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Paola Palmaro intervista

Fabio Salvi


Paola Quale significato ha per te il linguaggio fotografico? Corrisponde più ad una domanda o ad una risposta? Fabio Leggo sempre più spesso che una fotografia è bella quando emoziona, questo non mi trova d’accordo. Una fotografia prima di tutto deve essere un piacere per gli occhi scaturito dall’equilibrio della composizione, dall’attimo rubato, da una situazione irripetibile, curiosa. Poi in alcuni casi dovrebbe far riflettere o smuovere ricordi, analogie, fantasie. Non vorrei mancare di rispetto agli amici che praticano il landscape, ma fotografare un tramonto lo trovo, a parte casi eccezionali, inutile perché un momento così merita solo di essere vissuto; sarebbe come raccontare una storia d’amore ad una terza persona che non ne vivrebbe certo l’emozione. Personalmente ogni fotografia che scatto è la ricerca di un equilibrio momentaneo, è il momento più intimo tra me la mia macchina fotografica, la porta che mi condurrà alla foto successiva. Corrisponde sicuramente ad una domanda alla quale non vorrei mai arrivasse una risposta.

Intervista a Fabio Salvi

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Paola La fotografia ha indossato diversi abiti nel tempo, dalla sua prima fase documentaristica è passata attraverso il connubio con la pittura ed il cinema, ha indossato i panni del reportage e del foto-giornalismo, accompagnato il minimalismo fin dalla sua nascita giungendo al matrimonio con la pubblicità ed al mondo dell'arte. Dove si sta dirigendo per te oggi la fotografia, oppure " La fotografia è morta! Viva la fotografia!?" Fabio La buona fotografia propone, la cattiva fotografia produce. E’ questo lo spartiacque. La fotografia segue il cammino dell’uomo, le sue parabole culturali, a volte le sue regressioni. Prendiamo ad esempio il corpo di una donna, può essere soggetto (oggetto) di una foto d’autore o di pornografia. La fotografia non è morta, semmai viene “mortificata” da alcuni fotografi mai nati. La fotografia “ E’ ”.

Intervista a Fabio Salvi

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Paola Il dualismo tra Bianco e Nero o Colore in fotografia, come generi diversi di una stessa specie, è reale o forzato volutamente? E' una divisione creata ad arte nel tempo oppure corrisponde alle due facce di una stessa medaglia? Fabio Non creiamo dualismi. Nella fotografia in bianco e nero, a mio parere, c’è un colore in più ed è rappresentato dalla immaginazione di chi osserva la foto. Nella fotografia a colori le cromie e la saturazione hanno la stessa valenza delle parole in un racconto. Hanno una loro musicalità. Sta al fotografo rendere il tutto gradevole.

Intervista a Fabio Salvi

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Paola Quando si trascorre troppo tempo a parlare di fotografia, a festeggiare la sua data di nascita, a teorizzare e sancire la sua grammatica e sintassi, a proclamare o teorizzare la sua morte, non si rischia di perdere il senso primo ed ultimo del fotografare, ovvero dello scattare una fotografia? Cosa ne pensi delle celebrazioni, dei convegni, dei saggi, delle pubblicazioni e dei proclami creati per "mettere ordine" e donare "chiarezza" a questo variegato e multiforme universo? Fabio Il mondo della fotografia negli ultimi anni è stato preso d’assalto da un branco di modesti parolai che soffocano con i loro commenti stucchevoli e ridondanti quella che dovrebbe essere solo “comunicazione visiva”. Abbiamo perso il piacere di “percepire”. Una fotografia è come una donna, non deve essere capita, ma solo respirata. E’ figlia del silenzio e manipolarla con le parole è come toccare le ali di una farfalla.

Intervista a Fabio Salvi

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Paola Il rapporto tra la fotografia e la memoria. La fotografia è un potente mezzo di registrazione ed esiste grazie ad essa una memoria sociale supportata da documenti ed una memoria personale. Premessa per chiederti: " Internet con la fotografia è un rischio di aborto spontaneo od una madre biologica dalla gravidanza florida? Non accadrà che ricordando tutto non si saprà più cosa scegliere di ricordare per cui molto andrà perduto? Fabio Internet amplifica le tue virtù o i tuoi difetti. Vedo persone che iniziano ad inondare i social con le foto della prima colazione e via via ogni attimo della propria quotidianità. Temo che ci sia inconsciamente la voglia di non ricordare nulla. Io temo la nostalgia e difficilmente riguardo le mie foto. Una volta scattate e osservate vado oltre. Le considero una sorta di scalini, che uso per scendere o per salire senza voltarmi indietro. Intervista a Fabio Salvi

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Paola "Di quel viaggio non ricordo nulla ero troppo occupato a fotografare e non ho guardato". L'eccesso di possibilità fotografica può ledere la nostra memoria che è grandangolare e, quindi, se andiamo in giro con il cellulare per fotografare del potenziale che potevamo ricordare abbiamo rammentato esclusivamente ciò che abbiamo scelto in quel preciso istante e ci rimane solo quello come attestato del viaggio per antonomasia: la vita! Tu temi questa deviazione insita nella natura stessa dell'atto del fotografare che ha un senso compiuto grazie sia all'uomo che al mezzo usato? Fabio Dipende se viaggi scattando foto da turista o da fotografo. Questa estate sono stato nel Sulcis, una zona della Sardegna che ho amato fin dal primo istante. Alcuni luoghi non li ho fotografati subito, mi sono limitato a visitarli, respirarli, ho cercato di capirne la luce, qualche volta mi piace toccare i muri dei fabbricati come per poterne assorbire l’energia e la loro storia. Solo il giorno dopo ho scattato foto, o forse meglio dire, si sono lasciati fotografare. Intervista a Fabio Salvi

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Paola La rivoluzione fotografica dovrebbe continuare a perseguire il suo miglior intento: quello di liberarci, di farci comprendere che la realtà non ha limiti ne confini e possiede un'autonomia che la fotografia può rintracciare ed indicarci come una delle vie per la conoscenza del mondo visibile e non sancire come sterile attestato di partecipazione al reale. Concordi oppure nutri dei dubbi a riguardo? Fabio Secondo me la realtà ha dei limiti molto evidenti, ogni parete o volto ti segna dei confini. Ma è qui che la macchina fotografica dà voce alla nostra fantasia o poesia, allora trapassiamo le pareti, entriamo negli occhi delle persone che fotografiamo e visitiamo le loro praterie. Esiste una realtà oggettiva invisibile ai nostri occhi, ma viviamo la nostra realtà soggettiva. La fotografia è forse la più bella bugia che ci verrà perdonata. E’ quell’illusione di poter vedere il mondo come vorremmo che fosse. Intervista a Fabio Salvi

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Paola Ho riflettuto sul mito del vaso di Pandora, associandolo alla fotografia ed al mezzo che la costituisce. Più si sapranno usare ed affinare i mezzi tecnici messi a disposizione dall'universo del digitale e migliori saranno i risultati ottenuti sostengono in molti. Secondo te Il mondo del digitale ha potenziato oppure ucciso ogni speranza creativa della fotografia? Essa è forse ora ridotta ad un vaso di Pandora frantumato in mille pezzi che mostra i suoi limiti o c'è qualche "speranza" di rinnovamento all'orizzonte. Fabio La creatività non è subordinata ai mezzi che si hanno a disposizione, ma è la predisposizione a valorizzare quelli che si hanno. Semmai dovremmo tracciare un confine tra la fotografia e la digital art ad esempio. Comprendere quando la fotografia smette di essere protagonista e diventa solo un supporto al risultato finale. L’errore è credere che un programma, come Photoshop, possa rendere bella una foto brutta. Intervista a Fabio Salvi

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Paola La conoscenza del bene e del male con il mito di Adamo ed Eva ha nella mela il suo mezzo elettivo. Tale strumento è forse stato sublimato e soppiantato dalla macchina fotografica? Tu che ne pensi? E' quanto meno interessante da un punto di vista psicologico che gli indiani americani abbiano sempre temuto il mezzo fotografico dato che credevano costituisse una minaccia, sottraendo nel ritrarli la loro l'anima senza più alcuna possibilità di riaverla indietro. Non tutte le culture si offrono entusiaste a questo linguaggio visuale eppure nell'uomo è innato il bisogno di rappresentarsi, ritraendosi nei vari momenti della sua vita quotidiana. Questo timore e fascinazione assoluta oggi come oggi sono ancora presenti, si sono dilatati a dismisura oppure stanno annullandosi a vicenda? Fabio Alla mela sono stati attribuiti svariati significati dalle religioni e dalla mitologia sia negativi che positivi, ma non vedo il nesso con la macchina fotografica che per me rimane solo un mezzo. Riguardo agli indiani, non mi sento d’accordo con loro perché un’immagine può trasmetterti solo il profumo dell’anima del soggetto fotografato. Una fotografia ha la vita di un click, è un respiro trattenuto non ruba nulla. Raffigurarsi è come specchiarsi, abbiamo bisogno di guardarci dall’esterno, un po’ per vanità, un po’ per misurarci. Per alcuni fotografi, tra cui anche io, è importante collocarci nei nostri scatti come per riavere indietro, attraverso un gioco di echi, la propria idea fotografica quasi sublimata dal “Fabio Modello” che osserva il “Fabio fotografo”.

Intervista a Fabio Salvi

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Paola

Esiste per te la fotografia perfetta? Se si, cosa intendi per "perfetta"?

Fabio La pratica dell’arte, a mio avviso, è un bisogno dell’anima di liberarsi della propria imperfezione. Nessuna immagine sarà mai perfetta in quanto, seppur realizzata con ottima tecnica, rappresenterà una “visione parziale”. Eppure ci sentiamo spinti ad emanare verso l’esterno, attraverso attività artistiche, la nostra essenza in una sorta di purificazione e in una continua ricerca di sé stessi. Come credo che la poesia perfetta sia rappresentata da un ricamo di silenzio, la fotografia perfetta consiste nel chiudere gli occhi e avere dentro di se tutte le immagini del mondo, senza più il “bisogno” di fotografare. La verità si nasconde nel paradosso.

Intervista a Fabio Salvi

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