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Ornitologia

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Costume e società

Costume e società

PSITTACULA KRAMERIÈ UN PAPPAGALLO DELLA FAMIGLIA DEGLI PSITTACIDI CHE DEVE IL SUO NOME ALLA PRESENZA DI UNA PARTICOLARE BANDA NERA CHE GLI CIRCONDA IL COLLO. È TRA LE SPECIE PIÙ DIFFUSE AL MONDO E IL SUO ALLEVAMENTO NON RICHIEDE PARTICOLARI DOCUMENTAZIONI CITES

IL PARROCCHETTO DAL COLLARE

Diego Cattarossi Medico veterinario accreditato Fnovi per la cura degli animali esotici

Di origine afroasiatica, per introduzione volontaria o liberazioni accidentali, il Parrocchetto dal collare ha finito per colonizzare anche il continente europeo. Il suo areale di distribuzione spazia dall’Africa occidentale alla Cina meridionale, passando per India e Pakistan e, anche se predilige ambienti caratterizzati da terreni aridi e cespugliosi, si è adattato facilmente ad habitat molto diversi, come aree coltivate, parchi e giardini cittadini. In

Italia non è raro rilevarne la presenza in città come Roma, Trieste, Milano,

Genova, Napoli e molte altre, dove le condizioni climatiche e la disponibilità di varietà di alimenti ne garantiscono la sopravvivenza.

Le caratteristiche fisiche

Esistono quattro sottospecie di parrocchetti dal collare: krameri, parvirostris, borealis e manillensis, con caratteristiche morfologiche leggermente differenti, ma in linea generale si tratta di soggetti di circa 40 cm di lunghezza, con 20-25 cm di coda. La colorazione base è sui toni del verde brillante, con sfumature più chiare ventralmente, coda azzurra e piume del sottocoda e sotto ali gialle, ma grazie all’opera dei numerosi allevatori estimatori della specie a livello mondiale, oggi esistono numerose e splendide mutazioni, che vanno dalle colorazioni uniformi di blu, giallo, bianco e grigio, alle variazioni di cobalto, pezzato, cannella ecc.

Ha occhi neri circondati da un anello perioftalmico arancione, un semicollare rosato posteriore al collo, che si unisce alle bande anteriori nere, un becco la cui metà superiore è rossa, più chiara nei soggetti giovani, mentre quella inferiore è nera.

La specie presenta dimorfismo sessuale, vale a dire che grazie ad alcune caratteristiche fisiche che li differenziano, è possibile distinguere i maschi dalle femmine. La macchia violacea sulla nuca, per esempio, è tipica dei maschi, così come il semicollare rosato e le bande nere; la coda della femmina inoltre è più corta.

Auberge - Pixabay

Il carattere e l’addomesticamento

È una specie socievole, che in natura ama vivere in stormi di numerosi esemplari, che trascorrono insieme la notte nelle folte chiome di alberi “dormitorio”, mentre di giorno necessitano di ampi spazi per potersi esibire in veloci ed eleganti voli. Solo durante la stagione degli accoppiamenti gli individui si separano per andare a nidificare negli incavi dei tronchi d’albero, nelle grosse crepe dei muri di vecchi edifici o ancora nei sottotetti delle abitazioni.

I parrocchetti dal collare sono molto intelligenti, imparano facilmente giochi ed esercizi e sono tra i migliori pappagalli parlanti, fra quelli di piccola taglia. Sono in grado di stringere stretti

TheOtherKev - Pixabay

legami con i membri della famiglia di cui entrano a far parte, diventando buoni pet da compagnia, se correttamente allevati.

Gli esemplari di questa specie necessitano di essere continuamente stimolati per non annoiarsi e richiedono attenzioni costanti, infatti se trascurati possono diventare aggressivi. Questo richiede una certa dedizione, oltreché esperienza nell’addomesticamento, che deve basarsi sul metodo gentile, a rinforzo positivo, ignorando cioè i comportamenti indesiderati.

Tutto ciò non li rende adatti ai neofiti, ma piuttosto ad allevatori esperti. Per di più, sono animali piuttosto rumorosi, aspetto da non sottovalutare, tra quelli da considerare prima di decidere di affrontare questa affascinante, seppur impegnativa, convivenza.

Alimentazione, cure e attenzioni

In natura questi parrocchetti granivori e frugivori si cibano di frutta, bacche, germogli, fiori, ma anche semi di cereali. In cattività va somministrata una buona miscela di sementi povere di semi oleaginosi (grassi) assieme al pastoncino all’uovo una volta alla settimana. Vanno anche rese disponibili

LA VOLIERA

Il luogo più adatto a ospitare questi pappagalli deve essere un’ampia e spaziosa voliera dotata delle seguenti caratteristiche: • pareti verticali a griglie orizzontali tali da potersi arrampicare; • estesa in lunghezza così da permettere di saltare da un posatoio all’altro e, come minimo, deve tenere in considerazione la lunghezza della loro coda, onde evitare che si possa rovinare; • sufficientemente larga per sbattere le ali per sgranchirsi; • con la presenza di una griglia che ne separi il fondo, così da tenere i soggetti divisi dalle proprie deiezioni e impedire l’accesso ad alimenti caduti a terra ed eventualmente andati a male. La voliera non può avere dimensioni inferiori a 100 x 60 x 80 cm, e ancora meglio sarebbe una voliera da esterno, con uno spazio di volo orizzontale di 4-5 metri. Il fondo deve essere pulito sostituendo ogni giorno la carta che lo ricopre. Analoga procedura per l’acqua, sempre a disposizione, la frutta e le verdure fresche. Fanno parte dell’allestimento di base anche giochi, rami di alberi o piante atossiche e tutto ciò che può costituire fonte di arricchimento ambientale, fondamentale per tenere occupata la mente brillante dei nostri amici pennuti. A questo proposito una buona idea potrebbe essere quella di dotare la gabbia di meccanismi di apertura, data la loro abilità nell’arte di “evadere”.

quotidianamente frutta e verdura a pezzetti da somministrare freschi e da ritirare prima che si deteriorino. Nel periodo riproduttivo è importante aumentare la quota proteica con del pastoncino all’uovo.

Sono sicuramente animali robusti, capaci di resistere ai rigidi inverni europei, ma quando le temperature scendono sotto lo zero, rischiano il congelamento delle zampe con perdita delle dita. Per questo alcuni allevatori del Nord Europa usano speciali posatoi riscaldati. Psittacosi, aspergillosi, poliomavirus e infezioni batteriche sono solo alcune delle patologie a cui sono suscettibili, per il trattamento delle quali è sempre consigliabile rivolgersi a veterinari specializzati nella cura di questi animali.

La riproduzione

La stagione riproduttiva in natura è variabile a seconda che ci si riferisca alle specie africane piuttosto che indiane o asiatiche, ma qui da noi, il momento più favorevole è la primavera. In allevamento il nido è del tipo a cassetta verticale (30x30x60cm) con trucioli di legno e segatura sul fondo. Vi depongono da due a sei uova, che vengono covate per circa 25 giorni. I piccoli che nascono sono accuditi da entrambi i genitori e si involano a seisette settimane. I maschi completano il piumaggio definitivo dopo la seconda muta, intorno ai 3 anni, ma già a 18 mesi compare il collare nero, che li distingue dalle femmine. L’aspettativa di vita è ben oltre i 20 anni, arrivando anche a 30. ●

Diego Catarossi

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