Giordania Incantata. Incredible Jordan

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E S P L O R A MAGAZINE

GIORDANIA INCANTATA SETTEMBRE 2021

UNCONVENTIONAL PEOPLE UNCONVENTIONAL WORLD


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I N D I C E

EXPERIENCE

EXPERIENCE MAGAZINE VOLA IN GIORDANIA

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GIORDANIA

PETRA

GIORDANIA

AMMAN

GIORDANIA

WADI RUM

GIORDANIA

AL HASH MOUNTAIN

GIORDANIA

JERASH

GIORDANIA

MAR MORTO GIORDANO






A

Ricordo che quando lessi il libro “Le parole sono pietre” di Carlo Levi, pensai che le vere pietre fossero le parole non dette, quelle che per pudore, paura, timidezza, ci teniamo dentro. Sono proprio quelle parole non dette, quelle incastratesi fra cuore e bocca che spesso generano rimorsi, rimpianti, tormenti. Afflizioni. Cammino in questo luogo unico al mondo, cammino attraverso la storia, percorrendo queste strettoie, tra pietre millenarie. Pietre. Pietre striate, sedimentate, ondeggianti, sembrano danzare in un eterno movimento, fluttuano insieme ai pensieri, che ognuno di noi si porta dentro. Il colore della pietra cambia, basta una goccia di luce che intrepida attraversa il pertugio. L’occhio cerca il tesoro magico, nascosto fra la roccia. Il Tesoro. Appena lo scorgo, da lontano, ho come un sussulto, un moto del cuore.

Forse è solo una lieve, momentanea aritmia, non so, ma gli occhi si gonfiano e la gola si chiude. È una forte emozione. Intensa. Maestoso, immenso, d’un tenue rosa di albicocca matura, intravedo il tesoro. Petra. Il suo secolare, inimmaginabile scrigno si apre allo sguardo. Cosa c’è di più perfetto dell’occhio umano? Sta raccogliendo informazioni, contemporaneamente le trasmette a cervello e cuore. Trecentosessanta gradi di perfezione. Abbiamo tra le mani mille aggeggi modernissimi ma non riusciamo a incanalarvi la maestosità. Tommaso si avvicina:”avevi ragione mamma, davvero niente male qui”. L’adolescente si scioglie, direi un trionfo. Respiro forte. La mia Petra, la mia pietra. Experience Magazine vola in Giordania, una Terra emozionante. Ricca d'un patrimonio unico, inestimabile.


A

Un patrimonio da esplorare con lentezza, lasciandosi avvolgere dalla millenaria cultura. Attraverso scoperte quotidiane, da sud a nord, magari con un'auto a noleggio, come facemmo noi. Experience Magazine lascia entrare il Medio Oriente. Con i sapori e i profumi intensi, tipici di quella parte di mondo. Incenso che penetra dentro, risvegliando sensibilità e sensazioni. I nostri sensi. Scatti di luoghi che sono anche incredibili stati d'animo. Deserto, siti archeologici come forzieri di umanità, accoglienza calda e misurata. Cieli blu e di stelle. La Giordania è una vera esperienza. Un'esperienza da fare soli, in coppia o in famiglia. Sistemazioni di ogni tipologia, per ogni budget di spesa. Un Paese sicuro, con una buona rete stradale, cibo ottimo e una piacevole attenzione per l'ospite e il concetto di ospitalità. Un Paese che desidero mostrarvi, attraverso scatti e parole. Buona lettura.



A

I remember that when I read the book "Words are stones" by Carlo Levi, I thought that the real stones were 'the unspoken words', the ones that we keep inside out of modesty, fear, shyness ... It is precisely those unspoken words, those stuck between heart and mouth that often generate remorse, regret, torment. Afflictions. I walk in this unique place in the world, I walk through history along these bottlenecks, among millenary stones. Stones. Striated, sedimented, swaying stones seem to dance in an eternal movement, they float together with the thoughts that each of us carries within. The color of the stone changes, just a drop of light that intrepidly crosses the hole. The eye searches for the magical treasure hidden among the rock. The treasure. As soon as I see it, from a distance I have a jolt, a motion of the heart.

Maybe it's just a slight, momentary arrhythmia, I don't know, but the eyes swell and the throat closes. It is a strong emotion. Intense. Majestic, immense, with a pale pink of ripe apricot, I glimpse the treasure. Petra. Its centuries-old, unimaginable casket opens to the eye. What is more perfect than the human eye? It is gathering information, simultaneously transmitting it to the brain and heart. 360 degrees of perfection. We have a thousand very modern contraptions in our hands but we are unable to channel the majesty into them. Tommaso approaches: "you were right mom, really not bad here". The teenager melts, I would say a triumph. Strong breath. My Petra, my stone. Experience Magazine flies to Jordan, An Exciting Land. Rich in a unique, priceless heritage.



A

A heritage to be explored slowly, letting yourself be enveloped by the millenary culture. Through daily discoveries, from south to north, perhaps with a rental car, as we did. Experience Magazine lets the Middle East in. With intense flavors and aromas, typical of that part of the world. Incense that penetrates inside, awakening sensitivity and sensations. Our senses. Shots of places that are also incredible moods. Desert, archaeological sites, treasures of humanity, a warm and measured welcome. Blue skies and stars. Jordan is a real experience. An experience to do alone, as a couple or as a family. Accommodations of all types, for any spending budget. A safe country, with a good road network, excellent food and a pleasant attention to the guest and the concept of hospitality. A country that I want to show you through pictures and words. Enjoy the reading.



P E T R A GIORDANIA


Percorsa da secoli da carovane cariche di merce preziosa, la via delle spezie univa l'estremo sud del deserto d'Arabia alla favolosa capitale del Regno nabateo, intagliata nella rossa arenaria. Entriamo in questo fantastico dedalo di superbe architetture, tra le quali aleggiano le intense fragranze dell'issopo, dell'incenso e della mirra.


A

Per secoli, le carovane cariche di merce preziosa, percorrevano la via delle spezie. Dall'estremo sud del deserto d'Arabia sino alla capitale del Regno Nabateo, intagliata nella rossa arenaria. Percorrerla, oggi, è un'esperienza sensoriale e mistica. Nell'aria risuona, come un antico canto, l'intensa fragranza di incenso, issopo e mirra. Una sorta di abbraccio per il visitatore, una sorta di incantamento. Superbe architetture di tempi ormai lontani. Luce abbacinante. I nomadi nabatei vivevano nel deserto d'Arabia, che percorrevano incessantemente alla ricerca di pascoli stagionali e per portare carovane cariche di spezie. Per percorrere duemila chilometri, da Haddamauth a Petra, ci volevano due mesi. Era un sentiero di profumi intensi, quelli dell'incenso, del nardo, della mirra, che giungevano dai lontani monti dell'Hadramauth. Gli odori erano così forti che costringevano i beduini ad annusare la barba delle capre per liberarsi dallo stordimento. Nell'Outer Siq, la profonda strettoia, principale porta d'accesso a Petra, si arrivava dopo un viaggio di mesi. Boschi, fiori selvatici, macchie di ginestre, filari di vite rivestivano le colline.

Le spezie erano "pungenti" o "scaldanti", "mordenti" o "amare", "dolci" o "astringenti". Pepe, zenzero, cardamomo, incenso. Prodotti con cui sarebbero stati riempiti balsari di terracotta e di vetro, prodotti che ancora oggi vengono venduti a Petra, ogni giorno. Parte delle spezie si fermava qui, il resto continuava il lungo viaggio verso la Siria o verso le matrone romane. Fu nel 1812 che le rovine furono riscoperte, rivelate, riportate alla luce. Uno svizzero, travestito da pellegrino in viaggio verso la Mecca, le descrisse e illustrò nel suo libro. Vi arrivò in seguito un geologo inglese, un certo Charles Montagu Doughty, che ne rimase affascinato. Da allora, nel corso degli anni, sono giunti qui esploratori e viaggiatori da tutto il mondo. Stregati dalla magnificenza e deliziati da un luogo che non è solo di una bellezza mozzafiato, ma anche di un magnetismo indicibile. Un luogo che, più di altri, tocca le corde intime dell'essere umano. A Petra ci si sente infinitamente piccoli. Lo sguardo si perde nelle sfumature. Le grotte sono sorrette da gigantesche colonne in pietra che ricordano antichi teatri, quando le si visita si ha la sensazione di potersi perdere in labirinti millenari.



A

Petra rimane dentro. Petra si ferma in uno spazio inesplorato di noi stessi. Petra è un'anima che danza, all'infinito. Il sito è enorme, ricco di percorsi interessanti e significativi. Percorsi semplici o più complessi. Luoghi da cui osservare. Magari dall'alto. Da angolazioni che mai si potrebbero immaginare. Un giorno non basta, è bello tornare più volte, avere tempo a disposizione per scoprire, per assaporare fino in fondo la bellezza e la ricchezza di questo sito archeologico che è anche vivo. Vivo di persone che lì continuano a vivere. A Petra ci si deve sedere. Starsene a osservare, perdersi in dettagli, perdersi nelle sfumature di pietre, ma anche in incisioni o grotte semi nascoste. Senza fretta, senza rincorrere templi, scoprendoli a poco a poco. Incronciando pastori e greggi, bancarelle anche, ma soprattutto facendo una sorta di viaggio nel tempo. Un viaggio che è inevitabile, protagonisti di un momento che si trasforma in ricordo indelebile, fisso nella memoria. Davanti al mistero di Petra, si vorrebbe disporre di una dimensione in più, capace magari di accompagnarci nel cuore della montagna, nella sua profondità, perchè la geometria tradizionale non sembra essere

in grado di descriverci, con precisione, le stanze scavate, gli obelischi, le caverne o gli altari. L'atmosfera senza tempo sembra riportarci a luoghi di sacrifici umani al Dio del Sole. Tutto parla, lingue sconosciute ma comprensibili nel medesimo tempo. Non serve essere archeologi o studiosi per emozionarsi dinnanzi alla città rosa. Le emozioni che attraversano il visitatore esulano qualsiasi preparazione pregressa. Le suggestioni che ci percorrono sono infinite. Di giorno certo, ma anche la sera, quando decidiamo di partecipare alla notte di luci. Una notte in cui si leggono pensieri e poesie ad alta voce, proprio nel cuore del sito archeologico, nel buio e nella luce di candele. Candele che accendono anime. Candele che nel silenzio risvegliano i sentimenti più svariati. Candele che non dimenticheremo e che, nel buio profondo d'una notte di dicembre, illuminano di bellezza infinita questo luogo senza tempo. Persone da tutto il mondo sono sedute qui, accanto a noi. Ci offrono un caffè caldo, ci regalano la sensazione che nulla possa rompere questa magia unica. Ci fanno sentire parte d'un tutto, che va oltre noi. Ci regaliamo, così, una serata che non dimenticheremo. Forse turistica, può darsi, ma preziosa come il tesoro, che inestimabile, qui immobile da secoli aspetta d'essere scoperto, conosciuto e amato




A

For centuries, the caravans loaded with precious goods traveled the route of spices. From the extreme south of the Arabian desert to the capital of the Nabadean Kingdom, carved in red sandstone. Going through it today is a sensory and mystical experience. The intense fragrance of incense, hyssop and myrrh resounds in the air like an ancient song. A sort of hug for the visitor, a sort of enchantment. Superb architecture from times long gone. Blinding light. Nabadian nomads lived in the desert of Arabia, which they roamed incessantly from south to north, in search of seasonal pastures and to bring caravans laden with spices. It took two months to travel two thousand kilometers from Haddamauth to Petra. It was a path of intense perfumes, those of incense, nard, myrrh, which came from the distant mountains of Hadramauth. The smells were so strong that they forced the Bedouins to smell the goats' beards to get rid of the daze. In the Outer Siq, the deep bottleneck, the main gateway to Petra, was reached after a journey of months. Woods, wild flowers, patches of broom, rows of vines line the hills.

. The spices were "pungent" or "warming", "biting" or "bitter" .... "sweet" or "astringent". Pepper, ginger, cardamom, frankincense. Products with which the earthenware and glass balsars would have been filled, products that are still sold today in Petra, to visitors who visit them every day. Part of the spices stopped in Petra, the rest continued the long journey to Syria or to the Roman matrons. It was in 1812 that the ruins were rediscovered, as revealed, brought to light. A Swiss, disguised as a pilgrim on his way to Mecca, described and illustrated them in his book. An English geologist later arrived there, a certain Charles Montagu Doughty, who was fascinated by it. Since then, over the years, explorers and travelers have come from all over the world. Bewitched by the beauty and delighted by a place that is not only breathtakingly beautiful, but also of incredible magnetism. A place that more than others touches the most intimate chords of the human being. In Petra, one feels infinitely small. The look is lost in the nuances. The caves are supported by gigantic stone columns reminiscent of ancient theaters, when you visit them you have the feeling of being able to get lost in millenary labyrinths.



A

Petra stays inside. Petra stops in an unexplored space of ourselves. Petra is a soul that dances, endlessly. The site is huge, full of interesting and meaningful paths. Simple or more complex routes. Places to observe. Maybe from above. From angles that could never be imagined. One day is not enough, it is nice to come back several times, to have time to discover, to fully savor the beauty and richness of this archaeological site which is also alive. I live with people who continue to live there. In Petra you have to sit. To stand and observe, get lost in details, get lost in the nuances of stones, but also in engravings or semi-hidden caves. Without haste, without chasing temples, but discovering them little by little. Cracking shepherds and flocks, even stalls, but above all making a sort of journey through time. A journey that is inevitable, protagonists of a moment that turns into an indelible memory, fixed in the memory. Faced with the mystery of Petra, we would like to have an extra dimension, perhaps capable of accompanying us to the heart of the mountain, in its depth, because traditional geometry does not seem to be

able to describe, with precision, the excavated rooms, the obelisks, the caves or the altars. The timeless atmosphere seems to take us back to places of human sacrifice to the God of the Sun. Everything speaks, l a n g u a g e s ​u n k n o w n b u t u n d e r s t a n d a b l e a t the same time. You don't need to be an archaeologist or scholar to get excited in front of the pink city. The emotions that pass through the visitor go beyond any previous preparation. The suggestions that run through us are endless. During the day of course, but also in the evening, when we decide to participate in the night of lights. A night in which thoughts and poems are read, right in the heart of the archaeological site, in the dark and in the light of candles. Candles that light souls. Candles that in silence awaken the most varied feelings. Candles that we will not forget and that, in the deep darkness of a December night, illuminate this timeless place with infinite beauty. People from all over the world are sitting here next to us. They bring us a hot coffee, they give us the feeling that nothing can break this unique magic. We give ourselves an evening that we will not forget. Perhaps touristy, perhaps, but as precious as the priceless treasure, which has been standing here for centuries to be discovered.







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da Settembre Yoga all'Experience


A L H A S H M O U N T A I N

GIORDANIA



A

Butto lo sguardo verso il basso, ci stiamo arrampicando, e io mi maledico. In taluni casi dovrei mozzarmi la lingua e certe velleità sportive. Ero partita con l’idea dell’hiking e mi trovo ad arrampicarmi con le mani… "si chiama scrambling", tuona l’adolescente. Farfuglio qualcosa di irripetibile e continuo. Lui sale senza fatica, Il percorso, a tratti, apre scorci di panorama mozzafiato, supero ogni difficoltà e abbandono la paura. Siamo a un passo dal confine saudita, il mio telefono, apparentemente defunto sino ad un attimo prima, lancia un momentaneo segno di vita:”Willkommen in Saudi Arabia“, mi accoglie in tedesco. Queste montagne separano Giordania da Arabia Saudita, amo i confini naturali. Siamo quasi in cima e mi abbandono completamente alla natura. La fatica dell’ascesa si accompagna ad una gioia immensa che mi pervade. Hid prepara il tè. Raccogliamo sterpaglia per accendere il fuoco. È il 25 dicembre, siamo ad un passo dal cielo, siamo soli. Questo ragazzo sorridente ci ha condotti sin quassù. Mi confida di amare profondamente queste montagne, “ma ci vengono in pochi, raramente salgo qui”, sorrido. Sorridiamo. Incrocio le gambe, siamo seduti attorno al fuoco, l’acqua bolle, beviamo tè e parliamo di Dio e di pace. È importante per Hid…vuole dirci che L’Islam è fratellanza e rispetto per la vita, di tutti. “Lo sappiamo Hid".

"Non è necessario che ci spieghi, è tutto chiaro”. Le sue parole mi riempiono di speranza e la natura sconfinata ci regala uno dei momenti più belli di questo viaggio. Il nostro Natale lontani, e apparentemente soli, racchiude tutta la nostra essenza. È quello che siamo. Cancellata ogni convenzione, ogni obbligo, ogni data di scadenza. Guardo il cielo immacolato, questa zona remota del deserto del Wadi Rum, chiamata ‘white desert’ è un santuario di pace. Il silenzio avvolge ogni pietra, è un silenzio rumoroso. Sembra urlarti dentro. È un silenzio che sa di cose immutate nel tempo, è come se venisse da molto lontano. Nessuno vuole spezzarlo, nessuno parla. È qualcosa di sacro, lo percepiamo. Penso alla mia famiglia, ai miei nipoti, sarebbe bello vedessero tutta questa immensità che ci circonda. Penso a tutti quelli che soffrono, a quelli che nella sofferenza trovano la forza per andare avanti. Penso alle “ginestre”, i fiori del deserto di leopardiane memorie. L’eco di quel messaggio di fratellanza, unione, e vicinanza nelle avversità della vita, ritorna. Che emozione queste montagne ad un passo dal territorio Saudita. Il mondo è ancora un posto meraviglioso.




A

I look down, we are climbing and I curse myself. In some cases I should cut off my tongue and certain sporting ambitions. I s t a r t e d w i t h t h e i d e a o f ​h i k i n g a n d I f i n d myself climbing with my hands ... 'it's called scrambling' thunders the teenager. I mumble something unrepeatable and continuous. He climbs effortlessly, The path, at times, opens up glimpses of breathtaking views, I overcome every difficulty and abandon fear. We are one step away from the Saudi border, my phone, apparently dead until a moment before, launches a momentary sign of life: "Willkommen in Saudi Arabia", welcomes me in German. These mountains separate Jordan from Saudi Arabia, I love natural borders. We are almost at the top and I abandon myself completely to nature. The fatigue of the ascent is accompanied by an immense joy that pervades me. Hid makes the tea. We collect brushwood to light the fire. It is December 25th, we are one step away from heaven, we are alone. This smiling boy led us up here. He confides in me that he deeply loves these mountains, “but few come there, I rarely go up here”, I smile. Let's smile. Crossing my legs, we are sitting around the fire, the water is boiling, we drink tea and we talk about God and peace. It is important for Hid ... he wants to tell us that Islam is brotherhood and respect for life, for everyone. “We know Hid.

It is not necessary for you to explain to us, everything is clear ”. His words fill me with hope and the boundless nature gives us one of the best moments of this trip. Our distant and apparently alone Christmas contains all our essence. That's what we are. Canceled any convention, any obligation, any expiration date. I look at the immaculate sky, this remote a r e a o f ​t h e W a d i R u m d e s e r t , c a l l e d t h e 'white desert' is a sanctuary of peace. Silence envelops every stone, it is a noisy silence. It seems to scream inside you. It is a silence that tastes of things unchanged over time, it is as if it came from far away. Nobody wants to break it, nobody talks. It is something sacred, we feel it. I think of my family, my grandchildren, it would be nice if they saw all this immensity that surrounds us. I think of all those who suffer, those who in suffering find the strength to go forward. I am thinking of the “brooms”, the desert flowers of Leopardi's memories. The echo of that message of brotherhood, union and closeness in the adversities of life returns. What a thrill these mountains one step away from Saudi territory. The world is still a wonderful place.






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A M M A N GIORDANIA


AMMAN

Scalini. Stretti, impervi, sgretolati. Luce che si riflette in impenetrabili occhi fango. Occhi abisso. Occhi precipizio, baratro. Silenziosi, melancolici, smarriti. Pattume; gradoni e pattume. Mozziconi, resti di cibo. Gatti come ghepardi, assoluti protagonisti di questa savana metropolitana. Bambini. Vestigia di passato. Imponenti, lacere. Lacere come gli abiti consunti delle madri di Amman. Cosa ci sarà in fondo all’abisso degli occhi di fango degli uomini di Amman? Dipinti, mosaici polverosi, tè con foglie verdi di menta. Nuvole di fumo dolciastro. Unghie laccate superbe, coraggiose, tronfie. Sguardi opachi di vecchi rugosi. Gentilezza disarmante. “Welcome” ti dicono in ogni dove. Posa la mano sul cuore l’anziano beduino, kefiah rossa. Sorriso dall’angolo della sala. Un sorriso che rompe il guscio dell’apparente diffidenza. Mentre sorridente mi osservi stai involontariamente azzerando ogni lontananza. Mentre mi sorridi ed io rispondo sorridendoti siamo la prova tangibile di ogni incomprensibile sospetto reciproco. Spezzo il tuo pane, così simile al mio. Mediterraneo come me. Contraddizioni. Apparenti contraddizioni. Gli occhi fango sorridono ancora. Incastonati in quel volto olivastro, barbuto, austero. Muri scrostati nella cittadella d’Amman. Usci scardinati insieme a diffidenze ataviche.



AMMAN

Steps. Tight, impervious, crumbling. Light reflecting in impenetrable mud eyes. Eyes abyss. Eyes precipice, abyss. Silent, melancholy, lost. Garbage; steps and rubbish. Butts, remnants of food. Cats like cheetahs, absolute protagonists of this metropolitan savannah. Children. Vestiges of the past. Imposing, tattered. Tattered like the worn clothes of the mothers of Amman. What will there be at the bottom of the abyss of the muddy eyes of the men of Amman? Paintings, dusty mosaics, tea with mint green leaves. Clouds of sweet smoke. Superb, courageous, pompous lacquered nails. Dull looks of wrinkled old men. Disarming kindness. "Welcome" they tell you everywhere. The elderly Bedouin, red keffiyeh, places his hand on his heart. Smile from the corner of the room. A smile that breaks the shell of apparent distrust. While smiling you observe me you are involuntarily eliminating all distance. While you smile at me and I smile back at you, we are tangible proof of any incomprehensible mutual suspicion. I break your bread, so similar to mine. Mediterranean like me. Contradictions. Apparent contradictions. The mud eyes still smile. Embedded in that olive, bearded, austere face. Peeling walls in the citadel of Amman. You went out unhinged together with atavistic suspicions.






MIRTILLA BORSE


PATRIZIA FRATTA


MIRTILLA BORSE


GIOIA DI ESSERE


OGGETTI BRIC À BRAC


SARAH & SELVAGGIA cachemire e articoli di pregio


W A D I

R U M

GIORDANIA


Una lunga valle di sabbia avvolta da imponenti montagne, Arenaria e formazioni rocciose bizzarre e buffe. I nomadi percorsero questo canyon per millenni. Lawrence d'Arabia lo scelse come rifugio. Eccolo il Wadi Rum, levigato da vento e acqua, con le sue forme singolari e la sua indescrivibile bellezza. Col fiato che ti manca appena ti accosti a uno spazio geografico tanto insolito, tanto prezioso.



A long sand valley surrounded by towering mountains, Bizarre and funny sandstone and rock formations. Nomads have walked this canyon for millennia. Lawrence of Arabia chose it as a refuge. Here it is Wadi Rum, smoothed by wind and water, with its singular shapes and its indescribable beauty. With the breath you miss as soon as you approach a geographic space so unusual, so precious.


Un fortino, sul quale sventola la bandiera hashemita, segna l'inizio del Wadi Rum. Quando divenne il set del film " Lawrence d'Arabia" la sua fama fu internazionale. Eppure, arrivando qui, tutto sembra immobile. Intonso. Un territorio quasi non letto, completamente da scoprire. Però il fantasma di Lawerence è ovunque, in questa valle che fu per lui rifugio. Non amare questo luogo mi risulta impossibile. La ricchezza dell'acqua della valle segreta, il miraggio di tamerici verdi e di piccole cascate. Le carovane trovavano, qui, pace e ristoro, dopo giorni e giorni di deserto torrido. Il lungo canyon nacque 10 milioni di anni fa, con l'approfondirsi di una frattura laterale, collegata al formarsi del Mar Rosso, e allo sprofondamento del Mar Morto. A Wadi Rum richiamò le acque dell'altopiano e l'erosione scavò i canyon, che sprofondano per 800 metri, fino al livello del mare. La scoperta delle incisioni di Wadi rum si deve all'archeologo tedesco Hans Rhotert, che vi capitò per caso nel 1938. Furono studiate in modo approfondito dallo studioso italiano Anati che trovò analogie con graffiti e incisioni presenti nel deserto del Negev.

Le incisioni presenti qui appartengono all'epoca nabatea. Dalla loro capitale, Petra, i nabatei controllavano tutte le rotte carovaniere del deserto, e sicuramente attribuivano alla gola di Wadi Rum un'importanza strategica. Passarono successivamente i romani, arrivò l'eco dei fasti dell'Impero Ottomano e infine il giogo della dominazione turca.

Corrispondenze dalla Giordania di Raffaella Vacis Il 24 dicembre nel deserto. Guardando il cielo alla ricerca della stella più luminosa, la stella cometa. Con tantissime costellazioni da riconoscere. C’è molto di sacro nel deserto, sebbene non vi siano candele, chiese, canti natalizi. Gesù nacque qui vicino, proprio a due passi dalla Giordania. Quel bimbo mediorientale, povero, probabilmente con la pelle scura è emblematico. Chi crede, chi ha fede, sa che Gesù è uno che forse sarebbe sbarcato con le carrette del mare. Uno a cui avrebbero chiuso i porti, uno che nacque in una capanna. L’ultimo. L’ultimo degli ultimi ci ha insegnato l’Amore. Stasera, stanca dal trekking di oggi, dopo due pasti consumati con le mani, senza grandi comfort mi sento la persona più ricca di tutta la Terra.



Col mio tutto e niente. Col cielo sopra di me e queste rocce rosse, arancioni, grigie, bianche. La mia ricchezza è la bellezza che riesco a trovare e vedere ovunque. Mio figlio che mi prende costantemente in giro. Sapere di esserci. Io amo la solitudine, il silenzio, la contemplazione. Oggi ho potuto riempirmi di luce e bellezza. Natura. Qui, a due passi dalla capanna di Gesù. Guardando le stelle. Al buio. Ovunque voi siate, amici, vi porto con me.

Wadi Rum, Giordania. 2018


A fort on which the Hashemite flag flies marks the beginning of Wadi Rum. When it became the set of the film "Lawrence of Arabia" its fame was international. Yet, arriving here, everything seems motionless. Intonso. An almost unread territory, completely to be discovered. But the ghost of Lawerence is everywhere, in this valley that was a refuge for him. Not loving this place is impossible for me. The richness of the water of the secret valley, the mirage of green tamarisk trees and small waterfalls. The caravans found here peace and refreshment after days and days of scorching desert. The long canyon was born 10 million years ago, with the deepening of a lateral fracture linked to the formation of the Red Sea and the sinking of the Dead Sea. In Wadi Rum the sinking of the southern desert strip called the waters of the plateau and erosion carved the canyons that sink 800 meters to sea level. The discovery of the engravings of Wadi rum is due to the German archaeologist Hans Rhotert, who happened there by chance in 1938. They were studied in depth by the Italian scholar Anati who found similarities with graffiti and engravings in the Negev desert.

The engravings present here belong to the Nabataean era. From their capital, Petra, the Nabataeans controlled all the desert caravan routes and certainly attributed strategic importance to the Wadi Rum Gorge. Later the Romans passed, the echo of the glories of the Ottoman Empire arrived and finally the yoke of Turkish domination.

Correspondences from Jordan by Raffaella Vacis December 24 in the desert. Looking at the sky in search of the brightest star, the comet. With lots of constellations to recognize. There is much sacred in the desert although there are no candles, churches, Christmas carols. Jesus was born nearby, just a stone's throw from Jordan. That poor Middle Eastern child, probably with dark skin is emblematic. Whoever believes, whoever has faith knows that Jesus is one who perhaps would have landed with the carts of the sea. One who would have their ports closed, one who was born in a hut. The last one. The last of the last taught us love. Tonight, tired from today's trekking, after two meals eaten with my hands, without great comfort I feel the richest person on earth.



With my everything and nothing. With the sky above me and these red, orange, gray, white rocks. My wealth is the beauty that I can find and see everywhere. My son constantly making fun of me. Knowing you are there. I love solitude, silence, contemplation. Today I was able to fill myself with light and beauty. Nature. Here, a stone's throw from Jesus' hut. Looking at the stars. In the dark. Wherever you are, friends, I take you with me.

Wadi Rum, Jordan. 2018




J E R A S H GIORDANIA


GIORDANIA

JERASH Le prime notizie della città si hanno prima dell’anno zero, fu infatti fondata successivamente alla morte di Alessandro Magno, con il nome di Antiochia sul Fiume d’Oro, una città importante, di stampo greco, che durò solo fino al 63 a.C., quando arrivarono i romani e ne decisero una ricostruzione radicale. La pianta greca, a raggiera, venne eliminata, e la città ricostruita secondo lo schema romano. Due erano le sue porte più importanti: la Porta di Philadelphia a sud (verso Amman) e la Porta di Damasco in direzione nord. Un’ulteriore evoluzione si ebbe nel 313 d.C. a seguito del riconoscimento della religione cristiana come ufficiale, fatto che diede il via alla costruzione di numerose chiese. In questo periodo Jerash era una città ricca, un crocevia di commerci e culture provenienti dalle zone dell’Iraq, dell’Arabia Saudita e da tutto il Medio Oriente, pervasa da un clima di pacifica convivenza, come dimostrano le testimonianze dell’esistenza di almeno venti chiese sul suo territorio. A decidere del destino di Jerash fu però la natura. Nel 1747, infatti, un terribile terremoto si abbattè sulla città radendola quasi completamente al suolo e lasciando i pochi abitanti sopravvissuti incapaci di porre rimedio a questa catastrofe. Il declino di Jerash fu inevitabile e la città venne dimenticata nei secoli, fino al 1900, anno della sua ‘riscoperta’. Una piccola parte di Jerash era scampata al cataclisma, ma rappresentava il passato e il ricordo di una città ormai scomparsa. La nuova Jerash crebbe a pochi chilometri di distanza ed è oggi visibile dal sito archeologico.



CORRISPONDENZE DALLA GIORDANIA

JERASH Al tramonto il sito si colora di rosa, al mattino la luce è calda e sensuale, avvolgente ma delicata. L'antica città di Jerash è uno dei luoghi più affascinanti della Giordania, viene chiamata la "Pompei d'Oriente", per la sua generosità. Le colonne dei suoi templi sono poderose, imponenti. Alte, spiccano sul cielo blu di questo inizio gennaio. E' qui che abbiamo deciso di trascorrere il primo giorno del nuovo anno. Quale modo migliore per dare inizio al nuovo? Arriviamo molto presto, non ci sono persone. Siamo vivaci e curiosi, Tommaso in particolare. Incontriamo qualche venditore che si avvicina con piccoli oggetti, souvenir fatti a mano, cartoline e porta fortuna. Ecco l'ingresso, nulla prepara abbastanza a quello che si vedrà. Una piazza enorme si apre allo sguardo, un'ellissi di colonne, candide e maestose. Armonia. Scopriamo che il Foro romano, a luglio, torna a rivivere. Le ioniche danzatrici con lui, per un festival che ha luogo qui, da una cinquantina d'anni. Il sito riassapora vivacità e dinamismo. Artisti, giocolieri, artigiani. Arrivano da tutto il mondo, portando il loro tassello di bellezza, raccontando la loro storia e le loro origini. Il Festival Internazionale delle Arti e della Cultura raccolto in un palcoscenico inimmaginabile, di pietre antiche e arcaici sapori. Osservando mi rendo conto del ruolo preponderante della luce. Qui più che altrove. Il cielo anche. Pensandoci è la luce a lasciare i ricordi più marcati. Quelli indelebili di Jerash.



GIORDANIA

JERASH The first news of Jerash dates back to before the year zero, it was in fact founded after the death of Alexander the Great with the name of Antioch on the Gold River, an important Greek-style city that lasted only until 63 BC. when the Romans arrived and decided on a radical reconstruction. The radial Greek plan was eliminated and the city rebuilt according to the Roman scheme. Two were its most important gates: the Philadelphia Gate to the south (towards Amman) and the Damascus Gate to the north. A further evolution took place in 313 AD. following the recognition of the Christian religion as official, which gave way to the construction of numerous churches. In this period Jerash is a rich city, a crossroads of trade and cultures from the areas of Iraq, Saudi Arabia and the whole Middle East, pervaded by a climate of peaceful coexistence as evidenced by the evidence of the existence of at least twenty he asked about his territory. Nature, however, decided Jerash's fate. In fact, in 1747 a terrible earthquake struck the city almost completely razing it to the ground and leaving the few surviving inhabitants unable to remedy this catastrophe. Jerash's decline was inevitable and the city was forgotten over the centuries, until 1900, the year of its 'rediscovery'. To be exact, a small part of Jerash had escaped the cataclysm, but it represented the past and the memory of a city that has now disappeared. The new Jerash grew a few kilometers away and is visible today from the archaeological site.


GIORDANIA

JERASH At sunset the site turns pink, in the morning the light is warm and sensual, enveloping but delicate. The ancient city of Jerash is one of the most fascinating places in Jordan, it is called the "Pompeii of the East", due to its generosity. The columns of its temples are powerful, imposing. High, they stand out against the blue sky of this early January. This is where we decided to spend the first day of the new year. What better way to start the new? We arrive very early, there are no people. We are lively and curious, Thomas in particular. We meet some vendors who approach with small items, handmade souvenirs, postcards and good luck. Here is the entrance, nothing prepares enough for what will be seen. A huge square opens to the eye, an ellipse of columns, white and majestic. Harmony. We discover that the Roman Forum, in July, comes back to life. The Ionic dancers with him, for a festival that has been taking place here for about fifty years. The site savors liveliness and dynamism again. Artists, jugglers, artisans. They come from all over the world, bringing their piece of beauty, telling their story and their origins. The International Festival of Arts and Culture gathered in an unimaginable stage of ancient stones and archaic flavors. Observing I realize the preponderant role of light. Here more than anywhere else. The sky too. Thinking about it, it is the light that leaves the most marked memories. The indelible ones of Jerash.


M A R

M O R T O

GIORDANIA


A

L'esperienza più curiosa, da provare da queste parti, è un bagno nel salato, anzi salatissimo, Mar Morto. Soprattutto per chi viaggia con figli a seguito, per i quali l'avventura si può rivelare davvero esilarante. In questo angolo di mondo, anche chi non è in grado di nuotare, resta a galla. Sulla sponda della Giordania vi sono diverse spiagge graziose, dove trascorrere qualche giornata di autentico relax. Normalmente sono di proprietà degli hotel. In questo modo, alloggiandovi, si può usufruire dell'accesso al mare e di tutte le facilities legate al benessere e alla bellezza. Da quando il Mar Morto ha scoperto la propria vocazione come meta termale d'élite, c'è stato un forte fiorire di aziende che producono preparati di cura. Ci sono fornite boutique proprio all'interno dei grandi Resort che vi si affacciano. Un'esperienza piacevole e indimenticabile, da fare da queste parti, è il trattamento con i fanghi, fruibile su tutte le spiagge. Ci si cosparge, si lascia che il fango si secchi sulla pelle, e ci si tuffa nel mare. In questo modo, le proprietà terapeutiche della sostanza, regalano un tocco di seta e un piacevole benessere su tutto il corpo. Inoltre, le acque del Mar Morto, grazie all'elevata salinità e ai sali minerali, sono un rimedio naturale miracoloso per psoriasi, cellulite e altri problemi della pelle.

Il Mar Morto, infatti, non possiede fiumi emissari e le alte temperature favoriscono l’evaporazione dell’acqua. Va da sé che la concentrazione di sale sia così elevata, 10 volte superiore rispetto agli altri mari. Vi troverete, inoltre, nel punto più basso dell’intero globo terreste: ben oltre 400 metri al di sotto del livello del mare. la regione possiede un clima davvero favorevole, che rende molto piacevole qualsiasi tipo di vacanza, sia che abbiate deciso di partire d’estate, sia che stiate progettando una fuga invernale, all’insegna del relax. Durante tutto l’anno, infatti, le precipitazioni sono davvero rare e la temperatura oscilla tra i 39° (massima estiva) e i 20° (minima invernale). Il cielo è prevalentemente soleggiato, ma le radiazioni UV sono davvero scarse, ulteriore beneficio per la vostra pelle. L’aria è ricca di ossigeno, data la posizione geografica e il tasso di inquinamento è sorprendentemente basso. Anche la temperatura dell’acqua è molto piacevole: si aggira infatti intorno ai 25°, considerando questa cifra come una media annua tra le temperature più elevate dei mesi estivi (in particolare nei mesi di luglio e agosto) che raggiungono anche i 32°, e i valori più bassi dei mesi invernali, come ad esempio i 19-20° registrati nei mesi di gennaio e febbraio.



A

The most curious experience to try in these parts is a bath in the salty, indeed very salty, Dead Sea. Especially for those traveling with children, for whom the adventure can be really exhilarating. In this corner of the world, even those unable to swim remain afloat. On the Jordanian side there are several lovely beaches where you can spend a few days of authentic relaxation. They are normally owned by hotels. In this way, by staying there, you can take advantage of access to the sea and all the facilities related to well-being and beauty. Since the Dead Sea discovered its vocation as an elite spa destination, there has been a strong flourishing of companies that produce care preparations. There are boutiques provided right inside the large resorts that overlook them. A pleasant and unforgettable experience to do in these parts is the mud treatment, available on all beaches. We sprinkle ourselves, let the mud dry on our skin, and dive into the sea. In this way, the therapeutic properties of the substance give a touch of silk and a pleasant wellbeing on the whole body. In addition, the waters of the Dead Sea, thanks to their high salinity and mineral salts, are a miraculous natural remedy for psoriasis, cellulite and other skin problems.

The Dead Sea, in fact, does not have any emissary rivers and the high temperatures favor the evaporation of water. It goes without saying that the salt concentration is so high, 10 times higher than in other seas. You will also find yourself at the lowest point of the entire globe: well over 400 meters below sea level. the region has a truly favorable climate, which makes any type of holiday very pleasant, whether you have decided to leave in the summer or are planning a relaxing winter escape. In fact, throughout the year, rainfall is very rare and the temperature fluctuates between 39 ° (maximum in summer) and 20 ° (minimum in winter). The sky is mostly sunny, but UV radiation is very low, which is an additional benefit for your skin. The air is rich in oxygen, given its geographical position and the pollution rate is surprisingly low. The water temperature is also very pleasant: it is in fact around 25 °, considering this figure as an annual average between the highest temperatures in the summer months (especially in the months of July and August) which also reach 32 °, and the l o w e s t v a l u e s ​o f t h e w i n t e r m o n t h s , s u c h a s the 19-20 ° recorded in the months of January and February.


F I U M E G I O R D A N O GIORDANIA


Tutto passa. Come acqua che scorre, lenta o veloce poco importa, scivola portandosi via un po’ di noi. Mi fermo ed osservo. Mi piace ammirare il lento scorrere del fiume è un po’ come la vita. Il suo fluire è metafora perfetta del tempo che passa, dell’esistenza stessa. Bisognerebbe lasciarle fare il suo corso alla vita, senza ostacolarla, senza opporvisi, senza arginarla. Credo che tutto abbia un suo senso sebbene talvolta ci risulti incomprensibile. Questo verbo “scorrere” si porta tranquillità, mi sembra metta tutto in ordine, in pace. Il fiume Giordano ci aspettava ma noi non lo sapevamo, abbiamo deciso all’ultimo di venire qui. Ne abbiamo sentito il richiamo. Forse. C’è qualcosa di inspiegabile in questo. Immergo la mano nelle sue acque, nel luogo in cui Gesù venne battezzato da Giovanni. Non so definirmi in questo momento, io metto sempre tutto in dubbio, in discussione, eppure trovo che Gesù sia una figura meravigliosa, un rivoluzionario, un ecologista, un esempio di vita. Per tutti, credenti e non. Avrebbe avuto difficoltà nel mondo d’oggi. Fulvia lo scorso anno mi regalò un libro che oggi mi torna in mente con prepotenza, “A volte ritorno”, mentre immergo la mano nell’acqua del Giordano ne rammento alcuni passaggi, racconta un Gesù moderno, un Gesù che decise di fondare una “comunità”, un Gesù che giustiziarono sulla sedia elettrica. La storia tende a ripetersi e per gli uomini non c’è redenzione, almeno apparente. Qui, in Giordania, paese musulmano mediorientale, c’è il luogo dove in un certo senso nacque il Cristianesimo. Un luogo di pellegrinaggio. Mi guardo intorno, ci sono donne velate, una famiglia indiana, dei ragazzi africani, ci siamo noi, in questo sento di poter leggere un piccolo miracolo. Un miracolo che chiamo convivenza, un miracolo che chiamo rispetto, qualcosa che unisce, qualcosa che forse chiude il cerchio del cercare, assomiglia alla speranza, assomiglia a qualcosa che Gesù disse. Riprendo fiato.



Everything passes. Like flowing water, slow or fast, it doesn't matter, it slips, taking away a little of us. I stop and observe. I like to admire the slow flow of the river, it's a bit like life. Its flow is a perfect metaphor of time that passes, of existence itself. We should let it take its course in life, without hindering it, without opposing it, without stemming it. I believe that everything has its own meaning although sometimes it is incomprehensible to us. This verb "to flow" brings tranquility, it seems to me that it puts everything in order, in peace. The Jordan River was waiting for us but we didn't know it, we finally decided to come here. We have heard the call. Perhaps. There is something inexplicable about this. I dip my hand into its waters, in the place where Jesus was baptized by John. I don't know how to define myself at this moment, I always question everything, question everything, yet I find that Jesus is a wonderful figure, a revolutionary, an ecologist, an example of life. For everyone, believers and non-believers. He would have had a hard time in today's world. Last year Fulvia gave me a book that today comes to mind with arrogance, "Sometimes I return", while I dip my hand in the water of the Jordan I remember some passages, it tells of a modern Jesus, a Jesus who decided to found a " community ”, a Jesus whom they executed in the electric chair.

History tends to repeat itself and for men there is no redemption, at least apparent. Here, in Jordan, a Middle Eastern Muslim country, is the place where Christianity was born in a certain sense. A place of pilgrimage. I look around, there are veiled women, an Indian family, African boys, we are there, in this I feel I can read a small miracle. A miracle that I call coexistence, a miracle that I call respect, something that unites, something that perhaps closes the circle of seeking, resembles hope, resembles something that Jesus said. I catch my breath.


Experience Magazine testi e fotografie a cura di Raffaella Vacis


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