Show Image Focus - Intervista a Alessandro Gionni

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Paola Palmaro intervista

Alessandro Gionni


Paola Per te Alessandro ogni sfumatura di luce è una tavolozza cui attingere per creare nuove suggestioni visive, per ribaltare la concezione stessa di composizione classica, compresi i rapporti tra i volumi e le forme, tra le luci e le ombre. Come sei giunto a tale ricerca?

Alessandro Domanda assolutamente valida che mi fa tornare indietro nel tempo a quando, poco più che adolescente, con la mia Canon AE1, facevo i miei primi tentativi di fissare su pellicola i raggi di sole che filtravano dagli scuri della finestra appena accostati. Quelle lame di luce erano per me qualcosa di affascinante, naturali "occhi di bue" che isolavano il soggetto su cui cadevano, facendo sparire quasi tutto il contesto. Solitamente, soprattutto negli scatti di architettura, la prima cosa che faccio è girare intorno a ciò che sto per fotografare, per individuare la prospettiva e la qualità della luce che ho in mente. Si parla di luce, ma altrettanta importanza hanno le ombre.


Paola Gli studi classici come punto di riferimento nelle tue immagini mi porta a chiederti se l''armonia tra l'equilibrio delle forme e degli spazi esiste oppure può essere ridefinito il loro concetto scegliendo dei punti di vista completamente nuovi da cui partire a ricercarla? Alessandro Le reminiscenze classiche dei tempi del liceo mi sono rimaste come un silente bagaglio mentre mi indirizzavo verso discipline scientifiche, interessatissimo a tutto ciò che è tecnologia,in particolare le biotecnologie, che mi hanno portato poi a laurearmi in microbiologia industriale. Forme e spazi armonici sono stati studiati e sublimati già dagli architetti di 2000 anni fa. Ho avuto modo di recente di muovermi, tramite dei visori per la realtà aumentata, negli spazi virtualmente ricostruiti della Domus Aurea. Magnificenza e strutture architettoniche che dovevano essere strabilianti per gli uomini di quel periodo, lo sono ancora oggi per noi che ci stiamo preparando ad andare su Marte. Di fronte a strutture già fotografate milioni di volte da chiunque di noi, il mio sforzo è di non essere ovvio, scontato, "già visto". Ecco allora gli scatti in notturna, con angolazioni non abituali, con lenti non abituali che deformano le linee e modificano le geometrie a cui i nostri occhi ed il nostro cervello sono ormai assuefatti.


Paola La fotografia è il mio "Nirvana" mi hai accennato, cosa intendi? Osservando i tuoi scatti mi viene anche da domandarti se ti interessano le coreografie teatrali e se ti piacciono i Trompe-l'œil? Alessandro Il Nirvana, in senso figurato, può rappresentare uno stato di beatitudine, di appagamento, di puro godimento spirituale. Senza estremizzare nei termini, la fotografia, soprattutto nella fase di elaborazione dello scatto, è il campo di attività in cui la creatività e le mie pre visualizzazioni prendono corpo. E' il mio momento di astrazione dal quotidiano, dalla routine... il mio Nirvana. Riguardo alle scenografie teatrali ed ai Trompe-l'œil, non ho una particolare conoscenza e competenza ma, pensandoci, qualcuno dei miei scatti si potrebbe prestare a fungere da quinta teatrale!


Paola Sei un affabulatore nato per quanto riguarda il genere architettonico ma anche negli altri campi sai rivoluzionare i punti luce, le ombre, le prospettive. Le tue prime fotografie riguardavano quali temi, te lo ricordi, da dove è partito il tuo interesse per questo linguaggio? Alessandro La mia storia "fotografica" è divisa sostanzialmente in due periodi storici. Il primo, tra i 18 ed i 25 anni, è il periodo "analogico" dove si andava in giro a scattare soprattutto paesaggi di campagna (le vigne dalle mie parti, all'epoca, abbondavano) per poi cimentarsi in camera oscura (il bagno di casa di un mio amico, con cambio abusivo di destinazione). Il secondo periodo invece parte dal 2011 anno in cui, con l'acquisto della mia prima fotocamera digitale, torna prepotente la passione per la fotografia. L'architettura, il bianco e nero e la postproduzione diventano i miei ambiti più stimolanti, lì dove ho approfondito gli studi, supportati da tanti libri e tutorials specifici. Da quest'ultima frase si evince che oltre a non essere un fotografo professionista, sono sostanzialmente un autodidatta.


Paola Cosa provi quando scolpisci la luce e le sue geometrie nascoste come fosse un abito di alta moda di Capucci, quando riesci a far parlare le eccezioni alle regole conoscendo molto bene le prime ma dando valore alle eccezioni per ridefinire le tue suggestioni di fronte alle geometrie ed ai volumi dei soggetti inquadrati? Cosa cerchi di realizzare, forse vuoi semplicemente percorrere strade diverse a prescindere dai risultati? Alessandro E' facile dire che quando una foto mi "riesce", l'intima soddisfazione si fa grande, seguita poi dal piacere di condividerla con chi ha la compiacenza di soffermarsi sui miei scatti. Devo anche dire che tutto quanto studio ed approfondisco per dare spazio alla mia creatività , soprattutto nelle fase di post-produzione, è una sperimentazione continua che qualche volta porta a risultati diversi da quelli ricercati, ma non per questo meno interessanti. Ho anche l'abitudine di rivisitare vecchi scatti con l'applicazione di tecniche o effetti che posso aver acquisito in tempi successivi.


Paola Dove credi sia diretto il linguaggio fotografico? Nei corso dei secoli si sono alternate la furia iconoclastica nei confronti delle immagini e quella più rabbiosa verso il linguaggio delle parole. Il loro rapporto, complesso ed a tratti complementare è per te fonte di stimoli o vedi divise queste due abilità umane che agli occhi come organi di senso della vista devono tantissimo ed alla voce, alla scrittura, alla pittura, alla scultura, parte del fascino che esercitano? Alessandro Oggi si comunica per immagini. La tecnologia degli smartphone ed i social ci spingono a questo. La gente fotografa ogni aspetto del suo quotidiano, la pietanza che sta mangiando, il cane, il gatto, il canarino con cui convive, il selfie con gli amici che frequenta, ecc... Si può definire tutto questo come linguaggio fotografico? Probabilmente si, piaccia o no. Penso però che dal punto di vista artistico la fotografia continuerà a mantenere un suo spazio vitale, nobile, ben separato dall'immenso rumore di fondo fatto dai miliardi di scatti prodotti ogni giorno in tutto il mondo. Continueranno ad esistere gli artisti della fotografia e la fotografia, tra le arti visive, acquisterà sempre maggior dignità.


Paola Bianco e nero e Colore, la fotografia sembra una partita di calcio quando si parla di questo suo aspetto, si trovano spesso posizione contrapposte ed appassionatamente divise fra loro, tu ami entrambi i generi da quel che ho potuto osservare, cosa ne pensi a riguardo? Alessandro Pur con tutta la soggettività del caso, faccio un ragionamento diverso. Se consideriamo il Bianco e nero ed il Colore come due tecniche espressive allora possiamo valutare su quali generi di fotografia si possano utilizzare al meglio. Senza generalizzare, ritengo che, nella fotografia di architettura come io la concepisco, di insieme o di dettaglio, siano essenziali il contrasto, la composizione e, ove presente, la simmetria. Il colore in questo caso, azzardo a dire, potrebbe risultare addirittura un elemento di disturbo. Se, tolto il colore, lo scatto continua a catturare l’attenzione di chi guarda, allora avremo fatto un buon lavoro con la luce, il soggetto e la composizione. Senza “effetti speciali”.Il colore lo riservo invece a scatti più "pittorici" dove il razionalismo lascia spazio ad un pizzico di poesia.


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