magazine 05

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foto di gianluca bizzarri

Magazinn e r5 We Believe in SUD

Fratelli Capone

Elettro - napoletan jazz (e io pago)

Teatro

A scuola di tecnica da Silvio Manini

Arte

Un anno di eventi targati F4a


Magazine

nr 5

MENSILE DI ATTUALITA’ COSTUME, ARTE E CULTURA

SOMMARIO

EDITORIALE

PAG.3

Fratelli Capone

PAG.8

Un anno di Friends 4arts Al di Meola

PAG.4 PAG.10

F4A Agency

PAG.12

Natale ecogreen

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Munschasc

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Silvio Manini

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Recensioni

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Giovanna Motta

PAG.21

Arte spiegata ai truzzi

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foto di copertina tratta dall’albun Pizzica di Gianluca Bizzarri che ringraziamo FRIENDS4ARTS SRL EDITORE via arrigo boito 3 20900 monza - tel +39 0392622470

http://www.synthesis.co.it

Testata in fase di registrazione presso il Tribunale di Monza, Direttore Responsabile Natale Caccavo; hanno collaborato alla realizzazione di questo numero: Manuela Belli, Tazio Tenca, , Guido Magrin, Giovanna Motta, Luigi Melzi, Ignazio Vignali, Silvio Manini


Editoriale Auguri e fine del mondo

Delusi dalla “non fine del mondo” del 21/12/2012?

Con buona pace dei Maya (che da qualche parte se la staranno ridendo come pazzi per lo scherzetto architettato con largo anticipo), siamo ancora qui. Al giro di boa del 31 dicembre non è ancora un anno di Friends 4 Arts (siamo partiti solo a maggio) ma molte cose sono già state realizzate e tante altre sono in cantiere. Certo il momento non è dei migliori e non sappiamo se il 2013 sarà davvero di ripresa economica per il Paese, ma non possiamo stare di certo ad aspettare che le cose succedano da sole e allora? Allora facciamole succedere noi, no?

Come già annunciato sul nostro magazine, sul portale e sul gruppo Facebook, Friends 4 Arts sta selezionando i contributi artistici degli artisti della nostra community, per poi poterli raccogliere in un “book” da proporre a potenziali clienti (come agenzia per tutti gli artisti che vogliano essere presentati e rappresentati da noi).Ma Friends 4 Arts non vuole certo fermarsi solo a questo.

La raccolta dei contributi artistici e delle competenze professionali ci permetterà di far decollare pienamente il progetto Friends 4 Arts, per creare musica, video, spettacoli televisivi, presentazioni di prodotti, spot pubblicitari, utilizzando il potenziale dei membri della community, che sono illimitate. Tra di noi ci sono scrittori, ballerini, coreografi, attori, musicisti, registi, fotografi, pittori, grafici, esperti di arte, spettacolo, cucina, insomma siamo una squadra completa e fortissima! Quello che desideriamo ora è aggregare vari team, raccogliere idee, realizzare progetti, per proporli in modo estremamente competitivo sui mercati di riferimento: saremo insieme creativi, autori, produttori, editori; outsider con i quali tra poco bisognerà fare i conti (e un paio di team sono già pronti al calcio di inizio...).

Tra gli altri progetti in cantiere, il censimento degli spazi per l'arte e lo spettacolo: spazi dove gli artisti (singoli o gruppi di teatro, musica, danza, fotografia pittura, ecc.) possano fare prove, creare, esibirsi; insomma una guida del territorio nazionale con tutti gli spazi dove ci si possa trovare per creare e vivere l'arte: spazi aperti o locali per spettacoli, teatri, scuole, sale prova, spazi per gruppi teatrali, ecc. ecc. Nella raccolta includeremo tutte le caratteristiche degli spazi, tipologie, dimensioni, dotazioni tecniche e attrezzature, costi; ma speriamo anche di elencare spazi gratuiti, messi a disposizione da mecenati delle arti o da enti pubblici.

Altri annunci per il 2013? Li leggeremo presto sul nostro portale e sul magazine, per ora un grande ringraziamento a tutti gli amici artisti che hanno già inviato curriculum e contributi artistici in redazione e a quanti stanno per farlo. Da parte di tutta la redazione, tantissimi auguri di Buon Natale con la stella cometa e di un fantastico 2013 con la stella di Friends 4 Arts! FRIENDS 4 ARTS


FRIENDS4ARTS: il nostro 2012

no community? no party ! Pochi mesi, pochi mezzi. Una congiuntura (non solo economica) poco favorevole (eufemismo). Tanto entusiasmo, professionalita’, organizzazione, amici, amici tra loro e amici dell’arte. Eventi grandi e piccoli, ma per noi tutti grandi. in queste pagine, come a volte succede nelle tranquille giornate di fine anno, abbiamo raccolto le foto di alcune delle iniziative del 2012, targate friends4arts, un nostro personale album dei (primi) ricordi. La festa inaugurale del 17 marzo, all’Ubi Maior Club, nel centro di Milano. Oltre 40 artisti sul palco in una jam session dove poter combinare qualita’ e divertimento. Le donne e la musica al femminile nella performance degli Zerogravity con la voce di Silvia Anglani. La voce narrante di Laura Bagarella ci ha trascinato nell'incredibile universo poetico di Alda Merini, tra sofferenza e visioni celestiali. L'arte pittorica e l'uso di tecniche innovative nella serata commentata di Giovanni Manzoni Piazzalunga. La performance scultura danza e teatro nella presentazione del libro di Claudia Ronchetti, nell’incantevole scenario di Villa Venino a Novate Milanese, con la scenografia delle sculture di Elena Rede.



Giovanni Nava e il suo gruppo ci hanno trascinato sulle spiagge di ipanema, commentato secoli di musica brasiliana, spiegando le contraddizioni storiche con il ritmo frenetico ma i testi malinconici del samba, e con lo swing elegante e pacato della bossa nova, musica dei bianchi, con i testi romantici e le spiagge assolate Marylin Monroe, Robert De Niro. l’eleganza di Audrey Hepburn, decine di aneddoti e musiche di un secolo di cinema, con i Red Carpet Quartet, Fabio Bezzi voce narrante e il Jazz di Beatrice Zanolini, Riccardo Bianchi, Roberto Piccolo e Diego Ruvidotti, viaggio a Hollywood con o senza ritorno, dipende dall’ascoltatore

Mama Mia, Please don’t let me be misunderstood, Thriller, gli Wham, i Duran Duran e 100 altri successi pop, dance e rock nella serata revival con gli Overclouds, perche’ tutti abbiamo diritto per una sera ad avere ancora 18 anni, almeno nello spirito


15 giorni di arte contemporanea, musica ed eccellenze enogastronomiche a Gorgonzola, dove abbiamo incontrato artisti del calibro di Aldo Sterchele, Sabrina Sparti e i Samoa Wedding trio

Italian Gospel Choir: 250 coristi all’Auditorium Rainier III di Monaco Montecarlo, nell’evento Gospel piu’ prestigioso del 2012, arricchito dalla performance della soprano Katia Ricciarelli in occasione del mese della Cultura italiana che ha avuto luogo in ottobre


musica

Fratelli Capone

elettro-Napoletan JAZZ

Alla ricerca di artisti originali e dotati di grande personalità, abbiamo incontrato i Fratelli Capone, un interessante gruppo musicale che, come il nome lascia intendere, è ben noto a... Milano. Un attimo, non disturbiamoli, i Capone sono intenti nella scrittura di una lettera (uno detta, l'altro scrive): “Signorina, scusate se sono poche ma 700 mila lire; noi ci fanno specie che que st’anno (una parola soltanto: questanno) c’è stata una moria delle vacche, come voi ben sapete, punto, due punti, massì ab bondiamo...abbondantis abbundantum. Questa moneta servono che voi vi conso late. Attendiamo ancora un attimo, hanno quasi finito “Salutandovi indistintamente i fratelli Caponi che siamo noi (tra parente: apri la parente, apri la pa rente e dici i fratelli Caponi che siamo noi, chiudila). Senza nulla a pretendere in data odierna. Chiudi andiamo.” Eccoli qui i Capone, finita la dettatura della lettera però ci viene un dubbio: avremo mica sbagliato Fratelli? Ma no, sono proprio loro, i “nostri” Fratelli Capone! Quello che stava andando in proiezione dietro di noi è proprio un film cult del 1956, rigorosamente in bianco e nero: “Totò, Peppino e la Malafemmina”. Il progetto “Fratelli Capone” nasce nel 2010, grazie a un'idea di Ignazio Vignali (jazzista che ha militato anche nella “Settima Napoletana”, costola della Nuova Compagnia di Canto Popolare), al quale Massimo Aveta (all'epoca direttore artistico di un importante locale milanese) aveva richie sto un progetto napoletano “diverso”. Vignali e Aveta hanno 2 grandi passioni in comune: il Jazz e la Cultura Partenopea DOC (Totò, Carosone, i poeti napoletani), da qui l'illuminazione! La grandi canzoni napoletane, ormai rico nosciute a livello mondiale come “stan dard”, sono nate quasi tutte da antichi scritti di poeti napoletani, ripresi negli anni '40 da alcuni musicisti per svilupparne un tema musicale. Le poesie poi musicate trattano quasi sempre di amore, tema centrale nella tradizione della canzone napoletana. Ma se questa è la “genesi”, perché non riadeguare quelle antiche poesie al sound e ai linguaggi musicali del nuovo millen nio?

Visto sotto questa luce, il progetto Fratelli Capone non è propriamente un “omaggio alla tradi zione napoletana” (i fanatici d'o “mandulino” saranno delusi) ma è un'evoluzione di quelle antiche poesie, diventate poi veri e propri standard musicali, verso nuove forme espressive.


Ecco un mix di napoletanità, jazz, elettronica, lounge, reggae, bossanova, insomma un po' come il “Popolo 'e Napule” in giro per il mondo. Se tra i filoni del jazz c'è la “jazz-fusion” (e Al di Meola, presente in questo numero del Magazine, ne è uno dei più grandi espo nenti), allora i Fratelli Capone potrebbero es sere definiti come i rappresentanti della “napoletan fusion”.

Se si fossero mai incontrati, come avrebbero collaborato Peter Gabriel e Carosone? E Bob Marley e Libero Bovio? La risposta ci viene dal menu dei Fratelli Capone, capaci di una miscela fantastica di sonorità e stili, per unire “Agua de Marzo” a “'Na voce e 'na chitarra”, rielaborare Lu Cardillo”(brano del tardo 800 na poletano) cucinato in salsa jungle e servito su un letto di “My favourite things” o “Spain” (di Chick Corea) su “vellutata di tarantella”. In questo originale progetto, oltre a Ignazio Vignali (chitarra e voce) ci sono altri 2 grandi musicisti: il direttore d'orchestra e tromba storica dei La Crus, Paolo Milanesi (solista) e Alessandro Cassani (collaborazioni con Tiziana Ghiglioni, Rosalia de Souza) al contrabbasso ed elettronicaloop station. Nei vari spettacoli, in quest'atmosfera di festa e allegria che coinvolge il pubblico (che finisce poi immancabilmente per ballare), spesso si uniscono altri musicisti (cantanti, percussionisti, ecc.), prati camente una famiglia allargata: “Fratelli Capone & Friends”. Quando la location lo permette, la scenografia degli spettacoli è com pletata dalla proiezione di filmati d'epoca di Totò e Peppino sullo sfondo, qualche frase DOC di Totò (“ e io pago!”), lanciata sapientemente dalla regia live di Alessandro Cassani.

L'elettronica merita un approfondimento, perché le ritmiche utilizzate dai Capone, sincronizzate in tempo reale dalla loop station di Alessandro Cassani (che oltre al contrabbasso, pilota un MacBook con una pedaliera e una mini master keyboard midi) sono tutte assolutamente originali: percussioni registrate percuotendo la cassa del contrabbasso, riff di batteria “artigianali” (realizzati con forchette, lampadine, tavoli), campionamenti di am bienti metropolitani (strada, balconi, parchi) insomma, tutti ingredienti assolutamente “ve raci”. Un progetto che ci piace, che pesca nella tradizione, per guardare al futuro, in un grande re spiro internazionale. http://fratellicaponeproject.wordpress.com/2012/10/ http://www.facebook.com/pages/Fratelli-Capone/309101639105178


Interviste Friends4arts ....metti una sera con

AL DI MEOLA AL BLUE NOTE ,

in ogni nota c’e’ un’anima

Il mese scorso sul palco del Blue Note di Milano è tornato Al di Meola, con il collaudato tour mondiale “World Sinfonia” (che aveva già fatto tappa al Blue Note nel 2011).

Impossibile non conoscere Al di Meola, citato da tutte le riviste del mondo come uno dei più grandi virtuosi chitarristi jazz di tutti i tempi e ben quattro volte vincitore del titolo “best guitarist”, grazie ai voti dei lettori della famosa testata “Guitar Player Magazine”. Se il famoso critico e studioso della chitarra Robert Lynch ha affermato che "nella storia della chitarra elettrica, nello sviluppo dello strumento dal punto di vista puramente tecnico nessuno ha fatto di più di Di Meola” e “la sua conoscenza completa dei vari stili e scale è semplicemente incredibile”, quello che a noi impressiona di più è la sua capacità di esplorazione di vari stili musicali, partendo dal jazz, approdando alla fusion, contaminando il jazz con la musica latina, per avvicinarsi al tango di Piazzolla, alla musica brasiliana o al Flamenco.

Ed è proprio questo “calore latino” che rende memorabile ogni esecuzione di Al Di Meola, così come abbiamo potuto ascoltare nei concerti al Blue Note. Così, per un attimo abbiamo messo in secondo piano quella tecnica inarrivabile, quella perfezione, quelle raffiche di note di 32esimi sparate con precisione chirurgica (per cadere sempre perfettamente in sincrono sull'accordo e sulla pennata di chiusura), perché quella tecnica non è tecnicismo e in ogni nota c'è un'anima. Di Meola ha suonato la chitarra classica, utilizzando il plettro anche negli arpeggi: progressioni sempre molto articolate, accordi molto aperti e i tipici arpeggi “alla Di Meola”. Concerto dalle sonorità tipicamente acustiche, rinforzate da leggerissimi apporti di elettronica, con una formazione ormai consolidata, dove oltre ad Al di Meola, c'è la chitarra di accompagnamento di Kevin Seddiki, un magistrale Peter Kaszas alla batteria e il grandissimo Fausto Beccalossi alla fisarmonica. E proprio il “nostro” Fausto (tra gli amici di Friends 4 Arts da sempre) ha recitato un ruolo comprimario nel concerto, sia con le importanti parti solistiche di fisarmonica,

che con le sue esecuzioni vocali. Un finale emozionante, con ovazione del pubblico sui bis Meditarranean Sundance/Rio Ancho, rivisitati per l'occasione.

Alla fine del concerto, abbiamo raggiunto Al nel camerino del Blue Note, era circa l'una di notte, dopo il secondo spettacolo della serata e, indovinate cosa stava facendo? Stava... suonando ancora!!! Incredibile, lui era lì a spiegare un suo passaggio musicale e a mostrare un brano del nuovo CD a un musicista che gli aveva chiesto un approfondimento! Considerando la “spocchia” di molti musicisti (tra i quali anche molti “nostrani”, molto meno titolati ma molto più “diveggianti”), siamo rimasti incredibilmente colpiti da quella disponibilità, da quella carica, da quell'entusiasmo e da quella passione vera per la musica. È stato allora tutto chiaro il perché di quell'anima in ogni nota, ben oltre la tecnica superlativa.

Con orgoglio abbiamo mostrato ad Al il numero zero del nostro Magazine, proprio perché avevamo pubblicato (coincidenza fortuita e ben-augurale), un articolo sul “nostro” Fausto Beccalossi, eccellenza della musica italiana e fisarmonicista di Al Di Meola. Al si è intrattenuto con noi, e dopo averci fatto gli auguri per il nostro progetto Friends 4 Arts, ha autografato il numero zero del Magazine, sulla pagina dove ci sono proprio lui e Fausto.Un significativo ricordo che custodiremo in redazione! Al Di Meola al Blue Note: http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=Hy1lOwUmSS8#!



C a ri am ici d i Fr ie n d s 4 A rt s,

Co me an tic ip at o lo s c ors o me se di no v emb re, gu ard an do alle c om p e te n z e , c a pa c i t à e a l po t e n z ia l e a rt i s t ic o d i t u t t i v o i, no n s i p u ò che c on clu d er e che si am o pr o pr io u na g ra n di ssima sq u a dr a! D a gl i ol t re 1 0 0 a m ici ch e si so n o ca n d id a t i, a b b ia mo pr o vve d ut o a f a re u n a pr im a (i mp e gn a t iv a m a pr o f icu a ) s el e zio n e .

T ra scu ra n d o i mu sici st i, se mp re i p iu ’ nu m er o si ed e st r ov er si, ab b i am o ri ce vu t o ad e si on i di il lu st r a t or i e i llu st r a t ri ci, p i t t or i, s cu lt o r i , f o to g r a fi , sc e n e g g i a to r i , r e g i st i , v i su a l e m u l t im e d ia d e s i g n e r , at tor i e s peak er, s cr i ttor i , poet i, s enza che quest o el enc o, e la s eg u e nt e pa g in a d i f ot o g ra f i e, vo gl ia p re su n t u o sme n t e e sa ur ir e i p o ssi b ili ru o li , e d i me m br i d e l t e a m. P e r o r a u n r in g ra zi am e nt o e u n a u g u ri o d i Buone feste a tutti. C i f a r em o pr e st o se nt i re . I l B u o n 20 1 3 ce l o au g u re r em o la vo r an d o i nsiem e i n mil le progetti.



VEDIAMO ALCUNI PUNTI DI FORZA DELLE NOSTRE SOLUZIONI Competitività economica e flessibilità grazie al potenziale creativo potenzialmente illimitato Velocità nell'elaborazione e proposta delle idee Originalità delle proposte e capacità di gestire la comunicazione a 360° Autonomia nella creazione del messaggio pubblicitario (sia nella forma grafica che nei testi, laddove l'azienda non abbia capacità interne di elaborazione degli stessi) Management F4A con lunga esperienza aziendale, in ruoli commerciali/marketing/comunicazione

1) F4A per le Aziende

Organizazione eventi, spettacoli, fiere Comunicazione aziendale (interna/esterna) Creazione/rinnovamento del logo Realizzazione siti internet Creazione brochure (istituzionali, di prodotto, pubblicitarie) Creazione/rinnovamento del logo Realizzazione siti internet Servizi fotografici Filmati pubblicitari o istituzionali Creazione di jingle, spot televisivi, videoclip, ecc. Campagne pubblicitarie integrate Realizzazione corsi e videocorsi di formazione Realizzazione di manuali di prodotto per gli utenti (video) Manuali/videomanuali per clienti e utenti

2) F4A per gli Esercizi Commerciali, Locali per spettacoli live/Teatri

Direzione Artistica Attività di PR Servizio Prenotazioni Creazione materiale pubblicitario per promuovere gli eventi Promozione eventi via internet (portale F4A, Social Networks), stampa, radio/web radio, tv digitale terrestre, web tv Selezione della proposta artistica Realizzazione di riprese video, dirette, ecc. Inserimento dell'esercizio commerciale in network nazionale per la realizzazione di eventi live tra loro collegati, concorsi, programmi TV, ecc. Pubblicità Siti internet


3) F4A per gli Artisti

Community virtuale per collaborazioni online finalizzate alla realizzazione di progetti multiartistici (prodotti e performance live) Inserimento dell'artista in team di creativitĂ per proposta verso aziende (spot pubblicitari, dischi, video, fotografia, ecc.) Agenzia spettacoli Agenzia Management e P.R. per spettacoli live Ufficio Stampa e gestione della comunicazione/P.R. Casa Editrice Produzioni Audio Produzioni Video Distribuzione prodotti via web, in abbinamento editoriale, ecc. Realizzazioni e gestione siti internet, pagina di social network dell'artista, ecc. Vetrina dei contributi artistici sul portale www.friends4arts.com e su F4A Magazine distribuzione e vendita dei prodotti Partecipazione a programmi televisivi, presentazioni dei prodotti artistici in varie location anche "non convenzionali" (Librerie, gallerie d'arte, villaggi turistici, ecc.) Consulenza artistica per il Lancio dell'Artista (look, repertorio, ecc.) Supporto legale Deposito di brani (Gestione del diritto d'autore) Ricerca di sponsorizzazioni e partecipazioni per coprodu-

4) F4A per le TV/Radio

Produzione di programmi televisivi (musica, danza, pittura, fotografia, cucina, ecc.) Produzione di talent show Produzione di streaming audio e podcast

5) F4A per gli Enti Pubblici e Turistici (Comuni, Province, Pro Loco)

Organizzazione Eventi di Piazza o Feste Rassegne culturali, eventi a tema Editore di Guide delle CittĂ e dei percorsi culturali, valorizza zione del territorio (arte e percorsi enogastronomici)


TERZO MILLENNIO

IL NATALE ECOGREEN In periodo di strenne e decorazioni sarebbe un gesto responsabile volgere lo sguardo alla natura e cercare di ridurre al minimo gli sprechi, cercando di riciclare quanto più possibile. Ecco perchè oltre a cercare di evitare l'acquisto di alberi recisi e decorazioni naturali vi suggeriamo di seguire l'esempio di molte città nel mondo che hanno costruito il loro albero "eco friendly" sfruttando materiale da buttare come cartoni, bottiglie di plastica o di vetro, lampadine, ecc ecc. Di seguito vi riportiamo le istruzioni tratte da greenme.it per realizzare un albero di Natale in cartone, un'idea anche divertente per coinvolgere i bambini nella decorazione della casa! Che cosa vi occorre: •cartone (scatole o pannelli); •un cacciavite o un oggetto appuntito per praticare dei fori; •delle clips (di plastica o di metallo che potete acquistare in ferramente o nei negozi di bricolage); •un righello abbastanza lungo; •un seghetto, taglierino o un paio di forbici per il cartone •E ovviamente un po’ di spazio per lavorare comodamente Procedimento 1° Step Iniziate con il ritagliare dagli scatoloni che avete recuperato, 16 pannelli triangolari delle dimensioni riportate nella schema MakeDo da scaricare e stampare, e praticate dei fori sui lati sempre seguendo le indicazioni: 2° Step A questo punto ripiegate ogni lato dei pannelli, seguendo le linee tratteggiate raffigurate dal template aiutandovi con il righello; 3° Step Ora dovete costruire i vari moduli dell’albero, che in tutto dovranno essere 4 (1 piccolo, 2 medi, 1 grande), utilizzando per ogni modulo 4 pannelli triangolari, che devono risultare identici nella forma. Iniziate prendendo un pannello e sovrapponete il lato, che avete piegato, sul bordo del secondo pannello. Cercate di allineare bene i fori. Continuate così fino a che non avrete costruito tutti e 4 i moduli; 4° Step Unite insieme i pannelli utilizzando le clips, formando 4 tetraedri; 5° Step Piegate i lembi, inferiori, sotto, in modo da formare una base, per sovrapporre ogni modulo, collegando insieme i quattro angoli, sempre inserendo, per fermare il tutto, nei fori le clips; 6° Step Ora dopo aver costruito e collegato insieme con le clips tutti moduli, posizionateli uno sopra all’altro, a partire da uno dei due dalle dimensioni medie, che rappresenterà la base del vostro albero. A seguire quello più grande, il medio ed infine più piccolo in cima.


12/12/12:

Monza in cerca delle proprie radici artistiche 12/12/12 ore 12:12

Non vi preoccupate, non stiamo annunciando una volta di piu’ data e ora della fine del mondo! I Maya non ci spaventano. Segnaliamo questo evento svoltosi mercoledì 12 dicembre 2012, a partire da mezzogiorno e 12 minuti e per le successive 12 ore: "MUNSCHASC", organizzato da Micaela Tornaghi, tenutosi a Monza,sotto "l’ultimo Sorriso di Luna" a Villa Tornaghi, cancellone via Zanzi L'iniziativa nasce da Micaela Tornaghi, monzese, con l'intento di ri-affondare le radici della nostra cultura

Enrica Passoni, scultura e performance dal vivo

Silvia Busnelli – Betta Cattaneo - Valerie Marcon – Michela Sardi Bellazzi - Micaela Tornaghi, gioiello

Miriam Calderini – re-cycle art Paola Gambero, ceramica nella terra fertile di Brianza, benvoluta dalla luna (Munschasc significa infatti "beneamato, favorito dalla luna) attraverso una performance ed esposizione di diversi artisti del luogo. Come testimonia l'organizzatrice: “L’amore si sa, ha radici profonde ed è radicato così profondamente in questa argillosa rossa terra di Bassa Brianza detta “ferrett” che a primavera mi era necessario gironzolare in motorino per riaffermare il senso di appartenenza e amore per questo suolo, godendo appieno del colore vivo e del profumo delle zolle ribaltate. Con gli anni un po’ per l’urbanizzazione, il tempo legato al lavoro e l’uso dell’automobile mi ha distaccato da questa amabile ritualità.” (MT) All'evento sono intervenuti diversi artisti:

Ludovico Maria Gilberti – Maria Luisa Grimani Roberto Mignanego Marco Enea Spilimbergo, fotografia

Anna Cicardi – Nicola Magrin, acquarello Andrea Sala – Roberto Zedda, affresco

Corinna Farchi - Elisabetta Oneto - Anna Pennati Luca Rendina – RestArt, installazione

LeoNilde Carabba - Luca Centoni - Elena Farchi Stefano Gentile - Luca Melzi - Giulia Meregalli - Beatrice Spadea - Roberto Spadea - Micaela Tornaghi Gianemilio Zincone, pittura Simone Milesi - Nicola Frangione, poesia

Luciano Maciotta – Davide Tognoli, scultura Michele Sangineto, musica

Cristina Crippa - Adriano Martinez, teatro Spazi Vuoti, compagnia teatrale

In contemporanea, la Casa della Luna Rossa si illumina dalle 12 alle 12 del 12.12.12 per 12 Ore con un’installazione di Micaela Tornaghi, 12Anime Perse. L'evento è organizzato in collaborazione con Fuoriserrone ed è ad ingresso libero.


SILVIO MANINI, maestro di tecnica teatrale TEATRO

Tra gli amici diI FRIENDS4ARTS, uno dei piu’ vicini (e piu’ simpatici), e’ Silvio Manini, regista, sceneggiatore, fondatore della Compagnia Stabile monzese, che dirige dal 1973 Cosa si insegna in una scuola di tecnica teatrale? La tecnica teatrale è l’essenza perchè è la conoscenza. Faccio spesso questo esempio: una madre viene a dirmi che a suo figlio piace giocare a tennis, che è bravissimo a giocare a tennis. Allora lo porta da un maestro per fargli valutare le capacità del ragazzo, ma il ragazzo gioca con gli scarponi da montagna, lo zaino e non ha nemmeno una racchetta da tennis ma una da ping pong o nemmeno ce l’ha. Quindi è privo degli strumenti adatti e non potrà giocare a tennis. Ecco quando uno sale su un palcoscenico si deve liberare di molte cose: ad esempio deve cercare di parlare eliminando gli elementi linguisticamente tipici della sua regione. Va insegnata la dizione, o la fonetica, che è la tecnica di parlare con il diaframma. Queste discipline sono fondamentali. Poi c’è la tecnica del movimento, per anni le persone alte non potevano andare a recitare nei teatri, l’attore più alto è stato Gassman, ma anche lui ha dovuto studiare, ha dovuto esercitarsi e imparare a muoversi teatralmente parlando. Un’altra cosa importante è la dettatura, è determinante per un attore, non bisogna essere speaker, non bisogna informare. Bisogna trasmettere uno stato d’animo, dovrà modificare il suo modo di parlare per trasmettere e interpretare. Quindi bisogna diventare padroni della fonetica, del movimento e della dettatura. Dall’apprendimento di queste tecniche basilari si passa allo studio delle materie del secondo anno che si basano sullo studio del rapporto personaggio-interprete. io sono convinto che non si debba parlare di recitazione, l’attore deve interpretare. è importante l’interpretazione perchè due persone se si siedono a un tavolino e devono fare marito e moglie devono calarsi nel personaggio “marito” e nel personaggio “moglie”. Rabbrividisco quando in certe scuole dicono “Devi metterci te stesso”. perchè l’attore deve essere tanto intelligente e avere tanta sensibilità, tanta personalità da comprendere e dare al suo personaggio l’intelligenza che il personaggio ha, la personalità che ha il personaggio, deve dare tanto carattere che ha il personaggio. A Castellito hanno chiesto di fare Enzo Ferrari e per tre mesi lui è andato ad abitare nella sua casa, ha conosciuto i parenti, gli amici, si è fatto spiegare come era. Poi si passa al terzo anno e si inscena un mostro sacro della drammaturgia perchè ormai gli allievi sono padroni delle tecniche. Il teatro è un passaggio culturale estremamente importante. Esistono talenti naturali, persone che non hanno bisogno di studiare? Esistono talenti naturali che io chiamo “bestie da palcoscenico” per una forma di istintività. Ma...faccio un esempio: ci sono persone che imparano la lingua del luogo dove si trasferiscono, la imparano in fretta, ma non sapranno mai scrivere, perchè non l’hanno mai studiata. Teatralmente parlando un attore potrà fare qualche spettacolo ma poi si esaurisce perchè non è in grado di fare nient’altro che se stesso. Bisogna conoscere il teatro per amarlo. Oggi viviamo una realtà diversa: oggi si nasce imparati, vengon al primo corso dove insegno le basi, e dopo 20 giorni mi dicono che sentendosi tagliati non vogliono più studiare. Poi si spengono, vanno a giocare a tennis, non c’è più l’amore vero. Cosa è necessario per la buona riuscita di uno spettacolo? Una forma di professionalità. Davcenko diceva che non ci sono piccole parti ma solo piccoli artisti . Ci vogliono attori in grado di autoeliminarsi. Ci vuole molta pazienza. é come una gravidanza mettere in scena un spettacolo.


Personalmente sono talmente affezionato all’interpretazione che non bado ai costumi e alle scene. Amo fondale nero, tavolo e sedie. L’attore deve stordire il pubblico, ammaliarlo. Ci vuole un regista che conosca bene la sua professione. Io penso che una dei difetti fondamentali del teatro amatoriale è che gli attori dopo 4 o 5 spettacoli hanno la presunzione di spiegare al regista come fare il suo lavoro. Ci sono dei ruoli, che vanno rispettati: un regista che conosca il suo mestiere, degli attori capaci di ascoltarlo e di interpretare bene i personaggi. L’attore materializza l’idea del poeta per mandarla al pubblico. Non bisogna scordarsi dei tecnici. Da alcuni anni viviamo un momento difficile perchè il pubblico ha smesso di considerare il teatro una situazione culturale. La gente va a teatro per farsi quattro risate e non ha nessun senso. Ecco l’esempio più lampante è la compagnia dei Legnanesi. Loro sono bravissimi, niente da dire su questo, ma visti una volta visti sempre. Non hanno avuto nè evoluzione nè involuzione. Nel 1972, 74 a Palermo facevano 2 milioni a sera di incassi. Allora il teatro cos’è? Il teatro profesionistico a fine anni 60 faceva meno incassi di quello dilettantistico, che io preferisco chiamare amatoriale perchè vuol dire che lo si ama, amore è dare e al teatro bisogna dare tutto. Allora poi è arrivata la televisione e la bravura è venuta meno. è solo richiamo. Il teatro è una ricerca e adesso sono poche le compagnie professionistiche che continuano a sperimentare. Il teatro fatto anche in maniera classica va adattato ai tempi: Goldoni è stato un maestro, ha distrutto il teatro borghese il teatro di poesia ma lo ha fatto nel 700. Ora c’è un modo di parlare diverso un modo di pensare diverso. Il mio maestro Missoni diceva che per fare un bello spettacolo ci voleva un testo eccezionale, un bravo regista, grandi tecnici e anche gli attori. La tua passione per il teatro da quanto dura? Quando è nata? Di fronte alla domanda quando ho debuttato dobbiamo andare un po’ indietro negli anni: me lo ricordo come se fosse ieri, ieri l’altro facciamo, 17 maggio 1947 un saggio con le suore a Codogno e questo saggio si chiamava “La torta avvelenata” e io facevo la parte del cuoco. Non è stata un’emozione, ma qualcosa di strano di diverso, venivo dalla guerra ed è stato qualcosa che non so prendere un esempio per spiegarmi ma il teatro è stata subito una droga, in senso positivo. Io quando mi sono innamorato del teatro ho abbandonato tutto il resto Da lì non ho mai smesso, facevo i saggi all’oratorio poi gli ho dato tutta la mia vita. Io ho sempre lavorato scrivendo testi, mettendo in scena e recitando. Facevo tutti e tre. Fare teatro è aprire una porta entrare e chiudere tutto fuori. Ho sempre creduto a questa realtà. Non amo il cinematografo ma ho fatto tante comparsate per mancanza di stile personale. Quando ero alto bello con gli occhi azzurri facevo comparsate, ma ho sempre voluto fare teatro. Così nel ‘72, ho fondato la Compagnia Stabile Monzese, il tema della realizzazione era cercare una dimensione. Il teatro è ricerca. Ho fatto in 40 anni circa 600 rappresentazioni con 92 commedie e di queste 92, 30 erano italiane, 32 mostri sacri del teatro greco, Moliere, Goldoni, Pirandello, Shakepspeare ma estrinsecando sempre il valore drammaturgico. Nel 75 ho formato un’associazione di 5 compagnie Unione Italiana Libero Teatro: noi ci ispiravamo ad Andre Antoine, il fondatore del teatro di Parigi. Questo ha portato noi a creare un discorso: noi andavamo alla ricerca di qualcosa da adattare, si partiva da massime drammaturguiche e poi facevamo lo spettacolo in chiave contemporanea. Nel ‘77 a Bellinzona ho fondata scuola di tecnica teatrale, nel ‘78 a Monza, nel 2000 a Domodossola. Teatro amatoriale, perchè l’amore è dare e io al teatro ho dato tutto...e lui mi ha ricambiato. Il teatro è il gioco più bello del mondo ma per giocare bisogna imparare le regole. Bisogna spogliarsi a teatro è questo il segreto banale, banale, banale. Ho scritto anche “La valle dei pioppi” a fine anni ’80, era il più lungo sceneggiato d’Europa, con grandi divi, mi avevano pagato tanto: non ne ho visto nemmeno una puntata. Quello non era teatro, l’ho fatto perchè così mi sarei potuto dedicare al teatro assolutamente, totalmente, definitivamente. E ora che non sono più bello alto con gli occhi azzurri, forse non lo sono mai stato, quando apro la porta per entrare nel momento magico del teatro, della scrittura, della creatività della direzione o della scuola, là dove si respira, si vive il teatro, io giuro rispetto la tesi che dice che gli uomini e le donne di teatro invecchiano ma non diventano mai adulti, rimangono bambini.


RECENSIONI

“Sto con la band” autobiografia di una groupie ante litteram

di Pamela Des Barres

Non credo che questo libro sia soltanto scandaloso e sexy. È la storia di una ragazza che diventa adulta nel migliore dei mondi possibili. Erano tempi di confusione religiosa e sessuale, droghe, pericolo ed estasi. Come annunciava il mio eroe, Bob Dylan, i tempi stavano cambiando e volevo annunciare anch’io questi imminenti cambiamenti, dare una mano a buttare giù le porte. Mi considero una donna americana pioniera della sessualità, e continuo a spassarmela tutti i santi giorni! Spero che vi godiate questa mia giovane vita ben vissuta, e spero che vi riporti a un tempo in cui il mondo era in fermento per l’entusiasmo e le gioiose aspettative. Sono onorata di avere passato del tempo con ciò che di più bello e splendente avesse da offrire il Rock’n’Roll. Rifarei tutto quanto in un battito di cuore. (Pamela Des Barres) Questa è la definizione della propria autobiografia, “Sto con la Band” edita da Castevecchi. Pamela Des Barres fu una vera leggenda per le ragazze che cercavano di realizzare il sogno americano tra gli anni ’60 e ’70, quello di seguire le rock band che stavano scrivendo le pagine della storia della musica mondiale.

Cresciuta con il mito di Elvis e dei Beatles, Pamela inizia a 14 anni ad essere una vera groupie: bella e disinibita, ribelle e straziata del soffocante ambiente perbenista in cui aveva passato l’infazia, Pamela diventerà l’amante di Mick Jagger, Jimmy Page, Keith Moon, frank Zappa e altri mostri sacri del rock. Un libro imperdibile per chi ama la musica di quel periodo, proprio perchè raccontata da dentro, con i suoi retroscena scabrosi e inquietanti ma con un brivido che solo le grandi storie sanno trasmettere.


cucina

F as t i Na t al i z i

R i c e tt e s t o r i c he p e r u n Nat ale di v erso

di giovanna motta

In un momento di crisi come questo può sembrare un titolo anacronistico: ma stare a tavola insieme è, da sempre, l'unico modo per ritrovarsi e parlare. Nonostante il nostro venga definito il periodo della comunicazione TOTALE, spesso si accorgiamo di quanti limiti vi siano al dialogo fra parenti, amici, colleghi, ecc… Non affatichiamoci, quindi, a far cose inutili, volute dalla civiltà dei consumi. Poiché quest'anno di "consumistico" sembra esserci davvero poco, cerchiamo di riscoprirci, di rivisitare i nostri rapporti almeno a tavola: ma non davanti alle "solite" cibarie, abbondanti ma scontate. Rifacciamo un antico piatto, "nuovo" e mai gustato: guardiamoci negli occhi, prestando attenzione alle reazioni di ognuno. Facciamo in modo che il senso del GUSTO ci serva non solo per godere della tavola, ma anche per aprirci ad una nuova intesa. I Secolo d.C. : COZZE IN UMIDO (antipasto per circa 6 persone) 2 chili di cozze, pulite e "sbarbate" 1 grosso porro 2 cucchiai di pasta d'acciughe (sostituisce il garum) 3 cucchiai di marsala dolce (sostituisce il passum) 2 cucchiaini di semi di cumino 2 cucchiai di foglie di santoreggia (secca) 1 bicchiere abbondante di vino bianco secco, sale e pepe nero q.b. Mettete le cozze ben pulite in una pentola larga e bassa; togliete radici e foglie verdi al porro, e tritate il resto grossolanamente. Mettete le rondelle di porro sotto acqua corrente per toglierne la terra, asciugatele e, a parte, in una ciotola, mescolate il trito con tutti gli altri ingredienti. Versate il mix sopra le cozze e fate cuocere a fuoco vivace per POCHI MINUTI: non cuocete troppo, altrimenti le cozze diventano "gommose". Servite ben caldo.

Secolo XIV° : POLASTRO AFENOCHIATO 1 pollo pulito, fiammeggiato e tagliato in quarti 2 cucchiai d'olio d'oliva 2 cucchiai di lardo da cucina mezza cipolla bianca tritata finemente 1 bicchiere di farina integrale 1 pizzico di zenzero (facoltativo) Sale, pepe bianco, semi di finocchio q.b. Mettete al fuoco un tegame con olio e lardo, e rosolate la purea di cipolla: fatevi prendere colore al pollo, poi condite con sale-pepe e semi di finocchio abbondanti. Spolverate con la farina, rimescolando affinchè assorba il sugo di cottura. Se fosse troppo ristretto, potete aggiungere un poco di brodo di pollo, a piacere; continuate la cottura per 20', e all'ultimo aggiungete lo zenzero (se piace). Servite il pollo ricoperto dal suo sugo e accompagnato da pane tostato.

Secolo XVI°: PIATTO DI NEVE 1 litro di panna da montare 3 cucchiai di zucchero a velo 2 albumi 1 grossa mela (togliete il torsolo senza romperla) 4 rametti di rosmarino ben puliti e lavati 1 dozzina (o più) di biscottini In una ciotola di media grandezza montate la panna a neve: a parte, montate gli albumi con lo zucchero ed uniteli alla panna con delicatezza. In un piatto da portata tenuto al fresco mettete al centro la mela e, al posto del torsolo, i rami di rosmarino. Ai bordi del piatto distribuite i biscottini, fate "nevicare" qualche cucchiaio di panna sui rametti verdi, e distribuite il resto attorno alla mela. Servite in tavola in modo che i vostri commensali possano servirsi intingendo i biscottini nella "neve".


lETTERATURA?

l’arte spiegata ai truzzi (nella loro lingua)

Paola Guagliumi, Guida turistica laureata in storia dell’Arte, e’ l’autrice di uno dei casi “letterari” di questo periodo, ovvero una guida alle opere d’arte in romanesco, con il linguaggio dei truzzi, borgatari, coatti, tamarri, dipende dalle zone e dei quartieri, ma la figura sociale e’ comune in tutto il mondo, isole comprese. Di questa guida abbiamo ripreso alcuni esempi, che fanno sorridere, anche se al tempo stesso, pensando al nostro patrimonio artistico, e alla limitata capacita’ di valorizzarlo (limite non solo dei truzzi, ahinoi), fanno tuttavia anche riflettere. Copia romana del I sec d.C. da originale greco di Lisippo Apoxyomenos 330-320 a-C., Musei vaticani -marmo pentelico Mo nun te spaventà de sto nome Apoxiomenos che è greco, e vor dì ‘n tizzio che se sta a pulì, perchè ‘n pratica l’atreti gresci quando che gareggiaveno tipo all’olimipiedi erano ‘gnudi pe fa vvedè quant’ereno bboni, che ‘n effetti pure questo ‘j ammolla abbastanza, si mme posso permette. E non solo ereno ‘gnudi ma se sparmaveno d’oglio così je luccicaveno tutti li muscoli tutti ganzi e fichi, e tutte e pischelle sveniveno de qquà e de llà e ppure li pischelli perché ‘n Grescia era normale e sse usava così. Dopo daa gara quinni se doveveno lavà, ma tte o sai bbene che si ssei unto ‘nutile che tte fai a doccia, che l’acqua mica o scioje er grasso, che poi st’oglio s’era ammischiato caa porvere eer sudore e avaa fatto come na zzella, che pe levalla doveveno prima usà ‘n coso che se chiamava strigile (striggile), tipo un rasoio ‘mmaggina, ma che nun taja. E anfatti è quello che staffà questo qua, che se sta a sgrattà via a zzella. A cosa fica è cche mentre che ‘n passato a n’atreta che aveva vinto je fascevano na statua, sì, epperò come da vittorioso, tipo fermo ‘mmobbile, che guardava avanti, caa corona, come sur podio, pe ddì, come se o staveno a premià; invesce Lisippo a st’atreta too fa vede drentro a o spojatojo, pe ddì, ner momento intimo, che se sta a ppulì, scioè staffà na cosa normale, è ‘n momento personale, è zozzo, è stanco, anfatti se appoggia ‘n po’ de lato che gnaa fa; manco o sapemo si ha vinto o pperso… no, vabbè ovvio che ha vinto sinnò a statua cor cazzo che jaa faceveno. Sarebbe come ddì come si a Ttotti (sì sì forza Roma alè alè noi sc’avemo Tottigol) invece da faje na foto sur campo mentre soneno l’inno, tipo figurina Panini, je facessero na foto mentre staffà a doccia o mentre porta ‘n giro er pupo co Illari, pe ddì, tipo no na robba uffisciale ma de paparazzi. Che o prendeno in un momento che tu vvedi che ‘né solo Er Capitano ma pure n’omo normale. E o so che è ‘npò rotta, ma aho, cià dumila anni, voi mette? Er motorino tuo fa schifo ar cazzo e ce n’ha quattro de anni, che fra ‘n po’ o devi da rottamà, essì pure perché ce fai e pinne e ce sgasi, ma ‘nzomma sta statua è vecchia vecchia e ringrazzia er cielo che ciavemo. Che poi anfatti l’origginale che era de bbronzo nce sta ppiù e questa è na copia c’hanno fatta aantichi romani. Essì, i romani ereno forti, come a Ttotti.


Jan Van Kessel il vecchio (Anversa, 1626 - 1679) Natura morta con frutta e verdura (XVII secolo) Prato, Museo Civico - Palazzo Pretorio

Che d’è? ‘N mucchio de frutta e vverdura? A tte te pare na cosa de gnente ma devi da penzà che, pe li pittori de quii tempi llà, dipigne sti mucchi de robba tipo mele persiche zzucche oppure fiori era na cosa nuova e ‘n certa maniera saa so’ dovuta sudà. Che siccome all’epeca se pensava che ll’arte doveva solo che raccontaà dee storie, tipo daa Bibbia peesempio, oppure e storie dii ddei gresci tipo Ggiove Venere Marte che nun so’ li pianeti scioè anche, sì, che j’hanno dato i stessi nomi; come a dì, raccontà dee favole. O anche robbe de storia, pe ddì de Giulio Scesare o che ne so. E tutto perché se pensavano che ll’arte te dovesse come ‘nsegnà quarche cosa, come esse bbono, esse mejo de quello che ssei: come quanno vai a scola, ‘n pratica.

‘Nvesce sce staveno certi, tipo questo che era der Bergio, che disceveno che l’arte po’ ppure esse solo de bbellezza. Che nun importa quello che sce metti de storia, ma come o fai, che ssi ssei bbravo chii colori e e forme nun serve che sce sta Ggesù o a Madonna o Giulio Scesare, po’ ppure esse du mele na carota e vvà bbene. Anzi, più so cose semprisci più tte vvedi li colori e ee forme, perché nun sce sta gnent’artro da vedè, ‘n so si mme spiego.

E sse chiameno Nature morte, perchè so’ robbe che ‘n se moveno Henry Matisse (Le Cateau-Cambrésis, 1869 – Nizza, 1954) La Joie de Vivre 1905-06, Fondation Barnes, Merion, Pennsylvania, USA olio su tela, 175 x 241 cm

Matisse sempre fasceva parte dee espressionisti però dee espressionisti allegri, anfatti lui dipigne A Sgioie de Vivre, che è francese e vor dì A Ggioia de Vive. Che lui disce, vabbene a esprime l’emozzioni, ma mica sce stanno solo l’emozzioni brutte, pure quelle belle, tipo quanno a Roma vince o scudetto o na regazza te disce vabbè sì potemo scì ‘nsieme. E anfatti lui te fa vede ‘n prato tutto bello co tutta ggente contenta che sta a trombà e a ffa robba e saa sdiverte. E ppure li colori, nun so vveri, ma so bbelli, come quando te piji n’emmeddiemmea che tutto te sembra bbello e er monno te soride e pure li colori quasi so più ffichi der normale. A vita nun è sempre così, anzi; però ogni tanto sì, e siccome che aartista ner quadro suo po ffà come je pare, o fa bbello bbello. E pperché no?



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