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Alimentazione

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Erpetologia

Erpetologia

OLTRE ALLE FONDAMENTALI CARATTERISTICHE SUL PIANO NUTRIZIONALE, UN ALIMENTO PER CANI E GATTI DEVE ESSERE ANCHE GRADITO AL PALATO DEI NOSTRI ANIMALI DA COMPAGNIA. VEDIAMO COME SI OPERA SOTTO QUESTO PROFILO IN UNA MODERNA FILIERA PRODUTTIVA

Lenka Novotná - Pixabay

APPETIBILITÀ E APPETIZZANTI

Diana Vergnano

Medico veterinario nutrizionista, Diplomata all’European College of Veterinary and Comparative Nutrition (ECVCN) Con il termine “appetibilità” (o palatabilità, dal termine inglese “palatable”), si fa riferimento al livello di gradimento di un alimento da parte del consumatore. È facile comprendere come essa rappresenti una delle caratteristiche fondamentali che deve avere un alimento per animali da compagnia: infatti, per quanto quest’ultimo possa essere bilanciato e nutriente, cani e (soprattutto) gatti non lo mangeranno di certo se non è di loro gusto.

Quali sono i gusti di cani e gatti?

È noto che sia per i cani sia per i gatti conta molto la sfera aromatica: entrambe le specie, ed in particolar modo il cane, possiedono molti più recettori olfattivi rispetto all’uomo.

Pochi però sanno che le preferenze delle due specie sono diverse: per esempio, è stato dimostrato che i cani gradiscono il sapore dolce, mentre i gatti non sono in grado di percepirlo, in quanto non possiedono gli appositi

recettori sulla lingua. I felini amano invece i sapori acidi.

Non contano però solo il sapore e l’odore dell’alimento, ma sono elementi chiave anche la forma e la texture: per esempio, i gatti sembrano preferire crocchette con un’umidità molto bassa (potremmo dire molto croccanti), mentre il contrario vale per i cani.

È noto che esistono degli ingredienti, comunemente chiamati “appetizzanti”, utili a esaltare il sapore degli alimenti. Intorno a essi sono fiorite numerose leggende: per esempio, si sente spesso dire che queste sostanze hanno il potere di assuefare l’animale, proprio come una droga, per far sì che voglia nutrirsi solo e soltanto con l’alimento che le contiene. La realtà è ben diversa: fortunatamente per i nostri animali, una materia prima con queste proprietà non è ancora stata trovata (e se anche esistesse, difficilmente il suo utilizzo verrebbe permesso!). È fondamentale ricordare che, per legge, gli alimenti per cani e gatti e gli ingredienti di cui sono costituiti devono essere sempre sicuri per la salute di chi li consuma, dei proprietari e dell’ambiente.

Come si ottiene un prodotto molto appetibile?

Gli appetizzanti sono solitamente delle miscele di più sostanze, appositamente studiate per andare incontro alle preferenze sensoriali di cani e gatti. Normalmente la base è costituita da una componente proteica già di per sé molto saporita che può essere di origine animale, come il fegato, o vegetale, a cui vengono addizionati dei componenti che ne potenziano ulteriormente aroma e gusto, come amminoacidi o lieviti. Gli appetizzanti

IL CONTRIBUTO FORNITO DAI PROPRIETARI

In alternativa ai test di palabilità tradizionali si può ricorrere all’impiego di animali di proprietà non addestrati. Il vantaggio di questo tipo di test è quello di osservare il gradimento di cani e gatti nel loro ambiente naturale, ovvero a casa loro. Inoltre, in questo modo, è possibile anche ottenere delle informazioni riguardo alle percezioni che i proprietari traggono dal prodotto considerato nel suo insieme. Queste percezioni possono risultare molto interessanti, in quanto i cani e i gatti non possono parlare, né comprare il proprio alimento preferito che alla fine è scelto per loro dal proprietario. Ma su quali basi viene effettuata questa scelta? Il proprietario sicuramente considera quanto un alimento piace ai propri amici a quattro zampe, ma verosimilmente valuta anche altri aspetti che non possono essere apprezzati dall’animale, come per esempio la praticità della confezione, l’elenco degli ingredienti riportato in etichetta e il prezzo. Questi aspetti, insieme alla palabilità dell’alimento, vengono tenuti in considerazione per definire come un prodotto deve essere proposto ai consumatori.

Gundula Vogel - Pixabay

Martine Auvray - Pixabay

possono essere prodotti da aziende specializzate oppure dalle ditte produttrici di petfood stesse. Possono essere in forma liquida oppure in polvere, e vengono applicati all’esterno della crocchetta dopo che questa è stata estrusa ed essiccata, in un componente dell’impianto che viene chiamato grassatore: si tratta di una sorta di grossa betoniera, all’interno della quale vengono fatte roteare le crocchette e nebulizzate con grassi e, appunto, appetizzanti. In questo modo, questi ultimi non subiscono trattamenti termici che potrebbero deteriorarli ed inoltre diventano il primo componente che l’animale percepisce quando si avvicina all’alimento, prima con l’olfatto e successivamente con il gusto.

In etichetta gli appetizzanti vengono solitamente dichiarati come “interiora aromatizzanti” o “proteine animali idrolizzate” all’interno della composizione, ovvero l’elenco degli ingredienti. Per raggiungere un’elevata appetibilità, però, non è sufficiente utilizzare un buon appetizzante. Immaginiamo l’appetizzante come un condimento su una pietanza, per esempio il sale nella pasta al ragù: una pasta senza sale non sarà mai saporita come una che è stata salata a dovere, ma se la pasta è scotta e il ragù è scadente, il sale non sarà comunque in grado di migliorare il gusto del piatto. Dunque, il concetto chiave dietro una palatabilità ottimale è che l’intero processo produttivo deve essere adeguato: devono essere utilizzate materie prime di ottima qualità e in perfetto stato di conservazione, si devono adottare pratiche di produzione corrette (controllo delle temperature, raggiungimento di umidità adeguate della crocchetta in base alla specie di destinazione), il prodotto finito deve essere conservato in maniera idonea, e, solo dopo tutto ciò, gli appetizzanti devono essere utilizzati in modo consono. Ottenere un prodotto molto appetibile non è per nulla scontato, anzi è uno degli aspetti che impegnano maggiormente i settori della Ricerca e Sviluppo delle aziende.

I test di palatabilità

Essendo fondamentale per un prodotto di successo, l’appetibilità è uno dei parametri che i produttori di petfood valutano più attentamente. Solitamente, prima che una nuova ricetta venga approvata, il produttore effettua dei test per verificare che sia appetibile. I primi test possono includere delle analisi di laboratorio sul prodotto finito, come la percentuale di umidità, il pH e la misurazione dello stato di ossidazione. Se i risultati di questi test vengono considerati positivi, solitamente si procede ad effettuare dei veri e propri test di palatabilità. Queste prove vengono effettuate presso particolari centri, che ospitano cani e gatti appositamente scelti ed addestrati per svolgere questa attività (vengono per esempio scartati sia i soggetti troppo schizzinosi sia quelli troppo famelici).

È importante sottolineare che non si tratta di animali da sperimentazione: su di loro non viene effettuato nessun test di laboratorio, ma il loro unico compito consiste nel mangiare o meno gli alimenti che vengono proposti loro, sulla base delle loro preferenze; sono, dunque, degli assaggiatori a tutti gli effetti.

Gli alimenti da testare possono essere offerti tramite diversi protocolli: per esempio, si può somministrare un unico alimento per alcuni giorni e misurare se e quanto ne viene consumato, oppure si possono offrire due alimenti contemporaneamente, in due ciotole diverse, e osservare quale dei due viene scelto per primo e quale viene consumato in maniera maggiore. Alla fine viene elaborata un’analisi statistica e vengono forniti i risultati all’azienda che aveva richiesto il test. ●

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