (ma comprensibili) del tipo Advertising - Pubblicità, Brand - Marchio, Sponsored by - Sponsorizzato da. Il destinatario deve essere informato che alla base dei contenuti visualizzati c’è un preciso intento commerciale. ●

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