magazine 07

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Magazinner7 fotografia

SPECIALE

Alessandro Calori

7

fotografi stili

Demis Crudeli

Stefano Ronchi

Elena Parisi

Marco Bottani

Gaetano Lo Porto

Angela Bartolo


Magazine

nr 7

MENSILE DI ATTUALITA’ COSTUME, ARTE E CULTURA

SOMMARIO EDITORIALE

PAG.3

STEFANO RONCHI

PAG 12

GAETANO LO PORTO MARCO BOTTANI F4A Agency

ELENA PARISI

ANGELA BARTOLO

ALESSANDRO CALORI DEMIS CRUDELI

PAG.4

PAG.18 PAG.24 PAG.28 PAG 34 PAG.40 PAG.46

FRIENDS4ARTS SRL EDITORE via arrigo boito 3 20900 monza - tel +39 0392622470

Testata in fase di registrazione presso il Tribunale di Monza,

http://www.synthesis.co.it

Direttore Responsabile Natale Caccavo; hanno collaborato a questo numero: Tazio Tenca, Guido Magrin, Giovanna Motta, Silvio Manini, Alessandro Calori, Elena Parisi, Demis Crudeli, Annarita Romito, Angela Bartolo, Stefano Ronchi, Marco Bottani,Gaetano lo Porto


Editoriale

CLIC..sono foto o sono scatti?

Ogni vera espressione artistica nasce da una passione, una passione che fluisce impetuosa "dentro" e "attraverso" l'artista, mentre lui cerca di imbrigliare l'attimo fuggente... musica, verso, immagine, movimento... non sempre è facile da catturare l'attimo fuggente: un'ispirazione a volte è così eterea e impossibile da afferrare. Quando l'artista ci riesce, la sua opera è immagine istantanea di quella passione che fluisce dentro di lui; se anche noi riusciamo a "entrare nell'opera", allora tutta quella passione (e non solo la sua immagine istantanea) arriverà a noi, per questo dobbiamo imparare a leggere, a guardare, ad ascoltare, con attenzione, con sensibilità, approfondire l'opera artistica più e più volte, ogni volta coglieremo aspetti più nascosti.

La fotografia è un evidente esempio di tutto questo: l'oggetto fisico che vediamo o tocchiamo, appunto la "foto" (cartolina, manifesto, immagine su un monitor o gigantografia sulla parete di un edificio) è solo il prodotto del click di una macchina, mentre lo "scatto" in sé è molto di più: dentro ha una storia, porta un messaggio, una poesia, una denuncia. La foto è l'attimo, lo scatto invece è fuori dal tempo. Se guardiamo con superficialità la foto, perdiamo il messaggio che è nello scatto...

Questo numero di F4A Magazine è dedicato interamente alla fotografia, tra tutte le espressioni artistiche, sicuramente la più "trasversale", perché attraversa tutte le altre espressioni dell'arte, così come attraversa le nostre vite. In ogni evento, in ogni rappresentazione, in ogni luogo, uno scatto può "fermare la storia per raccontarla a noi", documentare la realtà o aprirne nuove visioni, mostrandoci dettagli di quella realtà che a volte ci sfuggono; tutto questo grazie alla guida dell'occhio del fotografo, un occhio a volte critico, a volte creativo, a volte romantico, ma spesso molto... "obiettivo".

Presenteremo le interviste fatte ad alcuni fotografi della community di Friends 4 Arts, ognuno con la sua storia e la sua specializzazione, ma tutti accomunati dalla passione di raccontare con le immagini.

Abbiamo cercato di porre domande abbastanza simili a ogni fotografo, per presentare e confrontare le diverse visioni e i diversi approcci. Alcuni di loro sono nati in camera oscura (e non sempre è stato facile recidere il cordone ombelicale fatto di pellicola), altri invece sono stati battezzati in epoca digitale e magari sono più avvezzi alla "postproduzione al computer", ma non è una regola e quindi non si può generalizzare. Ci sono fotografi famosi che hanno fatto reportage di guerra e fotografato i grandi eventi del pianeta proprio mentre avvenivano, altri che hanno fermato il battito d'ali di un colibrì, altri che hanno trasformato un luogo "comune", come una panchina di un parco, in una rampa di lancio per l'immaginazione, altri ancora che hanno fermato in uno scatto l'emozione della grande musica e tanto altro ancora.

Chiunque può comprare una macchina fotografica e fare una foto... quando invece sai "dipingere un'emozione usando la luce", allora quello è uno "scatto".


Gaetano Lo Porto

Professione: reporter F4A intervista un grande fotografo, Gaetano Lo Porto, le cui foto sono state pubblicate in tutto il mondo, perché Gaetano ha fatto davvero tutto: dai reportage di guerra alle foto di personaggi famosi, per poi tornare a casa e, pur continuando a documentare la Storia, si è dedicato anche al fashion, food, still-life perché, come lui stesso scrive: "non potete capire quanto possa essere emozionante dominare la luce su un crononometro da polso in acciacio lucido..." Dal suo sito riportiamo gli inizi "avventurosi" della sua carriera: "Comincio professionalmente nel 1984 con una cosetta leggera leggera: Reportage di guerra in America Centrale (guerra civile in Nicaragua). Pubblico i miei reportage su quella storia su L’Espresso, Panorama, Epoca, Corriere della Sera, La Repubblica, New York Times, The Boston Globe, Report of America, Stern, ecc. Una mia foto del neoeletto Presidente viene pubblicata in 32 Paesi! Rientrato in Italia, spostandomi tra Roma e Milano, comincio ad occuparmi di reportage di attualità sociale e politica in Italia,


dai funerali di Berlinguer a Mani Pulite; racconto il declino di Craxi e l’ascesa di Di Pietro, e Berlusconi, e Prodi; racconto l’Albania prima da fotografo clandestino, e poi seguo le prime elezioni libere in quel Paese: incontro Teresa di Calcutta..."

Di Gaetano, oltre alle foto memorabili e alla importante carriera, ci ha colpito particolarmente una frase: "fotografo perché non potevo farne a meno". Scopriamo insieme perché.

F4A: Come nasce la tua passione per la fotografia? La mia passione per la fotografia nasce da lontano, nel tempo. Avevo forse 14-15 anni quando frequentavo gli amici di mio fratello maggiore. Tutti erano coinvolti in un corso di fotografia della mitica Scuola Radio Elettra, e da pischello curiosavo in quel mondo magico della camera oscura. Ho cominciato così a giocare con la Comet di mio padre, la fotocamera di famiglia, quella che si portava in gita, o in vacanza. Da qui è partita la curiosità per questo strumento.

F4A: Sei autodidatta? Hai frequentato corsi o scuole? Quanto è importante aver studiato? Si può supplire lo studio solo con la pratica?

Naturalmente ho cominciato da autodidatta, così, giocando e guardando gli altri. Poi ho potuto comprare il mio primo corredo reflex (una straordinaria EXACTA 1000, del 1970, la prima fotocamera con 1/1000, con 2 grandangoli e un 135mm), con il quale ho cominciato a fotografare di tutto e di più. Finchè un amico mi invitò a fare dei ritratti alle sue due bambine. Grande successo in famiglia, e da qui il primo ingaggio: il mio amico pilotava piccoli velivoli per attività pubblicitarie, e mi incaricò le foto aeree di un centro turistico per la pubblicità. Non credevo a quel che mi stava capitando: in volo con la testa fuori dal finestrino a fotografare villette, spiagge, campi da tennis e darsene, e poi tornare sul posto via terra per fotografare da vicino tutto il centro turistico, con autista, segretaria, vitto, alloggio, e tutto quello che mi serviva per lavorare al meglio, e anche ben pagato. Con il ricavato di questo primo lavoro ho comprato una reflex più moderna, ben accessoriata.

Ho continuato a sperimentare, sempre da fotoamatore, con particolare attenzione al lavoro di camera


oscura, finchè ho potuto permettermi di iscrivermi ad un corso serio, molto serio e impegnativo. A Milano. Docenti Franco Fontana e Giuliana Scimè, che ancora ricordo con grandissima gratidudine e affetto. La mia intenzione era quella di diventare un bravo fotografo creativo, di quelli che sperimentano forme e colori, e fanno foto da appendere incorniciate alle pareti di una galleria d’ arte. Ma alla fine del Workshop, Franco Fontana mi disse: “Lascia perdere le gallerie d’ arte: tu sei tagliato per il reportage, per la strada!”. Contemporaneamente mi capitò di leggere su Frigidaire un’ intervista a Oliviero Toscani, allora giovane genio emergente, che demoliva la fotografia incorniciata, destinata ad un esiguo pubblico che non avrebbe capito un bel niente di quello che guardava, ma del cocktail dell’ inaugurazione sì, e difendeva il concetto della riproducibilità all’ infinito della fotografia (per la sua stessa natura), e quindi la sua destinazione sui giornali, disponibile e fruibile da milioni di utenti, cioè gli stessi concetti e le stesse motivazioni della Pop-art di Andy Warhol. Questi due eventi mi hanno imposto una potente virata irreversibile. F4A: L’ “occhio” si può imparare o è innato? “L’occhio” è attivo in modo porporzionale alla sensibilità e alla curiosità di ciascun essere umano, ma va esercitato, affinato, con l’ esercizio costante, e il confronto con gli altri. L’ umiltà è fondamentale. Non ci si può auto-celebrare, convincersi di essere il migliore per orgoglio. Così si va fuori strada, e ci si fa male. Sono convinto che in realtà l’occhio vede soprattutto quello che stai cercando, perché la fotografia è una di quelle attività umane in cui sono coinvolti non solo tutti i sensi, ma anche muscoli, tendini, ecc., e, cosa non trascurabile, soprattutto cervello. Quando affronto un soggetto, un evento, un’ inchiesta o comunque qualcosa da narrare con le mie immagini, prima di entrarne “in contatto” mi sono già documentato, ci ho già ragionato su, previsualizzando quello che cerco, quale aspetto voglio approfondire, e ho perfino una bozza mentale della composizione delle inquadrature. Ciò non esclude che al momento dell’ impatto mi troverò di fronte una cosa completamente diversa da quella che mi aspettavo, e allora subentra la rapidità nel rivedere tutta la progettazione, la immediata comprensione della realtà, e molto spesso anche il ricalcolo di aspetti più semplicemente tecnici (luce, spazi, condizioni operative, e chissà che altro: ogni volta è una sorpresa). A tutto ciò si aggiunge, certamente, un eventuale senso estetico che è a volte innato, ma che, anche, si impara guardando e studiando il lavoro di altri, anche in altri campi (Caravaggio ad esempio è spesso, o dovrebbe essere, un must per i fotografi).

F4A: Ti sei mai ispirato a uno o più fotografi illustri? Hai un modello di riferimento? Ispirarsi a fotografi illustri è rischioso, perché facilmente si finisce per replicare goffamente cose che non ti appartengono, ma si affina la propria sensibilità studiandone l’ approccio ai contenuti e alla forma. I miei modelli di riferimento sono tanti, e provengono dai generi più diversi, ma da ciascuno prendo principalmente l’ onestà e l’ immediatezza.


F4A: Un fotografo deve avere un proprio stile? E se è così, cosa contraddistingue il tuo stile di fotografia? Come lo hai sviluppato nel tempo? Certamente un fotografo deve avere un proprio stile. Fotografare “alla maniera di…” è come fare la cover-band di Ligabue. Lo stile di un fotografo nasce dallo sviluppo di una propria grammatica, da un proprio slang visivo. Il mio nasce soprattutto, credo, dal modo in cui affronto i soggetti o le situazioni: frontalmente, entrandoci con tutti e due i piedi, e quasi sempre con un grandangolo, da molto vicino, ma amo moltissimo anche il tele, con il quale colgo momenti ed espressioni assolutamente spontanei. Io dico spesso che “fotografo sporco”, cioè prima viene il contenuto, e poi le regolette. Ma non è poi tanto vero, perché le “regolette” le conosco, le ho studiate (Feininger, Ansel Adams, Cartier-Bresson, il già citato Fontana, per dirne alcuni), ma proprio perché le conosco, poi so abbastanza bene quali e quando romperle. E allora un orizzonte non perfettamente in bolla, a volte molto fuori bolla, conferisce dinamica e pathos a immagini che sono quasi sempre caratterizzate dalla ricerca della dinamica; e poi cerco sempre l’ elemento umano, anche se dovessi fotografare l’ architettura o il paesaggio urbano. Questo stile si è sviluppato da solo, un po’ per istinto e un po’ consapevolmente, alla continua ricerca di un coinvolgimento simultaneo fra me, il soggetto, e l’ utente. F4A: Come si costruisce uno scatto? E’ importante saper cogliere l’attimo o costruirlo? Quali e quante sono le fasi di una fotografia? La costruzione di uno scatto (colgo l’ occasione per citare Ivano Fossati) nasce dalla previsualizzazione, quella pratica per cui prima ancora di arrivare in vista del tuo soggetto hai già messo insieme quello che sai di lui e quello che pensi di lui, cioè come vorresti vederlo, raccontarlo e trasmetterlo ( ma devi essere sempre pronto a cambiare opinione, se poi vedi che le cose stanno diversamente). L’ attimo va colto, lo dice la parola stessa: un attimo costruito dura tutto il tempo che ti serve per costruirlo, e può essere un’ eternità. Certo, a volte l’attimo-eternità serve (vedi la morte del miliziano spagnolo di Robert Capa), ma che sia

necessario capita solo in casi estremi. E’ invece sempre necessario che l’attimo venga colto quando si manifesta: per questo bisogna saperlo cercare e saperlo aspettare, che tanto prima o poi arriva. Pazienza e antenne puntate: tutto qui. F4A: Come si costruisce uno scatto memorabile? Lo scatto memorabile si costruisce da sé. E’ un fenomeno a metà fra l’ alchimia e la scienza esatta. L’ alchimia sta nella congiunzione degli elementi più diversi (momento giusto, percezione della realtà nel momento in cui si avvera, un minimo di visionarietà); la scienza esatta sta nel calcolo matematico delle probabilità che un certo evento avvenga in un certo modo, e quindi ti trova già pronto, culturalmente e tecnicamente, a raccoglierlo.

F4A: Quali sono le chiavi del successo di una foto? Credo che la chiave del successo di una foto stia nella universalità del suo contenuto e del suo messaggio, ovvero nell’ inequivocabilità di quello che l’utente vede. E’ fondamentale la semplicità e l’immediatezza del linguaggio. Ma a volte sta anche nell’attimo di genialità da cui il fotografo è colto. L’istinto spesso mi guida, ma confesso che anche decenni di “mestiere” mi aiutano.

F4A: Quanto è importante la scelta di attrezzature “stellari” in una foto memorabile? Si può fare buona fotografia anche senza investire capitali in corpi macchina/obiettivi/ecc.? Una grande foto nasce prima di tutto nella testa e nei sensi di un fotografo. Non si trova già latente un una fotocamera da cinquemila euro. Detto questo, però, una attrezzatura affidabile ti


da il senso di sicurezza che nasce dalla certezza che quello che decidi di fare venga fedelmente e docilmente eseguito da strumenti che rispondono bene, e sempre. Quindi è meglio scegliere in partenza uno strumento sicuro, e conoscerlo bene, per ricavarne esattamente quello che ti serve. Inseguire il “canto delle sirene” del mercato è roba da collezionisti compulsivi. F4A: La tua dotazione “standard”? Corpo macchina/obiettivo Il contenuto della mia borsa: un corpo macchina

reflex digitale full-frame con power-grip (di solito un corpo solo mi basta, ma a volte ce ne vogliono due, per esempio quando porto con me anche il 300mm f.2,8), uno zoom grandangolo corto 1628mm f.2,8, uno zoom grandangolo-mediotele 24-70mm f.2,8, uno zoom tele 80-200 f.2,8, un moltiplicatore di focale, un flash dedicato, schede di memoria, batterie per la fotocamera, batterie per il flash, quadernetto per appunti, penna e

pennarello, pannetti in microfibra per gli obiettivi, un pacchetto di Gauloises rosse, fazzolettini scottex per mille motivi, un coltellino Opinel n°2 per non so quale motivo e un minuscolo amuleto in argilla dono di un santero cubano di Santiago, che mi raccomandò nel 1991 di non lasciarlo mai. Totale circa 12 kg.

F4A: Nikon? Canon? Altre marche? Perché questa scelta? Nikon per la fotocamera e il flash, e per lo zoom 80-200. Le altre ottiche sono compatibili, ma accuratamente studiate prima di acquistarle. Ottime, comunque. In epoca analogica (sembra come dire “giurassica”) dal 1992 al 2000, corpi e ottiche Nikon (F90 e F90x), precedentemente reflex analogiche Contax. La scelta di confermare Nikon dipende da una particolare ergonomia e affidabilità, stabilità di prestazioni, e assistenza che manco la NASA. Ultimamente mi sono dotato di una Nikon D600 fx, e ancora non capisco perché Nikon la posiziona fra le “amatoriali”.

F4A: Fotoritocco si, fotoritocco no? Quando si può/deve intervenire con il computer? Scandaloso: non uso il Photoshop!!! Ho faticato un po’ a modificare il mio workflow nel passaggio dall’ analogico al digitale, finchè non ho trovato la chiave per uscire dalla camera oscura chimica e entrare nella camera oscura elettronica. Ma quando ho trovato il modo di trasferire nel pc (altro scandalo: preferisco il pc al Mac) quei ragionamenti e quei gesti che mi erano naturali in luce rossa o giallo-verde, tutto è diventato più fisiologico. Per questo utilizzo un software di correzione fotografica, il Capture Nx2 di Nikon, e in alternativa consiglio a chi comincia il Lightroom di Adobe (ma solo se già pratico di PS, perché elefantiaco come il PS). Uso questo genere di programmi perché considero necessario per un fotografo completare il processo fotografico dopo lo scatto con strumenti, appunto, fotografici. Lascio il Photoshop ai grafici, che fanno un grande lavoro, ma, appunto, di grafica. O al massimo la definisco “digital art”, ma non fotografia. Non sopporto (è una vera allergia) l’idea di fotografare pensando che “poi la sistemo in Photoshop”. No, lo scatto deve essere “fotograficamente giusto” già in macchina. E infatti i settaggi della mia fotocamera sono tutti in “normal”. E fotografo esclusivamente in M (manuale).


F4A: Uno scatto deve emozionare, tu ti emozioni durante lo scatto? Dopo, quando esamini il servizio? Spesso, mentre scatto durante uno shooting in situazioni emotivamente molto forti, mi capita di dover asciugare gli occhi, o per quello che sto testimoniando, o, a volte, anche per la consapevolezza di aver realizzato uno scatto veramente “forte e giusto”. In analogico ti riservavi l’emozione di aspettare lo sviluppo per confermare che ci avevi visto giusto, in digitale lo verifichi in tempo reale dallo screen del dorso-macchina. Ma spesso accade anche che visionando le anteprime degli scatti sul pc, scopri di aver catturato qualcosa di cui ti rendi conto solo adesso. A volte un cropping ti regala un’ immagine molto più forte dello scatto originale, ma quelle poche volte in cui ricorro al ritaglio, spero sempre che Fontana non venga a saperlo.

F4A: Cosa vuol dire essere fotografo nel 2013? Come è cambiato questo lavoro (o questa arte) negli anni? Sostanzialmente, nel 2013 sono lo stesso fotografo che ero nel 1993, forse un bel po’ più consapevole di quel che faccio. Quello che c’è di nuovo è il fatto che adesso sono a disposizione media alternativi, intendo i social in generale e FB in particolare per me, che io utilizzo per divulgare cose


marginali al mercato editoriale giornalistico, come storie interessanti in un campo più ristretto, come la mia città e la sua gente. In effetti questi strumenti mi hanno messo in maggiore contatto con la gente che mi vive intorno. Inoltre, in questi tempi di estrema fragilità del mercato editoriale canonico, ho cominciato a propormi sul mercato locale in settori qualificati e di nicchia, come un festival di musica lirica che si svolge in città, e di cui sono il responsabile delle immagini, dando una svolta nella visibilità di pubblico e critica a questa manifestazione. In sostanza è il momento di diversificare, privile-

giando comunque la qualità e la specializzazione, non certo di riciclarsi svendendosi. F4A: Un consiglio per chi si avvicina oggi alla fotografia, come hobby o come professione A chi si avvicina oggi alla fotografia per hobby consiglio di non lasciarsi incantare da sogni di gloria, confrontandosi con altri amatori e professionisti con un approccio di massima umiltà (attenti comunque a maniaci esibizionisti e narcisi), e magari aderendo a progetti sociali di informazione e denuncia, ma sempre con onestà. A chi cerca di farne una professione dico: prima di tutto imparate, studiate seriamente (ma non è necessario per questo spendere vagoni di denaro), e non cedete alla tentazione di scavarvi una nicchia di mercato svendendo il vostro lavoro. Da una politica di prezzi al ribasso non si uscirà mai più.

A tutti, per prima cosa, do questo consiglio: LEGGETE IL MANUALE DI ISTRUZIONI. Della fotocamera, ma anche di tutto il resto. STUDIATE. Charlie Mingus, il grande contrabbassista jazz, ai suoi allievi della scuola di improvvisazione jazz, insegnava per prima cosa il solfeggio. Se non conosci perfettamente le regole, come pretendi di romperle? F4A: sappiamo che oggi sei molto attivo anche nell'insegnamento della fotografia In questo periodo sono molto preso da questa materia. Lo scorso anno ho condotto un PON presso


una scuola media sul tema del racconto per immagini. E’ stata una esperienza fantastica, perché ho lavorato con 28 ragazzini di prima media, a cui ho fatto scoprire un mondo a loro del tutto sconosciuto, e li ho portati a produrre lavori compiuti di narrazione, ricerca e analisi mai immaginati prima. E poi, immaginate un bambino di 11 anni di fronte ad un 300mm f.2,8… “Bestiale, professò !!!”.

Un piccolo neo di questa esperienza è che lo

Stato è poco interessato a pagare queste prestazioni. Ritarda in modo scandaloso. Al momento ho in piedi due iniziative: un corso di fotografia di base presso un Centro di Aggregazione Giovanile, e un Workshop di Fotogiornalismo per fotoamatori evoluti e studenti di Scienze della Comunicazione. In generale vengo spesso interpellato anche in maniera estemporanea da giovani che mi chiedono consigli, anche fermandomi per strada: a tutti spiego innanzitutto la necessità di operare in modo consapevole, cioè di fare scelte, anche tecniche, che abbiano un perché ragionato (es. perché un diaframma aperto piuttosto che chiuso).

Abbiamo dovuto necessariamente selezionare un numero molto ristretto di scatti di Gaetano Lo Porto, non ci sarebbe stato lo spazio sufficiente per poter mostrare tutto. Tra gli illustri esclusi (e non per motivi politici, naturalmente) Di Pietro, Grillo, Monti, ma anche Santoro, lo "zio Michele", solo per citarne alcuni. E poi tantissime altre foto che documentano la grandissima capacità di raccontare il mondo, i fatti, la vita, ecc. ecc. Abbiamo purtroppo dovuto fare una selezione, per tutte le altre fotografie, vi rimandiamo al sito" http://www.agf-foto.it


QUANDO

STEFANO RONCHI

F O T O G R A FA R E E ’

N AT U R A L E

Stefano Ronchi è un fotografo naturalista, uno di quei maghi che hanno la capacità (e la pazienza) di catturare anche quei dettagli "impossibili" del mondo ani male. Nelle sue foto, Stefano cerca di "dare risalto soprattutto alla di gnità dell'animale, alla colloca zione perfetta nel suo habitat, dando una rappresentazione più veritiera, rispettosa e suggestiva possibile." I suoi scatti ci trasmet tono un immenso amore per la na tura, anche per la forma vivente meno considerata, perché anche nella più infinitesima forma vivente c'è una grande magia, in ogni mo vimento, ogni volo, ogni passo.

madre per il suo cucciolo (e che quella madre sia "animale" è davvero un dettaglio poco rile vante, perché quello che è stato fermato nello scatto è un sentimento), lo sguardo attento di un rapace in volo, la magia dei colori di un uccello acquatico (e scusateci se non conosciamo tutte le specie presentate nel servizio foto grafico allegato all'intervista).

F4A: Come nasce la tua passione per la fotografia? La mia passione nasce fin da ra gazzo quando acquisto la mia prima macchina fotografica, una Olympus Om10. Smetto per qualche anno, un po’ per la giovane età ed un po’ per i costi. Ma la passione non è del tutto sopita tanto è vero che nel 2007, alla prima oc casione, fotografare le corse della squadra di Ci dice Stefano: "Fotografare l'anima degli ani - mountain bike di cui facevo parte, riprendo mali e ricongiungerla a quella degli uomini è ciò anche grazie all’avvento del digitale. che mi muove. Se in qualche modo i mie scatti vi avvicineranno al mondo animale con rispetto F4A: Sei autodidatta? Hai frequentato corsi e vi faranno scoprire la meraviglia ancora na - o scuole? Quanto è importante aver stu scosta, allora il mio entusiasmo fotografico di - diato? Si può supplire lo studio solo con la venterà ancora più tenacemente motivo della pratica? mia avventura." Io sono un autodidatta a tutti gli effetti non I suoi scatti meravigliosi ci trasmettono davvero avendo mai frequentato né corsi né scuole. Ho tutto questo: l'espressione di amore di una passato molte serate a guardare i lavori dei fo -


tografi che hanno caratterizzato la fo tografia ed il mio genere in partico lare, cercando di “rubare” loro i se greti, per capire il perché quello scatto trovava la mia approvazione. Sono partito da lì per poi cercare di mettere in pratica quanto appreso dalla mia ricerca attraverso il lavoro sul “campo”. Credo comunque che una base teorica avrebbe di certo agevolato e miglio rato il mio lavoro. Credo che il duro lavoro ed il costante impegno alla fine paghino sempre. I miglioramenti ci sa ranno sempre e saranno anche costanti. Ma sono anche convinto che ci sia un limite oltre il quale debba subentrare il talento e questo o ce l’hai o nessuno può insegnar telo. Per quanto mi sforzi di pro gredire non credo mai di poter affiancare i “padri” della foto grafia quali Capa o Henry-Car tier Bresson solo per citarne qualcuno. Per quanti pittori va dano all’Accademia di Brera ad imparare la tecnica pittorica po chissimi diventeranno impor tanti e forse nessuno diverrà un nuovo Caravaggio.

F4A: Ti sei mai ispirato a uno o più fotografi illustri? Hai un modello di riferimento? Come ho detto prima, lo studio del lavoro dei fotografi che mi hanno preceduto è stata per me la base per ini ziare a fotografare. E non solo la fotografia ma anche la pittura è stata per me importante, os servando ad esempio le regole di composizione

per mutuarle poi nei mie scatti. Io sono un fotografo natura lista e mi occupo quasi esclusiva mente di animali, pertanto ho privile giato lo studio di quei fotografi che hanno fatto cono scere al mondo questo genere. Fra tutti mi sono sem pre ispirato a Ron nie Gaubert, un fotografo ameri cano morto prema turamente nel 2011, a cui penso che tutti i maggiori foto grafi naturalisti si siano ispirati.

F4A: Un fotografo deve avere un proprio stile? E se è così, cosa contraddistingue il tuo stile di fotografia? Come lo hai sviluppato nel tempo?

Come in qualsiasi attività artistica anche nella fotografia è indispensabile avere un proprio “marchio” di fabbrica, uno stile proprio che ti per metta di differenziarti dagli altri. Solitamente la


fotografia naturalistica è caratterizzata dalla presenza sia dell’animale da immortalare che dell’habitat a fare da sfondo. In contrapposi zione a questo ho sempre cercato di creare una fotografia in cui l’animale fosse il vero protago nista e lo sfondo fosse il più “sfocato” e libero possibile.

cemente che il tempo per pensare allo scatto è veramente infinitesimale. E nonostante questo ti rendi conto immediatamente se lo scatto che hai appena effettuato sarà di sicuro effetto o meno. Non conosco quale sia l’alchimia giusta

F4A: Come si costruisce uno scatto? E’ impor tante saper cogliere l’attimo o costruirlo? Quali e quante sono le fasi di una fotografia? La fotografia è caratterizzata da una diversifi cata serie di generi, dal ritratto al glamour, dalla naturalistica alla macro, dal land al repor tage. Questi generi sono talmente diversi tra di loro da non poterne parlare in un'unica risposta. Nella fotografia naturalistica lo scatto “parte” dallo studio dell’animale: dove vive, come si nutre, come vola/si muove, come si riproduce e

dove nidifica. Fatto questo ci si apposta, mime tizzati, nel luogo prescelto, stando attenti allo sfondo ed all’ambiente circostante, che non ri sulti troppo invasivo. Fatto questo non resta che aspettare che l’animale si muova, cogliendo l’at timo propizio. Spesso capita che questo non succeda e la giornata si trasforma in un nulla di fatto.

per considerare uno scatto memorabile o meno e forse è un algoritmo molto soggettivo. Per quanto mi riguarda è un perfetto insieme di tec nica e di “cuore”. Dove per cuore intento quella parte di emozione, di sentimento che fa si che l’immagine ti arrivi come un pugno nello sto maco e li vi rimanga per molto tempo. E quando questo avviene rimango a guardare la fotografia per molto tempo lasciando che passi dagli occhi Nella fotografia naturalistica non vi è quasi nulla per arrivare alla memoria indelebilmente di costruito, se non per il fatto che l’animale da fotografare viene spesso attirato attraverso l’uti - F4A: Quanto è importante la scelta di attrezza lizzo del cibo. E spesso tutto avviene così velo - ture “stellari” in una foto memorabile? Si può


fare buona fotografia anche senza investire ca pitali in corpi macchina/obiettivi/ecc.? Spesso si dice che l’attrezzatura non fa la fo tografia ma, come si dice in gergo, il manico. Ed in parte posso essere d’accordo; ho visto delle mostre con fotografie fatte solo con l’uso di cellulari e sono dei veri capolavori. Mi piace sempre sottolineare che chi ha fatto la storia della fotografia utilizzava dei mezzi che, per quanto evoluti per l’epoca, sono al di sotto degli standard attuali. In alcuni generi fotogra -

fici l’attrezzatura risulta però essere fonda mentale, a mio avviso. Se possiedi una macchina professionale che ti permette di avere una raffica molto veloce abbinata ad un obiettivo altamente prestante avrai molte più probabilità di catturare un martin pescatore mentre vola rispetto all’utilizzo di una entry level.

F4A: La tua dotazione “standard”? Attualmente fotografo utilizzando una Canon Eos-1DX e come lente un Canon 300 f/2.8L usm, che credo sia una delle migliori lenti mai fatte da questo brand. F4A: Perché hai scelto Canon? Come ho detto sopra la mia dotazione è sem pre stata Canon. E la scelta all’epoca fu det tata dalla cosa più banale che ci potesse

essere, da una pubblicità. Sinceramente ritengo che ad alti livelli ci siano pochissime differenze fra i vari brand . Spesso sono solo motivi per in finite discussioni fra amatori. F4A: Fotoritocco si, fotoritocco no? Quando si può/deve intervenire con il computer? Prima di tutto io non lo chiamerei fotoritocco ma post produzione. E a questa sono favorevolis simo, perché enfatizza una fotografia. Sistemare luci, colori, ottimizzare la composizione sono in -

dispensabili come una volta era la camera oscura. Il fotoritocco è una cosa completamente diversa, che tende ad alterare la realtà di quello che fotografi. Qui sta alla discrezione dell’autore il confine sulla liceità dell’operazione. Nella na turalista dovrebbe esser usato pochissimo per ovvietà di cose. Ritengo che la linea di demar cazione da non superare sia lo stravolgimento completo della realtà. F4A: Cosa vuol dire essere fotografo nel 2013? Come è cambiato questo lavoro (o que sta arte) negli anni? Non so dire cosa significhi esser fotografo nel 2013, posso solo dire che cosa rappresenta per me. Per me significa ancora utilizzare un mezzo di comunicazione con cui trasmettere agli altri il mio modo di vedere il mondo, l’ambiente che mi circonda. E’ fermare un attimo, ma un attimo ir -


reale, perchÊ è un tuo modo soggettivo di per cepire quella realtà . Quello stesso istante po trebbe essere ripreso da decine di fotografi, ma ognuno lo rappresenterebbe in modo diverso. Ma credo che questa filosofia stia cambiando, ora tutti hanno una macchina fotografica od un cellulare a portata di mano in ogni momento. Le immagini sono ovunque, talmente veloci e numerose che non si ha nemmeno un attimo per fermarci a guardarle, a metabolizzarle. Il professionismo tende a scomparire soppiantato dagli amatori che vanno a rovinare il mercato pur di vedere pubblicata una fotografia e dalle


agenzie che riempiono i giornali di foto sca denti ma senza dover pagare alcun compenso. Ma l’arte, quella con A maiuscola, per fortuna non scomparirà, almeno credo o voglio cre derlo. Ci sarà sempre posto per uno Sciacca, per un Capa e così via.

F4A: Un consiglio per chi si avvicinasse oggi alla fotografia, come hobby o come professione. L’unico consiglio che posso dare è sempre lo stesso, quello di fotografare mettendo sempre il “cuore” al primo posto. Come se questo fosse l’attrezzatura più importante da avere sempre con sè. Questo ti porterà ad avere una

fotografia che sia solo tua, riconoscibile ovun que. Ed allora non importa se tu sei un profes sionista o un amatore, perché comunque regalerai emozioni a chi osserverà i tuoi lavori.

"un fotografo naturalista non deve sem plicemente scattare a raffica e avere una composizione tecnica perfetta, come fa un fotografo paesaggista... Un fotografo naturalista impara a conoscere gli animali stando con loro ed è sempre attento ad ogni particolare!" (Stefano Ron chi)


MARCO BOTTANI

IL FOTOGRA RAF FO del MONDO

Marco Bottani è un "grande fotografo... grande", se non avesse fatto il fotografo avrebbe potuto essere un grande giocatore di basket (infatti ha giocato a pallacanestro per molti anni). Ci piace scherzare per introdurre il nostro amico Marco, perché è un vero gigante (della fotografia e non solo di quella...).

I suoi scatti sembrano dipinti, sono quadri che ci parlano e raccontano la storia delle persone lì ritratte. Spesso sono storie di bambini, di donne o di uomini dei posti più poveri del mondo, dipinti indimenticabili del Benin o dell'India, della Mongolia o della Namibia o anche di un Brasile "non da turisti". La naturalezza con cui Marco realizza foto tecnicamente e stilisticamente perfette è impressio-


.nante, ma l'elevatissimo valore artistico ed estetico dello scatto è per lui solo un "ponte per portare quelle storie fino a noi".

Usando le parole di Marco Bottani: "l’immagine è uno strumento e non l’obiettivo, il fine e la nostra principale attenzione devono essere sempre le persone". A noi non resta che ringraziare, ammirare e riflettere.

F4A: Come nasce la tua passione per la fotografia? Il mio incontro con la fotografia è stato graduale e certamente facilitato dalla grande passione di mio padre (fotografo dilettante da sempre). F4A: Sei autodidatta? Hai frequentato corsi o scuole? Quanto è importante aver studiato? Si può supplire lo studio solo con la pratica?

Terminate le scuole dell’obbligo ho cercato un indirizzo che potesse soddisfare la mia curiosità, una spiccata vena artistica e la predilezione per il “fare” piuttosto che per lo “studiare”. Ho scelto un corso professionale di fotografia della Regione Lombardia grazie al quale ho appreso i rudimenti delle tecni-


che fotografiche. L’aver studiato mi ha dato degli strumenti per la pratica quotidiana professionale anche se, in tutti questi anni, nessuno mi ha mai chiesto quale fosse la mia qualifica. Mi interesso da sempre anche di grafica, video e web pertanto non mi presento come un “fotografo puro”, piuttosto un “professionista della comunicazione” che ha le competenze trasversali necessa rie per offrire un servizio completo.

F4A: L' "occhio" si può imparare o è innato? L' "occhio" si può allenare cercando sempre rinnovate prospettive di volgere lo sguardo al modo e traendo ispirazione da chi è capace di farlo anche se, di base, c’è una sensibilità innata ed istintiva che ti porta a fare alcuni scatti piuttosto che altri.

F4A: Ti sei mai ispirato a uno o più fotografi illustri? Hai un modello di riferimento? Sono un fotografo che ama cogliere l’attimo pertanto i miei riferimenti sono i grandi reporter: Sebastião Salgado, Elliot Erwit, Steve McCurry, Henri Cartier-Bresson Gianni Berengo Gardin, insomma “i soliti noti” gli unici in grado di attirare folle alle proprie mostre e vendere libri, lo dico con un filo di rammarico perché sembra che tolti loro agli altri (e ce ne sono moltissimi) non rimane altro che qualche “MI PIACE” su facebook.

F4A: Un fotografo deve avere un proprio stile? E se è così, cosa contraddistingue il tuo stile di fotografia? Mi piace pensare che le mie foto raccontino una storia e che attraverso l’immagine si riesca a cogliere il mondo che in quel momento sto incontrando. Sia per le foto di viaggi che per i ritratti o i matrimoni uno scatto di valore è uno scatto che traduce la complessità di quello che sta accadendo e non uno scatto perfetto nell’esecuzione.

F4A: Come si costruisce uno scatto memorabile? Per un professionista c'è di base una buona padronanza della propria attrezzatura, la preparazione per poter vivere la situazione che andrà a fotografare in maniera intensa ma rispettosa. Il resto è passione, pazienza e un pizzico di fortuna. F4A: Quanto è importante la scelta di attrezzature "stellari" in una foto memorabile? Si può fare buona fotografia anche senza investire capitali in corpi macchina/obiettivi/ecc.? La tecnologia di oggi avvicina chiunque alla fotografia in modo facile e relativamente economico, non è necessario avere macchine da migliaia di euro per fare uno scatto valido. Un professionista però dovendo garantire un prodotto di grande qualità è obbligato a lavorare con attrezzature sofisticate che non si blocchino al primo gelo, che sopportino l’acqua e che permettano di “scattare” in sicurezza in ogni condizione.

F4A: Nikon? Canon? Altre marche? Perché questa scelta? Sono da sempre Nikonista, più che altro per tradizione famigliare. La mia attrezzatura cambia a seconda della tipologia di lavoro; se sono “itinerante” prediligo la praticità e la maneggiabilità piuttosto che la super tecnologia e scelgo un obiettivo tuttofare che mi permette di muovermi in libertà. F4A: Fotoritocco si, fotoritocco no? Quando si può/deve intervenire con il computer? Oggi i file RAW obbligano il fotografo a “sviluppare” le foto e ciò è possibile solo intervenendo con il


computer. Per il mio stile, il lavoro di post-produzione è sempre delicato, finalizzato ad un risultato il più fedele possibile all’originale e utilizzato con sapienza e professionalità.

F4A: Uno scatto deve emozionare, tu ti emozioni durante lo scatto? Dopo, quando esamini il servizio? Emozione è un termine un po’ abusato nel settore: non credo che una buona foto debba per forza sempre emozionare, alcune volte deve essere didascalica, altre è semplicemente bella o anche solo simpatica. Poi ci sono le foto magiche, quelle che emozionano mentre le fai, mentre le rivedi o quando osservi l’impatto che hanno in chi le osserva.

F4A: Cosa vuol dire essere fotografo nel 2013? Come è cambiato questo lavoro (o questa arte) negli anni? Come in molti altri settori legati alla tecnologia, la professione del fotografo vive un momento di grande incertezza. Le possibilità nel mondo dell’immagine si sono evolute esponenzialmente e non è ancora chiaro quale potrà essere il futuro del nostro lavoro. In un tempo invaso di immagini la nostra prospettiva professionale è una foto molto sfuocata.


F4A: Sei un "fotografo del mondo" e nei tuoi scatti racconti anche gli angoli più dimenticati e poveri del nostro pianeta, ci parli del Benin?

Collaboro da anni con il gruppo Aleimar, una associazione che si occupa di sostegno a distanza e progetti di sviluppo. Ho fatto per loro reportage in India, Brasile e Benin, un piccolo stato africano che ho visitato per ben 5 volte, grazie ad alcuni scatti fatti in Benin ho vinto il Turin photo festival 2012. Il Benin è uno stato sconosciuto molto povero, qui Aleimar segue alcuni centri di accoglienza, finanziando anche progetti di sviluppo. Ho realizzato diversi reportage in questo paese ed ho imparato a raccontare delle storie tenere e crudeli, con sensibilità e rispetto per le persone e per i luoghi. I bambini africani amano farsi fotografare e rivedersi nello schermo del digitale invece gli adulti non hanno sempre piacere di vedersi ritratti. Fotografare in Benin mi ha insegnato che l’immagine è uno strumento e non l’obiettivo, il fine e la nostra principale attenzione devono essere sempre le persone. F4A: Hai mai pensato di dedicarti all'insegnamento? Data la crisi del settore molti colleghi hanno scelto di dedicarsi all’insegnamento ma personalmente credo fermamente che insegnare fotografia sia un lavoro diverso rispetto a fare il fotograto e che richieda competenze e capacità specifiche: oltre a conoscere la tecnica e la new tecnologia è fondamentale avere la capacità di tradurre in modo semplice ad altri il proprio sapere, di gestire le dinamiche d’aula ed i processi di apprendimento e, onestamente, non penso che sia un lavoro per chiunque.

F4A: Un consiglio per chi si avvicinasse oggi alla fotografia, come hobby o come professione Sembrerà folle ma i due consigli che mi sento di dare sono un po’ controtendenza rispetto allo scatto facile esito della tecnologia digitale: il primo è quello di avere pazienza e non sparare decine di scatti a caso, il secondo è quello di usare le gambe, a volte basta avanzare di pochi metri o spostarsi di lato e le prospettive cambiano. Provate!! MarcoBottani Link al sito di Marco Bottani: http://www.marcobottani.it



VEDIAMO ALCUNI PUNTI DI FORZA DELLE NOSTRE SOLUZIONI Competitività economica e flessibilità grazie al potenziale creativo potenzialmente illimitato Velocità nell'elaborazione e proposta delle idee Originalità delle proposte e capacità di gestire la comunicazione a 360° Autonomia nella creazione del messaggio pubblicitario (sia nella forma grafica che nei testi, laddove l'azienda non abbia capacità interne di elaborazione degli stessi) Management F4A con lunga esperienza aziendale, in ruoli commerciali/marketing/comunicazione

1) F4A per le Aziende

Organizazione eventi, spettacoli, fiere Comunicazione aziendale (interna/esterna) Creazione/rinnovamento del logo Creazione brochure (istituzionali, di prodotto, pubblicitarie) Realizzazione siti internet Servizi fotografici Filmati pubblicitari o istituzionali Creazione di jingle, spot televisivi, videoclip, ecc. Campagne pubblicitarie integrate Realizzazione corsi e videocorsi di formazione Realizzazione di manuali di prodotto per gli utenti (video) Manuali/videomanuali per clienti e utenti

2) F4A per gli Esercizi Commerciali, Locali per spettacoli live/Teatri

Direzione Artistica Attività di PR Servizio Prenotazioni Creazione materiale pubblicitario per promuovere gli eventi Promozione eventi via internet (portale F4A, Social Networks), stampa, radio/web radio, tv digitale terrestre, web tv Selezione della proposta artistica Realizzazione di riprese video, dirette, ecc. Inserimento dell'esercizio commerciale in network nazionale per la realizzazione di eventi live tra loro collegati, concorsi, programmi TV, ecc. Pubblicità Siti internet



3) F4A per gli Artisti

Community virtuale per collaborazioni online finalizzate alla realizzazione di progetti multiartistici (prodotti e performance live) Inserimento dell'artista in team di creativitĂ per proposta verso aziende (spot pubblicitari, dischi, video, fotografia, ecc.) Agenzia spettacoli Agenzia Management e P.R. per spettacoli live Ufficio Stampa e gestione della comunicazione/P.R. Casa Editrice Produzioni Audio Produzioni Video Distribuzione prodotti via web, in abbinamento editoriale, ecc. Realizzazioni e gestione siti internet, pagina di social network dell'artista, ecc. Vetrina dei contributi artistici sul portale www.friends4arts.com e su F4A Magazine distribuzione e vendita dei prodotti Partecipazione a programmi televisivi, presentazioni dei prodotti artistici in varie location anche "non convenzionali" (Librerie, gallerie d'arte, villaggi turistici, ecc.) Consulenza artistica per il Lancio dell'Artista (look, repertorio, ecc.) Supporto legale Deposito di brani (Gestione del diritto d'autore) Ricerca di sponsorizzazioni e partecipazioni per coproduzioni

4) F4A per le TV/Radio

Produzione di programmi televisivi (musica, danza, pittura, fotografia, cucina, ecc.) Produzione di talent show Produzione di streaming audio e podcast

5) F4A per gli Enti Pubblici e Turistici (Comuni, Province, APT, Pro Loco)

Organizzazione Eventi di Piazza o Feste Rassegne culturali, eventi a tema Editore di Guide delle CittĂ e dei percorsi culturali, valorizzazione del territorio (arte e percorsi enogastronomici)

info e contatti www.f4a.it info@friends4arts.com tel 039-2622470



ELENA PARISI

EMOZIONI senza TEMPO Elena Parisi nasce in una famiglia d'arte, essendo figlia di Paola e Marcello Parisi (il noto fashion designer che ha disegnato tessuti per i piĂš importanti stilisti dell'alta moda: Pino Lancetti, Rocco Barocco, Mila SchĂśn, Walter Albini, solo per citarne alcuni). Proprio la collaborazione nell'azienda di famiglia ha permesso ad Elena di maturare e affinare la ricerca estetica e stilistica, insieme a una "personalitĂ artistica poliedrica" che le ha fatto esplorare vari settori artistici, lavorando come illlustratrice, fotografa, aiuto scenografa, grafica multimediale, art director, finanche attrezzista di scena per il cinema e il teatro.


Il suo background di creatività emerge in modo evidente nei suoi scatti, in cui la fotografia "non è copia esatta del reale, ma sua interpretazione."

Citando Cristina Guerra nella sua recensione della mostra "steelove": " L’approfondita conoscenza della grafica digitale e del 3D le permettono di maturare uno stile originale e unico nella creazione d’immagini, tecnica applicata soprattutto alla fotografia. Gli elaborati finali vengono stampati su metallo, specchio e tela, tutti materiali scelti in base alla loro particolare capacità di accentuarne le finalità poetico-epressive." I ripetuti viaggi in oriente hanno poi influito ulteriormente nell'opera di Elena, che rivolge la sua attenzione anche a una ricerca profonda di contenuti e messaggi, ben oltre la mera apparenza.

F4A: Come nasce la tua passione per la fotografia? Da bambina vedevo fotografare mio padre con una rolleiflex ed ero affascinata dagli scatti che faceva , foto in bianco e nero molto intense che sembravano scolpite nella pietra.

F4A: Sei autodidatta? Hai frequentato corsi o scuole? Quanto è importante aver studiato? Si può supplire lo studio solo con la pratica? Sono autodidatta ho conseguito studi di formazione artistica e frequentato un corso sulle tecniche fotografiche.


F4A: L' "occhio" si può imparare o è innato? Direi che l’occhio è innato.

F4A: Ti sei mai ispirata a uno o più fotografi illustri? Hai un modello di riferimento? Non mi sono mai ispirata a nessuno sinceramente ma c’è un fotografo Steve McCurry che mi piace particolarmente per i suoi scatti soprattutto per lo stile di vita, per i suoi reportage.

F4A: Un fotografo deve avere un proprio stile? E se è così, cosa contraddistingue il tuo stile di fotografia? Come lo hai sviluppato nel tempo? Indubbiamente un fotografo dovrebbe avere un suo stile... nel mio caso lo stile è rappresentato attraverso "inquadrature molto particolari" e l’intento è quello di catturare per un istante quelle parti nascoste e troppo spesso inascoltate che giacciono nell’animo di ogni individuo o della natura circostante. Come la fotografia non è copia esatta del reale, ma una sua interpretazione, così interpreto a livello psichico i miei soggetti esasperando il sentimento che li abita al momento dello scatto. Ho sviluppato questo stile semplicemente cercando di osservare in modo profondo l’anima… Per anni sono stata attratta dalle persone, dagli occhi, da cio’ che si nascondeva dentro ogni sguardo… Alcune sezioni del mio sito ne sono una testimonianza (ad es. la mostra “Attraverso”), o la mostra “Steelove” dove ho invece raccontato attraverso le immagini ed un video la storia di una vita passata… Ultimamente sono attratta invece da cio’ che si cela di inascoltato ma vibrante nella natura (in alcune immagini qui allegate potrete notare un modo singolare di interpretarla...). F4A: Come si costruisce uno scatto? E’ importante saper cogliere l’attimo o costruirlo? Quali e quante sono le fasi di una fotografia?

Uno scatto si costruisce in modo differente in base a cosa si deve fotografare e a qual’è la finalità dello scatto. Se si deve fare un reportage gli scatti sono piu’ istintivi e dalla continua osservazione degli avvenimenti e luoghi che si incontrano si cerca di cogliere gli istanti più significativi e simbolici. Per dei ritratti bisogna in uno scatto cercare di prendere il carattere il temperamento e i sentimenti che abitano il soggetto. Per un servizio di moda effettuato in studio è invece necessario un lavoro molto piu’ accurato di creazione dell’immagine prima dello scatto con le luci il trucco e gli abiti.

F4A: Come si costruisce uno scatto memorabile? Ci si rende conto mentre si scatta di essere riusciti a catturare un’immagine unica e irripetibile capace di rendere immortale quel momento. F4A: Quali sono le chiavi del successo di una foto? Che provochi un emozione che muova un sentimento.

F4A: Quanto è importante la scelta di attrezzature “stellari” in una foto memorabile? Si può fare buona fotografia anche senza investire capitali in corpi macchina/obiettivi/ecc.? Direi che non è tanto importante l’attrezzatura ma chi la utilizza e cosa riesce a inquadrare della realtà. Indubiamente alcune macchine che hanno uno scatto piu’ veloce una risoluzione dell’immagine di qualità aiutano ad ottenere dei risultati professionali però.

F4A: Nikon? Canon? Altre marche? Uso da anni reflex Canon con la quale mi trovo molto bene per una familiarità tecnica. Da poco sto usando una Olym-


pus omd una piccola macchina che ha degli obbiettivi intercambiali di grande qualità e luminosità vi consiglio di provarla….

F4A: La tua dotazione “standard”? Solitamente uso una reflex con 3 obbiettivi fissi un grandangolo, un obbiettivo per ritratti e un tele che interscambio in base all’esigenza. F4A: Fotoritocco si, fotoritocco no? Quando si può/deve intervenire con il computer?

Alcune volte il foto ritocco non è necessario ma la maggior parte delle volte serve, ci sono però delle esigenze professionali di post produzione che lo richiedono quando servono delle atmosfere particolari che nella realtà è impossibile o troppo oneroso da ottenere.

F4A: Uno scatto deve emozionare, tu ti emozioni durante lo scatto? Dopo, quando esamini il servizio? Uno scatto deve assolutamente emozionare, io mi emoziono spesso mentre fotografo. Alcune volte l’emozione è così forte davanti a qualche soggetto o situazione ma togliermi il fiato. Perdendosi le coordinate cromatiche appartenenti alla vista quotidiana si aprono porte inesplorate su fantastici mondi esoterici dove vengono concessi libertà ed abbandono.

F4A: Cosa vuol dire essere fotografo nel 2013? Si ha la possibilità di poter fare da testimoni di uno dei momenti storici e lasciare una testimonianza di come vedi tu il mondo. Ognuno ha una visione differente delle cose anche se la realtà è una ognuno attraverso l’obbiettivo ha la possibiltà di creare un mondo unico e differente.


F4A: Cosa vorresti ancora fare che non hai mai fatto? Ho fatto parecchi reportage in giro per il mondo ma ci sono ancora molti luoghi che vorrei raccontare nelle mie immagini che non ho ancora visto….

F4A: Un consiglio per chi si avvicinasse oggi alla fotografia, come hobby o come professione Il consiglio è quello di lasciarsi trasportare dalla possibilità di creare una propria visione unica e irripetibile della realtà fondendosi con l’obbiettivo che scattando ci da’ la possibilità di fare una selezione ogni volta di cio’ che ci circonda. Nessuno ti insegna veramente cosa inquadrare …cio’ che scegli di fermare nelle immagini e cio’ che vedi e quello che sei tu….. "Sono legata particolarmente a queste perché raccontano attraverso immagini separate l’intensità del personaggio maschile della mia storia e la sua nascita dalla terra" (Elena Parisi).

"Steelove è la metafora della lotta che ogni essere umano è chiamato a intraprendere per conquistare il diritto di amare. Protagonisti sono un uomo e una donna, entrambi guerrieri, nati rispettivamente dalla terra e dall’acqua. Il passaggio attraverso i quattro elementi terra, acqua, aria e fuoco li porterà verso un graduale processo di consapevolezza di sé. Impareranno cos’è il dolore e la battaglia, indosseranno un’armatura per riuscire ad affrontare i conflitti e le ostilità della vita. Elena Parisi, autrice e regista, interpreta anche le vesti di attrice simboleggiando il Daimon, spirito guida che dirige dall’interno le sorti della vicenda. Da abile sciamana mischia gli ingredienti alchemici messi in gioco dai protagonisti. Attraverso rituali ricchi di pathos e simbologie ancestrali riusciranno a realizzare il loro sogno: essere liberi grazie all’amore." (Cristina Guerra) Alcune immagini da un reportage durante un trekking sull’ Himalaya fatto anni fa’ in Laddak ai confini con il Tibet, terra di grande mistero e spiritualità. Momenti di riflessione e di ascolto interiore rappresentati con le immagini…


per approfondimenti su Elena Parisi, le sue opere e le mostre: http://www.elenaparisi.com


ANGELA BARTOLO

..immagini di note..

Abbiamo incontrato Angela Bartolo, una delle più grandi "Fotografe Italiane del Jazz", in occasione della sua personale "Immagini di Note" di cui abbiamo già parlato su Friends 4 Arts

Fotografa, giornalista, ma soprattutto grande amante della musica in tutte le sue espressioni e del Jazz in particolare, tanto da essere diventata praticamente un riferimento per alcuni grandi jazzisti italiani, che... si fanno fotografare solo da lei!

Amica dei musicisti ma sempre in guerra con i tecnici delle luci nei locali del Jazz, per via delle condizioni proibitive di illuminazione e colori sul palco ai fini della buona resa delle foto.

F4A: Come nasce la tua passione per la fotografia? In realtà la passione c'è sempre stata, solo che le vicissitudini della vita a volte rallentano i sogni, ma arriva sempre il momento in cui vuoi cercare di capire almeno se puoi farcela, perchè la passione è una cosa fondamentale ma da sola non basta.

F4A: Sei autodidatta? Hai frequentato corsi o scuole? Quanto è importante aver studiato? Si può supplire lo studio solo con la pratica? Ho frequentato la scuola professionale, AFOL (Agenzia Formazione Lavoro) Sud Milano dal 2003 al 2009, sotto l'attenta guida di Fabrizio Pavesi, Docente e Fotoreporter di grande esperienza e professionalità, gli devo decisamente molto. Con lui ho studiato fotoreportage di viaggio, con alcuni professionisti provenienti dai suoi corsi ho fatto pratica di fotoreportage di


matrimonio, e poi in un momento particolare della mia vita ho voluto cimentarmi nei fotoreportage di musica, cominciando dal Jazz che è il genere che amo di più. Mi sono resa conto subito che questo coniugava due grandi passioni potenziando attraverso l'emozione ogni scatto.I risultati sono visibili nelle immagini. Non escludo di sperimentare altro, per esempio i ritratti posati, alcuni musicisti li chiedono a volte, oppure mi vorrei sviluppare la mia personale visione del nudo.

Mi piacerebbe pubblicare un libro per cominciare con le foto di musica ma poi, ho nel cassetto un paio di progetti, per esempio un libro fotografico con itinerari in Sicilia tanto per tornare alle origini dei miei studi, oppure un progetto a favore delle donne che hanno subito violenza.

F4A: L' "occhio" si può imparare o è innato? Penso che ogni fotografo vero abbia dentro di se un "occhio" personale, intimo, qualcosa che nessuno può dargli, ma nemmeno togliergli.

F4A: Ti sei mai ispirata a uno o più fotografi illustri? Hai un modello di riferimento? Hanri Cartier Bresson è stato e sarà di grande ispirazione e insegnamento per infinite generazioni di fotografi o aspiranti tali, lo usavamo spesso a scuola come spunto didattico. Poi direi Tiziano Terzani, fotografo quasi per caso ma non per questo meno grande. Terzani, giornalista per scelta ha incontrato "casulmente" la sua Laica in oriente mentre da inviato di un

giornale passava attraverso un dei numerosi conflitti di cui doveva rendere una cronaca obbiettiva e dettagliata, in questo modo scoprì la potenza dell'immagine, la forza comunicativa dello scatto. "Per un vero fotografo una storia non è un indirizzo a cui recarsi con delle macchine sofisticate e i filtri giusti. Una storia vuol dire leggere, studiare, prepararsi. Fotografare vuol dire cercare nelle cose quel che uno ha capito con la testa. La grande foto è l'immagine di un'idea. Bisogna capire cosa c'è dietro i fatti per poterli rappresentare. La fotografia - clic! – quella la sanno fare tutti." (Tiziano Terzani)

F4A: Un fotografo deve avere un proprio stile? E se è così, cosa contraddistingue il tuo stile di fotografia? Come lo hai sviluppato nel tempo? Sì oggi più che mai è necessario avere stile e personalità, specialmente in questo lavoro, con l'avvento del


digitale è nata una categoria di presunti fotografi che pensano avendo un'attrezzatura sofisticata di essere diventati automaticamente professionisti, il mercato è invaso da tonnellate di spazzatura fotografica che spesso viene offerta gratuitamente e questo rende indispensabile, la qualità assoluta, il colpo d'occhio professionale.

Ho sviluppato il mio stile attraverso la ricerca di una corretta comunicazione dell'emozione attraverso l'immagine, nelle mie immagini di musica è evidente, nella personale "immagini di note" infatti, rendo protagonisti non i musicisti né i loro strumenti, ma la loro intensa espressione emozionale.

F4A: Come si costruisce uno scatto? E' importante saper cogliere l'attimo o costruirlo? Quali e quante sono le fasi di una fotografia? Tecnicamente la sequenza è, inquadratura, misurazione della luce, messa a fuoco, misurazione della profondità di campo, scatto.

Non sempre è possibile costruire lo scatto, se stai scattando su un live, che sia Jazz o Rock o altro, la scena è in continua e rapidissima evoluzione, allora per costruire lo scatto devi cogliere l'attimo, devi essere in grado di modificare le regolazioni della macchina con una rapidità incredibile, perchè ovviamente, la macchina è sempre ad impostazione totalmente manuale.

F4A: Come si costruisce uno scatto memorabile?

Preparazione tecnica, sensibilità, concentrazione e un pizzico di fortuna.

F4A: Quali sono le chiavi del successo di una foto?

L'immagine è un mezzo di comunicazione immediato, se riesce ad esprimere correttamente ciò che il fotografo voleva comunicare a chiunque la osservi, è un'immagine d'impatto e probabilmente di successo, ci sono esempi storici in ogni genere di fotografia.

F4A: Quanto è importante la scelta di attrezzature "stellari" in una foto memorabile? Si può fare buona fotografia anche senza investire capitali in corpi macchina/obiettivi/ecc.?

"Fotografare è riconoscere nello stesso istante e in una frazione di secondo un evento e il rigoroso assetto delle forme percepite con lo sguardo che esprimono e significano tale evento. È porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore. È un modo di vivere." (Henri Cartier Bresson) In tutto questo l'attrezzatura non è la cosa più importante. F4A: La tua dotazione "standard"?


Vuoi davvero l'elenco? Io sconsiglio sempre, quando mi si interpella, l'acquisto di obbiettivi o tele a scarsa luminosità, sono limitativi, certo un 70/200 F4 pesa la metà di un 70/200 F 2.8 ma la qualità dell'immagine vale bene il sacrificio del peso.

Io uso prevalentemente una Canon 5D mark II e diversi tele secondo il tipo di immagine che intendo ottenere.

F4A: Nikon? Canon? Altre marche?

Nikon e Canon si rincorrono da anni in un gioco commerciale piuttosto ben equilibrato, i loro corpi macchina sono a livelli di qualità eccellenti. La vera differenza sta negli obbiettivi, Canon ha un sistema lenti migliore, il risultato è una maggiore luminosità e questo è fondamentale. F4A: Fotoritocco si, fotoritocco no? Quando si può/deve intervenire con il computer?

Dipende da cosa intendi per fotoritocco, io non elaboro mai gli scatti, se lo scatto è corretto lo salvo altrimenti lo cancello, alcuni "fotografi" di nuovissima generazione di fronte a questa affermazione rimangono increduli, io però insisto, non ritocco non uso filtri... tranne in rare eccezioni e mai per alterare lo scatto in modo profondo.

F4A: Uno scatto deve emozionare, tu ti emozioni durante lo scatto? Dopo, quando esamini il servizio?

Secondo me sì, uno scatto deve emozionare e sì a volte capita che io stessa percepisca l'emozione intensamente, ma come abbiamo già detto, se scatti secondo il procedimento di Cartier Bresson, l'immagine passa dagli occhi alla mente al cuore e solo dopo arriva la macchina fotografica, dunque emozionarsi è inevitabile.

Il servizio lo rivedo al massimo entro dodici ore dallo scatto, a volte è necessario farlo subito, dipende dalla situazione.

F4A: Cosa vuol dire essere fotografo nel 2013? Come è cambiato questo lavoro (o questa arte) negli anni?

Fare il fotografo oggi è complicato, troppo spesso si perde di vista l'etica che dovrebbe essere la nostra pelle, persone che si offrono gratuitamente per lavori che non sempre sono in grado di fare correttamente senza alcuno scrupolo. All'inizio pensavo che fosse perchè sono una donna, perchè non ho mai accettato compromessi a costo di sentirmi dare della stupida, in realtà è il malcostume generale che dilaga. Fortunatamente ci sono ancora professionisti seri, che usano la qualità del lavoro come biglietto da visita e offrono un confronto serio e costruttivo, ma anche musicisti e direttori artistici seri che prefe-


riscono la qualità e la serietà, sono persuasa del fatto che ci sarà presto un sano ritorno alla ricerca di questi valori.

F4A: Un consiglio per chi si avvicinasse oggi alla fotografia, come hobby o come professione

Consiglio sempre di studiare un po', di fare un corso o due anche di primo livello, non è una banalità anche se si tratta di un hobby quando lo scatto dice quello che vuoi raccontare c'è un altro tipo di soddisfazione e la soddisfazione personale è lo scopo finale dell'hobby.

Se si parte con l'idea del professionismo lo studio è d'obbligo e non basta, ci vuole passione e sacrificio, è un lavoro duro e impegnativo, anche se non lo svolgi in zona di guerra. In quest'ultimo caso serve anche un pizzico di follia, il fotografi di guerra, che ammiro moltissimo e ai quali sono davvero grata per il loro lavoro, smettono spesso di sorridere, a volte, malgrado la loro permanenza in zone "calde" non superi mai i quindici giorni, non riescono a scrostarsi di dosso il dolore che sono costretti a respirare lavorando. Bisogna studiare dunque, e impegnarsi e lavorare duramente per crearsi uno spazio in questo difficile mondo, non esistono scorciatoie possibili, le scorciatoie finiscono sempre nel nulla.

Dopo l'intervista, quando ormai pensava di essersela cavata... di fronte ai 35 scatti della mostra Immagini di Note, abbiamo fatto la domanda "politicamente scorretta"...

F4A: Angela, scegli 3 scatti e raccontaci 3 storie legate ad essi Nooooo... come faccio? per me sono tutti "piezz 'e core". OK, sceglierò sulla base dei ricordi legati agli scatti.

Ho conosciuto Renato Sellani una sera al Blue Note, era l'ospite d'onore in una sera dedicata alla canzone d'autore, mi dice che qualche giorno dopo suonerà alla Salumeria della Musica invitandomi ad andare a fotografarlo, ed io accetto di buon grado. Il giorno prima del concerto il suo buon amico Gabriele Romagnuolo mi chiama spiegandomi che per


ragioni personali non è in grado di accompagnare Renato, che non guida l'auto, come fa abitualmente. Gabriele mi chiede la cortesia di accompagnare Renato Sellani al sound check assicurandomi che la cosa non avrebbe creato alcun problema al Maestro. Accetto e mi ritrovo in auto con questo grandissimo uomo che, letto il mio disagio prende a raccontare aneddoti della sua carriera musicale; “...quando suonavo con Romano Mussolini, il figlio del Duce..” Racconta Renato “...il jazz era proibito allora e lui, che era un bravissimo musicista, ogni volta che noi partivamo per l'estero ci chiedeva di portargli dei dischi degli artisti americani, così si faceva contrabbando di musica..” durante il percorso da viale Monza a via Pasinetti, Renato mi ha raccontato diversi episodi, della sua vita, con precisi riferimenti storici, e una dovizia di particolari che i libri non hanno di sicuro. All'arrivo, entrando alla Salumeria della Musica si ferma un attimo e mi dice: “...non è sconveniente se ci diamo del tu vero?” Un meraviglioso uomo, un musicista intenso e straordinario. Betty Gilmore ha cantato ad Ah Um Jazz Festival 2012 (http://www.ahumjazzfestival.com), una donna incredibilmente forte, canta in acustico, senza amplificazioni, spesso accompagnata da banjo e fisarmonica, è scampata all'uragano Catrina che ha distrutto New Orleans, ha preso ogni cosa in quella catastrofe , lo racconta in un pezzo, che canta con un'intensità così forte, da ricreare atmosfere e sonorità che sembravano perdute e arrivare dritta al cuore di chi vuole ascoltare. Franco Cerri ho avuto il piacere di fotografarlo ormai diverse volte, ma il primo incontro è stato senza dubbio il più importante, in occasione dell'ottantacinquesimo compleanno di Dario Fò, al Palazzo Reale di Milano. Il premio Nobel aveva allestito una grande mostra, tra i burattini di Franca Rame e le sue tele ha voluto incontrare i cari amici con cui ha percorso un importante tratto di strada, così Dario Fò riunisce in un attimo Franco Cerri, Enrico Intra, Adriano Celentano ed Enzo Jannacci

e mostra loro un grande quadro in cui sono ritratti tutti assieme nell'atto di suonare jazz. Si fa musica con i grandi accanto ai giovani della Scuola Civica di Jazz. Un'indimenticabile mattinata, al termine della quale incrocio Franco Cerri che esce dopo i saluti, lo fermo e dico “mi permetta di stringerle la mano e di ringraziarla Maestro...” lui si ferma, tenendomi strette le mani rosso in viso e con gli occhi al limite delle lacrime, mi risponde: “....che emozione...che emozione...erano quarant'anni che non ci incontravamo più tutti assieme....” Momenti intensi, frammenti di vita nascosti dietro un'immagine. M un'immagine riesce a catturare solo in parte la grande emozione che questi incredibili musicisti mi regalano ad ogni incontro, ogni volta, quando la serata ha termine, assieme al bagaglio di scatti, porto via con me un piccolo tesoro di racconti, vita, emozioni che mi fa sentire un po' più ricca. Angela Bartolo Tantissime altre foto (emozioni comprese) su: http://www.angelabartolo.it


ritratti al femminile

ALESSANDRO CALORI

F4A intervista Alessandro Calori, un grande appassionato di fotografia che grazie alla sua dedizione, preparazione ed esperienza, non possiamo definire un "dilettante", ma a tutti gli effetti un "semiprofessionista". Alessandro si è specializzato nelle foto a modelle in studio, nei ritratti e nel nudo, ma come ci racconterà, ultimamente ha iniziato a esplorare altri generi di fotografia, quali ad esempio i concerti di musica pop o jazz.

F4A: Come nasce la tua passione per la fotografia? E’ nata a vent’anni, acquistata la mia prima reflex ho cominciato a scattare soprattutto paesaggi e cogliere situazioni sulla strada. Conservo ancora migliaia di diapositive riprese in giro per l’Europa. Ancora oggi la street photography è uno dei generi che più mi appassionano.

F4A: Sei autodidatta? Hai frequentato corsi o scuole? Quanto è importante aver studiato? Si può supplire lo studio solo con la pratica? Sostanzialmente sono autodidatta, anche se qualche corso l’ho frequentato e ho anche partecipato a diversi workshop che mi hanno aiutato soprattutto nel gestire le riprese in studio. La tecnica, e quindi lo studio, sono sicuramente importanti, anche se la pratica e la sperimentazione sul campo sono state per me la vera scuola. F4A: L’ “occhio” si può imparare o è innato? L’”occhio” si può certamente allenare, affinare. E qualche informazione tecnica aiuta e tutti possono realizzare un


buono scatto, con un po’ di attenzione. Ma in definitiva penso che di base ci sia una predisposizione a vedere ciò che ci circonda come fosse inquadrato nel mirino della nostra fotocamera. Lo scatto è costruito già nella nostra mente prima di fare “clic”.

F4A: Ti sei mai ispirato a uno o più fotografi illustri? Hai un modello di riferimento? Un modello di riferimento direi di no, anche se apprezzo, e imparo molto, dagli scatti di grandi fotografi. Potrei fare decine di nomi, ma su tutti mi affascinano le fotografie di Luigi Ghirri, per la novità che ha portato nella fotografia ritraendo soggetti semplici, oggetti del quotidiano, per i paesaggi nebbiosi della sua pianura, che è anche la mia. Altra fotografa che mi piace molto è Bettina Rheims per la sua ricerca, spesso anche irriverente, sul corpo femminile. F4A: Un fotografo deve avere un proprio stile? E se è così, cosa contraddistingue il tuo stile di fotografia? Come lo hai sviluppato nel tempo? Mah, è difficile definire uno stile. A me piace soprattutto spaziare tra vari generi e tendo a fotografare un po’ di tutto e a seconda dei periodi prediligo fare alcune cose piuttosto che altre. Per me la fotografia è una passione per cui faccio un po’ quello che mi va: per esempio ultimamente ho scoperto la fotografia musicale live. E fotografare ai concerti mi permette di abbinare due grandi passioni: la fotografia e la musica!

F4A: Come si costruisce uno scatto? E’ importante saper cogliere l’attimo o costruirlo? Quali e quante sono le fasi di una fotografia? Bisogna distinguere il tipo di fotografia: in alcune


situazioni è determinante cogliere l’attimo, un buon fotoreporter deve avere il fiuto per essere nel posto giusto nel momento giusto; se invece parliamo per esempio di foto di moda lo scatto va pensato e costruito a priori, anche se poi è importante cogliere l’espressione giusta. Devi lasciar muovere la modella dandole delle indicazioni, ma senza trattarla come un manichino da mettere in posa. Ed è importante parlare: la maggior parte dei fotografi tende a stare in silenzio e questo si vede poi nel risultato finale, si deve instaurare un rapporto di reciproca fiducia tra il fotografo e la modella, sia che si tratti di foto beauty, fashion, glamour o nudo artistico. F4A: Come si costruisce uno scatto memorabile? Oh mamma, che domandona! Posso solo dirti che ancora sto cercando la risposta! Dovrei prima realizzarne uno!

F4A: Quali sono le chiavi del successo di una foto? E’ determinante l’idea. Avere qualcosa da dire, raccontare qualcosa. Una foto può essere bella, magari tecnicamente perfetta, ma se dietro non c’è un percorso che si vuole suggerire rimane fine a se stessa. F4A: Quanto è importante la scelta di attrezzature “stellari” in una foto memorabile? Si può fare buona fotografia anche senza investire capitali in corpi macchina/obiettivi/ecc.?

Certamente si possono fare ottime foto anche con un’attrezzatura amatoriale. Ovviamente dipende da cosa devi fare: se vuoi delle stampe formato gigantografia dovrai avere una definizione che ti permetta di avere ingrandimenti importanti, ma generalmente basta poco per avere buoni risultati.

F4A: La tua dotazione “standard”? Pochissima roba: una Canon 550D (come vedi niente di super-professionale), uno zoom 24-105 mm per il ritratto, un altro 70-200 mm e un piccolo zoom 18-55 mm. F4A: Nikon? Canon? Altre marche? Canon. Ma è solo questione di gusto personale, anche Nikon è ottima e con buoni risultati.

F4A: Fotoritocco si, fotoritocco no? Quando si può/deve intervenire con il computer? Anche qui dipende, se devi fare una foto di moda il fotoritocco è essenziale, diciamo anche il 6070% dello scatto. In altre situazioni può essere meno determinante, anche se un uso moderato è sempre utile. In alcune altre, per esempio nel fotogiornalismo, che conta è cogliere l’attimo, non la qualità della foto in se stessa.

F4A: Uno scatto deve emozionare, tu ti emozioni durante lo scatto? Dopo, quando esamini il servizio? Certo, quando trovi l’idea giusta scattare è dav-


vero un piacere, non smetteresti mai. E anche nell’esaminare un servizio è sempre un’emozione ritrovare nelle immagini quello che volevi esprimere.

F4A: Cosa vuol dire essere fotografo nel 2013? Come è cambiato questo lavoro (o questa arte) negli anni? Certamente l’avvento del digitale ha cambiato radicalmente la professione. Una volta il fotografo comune viveva anche di vendita di pellicole, sviluppo e stampa, oltre che di servizi matrimoniali, cerimonie, ecc., mentre per il fotoamatore c’erano sicuramente più difficoltà in queste attività. Inoltre il costo di ogni singolo scatto obbligava a limitarne il numero. Oggi invece con il digitale c’è la possibilità di effettuare migliaia di scatti e basta un ragazzo un po’ sveglio nell’uso di strumenti elettronici per riuscire ad “indovinare” un certo numero di immagini, per puro calcolo statistico. Per cui questo tipo di mercato si è sempre più ristretto. Diverso è il discorso per le stampe di qualità, per gli scatti “professionali” utilizzando set e modelle professioniste. Qui evidentemente la differenza si vede.


F4A: Un consiglio per chi si avvicinasse oggi alla fotografia, come hobby o come professione Privilegiare sempre la creatività, misurarsi sempre con nuove sfide e non fossilizzarsi da subito con la rincorsa dietro ad attrezzature di alto livello: come ho già detto l’occhio e l’idea sono i fattori determinanti per la riuscita di ogni progetto. La fotocamera professionale può attendere! Ed è importante divertirsi, perchè la professione sarà sempre più dura se non si sarà fotografi con la F maiuscola! Altri scatti di Alessandro Calori: http://www.fotocommunity.it /fotografo/alessandro-calori/1736606



DEMIS CRUDELI . . i l u og h i d e ll a sua fo to grafia Abbiamo incontrato Demis Crudeli, un giovane e promettente fotografo professionista, in occasione della sua personale "luoghi" Oltre a rispondere alle nostre domande, Demis ha simpaticamente commentato ogni foto presentata in questa intervista, rievocando le sue emozioni al momento dello scatto o altre informazioni più tecniche legate alla foto.

F4A: Come nasce la tua passione per la fotografia? La mia passione per la fotografia nasce per caso e molto tardi. All’età di 28 anni, mi è capitato tra le mani un libro di fotografia di Bryan Peterson (che possedeva un mio caro amico che studiava per diventare cameraman). Ho iniziato a guardare le immagini illustrate, le inquadrature, i colori, ma soprattutto quello che mi trasmetteva in quel momento preciso la Fotografia. Un’istante che viene immortalato per sempre, mi ha affascinato e mi sono avventurato in questa nuova passione, quasi

per gioco.

Ritratto (Eve La Plume, una delle principali ballerine di burlesque in Italia): qui ho scelto un set molto semplice con sfondo bianco per concetrare la delicatezza e la bellezza del soggetto, ed in un set piu’ costruito e studiato per dare risalto agli abiti con una versione un po’ piu’ teatrale della scena


Beauty: uno scatto con la giusta luce e i colori contrastati permette di far risaltare molto il viso della modella (per il beauty è ideale)

Ho iniziato con una vecchia macchina fotografica reflex a pellicola, e come per qualsiasi persona che non la sa assolutamente usare, su 36 fotogrammi di un rullino, quando andava bene ne salvavo uno…

Poi da autodidatta ho iniziato ad imparare un po’ la tecnica fotografica e ho deciso di fare un master di Reportage alla John Kaverdash di Milano, dove a fine corso non sapevo lo stesso fotografare, ma mi ha aperto gli occhi su molti orizzonti ed ho conosciuto e studiato fotografi di alto livello che veramente hanno cambiato il modo di VEDERE le cose. Cosa importante per me è stata iniziare a lavorare come assistente fotografo. Ho iniziato nel 2006 e se capita lo faccio ancora oggi. Dal mio punto di vista non si smette mai di imparare dagli altri fotografi…non bisogna mai sentirsi arrivati. Forse io sono anche troppo incerto delle mie foto, non mi soddisfano mai. Sono felice di essere cosi, almeno cerco di migliorarmi giorno dopo giorno. Quando ero giovane e facevo il carrozziere nel mio piccolo paese di nascita (Tolentino, nelle Marche) il mio datore di lavoro mi diceva sempre: “il mestiere si ruba con gli occhi…” Quindi….. quale miglior modo per imparare a fare il fotografo;)??… ah ah ah ah

F4A: Ti sei mai ispirato a uno o più fotografi illustri? Hai un modello di riferimento? Fotografi come Bresson, Capa, Erwitt o italiani come Berengo Gardin, Scianna ecc… hanno dato ad un’istante, ad un fotogramma, una storia da raccontare ognuno con il suo stile, con il suo modo di vedere. Mi piace molto una frase di Henri Cartier Bresson: “E’un’illusione che le foto si facciano con la macchina…si fanno con gli occhi, con il cuore, con la testa.”

F4A: Un fotografo deve avere un proprio stile? E se è così, cosa contraddistingue il tuo stile di fotografia? Come lo hai svilppato nel tempo? Io sinceramente non credo di avere uno stile che mi contraddistingue. Mi piace fotografare e cerco di mettere me stesso in tutto ciò che faccio… forse gli altri possono vedere se ho uno stile particolare…mettendo insieme tutti i miei scatti. Dal mio punto di vista, qualunque sia lo stile fotografico, nello scatto influisce molto lo stato d’animo del fotografo. Sarebbe bello quando si scatta poter sempre mettere il proprio gusto personale ma alle volte ci si scontra con clienti che con le loro richieste


Modella: qui volevo contrastare la sensualita’ della modella in una location underground (infatti sono delle cantine di un palazzo), il tutto in una versione un po’ dark

si allontano dal proprio gusto e non resta fare altro che…accontentarli. Io non ho un preciso settore dove posso collocarmi. Scatto sia eventi, ritratti, moda e reportage. La differenza tra uno scatto di moda/pubblicità e uno di reportage sta nel fatto che il primo può essere costruito e studiato a priori ma il bello del reportage è che quell’istante colto non può tornare o comunque se dovesse tornare non sarà mai uguale all’istante immortalato nella situazione precedente. Questo mi affascina molto. Ritratto (Simone Riccioni): ho fotografato questo giovane attore in una versione bianco e nero, risaltando i suoi occhi ed il suo sguardo e lasciando fuori fuoco il resto F4A: Come si costruisce uno scatto? E’ importante saper cogliere l’attimo o costruirlo? Quali e quante sono le fasi di una fotografia? La composizione, lo styling, la location sono elementi fondamentali per la buona riuscita di uno scatto costruito.

F4A: Come si costruisce uno scatto memorabile? Uno scatto cosi detto memorabile non può essere costruito! Uno scatto memorabile per me è lo sbarco in Normandia di Robert Capa, dove su tutti i rullini scattati (per un errore della redazione o stampatore adesso non ricordo bene), si sono salvati solo 11 fotogrammi…e in quei momenti non puoi costruire uno scatto (devi solo essere un pazzo come solo lui era , quello si). Se non ricordo male lui diceva: “Se una foto non ti piace significa che non sei abbastanza vicino”. La fotografia come tutte le forme d’arte può essere apprezzata o criticata ma resta pur sempre arte…per questo motivo cerco di non criticare mai troppo l’arte altrui…ognuno ci vede qualcosa ed è giusto che sia così.


Fashion: scatto realizzato durante l’ultima settimana della moda a milano, mi era stato chiesto di fare delle foto di ambiente che raccontassero un po’ la sfilata e con quest’immagine scattata ad un tempo di scatto lento volevo dare il senso di movimento e poesia, scegliendo quest’abito rosso che da’ tonalita’ e contrasto all’intera scena

F4A: Quanto è importante la scelta di attrezzature “stellari” in una foto memorabile? Si può fare buona fotografia anche senza investire capitali in corpi macchina/obiettivi/ecc.? La chiave del successo di una fotografia non è sicuramente nell’attrezzatura che si utilizza. Vero è che certi lavori richiedono attrezzatura adeguata.

F4A: La tua dotazione “standard”? Utilizzo Nikon D3 e ho un 24/70, un 70/200 e un sigma 15/30 F4A: Perché hai scelto Nikon? Ho iniziato con Nikon e sono rimasto un felice niFashion: inizio di una sfilata konista. di moda: qui mi piaceva molto Una cosa simpatica che mi capita spesso quando usare la silhouette della lavoro è che arriva gente che ti guarda l’attrezzaprima modella che uscisse tura e poi dice, come mai Nikon e non Canon? opin passerella pure…Nikon è sicuramente meglio di Canon vero? O cose simili… Ah ah ah a me fa ridere, nel senso buono e simpatico della cosa e infatti rispondo sempre che la foto la fa il fotografo non la macchina, però devo ammettere anche che in determinate situazioni l’attrezzatura è decisamente importante. Danza: i ballerini stavano intrattenendo gli ospiti; con una semplice luce flash su slitta ed un tempo lento e diaframmi chiusi, ho zoomato con un'obiettivo 24/70 indietro, dando il senso di movimento

F4A: Fotoritocco si, fotoritocco no? Quando si può/deve intervenire con il computer? Parlando di digitale si è portati ad una sorta di evoluzione forzata che ci porta ad usare un computer e quindi di conseguenza ad approfondire spesso la postproduzione. Io sono dell’idea che la pellicola aveva la sua magia/poesia, per quanto io sinceramente avendo iniziato tardi ho perso quel passaggio. Quello che una volta si faceva in camera oscura, oggi lo si fa velocemente con photoshop. La tecnologia va avanti giorno dopo giorno, quindi la post-produzione è ormai all’avanguardia, si può fare praticamente tutto ciò che non si è fatto con lo scatto originale. Quello che manca si può aggiungere e ciò che è brutto può per magia diventare bello.


Neve a Milano: scatto fatto con la neve che scendeva ed il treno che arrivava ad un passaggio a livello, mi piace molto perché nella sua semplicita’ mi da un senso di rumore e silenzio allo stesso tempo

F4A: Uno scatto deve emozionare, tu ti emozioni durante lo scatto? Dopo, quando esamini il servizio? Mi emoziono quando scatto e con una macchina fotografica in mano mi sento più sicuro e spero di far emozionare chi guarda le mie foto. Non riesco però a ritenermi un’artista, i veri artisti sono altri, ma la vita è lunga, chissà cosa succederà un domani. una vecchia casa disabitata in Liguria, la mia mente torna indietro nel tempo e mi fa immaginare che li una volta ci fosse seduta una vecchia nonnina che lavorava a maglia guardando la televisione con la luce leggera del giorno…in attesa che suo marito rientrasse

F4A: Cosa vuol dire essere fotografo nel 2013? Come è cambiato questo lavoro (o questa arte) negli anni? Essere un fotografo nel 2013 non è facile, soprattutto in una città come Milano (dove ormai vivo da 13 anni). C’è molto lavoro, ma anche molta concorrenza… ci sono parecchie difficoltà…economiche, avere sempre un attrezzatura all’avanguardia comporta spese (soprattutto con il digitale che esce un nuovo corpo macchina ogni 2 anni massimo o obbiettivi piu luminosi e più incisi del modello prima, luci ecc.), e non sempre si riesce a sostenerle tutte, soprattutto non sapendo mai quando lavorerai e quanto ma soprattutto quando ti pagheranno.

Una cosa che mi infastidisce è che ancora nel 2013 ci sia qualcuno che ti chiede: cosa fai nella vita? E tu rispondi: il fotografo… aaahhh e di lavoro??? Ma….io amo il mio lavoro…e finche avrò la forza di andare avanti ce la metterò tutta per non mollare. Chi vivrà vedrà;)… F4A: Un consiglio per chi si avvicina oggi alla fotografia, come hobby o come professione Se posso dare un consiglio a chi si avvicinerà oggi alla fotografia…direi… andate avanti per la vostra strada a testa alta, ma sempre con rispetto e umiltà, i risultati prima o poi arriveranno.


Ponte di Brooklin scattato in pieno giorno con il movimento delle persone che vanno al lavoro, fanno footing o semplicemente passeggiano. Mi trasmette un’emozione particolare, essere stato li su quel ponte che collega Manhattan al quartiere di Brooklin... Io non ho viaggiato molto per il mondo anche se non mi lamento, ma in quest’istante ho immortalato un ricordo che rimarra’ per me sempre molto importante

Infine uno scatto che è per me un cavallo di battaglia, come fosse una canzone che non puo’ mancare ad un concerto, il quadro piu importante di un pittore insomma, la foto che porterò sempre nel cuore. Ci sono molti scatti tra il mio archivio che mi piacciono, ma questo è quello che preferisco. Panchina milanese, ricordo ancora quando la scattai. era una sera d’autunno e la foschia in lontananza che nascondeva la strada mi fece provare una sensazione di silenzio assoluto (cosa che a milano e’ davvero difficile...) Per approfondimenti: http://www.demiscrudeli.com.


FOTOGRAFI E PAROLE

"c’è una sensibilità innata ed istintiva che ti porta a fare alcuni scatti piuttosto che altri" (Marco Bottani)

"Fotografare l'anima degli animali e ricongiungerla a quella degli uomini è ciò che mi muove. Se in qualche modo i mie scatti vi avvicineranno al mondo animale con rispetto e vi faranno scoprire la meraviglia ancora nascosta, allora il mio entusiasmo fotografico diventerà ancora più tenacemente motivo della mia avventura." (Stefano Ronchi) "Per anni sono stata attratta dalle persone, dagli occhi, da cio’ che si nascondeva dentro ogni sguardo…" "Ultimamente sono attratta invece da cio’ che si cela di inascoltato ma vibrante nella natura" (Elena Parisi) "Lo scatto è costruito già nella nostra mente prima di fare “clic”." (Alessandro Calori)

"Sono convinto che in realtà l’occhio vede soprattutto quello che stai cercando" (Gaetano Lo Porto)

"Nessuno ti insegna veramente cosa inquadrare …cio’ che scegli di fermare nelle immagini è cio’ che vedi e ciò che vedi è quello che sei tu" (Elena Parisi)

"Mi piace pensare che le mie foto raccontino una storia e che attraverso l’immagine si riesca a cogliere il mondo che in quel momento sto incontrando." (Marco Bottani) "La chiave del successo di una fotografia non è sicuramente nell’attrezzatura che si utilizza." (Demis Crudeli)

"Una grande foto nasce prima di tutto nella testa e nei sensi di un fotografo. Non si trova già latente un una fotocamera da cinquemila euro." (Gaetano Lo Porto)

"la passione è una cosa fondamentale ma da sola non basta." (Angela Bartolo)

"cosa fai nella vita?", "il fotografo", "aaahhh e di lavoro???" (Demis Crudeli)

"Il professionismo tende a scomparire soppiantato dagli amatori che vanno a rovinare il mercato pur di vedere pubblicata una fotografia e dalle agenzie che riempiono i giornali di foto scadenti ma senza dover pagare alcun compenso" (Stefano Ronchi)

"Momenti intensi, frammenti di vita nascosti dietro un'immagine. Ogni volta, quando la serata ha termine, assieme al bagaglio di scatti, porto via con me un piccolo tesoro di racconti, vita, emozioni che mi fa sentire un po' più ricca." (Angela Bartolo)

"L’immagine è uno strumento e non l’obiettivo, il fine e la nostra principale attenzione devono essere sempre le persone." (Marco Bottani)

"Quello stesso istante potrebbe essere ripreso da decine di fotografi, ma ognuno lo rappresenterebbe in modo diverso. " (Stefano Ronchi) "la fotografia non è copia esatta del reale, ma sua interpretazione." (Elena Parisi)

"Devi lasciar muovere la modella dandole delle indicazioni, ma senza trattarla come un manichino da mettere in posa." (Alessandro Calori) "fotografo perché non potevo farne a meno" (Gaetano Lo Porto)


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