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Magazinn e r6

D A N Z A: C h a n t a l D a r d e n n e Marco Ferradini

Tributo a Herbert Pagani

Fotografia

Immagine e photoshop

DiversArte

Qui per noi


Magazine

nr 6

MENSILE DI ATTUALITA’ COSTUME, ARTE E CULTURA

SOMMARIO EDITORIALE

PAG.3

CHANTAL DARDENNE

PAG.8

MARCO FERRADINI FOTOGRAFIA F4A Agency

UNPOP ART

DIVERSARTE RECENSIONI

GIOVANNA MOTTA

CLAUDIO OTTAVIANO

PAG.4 PAG.13 PAG.14 PAG.18 PAG 20 PAG.21 PAG.22 PAG.23

FRIENDS4ARTS SRL EDITORE via arrigo boito 3 20900 monza - tel +39 0392622470

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Testata in fase di registrazione presso il Tribunale di Monza, Direttore Responsabile Natale Caccavo; hanno collaborato alla realizzazione di questo numero: Tazio Tenca, , Guido Magrin, Stefano Rasconi, Giovanna Motta, Charlotte Ferradini, Ignazio Vignali, Silvio Manini, Annarita Romito, Angela Bartolo


Editoriale

Sanremo dal nostro osservatorio “politicamente scorretto”

Qui da noi è un po' come se fossimo sempre in attesa di qualcosa: fissiamo dei momenti “topici” per proiettare, o meglio rimandare, le decisioni o l'avvio di attività. Quante volte avete o vi hanno detto “ne parliamo dopo le feste”? oppure “rimandiamo tutto a dopo l'estate”? Il bello è che alcuni di questi momenti topici sono assolutamente pretestuosi (per esempio la Pasqua ha solo un giorno festivo in più oltre alla domenica, che è già festiva di suo) ma comunque sufficienti per bloccare ogni attività per due mesi (un mese prima e uno dopo). Dato un qualunque giorno dell'anno, c'è sempre almeno un momento topico prossimo venturo (Natali, Pasque, Epifanie, Estati, Santi Patroni, ecc. ecc.) grazie al quale sia possibile rimandare una decisione. E se oltre agli stop comandati dal calendario, aggiungiamo anche le immancabili elezioni (una consultazione amministrativa o politica in Italia non manca mai) o addirittura il Festival di Sanremo, con la regola di “un mese prima e un mese dopo”, si capisce bene come mai resti sempre tutto fermo: chi deve decidere non decide, chi deve fare non fa. Direte voi: tutto questo preambolo per parlare di Sanremo, facendo vedere che ci siamo arrivati quasi per caso? Ebbene si! Da qualche mese stiamo cercando di avviare attività, nuovi progetti, operazioni editoriali e da parte di molti artisti, discografici, editori, ecc. ecc., ci sentiamo rispondere “ne parliamo dopo Sanremo”. Tutto questo ha davvero dell'inspiegabile perché, se c'è un evento artistico in cui tutti sono concordi nel dire che “era tutto già deciso prima”, è proprio il festival dei fiori; ciononostante il mondo della musica sembra fermarsi completamente per mesi in attesa del “responso dell'oracolo”. Ma oltre ad essere un ulteriore alibi per il nostro nazional immobilismo, il povero e vetusto Festival (che francamente non serve più a molto, perché l'industria musicale e la scoperta di nuovi talenti viaggiano su tutt'altri canali ormai da tempo) ci porta a riflettere su quanto noi Italiani si possa essere tradizionalisti. Sanremo è davvero una tradizione tutta italica, fa parte del nostro DNA: la RAI ha continuato a produrlo e a tenerselo ben stretto nonostante la produzione sia sempre stata in perdita stra-milionaria per anni e anni, per via dei suoi costi elevatissimi (fortunatamente, dopo tempo immemorabile, quest'anno per la prima volta c'è stato un pareggio: 18 milioni di spese e 18 milioni di raccolta pubblicitaria). Ma in Italia chi tocca Sanremo muore, un po' come chi osi parlar male di San Marino (o era un altro Stato nello Stato? adesso non ricordo bene il nome), per cui le cose rimangono così e un pareggio 18 a 18 diventa praticamente un successo (mentre un qualsiasi altro programma televisivo con queste performance sarebbe stato tagliato da tempo).

Una recente fiction sulla vita di Domenico Modugno ha celebrato in TV i veri fasti di un Festival che fu, quando la canzone italiana era davvero italiana, quando “nel blu dipinto di blu”, anche se giudicato pezzo “troppo innovativo”, è stato comunque ammesso a partecipare e ha vinto, sovvertendo tutte le regole; pezzo e interprete sono balzati all'evidenza della popolarità internazionale, esportando “italian sound”, caso quasi unico nella storia (eccezion fatta per la lirica), con gli americani che ascoltavano “Mr. Volare” cantare in Italiano. Non sappiamo perché, ma non ritroviamo nulla di tutto questo nei Sanremo di oggi e in quelli di tanti anni addietro: una fabbrica di illusioni e disillusioni per tanti giovani artisti, che non restituisce reale successo e che influenza il mercato molto meno di quanto non facciano i talent show. L'illusione del televoto popolare poi è anch'essa una chimera; senza scendere nell'annosa questione dei call center, il meccanismo degli SMS a pagamento ci ricorda una raccolta fondi camuffata... tanto che abbiamo osato suggerire che, invece di votare “vendendo SMS”, sarebbe meglio “votare vendendo musica”, cioè facendo acquistare ai votanti i brani votati (1 brano = 1 euro) e te lo scarichi sul cellulare (come suoneria o come mp3), come su iTunes. Almeno in questo modo se ne avvantaggerebbero gli artisti, la musica, l'industria discografica sofferente.

Un caro saluto a tutti e... prometto solennemente che la prossima volta non parleremo solo di musica!


FRIENDS4ARTS EVENTI

lA MIA GENERAZIONE

MARCO FERRADINI CANTA HERBERT PAGANI La raccolta fondi per Emergency organizzata dal Bloom di Mezzago è un'occasione per ritrovare Marco Ferradini, che ha presentato il suo doppio CD: "La mia generazione: Marco Ferradini canta Herbert Pagani". La mia generazione è il frutto di una lunga e approfondita ricerca che Marco Ferradini e il musicista e arrangiatore José Orlando Luciano hanno condotto sulle opere di Herbert Pagani. Oltre al doppio CD, questo progetto prevede anche uno spettacolo teatrale e un libro di testimonianze. All'incisione del doppio CD hanno partecipato, duettando con Marco Ferradini, molti altri artisti: Alberto Fortis, Andrea Mirò, Anna Jencek, Caroline Pagani, Eugenio Finardi, Fabio Concato, Fabio Treves, Federico L'Olandese Volante, Flavio Oreglio, Giovanni Nuti, Legramandi, Lucio Fabbri, Mauro Ermanno Giovanardi, Moni Ovadia, Ron, Shel Shapiro, Simon Luca, Syria. Sul palco, Marco Ferradini (voce e chitarra), José Orlando Luciano (piano, fisarmonica), Simone Rossetti Bazzaro (violino, viola) e Charlotte Ferradini (tastiere, voce). A loro si sono aggiunti in alcuni brani Giovanni Nuti e Simon Luca (purtroppo assente Fabio Treves con la sua armonica, bloccato all'ultimo momento da un'influenza). Durante lo spettacolo, la voce narrante di Anna Jencek ha ripercorso vari momenti della vita di Herbert Pagani. E anche Marco Ferradini, tra un pezzo e l'altro, ha portato aneddoti e testimonianze della grande amicizia che lo ha legato ad Herbert. Dalla loro collaborazione artistica


sono nate tantissime canzoni, tra cui Schiavo senza catene o la famosissima Teorema, alla quale il nome di Marco Ferradini è da sempre legato per noi tutti. Prima del concerto, un piacevole fuori programma della bravissima Charlotte che ha presentato due brani del suo repertorio, accompagnata al violino da un grande Simone Rossetti Bazzarro. «Potevo pensarci prima - dichiara Ferradini - ma forse una forma di pudore e di rispetto, mi impediva di reinterpretare i brani di un amico, mi sembrava quasi di rubarglieli. E' stato Davide Casali, membro di una band Yiddish, a darmi il là quando mi confidò che secondo lui ero l'unico che avesse la capacità di riprendere in mano il lavoro di Herbert. Mi regalò una raccolta contenente tutte le canzoni di Pagani. Ho preso la chitarra e ho cominciato a decifrare tonalità e accordi, ad arrangiarli e ad adattarli. Con stupore sentivo che la mia voce si sposava alla melodia e, con estrema facilità, riusciva ad interpretare i suoi testi. Ne ho parlato un po' con amici e colleghi artisti, scoprendo che Herbert era nel cuore di tutti, realizzare un album di duetti è stata la logica conseguenza». Il doppio CD comprende 21 brani, «Sono ventuno fotogrammi - dichiara Ferradini - dei veri gioielli che mi hanno posto tanti quesiti, non ultimo: come mai il suo nome sia completamente dimenticato. E' stato bello vedere l'entusiasmo con cui molti hanno aderito al mio invito e hanno voluto unirsi e partecipare al progetto.

Ho dovuto cambiare gli arrangiamenti originali, per renderli eseguibili alla chitarra e adattarli alle diverse tonalità di voci. Ci ho lavorato per due anni assieme a José Orlando Luciano, musicista e amico.

Più ci lavoravo e più la materia mi lievitava fra le mani ora abbiamo in pro-


getto uno spettacolo teatrale sulla vita di Herbert Pagani, e vogliamo raggruppare in un libro gli appunti e le testimonianza di chi ha condiviso con Pagani un pezzo di strada. Voglio ricordare l'artista vero che era e saltare piè pari i gossip sull'uomo. Per la mia generazione lui è stato importante, la musica era l'unico mezzo di comunicazione. Noi giovani eravamo delle spugne, assorbivamo tutto quello che girava. E ho intitolato l'album La mia generazione che, oltre ad essere uno dei brani più significativi della raccolta, include la filosofia dell'intero lavoro».

Un concerto di grande intensità e non solo per il valore dei musicisti presenti sul palco. Nelle interpretazioni appare evidente il coinvolgimento emotivo di Ferradini, che trae le sue origini nel forte legame di amicizia con Herbert Pagani e si tramuta in emozioni trasmesse al pubblico. Una bellissima sorpresa la grande voce di Charlotte Ferradini, che abbiamo apprezzato sia nei duetti con Marco che nei suoi pezzi di apertura della serata.

HERBERT PAGANI (cfr. wikipedia: Herbert_Pagani) Herbert Avraham Haggiag Pagani (Tripoli, 25 aprile 1944 – Palm Springs, 16 agosto 1988) è stato un cantautore, disc-jockey, poeta, scrittore, scultore, pittore, e attore italiano.

Di famiglia di origine ebraica, ha trascorso parte della sua gioventù in Germania e in Francia. È stato un artista di multiforme e poliedrica attività, in grado di esprimersi tanto in lingua italiana quanto in lingua francese. Ricordato come una delle voci dell'emittente radiofonica Radio Monte Carlo - come cantante ha inciso brani come Cin cin con gli occhiali, Canta (che ti passa la paura), L'amicizia e Ahi ... le Hawaii, cantata anche nel film Amore mio aiutami, diretto nel 1969 da Alberto Sordi.

Degne di menzione sono anche Non ti amo più (1962) (Alberto Testa Herbert Pagani Christophe), Lombardia (1965), versione italiana de Le plat pays di Jacques Brel e La bonne franquette del 1974, ripresa successivamente da Fiorello insieme al fratelloBeppe ed a lungo jingle musicale dei «Club Mediterranée».

La sua migliore produzione in italiano è considerata tuttavia Albergo a ore (del 1970), brano che ebbe problemi con la censura e che era l'adattamento dalla versione in lingua francese Les amants d'un jour (portata in Francia al successo da Edith Piaf); la versione italiana è stata proposta anche da Gino Paoli, da Ornella Vanoni e nel 1972 da Milva, nell'album La filanda e altre storie. In francese, fu molto apprezzato il suo testo poetico "Plaidoyer pour ma terre (qu'est ce que le sionisme)", in difesa delle ragioni del sionismo e dell'essere ebreo. È morto negli Stati Uniti a causa di una forma di leucemia all'età di quarantaquattro anni.



danza

Chantal Dardenne

D A N Z A C L A S S I C A E M O D E R N A, AI MA SSIMI LIVELLI

Tra gli amici di Friends 4 Arts c'è Chantal Dardenne, artista dal curriculum vitae stellare: Opéra de Paris, New York City Ballet, Étoile del Ballet Classique de France, tanti anni di balletti “importanti” delle produ zioni Rai e Mediaset (solo per citarne alcuni: Fanta stico, Premiatissima, ecc.). Nella sua carriera ha ballato con i più importanti ballerini del mondo (Nu reyev, Baryshnikov), per poi spaziare con grande flessibilità dalla danza classica ,alla danza moderna, concerti, ma anche soubrette, cabaret. Un'artista a tutto tondo di grandissima esperienza, ora docente di danza. L'abbiamo intervistata per gli amici di Friends 4 Arts.

giorno d'oggi tutto è stato spinto a livelli impensabili, richiedendo uno sforzo fisico enorme.

Ma tutto questo vale in generale o solo per le scuole di alto livello? È un discorso di tipo generale, soprattutto per la danza classica.Tra il classico e il moderno c'è contacontaminazione o restano due discipline separate? Il ballerino moderno deve avere una eccellente base classica; è sempre stato così, solo che la tecnica di una volta non era quella di adesso, prima la tecnica era molto meno pulita, molto meno forzata. Adesso vediamo ballerini di danza classica o moderna che sono atleti eccezionali.

La danza secondo Chantal, cos'era, cos'è e cosa può Ma se i ballerini oggi sono veri atleti, vale anche il essere. È mio padre che mi ha trasmesso la passione per la contrario? Ci sono atleti che sono anche ballerini? Ci sono fortissimi le danza. Negli anni la danza è diventata la mia ragione gami tra la danza e il di vita, quando sono riuscita ad entrare in una scuola pattinaggio artistico, prestigiosa come quella dell'Opéra de Paris. La che ormai è “danza sul danza è diventata veramente la mia vita, l'aria che ghiaccio”, come tra la respiravo era quella, era, è, e sarà sempre parte di danza e la ginnastica me. artistica, dove le gin naste devono avere Rispetto a quegli anni la danza ha subito delle tratrafortissime basi di sformazioni? C'è qualcosa di differente? danza per poter ecceleccel Soprattutto negli ultimi dieci anni ci sono state grandi lere. In questo senso trasformazioni, il livello della tecnica è cresciuto molmolalcuni sport potreb tissimo e al giorno d'oggi si pretende molto dal corpo bero essere conside di una ballerina o di un ballerino. Oltre ad avere quel rati addirittura talento che è indispensabile per diventare qualcuno, “evoluzioni della i ballerini di oggi devono essere dei veri atleti. Anche danza”. in passato c'è sempre stata molta tecnica, ma al


Gli sforzi oggi richiesti a un ballerino di alto livello possono essere dannosi per il suo fisico? La danza classica in sé può essere dannosa per il fisico. Per questo un ballerino deve conoscere il proprio corpo, in modo da sapere come “non danneggiarlo”. Per questo è molto im portante la fase dell'apprendimento della danza sin da bambini, della po stura corretta. La prima cosa che si guarda, quando si deve entrare nel mondo della danza, è il fisico: se le doti fisiche non corrispondono a un determinato stan dard, è molto difficile che si possa diventare ballerini di grande livello... ma come sempre ci sono alcune eccezioni e il talento può supplire la carenza di al cune doti fisiche. Per esempio, Nureyev non aveva doti fisiche ecce zionali, però aveva un talento e un carisma che lo hanno fatto diventare il grandissimo ballerino che è stato. Nella sua epoca, ci sono stati altri ballerini che non avevano fisici eccezionali, ma grazie al talento sono arrivati a livelli molto elevati. Una volta era più facile che potesse avvenire, perché come dicevo prima, in passato la tecnica contava meno del ta lento, adesso è il contrario e si guarda molto più alla tecnica che al talento. Il peso che si dà alla tecnica o al talento è differente per le varie scuole? Russa, francese? No, non dipende dalle scuole, sia per la scuola russa, che per la francese o quella inglese il talento era più premiato, rispetto ai giorni nostri.

prima grande esperienza del palcoscenico. Il defile è solo una una sfilata, si deve solo camminare, però fare “quella camminata”, in mezzo a quel palcoscenico enorme, un evento che si ripete ogni dieci anni... io ero una delle più piccoline, al primo corso dell'Opéra, l'apertura della sfilata: le luci che si accen dono, la scena che si illu mina, la musica che inizia con l'orchestra... mi batteva forte il cuore, è stata per me la più bella esperienza della mia infanzia. Da lì sono poi seguite diverse cose, però questa è stata la più bella. A questo proposito, ricordo che ero sulla prima fila, avevamo tutte il tutù, la prima fila si doveva al zare da terra, mi sono alzata e sono ricaduta sul pal coscenico: mi è venuta un'angoscia che non ho mai più provato in tutta la vita! Poi mi sono rialzata e sono partita, però è stato per me un momento dram matico! La paura di aver compromesso una carriera? Si, esattamente, mi sembrava proprio così! Però poi è andata bene, non si è notato, mi sono ripresa e ho camminato in quel palcoscenico così grande, così profondo, per l'occa sione aprono anche il foyer che c'è dietro e il palcoscenico diventa il doppio, è fantastico.

E come esperienza di spettacolo cosa ricordi di quegli anni? Ripercorrendo il tuo percorso artistico, Durante gli anni di stu cosa rifaresti? Cosa eviteresti? dio (parlo degli anni Io rifarei tutto (ride). Non c'è una cosa che '70), la Scuola parteci non rifarei, cose belle e cose “brutte”. ParParpava a pochissimi bal tendo dalla scuola, rifarei i miei sei anni di letti. Quando è arrivato scuola, perché ho passato momenti bellisbellisNureyev, che ha rimon simi, sofferenza, dolore, soddisfazioni, il tato “La bella addormenaddormenlusioni: questa era la mia vita, questo è tata” all'Opéra de Paris quello che mi ha fatto crescere. (era il '78), lì entravo già nel corpo di ballo e mi A quanti anni hai iniziato? hanno scelto per fare la Abbastanza tardi, a dieci anni. Però ho iniinibella addormentata con ziato direttamente nell'accademia presti lui. Il primo grande de giosa dell'Opéra de Paris, saltando il butto. periodo propedeutico nelle classiche Sono stati anni molto in scuole minori; ricevere da subito il top deldeltensi, ricordo l'emozione l'insegnamento mi ha permesso di avere una crescita di ballare anche con Baryshnikov, davanti a un pub molto rapida. blico meraviglioso. Ballare per un pubblico significa anche ricevere dal pubblico e come “una palla che La tua prima uscita importante in pubblico? rimbalza”, perché se tu balli bene per il pubblico, il Il defile dell'Opéra de Paris, nel '73, è stata la mia pubblico ti restituisce l'emozione.


Nella tua esperienza qual è stato il pubblico più bello? Oddio, che domandona!!! Non credo di aver mai avuto un pubblico che non ha recepito. Ho avuto di versi tipi di pubblico, perché durante la mia carriera sono passata dal classico, al moderno, al concerto, anche al cabaret: ogni tipo di pubblico ti da qualcosa. Nel tour che ho fatto con Miguel Bosè, il pubblico era calorosissimo (e poi c'era lui, che è una persona che ha carisma, è amato da tutti). Insomma non posso dire di aver mai avuto un pubblico che non mi abbia restituito delle emozioni.

È stato lì il tuo passaggio al moderno? No, il passaggio al moderno avviene nel '79, dopo un'esperienza di poco meno di un anno al NewYork City Ballet con Balanchine. Al mio ritorno in Francia ho fatto un'audizione come soubrette per un grande locale, il Paradis Latin e da lì è iniziata la mia carriera nel moderno. Poi sono partita per la Spagna con un'altra grande compagnia (Compagnia Colsada), sempre come soubrette, dove ballavo moderno so prattutto. Dopo sono tornata in Francia, dove ho riricominciato a fare classico (e sono di ventata Étoile del Come mai sei venuta in Italia? Ballet Classique de In Italia mi ha portato Miguel Bosè; per la sua tour - France) e poi l'incon née sudamericana cercava ballerini, era molto esi - tro con Miguel e il pe gente e in Italia non riusciva a trovarne con le riodo dei concerti. caratteristiche che desiderava, allora ha fatto una ri cerca a Parigi tramite la CBS. Era poco prima di Na - Come è iniziata la tua tale e tutti i ballerini più bravi che erano a Parigi carriera televisiva ? erano abbastanza impegnati. Vedevo che si erano Tornando dalla tour née con Miguel, negli anni '80 in Italia c'era tantissimo lavoro per i ballerini in televi sione e mi sono detta: “perché no?”. Ho fatto un'audizione per la Rai e le audizioni in Rai all'epoca erano molto dure, per ché prima facevano la selezione classica e poi quella di moderno (adesso non si fanno più selezioni così...). Ho fatto la prima trasmissione in Rai e da lì tante altre, con Trapani, Nicotra, Gino Landi. Con Gino ho lavorato tantissimo, lui voleva ballerine molto alte. Devo dire che la televisione non mi ha mai entusia smato tantissimo: le prime trasmissioni erano tutte registrate e senza pubblico. Ballare senza pubblico, magari fermarsi perché c'è un problema alle luci, poi riprendere, non è la stessa cosa, l'adrenalina non è la stessa di quando sei davanti al pubblico. Con la diretta è un po' più bello, ma tra le mie esperienze forse è proprio la televisione quella che mi ha entu siasmato meno, anche se ho fatto bellissimi lavori anche in televisione, soprattutto con Gino Landi. Gino è un uomo di teatro, che poi ha fatto anche tetelevisione, ha una diversa visione dello spettacolo perché il teatro è molto diverso dalla televisione, anche il pubblico è più preparato, più esigente, più iscritti alle selezioni anche ballerini che, diciamo “non attento, può essere anche molto “cattivo” nei con mi piacevano così tanto” e allora mi sono detta: “ma fronti di un errore, mentre in televisione tutto questo perché non ci vado anche io?”. Così ho conosciuto manca. Miguel e mi ha preso per ballare con lui. Le prove per Ecco, la televisione è forse una cosa che ora non ri lo show erano a Milano. farei, almeno “davanti” alla telecamera, da “dietro” forse... chi lo sa in futuro... Dalla Francia a Milano, attraverso un artista Spa gnolo per un tour internazionale, davvero un bel giro! Il balletto e il varietà sono stati pilastri della storia Con Miguel devo dire che è stato fantastico, uno dei della televisione italiana, è lo stesso anche nel resto miei periodi più belli, un bellissimo spettacolo, tanta d'Europa? energia, professionisti bravissimi, SudAmerica, MesMes- In Italia questo fenomeno è stato molto più marcato, sico, per due anni ('81 e '82); al primo anno ballavo in Francia, che io ricordi, non c'era molto “varietà” in “soltanto”, mentre al secondo mi hanno fatto anche televisione (e non c'erano nemmeno tante reti televi cantare. sive) e così in altri Paesi europei. Direi che il balletto e il varietà in televisione è una caratteristica princi -


palmente italiana.

sitive che queste emozioni hanno sulla performance non possano essere sostituiti dal monitor di un com Rispetto agli anni d'oro, il balletto in televisione puter. adesso come lo vedi? Malissimo (ride), prima di tutto perché ci sono ancora Le nuove tecnologie non sempre si rivelano positive alcuni bravi ballerini ma non c'è più la selezione che per l'arte, specie quando vengono utilizzate non c'era una volta e non c'è più la qualità di una volta e come strumenti creativi ma come “scorciatoie” per poi, dove si vedono oggi i veri balletti in televisione? evitare studio e sacrifici. Cercare “scorciatoie” con la Non ci sono più! Ci sono solo stacchetti: basta che tu tecnologia, rinunciando a studiare e a esercitarsi, auauabbia un bel fisico e va bene tutto. tomaticamente porta a un abbassamento della qua Una volta (e penso a Fantastico o Canzonissima), il lità artistica. balletto aveva una parte importantissima nel varietà, il costume era ricercato, così le luci e le riprese; adesso non è più così, tutto è assolutamente sca duto, per me, naturalmente. Ma secondo te è possibile ricostruire uno spazio per il balletto all'interno dei palinsesti televisivi? Il balle rino al giorno d'oggi deve guardare alla televisione? Non solo alla televisione? o completamente al di fuori della televisione? Per me, oggi il balletto in televisione manca comple tamente. Adesso un ballerino deve guardare fuori della televisione, però spero che il balletto rientri, che rientri in modo forte e solido, non solo con stacstacchetti e bassa qualità. Come mai è successo tutto questo? Problemi di costi: il balletto costa, costano i ballerini, la sala prove, la scenografia, i costumi. I quattro miminuti di balletto costano molto di più del monologo del comico di turno... e per quei 4 minuti di balletto c'è una settimana di prove di tutto il corpo di ballo.

Quanti ballerini c'erano in un balletto tipico? Come minimo dodici, ma il corpo di ballo poteva es sere formato da 12/16/20/24 ballerini. Al di fuori della televisione c'è una ripresa del musi cal, secondo te è una carriera da consigliare? Secondo me oggi un ballerino non può puntare solo al musical, come non può essere solo un ballerino classico. A meno che non entri a far parte di una grande compagnia classica e lì hai la tua carriera. Però nel classico ormai le grandi compagnie fanno anche moderno e fanno anche contemporaneo, non si fermano più solo al balletto classico. Un ballerino non può oggi focalizzarsi solo su una didisciplina. Assolutamente no! Non ci sono abbastanza opportunità di lavoro. Nonostante la mia età, a diffe renza di altri colleghi, io mi sono aperta ad altre di scipline, quali il cabaret o altre forme di balletto e questa è stata la mia fortuna. I nuovi strumenti di comunicazione internet offrono secondo te nuove opportunità al ballerino? Non credo, penso che il ballerino debba fare il suo percorso, rinnovarsi, studiare sempre, crescere, aprire la mente, ma non credo che il web aiuti in quequesto. Il grande balletto ha bisogno di grandi palcosce nici. Però io sono di un'altra generazione, bisognerebbe chiedere ai ragazzi di oggi. In ogni caso ritengo che il contatto con il pubblico, le emozioni di ballare per un pubblico e le influenze popo-

E ora qualche domanda a Chantal insegnante. Com'è Chantal insegnante? Immagino tu abbia avuto inse gnanti severi, sei severa con i tuoi allievi? Non è così, io ho avuto insegnanti molto severi ma al tempo stesso molto dolci, capaci di capire l'elemento che avevano davanti a sé: una classe non è un eser cito di soldatini, tutti perfetti, tutti eguali, ognuno di noi aveva un certo carattere e l'insegnante, anche se era severo, riusciva a capire quello che serviva a ognuno di noi. Io sono esattamente così: severa però cerco di entrare nella psicologia del bambino o del ragazzo che ho davanti. È questo che serve davvero per far crescere l'allievo. Gli allievi non sono “numeri” e non puoi guardarli come “gruppo”, bensì devi cogliere le singole indivi dualità, altrimenti potrebbe sfuggirti un talento parti colare e così lo potresti ammazzare, nel senso di “distruggere quel talento”. Per insegnare danza bi sogna essere un po' psicologi.


Qualche tempo fa, una prestigiosa accademia di Mi lano è balzata alle cronache per regimi alimentari imimposti alle allieve ai limiti dell'anoressia. Tu hai mai dovuto affrontare problematiche di questo tipo? Nella mia infanzia o gioventù non ho mai incontrato docenti che abbiano imposto nulla di tutto ciò: du rante la scuola dell'Opéra de Paris non c'erano pro -

blemi perché eravamo state tutte “selezionate” fisicamente con un esame molto selettivo all'inizio, una un po' rotondetta non ci sarebbe mai entrata. Se oggi alcune accademie sono poco severe all'ini zio, nelle selezioni, allora potrebbero diventare troppo severe “dopo”. Però bisogna anche considerare che ci sono corpi che a 13-14 anni cambiano, ma il mio approccio è che, se c'è talento, si può anche chiudere un occhio sulle rotondità, tanto poi sulla scena non si vedranno (a meno che non ci sia proprio un ippopotamo...), si vedrà quello che trasmetti. E il pubblico magari pre ferisce vedere una più rotondetta che trasmette qualqualcosa, piuttosto che una “secca” che non trasmette niente. Qui in Italia ho conosciuto tante ragazze ossessio nate dai problemi della linea e dall'incubo di dover passare gli esami annuali delle accademie più im portanti (non solo per via della tecnica ma anche per i 10 grammi di peso in più). Chantal ballerina si emoziona con il calore del pub blico, Chantal insegnante quando si emoziona? Quando vedo le mie bambine, le mie ragazze che

vengono con gioia alle lezioni, che escono da una lelezione con la gioia di voler proseguire ad apprendere. Questo mi emoziona, vederle entrare con il sorriso, mettersi alla sbarra e chiedere “cosa facciamo?” op pure, quando è finita la lezione: “ma è già finita?”. E poi quando hanno il loro spettacolo e salgono sul palcoscenico mi batte il cuore. Questo mi capita anche con le grandi (perché non ho

solo bambine), quando vedo che “rendono”, che tra smettono qualcosa, allora so che il mio lavoro ha porportato i suoi frutti. Vedere i propri allievi crescere, anche trasformarsi, sia fisicamente che nella testa, da bambini, fino a di ventare grandi, è un'emozione. Perché è molto dura, anche per le bambine, è dura, la danza è disciplina, però se tu riesci a trasmettere il bello di quello che fai, di quella disciplina non te ne accorgi neanche, perché tutto diventa naturale. Ringraziamo Chantal, non solo per aver risposto alle nostre domande, ma per essere con noi di Friends 4 Arts, per collaborare in futuro su progetti comuni. Parlare con lei, anche senza vederla ballare, ci ha trasmesso intense emozioni, le emozioni della sua vita dedicata a una passione profonda. Chantal DarDardenne, una vita per la danza.


fotografia

l'immagine che vale piu' di mille parole

Il titolo ritrova uno dei classici luoghi comuni, quelli che noi italiani amiamo molto, perche' esprimono concetti senza originalita', ma condivisibili nella conversazione da salotto. Invece il percorso artistico che unisce fotografia e geografia, con un tuffo nel sociale, e' una forma espressiva che ci piace, ci coinvolge, forse ci convince.

Ecco una prima galleria di personaggi dei vari continenti, sintetizzati da uno slogan: World, people, maps, faces.


C a ri am ici d i Fr ie n d s 4 A rt s,

C o me a nt i cip a t o n ei nu m e ri s co rsi , g u a rd a n d o a ll e co mp e t en ze , c ap a ci t à e al p o t en zi a le a rt i st ic o di t u t t i v oi , n o n si pu ò ch e co n c lu d er e ch e s ia mo p ro p r io u na g ra n d iss im a s qu a d ra ! D a gl i ol t re 1 0 0 a m ici ch e si so n o ca n d id a t i, a b b ia mo pr o vve d ut o a f a re u n a pr im a (i mp e gn a t iv a m a pr o f icu a ) s el e zio n e .

T ra scu ra n d o i mu sici st i, se mp re i p iu ’ nu m er o si ed e st r ov er si, ab b i am o ri ce vu t o ad e si on i di il lu st r a t or i e i llu st r a t ri ci, p i t t or i, s cu lt o r i , f o to g r a fi , sc e n e g g i a to r i , r e g i st i , v i su a l e m u l t im e d ia d e s i g n e r , at tor i e s peak er, s cr i ttor i , poet i, s enza che quest o el enc o, e la s eg u e nt e pa g in a d i f ot o g ra f i e, vo gl ia p re su n t u o sme n t e e sa ur ir e i p o ssi b ili ru o li , e d i me m br i d e l t e a m. P e r o r a u n r in g ra zi am e nt o e u n a u g u ri o d i Buone feste a tutti. C i f a r em o pr e st o se nt i re . I l B u o n 20 1 3 ce l o au g u re r em o la vo r an d o i nsiem e i n mil le progetti.



VEDIAMO ALCUNI PUNTI DI FORZA DELLE NOSTRE SOLUZIONI Competitività economica e flessibilità grazie al potenziale creativo potenzialmente illimitato Velocità nell'elaborazione e proposta delle idee Originalità delle proposte e capacità di gestire la comunicazione a 360° Autonomia nella creazione del messaggio pubblicitario (sia nella forma grafica che nei testi, laddove l'azienda non abbia capacità interne di elaborazione degli stessi) Management F4A con lunga esperienza aziendale, in ruoli commerciali/marketing/comunicazione

1) F4A per le Aziende

Organizazione eventi, spettacoli, fiere Comunicazione aziendale (interna/esterna) Creazione/rinnovamento del logo Creazione brochure (istituzionali, di prodotto, pubblicitarie) Realizzazione siti internet Servizi fotografici Filmati pubblicitari o istituzionali Creazione di jingle, spot televisivi, videoclip, ecc. Campagne pubblicitarie integrate Realizzazione corsi e videocorsi di formazione Realizzazione di manuali di prodotto per gli utenti (video) Manuali/videomanuali per clienti e utenti

2) F4A per gli Esercizi Commerciali, Locali per spettacoli live/Teatri

Direzione Artistica Attività di PR Servizio Prenotazioni Creazione materiale pubblicitario per promuovere gli eventi Promozione eventi via internet (portale F4A, Social Networks), stampa, radio/web radio, tv digitale terrestre, web tv Selezione della proposta artistica Realizzazione di riprese video, dirette, ecc. Inserimento dell'esercizio commerciale in network nazionale per la realizzazione di eventi live tra loro collegati, concorsi, programmi TV, ecc. Pubblicità Siti internet


3) F4A per gli Artisti

Community virtuale per collaborazioni online finalizzate alla realizzazione di progetti multiartistici (prodotti e performance live) Inserimento dell'artista in team di creativitĂ per proposta verso aziende (spot pubblicitari, dischi, video, fotografia, ecc.) Agenzia spettacoli Agenzia Management e P.R. per spettacoli live Ufficio Stampa e gestione della comunicazione/P.R. Casa Editrice Produzioni Audio Produzioni Video Distribuzione prodotti via web, in abbinamento editoriale, ecc. Realizzazioni e gestione siti internet, pagina di social network dell'artista, ecc. Vetrina dei contributi artistici sul portale www.friends4arts.com e su F4A Magazine distribuzione e vendita dei prodotti Partecipazione a programmi televisivi, presentazioni dei prodotti artistici in varie location anche "non convenzionali" (Librerie, gallerie d'arte, villaggi turistici, ecc.) Consulenza artistica per il Lancio dell'Artista (look, repertorio, ecc.) Supporto legale Deposito di brani (Gestione del diritto d'autore) Ricerca di sponsorizzazioni e partecipazioni per coprodu-

4) F4A per le TV/Radio

Produzione di programmi televisivi (musica, danza, pittura, fotografia, cucina, ecc.) Produzione di talent show Produzione di streaming audio e podcast

5) F4A per gli Enti Pubblici e Turistici (Comuni, Province, Pro Loco)

Organizzazione Eventi di Piazza o Feste Rassegne culturali, eventi a tema Editore di Guide delle CittĂ e dei percorsi culturali, valorizza zione del territorio (arte e percorsi enogastronomici)


Tutto quanto e' arte? UNPOP ART, POLITICALLY UNCORRECT

Oggi vogliamo raccogliere dal web uno stimolo e forse una provocazione... i nonni dicevano, tutto quanto fa spettacolo, e nel campo dell'arte quello che e' arte e non lo e' e' da sempre oggetto di dibattito, tra esperti, studiosi e artisti.

L'unpop, un termine che definisce quello che come espressione artistica e' NON popolare, sgradito, ai confini tra il trash, l'inaccettabile e il politicamente scorretto.

Tra i classificati nel genere, Boyd Rice e' conosciuto negli Usa come una delle piu' discusse figure dell'era post punk underground. Un personaggio, che dalla fine degli anni 70 si propone con scioccanti e provocatorie performance, musicista, fotografo, saggista, giornalista, e chi piu' ne ha piu' ne metta. i suoi quadri, i suoi cd, sono una provocazione. un pugno allo stomaco, come del resto il punk inglese aveva dettato, essere contro a tutti i costi.

il concept, positivo, negativo o neutro, lo stimolo intellettuale che sta alla base dell'opera o della performance e' comunque arte, magari priva di un talento, e quindi di qualita', ma resta a nostro parere espressione artistica, specie se mossa da onesta' intellettuale e non da speculazione pseudo commerciale.

Abbiamo voluto, anche richiamandoci al momento politico sociale che stiamo vivendo, proporre una rilettura del trash in chiave (pro)positiva dell'arte non a 24 carati, del fetish simil pop, che negli ultimi 40 anni ha accompagnato mostre e biennali, trien-


nali e semipermanenti. Mai censurare, semmai criticare, mai escludere, semmai selezionare. La lezione serve per imparare, nella vita meglio l'esperienza, o meglio ancora la sperimentazione, del resto De Andre' ricordava in una canzone che dai diamanti non nasce niente, dal letame, nascono i fiori...


DIVERSARTE

“QUI PER VOI” UN GIOIELLO DI PROGETTO

“Qui per voi”, un Progetto volto a sostenere la Ricerca Scientifica, le Malattie Rare come la fibrosi cistica e d il Parkinson giovanile, oltre che tutto il settore della Diversabilità. Di tal importante Progetto, ne è l’Autore il M° Vito Gurrado (Artista Poliedrico Internazionale): pittore, scultore designer ed orafo…e, molto altro!. Il Suo Eccelso Curriculum, mette in risalto la Sua folgorante e prestigiosa carriera. Vito Gurrado nasce a Bari il 02-09-1979, sin dal 1993 partecipa attivamente a mostre nazionali ed internazionali ottenendo significativi riconoscimenti e positivi consensi da

parte della critica militante. Sue Opere, fanno parte di importanti collezioni reali/private e musei come ad esempio “Stelle nel firmamento” (Museo Federale Fijlkam, Roma), “L’agguato” (Museo Joe Petrosino, Padula), “Pietà” (Museo Diocesano della Arcidiocesi di Bari-Bitonto), “Mutatio” (Collezione Reale del Sultano dell’Oman), “Sensi” (Collezione privata Conte O. S. di Antiochia), “Silenzi” (Centro Studi Europeo “Spinelli”), “Noi”

(Collezione “Segni”, Torino), gioiello scultoreo “Crocifisso” (Collezione privata di Sua Santità Papa Benedetto XVI), “Memorie” (opere architettoniche site nel Palazzo Marchesale di Santeramo in Colle). Molte altre, sono giunte in Paesi esteri tra cui Svizzera, Francia, Inghilterra, Oman, Grecia, Croazia ed Albania lì dove, “Ci siamo”, una sua opera monumentale (patrimonio mondiale dell’UNESCO), è sita nel Castello di Berat. La produzione del Maestro Vito Gurrado è da sempre oggetto di studio, ricerca, censimenti e recensioni da parte di ricercatori, intellettuali, autorità, giornalisti, filosofi, parlamentari e critici d’arte in numerosi cataloghi, giornali, riviste e dizionari enciclopedici internazionali d’arte moderna e contemporanea. Da anni le Sue quotazioni ufficiali di mercato, convalidate anche da noti critici ed esperti d'arte, sono anche all’estero in ampia ascesa ponendo le sue opere sempre più spesso come reale oggetto di investimento. In sostegno al Suo Progetto “Qui per voi”, in strettissima Collaborazione con l’Associazione Culturale “DiversArte” di Bari (rinomata Associazione che si occupa di Diversabilità sotto il profilo strettamente Sociale e dal punto di vista Artistico-Culturale), si sta dando voce ad un’importantissima Campagna di Sensibilizzazione per la quale, il M° Gurrado, sceglie come Testimonial dell’iniziativa (nonché, Testimonial del Suo Prezioso Gioiello “ISMADA”), e come Sua Fotomodella, la conosciuta Artista barese Annarita Romito (Cantautrice e Compositrice jazz…e, tanto altro). In questi giorni (dal 2 al 9 Febb.), la Campagna sta avendo, e avrà, Promozione e divulgazione a Berlino. Annarita Romito, Presidente dell’Associazione “DiversArte” (e, Capo Dipartimento per gli Affari Sociali per conto dell’Universum Academy di Lugano), quotidianamente, è la voce di Chi voce non ha!!!. Altro principale obiettivo di tal Campagna di Sensibilizzazione è mettere in luce “LA BELLEZZA DI UNA DONNA DIVERSAMENTE ABILE”. Scardinare ogni forma di preconcetto….Si Deve!!!!. Parole, esternate dal M° Gurrado: <<Annarita Romito: Modella di straordinaria bellezza, dolcezza, fascino, carisma e tanto altro ancora>>. E’ importante dire, con fermezza, questo concetto: IL DIVERSAMENTE ABILE, NON E’ LA PATOLOGIA!. Tal iniziativa ha scopo benefico: parte della vendita delle bellissime Creazioni del M° Vito Gurrado, andrà devoluta ai Settori del Sociale pocanzi citati (i “Settori cardine” del Suo, più che lodevole, Progetto)


DIVERSARTE 2013 “Finestra Interattiva”, attraverso cui la Diversabilità-per mezzo dell’Arte-si racconta, diviene Condivisione. Uno spazio ove raccogliere messaggi, richieste d’aiuto (e di informazione); ove confrontarsi. La presente iniziativa, esente da scopi di lucro, ha scopo Sociale ed è rivolta ai ragazzi Diversamente Abili e alle loro famiglie, alle Scuole ed Ist.ti (d’ogni Ordine e Grado), a tutti i contesti che giornalmente vivono e affrontano le svariate problematiche che la Diversabilità comporta. Questa Realtà Telematica si prefigge di offrire loro un punto di riferimento concreto. Esperienze, Vissuti che potranno divenire fonte di iniziative Artistico-Culturali. E, ancora……Artisti Diversamente Abili, che fanno dell’Arte il loro canale espressivo primario quotidiano, potranno usufruire di questo spazio per raccontarsi, esprimersi. Il suddetto Progetto è promosso/proposto, e sostenuto, dal Comune di Bari (Assessorato alle Politiche giovanili ed educative, nella persona dell’Assessore, Dott. Fabio Losito), con la Collaborazione di Annarita Romito (Presidente).


RECENSIONI

Mon Amour Linea di Osvaldo Cavandoli, Gallucci Editore, Per noi che andavamo a letto “subito dopo Carosello” gli spot a cui assistevamo ogni sera (e che all’epoca si chiamavano réclame…) molti spot hanno rappresentato un momento irripetibile di spettacolo e suggestione, da divenire senza tempo e superare la stessa marca pubblicizzata, al punto da seguirci nei nostri ricordi come flash a cui ritornare con qualche nostalgia. Uno dei masterpiece era sicuramente rappresentato dalle avventure di Linea, l’irascibile omino uscito dalla magica matita di Osvaldo Cavandoli, il creatore di Linea scomparso recentemente e che negli anni ’60 aveva definitivamente lanciato l’immagine delle pentole a pressione Lagostina.

In un’Italia che non era ancora definitivamente industrializzata, Carosello ed i suoi interpreti e protagonisti ebbero un ruolo decisivo nella consacrazione di marchi e prodotti che solo allora iniziavano ad essere riconosciuti e riconoscibili nelle nostre case: il tratto inconfondibile di Cavendoli ne è rimasto forse il simbolo più evidente. L’omino in continuo movimento ed in continuo dialogo con la mano dell’autore che dall’alto lo guida, lo sprona, lo risolleva e lo ispira, la scarnezza del tratto e un continuo interloquire, quasi sempre in modo iracondo ed incomprensibile ma assolutamente intuitivo, ne fanno una figura assolutamente unica e che merita di non essere dimenticata.

Tra i titoli piu’ interessanti, per i tipi di Gallucci, è uscito un bel volume dal titolo “Mon amour Linea” con alcune splendide tavole di Cavandoli e soprattutto un DVD che raccoglie 15 sketch che possono dare il senso (ed il ricordo…) di un omino che ha attraversato la nostra infanzia e che, attraversando il cambio del millennio, è ancora ironicamente ficcante e attuale.

Una idea originale per un regalo senza tempo, magari per far comprendere ad un giovane un momento della realtà italiana e della nostra vita lontana nel tempo o anche solo per ripensare a com’era quando si andava a letto “subito dopo Carosello”…


cucina

Cene da r e gine

I mac ch ero ni d i G io v a n n a I I d’ A n g i o’

di giovanna motta

La Regina Giovanna II° non aveva un bel carattere: le piaceva essere corteggiata (anche se aveva uno sposo legittimo) e non lo mandava a dire. Non era proprio più di primo pelo (correva l'anno 1420) quando si invaghì di un Baronetto che viveva a SATRIANUM di Lucania:borgo di antiche origini occupato dai romani,poi dai longobardi e dai normanni,difeso da mura,sito in un luogo più che ameno,ricco di boschi e di acque. Un bel posto,insomma dove vivere una storia d'amore: così pensava la Regina. Peccato che il partner in questione fosse già innamorato di una giovane damigella di sua maestà:e glielo disse,declinando i reali favori.Giovanna non si vendicò sulla fanciulla (sarebbe stato al di sotto della sua dignità) ma sull'incauto Baronetto: gli fece bruciare il palazzo e distruggere tutta la città,possedimenti esterni inclusi…Si,proprio un cattivo carattere,non c'è che dire. Ma i folli amori passeggeri(o meno) della regina non ci interessano: per la ricetta di oggi dobbiamo, però rifarci a lei,ed al suo amore per le….castagne. Esiste infatti a Sant'Alfio,in provincia di Catania, un albero di castagne secolare ,chiamato "dei cento cavalieri": vuole la leggenda che Giovanna ed il suo seguito fossero soliti accamparsi alla sua ombra, durante i lunghi viaggi che la regina compiva attraverso il suo regno. E chissà che questa antica ricetta non gliel'abbiano preparata i cuochi con le castagne di Sant'Alfio!

I MACCHERONI DI GIOVANNA Dosi per 4 persone: Gr.400 di maccheroncini integrali Gr.200 di castagne già lessate Gr.200 di asparagi Gr.100 di carne vaccina tritata 1 cipollina e 2 uova sale,pepe nero,panna e burro q.b. Fate bollire gli asparagi in poca acqua: poi rosolate il burro in un tegame e rosolatevi gli asparagi con sale e pepe e la carne vaccina. Tagliateli poi a pezzetti di circa un centimetro e metteteli da parte: in un altro tegame rosolate la cipolla tritata e,quando è colorita,versate le castagne spezzettate,unite sale/pepe e panna facendo ben insaporire il tutto. Sbattete le uova in una ciotola fonda e tenetele in attesa. Lessatela pasta,scolatela al dente e poi unitela alle uova:insaporitela poi col mix di castagne/panna e,per ultimo,con gli asparagi. Servite subito, ben caldo.


musica

MEMO milano

Claudio Ottaviano “notturno”

alla rassegna Young Jazz

Claudio Ottaviano, giovane contrabbassista di origini siciliane si è esibito mercoledì 13/2/2013 al Memo Restaurant in via Monte Ortigara a Milano. Claudio ha presentato il suo nuovo disco,’ Notturno’ assieme al suo trio, Michele Franzini al piano e Tino Tracanna sax tenore e soprano.Fra standard e brani originali il disco privilegia composizioni intimistiche melodiche, l’assenza della batteria accentua la delicatezza del suono e consente di apprezzare la piacevolezza delle melodie. Ottaviano è ormai una presenza fissa sulla scena jazzistica, la sua professionalità e la sua personalità musicale, già ben definite e di innegabile classe, maturano attraverso il continuo lavoro di studio e di confronto con realtà e culture che vanno oltre la quotidianità milanese in cui vive. Ho avuto il privilegio di incontrare Claudio Ottaviano alcuni anni fa nell’ambito della manifestazione “Novara Jazz”, in quella occasione si esibiva, soli 24 anni, con un trio di diversa composizione, nello spazio riservato ai giovani talenti, allora era già possibile “sentire” la qualità del suo lavoro, oggi, è visibile la qualità maturata, lo stile più definito, e lo sguardo verso il futuro di un uomo, che considera i risultati ottenuti punti da cui ripartire, per un nuovo percorso, per un nuovo progetto in cui impegnare le sue energie. testo e foto di Angela Bartolo



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