I luoghi del lavoro: LE BANCHE

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INDICE •Definizione •Gli antenati delle banche •La diffusione della moneta •Banche e monete nell’antica Roma •Il Medioevo •Le banche fiorentine •La banca di San Giorgio a Genova •Banche speciali: i monti di pietà •Banche speciali: le casse di risparmio •La moneta nell’Italia unita •La nascita della banca d’Italia I termini in rosso sono spiegati nel GLOSSARIO


LE BANCHE: DEFINIZIONE

La banca è un istituto finanziario pubblico o privato con una duplice funzione:

funzione di deposito, cioè di raccolta dei risparmi a fronte dell’erogazione di un interesse

funzione creditizia, cioè di prestito delle somme in deposito a soggetti che ne hanno bisogno

Secondo gli storici la funzione di deposito ha preceduto quella del prestito: già in tempi antichi l’uomo ha sentito l’esigenza di affidare a luoghi sicuri i propri beni, soprattutto in occasione di guerre, problemi interni o invasioni. Il passo successivo è stato quello di utilizzare i beni in deposito per generare altri affari.


GLI ANTENATI DELLE BANCHE I primi popoli che iniziarono a prendere in custodia dei beni, per poi prestarli su richiesta (soprattutto agli agricoltori) furono i Sumeri intorno al 3000 a.C. Queste prime “operazioni bancarie” avvenivano all’interno del tempio, fulcro della vita politica, religiosa ed economica, considerato luogo sicuro perché costruito in mattoni e protetto da una divinità. I funzionari del tempio ricevevano doni e offerte e possedevano grandi estensioni di terra: per registrare entrate e uscite iniziarono a utilizzare pittogrammi incisi sull’argilla, primo esempio di scrittura. Con il passare del tempo queste attività vennero intraprese anche dal palazzo del sovrano e da “case commerciali”.

Frammento di stele rappresentante una divinità sumerica, 2120 a.C. Girsu, Tellō (Iraq meridionale).

In realtà non possiamo ancora definire questi luoghi vere e proprie banche perché: - la merce di scambio non era la moneta coniata, ma l’orzo; - in nessuno dei casi citati l’attività di deposito e scambio era quella peculiare del luogo, ma solo un’attività secondaria.


LA DIFFUSIONE DELLA MONETA

Tra il VII e VI secolo a.C. in Lidia (Asia Minore) si iniziarono a coniare le monete, pezzi di metallo utilizzati come mezzo di scambio e per esprimere il valore di una merce. Grazie alle colonizzazioni da parte dei greci l’uso della moneta si diffuse in tutto il Mediterraneo. Il frazionamento delle città-stato greche portò alla coniazione di tantissime monete diverse (a destra un esempio di dracma ateniese), per cui divenne fondamentale la figura del cambiatore, detto trapezita (dalla tavola, trápeza, su cui esponevano le monete). Per estensione i trapeziti divennero, per i greci prima e per i romani poi, i Curiosità: per saggiare il valore di una moneta, banchieri e, ancora oggi, il termine cioè la quantità di materiale prezioso contenuto in essa, si usava la pietra di paragone, una varietà di trápeza in greco moderno continua a diaspro nero: si incideva un segno sul diaspro con indicare la banca. la moneta da saggiare e poi lo si confrontava con il segno lasciato dalle monete di cui si conosceva il valore.


BANCHE E MONETE NELL’ANTICA ROMA I romani conobbero la coniazione delle monete e le operazioni di banca attraverso i contatti con le colonie greche dell’Italia meridionale. Il lavoro dei cambiatori romani, detti trapeziti o argentarii, era quello di valutare e cambiare la moneta locale (pezzi informi di rame di vario peso) con le monete straniere. Il denaro nell’antica Roma era coniato nella zecca situata accanto al tempio di Giunone Moneta (che significa “ammonitrice”, da cui deriva il termine usato correntemente per definire il denaro), mentre gli argentarii avevano la loro sede in alcune botteghe nella parte meridionale del foro, le tabarnae argentariae. In questi spazi a piano terra i contabili tenevano il banco con i libri contabili e gli altri strumenti della loro attività. Dal II secolo a.C. si iniziarono a costruire le basiliche, piazze coperte di grandi dimensioni, riservate a banchieri, mercanti e uomini d’affari.

Testa attribuita a Giunone Moneta, I secolo a.C., Palazzo Altemps, Roma. Del tempio dedicato alla dea sono rimasti pochissimi resti nei pressi della Basilica di Santa Maria in Aracoeli.


IL MEDIOEVO

I primi secoli del Medioevo furono caratterizzati da un collasso economico che ridusse notevolmente le pratiche bancarie. La popolazione si spostò progressivamente in campagna, dando vita a un sistema economico basato sull’agricoltura e su una nuova struttura sociale, quella feudale, che dava sempre minore importanza al commercio e ai mercati. Il commercio di denaro rimase appannaggio di poche categorie di persone: gli ebrei, che non potevano rivestire cariche pubbliche e possedere beni immobili, e i monaci, che avevano a disposizione possedimenti terrieri e vari “tesori” (calici, ostensori in metalli preziosi) e quindi potevano prestare beni, anche in natura, o fondere monete in caso di difficoltà. Bisogna comunque ricordare che la società medievale proibiva il prestito a interesse: il guadagno doveva essere frutto del lavoro dell’uomo, tanto che anche Dante Alighieri nella Divina Commedia pone gli usurai nell’Inferno.


LE BANCHE FIORENTINE Dall’anno Mille in poi l’Europa mostrò i segni di una ripresa demografica ed economica, che pose le basi per la creazione della banca moderna: il titolo di bancherius si trova per la prima volta nei registri notarili genovesi del XII secolo ed era riservato ai cambiavalute, che trattavano i loro affari seduti dietro un banco (bancum).

Nel Quattrocento i banchieri fiorentini divennero i più ricchi del mondo poiché iniziarono a farsi garanti dei pagamenti, introducendo assegni e lettere di credito, utili ai mercanti che evitavano così di viaggiare portando con sé grandi quantità di denaro, beni e merci. All'inizio del XV secolo Firenze contava una ottantina di banche, con un reddito superiore a quello dell'intera Inghilterra, che facevano prestiti a Re, Imperatori e Papi. Piazza della Signoria a Firenze vista dalla Loggia dei Lanzi.


IL BANCO DI SAN GIORGIO A GENOVA La prima banca pubblica è considerata la Casa delle compere e dei banchi di San Giorgio di Genova che fu il primo istituto a occuparsi della gestione del debito pubblico. La sua origine è legata al riordinamento delle finanze pubbliche genovesi, che nei primi anni del Quattrocento erano gravate da moltissimi debiti (detti “compere”), poi assorbiti dal nuovo ente, la Societas comperarum Sancti Georgii, nel 1407. L’anno successivo il Banco ottenne l’autorizzazione a svolgere tutte le attività bancarie non soltanto per il Comune, ma anche per i singoli cittadini.

Palazzo San Giorgio a Genova, costruito originariamente come sede municipale nel 1260 e poi divenuto sede del Banco.


BANCHE SPECIALI: I MONTI DI PIETA’ Le grandi banche pubbliche soddisfacevano soprattutto i bisogni dei Comuni, per cui i cittadini che necessitavano di piccoli prestiti dovevano rivolgersi a prestatori su pegno, che imponevano condizioni spesso da usurai. Per questo i Francescani alla fine del XV secolo si adoperarono per risolvere il problema dell’usura istituendo organismi deputati a concedere piccoli prestiti in cambio di un pegno: i Monti di Pietà. Con l’Unità d’Italia tutti i Monti di Pietà si trasformarono in Opere Pie, cioè in enti assistenziali.

I Monti di Pietà si diffusero in tutta Italia: questa è stata la sede del Monte di Pietà di Messina, fondato nel 1616 e gravemente danneggiato durante il terremoto del 1908.


BANCHE SPECIALI: LE CASSE DI RISPARMIO Durante la rivoluzione industriale le banche ebbero un grande sviluppo in tutta Europa; tuttavia i loro servizi erano rivolti unicamente a una parte della popolazione, in particolare i governanti, i commercianti, gli imprenditori e i proprietari terrieri. Le categorie meno abbienti - domestici, operai, artigiani - essendo prive di qualsiasi forma di assistenza economica in caso di malattia o licenziamento, avevano l’esigenza di mettere da parte dei risparmi: per questo nei primi decenni dell’Ottocento nacquero le Casse di Risparmio. Due leggi, una del 1936 e una del 1990, equipararono progressivamente le Casse di Risparmio agli altri istituti di credito e oggi alcune di esse sono entrate in grandi gruppi bancari. Sede storica della CARIPLO, la Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, costruita nel 1868 a Milano su progetto dell’architetto Balzaretto.


LA MONETA NELL’ITALIA UNITA

Acquisita l’unità territoriale nel 1861, i nuovi governanti italiani dovettero affrontare numerosi problemi per rendere condivisi alcuni essenziali ordinamenti economici, tra cui la moneta. Nell’Italia pre-unitaria erano presenti sette sistemi monetari diversi, alcuni bimetallici (che utilizzavano oro e argento), altri monometallici a base argentea. Nel 1861 la lira piemontese (sistema decimale bimetallico) divenne la moneta ufficiale del nuovo Regno.

Esempio di lira italiana del 1863 con l’effige del Re Vittorio Emanuele II


LA NASCITA DELLA BANCA D’ITALIA Una volta unificata la moneta, si fece altrettanto con le due principali banche di emissione, che avevano la funzione di emettere monete e banconote: la Banca Nazionale Sarda e la Banca Nazionale di Toscana, che vennero fuse nel 1893 insieme al Banco di Napoli e al Banco di Sicilia (altri due importanti istituti di credito), dando vita alla Banca d’Italia. Dal 1926 la Banca d’Italia divenne l’unico istituto autorizzato all’emissione di banconote e le furono affidati poteri di vigilanza sulle altre banche, successivamente ampliati e potenziati dalla legge bancaria del 1936. Palazzo Koch a Roma, sede storica della Banca d’Italia dal 1893, progettato dall’arch. Gaetano Koch e realizzato negli anni 1888-92 .


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