Paola Palmaro racconta
Marco Mandolini
Intervistare Marco Mandolini sul tema "Fotografia" è praticamente impossibile, la prima domanda si trasforma immediatamente in un racconto corale degli ultimi 50 anni della fotografia vista attraverso l'esperienza, gli incontri, la passione di questo fotografo ed uomo straordinario. Colpisce in Marco il modo in cui tratta l'argomento, come se parlasse di un amica di famiglia, di qualcuno con cui ha avuto a che fare da sempre, che conosce intimamente e di cui saprebbe descriverci anche i connotati con precisioni millimetrica. La fotografia per Marco fa parte del suo quotidiano, si alza al mattino e va in perlustrazione, facendo una passeggiata lungo la spiaggia o per la città di Senigallia, per trovare luoghi e situazioni che potrebbero interessargli.
Intervista a Marco Mandolini
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Adora il mare, la luce in inverno che crea ombre lunghe sulla spiaggia, ama il bianco e nero pur non disdegnando anche il colore, ti guarda in faccia e pensi "sta misurando la luce per fotografarmi con gli occhi prima ancora che con l'obiettivo fotografico". I suoi occhi sono obiettivi fotografici, il mezzo per lui è connaturato nella sua esperienza visiva e sensibile. E' curioso e traduce la sua curiosità in conoscenza, cerca di cogliere un'espressione del viso, un moto dell'anima, un pensiero, sa essere creativo e cammina per la sua città , Senigallia, alla ricerca di situazioni che possano interessarlo da un punto di vista fotografico.
Intervista a Marco Mandolini
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Se piove molto con raffiche di vento, è capace di raccogliere i cartelloni pubblicitari scivolati per terra, di farli a pezzi, di assemblarli e fotografarli da prospettive inconsuete. Se la luce un mattino è perfetta attende che il sole sia alto e sulla spiaggia va a caccia di ombre lunghe, la sua passione non lo fa desistere di fronte a qualsiasi evento climatico. Ha conosciuto Mario Giacomelli di persona, ha ricevuto da lui consigli e visto all'opera, ne parla con estrema gioia ed umiltà , la sua modestia ti coglie di sorpresa e piacevolmente ti avvolge come il suo racconto, la sua passione infinita verso questo linguaggio.
Intervista a Marco Mandolini
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Marco non ama insegnare dietro una cattedra ma trasmettere dal vivo le sue conoscenze applicandole direttamente e, trascorrerebbe ore a farti capire come usare il mezzo fotografico, mostrandoti le luci del giorno come camminano, come sfruttarle al meglio, descrivendoti le ombre come le ha catturate il giorno prima e come vorrebbe che tu le conoscessi. Ama il mare quanto la fotografia, ne conosce ogni segreto, la voce, la bellezza e la forza deflagrante, sa come tenere a bada il vento e la foschia mattutina, come ammansire ogni difficoltĂ per catturare quel che vede e trova interessante da riprendere.
Intervista a Marco Mandolini
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Il bianco e nero per lui è un'esperienza sia visiva che tattile, lui tocca a livello cognitivo e sensoriale l'esperienza sensibile che attraversa quotidianamente come se tutto fosse bianco o nero. Marco accentua i contrasti con una tale maestria che ti sembra di non aver mai guardato al mondo in modo interessante e stimolante dopo aver visto con i suoi occhi quel che può produrre una luce, un scia d'ombra, una linea di confine tra il controluce e la luce piÚ sfavillante. Si mette continuamente in gioco, con gli autoritratti, con la presenza di figure umane che vivono la spiaggia, paesaggi umani e non solo naturali. E' pronto a sfruttare anche le fenditure nell'asfalto o sui muri, i suoi occhi non sono mai paghi di cercare soggetti o situazioni che possano far parte dei suoi scatti.
Intervista a Marco Mandolini
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Parte del corpo monumentale delle sue opere è conservato nel Museo della Fotografia a Senigallia da cui raramente si sposta, con visite a Roma e Venezia che ha raccontato nei suoi scatti. Fotografare l'immagine che non c'è è la sfida che Mandolini si propone da sempre, un'autoanalisi sincera e diretta che porta a sviluppare i suoi sogni senza censurarne alcuna parte, una ricerca continua di rimandi che solo il bianco e nero può mettere in evidenza svelando a noi, confermando a lui, l'inesauribile e stimolante viaggio che la fotografia promette e mantiene sempre.
Intervista a Marco Mandolini
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Si pensa sempre che la semplicità sia un valore immodificabile, non aggiunto ma acquisito, invece conoscendo Marco si scopre che nulla è più complesso della semplicità di essere fotografo nell'anima, di avere da sempre quel particolare modo di guardare che fissa ogni istante, ogni gesto, ogni variazione di luce, come si trattasse di respirare. La creatività si può affinare, esercitare, coltivare, la capacità di usare i propri occhi come se fossero obiettivi fotografici connaturati nelle orbite oculari fin dalla nascita è una costante che l'esercizio e la passione valorizzano e trasformano in un modello di vita cui Marco non viene mai meno.
Intervista a Marco Mandolini
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Ascoltare i suoi racconti, come ha eseguito uno scatto piuttosto che scoperto una luce in quel preciso momento del giorno, come le ombre siano fugaci ma straordinarie, ti porta a guardare al mezzo fotografico come ad un crogiolo da cui potrebbe uscire un mondo che hai sempre avuto davanti agli occhi ma solo fissandolo con attenzione attraverso le lenti di un obiettivo preciso e specifico si svela e si dona a te. L'obiettivo è conoscerlo, la precisione è data dalla tenacia di sviscerarne ogni dettaglio, la specificità emerge quando si decide cosa mettere in risalto e cosa tenere in ombra per lasciare all'immaginazione, ai sogni, di continuare anche dormendo quel viaggio che la fotografia ha iniziato e non sembra aver intenzione di finir mai! Grazie Marco per come vivi e scrivi con la luce!
Intervista a Marco Mandolini
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